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Re Artù tra Amleto, la banda della Magliana e Pecos Bill
di Guy Ritchie. Con Charlie Hunnam, Jude Law, Katie McGrath, Annabelle Wallis, Eric Bana USA 2017
Alla fine del V secolo, la fortezza di re Uther (Bana) è assediata dalle truppe del potente mago Mordred (Rob Knighton) ma lui, grazie alla sua potente spada Escalibur riesce a sconfiggerlo. La notte, però, viene avvertito del tradimento del fratello Vortigen (Law) che gli sta per usurpare il trono e scappa con la moglie Igraine (Poppy Delevingne) e il figlioletto Artù (Zac Barker). Mentre sta per salire su di una barca, viene assalito da un mostro – è lo stesso Vortigen che, in cambio del sacrificio della figlia Elsa (McGrath) ha ricevuto poteri magici dalle sirene (Lorraine Bruce, Eline Powell, Hermione Corfield) – che uccide Igraine. Lui, prima di soccombere, fa imbarcare il piccolo e lancia Excalibur e quando questa, ricadendo, gli si infilza addosso, si trasforma in una roccia e cade nell’acqua. La barchetta arriva a Londra e il bambino viene raccolto da alcune prostitute che lo crescono nel loro bordello. Da ragazzo (Hugh Robb) impara la dura legge della strada e, cresciuto (Hunnam), si addestra nell’arte della lotta dal maestro George (Tom Wu); diventando, in breve, un boss del suo quartiere così sfrontato da affrontare – insieme ai suoi amici Stecchino (Kinhsley Ben- Adir) e Mangiagalli (Nel Maskell) – Kjartan (Mikael Persbrandt), il capo dei vichinghi di stanza a Londra, perché aveva picchiato la prostituta Lucy (Nicola Wren), una delle sue madri adottive. Nei suoi affari è in combutta col graduato delle Guardie Grigie (gli sgherri di re Vortigen), Jack l’Occhio (Michael McElhatton), che una volta aiuta a catturare il ribelle Bill “Grasso d’oca” (Aidan Gillen), così chiamato per la sua capacità ad evadere. Jack, però, lo tradisce non appena lui e i suoi sono ricercati per l’aggressione ai vichinghi (con i quali il re aveva stretto un’alleanza: la loro protezione in cambio dell’invio di 5.000 ragazzi); mentre fugge le guardie, non riconoscendolo, lo portano al luogo nel quale era affiorata la roccia con la spada: una profezia indica come legittimo re colui che fosse riuscito ad estrarla e Vortigen pretende che tutti i giovani del regno vi si cimentino per uccidere chi vi riuscisse. Artù, sotto lo sguardo di Trigger lo Sfregiato (David Beckham) e dei sui sbirri, estrae Excalibur ma quando le guardie gli si fanno contro, la spada agisce, quasi da sola; sopraffatto viene portato dal re che tiene prigioniere le donne del bordello e, dopo aver assassinato Lucy, si fa consegnare la spada e lo costringe a consegnarsi al boia, sotto la minaccia di uccidere tutte le altre ragazze. Al momento dell’esecuzione, però, la Maga (Astrid-Berges Frisbey) manda un aquila contro il carnefice e, nella confusione, alcuni uomini lo portano in salvo. Viene portato in una grotta dove l’ex-ufficiale fedele a Uther, Bedivere (Djimon Hounsou), Percival (Craig McGinlay), Rubio (Freddie Fox) e Bill con pochi fedeli aspettano l’arrivo del legittimo erede per detronizzare l’usurpatore. Artù accetta, poco convinto, di unirsi a loro e di addestrarsi al nuovo compito ma, quando la Maga lo spedisce nell’ Isola Nera che per l’ultima tremenda prova, dopo avervi sconfitto i mostri, annichilito, getta la spada in acqua per poi riaverla dalla Signora del Lago (Jacqui Ainsley): ora è pronto! Dalla cameriera personale di Vortigen, Maggie (Wallis), loro informatrice, i rivoltosi apprendono che questi sarà al porto di lì a poco ma il re aveva capito che la donna lo tradiva e tende loro una trappola. Artù e i suoi (a loro si sono uniti anche George, Mangiagalli e Stecchino) si rifugiano in una casa ma Mangiagalli, ferito, viene catturato e il re in persona lo interroga, minacciando di uccidergli il figlioletto Blue (Blue Landau) se non parlerà. Artù salva il ragazzino e con i suoi combatte strenuamente, riuscendo a sconfiggere le Guardie Grigie quando riesce a dominare e a guidare la potente Excalibur. Vortigen, dopo aver offerto alle sirene la sua ultima figlia (Cordelia Bugeja) per essere ancora più potente affronta Artù, che, ormai padrone dell’arte della spada sacra, lo uccide. Re Artù nomina cavalieri i suoi amici e costruisce la Tavola Rotonda.
Nel 1949 la Mondadori comincia a pubblicare nella collana Albo d’Oro Pecos Bill, scritto da Guido Martina e disegnato da Raffaele Paparella, un fumetto di grande successo che racconta le avventure dell’eroe dell’epopea west (che con il lazo deviava i fiumi e imprigionava i tifoni), con grande libertà anacronistica: lo accompagnavano Calamity Jane (non più fuorilegge ma pistolera innamorata) e Davy Crockett (l’eroe di Alamo, per l’occasione fanfarone e ubriacone). Questa citazione mi è venuta in mente perché è questo lo spirito del King Arthur di Ritchie (non nuovo, certo, a rivisitazioni ardite: sono suoi i due Sherlock Holmes, in cui il detective di Robert Downey jr. diventa un acrobatico action hero): la leggenda di re Artù è un pretesto per mischiare allegramente Amleto (il re ucciso dal fratello),Macbeth (le sirene come le tre streghe),Thor (Escalibur come il martello Mjollnir), il film di arti marziali (la scuola dell’orientale George) e i teppistelli (Artù giovane e i suoi amici) dei suoi primi film ( Lock e Stock – Pazzi scatenati e Snatch- Lo strappo), con mostri, serpentoni, elefanti in un grande circo high tech. Anche quando si richiama alla leggenda, Ritchie non resiste alla tentazione di strafare: nella scelta tra le due versioni della conquista della spada da parte di Artù: estraendola dalla roccia o avendola dalla Sirena del Lago, lui, per buon peso, le sceglie entrambe. Questi non sono necessariamente difetti ma il film, di fatto, non decolla, un po’ anche per colpa di un cast buono ma – a partire dall’imbronciato Artù/Hunnam – non coinvolgente, salvando il villain che Jude Law porta a casa con grande mestiere. Come altre volte, mi fa invece piacere – lo ripeto: è un’eccellenza italiana che non dobbiamo trascurare – segnalare l’ottimo lavoro di adattamento e di doppiaggio svolto da Carlo Cosolo e da suoi collaboratori. Gli incassi qui e in patria sembrano dar ragione alle perplessità e appare improbabile che il disegno della produzione di fare di King Arthur il capofila di una saga abbia un seguito.