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di Laura Halilovic. Con Marco Bocci, Claudia Ruza Djordjevic, Antun Blazevic, Dijana Pavlovic, Giuseppe Gandini Italia 2014
Gioia (Djordjevic) è una rom diciottenne e vive con la famiglia in una casa popolare a Falchera nella periferia di Torino; il padre Armando ( Blazevic) cerca di combinarle un matrimonio (pe la comunità rom lei è già troppo grande per non essere sposata) ma lei non vuole accettare il destino che la famiglia vorrebbe imporle e rifiuta tutti gli aspiranti fidanzati. Gioia ha un’amica gagè (non-rom), Morena (Sara Savoca) con la quale fa provini e piccole comparsate e sogna di entrare nel mondo del cinema; Morena è innamorata di Alessandro (Bocci), un meccanico trentenne che ha molto viaggiato. Venuta a sapere che Alessandro conosce un regista, lei sabota il furgoncino del padre per incontrare il meccanico ed ottenere un appuntamento con il cineasta Enrico (Gandini), che è un documentarista sfigato ma grazie a lui, Gioia fa qualche lavoretto di set e, soprattutto, vede Manhattan di Woody Allen e decide che farà la regista come lui e che lo incontrerà. Sua madre Veronica (Pavlovic) la pensa come il marito ma lo convince, anziché cercare di combinare un matrimonio secondo tradizione, di farla corteggiare dal prossimo candidato come “fanno i gagè”. La scelta cade su Elvis (Simone Coppo), anche lui incompreso dalla famiglia perché vuole fare il musicista e suona con ragazzi non rom. Il primo incontro tra i due non funziona – Gioia si è un po’ innamorata di Alessandro – ma un giorno in cui i due sono ad un matrimonio Elvis la aiuta a scappare (lei ha il suo primo impegno come aiuto–regista di Enrico) Saputo che Woody Allen è a Roma, lei si fa dare un passaggio da una automobilista (Lorenza Indovina) che la riempie di luoghi comuni sugli “zingari”. Arriva a Roma giusto in tempo per intravedere Allen che si allontana in una macchina. Tornata a casa, trova la famiglia arrabbiata ma, anche grazie alla nonna (Zema Amidovic), tradizionalissima ma intelligente e sensibile, i suoi le lasceranno seguire la sua vocazione.
La Hailovic è una giovane cineasta di origine bosniaca e racconta, quasi fedelmente, la propria storia, come già aveva fatto nel documentario Io, la mia famiglia rom e Woody Allen;per questo suoprimo lungometraggio si è fatta aiutare da due sceneggiatrici di livello, Silvia Ranfagni e Velia Santella, ed ha messo insieme un film di grande piacevolezza, anche grazie alla giovanissima e credibilissima protagonista – ma la parte rom del cast, a partire dalla nonna, è perfetta, assai più efficace degli attori professionisti che vi partecipano. Insomma, una piccola, gradevole sorpresa, nella falsariga anglosassone di East is East e di Sognando Bekham, all’interno della quasi generale desolazione della programmazione estiva di film italiani.