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Siamo tutti statuine: nei supermarket la nostra copia in 3D

stampanteLa miniatura, alta 20 centimetri, è realizzata con una scansione del corpo e le stampanti di ultima generazione. Riproduce i tratti nel minimo dettaglio: è già in vendita a Londra e sarà tra i regali più ricercati del Natale 2013.
Il regalo-novità del Natale 2013 da mettere sotto l’albero siete voi. Bè, non proprio voi, impacchettati dalla testa ai piedi, bensì un modellino, un bambolotto, una versione ridotta del prodotto originale, peraltro identica in ogni più piccolo particolare. Si chiama “Mini-me” ed esce dalle stampanti in 3D che secondo gli economisti produrranno una nuova rivoluzione industriale. A Londra si può già comprare, per 40 sterline (circa 50 euro) nei supermercati Asda, e per un po’ di più, da 70 a 120 sterline (85-150 euro), da Selfridges, i grandi magazzini di Oxford street che competono con Harrods per la palma di più eleganti department stores della capitale. Ma conviene sbrigarsi, perché a dicembre, prevedono gli esperti di marketing, ci sarà la ressa per portarsi via una di queste statuine che sono la perfetta copia di chi le compra.
Non è neanche un anno che si sente parlare di stampanti tridimensionali: macchine potenzialmente in grado di fare anzi rifare tutto, da un portachiavi a un aeroplano, sicché in un giorno di un futuro non molto lontano non saranno più necessarie le fabbriche, basteranno le fotocopiatrici in 3D per darci una serie infinita di qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno. Ma se quello è il futuro e ad alcuni di noi sembra ancora fantascientifico (non a scienziati e futurologi, come Christopher Barnatt, autore di “3D Printing: the next industrial revolution”, e Chris Anderson, autore di “Makers: the new industrial revolution”, due fra i tanti studi sul fenomeno pubblicati negli ultimi mesi), il presente è già pronto a sbarcare sulle strade dello shopping natalizio. Ieri il Sun, tabloid popolare londinese, ha pubblicato il “mini-me” di un cronista, andato a farsi fare una copia tridimensionale di se stesso al supermarket Asda di York: modica spesa di 40 sterline, ma bisogna aspettare una settimana per farsi consegnare una bambola che ci somiglia come se ci guardassimo allo specchio. Uno specchio che fa sembrare più piccoli: è alta 20 centimetri. Ma riproduce qualsiasi dettaglio, dai vestiti che indossiamo al giornale che Daniel Jones, questo il nome del reporter del Sun, teneva in mano. Funziona così: un addetto ti scansiona con una macchinetta che tiene in mano, quindi un computer cuce insieme centinaia di minuscole immagini fino a costruire un ritratto in 3D, che viene poi inviato a una stampante da 100mila sterline (120mila euro) da cui sbuca il prodotto finito. La nostra mini-copia.
Prima di Natale sarà possibile sottoporsi alla medesima procedura in qualunque altro dei 27 supermarket dell’Asda sparsi per l’Inghilterra; e tra pochi giorni, dal 24 ottobre, lo stesso servizio sarà disponibile da Selfridges, nel cuore di Londra, dove i prezzi saranno un po’ più alti ma i tempi di consegna del “Mini-me” più brevi (due giorni). Nei grandi magazzini saranno in vendita anche stampanti in 3D per tutte le tasche, da 750 a 3mila sterline l’una, così come, nella corsa allo shopping di Natale, in negozi di elettronica come Curry e Maplin. “Prevediamo che le copie tridimensionali sostituiranno le fotografie come modo migliore per avere immagini di sé”, dice Phil Stout, capo del dipartimento digitale dell’Asda. “Che sia il primo giorno di scuola o la laurea, la cerimonia di nozze o il primo vagito di un bebè, ci sarà presto un Mini-me per tutte le occasioni da regalare a parenti, innamorati e amici”. Invece di bambole e soldatini, insomma, sotto l’albero del Natale 2013 cominceremo a trovare copie di noi stessi. C’è solo da augurarsi che si possano migliorare, rispetto all’originale, come Photoshop permette di fare con le foto. “Mi somiglia proprio”, scrive il giornalista del Sun rimirando il modellino di se stesso, “eccetto per il naso, naturalmente, il mio non è certo così grosso”.

ENRICO FRANCESCHINI

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Programmazione dei Fondi europei 2014‐2020

soldiwww.governo.itNei prossimi giorni, dopo l’imminente definizione finale da parte delle istituzioni europee del bilancio pluriennale e dei regolamenti sulle politiche di coesione, il governo italiano su iniziativa del Ministro per la coesione territoriale presenterà alla Commissione europea la bozza dell’Accordo di partenariato (vedi allegato)sulla programmazione dei fondi strutturali 2014‐2020.
Si tratta di un documento importante, nel contesto della gravissima crisi che da tempo colpisce l’Italia. Queste politiche svolgeranno un ruolo fondamentale per la crescita, per il rilancio del sistema produttivo, l’incremento dell’occupazione e il miglioramento della coesione sociale nel nostro paese, in tutte le sue regioni.
In base ai principi europei, le politiche di coesione riguardano l’intero territorio nazionale, pur con modalità diverse: le regioni del centro nord sono incluse nel gruppo delle regioni europee più sviluppate; Sardegna, Abruzzo e Molise fra le regioni in transizione, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, fra le regioni meno sviluppate.
In base agli stessi principi, alle Regioni è destinato, per il periodo 2014‐20, complessivamente un contributo europeo di circa 30 miliardi di euro, di cui 7 per le regioni più sviluppate, 1 per le regioni in transizione e 20 per le regioni meno sviluppate.
A tali cifre vanno aggiunti gli importi del cofinanziamento nazionale (obbligatorio per le politiche di coesione europee), pari agli stanziamenti comunitari. Nel quadro degli interventi per lo sviluppo regionale, le politiche comunitarie si sommano alle politiche nazionali, incardinate sul Fondo Sviluppo e Coesione che ha una allocazione nella legge di stabilità di circa 54 miliardi distribuiti negli anni di attività dei fondi.
Nel complesso le politiche di sviluppo e coesione conteranno su circa 100 miliardi di euro.
Tali risorse devono svolgere, nel ciclo 2014‐20, un ruolo duplice, ma strettamente integrato: da un lato continuare nell’azione di potenziamento e miglioramento dei contesti regionali; dall’altro assicurare un sostegno, strutturale e non congiunturale, ai processi di rafforzamento delle imprese, di incremento dell’occupazione, di miglioramento del tessuto sociale dopo la grande crisi.
A tal fine, la programmazione 2014‐20 opera una prima grande scelta innovativa rispetto alle esperienze precedenti di utilizzo dei fondi: quella di specializzare il Fondo Sviluppo e Coesione nel finanziamento delle grandi opere infrastrutturali, in particolare nel campo dei trasporti e dell’ambiente. Ciò consente di poter disporre di una tempistica di spesa più adatta a realizzazioni grandi e complesse sotto il profilo amministrativo e tecnico. Inoltre, permette di non vincolarsi alle scadenze che riguardano i fondi strutturali di solito difficilmente compatibili con la durata dei processi di realizzazione delle opere infrastrutturali.
Così, le politiche nazionali (Fondo Sviluppo e Coesione in corso e previsto per il 2014‐20) si orienteranno sulla infrastrutture più importanti, oltre che su ambiti nei quali le politiche europee
non intervengono; i Fondi Strutturali invece investiranno sulle imprese e sulle aree territoriali, sulle persone e sulle infrastrutture leggere, in coerenza con i regolamenti comunitari.
La strategia europea indica per i Fondi Strutturali 11 grandi aree di intervento. In questo quadro, la strategia italiana opera alcune scelte che tendono a concentrare le risorse in pochi obiettivi segnando una innovazione rispetto al passato ciclo di programmazione. In particolare, agli obiettivi ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione e competitività delle piccole e medie imprese è destinato il 37% delle risorse, con un incremento rispetto al ciclo di programmazione precedente del 10%. All’obiettivo promozione dell’occupazione è destinato il 14% delle risorse con un incremento rispetto al ciclo di programmazione precedente del 4,1%.
La valorizzazione dei beni ambientali e culturali – oggetto nei cicli precedenti di importanti investimenti di tutela e rifunzionalizzazione ‐ al fine di promuovere impresa e occupazione assume un ruolo estremamente importante nel programma
Il programma conferma, altresì, investimenti rilevanti sia per promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà, sia nell’investimento nella scuola e nella formazione.
Inoltre, viene proposto un nuovo programma di intervento sulle città. Le città possono essere il motore della ripresa dell’economia italiana, luoghi nei quali più facilmente nascono e sviluppano nuove imprese utilizzando i saperi delle persone. I programmi urbani saranno costruiti mirando ad una pluralità di ambiti fra loro integrati, fra cui spiccano per importanza le forme di mobilità sostenibile, gli interventi per l’efficienza e il risparmio energetico, per l’economia digitale e l’inclusione sociale.
Allo stesso modo attenzione particolare viene dedicata alle aree interne del paese, per rompere i vincoli dell’isolamento, garantire quantità e qualità dei servizi pubblici, mettendole in grado di contribuire maggiormente al rilancio del paese.
Nell’ambito della strategia nazionale, le azioni per il Mezzogiorno sono caratterizzati da uno sforzo maggiore di individuazione di interventi a scala macroregionale, evitando i rischi di isolamento delle programmazioni regionali e definendo temi comuni di lavoro, a partire dal rafforzamento di filiere produttive di specializzazione (nel manifatturiero, nell’agricoltura, nell’agroindustria e nel turismo di qualità) e dalla realizzazione di infrastrutture leggere di connessione e integrazione delle reti.
Le scelte per la programmazione di queste risorse sono finalizzate ad assicurarne un impatto rapido ed efficace sull’economia di tutte le regioni italiane, per accompagnare progressivamente i primi segnali di ripresa a partire dal 2014. Apprendendo dall’esperienza ciò ha portato ad alcune scelte di fondo di rilevante importanza.
Viene rafforzato il presidio nazionale dei Fondi Comunitari. Ciò non significa ricentralizzare la spesa, ma assicurare l’impegno e la responsabilità politica delle istituzioni nazionali per una loro efficiente e rapida attuazione, per la definizione di regole ed indirizzi comuni, per la coprogettazione, il sostegno tecnico e il monitoraggio di interventi e azioni, per un incisivo ruolo della costituenda Agenzia nazionale per la coesione territoriale. Le risorse europee mirano ad incrementare il benessere dei cittadini e la competitività delle imprese: è compito di tutte le istituzioni, a tutti i livelli, collaborare perché ciò accada, indipendentemente dalle specifiche responsabilità gestionali.
Presidio nazionale significa assicurare l’integrazione delle politiche comunitarie, oltre che con l’azione del Fondo Sviluppo e Coesione, anche con l’insieme delle politiche ordinarie; contemperare l’obiettivo di avere sull’intero territorio nazionale pratiche e metodi omogenei, con le opportune esigenze di adattarli agli specifici contesti territoriale; sostenere senza discriminazioni cittadini e imprese; promuovere interventi rapidi, valorizzando la diffusione delle buone pratiche da territorio a territorio.
A tal fine la programmazione conterrà alcuni schemi di intervento per l’intero territorio nazionale e/o per il Mezzogiorno, mirati a sostenere: i processi innovativi delle imprese, in particolare di minore dimensione, e di ampliamento della capacità produttiva, materiale e immateriale; l’assunzione a tempo indeterminato nelle imprese di giovani ad alta qualifica, come fondamentale elemento di un rafforzamento strutturale delle aziende; la riduzione del cuneo fiscale attraverso misure di decontribuzione attive su un periodo prolungato di tempo e coerenti con gli interventi già in corso; schemi di contrasto alla povertà attraverso l’inclusione attiva.
La programmazione conterrà altresì, all’interno di programmi operativi nazionali, per l’intero territorio nazionale e/o per il Mezzogiorno, azioni che richiedono una uniforme capacità attuativa, nell’interesse della parità di trattamento e del costo e dell’efficacia nella gestione delle misure: tipiche di questi casi sono le azioni contro la dispersione scolastica e per rafforzare le competenze degli studenti.
La programmazione conterrà programmi operativi regionali, con interventi che richiedono attenzione alla dimensione territoriale (come le strategie regionali di specializzazione intelligente richieste dall’Unione Europea), e richiedono adattamenti e specificazioni; in una logica, tuttavia, di sempre maggiore integrazione fra le diverse misure sui territori.
Per superare i rilevanti problemi attuativi di queste politiche, che hanno interessato in passato tutti i livelli istituzionali, centrali e regionali, pur con differenze significative, si prevede una notevole riduzione del numero dei programmi operativi e, soprattutto, al loro interno, del numero di azioni da perseguire.
I programmi diventano ovunque davvero operativi: non più solo documenti generali di orientamento. Dovranno indicare ciò che si farà, definendo con precisione i risultati attesi, le azioni per perseguirli e i tempi necessari. Sarà inoltre assicurata la collaborazione con il partenariato istituzionale e la trasparenza di tutte le informazioni anche attraverso il portale OpenCoesione.
http://www.opencoesione.gov.it/
bozza_dell_accordo_di_Partenariato




Parte il progetto “Puglia digitale 2.0”

pugliaUna piattaforma innovativa con servizi digitali messi a disposizione di imprese, PA e cittadini: il progetto “Puglia digitale 2.0”.
Diventa sempre più concreto il progetto Puglia digitale 2.0, la piattaforma che nascerà grazie all’accordo tra la Regione e sette imprese del Distretto produttivo dell’informatica locale ponendo le basi per la creazione di una filiera industriale dell’IT nel territorio.
Grazie a un investimento regionale di 630 mila euro e al contributo di Openwork pari a oltre 1,5 milioni di euro, Puglia Digitale 2.0 rappresenterà una vera e propria filiera dei servizi digitali fruibili sia da parte delle imprese sia della PA, come anche dagli stessi cittadini che potranno scegliere e acquistare applicazioni software verticali.
Il progetto coinvolge anche l’Università del Salento e l’Università e il Politecnico di Bari, vantando come capofila la società Exprivia di Molfetta affiancata da Computer Levante Engeneering di Bari, Gei Inform di Brindisi, Link Management and Technology di Lecce, Omnitech con sedi a Bari, Roma, Milano e Stoccolma, Openwork di Bari e Parsec di Cavallino, in provincia di Lecce. Salvatore Latronico, CEO di Openwork, sottolinea l’apporto innovativo del progetto:

«La nuova filiera industriale dell’IT che sta nascendo in Puglia rappresenta una novità importantissima: le aziende informatiche stanno imparando a concepire i loro prodotti come componenti da aggregare per creare un nuovo valore aggiunto, esattamente come accade nell’industria automobilistica. Questo porta alla nascita di un sistema industriale che consentirà alle aziende di competere su nuovi mercati, sia nazionali che internazionali. La piattaforma “Puglia Digitale 2.0” avrà un valore inedito per ogni azienda che collabora al progetto: ogni società metterà a disposizione degli utenti servizi applicativi specifici , creando un nuovo modello di business e un servizio innovativo a disposizione delle altre aziende del Distretto dell’Informatica e della comunità tutta».

di Teresa Barone

http://www.pubblicaamministrazione.net/connettivita/news/3731/parte-il-progetto-“puglia-digitale-20”.html




Georgia. Il fascino della funivia di Stalin

People pass a cable car station that is not running during a power cut in the town of ChiaturaL’incredibile rete di teleferiche della città di Chiatura, nata negli anni ’50 per servire le miniere di manganese, unico modo per trasportare lavoratori e metallo. E il suo legame con il dittatore.
La chiamano la funivia di Stalin. Definizione impropria, ma fino a un certo punto. Perché è vero che la rete degli “impianti di risalita” che solcano i cieli della città georgiana di Chiatura, a 220 chilometri a Nord-ovest di Tbilisi, fu varata nel 1954, cioè un anno dopo la morte del leader sovietico, ma l’opera e la sua città sono strettamente legate con il controverso Iosif Vissarionovich, che georgiano era d’origine e che in questa città ebbe i suoi primi importanti successi politici.

E’ un incredibile network di teleferiche, nato per servire le miniere di manganese della città, trasportando sia i minatori che la materia prima. Delle 21 coppie di cabine che si inerpicavano per un’estensione complessiva di oltre 6mila metri, ancora 15 rimangono in servizio, pressoché identiche rispetto a 50 anni fa, nel loro esterno in metallo dal look retrò e vagamente lugubre. E seppure la città e il suo contorno, pur scosceso, circondato da boschi e incastonato nella valle del fiume Qvirila, non abbiano una vocazione turistica naturale, a maggior ragione addobbate come sono da tanta edilizia socialista-reale, è l’audacia dell’opera in sé a ergersi ad attrazione: chi l’ha vista la definisce come una delle opere ingegneristiche più affascinanti del pianeta.

Tutto nato per necessità, in un’area che già alla fine dell’Ottocento era diventata un importante “nodo” minerario, e dove nel periodo di massimo splendore si estraeva il 60 per cento dell’intera produzione mondiale di manganese. La costruzione di una città funzionale all’estrazione del metallo è del 1905, ma ci vollero quasi 50 anni prima di realizzare quel progetto che, data l’orografia, ben presto si intuì indispensabile: a tutt’oggi, infatti, la via aerea è nettamente la più veloce ed efficiente per domare i multipli saliscendi della zona.

E’ a quel punto che entra in scena Stalin. Il futuro dittatore sovietico, durante la Rivoluzione Russa del 1905 (la Georgia fa parte dell’Impero russo da circa un secolo) è attivissimo propagandista nella zona. E proprio a Chiatura lascia il segno, conquistandola con la sua oratoria alla causa dei Bolscevichi, unica città in un’area menscevica. Nacque così la leggenda del “sergente maggiore Koba” – così era stato battezzato in quei giorni – che Stalin riuscì a far vivere sino a dopo la sua morte, nonostante le ripetute deportazioni (o forse anche per quello, visto che ebbero come vittime le minoranze etniche) che ordinò dalle aree del Caucaso alla Siberia.

Quali siano i meriti del sergente maggiore Koba nel progetto, resta tutto da verificare. E’ un fatto che i primi leader del movimento operaio avessero ben chiari i problemi della città, dove circa 4mila minatori erano costretti a turni massacranti, dell’ordine delle 18 ore, con frequenti pernotti in miniera, anche a causa delle difficoltà logistiche, poi risolte dalla rete di teleferiche. Che oggi continuano a trasportare lavoratori e metallo, ma cominciano ad attirare l’attenzione dei turisti. Nonostante la loro palese arretratezza e i trascorsi non proprio edificanti della rete di trasporto aereo via cavo della Georgia, dove nella capitale Tbilisi un incidente alla funivia che collega la Rustaveli Avenue al Monte Mtatsminda provocò morti e feriti.

di Arturo Cocchi

http://viaggi.repubblica.it/articolo/georgia-il-fascino-della-funivia-di-stalin/228296?ref=HREC2-13




WORKSHOP GRATUITO ARDUINO – 14/10/2013

arduinoIn occasione del Quasar Open Day del 14 ottobre , alle ore 14:30 in via Nizza 152 – Roma, presso l’Istituto Quasar si svolger à il WORKSHOP GRATUITO di ARDUINO.
Osservare e imparare a progettare, in poco tempo, piccoli prototipi interattivi che comunicano con l’ambiente circostante attraverso dei sensori e l’uso di un semplice software.
I partecipanti al workshop saranno coinvolti in una sessione di progettazione attraverso l’utilizzo della piattaforma Arduino.
Emanuele Tarducci – Interaction Designer e coordinatore del corso in Web & Interaction – darà dimostrazione pratica di come progettare oggetti e sistemi interattivi basati su questa piccola scheda a microprocessore.
I partecipanti al workshop potranno utilizzare i computer messi a disposizione dall’Istituto Quasar oppure installare direttamente sui propri computer il software e sperimentare in prima persona quanto sia facile muovere i primi passi nell’affascinante mondo della progettazione interattiva.
Per partecipare basta riservare il proprio posto allo 06 8557078 o sul sito: http://istitutoquasar.com/content/quasar-open-day/.

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Google si prepara a investire in Italia. Eric Schmidt: «Ma serve la banda larga»

googleEccolo mister Google, Eric Schmidt. Fa il suo ingresso da star al Tempio di Adriano, in una delle più belle piazze di Roma. E la platea pende dalle sue labbra perché sta per fare un annuncio. Saluti di rito, una breve introduzione e via: «Abbiamo deciso – scandisce l’executive chairman del Colosso di Mountain View – di fare un importante investimento in Italia e offrire il nostro contributo per accompagnare il Made in Italy alla conquista dell’economia digitale».

Stavolta a parlare non è un politico o un imprenditore qualunque, ma il presidente di una delle più grandi e importanti aziende del mondo. Lo fa al Big Tent, evento organizzato nella Capitale da Google insieme ad Uniocamere, per discutere di come le tecnologie digitali possano fare da volano all’economia italiana, ma anche per raccontare le storie di chi, tra le migliaia di imprenditori del nostro Paese, ha già intrapreso il cammino della digitalizzazione.

Oltre a Schmidt, sul palco del Big tent si avvicendano il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, il segretario generale Cgil Susanna Camusso e Francesco Sacco.

Anche se sugli aspetti concreti del progetto (a partire dall’entità dell’investimento) Eric Schmidt dice assai poco, il fatto che l’azienda più importante del web si interessi all’Italia è già una buona notizia. Mister Google si dice molto interessato dalle potenzialità di sviluppo del nostro Paese, ricordando che «l’Italia, in cui l’economia internet è a poco più del 2% del Pil, ha dalla sua un potenziale unico che deriva dalla sua tradizione. Ossia, da quello che all’estero siamo ormai abituati a chiamare il Made in Italy. Il sistema economico italiano, infatti, seppur penalizzato da un ritardo tecnologico, ha tutte le caratteristiche per risultare vincente su Internet: l’Italia è un brand fatto di prodotti, di stile di vita, di cultura e di luoghi, ed è riconosciuto e ricercato all’estero».

Ma c’è un «ma». E Schmidt non manca di porvi l’accento: «Il governo dovrà garantire la banda larga veloce ovunque, nulla può accadere senza questo», sottolinea. Lo stesso governo, d’altronde, è il primo partner annunciato del progetto di Google. Il ministro De Girolamo ha incontrato il presidente del motore di ricerca e insieme hanno già individuato alcune delle direzioni da prendere. Il progetto, che vedrà la luce nel 2014, punta alla valorizzazione del made in Italy agroalimentare.

«Portare l’economia italiana nel digitale non deve significare snaturare la vostra economia e abbandonarne i settori di punta nel tentativo di creare in Italia una nuova Silicon Valley; significa piuttosto utilizzare internet come tecnologia abilitante, come strumento per analizzare i mercati, far conoscere il proprio prodotto e raggiungere i potenziali clienti». Ma per far questo «serve una maggiore capacità delle imprese italiane, tutte, anche le più piccole, di farsi vedere agli occhi del mondo attraverso internet».

L’azienda di Mountain View, dice Schmidt, si prefigge di aiutare l’Italia a raggiungere questo obiettivo: «In un paese con il 40% di disoccupazione giovanile, trovare soluzioni alla portata del tessuto imprenditoriale che aiutino a far crescere il fatturato delle imprese, il Pil del paese e allo stesso tempo utilizzino il talento dei giovani, sembra essere imprescindibile.

Ecco perché, come Google, abbiamo deciso di fare un importante investimento in Italia e offrire il nostro contributo per accompagnare il Made in Italy alla conquista dell’economia digitale. Ci concentreremo su tre aree: I) far conoscere le eccellenze nascoste dell’Italia II) diffondere tra gli imprenditori le competenze digitali III) valorizzare i giovani come promotori della transizione al digitale dell’economia italiana. L’Italia è straordinaria nel mondo, se questa straordinarietà riusciamo a portarla online, un piccolo pezzettino per volta, ne deriverà un grande contributo alla crescita del paese. E noi siamo qui per fare la nostra parte».
di Filippo Bernardi
articolo del Messaggero




Cagliari, a Castello spuntano le dead drops

deaddropSettanta le porte usb murate in Italia a Milano, Roma, Martina Franca e Cagliari. L’iniziativa in città grazie all’associazione Urban Center per Leggendo Metropolitano.
Le dead drops spuntano fuori dai muri delle case bombardare del quartiere di Castello, a Cagliari, e funzionano. Seguendo la filosofia del suo ideatore, l’artista berlilnese Aram Bartholl, che per primo le ha ‘murate’ nel 2010 a New York, anche a Cagliari sono ben nascoste, difficili da individuare. Solo un occhio attento riesce a cogliere i pochi centimetri di cavetto usb che spunta fuori dal muro di pietre, bombardato 70 anni fa dagli alleati.

Sono circa settanta – riporta il sito Adnkronos.it – le dead drops murate in tutta Italia, ma solo in pochissime citta’, tra le quali Roma, Milano, Martina Franca e Cagliari, appunto. L’idea di installare in citta’ le Usb anonime e’ nata in occasione del festival letterario internazionale “Leggendo Metropolitano 2013” dedicato quest’anno ai ‘Lega’mi’. Ne sono state installate 8 da 4gb per rappresentare “i lega’mi nella societa’ odierna: lega’mi tra utenti che rimarranno sconosciuti, lega’mi con il sapere e la conoscenza costruiti e diffusi orizzontalmente, nella rete”.

Anche a Cagliari, citta’ molto recettiva alle novita’ dell’higth tech, entra nel novero delle citta’ italiane che utilizzano questo sistema di comunicazione, off line che permette di caricare o scaricare materiale digitale, rimanendo nell’anonimato. E da qui deriva il nome del sistema: ”dead drop” era, infatti, il metodo con cui le spie si scambiavano documenti riservati, depositati in un luogo segreto concordato in precedenza.

”Lo uso spesso – spiega un utente anonimo che ha risposto all’Adnkronos, tramite dead drop -. Scambio informazioni di diverso genere, dalla musica agli appunti delle lezioni dell’universita’, agli appuntamenti della vita mondana in citta’. Nessuno sa chi sono. E io non sono interessato a saperlo. Qui l’onesta intellettuale e la sincerita’ sono d’obbligo”.

Il progetto è arrivato a Cagliari grazie all’associazione Urban Center che ha proposto l’iniziativa come parte di un percorso di riattivazione dello spazio pubblico del quartiere di castello iniziato con l’edizione 2012 di Studi Aperti e passato per tappe come il bookcrossing. Otto le realizzazioni in città create da cinque artisti: Barbara Ardau, Matteo Campulla, Domenico Mimmo Di Caterino, Marco Porcedda, Matteo Paolo Tauriello (alias Freom).
http://deaddrops.com/#




Expò 2015: nel 2013 pronti il 50% dei padiglioni

expoRegione Liguria e Regione Lombardia lavorano insieme per Expo’ 2015 e rafforzano la collaborazione in campo turistico e dell’attrattività dei rispettivi territori, con le loro eccellenze e specificità, per creare le condizioni e dar vita a un sistema sovraregionale di coordinamento delle politiche regionali sul quale fondare la competitivita’ dell’offerta turistica anche in vista di Expo’ 2015.
Inoltre va avanti l’organizzazione dell’evento ed entro la fine dell’anno saranno pronti il 50% di lotti padiglioni.
International Participants Meeting, arrivato alla sua terza edizione, ”e’ un appuntamento fondamentale perche’ l’esposizione universale e’ costruita con la partecipazione dei Paesi ed e’ veramente un lavoro cooperativo che nasce da un dialogo continuo”, ha spiegato il Commissario unico per Expo 2015 Giuseppe Sala.
Entro la fine del 2013 – ha spiegato Sala – saranno pronti 30 lotti per i padiglioni, che rappresentano il 50 per cento del totale. Per febbraio 2014 saranno pronti il 75 per cento dei lotti e ad aprile 2014 il 100 per cento. ”Proprio questo pomeriggio – ha aggiunto Sala – porteremo i delegati a vedere i lavori del sito espositivo di Expo e gli mostreremo quelli che saranno i loro padiglioni. Speriamo che possano trarre dalla visita un giudizio positivo sull’andamento dei lavori”.

www.regioni.it