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Sconfiggere i barbari con l’Animazione sociale

Che cosa intendiamo quando diciamo Animazione sociale come base per ripristinare nelle nostre periferie, e non solo, legalità e sicurezza?

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Mosul, l’ex capitale dell’ISIS riconquistata alla libertà, “rinasce con libri e musica” (Repubblica del 2/3/18):

“un gruppo di volontari sta adesso piantando rose e oleandri”,
“nel mercato di libri usati dell’Università un vecchio altoparlante diffonde le dolci note di un notturno di Chopin”,
“s’è disputata una maratona”,
“decine di migliaia di libri che diverse città del pianeta hanno inviato”,
“tra pochi mesi sarà pronta una nuova biblioteca”,
“hanno cominciato a scrivere romanzi, a dipingere, si sono dati alla fotografia”.

Perché ricorriamo a questa metafora estrema, Mosul ex capitale dell’ISIS, per spiegare l’Animazione sociale?
Perché sembra che questo concetto estremamente semplice ed intuitivo non riesce a bucare lo schermo, non solo lo schermo manipolato ed altamente epidermico dell’opinione pubblica (la famosa gente), ma anche quello di istituzioni, amministrazioni, politica.
Quando leggiamo che ad Ostia non si riesce, o meglio non si vuole, aprire una palestra in locali confiscati alla malavita organizzata.
Quando leggiamo che, sempre a Ostia, vengono chiesti presunti danni sia ai malfattori che a chi ha, inutilmente, cercato di riportare una spiaggia libera ai cittadini dopo anni di esproprio malavitoso tollerato e spalleggiato dalla locale amministrazione.
Quando si chiedono arretrati megagalattici e non dovuti ad associazioni che a Roma da decenni offrono servizi sociali che l’amministrazione non riesce ad erogare.
Quando inutilmente, perchè hanno perso tutti relativi processi con grande sperpero di risorse pubbliche pagate dalle tasse dei cittadini, s’intimidiscono dirigenti pubblici che hanno applicato norme decennali per favorire i servizi sociali offerti dall’associazionismo.
Quando si sottrae una piazza di Roma a un brillante e capace gruppo di ragazzi che l’ha tolta al degrado facendone una vetrina internazionale della cultura cinematografica.
Cosa dobbiamo pensare allora?
Che chi ci amministra è come l’ISIS?
O molto più modestamente che è ignorante, nessuna offesa ma nel senso letterale che ignora, del ruolo che l’Animazione sociale svolge.
E allora non ci resta che rileggergli quello che Ciro pensava dei Greci: “Non mi hanno mai fatto paura uomini che hanno un luogo d’incontro speciale in mezzo alla città, dove giurano questo e quello e si imbrogliano fra loro”.
Ebbene noi vogliamo, e lavoreremo per riuscirci, costruire un tale luogo in ogni periferia, in ogni territorio perchè quelle piazze diventino il luogo dell’incontro e della socialità, il luogo dove si sconfiggono i barbari così come i Greci sconfissero i Persiani.

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