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On line la mappa “salvacibo” del quartiere Vanchiglia di Torino.
Nell’ambito del progetto “Fare società riducendo i rifiuti”, il progetto co-finanziato dalla Compagnia di San Paolo volto a informare e attivare iniziative sul tema della riduzione dei rifiuti, Eco dalle Città ha svolto un’indagine rivolta a negozianti, bar e ristoranti del quartiere Vanchiglia per documentare il loro impegno nel limitare lo spreco alimentare.
L’indagine prende dunque il via da alcune semplici domande che hanno i seguenti obiettivi: da una parte, determinare le azioni intraprese dai commercianti per ridurre gli sprechi, sapere se i negozianti prendono misure concrete per ridistribuire il cibo invenduto a fine giornata (aderendo per esempio a piattaforme web come LastMinuteSottoCasa e NextDoorHelp oppure collaborando con il gruppo Foodsharing di Torino); dall’altra individuare quanto sia diffuso presso i ristoratori l’utilizzo della “vaschetta salvacibo”.
Risultato dell’inchiesta sul borgo torinese è stata la creazione di una mappa consultabile on line che verrà arricchita e aggiornata nel corso dei mesi del progetto. Il suo fine è ben preciso: in primo luogo condividere le informazioni raccolte con gli abitanti di Vanchiglia e con la Social Street di via Santa Giulia e dintorni, in secondo luogo attivare e strutturare azioni di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari sul territorio.
Allo stato attuale, ad essere mappate sono state 21 attività segnalate con tre colori diversi sulla base dei comportamenti più o meno virtuosi in merito al tema della oggetto dell’indagine:
con il colore verde sono evidenziate tutte le attività che intraprendono azioni concrete per evitare che il cibo invenduto diventi un rifiuto;
con il colore blu sono segnalate le attività che, pur mostrando interesse alla tematica, intraprendono iniziative solo se stimolate dal cliente
Con il colore rosso, infine, le attività che non hanno, ad oggi, attuato azioni per limitare lo spreco di cibo.
La mappa mostra sul quartiere Vanchiglia una situazione di sostanziale sensibilità al tema.
Si passa, infatti, da coloro che si preoccupano, per esempio a fine giornata, di ridistribuire il cibo invenduto tra parenti e associazioni di volontariato, a chi fornisce regolarmente la “vaschetta salvacibo” ai clienti che non hanno terminato il piatto ordinato. Non mancano tuttavia, anche se fortunatamente rappresentano una minoranza, attività commerciali che, per motivazioni diverse, non rientrano nell’elenco delle attività sostenibili sul tema dei rifiuti alimentari.