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Se Jerry Lewis avesse avuto le tette
di Abby Kohn, Marc Silverstein. Con Amy Schumer, Michelle Williams, Tom Hopper, Rory Scovel, Adrian Martinez USA 2018
Renee Bennet (Schumer) è una ragazzona un po’ in soprappeso e insieme al rozzissimo collega Mason (Martinez), raccoglie in uno squallido scantinato le analisi di mercato dei prodotti della prestigiosa azienda di cosmetica Lilly Leclair che inoltra via internet alla casa madre. Un giorno il computer va in tilt e lei deve portare i file a mano; viene accolta da una splendida receptionist (Aina Adler) ed apprende che lei sta per cambiare lavoro e che quel posto sarà a breve vacante. Intanto Lilly Leclair (Lauren Hutton) è al lavoro con la nipote Avery (Williams) e il suo staff (Naomi Campbell, Caroline Day, Anastagia Pierre) per lanciare una linea di prodotti per il consumo di massa. Renee farebbe qualsiasi cosa per quel posto di receptionist – oltretutto è infatuata del bel nipote di Lilly, Grant (Hopper), famoso playboy – ma è tristemente consapevole del proprio aspetto, tanto che, quando le sua amiche, anche loro non delle top model, Vivian (Aidy Bryant) e Jane (Busy Philipps), le propongono di postare la loro foto insieme su un sito di appuntamenti, lei fa mille resistenze. Renee frequenta un centro di cyclette per mettersi un po’ in forma – e qui incontra la splendida Mallory (Emily Ratajkowski) che elegge a proprio irraggiungibile modello – ma si muove malissimo, tanto che cade dal biciclo, svenendo per la botta. Al risveglio, però, è convinta di essere un’altra: si vede bellissima ed è certa di aver avuto un miracolo. Ora partecipa alla selezione alla Lilly Leclair (e vince pure perché il lancio della nuova linea prevede un immagine molto più popolare dell’azienda), quando va con le amiche al bar si comporta come una strafica e, comicamente, le aiuta a rimorchiare, rendendole ridicole e furiose. Un giorno in tintoria, incontra Ethan (Scovel) e, scambiando la sua cortesia per un approccio, insiste perché si scambino i numeri di telefono. Poco dopo lo chiama e lui, per timidezza, non sa sottrarsi ad un appuntamento, che però si rileva molto piacevole: hanno scoperto di avere molte cose in comune. Qualche tempo dopo, lei lo invita a casa e si fa trovare nuda; di nuovo lui è in imbarazzo ma il sesso fra loro si rivela fantastico e decidono di mettersi insieme. Al lavoro le cose vanno benissimo: Avery e Lilly apprezzano la sua competenza in fatto di donne medie e la promuovono sul campo, portandola in giro per l’America. Ad uno di questi viaggi partecipa Grant, che va nella sua stanza d’albergo per corteggiarla; lusingata ma fedele, lei si rifugia in bagno e, quando fa per un uscire, dà una tremenda capocciata sulla porta della doccia. Si rialza intontita e, guardandosi allo specchio, si vede di nuovo come è sempre stata. Disperata, scappa via e, dopo essere stata respinta dalle amiche ancora offese, si chiude in casa a bere e a mangiare schifezze. Dopo varie telefonate a vuoto, Ethan le strappa appuntamento a cena ma, una volta arrivata, lei – convinta che lui non possa riconoscerla nel suo reale aspetto – finge di essere un’altra, lasciandolo si stucco. Un giorno torna alla palestra e trova Mallory in lacrime: è stata lasciata brutalmente da fidanzato e, finalmente, Renee capisce che l’aspetto esteriore non è poi così importante e, dopo essere corsa da Ethan e aver fatto pace con Vivian e Jane, aiutata da Mason, interviene nella manifestazione di presentazione della nuova linea di cosmetici della Leclair e conquista tutti.
Amy Schumer – e con lei, Melissa McCarthy, Sarah Silverman, Kisten Wiig (il suo pompino mimato in Le amiche della sposa è da tempo virale), Rebel Wilson) – è la prova di quanto sia indispensabile alla comicità (e non solo) la scorrettezza politica. Non è che lei – e i suoi autori – siano dotati di un coraggio leonino; non a caso, parlando del suo primo film, Un disastro di ragazza, l’avevo paragonata ad un Doris Day un po’ sboccata; è, anzi, evidente lo sforzo di puntare ad un audience ampia; il suo secondo titolo, ad esempio, quello riuscito peggio artisticamente ed economicamente (secondo tradizione: dopo un successo, il secondo film lo sbagliano quasi tutti, con l’eccezione di Zalone), Fottute è un tentativo di action comico. Il meglio la Schumer, come quasi tutti gli stand up comedians lo dà in sala o in televisione, più libere e aperte del grande schermo, tant’è vero che ha avuto, in passato, qualche problema per una battuta – azzeccata ma pesantuccia – sui messicani. In Come ti divento bella (il titolo originale riprende, ironicamente la canzone gorgheggiata da Natalie Wood in West Side Story) si intravede la strada che ha scelto di imboccare: quella di un Jerry Lewis al femminile che fa forza sui propri limiti e che, grazie ad una grande volontà, arriva al successo. E’ questo il tema di fondo de Le folli notti del dottor Jerryl, del Balio asciutto, del Delinquente delicato (per citare i titoli più significativi. Alla pur brava Amy manca una regia adeguata (qui in un paio di scene si usano i suoi primi piani come nel programma Inside Amy): quanto è stato importante Norman Taurog (grande regista multiuso: è stato anche l’artefice del successo al cinema di Elvis Presley) nella formazione anche regista di Jerry Lewis!? Tra i pregi del film c’è senz’altro – anche questo in aderenza con le modalità produttive dei film di Lewis – una bella presenza di comprimarie: dalle auto-ironiche top model (Naomi Campbell e Emily Ratajkowski in testa), ad un inedita Michelle Williams, all’iconica Lauren Hutton fino alle comiche emergenti Aidy Bryant e Budy Pilipps. Il film ha incassato bene in casa (89 milioni di $) e si sta muovendo bene all’estero: è (quasi) nata una stella. E in Italia? Aspettiamo di vedere la prima prova di Velia Lalli (la migliore tra le nostre comedian di quella scuola).