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Ignazio Marino e la sua “vision” della Città Metropolitana

Roma, la grande metropoli ha enormi problemi quotidiani e c’è il rischio che questi si cumulino con quelli già esistenti nei comuni di quella che fu la provincia e oggi è la città metropolitana, anche se Ignazio Marino mira ad un lavoro comune per «affrontare problemi che non guardano certo ai confini amministrativi dei comuni». Convinto che «proprio gli Enti di prossimità, con le loro peculiarità e con l’attenzione che il Governo deve ai Comuni contribuiranno a fare uscire il Paese dalla crisi».

PROBLEMA DI POTERI – Per questa nuova istituzione c’è poi un problema di poteri ancora non ben definiti soprattutto con la Regione Lazio, con la quale il sindaco di Roma intende lavorare per mettere a sistema le deleghe necessarie». Oltre alle deleghe esiste un corposo problema di risorse finanziarie, ma secondo Marino «il Governo, ha recepito in gran parte le richieste che i sindaci metropolitani hanno messo sul tavolo». Quali ad esempio «l’eliminazione delle sanzioni per le città metropolitane che hanno ereditato dalle ex Province e lo sforamento del Patto di stabilità». Certamente il quadro normativo della Città Metropolitana è ancora in fieri tuttavia già si prevede la costituzione di «zone omogenee, per consentire azioni proficue e assicurare uno sviluppo equilibrato tra i territori ed il Comune di Roma. Anche attraverso la Conferenza metropolitana, dove tutti i sindaci svolgono l’insostituibile ruolo di rappresentanza delle comunità, la Capitale d’Italia si è aperta al suo territorio».

PRIORITÀ – Per quanto riguarda le priorità Marino prevede la «valorizzazione e l’integrazione col territorio dei poli universitari e della ricerca, l’ottimizzazione della mobilità metropolitana in connessione con le “porte di accesso” (aeroporti, porto di Civitavecchia, penetrazione della rete autostradale)». E ancora «la riqualificazione e rilancio dei poli industriali quali la il quadrante della Tiburtina e Pomezia, la ridefinizione degli assi strategici del sistema turismo cultura, per finire col rilancio dell’agroalimentare». Il tutto con «azioni di “assistenza tecnico-amministrativa” ai comuni come la centrale unica di committenza, stazione appaltante». Ma oltre alle risorse pubbliche occorrerà puntare su «azioni di “fund raising” per le amministrazioni del territorio, sia per la progettazione, gestione e rendicontazione di interventi finanziati con risorse europee». Per quanto riguarda i municipalismi, inevitabili in un’area vasta estremamente variegata, Marino è convinto che se ne debba tener conto valorizzando tuttavia gli interessi comuni e le possibilità di sviluppo.

L’OCCASIONE DEL GIUBILEO – Fra queste una possibilità immediata è rappresentata dal Giubileo ormai alle porte per il quale anche i comuni metropolitani, dovranno venir coinvolti. Per questo proprio i comuni dovranno prendere decisioni molto importanti, che non riguarderanno solo il Centro di Roma. Basti pensare, aggiunge «alle migliaia di pellegrini, che arriveranno via mare a Civitavecchia, o a piedi lungo la via Francigena, e dovranno andare a San Pietro, creando un percorso turistico religioso che toccherà i comuni del nostro territorio metropolitano. O se pensiamo ai tantissimi luoghi legati storicamente al culto, le abbazie, i santuari nell’area della città metropolitana». Per quanto riguarda il lavoro del Consiglio e le 7 deleghe recentemente attribuite ad altrettanti consiglieri, Marino spiega che alla base della scelta c’è «un completo rapporto di fiducia, che si traduce in un lavoro di squadra». Sulla programmazione delle scadenze del Consiglio si stanno mettendo in cantiere iniziative per l’edilizia scolastica, il sociale e l’ambiente sempre «che i tagli comunque previsti siano compatibili con la nostra strategia di Governo». Fra i problemi di prospettiva c’è quello della elezione popolare del Consiglio e del sindaco della Città Metropolitana che sino ad oggi è stata affidata solo a rappresentanti delle autonomie locali, occorrerà vedere, risponde il sindaco «quali saranno le condizioni normative compatibili a riproporre questa esperienza che io ritengo importante. Si tratta di un percorso che coinvolge l’architettura istituzionale complessiva dello Stato. Oggi – prosegue – il nuovo Ente è chiamato a riflettere maggiormente sul futuro del territorio metropolitano, superando l’antica tendenza a sviluppare azioni di breve periodo e puntando – questa la nostra ambizione – sulla costruzione di una visione per percorsi di sviluppo sostenibili» . Ma oggi c’è l’opportunità «di rendere questa Città Metropolitana un punto di eccellenza europeo, al pari di Parigi, Londra o Berlino».

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