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Le ragazze scimmia da (quasi) Oscar
di Edoardo De Angelis. Con Marianna Fontana, Angela Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Toni Laudadio Italia 2016
A Castel Volturno Viola (Marianna Fontana) e Dasy (Angela Fontana), due sorelle siamesi di diciotto anni attaccate l’una all’altra al fianco, mantengono la famiglia – il padre Peppe (Rossi), la madre Titti (Truppo) e gli zii Nunzio (Laudadio) e Nando (Marco Maria De Notaris) – cantando canzoni neomelodiche ai matrimoni e alle cerimonie; Dasy vorrebbe cantare le canzoni di Janis Joplin ma il padre non glielo lascia fare: sa cosa la gente si aspetta da loro. Un giorno, dopo essersi esibite al pranzo di comunione per la figlia del boss Salvo Coriace (Antonio Pennarella), vengono contattate dal manager Marco Ferreri (Gaetano Bruno), che dice di aver lanciato Anna Tatangelo e fa loro intravvedere un futuro di successi e ricchezza e Dasy – Viola è più scettica – prende il suo biglietto da visita. Poco dopo tutta la famiglia va da don Salvatore (Gianfranco Gallo), il parroco della loro chiesa, che usa la loro menomazione per farle apparire come creature miracolose toccate dalla grazia, per prendere accordi per la loro esibizione alla prossima processione. All’incontro assiste Alfonso Fasano (Peppe Servillo), un medico che chiede ai genitori di portare da lui le ragazze: è quasi certo che possano essere divise senza rischi. Il padre lo tratta male e, a casa, cerca di convincerle che il dottore è un imbroglione e che vuole sfruttarle. L’indomani, però, mentre sono sotto il balcone di una ragazza alla quale devono fare la serenata, Dasy non apre bocca finche non strappa la promessa che saranno portate all’ambulatorio di Fasano. Questi, dopo averle visitate, conferma la diagnosi e si offre di fare gratis l’intervento in Svizzera; serviranno però 30.000 euro per le spese della clinica. A casa, le sorelle – Viola non è convintissima di volere un cambiamento ma va appresso alla risoluta Dasy – chiedono al padre la loro parte dei guadagni per potersi operare ma scoprono che lui si è giocato tutto. Peppe le aggredisce e insulta la moglie, che le aveva difese, trattandola da drogata e da puttana. All’alba le ragazze rubano il motorino del padre e vanno da Don Alfonso a chiedere un prestito ma lui le caccia via insultandole e loro, disperate chiamano Ferreri che dà loro un appuntamento sul suo yacht. Alla foce del fiume le aspetta il motoscafo, loro ci salgono e, poco dopo, arrivano Peppe e Titti, che dopo che lui, furibondo, aveva ripreso ad insultarla, se ne va per sempre. Sulla barca, le ragazze si trovano in una specie di festa lasciva e, quando chiedono i 30.000 euro a Marco, come anticipo di ingaggio, lui accetta e le indirizza alla sua cabina; qui tira fuori i soldi da una cassaforte e comincia a toccare e baciare Dasy; Viola lo interrompe chiedendogli insistentemente un tè alla pesca e quando lui, esasperato, va a cercarglielo, le due sorelle mettono i soldi in uno zainetto e si buttano a mare, cercando di nuotare fino alla riva. Stanno per annegare e alcuni pescatori le salvano e le consegnano al padre, che le porta da Don Salvatore. Questi grida che sono impure e che solo un segno evidente di martirio potrà salvarle. A casa, Peppe da’ loro un calmante e con il coltello traccia due stimmate sulle loro mani. Eccole ora cantare tra due ali di folla che le prega e le tocca, finché Dasy, abbraccia la gemella e si pugnala al petto. Viola si sveglia in ospedale con i segni evidenti dell’avvenuta operazione di distacco e, ancora malferma per l’intervento, cerca la sorella; la trova in un altro letto, si accuccia accanto a lei e le canta Mercedes Benz della Joplin.
De Angelis è al suo terzo film e, dopo il vivace ma confuso Mozzarella story e lo stanco Perez, ci spiazza con un piccolo gioiello dal sorprendente cast: le gemelle Fontana, alla primissima esperienza, sono espressive e spontanee e tutti sono perfettamente in parte, a partire da Massimiliano Rossi (il tormentone “Come on baby, light my fire” con il quale sollecita le ragazze è porto in modo da darci tutta la sua miserabilità di pappone, con velleità hippy) fino a Gallo, che trova un cattivo diverso da quelli che aveva sin qui incarnato (da Fortapàsc a Take five) e gli da un bello spessore. L’uso del neomelodico non è certo una novità ma qui le canzoni – Drin drin e Indivisibili, scritte da Riccardo Ceres e Tutt’eguale so’ e’ guagliune (nella finzione, esempio della vena poetica di cui si vanta Peppe) di Enzo Avitabile – sono una traccia importante dell’anima del film. C’è poi la parte cinephile dell’autore ma le citazioni (il nome del manager che rimanda all’autore de La donna scimmia e quelli delle due sorelle, ripresi dalle siamesi di Freaks di Todd Browning: Violet e Daisy Hilton) non appesantiscono il racconto, delimitano solo un’ area per chi vuole coglierle. Il film era in lizza per l’Oscar ed ha perso per un solo voto con Fuocammare di Rosi; Sorrentino, che lo supportava nella commissione di selezione, se ne è rammaricato e, credo abbia ragione: Indivisibili è molto piaciuto ed ha avuto riconoscimenti ed elogi critici nelle manifestazioni internazionali alle quali ha partecipato; si direbbe però che abbia prevalso un criterio politico-rappresentativo nella scelte, un po’ come l’andreottiano “I panni sporchi si lavano in famiglia!” riferito al neorealismo. Siamo ancora qui !?