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Contro mafiacapitale per riprenderci la città

mafiacapitale

Giovedì 18 Dicembre, nell’aula Amaldi della Facoltà di Fisica de la Sapienza, si è tenuta l’assemblea pubblica “Mafia Capitale e il racket degli ultimi” promossa dalle associazioni Rete della Conoscenza, Libera-Roma , Associazione daSud e Carte in Regola che hanno chiamato a raccolta associazioni, comitati territoriali, movimenti e singoli cittadini affinché si apra una stagione di antimafia autentica che passi attraverso i diritti e la dignità delle persone, soprattutto degli ultimi e degli esclusi.

L’inchiesta “ Mafia Capitale “ ci consegna la fotografia di organizzazione mafiosabasata sul controllo degli appalti pubblici e delle aziende municipalizzate, la cui caratteristica fondamentale è costituita dalle sue relazioni con la politica e con pubblica amministrazione della città di Roma. Rapporto che alterna sistematicamente l’uso della minaccia e della violenza con l’ uso della corruzione.Terzo settore e servizi pubblici essenziali sono questi,infatti in particolare, i due campi d’ azione di Mafia Capitale.

E’ il business sulla pelle degli ultimi. Infatti a pagare i danni di questo sistema mafioso siamo stati, noi, gli abitanti di questa Città; vittime di questo ‘mondo di mezzo’ che ha speculato sulla pelle dei più deboli. Vi è, infatti, un filo che unisce i disservizi delle più grandi aziende municipalizzate della Capitale, il degrado delle periferie e il dramma dei Campi Rom e dei centri di accoglienza.

Reagire alla normalizzazione di questo fenomeno, alla semplificazione e sottovalutazione della politica e della stampa, dire in maniera chiara e forte che nella Capitale esiste un sistema mafioso invasivo, potente che influenza la vita politica e democratica è il primo punto di partenza. Bisogna, infatti, partire dal dare il giusto nome alle cose e, a riguardo, bisogna dire che l’ inchiesta ‘Mondo di Mezzo’ non ci parla di singoli casi di corruzione che hanno colpito alcune mele marce, ma ci consegna la descrizione di una nuova mafia tutta romana. Una mafia che si è alimentata con il silenzio delle classi dirigenti diffuse, con la complicità di tanti, con il vuoto spesso lasciato dalle istituzioni e dalla politica. Un vuoto che ha creato assenza di diritti e marginalità sociale.

E’ necessaria, quindi, una risposta sociale da parte di tutti gli abitanti della Capitale per dire che la Mafia uccide il territorio, accentua le diseguaglianze, saccheggia le risorse pubbliche.

L’assemblea di giovedì scorso all’Università La Sapienza è stato il momento di inizio di un “patto” per una “ Roma senza Mafie”. Tante le organizzazioni, movimenti e comitati di quartiere che hanno partecipato e portato il proprio contributo molte altre le realtà ancora da coinvolgere.

Crediamo sia giunto il momento di ricomporre quel tessuto sociale che questo sistema mafioso ha contribuito a disgregare. Per fare questo è necessario attivarsi, attivare percorsi reali sui territori: quartiere per quartiere, scuola per scuola, in ogni luogo di lavoro, dal centro alle periferie. Un percorso che, come emerso dai diversi interventi durante l’assemblea, non sia solo appannaggio di associazioni e organizzazioni ma nel quale dobbiamo assumere tutti la responsabilità di ricreare luoghi di partecipazione attiva nei quali rivendicare diritti e welfare, proporre pratiche quotidiane di antimafia che abbiano come comune denominatore la giustizia sociale, verso una giornata di mobilitazione cittadina per sabato 7 Febbraio. Una giornata di mobilitazione che non sia momento culmine di questo percorso ma una tappa di passaggio per riprendere parola sulla nostra città, per “riprenderci la città”.

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