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Godzilla II – King of the Monsters

Anche Godzilla, in versione Greta, rompe.

di Michael Dougherty. Con Kyle ChandlerVera FarmigaMillie Bobby BrownKen WatanabeZiyi Zhang USA 2019

Alla Monarch, la società incaricata di studiare e tenere sotto controllo le Orche (i mostri giganti) dopo la cattura di Godzilla, la direttrice, dott.ssa Emma Russell (Farmiga), entra nella zona blindata dove è ibernata la larva del mostro alato Motra e lo risveglia; quando il vermone sta per attaccarla, si precipita da lei la figlia adolescente Madison (Bobby Brown); le onde di un apparato ancora sperimentale si rivelano efficaci nel placarlo ma in quel momento  fa irruzione con i suoi armati il pirata Jonah Allan, che, dopo un rapido combattimento, porta con se le due donne. Poco dopo chiede, in cambio, della loro incolumità, l’accesso a tutte le centrali Monarch, nel quale sono tenute in cattività le Orche. La dottoressa Ilene Chen (Zang) e il dottor Sam Coleman (Thomas Middleditch) accompagnano il dottor Rick Stanton (Bradley Whitford) dal suo vecchio amico Mark Russell (Chandler), ex marito e compagno di lavoro di Emma che da quando Godzilla ha ucciso il loro figlioletto, dopo un periodo di alcolismo, si è allontanato da tutto, covando un odio feroce per il drago gigante. Russell lo porta nel laboratorio e qui il vecchio dottor Serizawa (Watanabe) gli spiega che l’unica possibilità di salvare Emma e Madison è risvegliare Godzilla e usarlo per fermare i piani di Allan, che intende vendere alle multinazionali le fenomenali energie che i mostri sprigionano. A Mark, che è l’unico che conosce Godzilla a fondo è può coglierne i segnali, viene chiesto di collaborare e lui accetta. Godzilla liberato si indirizza verso l’Antartide; qui è arrivato Allan con Emma e la figlia che libera King Ghidorah, un enorme drago a tre teste. Mentre l’operazione è in corso, la dottoressa Russell parla con l’equipe della Monarch, chiarendo che lei non è prigioniera ma sta collaborando con Allan, nella convinzione che solo i mostri potranno riequilibrare il mondo rovinato dalle insensate ferite inferte dall’uomo. Mark e gli scienziati, affiancati dalle truppe al comando del colonello Diane Foster (Aisha Hinds) e del suo braccio destro, l’eroico ufficiale Barnes (O’Shea Jackson jr., arrivano al Polo ma la battaglia tra loro e i pirati volge al peggio e King Ghidorah si inabissa. Di lì a poco viene disibernato anche lo pterodattilo Rodan. Intanto in pieno oceano infuria la battaglia tra Godzilla e King Ghidorah e quest’ultimo sembra avere la meglio, così viene inviato contro i mostri un potente missile atomico ma l’effetto che sortisce è quello di far inabissare Godzilla e di rendere ancora più forte il suo avversario. Nel covo di Allan, Madison è in forte tensione con la madre e cerca di convincerla che, accecata dal dolore per il figlio morto, si sta rendendo complice di un piano criminoso. Quando la madre libera tutte le Orche (mostri preistorici, insetti erettili giganti) provocando distruzioni e costringendo le popolazioni di varie città ad evacuare, la ragazzina riesce a fuggire per raggiungere la sede Monarch e cercare di limitare i danni. Intanto Chan, esperta di antiche leggende orientali, capisce che Gidorah è un extraterrestre arrivato secoli prima sul nostro pianeta per regnarvi e che le armi terrestri non possono distruggerlo; l’unica possibilità è quella di rintracciare Godzilla e di moltiplicarne la forza. Il mostro viene localizzato in una specie di città morta sottomarina – vestigia di un’antica civiltà – e Serizawa lo raggiunge e, sacrificando la propria vita, gli piazza una potente carica nucleare. Emma, minacciando con una pistola Allan, esce alla ricerca della figlia e, insieme a Mark, che è sceso a Terra con le truppe per guidare Godzilla, la trova. Mentre infuria la battaglia tra i mostri e, di nuovo, Godzilla sembra soccombere, Emma fa esplodere, morendo, una nuova carica. Il drago si rialza e fa a pezzi il mostro tricipite. Motra, Rodan e tutte le altre creature si inchinano al nuovo re.

In principio erano i giapponesi Kaiju Eiga (cinema di mostri) ed un maestro indiscusso, Ishiro (o Inishiro) Honda che nel 1954 dirige il primo Godzilla; il film ha tale successo che gli Stati Uniti lo acquistano e, per compiacere il pubblico americano di allora (non propriamente esterofilo), furono tagliate alcune scene, sostituite da altre girate dal regista Terry O. Morse con Raymond Burr nei panni di un giornalista. Dopo di allora il drago gigante è apparso in altri 33 film, alcuni dei quali del creatore Honda (Godzilla, Il trionfo di King Kong, Watang! Nel favoloso regno dei mostri, Ghidorah! Il mostro a tre teste, L’invasione degli astromostri, Gli eredi di King Kong). La cinematografia giapponese ha prodotto molti altri film con Godzilla spesso eroe di epiche battaglie contro tremende minacce alla Terra (talora anche contro o a fianco di King Kong) e Honda ha inventato altri Kaju come Rodan (Rodan il mostro alato), Mothra (Mothra), Magma (Gorath), Gotengo e Manda (Atragon), Varan (Daijkaiu Baran), Matango (Matango il mostro), Dogora (Dogora – Il mostro della grande palude). Nel 1998 Emmerich dirigeva il costosissimo remake americano di Godzilla e il Giappone rispose con la produzione Millennium che mise sul mercato 6 nuovi capitoli della saga e la Reboot che produsse 4 cartoni animati. Nel 2014 la produzione americana Legendary ebbe un buon successo con il Godzilla di Gareth Edwards e decise un creare la MonsterVerse, un franchise dedicato a Godzilla, Kong e altri mostri della tradizione giapponese, producendo nel 2017 Kong: Skull Island e ora questo (è annunciato il prossimo: Godzilla vs/ Kong). Il segno produttivo di queste nuove produzioni è quello di affidare la drammatizzazione ad effetti speciali sempre più invasivi, lasciando uno spazio limitato al racconto (un po’ come è successo nel porno che ha reso, via via, quasi inesistente la trama per inanellare una serie di, inevitabilmente ripetitivi, atti sessuali). Per Godzilla II – King of the Monsters, il più specializzato Edwads è stato sostituito da Dougherty, che mette in fila una serie di battaglie tra mostri, con i protagonisti umani che, poco più che comparse, vanno qua e là quasi a caso. Gli effetti sono magniloquenti ma il paragone con i corpaccioni di cartapesta, i mimi (il più noto era Haru Nakajima) che li muovevano e le geniali trovate registiche con cui Honda sopperiva al basso budget e alle scarse tecnologie dell’epoca è assolutamente impietoso per il ripetitivo e a tratti noioso film di Dougherty e non aiutano certo i pistolotti ecologisti che fanno di Godzilla una Greta in versione lucertolone (ma – chissà – in un prossimo sequel sarà ricevuto dal papa).

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