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Gli anni 70 e l’arte concettuale a Roma: mostra al palazzo dell’Esposizione

 

 

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ANNI 70 – arte a Roma raccoglie oltre 200 opere, 100 autori italiani e internazionali, che raccontano l’arte di un decennio e di una città, Roma, specchio del mondo.

 

Esposte, in quegli anni, nelle giovani gallerie d’arte e nelle associazioni culturali che andavano diffondendosi insieme agli spazi occupati o autogestiti, propriamente post sessantotto, vengono riprese per una nuova e completa esposizione al Palazzo delle Esposizioni, già protagonista negli anni Settanta.

 

Una polifonia di voci si snoda in un percorso tematico, rintracciando motivazioni e accorpando tecniche e modi di concepire il soggetto artistico: l’epoca intrecciata tra trasformazioni sociali e innovazioni tecnologiche dava modo a molti di sperimentare e di innovare anche il campo dell’arte. Dal “disegno e la scultura”, in cui lo stile minimal emerge evidentissimo con diverse opere di Alighiero Boetti, al “Sistema”: concepire le opere attraverso sistemi definiti a priori, tramite un processo di riduzione e ripetizione dell’immagine. “Linguaggio” è la raccolta di opere che esprimono una cultura in continuo contrasto con la società, andando contro il formalismo ed evidenziando il potere che la lingua e i linguaggi, dal caso dei moti della psiche, all’immaginazione, il fantastico siano alla portata di tutti. “Labirinto” di cui si può citare l’onnipresente Achille Bonito Oliva, ispirata da un romanzo di Borges per passare all’ “Arte Povera” e alla “Narrative Art”.

 

Ogni sala della mostra è, quindi, composta seguendo non un tema, ma un’attitudine, una disciplina, un pensiero, una parola chiave,un’intuizione presa a prestito da un critico o dal titolo di un lavoro.

 

Simpatica ed attraente è l’opera, stampa su tela, di Luca Maria Patella dal titolo “Razionalità, Creatività, Ossessione”: un gioco di parole e un modo di disarticolarle che crea in un pannello 150×70 un discorso non-sense forbitissimo, di puro divertimento.

 

Appare chiaro a molti che in questo periodo l’arte è lasciata vibrare sulle note del soggettivismo, metafora del linguaggio dell’artista che, solo, ha il compito di abitare e di sfidare.

 

Un’arte concettuale: si fatica a conoscere l’oggettività dell’arte per l’arte, nata spontaneamente dal soggetto – autore e cresciuta per sè stessa e si fatica a non trovare un minimo appiglio nella realtà.

 

È forse questo il fascino ?

 

 

 

 

 

Compresa nel biglietto d’entrata la mostra del 125 ennale della National Geographic. Merita altrettanto.

 

 

 

Elisa Longo