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Pomeriggio di maggio a Corviale. In via Poggio Verde il Serpentone è ancora lì. Ideato negli anni ’70 come fiore ad occhiello dell’edilizia popolare, ne ha rappresentato invece il suo fallimento. C’è chi con progetti come il centro culturale Il Mitreo e la Biblioteca è riuscito a rendere più vivibile la vita tra i blocchi. Ma se ci si addentra dentro, la quotidianità “popolare” è ancora in salita, con conti e rette da far quadrare a fine mese. “Io sono in ritardo di due pagamenti” spiega una signora davanti all’ufficio Caf/Ater. “Piano piano cercherò di pagarle tutte. L’ho sempre fatto. Spero mi vengano incontro”. Con lei tanti altri vicini di casa. Si attende fuori, buste alla mano. Sono diverse le cose che non funzionano, come gli ascensori per esempio. “Salgono e scendono, ma spesso rimani bloccato dentro” racconta un anziano. “Il Comune dovrebbe interessarsi a noi, in realtà questo non succede” incalza un altra donna. “Prima c’erano i sorveglianti” aggiunge, ricordando anni migliori e peggiori. “A me – si sfoga una mamma – mi chiedono come mai mio figlio non ‘stia giù’ insieme agli altri. Ringrazio Dio che sia riuscito a tenersi fuori da quei giri”. Vivere qui non è facile. Per raggiungere un market o un tabacchi bisogna andare al centro commerciale. Solo un baretto dietro il parco fornisce pasta e detersivi. Le saracinesche abbassate dentro gli stabili sono diverse (eccetto qualche associazione e comitato). Rimaste chiuse da sempre nonostante si abbia tentato un progetto di riqualificazione nel 2009.
VITA DA ABUSIVI – Il famoso quarto piano è ancora lì. Oltre 500 famiglie vivono a Corviale, ma “quelli” che occupano il quarto livello la casetta se la sono fatta da sé. Un tramezzo, qui ed uno un po’ più avanti e quelli che dovevano esser negozi sono ora alloggi a tutti gli effetti. Qualcuno col mattoncino grezzo sulla facciata, qualcun’altro con la piantina davanti alla porta. I problemi però sono altri. La convivenza va avanti tra allacci abusivi e affitti pagati ad “altri”. Nonostante l’Ater (che gestisce le rette) ne sarebbe a conoscenza. Una famiglia in un alloggio popolare paga in regola 70 euro di canone mensile a cui si aggiungono spese condominiali quali disinfestazione e pulizia (che in molti qui dicono non si siano mai viste). Il 30 di ogni mese tra ascensori rotti, erba alta e moscerini si possono sfiorare anche le 250 euro a botta. Quelli “del quarto” invece pagano ad altri. Se si chiede chi siano nessuno sfila un cognome. Quello che è certo è che gli inquilini sono stranieri mentre i locatori italiani. Tutto in nero, ovvio, con cifre che qualcuno pensa siano “più alte di quelle che paghiamo noi”. C’è poi chi vende (sempre in nero) l’alloggio ad altri. Prezzo base: 30/40 mila euro. Poco importa se poi dai censimenti risultano nomi diversi tra inquilini e destinatari di bollette. Giuseppe Cerri, dipendente dell’ufficio qui a Corviale dà una mano agli inquilini. E’ un punto di riferimento tra 730 e dichiarazioni Isee delle famiglie. Conosce bene la situazione e i soliti problemi: “Qui sembra che nessuno voglia effettivamente metterci mano”.
ALLA RISCOSSA – Al quarto piano tra vasi di fiori e cancelli chiusi qualche ragazzo osserva i passanti. Fuori, per bere qualcosa di fresco, bisogna attraversare prato e chiesa e scendere al market sulla via. Lì, tra qualche peroncino e macchine parcheggiate, si passa il pomeriggio. “Ho vissuto da tante parti – racconta una ragazza – ora sono tornata qui”. Ha una casa grande (110 metri quadri) ma aggiunge: “Non tutte sono così”. Non le manca il sorriso, nonostante qualche trascorso con la droga. Due bimbe giocherellano sul piazzale. Cercano pietre di una collanina rotta e qualche altro cimelio da metter da parte e reinventare. Se non c’è “nulla” a Corviale qualcosa da fare lo si trova comunque. “Come è la vita qui? Diciamo che io mi sono persa. Per venti lunghi anni. Capisci? Poi mi sono, diciamo, ritrovata. E’ questo l’importante, no?”.
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