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Il rammendo delle periferie: il bilancio di un anno del gruppo di lavoro G124 guidato da Renzo Piano

periferie_magazineGrazie all’indennità di senatore, sei giovani architetti si sono occupati nell’ultimo anno di rendere più vivibili le periferie di Roma, Torino e Catania

Finalmente il tema dell’importanza del progetto e del ruolo dell’architettura, nel suo essere al servizio della società civile, torna ad essere di attualità, mostrando la sua fondamentale importanza”.
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione della presentazione del primo rapporto annuale dedicato dalle “Periferie”, realizzato dal “Gruppo di lavoro G124” guidato dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano.

“Iniziative come questa dimostrano la funzione che l’architettura può svolgere nel nostro Paese, recuperando, attraverso progetti di rigenerazione, il rapporto con i bisogni dei cittadini, forse dimenticato dopo anni di architettura magniloquente, ed il confronto con le comunità”.
“Dimostrano anche -continua – nella giornata in cui i lavoratori delle costruzioni sono tornati nelle piazze per chiedere interventi incisivi contro la gravissima crisi del comparto, la direzione verso cui deve andare il settore per poter agganciare la ripresa.”
A proposito dei giovani progettisti coinvolti nel “Gruppo di lavoro G124”, Freyrie sottolinea che “l’attenzione e la sensibilità che il senatore Piano ha dimostrato e dimostra nei confronti dei giovani architetti deve essere di stimolo per far ripartire al più presto la proposta di legge sulla qualità dell’architettura che premia la realizzazione delle opere pubbliche attraverso concorsi di progettazione o di idee, aprendo in tal modo ai giovani la strada del mercato della progettazione dalla quale sono oggi esclusi”.
RENZO PIANO: LE PERIFERIE LA SFIDA URBANISTICA DEI PROSSIMI DECENNI. “Credoche il grande progetto del nostro Paese sia quello delle periferie: la città del futuro, la città che sarà, quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. Sono ricche di umanità, qui si trova l’energia e qui abitano i giovani carichi di speranze e voglia di cambiare. Ma le periferie sono sempre abbinate ad aggettivi denigranti. Renderli luoghi felici e fecondi è il disegno che ho in mente”, spiega Renzo Piano. “Questa è la sfida urbanistica dei prossimi decenni: diventeranno o no parte della città? Riusciremo o no a renderle urbane, che vuole anche dire civili? Al contrario dei nostri centri storici, già protetti e salvaguardati, esse rappresentano la bellezza che ancora non c’è”.
PROGETTO DI RAMMENDO. “Anche oggi i miei progetti più importanti – ricorda Piano – sono la riqualificazione di periferie urbane, dalla Columbia University ad Harlem, al nuovo palazzo di giustizia nella banlieue di Parigi al polo ospedaliero di Sesto San Giovanni che sorgerà dove un tempo c’era la Falck. Un’area che gli anglosassoni chiamano brownfield, ovvero un terreno industriale dismesso. Questo è un punto importante nel nostro progetto di rammendo. Oggi la crescita delle città anziché esplosiva deve essere implosiva, bisogna completare le ex aree abbandonate dalle fabbriche, dalle ferrovie e dalle caserme, c’è un sacco di spazio a disposizione. Si deve intensificare la città, costruire sul costruito, sanare le ferite aperte. Di certo non bisogna costruire nuove periferie oltre a quelle esistenti: devono diventare città ma senza espandersi a macchia d’olio, vanno ricucite e fertilizzate con strutture pubbliche. È necessario mettere un limite a questo tipo di crescita, non possiamo più permetterci altre periferie remote, anche per ragioni economiche. Diventa insostenibile portare i trasporti pubblici, realizzare le fogne, aprire nuove scuole e persino raccogliere la spazzatura sempre più lontano dal centro”.
CASI STUDIATI DAI SEI GIOVANI ARCHITETTI NELLE PERIFERIE DI TORINO, ROMA E CATANIA. “Per questo – spiega l’archistar – con il mio stipendio da parlamentare ho messo a bottega sei giovani architetti che si sono occupati nell’ultimo anno di rendere più vivibili lembi di città a Roma, Torino e Catania. E il prossimo anno saranno altri ragazzi a raccoglierne il testimone e a continuare. Mi piace parlare di giovani perché sono loro e non io il motore di questa grande opera di rammendo e sono loro il mio progetto. Le periferie e i giovani sono le mie stelle guida in questa avventura da senatore, e non solo. Mi piace anche il concetto di bottega che ha una nobile e antica origine, una sorta di scuola del fare che in questo caso significa fare per il nostro Paese. Anche perché i nostri ragazzi devono capire quanto sono stati fortunati a nascere in Italia. Siamo eredi di una storia unica in tutto il pianeta, siamo nani sulle spalle di un gigante che è la nostra cultura”.
“Qualcosa – conclude Renzo Piano – noi del G124 abbiamo fatto, come potete leggere in questa pubblicazione: si tratta di piccoli interventi di rammendo che possono innescare la rigenerazione anche attraverso mestieri nuovi, microimprese, start up, cantieri leggeri e diffusi, creando così nuova occupazione. Si tratta solo di scintille, che però stimolano l’orgoglio di chi ci vive. Perché come scriveva Italo Calvino “ci sono frammenti di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici”. Questi frammenti vanno scovati e valorizzati. Ci vuole l’amore, fosse pure sotto forma di rabbia, ci vuole l’identità, ci vuole l’orgoglio di essere periferia”.

PERIFERIE

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