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Vittime di violenza: il Municipio XI chiede l’attivazione del codice rosa

Il Consiglio del Municipio Roma XI ha approvato quest’oggi all’unanimità la Mozione che impegna il Presidente e la Giunta a sollecitare la Regione Lazio affinchè proceda con l’attivazione, presso i Pronto Soccorso di Roma, del Codice Rosa per le vittime di violenza – lo dichiarano le Consigliere del Partito Democratico Rossella Coltorti, Giulia Fainella ed Emanuela Mino, firmatarie dell’atto.

L’inserimento del Codice Rosa nell’insieme dei Codici di triage che vengono assegnati ai pazienti al Pronto Soccorso e che rilevano la gravità dell’intervento richiesto, è teso all’instaurazione di un procedimento che faccia interagire tutte le istituzioni interessate anche al fine di promuovere le conoscenze, condividere le procedure operative e sviluppando la collaborazione, rispondere in modo efficace a questo terribile fenomeno con una Task Force in grado di collaborare per la tutela delle vittime.

Analoga procedura è già attiva in diverse Regioni d’Italia, come in Toscana nella quale è presente già dal 2010; analogamente, la Regione Lazio, già nel febbraio del 2014, ha firmato il protocollo di istituzione del Codice Rosa che oggi, ad un anno di distanza non ha però avuto seguito. E’ quindi necessario che le ASL siano attrezzate affinchè una vittima di violenza che giunge in un Pronto Soccorso possa trovare un percorso dedicato e riservato dove ci sia personale idoneo e formato per intervenire. Nelle ipotesi di violenza, una volta attributo il Codice Rosa, potrà essere immediatamente attivata la rete di assistenza e sostegno necessaria e saranno predisposti dei locali ad hoc per garantire la massima riservatezza

Qui l’accesso sara riservato alle Forze dell’ordine e del personale medico e da qui inizierà un un percorso che prevede l’ausilio di assistenti sociali, psicologi e avvocati nonchè un servizio di orientamento sugli strumenti oggi disponibili, come i Centri antiviolenza e case rifugio per donne maltrattate.

Il fenomeno della violenza, sulle donne e non solo, ha ormai raggiunto livelli che non possono più essere accettati ed è preciso dovere delle Istituzioni quello di mettere in campo tutti gli strumenti utili a garanzia e protezione di chi delle violenze è vittima, in modo anche da prevenire, sempre più efficacemente, questa inaccettabile tendenza sociale: su queste tematiche, come Consigliere del Municipio, abbiamo sempre fatto sentire la nostra voce e così continueremo.




Oltre 10.000 firme per dire no alle botticelle

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Presentate oggi in Campidoglio il doppio delle firme necessarie raccolte in tre mesi da ANIMALISTI ITALIANI – AVA – AVCPP – ENPA – LAV – OIPA

 

OLTRE 10.000 FIRME PER DIRE NO ALLE BOTTICELLE

ORA LA DELIBERA VADA SUBITO IN DISCUSSIONE IN ASSEMBLEA CAPITOLINA

La delibera di iniziativa popolare depositata oggi dalle associazioni unite  

 

Roma 27 febbraio 2015 – Oltre 10.000 firme di cittadini romani rendono da oggi possibile il voto dell’Assemblea Capitolina sulla “Delibera di iniziativa popolare” depositata stamane in Campidoglio dalle associazioni animaliste unite per dire basta alle botticelle, sia per motivi etici che economici, con un sì alla tutela dei cavalli e alla riconversione delle licenze in altre attività di trasporto.

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Il Comitato di volontari e cittadini ha raccolto il doppio delle firme necessarie che ora obbligano il Consiglio Comunale a calendarizzare la discussione della Delibera entro la prossima estate.

“Fra qualche settimana sapremo quanti Consiglieri comunali sono vicini ai cittadini che protestano e ai cavalli che soffrono e quanti invece dalla parte di una tradizione obsoleta che altre città, a partire da New York,  stanno abolendo – dicono i rappresentanti di Animalisti Italiani, AVA, AVCPP, LAV, ENPA e OIPA – La proposta nasce dai cittadini, non è targata da alcun Gruppo, fa salva anche l’occupazione dei vetturini e quindi potrà raccogliere trasversalmente il maggior numero possibile di voti”.

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“Va intanto bloccata la proposta dell’Assessora Estella Marino di peggiorare il vigente Regolamento comunale, una proposta scritta per far diminuire la tutela degli animali e che abolirebbe, fra l’altro, il divieto di esercizio delle botticelle nelle ore più calde da giugno a settembre – dicono le Associazioni – Quello che è il sentire comune della stragrande maggioranza dei romani va proprio in direzione opposta. Ed è questo comune sentire che interpretiamo e a cui dà voce formale la proposta di Delibera popolare”.




Torneremo tutti agricoltori, e sarà la nostra salvezza

Dal biologico alla bioeconomy, l’Italia agricola è in pieno boom, a colpi di saperi e di innovazione.

Forse ha ragione Nietzsche, forse la storia è davvero un eterno ritorno dell’eguale. Negli anni ’50 eravamo una terra di agricoltori diventati operai. Nel giro di vent’anni gli operai sono diventati impiegati. Il problema sono i figli degli impiegati, cui era stata promessa la luna di un lavoro creativo, senza cravatte, gerarchie, noia. E che, complice la crisi economica, si sono ritrovati, molto più prosaicamente, senza un lavoro. Molti di loro ancora non si sono rassegnati a cercare il loro personale eldorado nella giungla del terziario avanzato. Altri, invece, sono tornati al punto di partenza, ai campi e alla terra: nel 2013, le iscrizioni ai dipartimenti di agraria in tutta Italia sono aumentate del 40% circa.
Pauperismo, anti-capitalista? Decrescita felice? Niente di tutto questo. Al contrario, nel 2013, il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è cresciuto del 4,7%, mentre il Pil italiano cadeva di quasi due punti percentuali. Nello stesso periodo, anche l’export agricolo italiano è cresciuto del 5%. A differenza di quel che è accaduto in altri settori, questa crescita ha avuto effetti benefici anche sull’occupazione. Nel secondo trimestre del 2014 – periodo di calo del Pil, tanto per contestualizzare il dato – l’occupazione del settore agricolo è cresciuta del 5,6%.
I numeri di un primato
Dati sorprendenti, questi, ma non certo frutto di una strana e fortunata congiunzione astrale. Pochi se ne sono accorti, in questi anni, ma l’agricoltura è una delle poche vere eccellenze che sono rimaste a questo paese. Come ben racconta l’ultimo rapporto di Fondazione Symbola dedicato all’agricoltura, sono ben 77 i prodotti in cui la quota di mercato mondiale dell’Italia è tra le prime tre al mondo, 23 – pasta, pomodori, aceto, olio, fagioli, tra questi – in cui è la prima.

La nostra capacità di primeggiare è figlia, soprattutto, della grande qualità delle nostre produzioni. Non è un caso, peraltro, che non ci sia agricoltura in Europa – e poche al mondo – che abbiano una capacità di generare valore aggiunto quanto quella italiana. Da noi, un ettaro di terra, produce 1989 euro di valore aggiunto: ottocento euro in più della Francia, il doppio di Spagna e Francia, il triplo dell’Inghilterra.

Che ci crediate o meno, la nostra – con le sue 814 tonnellate di gas serra emesse per ogni milione di euro di prodotto – è anche una delle agricolture più “pulite” d’Europa. Molto più di quella inglese, ad esempio, che di tonnellate ne emette 1935, o di Germania e Francia, rispettivamente 1.339 e 1.249. È anche una delle più sicure, nonostante tutto: lo scorso anno, solo lo 0,2% dei prodotti agricoli made in Italy ha presentato residui chimici con valori oltre la norma. In Europa questa percentuale è salita all’1%, sino ad arrivare all’1,9% della Francia e al 3,4% della Germania.

Altro dato piuttosto sorprendente è la nostra primazia nell’economia delle produzioni biologiche. Nessun paese Europeo ha tanti produttori quanti ne ha l’Italia, che ne può contare ben 43.852, il 17% di tutti i produttori europei. Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini continentali, siamo anche sesti al mondo per ampiezza delle superfici a biologico, che crescono a un ritmo di 70mila ettari l’anno.

Chiamatela bioeconomy
Il risultato di quest’eccellenza è il frutto dell’innesto di menti giovani e di pensieri innovativi dentro mestieri antichi: oggi, un’azienda agricola su tre è guidata da persone che hanno meno di trentacinque anni. Non ci sono solo loro e non c’è solo l’anagrafe, tuttavia. L’intreccio con nuovi saperi e nuove tecnologie sta davvero cambiando i connotati all’agricoltura: «Un tempo agricoltura era sinonimo di coltivazioni con finalità alimentari, oggi non è più così», spiega Gianluca Carenzo, Direttore del Parco Tecnologico Padano di Lodi, centro di eccellenza nel settore delle biotecnologie e dell’agroalimentare: «Oggi – continua – l’agricoltura è una piattaforma su cui si innestano molteplici tipi di industrie, dalla alimentare alla chimica, dall’energia al tessile».
Ciò di cui parla Carenzo ha un nome: si chiama bioeconomy e comprende tutte le produzioni sostenibili di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione, come ad esempio quella dei flussi di rifiuti in cibo, mangimi, o prodotti bio-based, come le bioplastiche, i biocarburanti e bioenergia. Un macro-settore, questo, che seppur neonato in Italia vale già 241 miliardi di euro e occupa 1,6 milioni di persone. Al suo interno sono nate e crescono colossi come Novamont o piccole realtà innovative come Bio-on, giovane impresa modenese che produce plastiche dagli scarti della lavorazione delle barbabietole da zucchero e che venerdì 23 ottobre 2014 si è quotata con successo in Borsa, nel listino Aim dedicato alle piccole e medie imprese. O ancora, come la bioraffineria di Beta Renewables di Crescentino, in provincia di Vercelli, la prima di seconda generazione al mondo, che produce 75 milioni di litri di etanolo l’anno usando soltanto le biomasse di scarto – paglia di riso, soprattutto – disponibili in un raggio di 70 km dallo stabilimento.
«Nelle start up che incubiamo nel Parco Tecnologico Padano – spiega ancora Carenzo – lavorano assieme giovani laureati in agraria, ingegneri, informatici. Il loro potenziale innovativo sta tutto nel mix delle diverse competenze». Due anni fa, il Parco ha lanciato il concorso Alimenta 2 Talents, finalizzato a offrire formazione, risorse e le competenze dei ricercatori del Parco alle più innovative startup del settore. Tra i finalisti del 2013 ci sono realtà come Orange Fiber, che crea tessili sostenibili da rifiuti di agrumi – 700mila tonnellate solo in Italia – utilizzando le nanotecnologie. O come The Algae Factory che produce pasta, cosmetici e altri prodotti a base di alga spirulina. O, ancora, come Coffee Reloaded, che si occupa di usare i fondi di caffè – in Italia ne vengono consumati 45 quintali al giorno – come fertilizzanti.

Sia che si parli di agricoltura per uso alimentare, sia che si parli di bioeconomy, l’Expo dell’anno prossimo potrebbe davvero essere un trampolino di lancio: «Siamo crescendo – spiega ancora Carenzo – anche se ci muoviamo senza alcuna strategia nazionale sul tema». Per Expo, continua, «dobbiamo farci trovare pronti: è una straordinaria occasione per capire se e come potremo declinare le nostre tecnologie in un contesto globale che ci pone tante domande. Una su tutte, come si possono sfamare, vestire, riscaldare nove miliardi di persone senza distruggere il pianeta». Forse la nuova agricoltura non salverà solo l’Italia, insomma.

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Malagrotta: dal consiglio di Stato ok al ripristino ambientale

discarica-di-malagrotta2_2_originalUn’ottima notizia per la Valle Galeria è quella che oggi arriva dal Consiglio di Stato che ha dato il sostanziale via libera al ripristino ambientale e alla bonifica dell’area di Malagrotta, come disposto da un’ordinanza del Campidoglio del 2011: dopo il “no” del TAR del Lazio alla realizzazione di una discarica a Monti dell’Ortaccio d’inizio Gennaio, questo è l’ennesimo pezzo di un puzzle che serve a ricomporre una ferita lunga un quarantennio che questa città e l’Amministrazione Marino ha l’esigenza e la voglia di chiudere e sanare.

Il Consiglio di Stato ha infatti ribaltato, accogliendo gli appelli presentati da Roma Capitale, dall’Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) e dall’Associazione Codici, la sentenza del TAR del Lazio che aveva bocciato l’ordinanza del 2011 con la quale l’allora sindaco Alemanno intimava alla Giovi, in qualità di gestore di Malagrotta, di mettere in sicurezza la discarica effettuando le opere di bonifica necessarie a fronteggiare i fenomeni di inquinamento della falda. Con la sentenza di oggi i giudici hanno anche disposto di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica di Roma perché ritengono possano esserci ipotesi di reato.

Una sentenza importante che va nel senso del lavoro fatto sinora dall’amministrazione Marino che, appena insediato nel Settembre 2013, ha provveduto alla chiusura di Malagrotta escludendo così il monopolista Cerroni dalla gestione romana dei rifiuti. Questo atto è stato il primo passo per attivare un ciclo dei rifiuti capace nel tempo di fare a meno di discariche ed inceneritori e che, con l’estensione della raccolta “porta a porta” a un sempre più grande numero di aree, punta con determinazione sulla differenziazione, sul riciclo e sul riuso dei rifiuti. La decisione poi intrapresa dal Consiglio di Stato di inviare alla Procura gli atti contribuirà a rendere chiare le responsabilità di chi per anni, sulle spalle e sulle vite di molti cittadini e danneggiando irreparabilmente un ecosistema, ha lucrato: il risultato di oggi, come quelli ottenuti in passato, non può anche non ascriversi agli stessi cittadini che vivono e lottano in quel territorio, con l’obiettivo di veder nelle parole e nei fatti riqualificata la Valle Galeria.

Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.




Crescente successo del Civic Crowdfunding: come i cittadini salvano il proprio territorio

Si moltiplicano le campagne di crowdfunding che coinvolgono direttamente i cittadini per finanziare iniziative a favore del territorio.

Se crowdfunding significa finanziare un’iniziativa con il contributo della gente, mai definizione si adattò maggiormente al fenomeno che sta sempre più prendendo piede anche in Italia: il Civic Crowdfunding.

Si tratta, di fatto, di utilizzare le forme del reward o del donation crowdfunding per sostenere iniziative d’impatto territoriale i cui beneficiari sono gli abitanti del territorio stesso e non, “altri”, per esempio, un gruppo di persone (es. una startup) o un singolo individuo. I primi casi si sono verificati all’estero ma anche in Italia si stanno moltiplicando in fretta.

Il ponte pedonale di Rotterdam – All’inizio fu il ponte di Rotterdam, un ponte pedonale in legno soprannominato il Luchtsingel di 350 metri. I cittadini sono stati invitati ad aiutarne il finanziamento con donazioni di qualsiasi importo, da 25€ per una tavola a €1.250 per una sezione dell’intero ponte. In cambio potevano inscrivere le tavole finanziate con il proprio nome o qualsiasi altro testo a loro scelta. Il ponte è stato ultimato nel 2013 per una lunghezza superiore alle attese iniziali.

Bologna, il restauro del portico di San Luca – Un passo per San Luca, progetto per il restauro del più lungo porticato del mondo, è stato promosso dal Comune di Bologna e dal Comitato per il restauro del Portico di San Luca, e si è reso possibile grazie alla collaborazione con Ginger, piattaforma di crowdfunding focalizzata su progetti relativi al territorio dell’Emilia Romagna. La campagna ha raccolto quasi €340.000, dei 300.000 previsti, da oltre 7.000 donatori.

Firenze, il restauro del battisteroAbbraccia il battistero, è l’iniziativa promossa da Unicoop Firenze per coinvolgere i cittadini in una raccolta che aiuti il restauro del Battistero di San Giovanni. Non si tratta tuttavia di un crowdfunding on line, bensì off-line, per cui chi vuole potrà donare un minimo di €5 presso i supermercati Coop e riceverà in cambio l’onore di essere iscritto al Registro dei benefattori dell’Opera di Santa Maria del Fiore ed archiviato nell’Archivio Storico che esiste dal 1296.

Giornata delle Ferrovie dimenticate – organizzato dalla Confederazione Mobilità Dolce (Co.Mo.Do.) che ingloba le più importanti associazioni ambientaliste, l’evento, che si terrà il prossimo 8 Marzo, nasce per sensibilizzare le istituzioni nazionali, regionali e locali, affinché oltre 6400 km sul totale della rete di ferrovie dismesse in Italia vengano salvati. Si tratta di vie ferrate abbandonate che invece potrebbero diventare vie verdi, corridoi ecologici per una multiutenza armonica e per lo sviluppo del turismo ferroviario. La campagna per contribuire alla organizzazione dell’evento è ospitata da Eppela.

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Sergio Mattarella giura da Presidente della Repubblica: il testo del discorso

La corruzione in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili» ha detto il nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento davanti alle Camere riunite. «La corruzione – ha proseguito – favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci». Forte anche il riferimento di Mattarella alla lotta alle mafie. «Allarmante – ha detto – è anche la diffusione delle mafie in luoghi diversi da quelli tradizionali». «Dobbiamo incoraggiare e sostenere l’attività della magistratura e delle forze dell’ordine» che combattono corruzione e mafia. «Per sconfiggere la Mafia – ha detto il presidente – serve una moltitudine di persone oneste e capaci»

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Elogio della brevità

“Breve succinto e compendioso” si diceva una volta: Concita De Gregorio oggi su Repubblica raggiunge i vertici di questa vecchia regola. Ci regala una grande lezione di scrittura: ” – Il mio pensiero va soprattutto, anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E’ sufficiente questo. Grazie. – Diciotto parole, 128 caratteri. Il nuovo Presidente, Sergio Mattarella, ha la misura di twitter incorporata nella discrezione atavica, nella sottrazione come metodo. Quelli che per Renzi sono slogan per lui sono la misura e la forma naturale del pensiero. Nessuno sforzo, in entrambi i casi. I capolavori del resto hanno questo di speciale. L’assenza di sforzo apparente. Vedi un disegno fatto senza staccare la matita dal foglio, un tuffo da dieci metri senza schizzi, un ballerino che si alza di un metro da terra e pensi bello, facile. Poi sono Picasso Greg Louganis e Nureyev ma tu sempre pensi: gli è venuto facile.”

E la conclusione, poi, secca e tranchant: “Overbooking, come sempre, sul volo di chi ha vinto.”

Per finire con il commento: 96 caratteri più lapidari di qualsiasi paginata professorale: “I partiti politici coi nomi inventati nascono e muoiono, sono le culture che non si esauriscono.”

E conclude, chiudendo il cerchio, con Bonaiuti: ” – Renzi (…) Sembra che gli riesca tutto senza sforzo – Sembra, dice, che gli riesca facile.”




Boom dell’equità crowdfunding in USA nel 2014

Nel 2014 l’equity crowdfunding negli USA ha visto un vero e proprio boom, con 278 milioni di dollari investiti.

Fund Wisdom, società che analizza gli investimenti in equity, ha rilasciato la sua prima relazione annuale sugli investimenti effettuati attraverso piattaforme di Equity Crowdfunding in USA, Investment Insight per il 2014. Il report fornisce i dettagli delle offerte on-line di equity nell’ultimo anno sulle principali piattaforme di investimento USA, tra cui AngelList, SeedInvest, WeFunder, Onevest, Fundable, EquityNet, Return On Change, CrowdFunder e EarlyShares. Lo studio rileva che le offerte hanno chiuso l’anno con più di $278m investiti. La dimensione media dei 296 round chiusi durante l’anno è stata di $1.06m, mentre, quanto a piattaforme, la parte del leone l’ha fatta AngelList che ha contribuito con il 51% della raccolta.

Fund Wisdom ritiene inoltre che le maggiori piattaforme di investimento si stanno attrezzando per aumentare offerte e servizi aggiuntivi alle Startup per la raccolta di fondi on line nel 2015. Le opportunità di investire on-line nelle imprese e negli imprenditori sono abbondanti e il numero aumenterà dal momento che l’interesse degli investitori per questo tipo di investimento alternativo continua a crescere. La crescita sarà ancora più sostenuta grazie all’allargamento della base degli investitori, che il regolamento USA limita per ora ai soli investitori accreditati.

Tra i punti più interessanti rilevati dalla ricerca, emerge che le società utilizzano le piattaforme di equity crowdfunding principalmente come canale di marketing, per chiudere poi off-line il grosso dei deal.

Inoltre, emerge anche che i settori che hanno raccolto di più sono quelli del Mobile e del Wearable computer, e che alcune società hanno offerto equity a fronte di obbligazioni convertibili.

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Contenimento consumo di suolo: nuova legge nell’anno di Expo 2015

Consiglio Nazionale Architetti: la proposta Braga-Fiorio lega finalmente la riduzione dell’uso del suolo alla la rigenerazione e al riuso delle città

È ripreso ieri alla Camera l’esame del disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. Sul tavolo delle Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura di Montecitorio la nuova formulazione del disegno di legge, proposta dai deputati Chiara Braga e Massimo Fiorio.

Con la nuova formulazione del testo base “si introducono nella normativa vigente i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo, attraverso la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola – spiegano Braga e Fiorio. Il meccanismo ereditato dalla proposta già condivisa con le Regioni permette di definire una riduzione progressiva del consumo di suolo coerente con l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050”.

“Il nostro obiettivo – continuano i due relatori – non è avere una legge di bandiera e nemmeno una norma punitiva nei confronti dell’attività edilizia. Quello che vogliamo garantire è un’effettiva salvaguardia del suolo dai rischi di un’edificazione sconsiderata, come purtroppo è avvenuto in passato, e nello stesso tempo sostenere con misure positive le azioni di riuso e rigenerazione urbana che devono rappresentare il futuro dell’edilizia”.

“Siamo pronti – concludono Braga e Fiorio – a lavorare sugli emendamenti che verranno presentati dai gruppi, per verificare la possibilità di ulteriori modifiche migliorative. Sarebbe certamente motivo di soddisfazione per il Parlamento riuscire a dare al nostro Paese una legge a tutela di un bene primario come il suolo proprio nell’anno di Expo”.

Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, la nuova formulazione introduce “finalmente un epocale cambio di paradigma ed un nuovo approccio al governo del territorio che lega in modo logico e indissolubile la progressiva riduzione dell’utilizzo del suolo non edificato e la rigenerazione e il riuso delle città, e che è in linea con quanto auspicano da tempo gli architetti italiani”.

“Tutto ciò – continua il Cnappc – non rappresenta solo una sana politica ambientale, ma anche l’unica possibilità, per Regioni e Comuni, di continuare a sostenere i costi dei servizi infrastrutturali, senza aumentare ulteriormente le tasse ai cittadini”.

“Apprezziamo – prosegue Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani – che il testo preveda non solo un sistema di incentivi, ma anche l’abrogazione dello scandaloso comma 8 dell’articolo 2 della Finanziaria 2008 (Legge 244/2007), che destinava i proventi dei titoli abilitativi edilizi alla spesa corrente delle Amministrazioni locali, con i risultati di degenerazione delle aree urbane che sono noti a tutti”.

“Per rigenerare l’Italia – continua il Cnappc – è fondamentale aver riportato gli oneri alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, al risanamento di complessi edilizi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico e sismico”.

“La proposta Braga-Fiorio, alla quale proporremo ulteriori miglioramenti – sottolinea Freyrie – pone le premesse di una prossima Legge di governo del territorio innovativa che ci auguriamo sappia liberare le energie latenti nella rigenerazione urbana, salvaguardando i paesaggi italiani: sarebbe finalmente il superamento dell’urbanistica ‘di parte’, per rispondere non ideologicamente ai temi della tutela ambientale, investendo nel rinnovo urbano e delle periferie”.

“Ora – concludono gli architetti – ci aspettiamo un iter di approvazione rapido, indipendente dalle litigiosità della politica nazionale, cosicchè la legge giunga in porto prima dell’approvazione di quella sul governo del territorio, di cui è la premessa logica. L’auspicio è che le Regioni evitino una sterile competizione con lo Stato e che, invece, contribuiscano a migliorare il testo, emanando solo in seguito i provvedimenti di loro competenza: solo uscendo dalla logica della concorrenza per passare, invece, a quella della cooperazione, possiamo avere gli strumenti per ridisegnare le città italiane e mettere in sicurezza uno dei territori più preziosi e belli del mondo”.

disegno di legge

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Quelli che il 2000 ragazzi e ragazze nel nuovo Millennio

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