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Chiostro del Bramante
Alma Tadema e i pittore dell’800 inglese
Collezione Perez Simòn
16 febbraio – 5 giugno 2014
Femminilità, estetica sensuale e bellezza assoluta. Muse o donne del popolo le protagoniste di questa personalissima esposizione sono sempre le donne.
Le 50 tele esposte riflettono il gusto personale di Pèrez Simòn, il collezionista, che si frappone tra eleganza e sensualità. “Io ritrovo nelle opere di questi pittori inglesi qualcuno dei temi che tocca le mie emozioni più profonde e i miei interessi fondamentali: la Donna, la Bellezza, la Famiglia e l’Amore. ” afferma.
In un turbinio di rosa, toni pastello e contrasti chiaroscurali, ritroviamo sui pannelli petali di fiori applicati e un percorso che distingue le varie stanze: il confronto è basato attraverso la simbologia di determinate specie di fiori. I fiori, in questa iconografia, rappresentano la quinta essenza dei piaceri, un mondo di raffinatezza.
Quello ritratto da Alma Tadema ma anche dai suoi contemporanei, tra cui Frederich Leighton, Albert Joseph Moore ed Edward John Poynter, è il mondo delle femme fatale, delle donne seducenti, femminilissime e spesso crudeli.
Lawrence Alma – Tadema studia presso i pittori belgi specializzati nella pittura storica, i cui soggetti di ambientazione medievale riprendevano l’antichità come reperto tematico.
Il periodo artistico, che nasce nella seconda metà dell’Ottocento e arriva fino ai primi due decenni del Novecento, accoglie, in Inghilterra, il vivacissimo Movimento Estetico, frivolo ma non scomposto, attento ai dettagli naturalistici, alla raffigurazione del Bello Ideale. L’art pour l’art, insomma.
Il disegno perfetto, curato, basato sui modelli rinascimentali e nasce dal gruppo dei preraffaelliti, in auge nel periodo vittoriano, ascrivibile alla corrente del simbolismo novecentesco.
La critica d’epoca considerava le opere di Laurence Alma – Tadema dei veri e propri “musei”: l’ambientazione conteneva in sè moltissimi oggetti d’arredamento, dai marmi pregiati in Una Domanda studiati sul lungomare di Pompei, alla panca dell’atelier personale in Paradiso Terrestre.
L’antico è per Alma Tadema la realtà sognata dei piaceri, dei divertimenti e delle emozioni: “Un raro pezzo di argenteria, un qualcosa completo di cesellature, un avorio scolpito e inciso, un alabastro meticolosamente lavorato”. E’ questo il commento di D’annunzio al mitologico e monumentale “Le rose di Eliogabalo”, del 1888. L’armonia delle forme e il disegno puntuale raccontano la leggenda di cui il re Eliogabalo è protagonista: egli, durante i banchetti, accoglieva i propri ospiti con una cascata di petali fiorati.
I temi. Mitologici: dalla tragedia che vede l’Antigone di Leighton in un intenso mezzo busto, la grande tela raffigurante Ester di Long e la nuda Andromeda avvolta dal vorticoso manto blu, di Poynter.
Malinconia in Il tocco di una mano scomparsa di Perugini esposto per la morte di Leighton nel 1896 nel Royal Palace di Londra, con allusione al lutto del pittore.
Simbolismo come nella Venus Verticordia, la dea di tutte le donne, che guida la loro vita secondo virtù, raffigurata con il pomo donato da Paride e la freccia, simbolo di Amore.
Affetto in Paradiso terrestre di Lawrence Alma Tadema, che ha come soggetto una dolcissima conversazione tra madre e figlio e in Una domanda in cui la conversazione è tra due giovani innamorati.
Ed è proprio l’edonismo e la vanità effimera di Alma Tadema e del periodo vittoriano, di cui sarà seguace il nostro D’Annunzio, a prendere il posto dell’irrequieto decadentismo.
“Spero che il pubblico parteciperà allo stesso piacere che io provo davanti alla sensiblità indiscutibile di queste opere” sentenzia Perez Simòn.
Citando un classic cult americano “è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo ” (American Beauty): è questo l’invito che riceviamo alla fine di questo percorso, uscendo da due pareti nere che lasciano alle proprie spalle un dolce ricordo.
Elisa Longo
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