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Djerbahood: 150 artisti decorano l’antico villaggio tunisino di Er-Riadh

b2ap3_thumbnail_Djerba-djerbahood-tunisia-streetart-07La scorsa estate, oltre 150 artisti provenienti da tutto il mondo sono sbarcati sull’isola diDjerba in Tunisia, per colorare il piccolo villaggio di Er-Riadh con le loro opere.

L’idea è del gallerista parigino Mehdi Ben Cheikh che cura la Galerie Itinerranceed ha voluto creare, nel rispetto della contesto e della cultura locale, un grandemuseo di arte di strada a cielo aperto, in un territorio finora estraneo a questa espressione urbana.

I muri sono stati ricoperti dameravigliosi dipinti, molti dei quali ispirati al ricco patrimonio culturale tunisino, per infondere nuova vita nel villaggio e promuoverne il turismo.

Le splendide foto che seguono sono state scattate da Mohamed Messara ma potete vedere tutti gli interventi sul sito ufficiale del progetto: Djerbahood

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Ha iniziato con questi contenitori, 60 giorni dopo ha lasciato a bocca aperta tutti i vicini di casa!

Stanco del suo noioso prato verde il proprietario di questa casa ha pensato: “Tutta questa fatica per un praticello verde e monotono? Si sarà anche carino e ordinato, ma non mi dà nessuna soddisfazione.”
Ispirato ed in vena creativa questo ragazzo ha deciso di dare una svolta “epocale” al suo giardino…via il pratino all’inglese! 

Sei curioso di sapere quello che ha combinato? Guarda le immagini qua sotto.

Tutto è iniziato con questi contenitori in legno…

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Compost (o terriccio) gentilmente offerto dal comune, perché non approfittarne?

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I semi iniziano a germogliare, ed ecco i primi supporti per favorire la crescita..

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Come creare un impianto d’irrigazione? Work in progress…

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La rucola è la prima a spuntare…

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Secondi classificati: gli spinaci…

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Ed ecco le barbabietole a portare un pò di colore…

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Una bella prospettiva dei ravanelli che spuntano…

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Immancabili carote, impossibile farne a meno…

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Piselli…

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Ha raccolto talmente tanto, che il ragazzo ha dovuto regalare (volentieri) alcuni dei suoi ortaggi…

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 Guarda che belli questi cipollotti…

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Il verde di questi fagioli è magnifico…

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 Conosci i tomatillos? Eccoli qua…

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Cetrioli, anche loro immancabili…

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Primo piano di un bel peperone…

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Un pomodoro già maturo, e gli atri a seguire…

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Lo spettacolo dei fiori di zucca…

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Come potevano mancare i fiori? 

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I blocchi in cemento sono perfetti per coltivarci le erbe aromatiche…

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Rifatti gli occhi con questo!

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Uno sguardo al giardino del vicino…non c’è confronto!

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Che dici, secondo te questo vicino di casa prenderà spunto dall’ingegnosa e creativa porta accanto?

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Bando aree agricole, presentati i vincitori

F_diMajo_33771-1024x682Questa mattina, insieme al vicesindaco Luigi Nieri, l’assessore all’Ambiente Estella Marino e il presidente del III Municipio Paolo Marchionne, abbiamo presentato i vincitori del primo bando pubblico per l’assegnazione di aree agricole e immobili rurali in disuso di proprietà di Roma Capitale per lo sviluppo di nuove aziende agricole biologiche multifunzionali.

Dopo aver aperto, lo scorso maggio, un avviso pubblico per l’assegnazione di circa 100 ettari di terre divisi in 4 lotti oggi abbiamo i primi vincitori che realizzeranno nuove aziende agricole biologiche in aree bellissime e di grande valore.

La Tenuta Redicicoli, nella Riserva naturale della Marcigliana, è stata assegnata a un giovane di 21 anni, Daniel Burraiil progetto vincitore per l’area di Tor de Cenci, nella Riserva naturale di Decima, è stato presentato dal 33enne Mario Sonno e il lotto di Borghetto San Carlo, nel Parco di Veio, è stato assegnato alla cooperativa agricola CO.R.AG.GIO, costituita da 15 giovani agricoltori.

Tra le attività che verranno realizzate ci sarà la vendita diretta di prodotti a km 0 a disposizione delle cittadine e dei cittadini, fattorie didattiche e centri estivi per ragazzi, orti sociali, reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, un agri-ristoro e un parco avventura.

Un anno e mezzo fa in campagna elettorale delineammo con chiarezza quella che era la nostra visione politica, urbanistica e ambientale per l’area dell’Agro Romano e più in generale per la città intera: basta cemento e rigenerazione dell’esistente. Oggi diamo concreta dimostrazione di quel cambiamento annunciato e confermato da alcune scelte significative sul consumo di suolo.

Questa operazione mi rende particolarmente orgoglioso per i tanti obiettivi che riusciamo a raggiungere contemporaneamente. L’affidamento delle terre a giovani agricoltori rappresenta un vero e proprio investimento per il futuro, all’insegna dello sviluppo sostenibile: ai vincitori del bando chiediamo infatti di prendersi cura di questo bene comune e di metterlo a valore restituendo alla collettività e al quartiere servizi e iniziative sociali.

L’affitto ha un prezzo simbolico, dai 100 ai 200 euro a ettaro l’anno. Questo perché vogliamo incentivare la nascita di nuove realtà che fanno bene alla città e aiutano i giovani a essere protagonisti del futuro.

Il settore agricolo negli ultimi anni ha registrato una crescita costante nel territorio romano. Abbiamo, quindi, inserito nel bando un criterio di valutazione dei progetti volto a valorizzare lo sviluppo della biodiversità nella conduzione delle aziende che nasceranno.

Questo è solo il primo di tanti passi che vogliamo fare. Entro dicembre presenteremo il prossimo bando con altre quattro aree, complessivamente per 95 ettari. La prima si trova nel Municipio XI di 25 ettari due aree nel Municipio III di rispettivamente di 10 e 40 ettari e la quarta area nel Municipio IV di 20 ettari.

Quello agricolo è un settore vitale che per la nostra città e noi vogliamo valorizzarlo guardando al futuro.

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In Giappone una casa ai giovani che aiutano i vecchi

geisha“Stanze in cambio di ore di volontariato…per evitare il collasso…Alcune città offrono le abitazioni ai ragazzi che rianimino i quartieri con bar e concerti…frequentino nel tempo libero locali e circoli della zona, parlino e scherzino con gli anziani…consegnino un pò di spesa a chi non riesce a muoversi e animino le feste dei vicini…Governo e privati offrono case per volontari a studenti e under 30 che pagano il canone in ore di volontariato…Kobe e Akashi hanno spinto il modello all’estremo: stanze in offerta per ragazzi che rianimano la città. Devono organizzare concerti e barbecue, gestire palestre, tenere aperti cinema, biblioteche e bar.”




Vincenzo Trione, le città nel cinema e nell’arte

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Da Roma a New York, da Parigi a Los Angeles. Con il suo ultimo libro, ‘Effetto città’, il critico porta i lettori in giro per le metropoli che abbiamo amato al cinema o nei quadri famosi. Per una nuova estetica da marciapiede

Ce n’è abbastanza per spazzar via ogni pregiudizio anti-cittadino. Non che ne avessimo, e confessa di non averne neppure Vincenzo Trione, storico e critico d’arte, professore allo Iulm di Arte e Nuovi Media: «Non mi piace l’ecologia, non mi piace la campagna, amo l’architettura delle città e il loro vitalissimo disordine. Possono fare paura ma hanno un fascino che attrae poeti, pittori e cineasti, non solo nel Novecento».Dieci anni di lavoro, condotto in parallelo con gli impegni del critico militante e curioso. Ne è uscito un volume di 800 pagine, ricchissimo e illustratissimo:Effetto città. Arte cinema modernità (Bompiani). «Si parla di libri-mondo, dove lo scrittore costruisce un universo e lo mette a disposizione di chi legge. Io ho voluto tentare un libro-città: il lettore può vagare tra i capitoli, può smarrirsi e ritrovarsi, svoltando in un vicolo o lasciandosi conquistare da uno scorcio inatteso. Può scegliere le tappe che gli interessano e costruirsi un itinerario personale».

Per questo le immagini, prese dal cinema, dai quadri o dagli schizzi degli architetti sono riunite in otto Passage. Era il nome delle gallerie commerciali parigine che suggerirono al berlinese Walter Benjamin, gran vagabondo e grande studioso della modernità, il titolo del suo libro più famoso, rimasto incompiuto dopo tredici anni di lavoro: Passages, appunto.

A Charles Baudelaire, altro punto di riferimento e di confronto che spesso torna nel saggio di Vincenzo Trione, dobbiamo invece la figura del flâneur: il gentiluomo che passeggia senza meta per i boulevard di Parigi. Osservando i passanti e in cerca di piaceri squisitamente cittadini, da “botanico del marciapiede”. Sempre parole di Baudelaire, del tutto immune al fascino della natura (e se state per dire “oggi con i cellulari questi piaceri sono spariti”, sappiate che la flânerie è stata di recente accostata alle nostre dispersive quanto attraenti navigazioni in rete). Effetto città si apre con Pier Paolo Pasolini, che adorava Roma e le borgate, non altrettanto la modernità: come tutti gli anti-moderni considerava il passato frutto di un armonico disegno, e il futuro foriero di temibile disordine. Il caos, la frenesia e la vita solitaria fanno parte del modello cittadino, neanche i fanatici delle metropoli lo possono negare. Tra le molte suggestioni del libro c’è un parallelo tra Venezia e New York, a partire dalla frase di Friedrich Nietzsche: «Cento profonde solitudini formano insieme la città di Venezia. Questo il suo incanto».

Sulle solitudini della Grande Mela o di Gotham City – così i fumetti Marvel hanno ribattezzato la New York del supereroe Batman, fantasiosa ma riconoscibilissima – la lista dei film e dei romanzi sembra non finire mai. Uno per tutti, Manhattan Transfer di John dos Passos, ambientato nell’età del jazz. Nell’età del folk, al Greenwich Village subito prima che Bob Dylan irrompesse sulla scena, abbiamo i fratelli Coen di A proposito di Davis. Con il passare del tempo cambiano le metropoli di riferimento – Her di Spike Jonze è ambientato in una Los Angeles con i grattacieli di Shanghai – e a consolazione dei solitari arriva la voce femminile di uno smartphone. Primo tempo e Secondo tempo scandiscono le due parti di Effetto città, che ha tra le sue parole chiave “cinecontagio”. La dobbiamo a Rem Kolhaas, architetto e urbanista olandese che in gioventù voleva fare il regista. Sua anche la definizione di generic city: «Una città senza la camicia di forza del centro storico». Soffrono i nostalgici delle antiche piazze, decisamente questo libro non è adatto a loro, e Vincenzo Trione rilancia creando inediti cortocircuiti: «Ho cercato di portare gli autori che ho studiato e che cito dove non erano mai stati». Giorgio De Chirico, per esempio. «Nei suoi quadri ruba la simultaneità introdotta dal montaggio cinematografico. Ma lo negherebbe, a parole il cinema lo odia». Da De Chirico discende Michelangelo Antonioni, attento alle immagini quanto era disinteressato ai dialoghi e alle trame (“Togliere l’audio e godersi il resto”, lo ammettono anche i fan, figuriamoci noi che consideriamo “bella la fotografia”, l’insulto peggiore che si possa fare a un film). Portava sul set cataloghi di Cy Twombly, di Antoni Tàpies e di Mark Rothko, era interessato alla pittura astratta e ai paesaggi senza figure. Da qui “l’effetto pitturato” – dice ancora Vincenzo Trione – di Deserto rosso. Ma il cinema incanta per la sua varietà, e possiamo sempre preferirgli le affollate città-spettacolo di Metropolis e di Blade Runner.

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Sustanalytics – Big data per la sostenibilità

open_dataIl segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha spinto perchè si avviasse una riflessione a livello globale sull’utilità dei big data. Un esempio?  Attraverso la app “Baidu Recyle”, per ora attiva solo a Pechino e Tianjin, si può conoscere i tempo reale la quotazione sul mercato del riciclo del proprio scarto elettronico e mettersi in contatto con il più vicino riciclatore, grazie all’assistenza di TCL.

L’orologio del millennio scandisce le ore che separano dai nuovi Obiettivi di sviluppo che il mondo si ripromette di perseguire. Le agende delle diplomazie mondiali sono  impegnate a elaborare quella che dovrà essere la continuazione dell’agenda di sviluppo rappresentata dai Millenium Developemnt Goals, ed elaborata nel 2000 al Millenium Summit. Ne usciranno il prossimo settembre, quelli che sono stati ribattezzati come i Sustainable Development Goals (SDGs), che rappresenteranno la cornice entro la quale incanalare l’agenda dello sviluppo dopo il 2015.

Ma dietro quello che sembra all’apparenza un semplice cambio di nome si nasconde una riflessione più profonda che tocca anche i technoscapes, come li ha definiti l’antropologo Appadurai, i nuovi panorami conoscitivi aperti dalle nuove tecnologie, e una delle componenti  fondamentali della contemporaneità.

Un esempio: i big data, l’immensità di dati (strutturati e non strutturati) che vengono immessi ogni giorno in rete dalle interazioni degli utenti di social networks, gps, cellulari, dispositivi medici e ogni altro tipo di device.  Le 4 V distinguono questi dati da quelli ordinari, rendendoli “Big”: velocità nella trasmissione, volume di notizie che contengono, varietà della loro provenienza e valore che sta proprio nell’essere prodotti dagli user riflettendone di fatto le esigenze. E in questo sta la sfida posta dai big data che si sostanzia nel riuscire a raccoglierli, memorizzarli, visualizzarli e analizzarli.

Per fare questo servono algoritmi efficienti  e in tempi ragionevoli perchè questo tsunami informativo venga incanalato, producendo informazioni utili per una serie di fini. Tra questi è sempre più evidente la possibilità, attraverso i big data, di agevolare e supportare pratiche economiche più sostenibili o di cooperazione e sviluppo, specie in ambiti emergenti.

A cementare i big data alla nuova agenda dello sviluppo post 2015, ci ha pensato il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, che ha spinto perchè si avviasse una riflessione a livello globale sull’utilità dei big data affidandone le redini a un Advisory Group presieduto da Robin Li (fondatore del motore di ricerca Baidu) e da Enrico Giovannini, ex Ministro, poi direttore delle statistiche OCSE prima di passare alla presidenza dell’Istat. Il loro compito, coadiuvato anche dalla creazione di UN Global Pulse, un laboratorio con sedi a New York, Jakarta e Kampala, è quello di creare la struttura che servirà a monitorare, attraverso i big data, i progressi compiuti a livello globale per i nuovi target che usciranno a breve.

In questo risiko di innovazione e visioni a lunga gittata non poteva mancare la Cina che presenta sia le competenze sia le condizioni giuste per sfruttare la rete di big data prodotta dai sui 600 milioni di cibernauti.  I fini sono già ben chiari, oltre alle finalità di business per orientare il mercato seguendo i gusti dei nuovi consumatori cinesi, Pechino potrebbe sfruttare, e in parte lo sta già facendo i big data anche a buon fine, per gestire l’imponente processo di urbanizzazione che il paese sta conoscendo e che entro il 20135 promette di portare almeno il 70% della popolazione cinese a vivere in zone urbane, nel mettere in pratica strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, e nel gestire processi di evoluzione verso la green economy, e persino nel gestore emergenze quali terremoti e inondazioni.

Un primo passo è già stato fatto, l’agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) ha avviato una collaborazione proprio con Baidu che ha portato alla creazione del Big data Joint Laboratory focalizzato per il momento su questoni di salute pubblica ed ambiente ma che promette di allargare il proprio spettro in futuro.  Primo prodotto di questa joint venture, un’applicazione per agevolare il riciclo di materiale elettronico, di cui la Cina è processore a livello mondiale con forti conseguenze ambientali. Attraverso l’app “Baidu Recyle”, per ora attiva solo a Pechino e Tianjin, si può conoscere i tempo reale la quotazione sul mercato del riciclo del proprio scarto elettronico e mettersi in contatto con il più vicino riciclatore, grazie all’assistenza di TCL.

Certo lo scenario dei big data cinesi presenta aspetti problematici (rischi di monopolio sulle informazione, gestione della privacy) e che in Cina hanno specificità uniche rispetto al resto del mondo. Prima di tutto è tendenzialmente chiuso laddove la Great FireWall, la muraglia cibernetica voluta da Pechino, riesce, almeno in parte, ancora a contenere le barriere che isolano la rete e il flusso di dati dalla Cina.  In più l’utilizzo dei big data ha negli organi di gestione delle Statistiche, un partner naturale e strategico. Da questo punto di vista la Cina presenta una gestione, in mano al National Bureau of Statistics, “con caratteristiche cinesi”, spesso lacunosa e lascia poco spazio alla comparazione.

Mentre le stime per la crescita del mercato dei big data parlano di un salto dagli attuali 2.3 miliardi di dollari a 8.7 miliardi previsti per il 2016, serve manodopera capace e a questo ci ha pensato IBM che lo scorso luglio ha firmato un memorandum of understanding con il Ministero dell’istruzione cinese, che prevede un fondo del valore di 100 milioni di dollari per fornire software ed expertise a 100 università cinesi per creare la prossima generazione di esperti di Big data.

Le grandi aziende di Media e Internet cinesi non stanno certo a guardare e quella volpe di Jack Ma, CEO di Alibaba, cha creato una divisione destinata a mettere in piedi una struttura per analizzare i dati elaborati ogni giorno dagli utenti delle piattaforme di business-to-business e di e-commerce come Taobao.com. Le finalità in questo caso non paiono comprendere lo sviluppo sostenibile, se non quello degli affari delle corporation cinesi.

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Barletta. Daniele Doronzo, 17 anni, stage al Cern, 7 in condotta: “Genio ribelle”

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La vicenda di un ragazzo di Bari, Daniele Doronzo, di 17 anni, “il piccolo genio ribelle chiamato dal Cern che la scuola bloccò col sette in condotta”, ripropone il contrasto tra genio e sregolatezza in un articolo di Giuliano Foschini su Repubblica:

 

“Daniele Doronzo, 17 anni, voleva diplomarsi un anno prima. Ma, nonostante la sua carriera liceale, al quarto anno i docenti gli hanno abbassato la media. Il motivo: “Ci sfidava, il nostro compito non è promuovere i talenti ma educarli”.

 

Daniele Doronzo studiava al Liceo Classico Casardi di Barletta e avrebbe dovuto e voluto svolgere gli esami di maturità con un anno di anticipo, come la legge visto il suo curriculum gli permetteva. Ma, quando è finito davanti ai quadri della sua scuola, a metà giugno, dopo gli scrutini,

 

“si è trovato davanti un sette in Fisica”

 

nonostante che, come ha detto, la fisica sia la sua vita. Per questo, il sogno della sua vita era accedere a uno stage al Cern:

 

“Da gennaio avevo inondato di mail il centro in Svizzera per riuscire a fare uno stage. Non c’era mai stato nessun italiano della mia età. Avevano letto quello che gli avevo mandato, articoli, studi eccetera ed ero stato accettato. Ma per andarci c’era bisogno del diploma. E così anche per prepararmi al meglio all’ingresso nelle università americane, dove avrei voluto studiare, a gennaio ho avvisato la mia scuola della mia volontà di fare gli esami con un anno di anticipo”.

 

Per poterlo fare servono tutti otto negli anni precedenti. Daniele, garantisce Giuliano Foschini, era ampiamente nella norma:

 

“Nella sua carriera liceale aveva collezionato soltanto otto e nove. Mai un sette. E invece: «Eccolo il sette, al quarto anno, proprio in Fisica. E addio sogni». Ma che è successo? «Una valutazione della docente, io non c’entro» liquida il preside del Casardi.
In realtà la storia è più complessa. «Daniele è un talento ma da un punto di vista comportamentale… — dice uno dei suoi docenti — In gita per sfidarci, sotto i nostri occhi, aveva fatto un bagno a mare, in Sicilia, e avevamo deciso di dare un segnale a lui — che non veniva mai puntuale a scuola, tra l’altro — e ad alcuni suoi colleghi con un sette in condotta.
Poi, in Fisica, la sua materia, forse perché si sentiva troppo sicuro, da quando aveva deciso di fare gli esami di maturità si era lasciato andare. Non aveva la media dell’otto. E così gli abbiamo tenuto anche l’altro sette. Il compito della scuola, in Italia, non è quello di promuovere i geni. Ma di educarli ». Il problema è che, viste le nuove norme, il solo sette in condotta non avrebbe sortito nessun effetto. Quello in Fisica, invece, ha impedito a Daniele di provare gli esami prima e iscriversi alle università americane.
Invece al Cern c’è andato lo stesso. «Apprendo ora che non fosse diplomato» sorride, divertita, la fisica italiana, Gabriella Pugliese, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Bari, che collabora con il Cern dove è anche oggi, e che ha avuto “in adozione” Daniele nei giorni tra agosto e settembre in cui il ragazzo ha scorrazzato per i laboratori fisici svizzeri. «Non so perché la docente gli ha messo quel sette. Avrà avuto i suoi motivi. Certo, Daniele, non è un ragazzo ordinario. Ancora oggi continuano in tanti a chiedermi di lui».

 

Decisiva è stata una e-mail mandata da Daniele Doronzo a David Barney,

 

“che nei blog del Cern era citato da molti ragazzi come il fautore delle loro esperienze. Barney mi ha detto che avrei potuto affiancare i fisici che si occupano delle Resistive plate chambers per l’esperimento Cms. Sono i coautori insieme ai colleghi di Atlas (l’esperimento diretto dalla Gianotti) della scoperta del Bosone di Higgs. Lì ho potuto collaborare alle operazioni di test del detector Cms con muoni cosmici ed ai Gamma irradiation facility tests per l’efficienza dei componenti nel tempo. Grazie alla professoressa Pugliese e al professor Marcello Maggi ho preso parte ai lavori nei più svariati modi, dalla creazione di grafici computerizzarti per raccogliere i dati, alle riunioni e seminari ».

 

Ora Daniele Doronzo è in America, a San Francisco. Si è ritirato da scuola:

 

“Ho provato a fare causa ma l’avrei persa, perché il giudizio dei prof è insindacabile. Anche perché Fisica non ha gli scritti. Poi sinceramente essere punito per un bagno a mare mi sembrava troppo». I professori dicono però che i comportamenti in generale non erano adeguati e la disciplina è un pezzo importante dell’educazione. «Lasciamo perdere. Io ho visto un sogno andare contro gli scogli. Ma ho vinto io. Ora sono in America per prepararmi agli esami e a giugno farò gli esami da privatista in un’altra scuola vicina, a Trani. Vorrei dimostrare di essere un po’ più forte di un sette»”.

 

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Rifiuti e riciclo – Presentato Rapporto Anci-Conai, Bernocchi: “Dati dimostrano che abbattere costi e produrre risorse si può”

ricicloSpagnolli: “Non ci sono cittadini più bravi o meno bravi in tema di differenziata e riciclo. Serve un sistema che metta in grado i cittadini di riciclare e riutilizzare, altrimenti tutto è inutile”

“Sono già sette le Regioni che, con sette anni di anticipo rispetto alla scadenza del 2020 fissata dall’Europa, hanno raggiunto il 50% di riciclo; altre tre Regioni stanno per arrivare all’obiettivo. Questo è un messaggio positivo per l’Italia, perché riciclare e riutilizzare i rifiuti vuol dire abbattere costi per i cittadini e produrre risorse per l’economia nazionale”. E’ quanto ha dichiarato il delegato Anci a Energia e Rifiuti, Filippo Bernocchi, che oggi, nella sede Anci a Roma, ha presentato i dati del IV rapporto del Rapporto Banca Dati Anci-Conai su raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti.
“I numeri che presentiamo oggi – ha detto il delegato Anci – confermano un trend di progressivo miglioramento. I livelli di raccolta differenziata hanno registrato un incremento, pur rimanendo ancora distanti dagli obiettivi nazionali imposti dalla normativa. Dal 2010 – ha aggiunto – la produzione dei rifiuti si è ridotta progressivamente, grazie anche alle politiche di prevenzione messe in atto e al contesto socio-economico che ha visto una riduzione dei consumi. I Comuni sono in prima linea – ha concluso Bernocchi – e mirano a perseguire da protagonisti quella circulary economy chiesta dall’Europa, al fine di far diventare le nostre città delle vere e proprie ‘miniere urbane’”.
Tornando al rapporto, le Regioni che hanno superato nell’anno di riferimento la percentuale del 50% di materiali avviati a riciclo sono il Trentino-Alto Adige, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia-Giulia, le Marche e la Sardegna.
Scendendo a livello comunale, sei sono stati i Comuni ad aver ricevuto un riconoscimento per aver centrato l’obiettivo “2020” della direttiva europea del 1998. Si tratta di Capannori, Trento e Pordenone, premiati per aver raggiunto il tasso di avvio a riciclo più elevato, e Perugia, Belluno e Treviso per aver contribuito significativamente alla riduzione della CO2.
Presente alla presentazione del rapporto anche il presidente della commissione Ambiente Anci e sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, che ha confermato quanto “indispensabile sia far crescere il sistema dei rifiuti in Italia. Tuttavia – ha però rimarcato – i dati ci dicono quanto sia ancora disomogenea la situazione in Italia. La Banca dati presentata oggi può essere quindi una buona sintesi per far conoscere su tutto il territorio nazionale le buone pratiche in tema di riciclo e differenziazione dei rifiuti”. Sul fatto che gli esempi migliori di virtuosità siano al Nord, Spagnolli ha voluto ricordare come “realtà virtuose ci sono anche nel Meridione, penso a Portici e Andria. Quindi la questione non è avere cittadini più bravi o meno bravi ma essere in presenza di un sistema che metta in grado i cittadini di riciclare e riutilizzare, altrimenti tutto è inutile”.
A margine della conferenza stampa è intervenuto anche un esponente del governo, il sottosegretario al ministero dell’Ambiente, Barbara Degani: “Voglio ringraziare i Comuni – ha detto – per il grande lavoro svolto, che dimostra come il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti non rappresentano solo un problema quotidiano per gli amministratori che devono gestirlo ma anche una risorsa economica nazionale su cui puntare”. Sempre a margine della presentazione del Rapporto la dichiarazione di Alessandro Mazzoli, parlamentare e membro della commissione Ambiente della Camera. “Nei prossimi giorni – ha ricordato Mazzoli – andrà in Aula a Montecitorio il collegato Ambiente alla Legge di stabilità. Un provvedimento – ha spiegato – che contiene misure importanti proprio sulle tematiche illustrate oggi. E’ intenzione del Parlamento puntare forte su questo filone – ha quindi concluso Mazzoli – perché la qualità di un Paese si misura anche da come gestisce e ricicla i propri rifiuti”.

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TORNA SCUOLA DI ALTRA AMMINISTRAZIONE

comuni virtuosiAmministratori d’Italia, per voi c’è un nuovo appuntamento. Grazie al lavoro dell’Associazione dei Comuni Virtuosi sta per arrivare una nuova edizione di “Scuola di Altra Amministrazione”.
Questa nuova giornata formativa si terrà a Sorisole, in provincia di Bergamo, e sarà l’occasione per presentare quattro progetti virtuosi di altrettanti comuni italiani.

Ci saranno Domenico Finiguerra, già sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) che parlerà del suo piano regolatore a crescita zero e del Forum nazionale “Salviamo il Paesaggio”. Luca Menesini racconterà l’esperienza del bilancio partecipativo promossa a Capannori (LU), con il progetto “Dire, fare, partecipare!”. A Maurizio Olivieri il compito di descrivere nel dettaglio  i benefici (economici, occupazionali, ambientali) del “contratto di disponibilità” utilizzato per la “centrale invisibile” inaugurata a Montechiarugolo (PR), dove ha fatto fino a qualche tempo fa l’assessore all’ambiente. Infine, Ezio Orzes ci presenterà il servizio “porta a porta spinto” dei rifiuti di Ponte nelle Alpi (BL), il comune più virtuoso d’Italia.

L’obiettivo? Dimostrare che, anche in Italia, la strada della sostenibilità è possibile da percorrere e che questo processo è già cominciato.
Parola di comuni virtuosi.

Per saperne di più potete visitare il sito dell’Associazione dei Comuni Virtuosi alla pagina dedicata




Messaggi WhatsApp per i pullman. Dopo Brescia, Roma. E Bergamo?

whatsappLe info sui pullman, ora, arrivano con un messaggio di WhatsApp. A Brescia, Roma e Napoli. Ma Bergamo?

Brescia ha attivato il servizio da mesi, ora al via anche a Roma e a Napoli. E ci si aspetta un affollamento di messaggi decisamente più corposo, considerando anche solo la mole di traffico. Le info sui pullman, ora, arrivano con un messaggio di WhatsApp.

La cosa è molto semplice: è attivo un call center (4 persone preposte per questo servizio) che risponde all’utente via messaggio WhatsApp e quindi ogni viaggiatore può, se lo volesse, comunicare via cellulare con l’operatore attivo, per avere info su ritardi e mancanze, su servizi e aggiornamenti. Ma anche fornendo il viaggiatore stesso delle notizie utili in tempo reale: il pullman in panne, un incidente, con tanto di messaggi anche audio, video o fotografici.

Dal tradizionale call center attivo poche ore al giorno ad un servizio di Customer Care integrato che pone al centro la soddisfazione del cliente. Cambia la comunicaizone, si evolve il trasporto, condividendo in tempo reale le informazioni, in un canale di dialogo rinnovato e sempre on line.

L’avventura del Customer Care di Brescia Mobilità ha inizio nel maggio 2013, per poi avviarsi su pullman e metro: ora la partenza dell’operazione WhatsApp su Roma e Napoli, con una mobilità decisamente molto complicata.

Ma cambiano le esigenze dei viaggiatori, turisti, pendolari, semplici cittadini e la viabilità si fa più integrata in un’ottica sempre più europea.E Bergamo? Per ora sono attive, ma non ovunque, le pensiline con gli orari di arrivo previsti dei mezzi di Atb. Un dialogo costante con un call center che comunica via messaggio WhatsApp sarebbe sicuramente un passaggio in avanti, magari anche in lingua inglese, per il turismo e in attesa di Expo.

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