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Impianti a biomasse in Partenariato Pubblico Privato, pronto il manuale operativo per le imprese

biomasseRealizzato dalla Camera di Commercio di Roma e dal Cresme per diffondere le regole di ricorso al PPP nel settore delle biomasse
In Italia, negli ultimi anni, si è assistito alla forte espansione delle Fonti Energetiche Rinnovabili (le cosiddette FER), soprattutto quelle per la produzione di energia elettrica, grazie ai meccanismi incentivanti che hanno favorito una crescita eccezionale nell’installazione di impianti fotovoltaici, eolici e a bioenergie.
Al raggiungimento di tali risultati hanno contribuito anche le amministrazioni pubbliche ricorrendo al Partenariato Pubblico Privato per l’attuazione di programmi di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, per la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e per la riduzione delle emissioni di gas serra. Sono questi gli elementi chiave che emergono dai dati messi a disposizione dagli Osservatori per il Partenariato Pubblico Privato nazionale (www.infopieffe.it) e regionale del Lazio (www.siop-lazio.it).
Presentato il manuale operativo
Ieri è stato presentato, nella sede della Camera di Commercio di Roma, il manuale “Gli impianti a biomasse in Partenariato Pubblico Privato” curato da Asset Camera, Azienda Speciale della CCIAA di Roma, che si è avvalsa per la realizzazione del CRESME Europa Servizi. Il manuale, partendo da un quadro statistico normativo, analizza alcuni casi studio con un approccio prettamente operativo, voluto per le aziende che si avvicinano al Partenariato Pubblico Privato per la prima volta. Casi studio reali in grado di rappresentare e descrivere il percorso attuativo, dalla progettazione all’utilizzo, analizzando rischi e opportunità, anche attraverso interviste dirette ai soggetti che hanno partecipato alle opere.
L’obiettivo principale della pubblicazione è quello di favorire la condivisione delle esperienze e delle informazioni per contribuire alla concreta diffusione delle regole di ricorso al Partenariato Pubblico Privato nel settore delle biomasse.
Cinque capitoli
Il manuale è articolato in cinque capitoli. Il primo è relativo all’inquadramento del settore rispetto alla definizione di “biomassa”, ovvero “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. Il concetto di biomassa tratta un insieme di materiali molto diversificato per provenienza, per caratteristiche chimico-fisiche, per costo di acquisto, e per possibilità di impiego, ma che hanno la caratteristica comune di avere origine biologica non fossile. Nel primo capitolo si fa inoltre il punto sul contesto energetico italiano e sulle tematiche politiche, normative e finanziarie per l’efficienza energetica e il risparmio energetico. Il secondo capitolo affronta l’analisi del mercato del teleriscaldamento e degli impianti a bioenergie con particolare attenzione a quelli realizzati attraverso le diverse forme di cooperazione tra pubblico privato nel nostro Paese, con l’approfondimento analitico delle iniziative d’importo superiore a 5 milioni di euro. Il terzo capitolo analizza, invece, tre casi di impianti a biomassa realizzati nel Lazio (impianto di trigenerazione a biomasse a servizio dell’incubatore di Colleferro), in Toscana (impianto di teleriscaldamento a biomasse legnose in località Pomino nel comune di Rufina sui monti dell’Appennino toscano) e in Emilia Romagna (sistema di teleriscaldamento integrato con cogenerazione a biomasse a servizio di utenze pubbliche e private del nuovo comparto urbano C4 nel comune di Zola Predosa). Nel quarto capitolo si descrive il ‘come fare correttamente’, mentre nel quinto capitolo vengono riportate, in ordine cronologico, le principali norme approvate a livello europeo, nazionale e regionale (Regione Lazio) nonché la normativa tecnica nazionale.
Il driver dell’energy technology
La scelta di un manuale sulle bioenergie nasce dalla constatazione che, nella difficile situazione che la nostra economia sta attraversando, esistono opportunità derivanti da una profonda riconfigurazione del mercato, guidato da nuovi driver, il principale dei quali è certo quello dell’energy technology. Si tratta di un’area di innovazione che ha vari settori, tra i quali emerge la produzione delle energie rinnovabili, soprattutto per la produzione di energia elettrica. Il comparto beneficia di una fase fortemente espansiva grazie ai meccanismi incentivanti, posti in atto nei diversi Paesi europei, che hanno favorito, soprattutto negli ultimi dieci anni, una crescita eccezionale nell’installazione di impianti fotovoltaici, eolici e a bioenergie.
Nel 2012, in base ai dati provvisori comunicati dal MISE nel mese di aprile 2013, la quantità di energia rinnovabile consumata sul territorio nazionale è stata pari a circa 26,818 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) e ha garantito il 15% dei consumi energetici interni complessivi. Cinque anni prima, nel 2008, non raggiungeva il 9% dei consumi. Si è passati da un consumo medio annuo del 7%, nel decennio 1998-2007, al 12% nel quinquennio 2008-2012.
In base ai dati GSE (Gestore Servizi Energetici), nel biennio 2010-2011 i consumi di energie rinnovabili sono risultati sempre superiori agli obiettivi del Piano di Azione Nazionale (PAN). Questi risultati oltre a confermare la fase espansiva delle rinnovabili, che crescono con ritmi superiori a quelli preventivati, fanno prevedere il raggiungimento degli obiettivi fissati dal PAN con largo anticipo. Infatti se per l’Italia è stabilita per il 2020 una quota del 17% per l’energia da fonti rinnovabili a copertura dei consumi totali di energia, gli ultimi dati disponibili a consuntivo mostrano come nel 2011 (11,5%) sia stata già raggiunta una quota superiore a quella prevista dal PAN per il 2015 (11,2%). Dinamiche simili si rilevano per i settori elettrico, termico e trasporti. In particolare nel settore riscaldamento e raffreddamento, che nel 2011 rappresenta la quota principale dei consumi energetici nazionali, le rinnovabili rappresentano l’11% e in questo ambito un ruolo importante spetta alle biomasse. L’utilizzo delle stesse esclusivamente a scopi termici, per il riscaldamento o per la produzione di acqua calda sanitaria, avviene soprattutto mediante impianti domestici (caldaie, stufe e termocamini) o scambiatori di calore allacciati a reti di teleriscaldamento. I combustibili prevalentemente utilizzati sono le biomasse legnose come legna da ardere in ciocchi, legno sminuzzato (cippato) e pastiglie di legno macinato e pressato (pellet e bricchetti).
Il mercato pubblico dei bandi di gara
Rispetto all’interesse pubblico per la produzione di energia termica ed elettrica da biomassa, i dati sul mercato dei bandi di gara forniscono informazioni interessanti. In Italia il mercato pubblico dei bandi di gara per il teleriscaldamento e gli impianti a bioenergie, tra gennaio 2002 e giugno 2013, è rappresentato da 639 gare per un importo complessivo di 1,4 miliardi.
La domanda di interventi nei settori teleriscaldamento e impianti a bioenergie ha riguardato nell’87% dei casi (559 bandi su 639 totali) appalti per la sola esecuzione di lavori o appalti integrati di progettazione ed esecuzione. Il restante 13% spetta a contratti di PPP che combinano l’esecuzione dei lavori con la progettazione, la fornitura e l’installazione degli impianti di produzione e distribuzione, la manutenzione e la gestione del servizio. In termini di importi il PPP rappresenta il 35% del mercato di riferimento.
L’Osservatorio nazionale del Partenariato Pubblico Privato, tra gennaio 2002 e giugno 2013, ha censito sull’intero territorio nazionale 80 gare, del valore complessivo di 484 milioni di euro, riconducibili a operazioni di PPP per la costruzione e gestione di reti di teleriscaldamento urbano, di impianti per la captazione e valorizzazione energetica del biogas, di impianti di produzione di energia termica ed elettrica da biomasse, di impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani con produzione di energia elettrica e termica.
Il manuale operativo sugli impianti a biomassa, promosso da Asset Camera, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma, è pensato come uno strumento per le imprese e le Pubbliche amministrazioni e punta a dare risposte concrete ai fabbisogni conoscitivi del mercato. La pubblicazione è disponibile sul sito dell’Osservatorio Pubblico Privato del Lazio (www.siop-lazio.it) a partire dal 5 novembre, previa registrazione.
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Smart Cities, insediato il Comitato per le Comunita’ Intelligenti dell’Agenzia per l’Italia Digitale

smart-citySi è insediato la settimana scorsa a Firenze, nell’ambito della XXX Assemblea annuale dell’ANCI, il Comitato per le Comunità Intelligenti, dove per “comunità intelligenti” – si legge nella nota dell’ANCI – si intende “quell’ampio insieme di iniziative poste in essere dalle comunità locali di qualsiasi scala (dai quartieri ai Comuni alle Regioni) finalizzate a migliorare la vita dei cittadini, anche con l’uso delle nuove tecnologie, sotto l’aspetto della mobilità, del risparmio energetico, dell’inclusione sociale, della tutela ambientale, dell’educazione, della fruizione culturale ed in generale di tutto io che può contribuire al benessere collettivo”.

La visione strategica di scala nazionale prenderà forma attraverso la redazione dello Statuto delle Comunità Intelligenti, promosso dal Comitato e adottato per decreto dal Consiglio dei Ministri, finalizzato a specificare i diritti minimi di cittadinanza intelligente sui quali i diversi livelli dell’amministrazione sono chiamati ad impegnarsi e che costituiranno la base per assicurare rendicontabilità sociale ai progetti di smart cities&communities. A questo scopo, il Comitato è chiamato a sviluppare un sistema di monitoraggio specifico del livello di benessere e di soddisfacimento dei bisogni raggiunto.

La Presidenza del Comitato è stata affidata a Mario Calderini, docente del Politecnico di Milano, già Consigliere del MIUR e membro della cabina di regia per l’Agenda Digitale istituita dal Governo Monti.

A margine della riunione di insediamento, Mario Calderini ha dichiarato:

L’istituzione del Comitato è un passaggio importante per la concreta realizzazione dell’Agenda Digitale. Il Comitato cercherà di interpretare al meglio il mandato di soft-governance e di indirizzo strategico attribuitogli dalla legge, cercando di valorizzare le numerose esperienze già avviate da molte pubbliche amministrazioni nei mesi scorsi e creando le migliori condizioni di contesto per lo sviluppo armonico delle comunità intelligenti nel nostro Paese. Credo che, tra gli altri compiti, il Comitato debba prestare particolare cura alla promozione della visione sociale che anima le comunità intelligenti, di nuovi modelli di imprenditorialità sociale e di strumenti finanziari di ingaggio pubblico-privato atti a consentire la realizzazione di progetti ambiziosi anche in questa difficile situazione di finanza pubblica.
I compiti del Comitato per le Comunità Intelligenti
Al Comitato, istituito dall’Agenzia per l’Italia Digitale spettano i compiti previsti dalle disposizioni contenute nel Decreto Crescita 2.0 adottato dal precedente Governo.

Al Comitato è affidata la regia dei progetti di smart cities&communites a livello nazionale, con l’obiettivo di creare le migliori condizioni per lo sviluppo di progetti di comunità intelligente a livello locale e per la loro sintesi in un disegno strategico di valenza nazionale.

Tra i compiti specifici previsti dalla legge, vi è la predisposizione del piano annuale delle comunità intelligenti e il rapporto annuale sullo stato di realizzazione del piano per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la predisposizione delle linee guida nazionali per la standardizzazione, l’interoperabilità e la replicabilità su scala nazionale delle soluzioni adottate in ambito locale e la realizzazione di una piattaforma di condivisione di applicazioni, servizi ed esperienze al servizio delle pubbliche amministrazioni.

Inoltre, è attribuito al Comitato il compito di promuovere e codificare nuovi strumenti finanziari atti a favorire il partenariato pubblico-privato per le comunità intelligenti.

Infine, per assicurare la rendicontabilità sociale ai progetti di smart cities&communities di cui sopra, il Comitato è chiamato a sviluppare un sistema di monitoraggio specifico del livello di benessere e di soddisfacimento dei bisogni raggiunto.

Maria Letizia Fabbri

http://www.pionero.it/2013/10/28/smart-cities-insediato-il-comitato-per-le-comunita-intelligenti-dellagenzia-per-litalia-digitale/




Studio Enel: con l’efficienza energetica +2% Pil e aumento degli occupati del 2%

efficienzaL’Italia potrebbe ridurre i consumi totali di energia tra il 12 e il 18%, risparmiando fino a 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020
È stato presentato oggi a Roma in una conferenza lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia”, realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Alla conferenza hanno preso parte il Presidente di Enel e Presidente del Comitato Scientifico Internazionale Fondazione Centro Studi Enel, Paolo Andrea Colombo; l’Amministratore Delegato, Direttore Generale del Gruppo e Presidente della Fondazione Centro Studi Enel, Fulvio Conti; il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari e il Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Bortoni.
I rappresentanti delle istituzioni e gli esperti del mondo accademico e dell’industria hanno evidenziato l’importanza dell’efficienza come strumento strategico di politica energetica e volano per la ripresa economica del Paese.
Secondo lo studio (CLICCA QUI), l’applicazione di strumenti e sistemi per l’efficienza energetica potrebbero generare un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL e un risparmio compreso tra 50 e 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020. A ciò si aggiungerebbe un aumento degli occupati fino al 2% a fronte di una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%.
I potenziali di risparmio nei due scenari
“Dall’analisi delle tecnologie e degli scenari al 2020 emerge – si legge nello studio – che il potenziale di risparmio legato alle applicazioni di tecnologie per l’efficienza energetica è notevole, con risparmi annui a regime sui consumi finali al 2020 di 288 TWh in uno scenario di sviluppo ottimo e di 195 TWh in uno scenario di sviluppo moderato e che gran parte del risparmio energetico annuo conseguibile al 2020 (il 95% circa) riguarda interventi nel patrimonio edilizio (residenziale, terziario e industriale), rispettivamente 273 TWh e 183 TWh per gli scenari di sviluppo ottimo e moderato”.
I benefici
Il Report fornisce uno sguardo d’insieme ai benefici per il Paese associabili a tali ipotesi di penetrazione al 2020, mostrando come “i vantaggi siano consistenti. Allo scenario di sviluppo ottimo, infatti, è associato un risparmio annuo a regime di emissioni di CO2, calcolato sulla base della riduzione dei consumi finali di energia, di 72 milioni di tonnellate (circa 50 milioni nello scenario di sviluppo moderato), a fronte di un volume d’affari complessivo di 512 miliardi di euro (circa 350 miliardi di euro nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in un volume di affari annuale di circa 64 miliardi di euro) e di una ricaduta sul sistema industriale complessiva pari a 3.726.637 Unità di Lavoro Annue – ULA (circa 2,5 milioni nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in circa 460.000 ULA all’anno). Inoltre, assumendo l’italianità dell’intera filiera, l’incidenza del volume d’affari annuo sul PIL sarebbe compresa tra il 2 e il 4% e gli operatori legati all’efficienza energetica coprirebbero annualmente una percentuale compresa tra l’1,2% e il 2% del totale occupati”.
Gli ostacoli
Le principali difficoltà nella realizzazione di politiche che aumentino l’efficienza energetica riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori. A questo si aggiunge la complessità regolatoria, in particolare nei casi di tecnologie legate all’utilizzo di energia elettrica, accompagnate dalla mancanza di un sistema Paese a supporto dell’efficienza energetica.
Sul fronte dei benefici, numerosi sono soprattutto quelli legati alla riduzione dei consumi energetici, sia in termini di decarbonizzazione di alcuni settori come quello dei trasporti e del riscaldamento, sia di diminuzione degli inquinanti, specie nelle città. Tuttavia, sottolinea lo studio, questi miglioramenti sono limitati da una serie di fattori economici e regolatori, tra cui la struttura della tariffa elettrica fortemente progressiva e le difficoltà di accesso a forme contrattuali diverse da quelle standard.
Il ruolo delle utility
Inoltre, lo studio riconosce alle utility un ruolo importante nell’abbattimento delle barriere che ostacolano la diffusione dell’efficienza energetica. Le aziende elettriche, infatti, possono agire come system integrator delle tecnologie su scala nazionale in un’ottica di lungo periodo che favorisca lo sviluppo di una filiera industriale integrata. Infine, unendo scala e capillarità, le utility possono fungere da hub per offrire un servizio “chiavi in mano” al cliente con caratteristiche di economicità, competenza tecnica, affidabilità, semplificazione e disponibilità finanziaria.
L’efficienza deve diventare un “pensare comune”
In conclusione, secondo il report “I numeri sembrano dimostrare che l’Italia abbia le carte in regola per puntare senza esitazioni sull’efficienza energetica, per garantirsi uno sviluppo sostenibile e ricadute economiche e occupazionali positive. L’efficienza energetica può inoltre rappresentare un trampolino per sviluppare e dare slancio, in un’ottica strategica di lungo periodo, a filiere industriali che possono rappresentare l’ossatura del Paese in un futuro a medio-lungo termine”. Tuttavia, l’Italia deve esercitare “uno sforzo congiunto, che parta dalle istituzioni – con il ruolo cruciale in tal senso del policy maker – e arrivi ai singoli cittadini, affinché l’efficienza energetica diventi un “pensar comune”, un tema di primaria importanza. Solo così sarà possibile sviluppare un approccio integrato al tema dell’efficienza energetica che potrà portare a effetti moltiplicativi sui benefici ottenibili”.

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Europa: chance o handicap?

ueE’ cominciata la partita delle elezioni europee e, soprattutto a destra, si delineano le strategie.
Segnali preoccupanti mettendo in fila due editoriali di Vittorio Feltri sul Giornale:
30/10/13: Paese stufo dell’euro: Berlusconi e Grillo nuova maggioranza: “Ci domandiamo perché Berlusconi e Grillo non si alleino (…) conducendo insieme una lotta finalizzata alla riconquista italiana della sovranità nazionale e del diritto di battere moneta”
31/10/13: L’Europa degli imbecilli che ci dà lezioni sul wc: “stabilire per decreto la quantità di acqua da erogarsi negli orinatoi (meno di mezzo litro) e nei water (cinque litri e non di più). (…) incomprensibili quasi come le quote latte.”
Dall’altra parte, rinchiusi nei propri recinti ombelicali, non s’ode battito di ciglia. Per fortuna soccorre, come sempre più accade, quella parte della società civile che Paul Ginsborg definì “ceto medio riflessivo” e che a mò più globalizzato potremmo riconoscere come “società della conoscenza”. Essa c’indica alcune linee di riflessione teoriche, economiche e – finalmente – operative:
nell’ordine:
– Alain Touraine propone un’interessante analisi sulla fine della società. Non parafrasando per niente la poco felice “fine della storia” di Fukuyama, propone alla riflessione il tema che il passaggio dal capitalismo produttivo al capitalismo finanziario genera un annichilamento del sociale. Si pone illuministicamente l’obiettivo di uscire da questa perdita con la proposta del passaggio dalla relazione con l’altro alla relazione con se stessi. Ritrova in questa scoperta la ragione della centralità dei diritti che, per Touraine, “stanno al di sopra delle leggi”. Il sociologo francese ricorda come esempio della sua analisi “la condizione femminile che è diventata uno degli elementi determinanti per valutare il grado di sviluppo di una società.”
– La Fondazione per le qualità italiane Symbola insieme a Unioncamere e alla Fondazione Edison presenta nel suo Manifesto “Oltre la crisi l’Italia deve fare l’Italia” un rapporto da cui evince che:
* la green economy ha tre milioni di occupati,
* 328 mila aziende hanno investito per risparmiare energia e limitare l’impatto ambientale,
* tali aziende nel 2013 hanno operato il 38% delle assunzioni,
* il 42% delle aziende che ha fatto eco-investimenti esporta.
– Il Ministero dei Beni Culturali sta lavorando per alleggerire il corpo centrale delle sue strutture rafforzando quelle periferiche che non riescono quasi, per personale carente e anziano (età media 55 anni), ad esercitare l’essenziale tutela del territorio e pianificazione paesaggistica riducendosi sempre più a sole funzioni burocratiche.
Se, impropriamente ma muniti del sempre più scarso “ottimismo della ragione”, uniamo queste tre “buone nuove” abbiamo già un primo scheletro di quello spirito di Europa 2020 che, ben aldilà di piccoli calcoli elettorali, dovrebbe pervadere il Paese.
Tommaso Capezzone
Italia oltre la crisi
Manifesto Italia oltre la Crisi
dati Italia oltre la crisi
schede Italia oltre la crisi




La Silicon Valley scopre la bellezza della stampa

stampaIl patron di eBay finanzia Greenwald, il boss di Amazon scala il Washington Post
Le dietrologie si sprecarono, si andò a cercare una qualche “agenda politica” che il patron di Amazon poteva difendere possedendo lo storico quotidiano della capitale federale. Fu anche sottolineato che Bezos pagava una cifra modesta – in proporzione al proprio patrimonio personale che è di 29 miliardi – per procurarsi un “trofeo” di prestigio (il quotidiano che denunciò il Watergate). Ma gli stereotipi non reggono alla prova di quel che va accadendo da mesi. Tra le ultime mosse c’é quella di Pierre Omidyar, 46enne fondatore di eBay, con un patrimonio di 8,5 miliardi: ha assunto il reporter Glenn Greenwald, reso celebre nel mondo per aver svelato sul Guardian inglese la vicenda del Datagate, il cyber-spionaggio invasivo della National Security Agency. La missione affidata dal fondatore di eBay a Greenwald è continuare a svolgere il proprio mestiere con un sito di news apposito.

“Watchdog” è la parola-chiave: letteralmente significa cane-guardiano. È una parola che ha un senso antico e nobile nella liberaldemocrazia americana, assegna al Quarto Potere un ruolo essenziale di vigilanza, bilanciamento e controllo sugli altri tre poteri costituzionali della Repubblica. Iniziative analoghe vedono come protagonisti la vedova di Steve Jobs, fondatore di Apple, e altri nomi meno noti della Silicon Valley. Non passa inosservata la scelta di un gigante della Old Economy, Warren Buffett, che di recente ha collezionato ben 63 quotidiani locali. Buffett non è sullo stesso piano degli attori della Silicon Valley, nel senso che non è un innovatore. Tuttavia ha un acume raro per le opportunità d’investimento.

Le strade che imboccano gli investitori venuti dall’economia digitale sono variegate. C’è chi, come Bezos, crede di poter reinventare e rilanciare un grande quotidiano storico. C’è chi predilige contenitori esclusivamente online. C’è chi guarda a un business model misto, dove si rafforzano delle centrali di giornalismo investigativo supportate da istituzioni non profit: fondazioni, Ong, scuole di giornalismo. È un’esplosione di sperimentazioni, tipica della mentalità con cui è cresciuta la Silicon Valley: in un laboratorio incubatore di innovazioni si devono tentare le strade più ardite, sapendo che alcune si riveleranno sbagliate. Ma queste incursioni di giovani imprenditori dell’hi-tech hanno alcuni tratti comuni. La fiducia nel ruolo insostituibile dell’informazione in una società democratica. La consapevolezza che il “consumo” d’informazione sta crescendo a dismisura, raggiunge volumi mai visti nella storia umana, anche se una parte di questo consumo è stato assuefatto alla gratuità (Steve Jobs a suo tempo dovette affrontare un problema simile: il modello Napster aveva attirato una generazione di giovani verso il godimento gratuito della musica). Un padre storico della Silicon Valley, l’inventore del microchip Federico Faggin, traccia un’analogia con l’avvento della fotografia digitale al passaggio del millennio. Chi non la capì e tentò di rimanere nel business delle macchine fotografiche e delle pellicole è scomparso (Kodak); ma poiché oggi il consumo di foto ha avuto una vertiginosa escalation, altri hanno saputo proliferare inventando nuovi business per catturare questo boom di attenzione (Instagram, fra tanti). Chi ha creato dal nulla delle attività, come appunto Amazon e eBay, vuole trasferire la stessa vena “rivoluzionaria” nel reinventare l’equazione economica del produrre informazione. Al tempo stesso c’è il riconoscimento che il patrimonio di credibilità acquisito sotto il nome di una testata (Washington Post) o di un reporter d’eccezione (Greenwald) ha un valore che può essere rilanciato con nuove piattaforme e nuove strategie.

È avvincente lo spettacolo dell’America più dinamica e innovativa, che dopo avere partorito le tre rivoluzioni del personal computer, poi di Internet, infine dello smartphone e dei tablet, si cimenta con la missione storica di contrastare il declino della carta stampata. Anche a livello locale, si avverte che la scomparsa del piccolo quotidiano di provincia i cui cronisti frequentano ogni seduta del consiglio comunale, impoverisce la democrazia e indebolisce la società civile. Figurarsi un mondo in cui il Pentagono potesse condurre le sue guerre senza più corrispondenti e inviati della stampa a verificarne le versioni ufficiali; dove la Nsa-Grande Fratello potesse operare le sue scorribande nella nostra privacy senza oppositori organizzati e credibili. Cresce anche l’insoddisfazione verso uno scenario in cui prosperino solo i giganteschi contenitori-riciclatori di news, alla Google. In quanto al timore che i golden boys delle tecnologie cerchino una scorciatoia per rafforzare la propria influenza politica, basta leggersi le recenti inchieste che il Washington Post sta dedicando al proprio nuovo padrone: sono una lezione di autonomia dei reporter.
di FEDERICO RAMPINI
http://www.repubblica.it/cultura/2013/10/22/news/la_silicon_valley_scopre_la_bellezza_della_stampa-69143181/




Grande successo per la prima edizione di App4Mi, il progetto-concorso formativo del Comune di Milano e di RCS. Ecco tutti i vincitori!

app4miSe il buon giorno si vede dal mattino, c’è da aspettarsi – e da augurarsi – che vengano realizzate nuove edizioni di App4Mi e iniziative simili su tutto il territorio nazionale, che mostrino concretamente l’utilità e il senso degli Open Data. E’ stato infatti un grandissimo successo la prima edizione di App4Mi, il progetto formativo del Comune di Milano ed RCS MediaGroup che ha premiato il 10 ottobre scorso le applicazioni più utili e innovative sviluppate sugli Open Data dell’Amministrazione comunale.
Più di 1.000 si sono iscritti ai corsi gratuiti di App4Mi Open Campus, oltre 800 persone hanno seguito i corsi in streaming e 3.782 sono stati i video interventi scaricati. Anche il numero delle app che hanno partecipato al contest è stato significativo: 75 di cui 64 ammesse nella gallery. Si tratta di un risultato di notevole importanza, confrontato per esempio con l’analoga esperienza di New York, che ha selezionato 57 app concorrenti nella prima edizione del contest, nel 2010, 96 nel 2011 e 54 nel 2012.
“Un progetto nato con la volontà di valorizzare il patrimonio informativo del Comune, messo a disposizione di cittadini e imprese attraverso il portale Open Data, migliorando i servizi e la vita a Milano in un’ottica sempre più smart e sostenibile”. Così l’Assessore allo Sviluppo Economico, Università e Ricerca, Cristina Tajani che ha aggiunto: “La partecipazione e l’interesse di questa prima edizione ci sollecitano ad andare avanti, migliorando e arricchendo i dati pubblicati e progettando nuove iniziative”.
“App4Mi è il segno tangibile dell’impegno e dell’attenzione che da tempo il nostro gruppo ha per lo sviluppo e per l’incremento delle attività digitali. Solo pochi giorni fa è nato RCS Nest, il nuovo incubatore di startup di RCS e Digital Magics, e oggi siamo particolarmente felici di premiare queste nuove app che uniscono sviluppo tecnologico e aspetto ideativo, e testimoniano l’interesse che sempre di più i cittadini hanno nei confronti delle opportunità offerte dal digitale”, ha detto l’Amministratore delegato di RCS MediaGroup Pietro Scott Jovane.
I premiati di App4Mi
Sono state scelte e premiate da una giuria composta da personalità di spicco del mondo dell’innovazione digitale 9 app: 6 tematiche e 3 considerate le migliori in assoluto. Un decimo premio di 2.000 euro è stato assegnato alla app più votata dal pubblico sul sito www.app4mi.it.
Nel dettaglio, per le app tematiche hanno vinto 1.000 euro ciascuna per le categorie:
Turismo e tempo libero, Milano.Life che mostra i luoghi di interesse e spiega come raggiungerli, utile sia per i turisti che per gli abitanti di Milano. È stata ideata da Alessio Vinerbi
Cultura/Education, That’s app che indica con grafica accattivante gli eventi d’arte contemporanea, attuali e futuri, corredando le informazioni con schede informative dettagliate e immagini. È stata ideata da Andrea Amato, Elisabetta Bolasco, Caterina Failla, Federica Roserba, Francesca Baglietto, Giulia Restifo, Luca Corti, Stefano Fattorusso e Tim Julian Ohlenburg
Mobilità, traffico e trasporti, Milano Easy Parking, una app che permette di parcheggiare più agevolmente a Milano e ti ricorda dov’è la tua auto e quando scade il permesso per la sosta. È stata ideata da Dario Costa e Fabrizio Galeazzi
Green, Ecomilano, pensata con una logica semplice e intuitiva evidenzia i servizi ecologici e sfrutta la realtà aumentata. È stata ideata da Angelo Gallarello
Sociale e Sanitaria, Dove si butta che permette di costruire un database geolocalizzato per la raccolta differenziata, diffonde notizie e stimola la comunità a dare il proprio contributo. È stata ideata da Giovanni Maggini
Disabilità, Milano4All che permette di verificare l’accessibilità dei luoghi pubblici intorno a te selezionando il tipo di disabilità. È social e permette di condividere i commenti. È stata ideata da Andrea Gerino.
Per le migliori app in assoluto la prima classificata è Quolimi, pensata e realizzata da Luca Campanini, Andrea Clerici, Gianfranco Netti e Claudio Rava che vincono complessivamente 6.000 euro. La app fornisce una valutazione sintetica della vivibilità di un indirizzo di Milano aggregando molti dataset di natura diversa con una grafica semplice e chiara; la seconda classificata è Mirami che permette di scoprire i punti di attrazione più vicini e suggerisce i luoghi di interesse. È stata ideata da Nazzareno Cantalamessa che vince 4.000 euro; terza classificata, con un premio di 2.000 euro, è Milano.Life già premiata nella categoria Turismo e tempo libero.
La app più votata sul sito www.app4mi.it è BiciMI4Social, di Antonio Scardigno, Stefania Anna Scardigno e Raffaella Spera che vincono complessivamente 2.000 euro. È dedicata alla gestione della mobilità in bicicletta attraverso il bike sharing ed è pensata in modo social con la possibilità di creare e condividere percorsi e di segnalare eventuali problemi.
L’organizzazione di App4Mi
Il pregio di App4Mi, che ci auguriamo possa vantare presto delle imitazioni in Italia, ha il pregio di mostrare concretamente come possono essere utilizzati e capitalizzati gli open data delle amministrazioni comunali. Rappresenta inoltre il prodotto della collaborazione di più attori pubblici e privati presenti sul territorio; ricordiamo infatti che App4Mi è stato ideato dal Comune di Milano e da RCS MediaGroup, con il supporto dell’incubatore Digital Magics e che partner dell’iniziativa sono stati il main sponsor Intesa Sanpaolo, e Accenture e Vodafone. La premiazione ha avuto luogo nella Sala Buzzati del Corriere della Sera.

Maria Letizia Fabbri

http://www.pionero.it/2013/10/15/grande-successo-per-la-prima-edizione-di-app4mi-il-progetto-concorso-formativo-del-comune-di-milano-e-di-rcs-ecco-tutti-i-vincitori/




L’era dell’editoria democratica

editoriaPerché dobbiamo imparare a «usare il nostro “voto” con accortezza quando scegliamo di pubblicare o consumare informazioni»
«La democratizzazione dell’editoria», scrive Kirby Prickett, «è quel processo per cui le persone sono sempre più abilitate a far circolare le proprie idee, le proprie storie e le proprie opinioni. E questo sta accadendo soprattutto grazie a Internet».
Il concetto di Internet che «aumenta» la democrazia è poco maneggevole e sicuramente controverso. Io di solito preferisco parlare di volgarizzazione dell’editoria. Ma il lungo articolo di Kirby costruisce un buon quadro storico e porta con sé alcuni concetti interessanti.
Ripercorrendo la storia dell’editoria controllata da pochi, in un breve paragrafo intitolato «Storia del Controllo», si arriva al punto: «queste dinamiche sono cambiate con la rete, con l’apertura dei commenti, con le piattaforme di blogging, i social media e il self-publishing. Da quel momento chiunque (con una connessione a Internet) può pubblicare il proprio punto di vista, in qualsiasi luogo del mondo».
La parte più stimolante del pezzo è quella finale in cui la Prickett si chiede se questa «democratizzazione» può essere considerata una cosa positiva o meno. E conclude con l’idea che «alla fine, esattamente come con la democrazia in politica, il risultato dipenderà da noi, cittadini ordinari». E dalla «nostra capacità di usare il nostro “voto” con accortezza quando scegliamo di pubblicare o consumare informazioni».
Fatti un’idea da solo: The History of the Democratization of Publishing.
Da un altro punto di vista, Jane Friedman (una delle maggiori esperte di editoria digitale negli Stati Uniti, ragiona proprio sul peso che sta avendo il self-publishing nella trasformazione dell’industria editoriale. Il punto di partenza è una conferenza tenuta alla Fiera del Libro di Francoforte, con a tema il «matrimonio tra tecnologia e contenuti».
Jane fa un accurato recap e ci regala i link a diverse ricerche interessanti. «Gli autori oggi», scrive, «hanno il potere di scoprire modi nuovi per raggiungere il proprio pubblico». Mentre gli editori tradizionali sono più lenti ad adottare strategie nuove o più aggressive, come quelle dei prezzi bassi.
È un altro esempio di «disintermediazione» dell’informazione, a scapito del funzionamento dell’industria culturale come la intendevamo nell’epoca della scarsità dei contenuti. Jane ragiona (e riporta opinioni) su tutte le implicazioni di questo passaggio verso nuovi modelli.
Merita la lettura e l’approfondimento dei link: Is Self-Publishing the Most Important Transformation in the Publishing Industry?
Per costruirci un’opinione e per trovare la nostra «giusta educazione» in questo nuovo ecosistema dei media, dobbiamo anche considerare che non ci troviamo di fronte a tendenze destinate a invertirsi. La nostra capacità di pubblicare e accedere alle informazioni tenderà ad esse sempre più facile ed economica. Gli ultimi dati li raccoglie un report ( The Global Media Trends Book) che tra l’altro ci racconta come in molti Paesi i social network siano diventati l’accesso primario all’informazione.
Qui trovi una sintesi: Report details global trends in mobile, video and social.
Ma più ancora può aiutarti a riflettere lo stralcio del libro di Nate Silver pubblicato in italiano da Internazionale. L’occhiello ti racconta subito dove si va a parare: «La mole di informazioni disponibili aumenta a ritmo vertiginoso, ma fare previsioni non è affatto semplice: i dati da soli non bastano, la maggior parte è solo interferenza e il rumore è più forte del segnale. Il libro di Nate Silver spiega perché l’elemento umano è ancora essenziale».
Il titolo è, non a caso, Il segnale e il rumore.
Come link bonus, questa settimana, un post di John Kroll che fa proprio al caso nostro. Siamo stati educati con la cultura della stampa e dobbiamo educarci a pensare (e scrivere) per il digitale. Parlando soprattutto ai giornalisti, John spiega in modo utile come superare la «mentalità della carta»: How to get past the print-first mindset.

GIUSEPPE GRANIERI

Twitter: @gg

link all’articolo




Costruiamo il cambiamento: incontro in preparazione del Forum di Corviale

Legalità, sviluppo e progettualità. Queste le tre parole chiave del partecipato incontro che si è tenuto mercoledì 16 ottobre nella sala dei convegni del Mitreo Arte Contemporanea, a Corviale. Numerosi gli interventi dei relatori e le domande del pubblico: i cittadini, le istituzioni e le associazioni hanno approfittato di questo evento per partecipare attivamente e sollevare nuovi e interessanti spunti di dibattito.

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Sala Convegni del Mitreo Arte Contemporanea

 A dirigere i lavori Pino Galeota, coordinatore di Corviale Domani, sul palco Daniel Modigliani, commissario dell’Ater; Maurizio Veloccia, presidente del Municipio XI Arvalia Portuense. Si è parlato di posti di lavoro, di inserimento sociale e di smart community, di progetti e di utopie. Sì, perché a volte, e in questo caso Corviale ne è l’emblema, i progetti più fondati nascono proprio da sogni apparentemente irrealizzabili.

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Da sinistra: Daniel Modigliani, Maurizio Veloccia e Pino Galeota, in apertura all’incontro.

Ebbene, la comunità scientifica di Corviale Domani, progetto che propone un piano strategico condiviso in base ai principi della Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili, insieme alle istituzioni, alle associazioni, ai privati cittadini ancora crede in questi sogni. E ci ha messo la faccia, le idee, e il cuore.

Sì, perché Corviale, il mostro di cemento, il kilometro che si staglia sulla periferia sud-ovest della capitale, nasce dal sogno dell’architetto Fiorentino di voler creare una struttura autonoma e ed economicamente sviluppata.

Nel 1872 Engels segnalava che, soltanto eliminando l’antitesi tra città e campagna e con l’appropriazione dei mezzi di sussistenza, si sarebbero risolti i problemi delle abitazioni. Ma forse Engels sognava perché era un filosofo, un teorico, un rivoluzionario. Le sue idee, seppur utopistiche, sono andate lontane e mai come ora sono apprezzabili e realizzabili.

Questi, i temi affrontati nel pre-forum: campagne urbanistiche, legalità e rispetto delle esigenze dei cittadini, processi sociali costruiti con la presenza costante di attività culturali, superando le barriere, oltrepassando il proprio recinto e scavalcando l’idea che guardare solo i nostri piedi non basta più.

«Corviale non può essere considerato per parti, è nato come una struttura unitaria che ha una qualità e un senso urbanistico nel rapporto con il territorio circostante. Ha bisogno di una visione unitaria», le parole di Daniel Modigliani. Un progetto nato tre anni fa, come ha ricordato Pino Galeota, pronto per essere proposto alla Biennale di Venezia 2014 e all’Expo 2015 di Milano.

Economia sostenibile, orti urbani, o meglio, tetti giardino, che ricopriranno l’intero “Serpentone”, ma anche sport e cultura. Elementi importanti e rappresentativi di un territorio che unitamente sta richiedendo la svolta.

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Da sinistra: Stefano Panunzi, riquadro in alto, da sinistra Maria Grazia Bellisario, Pino Galeota e Monica Melani. In basso, Alfonso Pascale.

Sono intervenuti Maria Grazia Bellisario, direttore “Architettura e Arte Contemporanea” del Ministero dei Beni Culturali, Stefano Panunzi, professore di ingegneria all’Università degli Studi del Molise, Alfonso Pascale, Paolo Masini Assessore addetto ai lavori pubblici di Roma Capitale. Per ultima, ma non per importanza, Monica Melani, direttrice artistica del Mitreo Arte Contemporanea che ha sottolineato quanto i beni relazionali e le condivisioni dei patrimoni siano base per un approccio qualitativo alla vita.
L’incontro è finito con l’invito, rivolto a tutta la comunità ma anche a Roma, e a chiunque voglia partecipare al Forum “Costruiamo il cambiamento” che si terrà a Corviale dal 21 al 23 Novembre

Durante il convegno una diretta Facebook ha reso condivisibile e fruibile a tutti la partecipazione. Giusto perché noi, nel futuro, nelle reti e nella tecnologia per il progresso dell’individuo ma anche dei territori e delle periferie, ci crediamo.

Elisa Longo

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