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Hanno partecipato all’incontro circa duecento persone impegnate, a diverso titolo, in percorsi partecipativi e partenariati locali che vedono al centro la tutela e la valorizzazione di ecosistemi agricoli, l’agricoltura sociale, la creazione artistica e culturale anche mediante l’utilizzo di tecnologie digitali emergenti, per consolidare la resilienza urbana e perseguire lo sviluppo sostenibile.
Tutti gli intervenuti hanno condiviso l’esigenza di cogliere le opportunità della programmazione dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) 2014-2020 e, in particolare, i vantaggi per i territori di Roma derivanti dal metodo della progettazione partecipativa dal basso.
Finora siffatto approccio è stato previsto esclusivamente per i territori rurali. Con il nuovo ciclo di programmazione, la Regione Lazio può decidere di estendere tale metodo anche ai territori urbani dando la possibilità a partenariati pubblico-privati locali di elaborare piani di azioni locali che utilizzino contestualmente i diversi Fondi Europei.
Dal dibattito viene confermata la richiesta alla Regione Lazio di compiere in modo netto tale scelta. Valorizzando la funzione sociale e terapeutico-riabilitativa delle attività agricole che si svolgono nella campagna romana e promuovendo collaborazioni e integrazioni tra soggetti pubblici e privati operanti nei differenti settori, si potranno tenere insieme innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale e fare in modo che l’agricoltura urbana dia vita a nuovi modelli di welfare produttivo.
Dal Convegno è uscita consolidata l’idea che il territorio metropolitano di Roma non sia più contrassegnato distintamente da città e campagna, ma da un continuum urbano-rurale, da una rurbanizzazione che è frutto di un tessuto sociale dinamico come molteplicità dialettica di sistemi, reattiva e policentrica.
Le agricolture civili (fattorie sociali, orti urbani, gruppi di acquisto solidali, mercati agricoli di vendita, comunità di cibo, ecc.) con le loro istanze e le loro esperienze diversificate devono candidarsi ad assumere un ruolo di cerniera e di saldatura di un territorio che soltanto una mentalità con gli occhi rivolti al passato riesce ancora a scansionare in mondo urbano e rurale collocandoli in contrapposizione, quando invece sono sempre più evidenti le confluenze e le intersezioni.
Da siffatta constatazione deriva il convincimento – sempre più condiviso anche nella comunità scientifica – che sia ormai impossibile programmare e pianificare la città-territorio con gli strumenti che abbiamo utilizzato finora.
Occorrono, invece, percorsi di progettazione ad alta risoluzione capaci di mobilitare le comunità locali, cioè i soggetti e i gruppi che le compongono, senza più separarli per categorie e ingabbiarli in determinati interessi specifici. Si tratta di cogliere la molteplicità e, nel contempo, l’unitarietà dei bisogni degli individui, ricomponendone i frammenti. Anche i luoghi dell’abitare non sono più spazi chiusi, ma ogni edificio o spazio tende a trasformarsi in luogo polivalente, inglobando diverse funzioni nel legarsi ad altri edifici e ad altri spazi.
Solo in tali percorsi le persone che vivono ai margini della società e prive di rappresentanza non saranno considerate un mondo a parte, ma persone come tutte le altre che hanno bisogni identici a quelli espressi dalle altre. Bisogna mettere a disposizione di tutti le opportunità per prendere coscienza di se stessi come individui e poter procedere alla propria liberazione.
Per ricostituire nelle diverse polarità di Roma le comunità-territorio e per fare in modo che queste possano meglio cogliere le opportunità della globalizzazione, bisognerebbe accompagnarle ad acquisire la capacità di autorappresentarsi e di costruire la propria immagine.
Si tratta di esaltare la diversità e il pluralismo, ricercando le sinergie e le complementarità, ma partendo da una forte capacità delle comunità-territorio di avere una chiara percezione di sé, per fare in modo che gli scambi culturali ed economici con altre comunità-territorio del mondo globale siano reciprocamente arricchenti e improntati ad una relazionalità collaborativa.
Le arti e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono alimentare la capacità delle reti locali di costruire in modo creativo la propria immagine e di riscoprire in modo permanente il “Genius loci” come processo culturale di autocoscienza e di apertura agli altri.
Andrebbe predisposta una mappa dei percorsi partecipativi “dal basso”, in cui si integrano obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusione sociale, tutela e valorizzazione delle risorse agricole e paesaggistiche, rigenerazione urbana, riconversione ecologica, e delle azioni riguardanti la promozione dell’agricoltura sociale e la gestione dei rifiuti per riciclaggio e riuso.
Successivamente, si potrebbe investire in “metodo d’azione”. Si tratta di proiettarsi come strumento di accompagnamento e supporto dei processi di sviluppo locale partecipativo nei diversi territori, fungendo da collante tra soggetti pubblici e privati e tra soggetti di settori diversi, nonché da “agente federatore” dei progetti, per favorire lo scambio di buone pratiche, approfondire tematiche comuni e sperimentare percorsi di ricerca-azione.
L’idea di una “federazione di progetti di sviluppo locale” potrebbe facilitare la costruzione di un comune senso del metodo d’azione, per affrontare e interpretare in modo collettivo il tema dell’inclusione sociale per fasce di popolazione più deboli e per aree e quartieri più disagiati, pur nella diversità delle soluzioni concrete.
Per fare in modo che si pervenga ad un “metodo d’azione” efficace, i progetti di ricerca-azione dovrebbero imperniarsi attorno a quesiti conoscitivi e svilupparsi con l’intento di elaborare soluzioni operative su determinati temi che non risultino ancora sufficientemente affrontati sul piano della ricerca socio-economica.
L’”agente federatore” andrebbe costruito sulle competenze e sulla partecipazione affinché possa essere il più possibile includente delle varie, variegate e differenti esperienze territoriali. Esso dovrebbe costruire i suoi istituti: i luoghi dove attivare la ricerca, il confronto, la sperimentazione e la formazione.
L’”agente federatore” dovrebbe far circolare i patrimoni diversi di esperienze e di conoscenze che mutualmente si arricchiscono. Ma esso dovrebbe incontrare anche gli spazi già esistenti (ad es. la pianificazione zonale, asse portante della Legge 328/2000 in materia sociale e sanitaria) come terreno importante su cui innestare l’innovazione.
In attesa della costituzione della Città Metropolitana di Roma Capitale, è necessario considerare i territori di Roma in base alla loro effettiva capacità di aggregarsi, indipendentemente dai confini amministrativi, e salvaguardare le aree di pregio in ambiti intercomunali, come è il caso dell’intera area archeologica dell’Appia Antica e dell’Antica Bovillae.
La Programmazione dei Fondi Strutturali Europei 2014-2020 considera le città una priorità strategica, l’inclusione sociale per segmenti di popolazione più fragili e per aree e quartieri disagiati un ambito prioritario di interventi e, infine, l’adozione del Community-led Local Development (CLLD) una scelta da privilegiare.
Un segnale importante da raccogliere positivamente è l’obbligo di destinare almeno il 20% delle risorse del FSE (Fondo Sociale Europeo) alle azioni per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà, almeno il 20% delle risorse del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) per investimenti che favoriscono la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio ed almeno il 30% delle risorse del FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) alle misure di investimento per finalità connesse all’ambiente e al clima.
La novità più significativa che si riscontra negli atti approvati dall’Unione Europea riguarda la più stretta integrazione dei fondi strutturali, cioè dei fondi regionali (FESR e FSE), con quelli per lo sviluppo rurale (FEASR).
Innanzitutto, la ripartizione degli obiettivi tra i diversi fondi è formulata in modo tale da favorire sinergie e collegamenti. Un esempio concreto è rappresentato dall’obiettivo 3 (Integrazione sociale e lotta alla povertà) del FSE e dall’obiettivo 6 (Inclusione sociale e sviluppo aree rurali) del FEASR, la cui sinergia permetterebbe di intervenire in modo efficace nella promozione dell’agricoltura sociale.
Per quanto riguarda la creazione artistica legata all’utilizzo di nuove tecnologie e la tutela e valorizzazione dei beni ambientali e culturali, taluni obiettivi di fondi diversi potrebbero integrarsi non solo tra di loro ma anche con gli obiettivi del Sottoprogramma Cultura di Europa Creativa 2014-2020, acquisendo la definizione dei “settori culturali” ivi contenuta, i cui bandi sono già aperti.
Un altro aspetto rilevante del Quadro Comunitario di Sostegno è poi la riproposizione dell’approccio Leader, non più limitato al solo sviluppo rurale, ma che viene esteso anche a FSE e FESR mediante l’introduzione del CLLD.
Infine, va segnalato il salto di qualità che il nuovo ciclo di programmazione compie nella politica della ricerca. In linea con l’iniziativa Innovation Union, l’innovazione è concepita come creazione di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) capaci di incontrare in maniera più efficace bisogni sociali e, allo stesso tempo, promuovere nuove relazioni sociali o nuove collaborazioni. In sostanza, la produzione dell’innovazione diventa una sorta di pratica sociale, collettiva, in cui l’utilizzatore finale non solo condivide ma propone la forma dell’innovazione. Si potranno costituire European Innovation Partnerships (EIP) e Operational Groups(OG) tematici, proprio con lo scopo di far convergere politiche e risorse sull’obiettivo dell’innovazione.
Le importanti novità contenute nei documenti di programmazione dell’Unione Europea e nell’Accordo di Partenariato sono un’opportunità per Roma Capitale che, nei passati cicli di programmazione, non ha potuto giovarsi di strumenti di intervento idonei per lo sviluppo dei propri territori. Tali novità potranno, tuttavia, tradursi in realizzazioni a patto che gli atti regionali di programmazione siano elaborati con un forte approccio all’integrazione tra i fondi strutturali e mediante una collaborazione/condivisione tra i diversi assessorati sia a livello regionale che a livello comunale.
I temi prioritari che andrebbero affrontati nei documenti che la Regione Lazio sta predisponendo sono i seguenti:
1. Innovazione. Prevedere nel PSR e nei POR il finanziamento di azioni che permettano agli attori locali di partecipare da protagonisti a network innovativi legati al Programma Horizon 2020, per fare in modo che la definizione degli obiettivi specifici dei progetti di ricerca sia orientata dai bisogni reali delle comunità locali e che il trasferimento dei risultati produca effettivamente innovazione e sviluppo nei territori.
2. Inclusione sociale e lotta alla povertà. Riservare una quota non inferiore al 30 per cento delle risorse finanziarie del POR FSE all’obiettivo “Promozione dell’inclusione sociale e lotta alla povertà”. Nell’ambito di detto obiettivo, finalizzare una serie di azioni alla promozione dell’agricoltura sociale e del turismo sociale nei territori rurali.
3. Agricoltura sociale e turismo sociale. Prevedere nel PSR azioni che sostengano non solo gli investimenti materiali (ristrutturazione fabbricati e acquisto attrezzature) ma anche quelli immateriali da parte delle fattorie sociali. In particolare, occorrerebbe sostenere la formazione degli operatori (imprenditori agricoli, educatori, psicologi, psicoterapeuti); la creazione e il sostegno di servizi sociali alla persona e al territorio anche mediante l’impiego temporaneo di figure professionali non agricole; l’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate anche mediante l’utilizzo di borse lavoro, tirocini, ecc. Prevedere nel PSR azioni che sostengano la creazione di reti locali e filiere di agricoltura sociale (attività promozionali per i servizi sociali e per i prodotti agricoli aziendali, servizi di commercializzazione dei prodotti agricoli aziendali) e di turismo sociale. Prevedere nel POR FSE azioni che concorrano al finanziamento degli investimenti materiali e immateriali, da parte delle fattorie sociali, di altre strutture terapeutiche e riabilitative che utilizzano risorse agricole e di imprese sociali operanti nel turismo rurale. Per le fattorie sociali prevedere procedure di accesso ai finanziamenti del PSR e del POR FSE mediante la presentazione di progetti integrati aziendali o interaziendali.
4. Agenda digitale. Prevedere azioni del PSR e del POR FESR per sviluppare applicazioni e servizi ICT nell’ambito di progetti integrati, in aree rurali e periurbane, che riguardino lo sviluppo di attività culturali e artistiche legate alle tecnologie digitali emergenti, finalizzate anche ad accrescere le capacità dei soggetti locali e delle comunità-territorio di autoraccontarsi. Nell’ambito della progettazione di Smart rural areas, legare l’utilizzo di tecnologie emergenti (come 3 D printing) all’artigianato artistico e ad altre attività culturali e creative.
5. Tutela dell’ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e naturali. Nei parchi, nelle aree protette e in altri attrattori culturali e naturali, prevedere azioni del PSR e dei POR (FSE e FESR) che sostengano l’integrazione intersettoriale delle filiere culturali, creative, dello spettacolo e dell’artigianato artistico con le attività produttive tradizionali, mediante il supporto all’aggregazione dei soggetti, la promozione e il consolidamento dell’offerta integrata di risorse culturali e naturali, la costruzione di un prodotto turistico unitario e la formazione per elevare le competenze e la qualificazione del capitale umano per la gestione di servizi e sistemi innovativi. Gli orti e i giardini condivisi, realizzati e gestiti dai cittadini riuniti intorno ad un progetto comune per rendere migliore il loro quartiere, possono essere il fulcro di una comunità, delineando nuovi modi di vivere la città, e incrementare la biodiversità.
6. Istruzione e formazione. Prevedere azioni finalizzate a sostenere percorsi formativi volti ad acquisire competenze nelle attività di animazione territoriale, di aggregazione di soggetti imprenditoriali e di trasferimento delle innovazioni.
7. Poli Urbani. Estendere anche ai Poli Urbani (aree agricole periurbane) le azioni del PSR relative all’Obiettivo “Inclusione sociale e sviluppo dei territori rurali” e in particolare alla promozione dell’agricoltura sociale.
8. Gruppi di Azione Locale Plurifondo. Garantire la partecipazione di Roma Capitale nel Comitato tecnico regionale per l’attuazione dell’intervento Community-Led e prevedere anche nei Poli Urbani la possibilità di costituire GAL ed elaborare PdA che utilizzino contestualmente le azioni del PSR e dei POR (FSE e FESR).
9. Città resiliente. I cambiamenti climatici rappresentano una delle principali sfide per il governo delle città. Bisogna pianificare e attuare le misure necessarie ad aumentare la resilienza delle aree urbane e periurbane, intervenendo sugli edifici, sulle infrastrutture e sugli spazi verdi con iniziative che coinvolgano le comunità locali.
Entro il 22 luglio prossimo dovranno essere presentati alla Commissione Europea i Programmi operativi dei diversi Fondi. Vi è, dunque, il tempo sufficiente per introdurre nei documenti di programmazione che la Regione Lazio sta predisponendo le scelte necessarie che permetterebbero ai territori di Roma di cogliere le opportunità dei finanziamenti europei.
Finora i soggetti proponenti non sono riusciti ad interloquire con la Regione Lazio nonostante avessero inviato, già dal 10 gennaio scorso, le proprie proposte.
Non è superfluo, pertanto, ricordare che i regolamenti comunitari riguardanti la programmazione dei fondi europei obbligano gli Stati membri e le Regioni ad ascoltare le istanze della Società Civile e, nel contempo, invitano espressamente la medesima Società Civile ad esercitare il diritto-dovere di svolgere la funzione di proposta e di sollecitazione nei confronti delle Istituzioni.
Marco Berardo Di Stefano – Presidente Rete Fattorie Sociali
Gianni Palumbo – Portavoce Forum Terzo Settore Lazio
Massimo Leone – Presidente IfoRD