Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone
Confusi ed infelici
di Massimiliano Bruno. Con Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Ilaria Spada Italia 2015
Luciana (Cortellesi), operaria precaria in un’azienda di parrucche, vive ad Anguillara, vicino Roma, con il marito Stefano (Gassmann), bravo meccanico ma refrattario al lavoro e costantemente alla ricerca dell’affare che lo farà svoltare. In paese arriva il poliziotto veneto Antonio (Bentivoglio), trasferito per punizione perché in una sparatoria non ha reagito prontamente, lasciando morire il suo giovane partner. All’inizio del film vediamo lei, sconvolta e piangente che punta una pistola contro Antonio, raccontandogli la propria vita: qualche tempo prima, con l’aiuto del funzionario Finardi (Diego Ribon), aveva fatto assumere con un contratto di tre mesi la sua giovane amica Matilde (Lara Balbo) ma, quando rimane finalmente incinta – lei e il marito ci provavano da anni – la ragazza fa la spia e il capo del personale Saltutti (Francesco Acquaroli) non le rinnova il contratto. Gli amici – Rossana (Silvia Salvatori), Enzo ( Giorgio Caputo), Nadia (Emanuela Fanelli) e Adriano (Marco Giuliani) – li aiutano come possono: danno loro il corredo dei loro figli per il nascituro e le due donne, che condividono una piccola società di catering, la portano a lavorare con loro. Antonio, intanto, maltrattato da colleghi e superiori – difeso solo dalla sua nuova partner di lavoro Loredana (Maria Di Biase), anche lei triste e sola – si è sistemato in una camera in affitto (dai cui impianti igienici, come in tutto il paese, arrivano da pericolose e cancerogene antenne le trasmissioni di Radio Maria) e lì conosce – e se ne innamora – la parrucchiera Manuela (Irma Carolina Di Monte), che in realtà è un trans e si chiama Manuel ma lui non se ne accorge; sarà la madre (Ariella Reggio), che è venuto trovarlo, a rivelarglielo e lui, disperato per la figuraccia, la tratta malissimo. Le cose per Luciana vanno sempre peggio: Stefano ha perso i loro pochi risparmi in un affare sballato di sedie per un ristorante, il padrone di casa (Duccio Camerini) è comprensivo ma comincia a spazientirsi per la loro morosità, Finardi, che le aveva promesso di farla riassumere è sempre più sfuggente (l’azienda inoltre sta passando un periodo di crisi), quando la pancia è troppo evidente, i clienti la protestano e lei deve lasciare il catering. Una sera, dopo una lite accesa con il marito, lui se ne va e riamane fuori tutta la notte. Il giorno dopo c’è la Festa del paese e, mentre vaga, stanca e disperata alla ricerca di Stefano, Simona (Spada) la “collezionista” di uomini – che lei aveva sempre difeso dalle chiacchere malevole delle altre – la invita a casa sua per una sistemata gratuita ai capelli da parte di Manuela e lì lei trova l’accendino che aveva regalato a Stefano, che ha evidentemente passato lì la notte. Sola e disperata – anche il Professore (Franco Graziosi), vecchio amico del padre morto e suo fraterno confidente sembra avercela con lei – va come un automa alla fabbrica e, ignorando il divieto della guardia giurata Bruno (Fresi) – l’altro vigilante Ruggero (Augusto Fornari) come al solito dorme – gli ruba la pistola e va nella stanza dove Saltutti, l’Amministratore Delegato (Marco Falagusta) e la loro segretaria, signorina Graziosi (Alessandra Costanzo) sono in riunione. Parte un colpo di pistola che non colpisce nessuno ma Antonio che è lì vicino in macchina con Manuela, alla quale vuole riavvicinarsi, fa irruzione e…
Gli ultimi saranno gli ultimi nasce come lavoro teatrale, scritto da Massimiliano Bruno con Paola Cortellesi, Riccardo Milani e Furio Andreotti e la Cortellesi era sola in scena, interpretando tutti i personaggi; Bruno, per la sua quarta regia cinematografica, ha deciso di riadattarla; ovviamente alla protagonista si è aggiunto un ottimo cast e, almeno nella prima parte, ha accentuato i toni di commedia; lui si conferma un buon regista, la Cortellesi è molto brava e Gassmann continua ad essere in un buon momento ma qualcosa nell’operazione non funziona: la grande commedia all’italiana era caratterizzata, come questo, film, da buone regìe, attimi attori e caratteristi e una sottile capacità di far passare tra i sorrisi forti temi di attualità mentre qui la commedia ed il dramma sociale non si amalgamano, con il risultato di un piacevole ma altalenante ibrido narrativo.