Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

It – Capitolo 2 (It: Chapter Two)

Un (troppo?) tranquillo film di paura

di Andy Muschietti. Con James McAvoyJessica ChastainIsaiah MustafaJay RyanJames Ransone

A ventisette anni dalla morte di Pennywise (Bill Skarsgard), a Derry il giovane gay Adrian Mellon (Xavier Dolan) viene pestato da alcuni bulli (Brandon Crane, Erik Junnola, Josh Madyga) e buttato nel fiume, dove, sotto gli occhi del suo compagno (Taylor Frey) è fatto a pezzi dal clown, mentre i soliti palloncini rossi – segnali della presenza di It – volano in cielo. Mike (Mustafa), l’unico del Club dei Perdenti rimasto a Derry, decide di chiamare gli altri che sono andati a vivere lontano e hanno rimosso i tragici accadimenti precedenti, compreso il giuramento di tornare insieme per combattere It qualora si fosse ripresentato. La telefonata provoca forti reazioni a tutti: Bill (McAvoy) ora è uno scrittore e sceneggiatore di successo e, di nuovo preda all’antica balbuzie, lascia il set del suo ultimo fllm; Eddie (Ransone), nevrotico analista di rischi con una moglie obesa (Molly Atkinson) identica alla opprimente madre, provoca uno spettacolare incidente; l’ex grassoccio Ben (Ryan), ora atletico uomo di successo, lascia precipitosamente una riunione d’affari; Richie (Bill Hader), brillante comedian, ha una crisi di vomito e non riesce a terminare uno sketch; Beverly (Chastain) lascia per sempre il marito (Will Beinbrink) violento, dopo l’ennesima scenata; il fragile Stanley (Andy Bean) consapevole – apprenderemo da una sua lettera ai vecchi amici – che la sua paura avrebbe indebolito il gruppo, si taglia le vene. Giunti a Derry, i Perdenti si incontrano in un ristorante cinese e la cena parte come un’allegra rimpatriata ma, alla fine, i biglietti dei biscotti della fortuna li avvertono della morte di Stanley mentre la stanza si riempie di minacciosi insetti. Sono, a quel punto, tutti decisi a tornare a casa ma Mike, convince Bill a seguirlo e gli mostra un piccolo braciere indiano, che i nativi americani del luogo gli avevano donato per compiere il rito di Chud: ciascuno di loro dovrà mettervi un oggetto significativo del proprio passato, che bruciando con gli altri darà ad It la sua vera forma, consentendo loro – purché rimangano uniti –  di distruggere il demone. Insieme convincono gli altri e ciascuno si reca nei luoghi del precedente incubo; Beverly, tornata nella casa dove, ragazzina (Sophia Lillis), veniva abusata dal padre (Stephen Bogaert), vi trova una malvagia strega (Joan Gregson) e riesce a portar via una poesia che Ben (Jeremy Ray Taylor) le aveva scritto; Eddie nella cantina della farmacia dove, ragazzo (Jack Dylan Krazer), prendeva le sue medicine, trova la madre (Molly Atkinson) legata ad un divano, nel tentativo di liberarla, viene sommerso dal viscido vomito di un mostro ma riesce a scappare con il suo inalatore; Mike, nella biblioteca del paese è tormentato da figure oppressive che gli ricordano quando, decenne (Chosen Jacobs), perse i genitori drogati in un incendio e porta con sé il sasso che Beverly lanciò contro i bulli, capitanati da Henry (Nicholas Hamilton), che lo tormentavano; Ben va nella sua vecchia scuola e, per portar via una pagina del suo diario d’adolescente (Jeremy Ray Taylor), se la deve vedere con Pennywise; Bill torna alla caditoia nella quale era scomparso il fratellino Georgie (Jackson Robert Scott) e ne trae la barchetta di carta che lui gli aveva costruito, qui incontra Dean (Luke Roessler), un bambino che vive nella sua vecchia casa che gli racconta di sentire strane voci; allarmato cerca di convincerlo a scappare con i suoi da Derry ma riesce solo a spaventarlo; Richie, ritrova un gettone del videogame del quale, bambino (Finn Wolfhard), era appassionato; per Stanley viene usata una cuffia con la quale, da giovanissimo (Wyatt Oleff) ipocondriaco, si proteggeva dagli insetti nel loro covo di allora. Intanto Henry Bowers (Teach Grant) evade, aiutato da It, dal manicomio criminale nel quale era rinchiuso per l’uccisione, 27 anni prima, del padre e, con una machina guidata dallo zombie di Patrick Hockstetter (Owen Teague) – suo accolito di allora, vittima di Pennywise – si mette sulle tracce dei Perdenti e, dopo aver attaccato Eddie e Mike, viene ammazzato da Ben. Pennywise continua a mietere vittime, tra le quali una bambina, Victoria (Ryan Kiera Armstrong) e Bill capisce che Dean è in pericolo; lo raggiunge al Luna Park ma, nel labirinto degli Specchi, il clown lo divora sotto i suoi occhi. Vanno alla casa di Neibolt Street, nei cui sotterranei avevano sconfitto It e compiono il rito ma, solo dopo un lunga lotta e il sacrificio di uno di loro, riescono a distruggerlo definitivamente.

Avevamo già sottolineato, parlando del primo It, come la regia di Andy Muschietti, messosi in luce con l’ottimo horror non splatter La madre, fosse riuscita a dare corpo agli incubi dell’infanzia/adolescenza con una forza narrativa, che richiamava le gotiche atmosfere delle favole tradizionali (spesso crudelissime) senza grandi concessioni agli effettacci che normalmente puntellano questi racconti. It – Capitolo 2, naturalmente, conferma questa chiave stilistica ma è gravato da due handicap: i protagonisti sono ora adulti – e talora (vedi l’Eddie dello specialista James Ransone) vagamente macchiettistici – facendo perdere al plot la suggestione di fiaba iniziatica del primo capitolo; qui, inoltre, viene ripresa la tecnica narrativa del romanzo di Stephen King che salta nel racconto dall’infanzia alla maturità dei personaggi senza un ordine cronologico: sulla carta funziona benissimo ma sullo schermo appare un po’ farraginoso e distraente. E’ evidente comunque come questa versione di Muschietti si sia consegnata al mito cinefilo: non a caso, oltre a Xavier Dolan (che ritrova nella prima vittima del clown i dolenti gay dei suoi film), si sono prestati ad un cameo Peter Bogdanovich nel ruolo di se stesso e Stephen King medesimo quale avido bottegaio. Il pubblico risponde anche se in misura leggermente minore rispetto al miracoloso precedente (a riprova, se mai ce ne fosse bisogno, che l’audience è sempre molto più attenta e competente di quanto si usi – quasi sempre in malafede – pensare).

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *