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Helmut Schmidt, un grande del ‘900

A quasi 97 anni, è morto Helmut Schmidt, cancelliere della Germania dal 1974 a 1982. Diario europeo desidera rendergli omaggio e ricordarlo con le sue stesse parole.
(da: “Europa, ragazzi e ragazze riscriviamo il sogno europeo”)
Quando una società, un popolo, una comunità sente un’atmosfera di perdita di prospettiva ha un modo per reagire, una strada da percorrere: tornare con la sua memoria e con il suo spirito alle origini del cammino, per chiedersi da dove si e partiti e quale percorso si e compiuto. Noi possiamo fare questo percorso, documentandoci sulle fonti.
Chi non ha vissuto quell’inizio e neppure gran parte del cammino, cercando le fonti di questo cammino, può ricostruirne le tappe, approfondendo puntualmente le conquiste, le stanchezze e le sconfitte.
E’ un percorso faticoso. Ma vale la pena compierlo.
Cosa troveremo?
Troveremo che le radici della integrazione europea, dei suoi popoli e dei suoi paesi non stanno in una festa di campagna o in una gita in città.
Le radici della unita europea sono conficcate nei campi di sterminio e nelle isole trasformate in carceri e confino per cittadini e cittadine europei che volevano democrazia e libertà. Li è risuonata la voce: mai più!
A quest’approccio, sempre necessario per non perdere la memoria, possiamo affiancare un altro metodo, quello di scrutare il futuro del nostro paese con la sua ineluttabile collocazione in uno spazio geo-politico più ampio: altri Paesi del continente europeo, dell’Occidente, del mondo.
Si tratta di un impegno persino più gravoso di quello teso a ricostruire la memoria dei passi compiuti: è uno studio attraverso problematiche diversificate (economie, conflitti, assetti e redistribuzioni di poteri, commerci, creazioni culturali nelle sue numerose e diversificate manifestazioni) per capire dove andare e perché.
Ascoltiamo, allora, un “vecchio uomo”, un anziano testimone e protagonista di primo piano della unita europea: l’ex cancelliere della Germania, Helmut Schmidt.
La parola di questo ultra novantenne, vi stupirà e ci stupirà, perché lui non ci fa la lezione per andare a ripercorrere la storia passata, ma ci sprona a guardare al futuro.
domanda del giornalista: “Ma questa incapacità a comprendere la necessità dell’integrazione e di carattere politico o intellettuale?”
risposta di Helmut Schmidt: “Entrambi. Nella sostanza e l’incapacità di capire la decrescente vitalità della civiltà europea, la sua decadenza. All’inizio degli anni Cinquanta, poco dopo la fine della guerra eravamo in forte crescita demografica. Poi e subentrata la stagnazione e oggi siamo in piena denatalità.
Demograficamente l’Europa rimpicciolisce e invecchia. Ma il resto del mondo – Asia, India, Africa e perfino Nord America – cresce rapidamente, mentre noi andiamo in direzione opposta. Ci sono due altre nazioni demograficamente in crisi: la Russia e il Giappone. La percentuale della popolazione europea su quella mondiale continua a scendere: nel 2015 saremo il 7% e il nostro prodotto lordo non sarà più del 10%, mentre nel 1950 era il 30%. L’unica speranza di avere un ruolo e di averlo insieme, l’interesse strategico degli stati-nazione europei nel lungo termine e la piena integrazione economica e politica. Ecco la ragione per cui parlo di inevitabile necessità”.

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