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A Prato si incentivano le reti per le imprese attive nell’edilizia green. Il bacino d’utenza è importante sia sotto al profilo demografico, sia economico.
Sono trenta le aziende del comparto edilizio, tra cui 12 imprese edili, 8 dell’impiantistica, 7 installatori elettricisti e 3 termoidraulici, protagoniste di Green District, il progetto formativo finanziato dalla Provincia di Prato. L’iniziativa che vede come capofila Sophia e come partner Cna Servizi, Cna Artigianato pratese, Confartigianato imprese Prato e Sata, parte con oltre 28 mila euro del Fondo sociale europeo, per creare un laboratorio Green Building su base territoriale per la realizzazione di reti di impresa della filiera dell’edilizia e accompagnare le aziende nella fase di start up della rete.
«Green District -ha detto il presidente della Provincia di Prato, Matteo Biffoni – è un progetto tangibile e concreto, che risponde alle esigenze delle aziende e fa bene al distretto. La sfida che abbiamo davanti è costruire un sistema efficiente per dare risposte adeguate a tutte le esigenze del territorio. E’ una questione prioritaria che è necessario porsi nel momento in cui si attua la riorganizzazione degli enti locali».
Con 128 ore di formazione per 30 realtà produttive che hanno intrapreso un percorso d’innovazione attraverso lezioni e un team building specifico per la formulazione del piano strategico di rete, il progetto ha come obiettivi: l’integrazione del know-how dei prodotti e dei processi di lavoro “verde” nell’edilizia per l’aggregazione di imprese e il supporto alla start up della rete d’impresa in modo da accompagnare il gruppo di aziende a individuare un nuovo business nel campo della green building.
Il territorio su cui l’aggregazione di imprese potrà sviluppare la propria azione è l’area pratese e anche quella metropolitana che comprende Pistoia e Firenze, area economicamente tra la più importante della Toscana che produce il 50% del Pil regionale. Circa l’80% degli immobili della zona sono stati costruiti prima degli anni Novanta e hanno cattive caratteristiche d’isolamento termico dell’involucro e forti inefficienze degli impianti di riscaldamento e condizionamento e anche elevati consumi per l’illuminazione privata e pubblica. Insomma un ottimo banco di prova per i nuovi tecnici dell’edilizia green.