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Nuova cella solare a concentrazione con un’efficienza del 45,7%

Dagli Usa una cella solare multigiunzione ideata per moduli a concentrazione che, grazie a uno strato aggiuntivo assorbente, riesce a catturare porzioni più ampie dello spettro solare

Il centro di ricerca statunitense National Renewable Energy Laboratory (NREL) del Dipartimento dell’energia statunitense (DOE) ha annunciato di aver ottenuto un’efficienza di conversione del 45,7% per una cella solare a concentrazione a quadrupla giunzione. Secondo quanto comunicato dal NREL, tale risultato rappresenta una delle efficienze più alte mai raggiunte per qualsiasi tipo di cella solare.

Strato assorbente aggiuntivo di alta qualità
La nuova cella solare, progettata per funzionare in un sistema fotovoltaico a concentrazione (CPV) riesce a raggiungere un fattore di concentrazione di 1000 soli in totale, migliora notevolmente i precedenti standard, grazie a uno strato assorbente aggiuntivo di alta qualità.
Le celle solari multigiunzione sono una tecnologia molto promettente perché riescono a catturare porzioni più ampie dello spettro solare rispetto a quelle tradizionali. La combinazione di materiali caratterizzati da un ‘band gap’ (conosciuta anche come ‘energia proibita’) ottimale è fondamentlae per ottenere l’alta efficienza. La sfida sarà quella di  mantenere l’alta qualità dei materiali, integrandoli in una cella complessa capace di una fotoconversione efficiente.

La caratteristica di questo dispositivo multigiunzione è l’altissima qualità delle sub-celle reticolari non corrispondenti, ha dichiarato Ryan France, scienziato del NREL  e progettista della cella solare. I materiali reticolari corrispondenti richiedono l’introduzione di alcuni elementi nel dispositivo, chiamati ‘dislocazioni’ che possono drasticamente ostacolarne le prestazioni.

Il NREL è riuscito a controllare e limitare queste dislocazioni nelle zone inattive del dispositivo, consentendo anche ai materiali altamente non corrispondenti di essere utilizzati in una cella multigiunzione. La massima efficienza della cella, pari al 45,7% è stata misurata con uno spettro AM 1,5 a una concentrazione di 234 soli. Secondo gli sviluppatori la tecnologia è però in grado di raggiungere il 45,2% di efficienza anche con una concentrazione di 700 soli.

Risultati convalidanti dal laboratorio NREL, si attende la verifica esterna

Il laboratorio di misurazioni cellulari del NREL ne ha convalidato l’efficienza. In particolare, le misure ad elevata concentrazione sono state verificate con simulatore flash (T-HIPPS), in grado di controllare in modo accurato lo spettro di luce concentrata e di garantire che ciascuna giunzione del dispositivo riceva una quantità di luce rappresentativa dello spettro solare, riducendo notevolemente gli errori nella misurazione. La cella è stata inviata ad un laboratorio esterno accreditato per testarne la validità e per una conferma dei risultati ottenuti.

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Radio-walkshow “Corviale United Roofs. Un ecosistema urbano glocal” x #romacreativa

corviale2011-300x20122 gen 2015 – 15:00 / 22 gen 2015 – 16:00

Nell’ambito di Piedi per Terra e Testa nel Cloud. Esplorazioni urbane per una mappa attiva della memoria partecipata, progetto x #romacreativa realizzato con il sostegno di Roma Capitale- Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Dipartimento Cultura

Radio-walkshow “Corviale United Roofs. Un ecosistema urbano glocal”

con Laboratorio Progettazione Architettonica-Università del Molise, CarteInRegola

partenza dalla Biblioteca Renato Nicolini (Via Marino Mazzacurati, 76)

Si tratta di un’esplorazione all’interno di uno dei condomini più
lunghi d’Europa: Corviale. La conversazione nomade avrà come voci
quelle delle associazioni, delle comunità territoriali e in
particolare di Stefano Panunzi, con cui avevamo curato anni fa una
visione strategica di Corviale, “PalindRoma”. Con questo docente del
Laboratorio di Progettazione Architettonica dell’Università del Molise
si parlerà del ROOF Top FARM: un progetto di rigenerazione delle
superfici di copertura con verde pensile per produzione alimentare con
terra (orti) e senza terra (serra idroponica), per assorbimento
calore, polveri sottili e acque piovane (giardino pensile).

Lungo l’itinerario saranno utilizzati dei mobtag, codici digitali che
permetteranno agli smartphone di linkare a repertori multimediali
inseriti nel geoblog delle “microstorie” di Corviale: un’esperienza
già avviata da Urban Experience nel 2011, con un’attività di
animazione multimediale che ha coinvolto i bambini delle scuole
elementari di Corviale.

Tra i repertori tratti dal cloud sarà messo in ascolto, attraverso le radio-cuffie, anche il report video del walkshow realizzato nella mezzanotte del gennaio 2012, con il CorvialeUrbanLab e MarteLive, che ha rappresentato uno dei momenti più creativi e partecipati di quel condominio-monstrum che da criticità urbanistica si sta rivelando in questi ultimi anni come uno degli esempi più emblematici di rigenerazione urbana.

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Ingegneria dell’Ambiente

Ingegneria dell’Ambiente pubblica articoli riguardanti la ricerca tecnico-scientifica nei campi di interesse dell’Ingegneria Sanitaria-Ambientale e si propone come strumento in lingua italiana per raggiungere e dialogare con il mondo dei tecnici ambientali, dei liberi professionisti, dei funzionari della pubblica amministrazione, dei formatori e degli Enti di controllo.

Vol 1, N° 1 (2014)

Editoriale
Stefano Cernuschi

Rimozione completamente autotrofa dell’azoto: passato, presente e futuro
Tommaso Lotti, Davide Scaglione, Aronne Teli, Roberto Canziani, Elena Ficara, Francesca Malpei

Fattori di emissione dalla combustione di legna e pellet in piccoli apparecchi domestici
Stefano Caserini, Senem Ozgen, Silvia Galante, Michele Giugliano, Francesca Hugony, Gabriele Migliavacca, Carmen Morreale

Prevenzione dei rifiuti tramite la distribuzione di prodotti alimentari sfusi: un confronto basato sulla metodologia LCA
Giovanni Dolci, Simone Nessi, Lucia Rigamonti, Mario Grosso

Determinazione in continuo della quota di energia rinnovabile prodotta dai termovalorizzatori di rifiuti
Marco Cesare Viganò, Roberto Guandalini, Mario Grosso

Trattamenti di ossidazione e di riduzione chimica per la bonifica di sedimenti contaminati
Alessandro Careghini, Kevin Gardner, Scott Greenwood, Andrea Mastorgio, Sabrina Saponaro, Elena Sezenna

Primo intervento di bonifica in Italia di terreni contaminanti da IPA, mediante ISCO con ozono in fase gas
Marco Morando, Andrea Bombieri, Elio Crescini, Giuseppe Rea, Andrea Guerini

EMAS e certificazioni ambientali, semplificazione normativa e agevolazioni per le imprese
Valentina Scaglione, Massimo Mauri

EcoSTP 2014 – Ecotechnologies for wastewater treatment
Roberto Canziani, Francesco Fatone

Consulta gli articoli




Spazi vuoti rianimati dalle startup sociali

Erano le ciminiere a delineare, nell’Ottocento, il profilo delle città. Oggi sono i palazzi e i capannoni, simboli del mix tra terziario e manifatturiero. Nell’economia della conoscenza quali saranno i luoghi che disegneranno il profilo del futuro? Per scoprirlo basta seguire le tracce dei luoghi dell’innovazione e della creatività, come i fablab, i coworking, gli incubatori, i luoghi culturali come le esposizioni d’arte, co-housing, nuove residenze d’artista, luoghi di nuovo welfare. Queste attività stanno trovando una nuova casa nei tanti luoghi abbandonati disseminati per l’Italia. All’insegna della sostenibilità.

Il paese dispone di un patrimonio di oltre sei milioni di beni inutilizzati o sottoutilizzati (significa più di due volte la città di Roma) tra abitazioni ed altri immobili pubblici, parapubblici e privati, come ex fabbriche e capannoni industriali dismessi, ex-scuole, asili, oratori e opere ecclesiastiche chiuse, cinema e teatri dismessi, monasteri abbandonati, spazi di proprietà delle società di Mutuo Soccorso e delle Cooperative Case del Popolo, Cantine Sociali, colonie, spazi comunali chiusi (sedi di quartiere ed altri spazi di proprietà quali lasciti), beni confiscati alla mafia, “paesi fantasma”. E la lista dell’Italia lasciata andare a se stessa è lunghissima.

È proprio in questi luoghi marginali, in questi residui della storia che si stanno scrivendo pezzetti di futuro, fatto di innovazioni, micro-impresa e talenti creativi, accompagnata sempre dall’entusiasmo delle comunità. «Non è la grande industria, l’infrastruttura che in altre epoche cambiava i destini di un paese. Si tratta di nuove nicchie di mercato, magari piccole e locali, ma che funzionano» spiega Giovanni Campagnoli, che ha raccolto le migliori best practice sul sito www.riusiamolitalia.it. Ne emerge un’Italia in fermento, con luoghi marginali che tornano a rinascere grazie soprattutto alla spinta di giovani. Non si tratta solo di presidi sociali sul territorio ma di vere e proprie attività economiche nell’ambito del welfare, dell’educazione, del turismo, della green economy. «I giovani mettono in campo piani di sostenibilità economica con startup sociali e culturali – aggiunge Campagnoli, autore del libro Riusiamo l’Italia (edito da Il Sole 24 Ore) –. Puntano alla diversificazione delle entrate, dipendono sempre meno da enti pubblici e sono più autonomi, grazie alla raccolta fondi, alle fondazioni ex bancarie, alla partecipazione a bandi». Così ad esempio a Rovereto lo spazio giovani Smart Lab, gestito da un’associazione di promozione sociale, nei primi sei mesi di avvio ha oltre 3.200 soci, l’80% under 35, occupandosi di programmazione musicale, artistica, incubatore di imprese, spazi co-working, sale prove, culture giovanili (generando un fatturato previsto, per questo primo anno, di circa 250mila euro).

«Questi spazi sono veri e propri “beni comuni” – scrive Campagnoli nel libro – che possono rappresentare una piccola, ma significativa misura “anticiclica”, perché producono occupazione giovanile, risorse economiche, socialità, cultura, aggregazione, sviluppo locale». Campagnoli, che lavora da anni nel sociale ed è di formazione bocconiana, ha anche calcolato l’impatto sull’occupazione: l’intervento anche solo sull’1 per mille degli immobili indurrebbe la creazione di 73mila posti di lavoro, con un contributo al calo dell’occupazione del 4,8 per cento. La stima potrebbe certamente crescere laddove il pubblico agisca da facilitatore. E proprio con questa consapevolezza il Comune di Bologna ha approvato a febbraio di quest’anno il «Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani». Altri 15 Comuni lo hanno adottato e un’altra cinquantina ci stanno lavorando. Perché il problema maggiore è come risolvere alcuni ostacoli, anche burocratici, come per esempio l’assunzione di responsabilità.

Cosa succede se qualche genitore si fa male mentre sistema la scuola del figlio il sabato? Il regolamento scioglie questo e altri nodi riuscendo così a dare applicazione concreta al principio di sussidiarietà. «Di fatto il regolamento libera risorse – spiega Gregorio Arena, docente di Diritto amministrativo all’Università di Trento e presidente di Labsus, che ha lavorato due anni col Comune per il regolamento –. E permette un salto culturale per cui agli occhi dello Stato i cittadini diventano portatori di capacità, di risorse, non più oggetto di bisogni da soddisfare». E a Bologna da due anni il Comune offre gratis gli spazi abbandonati nei quartieri. Sono un centinaio di palazzi e 1.200 aree di edilizia pubblica concessi a costo zero o a bassi canoni per far ripartire l’aggregazione e l’economia.

Anche lo Stato, a livello centrale, si muove. L’anno scorso il ministero della Difesa ha annunciato la concessione gratuita di 700 tra caserme, depositi, fortificazioni, bunker, terreni e rifugi alpini. La formula prescelta dovrebbe essere la valorizzazione d’onore con una concessione gratuita per dieci anni a chi presenterà un adeguato progetto. Il ministero conferma l’intenzione di dare seguito all’annuncio, con iniziative nei primi mesi del 2015.

 

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Acqua potabile ed elettricità dai rifiuti organici umani, il progetto riuscito della fondazione di Bill Gates

Progetto Omniprocessor è stato finanziato dal magnate americano Bill Gates

Acqua potabile dai rifiuti umani. E’ questo l’ultimo progetto finanziato da Bill Gates attraverso la sua fondazione, la Bill & Melinda Gates Foundation.

Il progetto, che prende il nome di Omniprocessor, è stato sviluppato dalla società di Seattle Janicki Bioenergy per trasformare i rifiuti umani in energia rinnovabile e acqua potabile.

E lo dimostra lo stesso Gates sorseggiando un bicchiere d’acqua e dichiarando:

Un bicchiere di deliziosa acqua potabile. Come quella di una bottiglia.

Il progetto Omniprocessor è stato creato principalmente per affrontare sia il problema della scarsa igiene che la frequente mancanza di acqua potabile ed energia elettrica nei Paesi in via di sviluppo.

COME FUNZIONA. Al momento l’impianto di prova si trova a Seattle, ma presto ne sarà realizzato uno in Senegal, nella città di Dakar, dove entrerà in funzione a pieno regime per la sperimentazione a fine 2015. Grazie ad un motore a vapore questo macchinario è in grado di trasformare i rifiuti organici in elettricità e acqua potabile producendo esclusivamente cenere come rifiuto da smaltire. Il macchinario impiega solamente cinque minuti per trasformare rifiuti organici solidi in acqua potabile ed è in grado di produrre fino a 86.000 litri di acqua al giorno e 250 kW di energia elettrica con i rifiuti organici di circa 100.000 persone.

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La favola milionaria di Gianluigi: “Dal Salento agli Usa l’eolico per tutti”

A neanche 20 anni ha brevettato in Puglia le mini pale “casalinghe” sulle quali un gruppo di finanziatori americani sta investendo cinque milioni e mezzo di euro. “Da una piccola startup ai capitali stranieri, ma la produzione resterà in Italia”

La Befana, nella calza di un ragazzo salentino, ha infilato cinque milioni e mezzo di euro; e quando è ripartita, per l’America o chissà dove, invece della scopa, era a cavallo di una mini turbina eolica fatta in Puglia. Questa storia è una fiaba da raccontarci la sera per credere ancora che non è tutto perduto.
Non è tutto perduto se esistono ragazzi come Gianluigi Parrotto che, senza chiedere un euro a nessuno, si è inventato un prodotto innovativo, ci ha costruito attorno una azienda e ha avuto così successo che in un anno appena ha venduto tutto ad un misterioso gruppo americano non con l’obiettivo di diventare ricco, ma per continuare a produrre turbine – e non solo – nella sua terra: «Voglio far nascere altre startup nel Salento» dice con la sua parlantina sicura, e per un attimo dimentichi che lui stesso è nato soltanto nel 1994: ha vent’anni.

Ma chi è davvero? E come ha fatto?
«Sono nato a Poggiardo, in ospedale, ma i miei stavano a Casarano, in provincia di Lecce. Dopo il biennio di Istituto industriale, a 16 anni mi sono trasferito da solo a Brindisi perché volevo frequentare una nuova scuola di cui avevo letto meraviglie».

Parla del Majorana, dove il preside Salvatore Giuliano aveva appena iniziato la sperimentazione di libri scritti da docenti, computer e wi-fi per tutti, lezioni “rovesciate”, classi scomposte e colorate: il progetto Book in Progress. Parrotto è subito uno degli studenti migliori. L’anno seguente, la prima coincidenza: su un volo da Brindisi a Roma siede accanto a un piccolo produttore bresciano di impianti fotovoltaici.
«Proprio quel giorno a Casarano avevano iniziato l’installazione di pannelli che non mi piacevano affatto. “Possibile fare di meglio?”, gli chiedo». Una mini turbina eolica, niente di davvero speciale in fondo. «Sì, ma avevo davanti due strade: o diventavo un venditore di turbine o me ne inventavo una mia. Ho scelto la seconda».

Dopo i primi prototipi, realizzati in un capannone a Brescia, nel maggio del 2012 Parrotto presenta domanda di brevetto: la sua mini turbina ha una distanza fra albero e vele che le permette di partire anche con pochissimo vento, «arriva ad un picco di potenza di 6 kilowatt con appena 130 rotazioni al minuto».

Nel marzo del 2013 nasce la GP Renewable, le iniziali del fondatore nel nome. A dicembre il primo impianto viene installato in Puglia: «Lo abbiamo venduto sottocosto, per 13 mila euro». Già, e i soldi? Dove ha trovato Parrotto i soldi per partire? Non dai bandi pubblici, «mai partecipato»; non dagli investitori professionali in startup, i venture capitalist, «mai visti». E non dalla famiglia, anzi: sebbene il papà sia diventato socio al 10 per cento, nel frattempo aveva perso il lavoro «e oggi è un dipendente della mia società, fa l’installatore».

E qui c`è la seconda coincidenza: un altro volo, stavolta fra Brindisi e Milano.
Il compagno di viaggio stavolta è il direttore generale di una grande banca. Insomma, si innamora del progetto (e della parlantina di Parrotto) e il giovane startupper ottiene un affidamento bancario sufficiente a partire. Anche perché le sue turbine si vendono alla grande: «Un centinaio in un anno». Cosa hanno di speciale? Qui Parrotto si fa serio: «Lo ammetto. Non molto. A parte il fatto che l`azienda era guidata da un adolescente e questo ci ha aiutato a farci conoscere».

I nuovi prodotti invece saranno una bomba, dice: «Vetroresina, fibra di carbonio, titanio: il team di ingegneri che lavora al mio fianco ha fatto meraviglie, vedrete». Quando? A fine gennaio: presentazione ufficiale del nuovo gruppo, “gli americani”. Chi sono? Mistero, ma i giornali locali hanno già sparato la notizia in prima pagina cantando le lodi di quello che un tempo li chiamavano “Il Briatore dei poveri” per via degli occhiali azzurri ormai archiviati, ma che adesso merita un soprannome molto più generoso, probabilmente. Insomma, gli americani: «Un fondo di investimento, roba grossa, nomi grossi: hanno investito 5,5 milioni di euro nella creazione di una nuova società, la Air Group Italy, che ha inglobato la GP Renewable e io sarò presidente. Prenderemo capannoni industriali abbandonati a Casarano: le turbine le produrremo li. Ma non solo: vogliamo creare un polo di startup innovative in Salento. Spazi e consulenza li metteremo a disposizione gratis».

Sembra anche troppo, persino per una fiaba, e molte cose sono ancora da raccontare e chiarire.
Ma intanto giù il cappello per questo ragazzo-grande, sempre elegante, sicuro ma mai arrogante, che guarda avanti e parla come se fosse destinato a un futuro più grande quando dice: «La turbina diventerà come la lavatrice, un elettrodomestico alla portata di tutti».




Periferie in movimento

Nell’ambito del bando promosso dal Comune di Alessandria per stimolare la partecipazione della cittadinanza alla vita cittadina una risposta (e una proposta) è arrivata anche dall’associazione “Mondi Vitali”, realtà che si occupa di cultura e politica ispirata all’opera di Achille Ardigò. Ecco il loro progetto.

Ente proponente
Mondi Vitali-Associazione

Nome dell’iniziativa proposta
Periferie in movimento. Attivare dati e conoscenze per una’partecipazione consapevole

Obiettivi
progetto si propone di avviare un percorso partecipativo nel quartiere Cristo di Alessandria suddiviso in 3 step. Il primo step prevede una “passeggiata di quartiere” (PdQ) con il coinvolgimento di volontari, ricercatori, testimoni privilegiati provenienti dalle principali istituzioni e organizzazioni profit e non profit operanti nel quartiere. In questa fase sarà fondamentale l’apporto del gruppo “Alessandria Open Data”, che in questi anni ha creato un nuovo circolo di competenze sul territorio, importando idee da vari centri di competenza italiani e stimolando l’innovazione sociale nella città tramite la diffusione della c.d. “cultura del dato”.
La PdQ, quale strumento di ricerca partecipativa, sarà utile
1) a interpretare e integrare i dati disponibili e già organizzati grazie all’opera di Open Data;
2) a “interrogare” le banche dati rispetto ad esigenze informative non ancora sviluppate
3) a far emergere informazioni non disponibili. In questo contesto, verrà sviluppata la “mappatura” di iniziative, luoghi e strutture di aggregazione presenti nel territorio tramite l’inserimento di un nuovo livello informativo sulle cartografie di OpenStreetMaps. Quest’ultimo è un progetto collaborativo finalizzato a creare mappe a contenuto libero: esso punta a una raccolta di dati geografici, la cui caratteristica fondamentale è la disponibilità per l’accesso e l’uso da parte degli utenti.
Il secondo step prevede un’assemblea deliberativa, all’interno della quale una porzione di cittadini il più possibile rappresentativa ed eterogenea per età, genere, professione, estrazione socio-culturale discuteranno in maniera informata su temi rilevanti emersi nella ricerca preliminare, con il supporto di facilitatori appositamente formati e di esperti delle diverse tematiche.
Al termine di questo percorso (terzo step) sarà organizzato un seminario per condividere i risultati emersi e sarà messa a disposizione dei cittadini una infrastruttura informatica con dati e mappe del quartiere ricche di informazioni e segnalazioni. In occasione del seminario saranno presentati i due principali prodotti finali del progetto: 1) un rapporto sintetico che illustrerà i metodi e i processi del percorso partecipativo, ivi compresa la filiera di raccolta, esposizione e analisi del dato; 2) un sito web che aggreghi e visualizzi di informazioni geografiche e statistiche integrate e contestualizzate grazie alle conoscenze relative al territorio del quartiere in forza dell’attivazione di soggetti locali che hanno partecipato al processo.

Finalità
Il progetto si propone come fase preliminare nell’ambito di un piano di ricerca-intervento più ampio in un quartiere considerato “di periferia” per eccellenza. La definizione di periferia spesso si accompagna a una accezione negativa in forza di alcuni fattori:
– vasti insediamenti di residenzialità pubblica e “popolare”, con aree storicamente identificate come ad alta intensità di disagio sociale (ad es. via Gandolfi e le Casermette);
– presenza consistente di cittadini migranti;
– debole presenza di presidi pubblici e istituzionali;
– elementi di separazione fisica oltreché simbolica con il resto del tessuto urbano (nel nostro caso, la ferrovia, con i due attraversamenti del sottopasso e del cavalcavia).

A partire dall’istituzione delle “circoscrizioni” e poi, tendenzialmente negli ultimi 15 anni, le istituzioni hanno manifestato un’attenzione rinnovata verso questo quartiere. In particolare:
– è stata aperta la sede della circoscrizione, con un presidio della Polizia Municipale e dei servizi anagrafici;
– l’area è stata chiaramente identificata come “direttrice di espansione urbana”, con un consistente rilascio di autorizzazioni e progetti di edilizia, specialmente convenzionata, con ricadute per l’aspetto demografico;
– il quartiere è stato laboratorio di progettualità urbanistica (il villaggio fotovoltaico e il Contratto di Quartiere ne sono esempi)
– si sono insediati servizi di grande distribuzione commerciale, precedentemente pressoché assenti;
– è sorta una zona industriale interna (D4), oltre a quella storica della città (la D3), e una immediatamente limitrofa (Cantalupo/Castellazzo Bormida)-

La ricerca partecipata oggetto di questa proposta rappresenta la necessaria “fase pilota” di un maturo processo di promozione della partecipazione democratica dei cittadini. Il progetto ha dunque la finalità di
1) stimolare una discussione informata, ampia, aperta e inclusiva;
2) condividere e far circolare la conoscenza diffusa presso i cittadini rispetto alle problematiche del quartiere, nelle diverse sfaccettature attraverso le quali esse sono percepite dai cittadini, residenti e non;
3) avviare un percorso più ampio che preveda anche azioni condivise di intervento partecipato. Esso ha quindi una valenza propedeutica nell’ambito di un percorso più ampio che. veda poi una successiva fase di intervento con il coinvolgimentcy dei cittadini, attraverso forme già organizzate della società civile e gruppi -spontanei che vogliano organizzarsi.per agire con scopi comuni a favore. del miglioramento della vita dei quartiere.

L’idea è quella di sperimentare un modello che può essere anche in futuro-replicato in altri quartieri, nell’Ottica di promuovere in maniera più diffusa forrne nuove di partecipazione alla vita cittadina.

Ricaduta Territoriale
l processi partecipativi e deliberativi rappresentano una opportunità dal punto di vista dell’inclusione, della prevenzione del disagio e della coesione sociale, nonché un investimento di medio-lungo periodo per la qualità della vita dei cittadini.

Nel caso del quartiere Cristo un simile percorso partecipato può:
1) restituire una rappresentazione accessibile e co-costruita del quartiere e della sua complessità, fondata su dati quantitativi e qualitativi, introducendo nella costruzione di processi partecipativi cittadini elementi di consapevolezza rispetto al valore del dato e della sua disponibilità.
2) contribuire a distinguere gli oggettivi fattori negativi che si ripercuotono sulla popolazione (deprivazione economica e culturale, difficoltà di collegamento con il resto del tessuto urbano etc.) dalla percezione diffusa degli stessi;
3) far emergere i sistemi di risorse presenti – attive o latenti – nel quartiere (associazioni, reti di solidarietà, attività economiche e imprenditoriali), anche attraverso iniziative specifiche e replicabili come la PdQ;
4) stimolare, a fronte di analisi quali-quantitative rigorose, processi di informazione e partecipazione consapevole dei cittadini (anche di soggetti normalmente collocati ai margini della discussione pubblica) per delineare un possibile fùturo del quartiere in termini di obiettivi, interventi e relative priorità.

Eventuali partners
Il progetto è proposto dall’associazione Mondi Vitali – Gruppo di Alessandria, in collaborazione con il Centro di Cultura – Gruppo di operatori dell’Università Cattolica e il Gruppo Open Data Alessandria (www.associazionemondivitali; www.gocalessandria.it; alessandriaopendata.wordpress.com).

Indicazioni di eventuali esperienze simili già realizzate
Il team che promuove il presente progetto è da circa due anni impegnato, a vario titolo, in un importante percorso di partecipazione attivo nella città di Novara e denominato “SpeDD-Sperimentazione di percorsi di Democrazia Deliberativa”. Promosso da una onlus novarese in collaborazione con partner istituzionali (Comune, Università, Diocesi, ecc.) e del terzo settore (tra i quali il Centro di Cultura alessandrino) e finanziato dalla Fondazione Cariplo, SpeDD si propone di sperimentare a Novara (e, in particolare, in alcuni quartieri della città) un programma coordinato di interventi, volti a promuovere la partecipazione dei cittadini alle scelte e alle azioni collettive attraverso il metodo della deffiocrazia deliberativa. Questa esperienza (sulla quale maggiori dettagli all’indirizzo: www.spedd.it) si pone come precedente prezioso per il presente progetto. Infatti, gli strumenti che questo intende impiegare secondo quanto suesposto sono già stati sperimentati sia sul piano operativo (in termini di competenze disponibili e di attendibilità delle previsioni di costo, con essenziali effetti positivi sulla sostenibilità della presente proposta) sia su quello teorico.

Costi presunti
La durata del presente progetto è prevista in 12 mesi.
Le attività, secondo i principi e le pratiche (documentate e sperimentate nella loro efficacia) delle associazioni partner, saranno in gran parte svolte da persone che opereranno a titolo volontario. Si prevede un impegno medio per ciascun partecipante pari a circa 10 ore mensili.
I partner mettono altresì a disposizione le proprie sedi (in particolare quella del Centro di Cultura, in via inviziati 1 e la propria strumentazione. Le spese vive, relative all’organizzazione di incontri e all’acquisto della strumentazione non disponibile saranno sostenute mediante strumenti di autofinanziamento. Anche in tal caso il preventivo è pienamente sostenibile in ragione ‘dell’esperienza che sia il capofila sia i partner hanno sviluppato nell’ambito del fundraising (dalle cene solidali al crowdfunding).

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Crowdfunding, alcuni ce la fanno. Casi di successo nel mondo di startup e iniziative italiane

Negli ultimi due anni, diverse iniziative italiane hanno trovato i fondi per il proprio sviluppo su piattaforme italiane e, soprattutto, straniere. Abbiamo selezionato alcuni casi di successo secondo noi particolarmente significativi.

Il crowdfunding nelle sue varie forme (equity, reward, donation), soprattutto negli ultimi due anni, si è affermato come forma di finanziamento alternativa di successo, anche per iniziative italiane.

Ecco alcuni casi di successo “italiani”, prodotti, servizi, iniziative e perfino un film e un porgetto editoriale che abbiamo selezionato in base alla eclatante differenza del risultato rispetto all’obiettivo iniziale. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, la raccolta è avvenuta attraverso piattaforme non italiane.

Chupa-Mobile

Fondata a Roma nel Febbraio 2012 da Stefano Argiolas e Paolo De Santis, ma basata a Londra, Chupamobile è il primo Marketplace dove chiunque può acquistare Applicazioni e Giochi mobile professionali, pronti per essere personalizzati e distribuiti sugli App Store. Nel 2 Q 2014 ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su crowdcube.com dove ha raccolto £740.000 da 122 investitori, a fronte di un target iniziale di £400.000.

La Fenice

La Fenice è stata fondata da un team di imprenditori milanesi ognuno dei quali da tempo opera a vario titolo nell’industria del caffé. La loro idea è quella di creare una macchina da caffé che sfrutti il principio dell’induzione elettromagnetica per fare sia il caffé espresso che quello americano. La macchina funziona con qualunque tipo di capsula e anche con il caffé macinato, risparmiando l’80% dell’energia elettrica rispetto a una normale macchina. La loro campagna di reward crowdfunding su Kickstarter, conclusa nel giugno 2014, ha raccolto $215.000 da 565 sostenitori, a fronte di un obiettivo iniziale di $70.000.

FABtotum

FABtotum è una stampante 3D open source, che permette di produrre da soli gli oggetti desiderati a un costo accessibile. E’ stata fondata da tre ragazzi del Politecnico che hanno costruito un prototipo di macchina che stampa in 3 dimensioni. Una specie di factotum, che usa plastiche o metalli leggeri. Da una scansione si ottiene una stampata del prodotto in materiale fisico. La campagna di reward crowdfunding su Indiegogo, conclusa a Ottobre 2013, ha raccolto la bellezza di $590.000 a fronte di un obiettivo iniziale di $50.000.

Ginkgo

Ginkgo è l’ombrello dal design innovativo – personalizzabile nei colori di ogni elemento, compresa la tela – realizzato interamente in polipropilene riciclabile al 100%, nato dall’idea del designer Federico Venturi e dell’ingegnere meccanico Gianluca Savalli, studenti del Politecnico di Milano, ai quali si è poi aggiunto l’ingegnere gestionale Marco Righi. La campagna attivata su Indiegogo nel 2013 ha raccolto un totale di $ 137,255 da parte di 5223 “finanziatori”, superando i primi due goal prefissati ($ 30,000 e $ 100.000).

Vivax

Mattia Ventura, romano di ventun anni, ha avuto l’idea di un laptop case indistruttibile e in grado di resistere a ogni tipo di condizione estrema: finire in mare, precipitare da un palazzo, essere schiacciato dalle ruote di un’automobile. Lo sviluppo di Vivax è stato finanziato con una campagna di reward crowdfunding si Kickstarter che ha raccolto €53.000 da 538 sostenitori a fronte dell’obeittivo iniziale di €20.000.

Festival del giornalismo di Perugia

Il Festival del Giornalismo di Perugia è stato salvato da una piattaforma di crowdfunding. Dopo aver annunciato la chiusura per mancanza di fondi, gli organizzatori hanno avuto l’idea di reperire i finanziamenti mancanti attraverso una piattaforma di crowdfunding dedicata, e realizzata attraverso il servizio offerto da Starteed, co-fondata da Claudio Bedino. La campagna è stata un successo: in 90 giorni sono stati donati €115.420 da 749 sostenitori. Poi si sono aggiunti altri sponsor, ma la cifra è stata essenziale per permettere alla macchina di ripartire.

Intuiti

Intùiti è una sintesi di Design, Tarocchi e Psicologia della Forma. Ogni carta rappresenta uno stimolo visivo, disegnato seguendo le teorie della Gestalt, il quale riprende un archetipo dei tarocchi classici. A differenza del brainstorming, è uno strumento non violento, che spinge a mettersi in discussione: si mescola il mazzo, si pesca una carta e ci si lascia ispirare dall’immagine. All’inizio del 2013 l’ideatore Matteo Di Pascale ha lanciato una campagna su Kickstarter raccogliendo quasi €50.000 da quasi 2.000 sostenitori, a fronte dell’iniziale obiettivo di circa €12.000.

Lumina

Lùmina, progetto editoriale italiano degli autori Emanuele Tenderini e Linda Cavallini, è un fumetto disponibile in italiano, francese e inglese, a metà tra Sci-Fi e fantasy, realizzato in stile euro-manga combinando il ritmo e i codici dei cartoons nipponici con la qualità estetica dell’animazione e dei videogame. Conclusa nel Maggio 2014, la campagna su Indiegogo ha raccolto €60.000 da 1631 sostenitori, rispetto all’obiettivo iniziale di €44.000.

Io sto con la sposa

Io sto con la sposa” è un docu-film che nasce dai tre registi Gabriele Del Grande, Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry: hanno radunato alla stazione centrale di Milano una ventina di siriani e palestinesi intenzionati a raggiungere la Svezia per chiedere asilo-politico. L’avventura è durata tre giorni, con una fermata a Marsiglia e migliaia di chilometri percorsi in smoking, elegantissimi, a bordo di macchine lussuose prese a noleggio, con il timore di non farcela. E invece l’obiettivo è stato raggiunto: i profughi arrivati a Lampedusa sono riusciti a mettere piede a Stoccolma. Il film è stato finanziato con una campagna su Indiegogo che ha raccolto €98.000 rispetto ai €75.000 previsti, grazie a 2500 sostenitori.

Hydrojacket

Hydro Jacket è una giacca resistente a vento e acqua. Qual è la novità? Che è al 100% di cotone organico ed ecosostenibile. Luca Sburlati e un gruppo di professionisti torinesi, amanti dello sport, quattro anni fa in Norvegia, scoprono capi sportivi certificati bio e senza fibre sintetiche. Unico problema: quei capi sono brutti. Decidono così di produrre una linea analoga, ma ad alto contenuto di estetica e design e fondano N2r (si legge nature). La campagna su Kickstarter, terminata nel Gennaio 2014, ha raccolto €52.000 a fronte dei €40.000 previsti inizialmente.

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