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Città a prova di inondazione, l’esempio di Rotterdam

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rotterdamQuartieri galleggianti, tetti verdi, impianti di recupero di acqua piovana. Come la lotta al cambiamento climatico è diventata motore di sviluppo
Mentre l’Italia affronta l’ennesimo disastro dettato anche dall’incapacità di agire preventivamente, c’è chi mette in atto strategie per fronteggiare gli ormai noti cambiamenti climatici. Ci riferiamo a Rotterdam che, da qualche tempo a questa parte, sta subendo un cambio d’immagine per far posto a piazze “acquatiche”, pareti verdi e interi quartieri galleggianti.
UNA CITTA’-SPUGNA. “Stiamo cercando di pianificare per il futuro- spiega Alexandra van Huffelen, vice sindaco della città olandese nonché responsabile delle politiche sostenibili. “Gli olandesi hanno vissuto sotto il livello del mare per secoli e si sono forgiati di dighe e barriere. Ma le precipitazioni sono diventate sempre più violente ed imprevedibili e stiamo quindi cercando di preparare la città, trasformandola in una sorta di spugna.”
MPIANTI DI STOCCAGGIO E AREE VERDI. Letteralmente circondata dai fiumi, la città ha maturato la consapevolezza del fatto che le inondazioni non possano essere contrastate semplicemente cercando di contenere l’acqua piovana ma trasformando ogni superficie in una specie di deposito acquitrinoso. Strade, piazze, marciapiedi sono stati progettati in modo da contenere al loro interno l’acqua. Sono stati poi realizzati molti impianti di stoccaggio e recupero dell’acqua piovana, e diverse aree verdi, comprese facciate e coperture green sulle abitazioni, che hanno proprietà assorbenti.
QUARTIERI GALLEGGIANTI. Altro elemento interessante di questo processo di riprogettazione urbana è la realizzazione (ancora work in progress) di interi quartieri galleggianti, che dovrebbero essere terminati nell’arco dei prossimi tre anni. Compreso un padiglione galleggiante situazione nella zona portuale, adibito a centro conferenze.
UNA PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA. I primi passi verso questo cambiamento hanno previsto lo spostamento degli impianti elettrici dalle cantine ai piani alti degli edifici e la sostituzione delle pavimentazioni in legno con superfici water proof. Poi, un regime incentivante per l’installazione di tetti verdi (dal 2008 ne sono stati montati 140.00 mq e ci si aspetta che si arrivi a quota 200.000 entro il 2014), e riduzioni fiscali (sulla tassa di depurazione) per coloro che mettono in atto comportamenti socialmente utili, come la raccolta dell’acqua piovana. Perché, come spiegano le istituzioni, in una città come Rotterdam bisogna imparare a convivere con il rischio inondativo e questa presa di coscienza deve partire dai cittadini stessi.
INVESTIRE IN RICERCA PUO’ TRASFORMARSI IN BUSINESS. La chiave di volta di questo ripensamento della progettazione urbana risiede nel vedere l’implementazione di soluzioni innovative come un vantaggio. E non solo nel senso che “costa meno prevenire che curare” ma anche in una prospettiva di business. I ricercatori e i progettisti olandesi hanno raggiunto un tale livello di esperienza che le loro soluzioni progettuali di adattamento ai cambiamenti climatici, e sopratutto ai rischi di inondazioni, iniziano ad essere richieste anche all’estero. Dopo la consulenza chiesta da parte della città di New Orleans ci sono trattative in corso- riferisce Piet Dircke, ad di Arcadis, una delle aziende più note in gestione dell’acqua- con diverse città dell’Africa del Sud est Asiatico e dell’America Latina.
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