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All’Assemblea degli edili il Ministro Delrio annuncia un tavolo di confronto sulla fase transitoria del nuovo Codice Appalti.
Manutenzione delle infrastrutture, riqualificazione delle scuole, mitigazione del rischio idrogeologico, investimenti sui beni culturali e nel turismo e piano per il risanamento delle periferie. Sono i cinque capisaldi che secondo l’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) potrebbero mettere in campo 30 miliardi di euro in tre anni.
Le proposte sono state formalizzate durante l’assemblea nazionale dell’Ance che si è svolta giovedì scorso a Roma. Durante i lavori il presidente, Claudio De Albertis, ha chiesto una moratoria che fino al 31 dicembre 2016 consenta alle amministrazioni di bandire le gare già pronte basate su progetti definitivi anziché sui progetti esecutivi.
L’ipotesi di moratoria è stata scartata, ma il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha annunciato l’apertura di un tavolo di confronto sulla fase transitoria del nuovo Codice Appalti per monitorare l’andamento del mercato delle opere pubbliche con un occhio particolare all’edilizia che, riporta l’Ance, tra gennaio e giugno un aumento di 4 miliardi rispetto all’anno scorso.
Il piano da 30 miliardi dell’Ance
“Lo shock collettivo provocato dalla Brexit – ha esordito Claudio De Albertis – ha mostrato l’insostenibilità del regime di austerità promosso dall’Unione Europea, che impedisce investimenti per lo sviluppo e la crescita”. Una nota positiva è rappresentata dalla clausola di flessibilità per gli investimenti e dalla cancellazione del patto di stabilità interno. Grazie a queste novità, nel primo trimestre del 2016 sono aumentate le spese sostenute dai Comuni per la riqualificazione del territorio, la lotta al dissesto idrogeologico, la manutenzione e l’ammodernamento delle scuole.
“Quello che oggi serve – a detta di De Albertis – è un grande Piano di sviluppo industriale e infrastrutturale capace di rinnovare in profondità il Paese. Secondo le nostre valutazioni sarebbe possibile mettere in campo 30 miliardi di euro nei prossimi 3 anni, attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti e una rinnovata flessibilità per gli investimenti a livello europeo”.
Sono cinque le linee che l’Ance individua come prioritarie per la ripresa:
– La manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture esistenti per garantire il mantenimento di adeguati livelli di servizio e di sicurezza.
– L’accelerazione e l’ampliamento del piano di riqualificazione degli edifici scolastici.
– L’assegnazione delle risorse necessarie alla realizzazione del piano pluriennale di riduzione del rischio idrogeologico annunciato a novembre 2014.
– L’investimento sui beni culturali e sul turismo, come risorse da utilizzare al meglio per avviare, soprattutto nel Mezzogiorno, nuovi progetti di crescita economica.
– Il recupero e il risanamento infrastrutturale e sociale delle periferie con un piano da almeno 5 miliardi di euro gestito da una cabina di regia governativa che individui non solo le aree a maggior rischio, ma anche le modalità di intervento da mettere in atto.
Gli effetti moltiplicativi di queste politiche sarebbero considerevoli. Basti pensare – ha sottolineato il presidente dell’Ance – che “una domanda aggiuntiva di un miliardo di euro nel settore genera una ricaduta complessiva nell’intero sistema economico di oltre 3 miliardi e mezzo di euro e quasi 16mila nuovi posti di lavoro”. Dal canto loro, ha chiesto De Albertis, le imprese chiedono solo di poter operare in un contesto di regole certe.
Codice Appalti, le richieste dell’Ance
L’ANCE ha chiesto che venga previsto il subappalto nel limite del 30% riferito alla categoria prevalente, e non all’importo complessivo dell’appalto, e del 100% nel caso delle categorie scorporabili, al netto delle superspecialistiche, e che sia eliminata la norma che prevede l’obbligo di nominare in gara la terna dei subappaltatori.
Sul fronte delle opere di urbanizzazione a scomputo secondarie, di importo inferiore alla soglia comunitaria, è stato domandato che venga recuperata la possibilità di svolgere la procedura negoziata senza bando
Per la qualificazione Soa, Anche ha chiesto di utilizzare l’ultimo decennio di attività (non quinquennio).
“La scelta di privilegiare l’offerta più vantaggiosa è condivisa dall’Ance – ha spiegato il presidente De Albertis – perché costringe le stazioni appaltanti e le imprese a ragionare sulle offerte e sulla scelta più qualificata. Ma dal nostro mondo viene espressa la preoccupazione che l’applicazione di questa normativa a stazioni appaltanti ben lontane dall’essere qualificate (si stanno ancora definendo le linee guida sul tema) e la mancanza sotto la soglia comunitaria dell’obbligo di sorteggiare nell’albo dell’Anac i commissari per la valutazione delle offerte, possa portare ad una fase di opacità o peggio a fenomeni di corruzione. Chiediamo al Ministro se, per il tempo necessario alla qualificazione delle stazioni appaltanti e al consolidamento dei meccanismi di scelta di commissari di gara al di sopra di ogni sospetto, si possa permettere alle stazioni appaltanti la possibilità di utilizzare il sistema della esclusione automatica delle offerte anomale con il metodo antiturbativa fino all’importo di 2,5 milioni”.
BIM, eonomia circolare e rigenerazione urbana
Il presidente De Albertis si è soffermato anche su altri aspetti utili al rilancio. Innanzitutto “Industria 4.0” per l’informatizzazione di tutti i processi produttivi, che in edilizia non può prescindere dal BIM, poi l’economia circolare per il recupero del 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione, obiettivo in Italia ancora lontano.
Fondamentale anche la leva fiscale per la riqualificazione degli edifici, che deve putnare sui prodotti di qualità, e la rigenerazione urbana attraverso la rottamazione degli edifici e dei quartieri obsoleti.
Alla fine del suo intervento il presidente De Albertis si è soffermato anche sul contratto di cantiere per favorire la sicurezza e la regolarità del lavoro e sull’importanza di accesso al credito per le imprese.