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“Il welfare produce occupazione. I dati lo confermano”. E’ la ricerca presentata dal coordinamento “Cresce il welfare cresce l’Italia” su investimenti nel welfare e rilancio dell’occupazione, realizzata da un gruppo di ricercatori dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Dai dati emerge che è proprio il settore dei servizi ad aver registrato una costante crescita in Europa, anche durante la crisi. Dal 2002 e al 2009 il settore dei servizi sociali e in quello della salute ha creato più di 4 (4,2) milioni nuovi posti di lavoro, oltre un quarto dei 15 milioni totali. Tra il 2008 e il 2012, in piena crisi economica, i servizi di welfare, cura e assistenza sono cresciuti di un milione e 600 mila unità (1.623.000).
La crescita del settore accomuna tutti i paesi europei,
le strategie adottate sono molto diverse: c’è chi ha puntato sulla crescita dell’occupazione formale, pubblica o privata o di terzo settore, esterna alla famiglia, e altri – come Italia, Spagna, Portogallo -, in cui lo sviluppo è stato perlopiù trainato dall’occupazione in seno alle famiglie, con un’ampia quota tuttavia di lavoro nero e irregolare. Secondo stime del ministero per le Attività produttive francese, la percentuale di lavoro nero in questo ambito varia dal 70 per cento in Italia e in Spagna, al 45 per cento nel Regno Unito, fino rispettivamente al 30 per cento e 15 per cento della Francia e della Svezia. D’altro canto in alcuni paesi – come la Germania e anche l’Austria – è poco sviluppata sia l’occupazione formale sia quella alle dipendenze delle famiglie. L’incremento dell’occupazione nei servizi sociali non ha però solo aspetti positivi. Secondo il Coordinamento è mancato un adeguato sviluppo sul versante della qualificazione dell’occupazione, spesso a più bassi salari o sprovvista di adeguate tutele. Eppure, il contrasto ai circuiti dei bassi salari e delle basse qualifiche implica, per gli estensori del rapporto, “un di più di spesa sociale che né il mercato privato né peggio quello informale presuppongono. E questo è stato senza dubbio uno dei motivi che in questi anni ha più influito su un certo trend occupazionale”, spianando di fatto la strada anche al lavoro nero. Invece, alcuni studi mostrano che “l’introduzione degli incentivi fiscali e contributivi per l’acquisto di cura in famiglia hanno ridotto l’area del lavoro sommerso” si spiega nel documento, che cita a maggiore conferma il caso della Danimarca, dove è stato documentato un aumento del lavoro sommerso parallelamente alla riduzione degli incentivi fiscali.