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I nuovi strumenti della sicurezza per la nostra vita di cittadini

 L’attacco alla banca dati della salute del Lazio con le sue conseguenze su vaccinazioni e green pass è un chiaro esempio di come la nostra vita e la nostra sicurezza debbano affrontare nuovi e molto temibili rischi.

Per fortuna la risposta prontamente delineata da Gabrielli è chiara e all’altezza della sfida della situazione. Purtroppo temo che non sia altrettanta chiara, a governati e a partner di governo, l’interezza del sistema di governance che occorre ribaltare per affrontare questo tipo di sfide ed altre di simile complessità ed importanza.

Eppure Gabrielli lo spiega molto bene nell’intervista a Bonini “Ora via all’Agenzia sulla cybersicurezza, l’Italia deve correre” sulla Repubblica del 2/8/21: “non mettiamo in sicurezza il nostro territorio…ma invochiamo l’esercito quando siamo sommersi dalle alluvioni…Ecco perché penso che questa riforma (della sicurezza nazionale) sia importante anche al di là della materia cyber che disciplina”.

Infatti secondo Gabrielli: “l’architettura complessiva della nostra sicurezza nazionale, la sua filosofia, diciamo pure il suo modello culturale, conoscerà un passaggio cruciale…E il passaggio non sarà semplice. Perché è culturale. Perché significa introdurre una cultura di “safety” (“safety” è un termine inglese che declina il termine generico “sicurezza” sotto il profilo della prevenzione…e non della sua repressione” (Bonini) all’interno di un modello storicamente sicuritario. Significa cambiare approccio alla nostra idea e organizzazione della sicurezza…troppo spesso ci siamo convinti che gli aspetti della safety, della prevenzione del rischio o della minaccia, potessero essere gestiti con gli strumenti della security: forze di polizia, esercito…Insomma, siamo abituati a pensare che il nostro sia un Paese da rassicurare, mentre deve essere messo nelle condizioni di sentirsi sicuro”.

Questo concetto della prevenzione e della messa in sicurezza, come ben spiegato da Gabrielli con l’esempio delle alluvioni, deve essere esteso e attuato in tutta la Pubblica Amministrazione a cominciare dalla sanità e dalla scuola.

Infatti la pandemia ci ha dimostrato la debolezza del sistema lombardo della sanità basato sugli ospedali rispetto ad una necessità di sicurezza sanitaria diffusa fondata sulla medicina di base.

Stessa consapevolezza di un necessario e fondamentale cambio di paradigma abbiamo sempre e da tempo propugnato riguardo la rigenerazione di Corviale ribadendo da tempo il concetto che “non c’è rigenerazione urbana senza sicurezza e legalità” che significa innanzitutto prevenzione, buona gestione, presenza pubblica e condivisione con la cittadinanza.