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Monte Stallonara: Bene i lavori e Commissione Consiliare convocata il 02 agosto

“Il comitato di cittadini di Monte Stallonara è lieto di informare tutti che i lavori previsti nel piano di zona stanno procedendo molto bene e in maniera celere.
Inoltre l’onorevole Giovanni Quarzo, pur essendo all’opposizione, ha richiesto una nuova commissione consiliare il giorno 02 agosto alle ore 13.00 presso l’Assessorato dei lavori Pubblici di Roma in via Petroselli 45.
é arrivata anche la convocazione ufficilae scritta del nuovo presidente di maggioranza della Commissione lavori pubblici dott. Nanni.”

Monica Polidori – Comitato Monte Stallonara

Fonte: https://www.facebook.com/PianoDiZonaB50MonteStallonara




State of the Internet, l’Italia è ancora dietro

internetIn base al report trimestrale di Akamai, l’Italia ha mostrato miglioramenti nelle velocità medie e di picco, ma rimane ancora molto lontana dalla vetta.

Akamai ha pubblicato la nuova edizione del suo report State of the Internet relativo al periodo compreso tra il quarto trimestre 2012 e il primo trimestre 2013. Lo studio è focalizzato sulla diffusione e la velocità delle connessioni a banda larga fissa e mobile, oltre che sugli attacchi di sicurezza rilevati all’inizio dell’anno. Nessuna novità per quanto riguarda le vette delle classifiche, occupate stabilmente dai paesi asiatici. L’Italia migliora leggermente rispetto al trimestre precedente, ma rimane nelle retrovie.

 

La velocità media globale è aumentata del 4% e ha raggiunto i 3,1 Mbps. I miglioramenti più netti sono stati rilevati in Danimarca (+13%), Svezia (+10,8%) e Olanda (+10%), dove sono disponibili connessioni con velocità medie comprese tra 8,2 e 9,9 Mbps. La Corea del Sud conserva il primo posto con una velocità media pari a 14,2 Mbps. Anche in Italia c’è stato un discreto aumento delle velocità media (+4,4%), ma con solo 4,4 Mbps il nostro pese rimane molto lontano dalla vetta. Il “paese più veloce del mondo” è Hong Kong con un picco di 63,6 Mbps, seguito dal Giappone (50 Mbps) e dalla Romania (47,9 Mbps). In Italia, la velocità di picco è 21,8 Mbps (50esimo posto tra i paesi dell’area EMEA).

Per quanto riguarda, invece, la percentuale di connessioni “broadband” (>4 Mbps) e “high broadband” (>10 Mbps), Akamai ha rilevato che in Italia è aumentato maggiormente il numero delle prime rispetto alle seconde. Solo 3,2% degli utenti può navigare a velocità superiori a 10 Mbps, mentre il 35% deve accontentarsi di velocità superiori a 4 Mbps. Almeno leggendo i numeri, sembra che nel nostro paese si cerchi di ridurre al più presto il digital divide, offrendo una connessione base a tutti i cittadini (tagli permettendo).

Anche nel settore mobile, Hong Kong occupa la prima posizione con una velocità di picco pari a 45,6 Mbps. Per l’Italia sono riportati i dati di tre operatori, identificati con le sigle IT-2, IT-3 e IT-4. Le velocità medie e massime sono comprese tra 2,2 Mbps e 19,6 Mbps. In Europa, il primo posto è occupato dalla Russia con una velocità media di 8,6 Mbps e massima di 43,7 Mbps. Il volume del traffico dati continua a crescere: in soli tre mesi è aumentato del 19%, raggiungendo quasi i 1.600 Petabyte al mese.

http://www.webnews.it/2013/07/24/state-of-the-internet-litalia-e-ancora-dietro/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter:+Digital&utm_content=25-07-2013+state-of-the-internet-litalia-ancora-dietro&goback=%2Egde_2920132_member_260731342&ref=post




Portuense: brutale assassinio

Omicidio in via Portuense. Un uomo è stato ritrovato incaprettato nel suo appartamento. Il ritrovamento poco dopo le 10 in un palazzo al civico 407. La notizia si è diffusa tra i giornalisti in attesa della conferenza stampa in questura in merito alla maxi operazione di Ostia. Sul posto carabinieri e polizia.

fonte:
http://www.romatoday.it/cronaca/omicidio-via-portuense-incaprettato-26-luglio-2013.html




Sanità Lazio, on line i dati sulla valutazione delle cure

downloadSaranno presto pubblicati su un sito internet tutti i dati relativi alla valutazione della qualità delle cure della sanità del Lazio. Stiamo parlando degli indicatori di esito che sono stati elaborati dall’Agenzia nazionale di sanità pubblica (Agenas) per conto del ministero della Salute. Il dipartimento di epidemiologia della Asl Rme ha elaborato d’accordo con il Programma nazionale di valutazione di esito (Pme) per conto della regione Lazio i dati che metterà a disposizione dei cittadini sul proprio sito. I dati nazionali saranno presentati ufficialmente alla presenza del ministro Lorenzin a settembre ma oggi in un convegno nella sede della giunta regionale del Lazio a Roma ne sono stati resi noti alcuni aggiornati al 2012.

Significativi quelli relativi alla frattura del femore: quando l’intervento chirurgico viene effettuato entro le 48 ore riesce a garantire un decorso dalla patologia particolarmente positivo. La proporzione degli ospedali regionali varia da meno del 5% negli ospedali di Tarquinia, Frosinone, Rieti e Tivoli a più del 50% nell’ospedale di Latina, nella casa di cura città di Aprilia, al Policlinico Gemelli, Al CTO, al Fatebenefratelli e al Sant’Eugenio, in cui quasi l’80% delle persone con frattura di femore vengono operate entro le 48 ore dall’accesso all’ospedale. I dati regionali sono in miglioramento negli ultimi anni: nel 2004 si toccava appena il 10% dei casi, nel 2012 si è toccato il 24%. Gemelli, CTO, Sant’Eugenio e ospedale di Latina negli ultimi anni sono passati da valori vicini al 10% a valori superiori al 50%.

Particolarmente significativi sono anche i dati relativi ai parti cesarei nel Lazio, uno degli indicatori di qualità più usati a livello internazionale. L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’uso del taglio cesareo nel 10-15% dei parti. Allo stato attuale la percentuale di parti cesarei registrata in Italia è la più alta d’Europa. Nella Regione Lazio nel 2012 una donna su tre ha un parto cesareo primario: più del 40% al Policlinico Umberto I, all’ospedale S.Pietro Fatebenefratelli, agli ospedali di Alatri, Rieti, Monterotondo e Colleferro e alla casa di cura accreditata Villa Pia e meno del 20% negli ospedali C. Cristo Re, S.Eugenio di Roma, S. Maria Goretti di Latina e Belcolle di Viterbo.

di red/ped – 25 luglio 2013 11:56fonte ilVelino/AGV NEWS




Wifi, grazie a voi 24 mila hotspot in una app.

wifiOggi manteniamo una promessa che vi abbiamo fatto esattamente un mese fa. Presentiamo il più grande database del wifi italiano. Con il vostro aiuto in poco più di quattro settimane abbiamo individuato, verificato e mappato più di 24 mila hotspot. Venti. Quattro. Mila. Nemmeno si sapeva che ci fossero 24 mila hotspot in questa Italia che non sa legiferare sul wifi e che leva i soldi alla banda larga per darli alle tv locali. Fatemelo dire: tutti assieme abbiamo realizzato una operazione di sistema per l’innovazione che definisco “straordinaria”. Straordinaria perché non è costata un euro al contribuente, anzi non è costata un euro a nessuno; straordinaria perché si è realizzata solo grazie alla passione di tanti; e straordinaria perchè l’abbiamo realizzata senza aspettare niente e nessuno. Abbiamo fatto una cosa che forse avrebbe dovuto fare l’Agenzia Digitale, o l’AgCom. Non lo so. So che potevano farlo e non lo hanno fatto. Non mi interessa perché. Le polemiche sono inutili. So che intanto lo abbiamo fatto noi e il frutto di questo sforzo è e sarà per sempre gratuitamente a disposizione di tutti.

Il risultato finale della campagna #chewifi è una fotografia di una Italia viva, che scommette sulla innovazione nonostante l’incertezza normativa che ci penalizza dal luglio del 2005, quando venne varato il decreto Pisanu e il controllo del wifi venne considerato da allora uno strumento per contrastare il terrorismo. Prima di entrare nel merito dell’intera operazione voglio dire subito che dietro i numeri che vi offriamo ci sono persone eccezionali. Dirigenti pubblici che hanno creato reti civiche gratuite trovando i fondi chissà come; ci sono imprenditori privati che hanno investito sulla possibilità di creare del valore e quindi del business dal servizio di connettività senza fili; e ci sono anche semplici cittadini che hanno deciso di aprire la propria rete ai clienti e ai turisti. A tutti e a ciascuno va la nostra gratitudine, perché hanno fatto fare tanti piccoli passi avanti all’innovazione e al digitale in un paese che nel migliore dei casi li ha ignorati.

E dopo la premessa veniamo ai dettagli, perché è nei dettagli che ci sono le considerazioni più importanti.

  1. Il database è stato letteralmente costruito a mano, usando Twitter e Facebook per chiedere aiuto, prendere contatti e ricevere informazioni. In questo momento gli hotspot che ci sono stati segnalati sono oltre 24 mila; quelli già presenti nel database perché verificati sono circa la metà. E’ un lavoro che è appena iniziato: negli ultimi giorni il flusso di dati è stato continuo. Tantissime amministrazioni pubbliche hanno aderito in extremis ma con entusiasmo. Voglio dire che non saremmo mai stati capaci di reggere l’urto di tante richieste se non avessimo un team eccezionale: oltre al mio partner di sempre, David Casalini, voglio pubblicamente elogiare Manuela Cervetti e Sabina Montevergine che non si sono spente mai. Al loro fianco fin da subito abbiamo avuto la Netics di Paolo Colli Franzone che si è offerto volontario via Facebook: la sua esperienza è stata preziosissima. Il tutto è stato poi inserito nel database da Damiano Bolognesi che ha anche sviluppato la app di Chefuturo! che parte proprio oggi e di cui parlerò dopo. Ho voluto fare alcuni nomi e alcuni cognomi (solo alcuni, ce ne sono altri) perché è vero che spesso l’innovazione è gratuita, ma questa gratuità è alimentata dalla passione di chi ci mette tutto sé stesso. Grazie è il minimo.

  2. Il database sarà rilasciato in opendata: questo vuol dire che chiunque potrà scaricarlo, verificarlo, riutilizzarlo. Farci sopra una app. Magari. A questo serve l’opendata: alla trasparenza; a favorire conoscenza e quindi integrazioni di offerte; miglioramenti di servizio; applicazioni. Ma l’opendata è una cosa seria che richiede standard elevati: per questo abbiamo deciso di affidare il base ad una associazione che ho contribuito a fondare, Wikitalia, che si occupa di open gov. In particolare lo affidiamo a Maurizio Napolitano e Matteo Brunati che sono fra i massimi esperti mondiali del tema, affinché rendano l’operazione una best practice internazionale (intanto anticipo che la licenza sarà OdbL, quella di Open Street Map).

  3. Come dicevo le segnalazioni di hotspot e di reti di hotspot sono circa 24 mila, mentre nel database ieri sera ne avevamo verificate e caricate solo la metà. Le altre aggiungeremo giorno dopo giorno. I numeri totali però già dicono molto dello stato del wifi in Italia: parlano di un nord che ha più di metà di tutti gli hotspot; di un testa a testa fra Roma e Milano fra le città più connesse; di una vivacità notevole di Piemonte e Emilia fra le regioni. Ma soprattutto il database serve a evidenziare difetti da migliorare: la duplicazione di hotspot pubblici fra reti diverse a Roma; il vuoto inspiegabile in certe città anche ricche del nord che contrasta con l’attivismo di posti come Pesaro, Prato, Lecce dove la volontà di alcuni ha creato valore per tutti; la virtù di Firenze che ha federato tanti reti diverse sotto un unico denominatore, così navighi da una via all’altra senza staccarti mai.

  4. Chewifi! è un progetto aperto e tutt’altro che finito: se in queste prime quattro settimane ci fossimo persi per strada qualche storia (inevitabile che sia così) segnalatecela. Quanto alla classifiche, qui non vogliamo dare le pagelle di buoni e cattivi a nessuno. Vogliamo solo crescere tutti assieme. Stimolare chi è rimasto indietro, ispirarci a chi guida il gruppo. Punto.

  5. Con il database lanciamo oggi anche la app di Chefuturo! E di questo dobbiamo ringraziare sentitamente Chebanca! che di questo sito è l’editore. Quando ci hanno chiesto di portare in una app i contenuti del “lunario della innovazione” avremmo potuto limitarci a trasferire i post dei nostri 115 autori (ebbene sì, sono un piccolo esercito) con qualche infiocchettamento. E invece abbiamo proposto di usare la app per fare qualcosa di davvero utile al sistema della innovazione. La app infatti consente di leggere i post ma anche trovare il wifi più vicino e partecipare alla costruzione del database. Se tutti gli editori fossero così aperti e si fidassero di chi li guida senza provare a condizionarli per obiettivi di bottega, avremmo giornali migliori.

  6. La app è presente sullo store di Google, sta per arrivare su quello di Apple (nei giorni scorsi l’App Store è stato vittima di un attacco informatico e questo ha ritardato il rilascio anche della nostra app); e a settembre ci sarà la versione per Windows Phone. Per tutti però è possibile intanto scaricarla da questo sito diventando subito beta tester. Sicuramente ci saranno delle cose da sistemare: siamo grati a coloro che ce le segnaleranno.

E quindi scaricate, leggete, diffondete. E soprattutto navigate. La rivoluzione è appena iniziata. 

RICCARDO LUNA

http://www.chefuturo.it/2013/07/wifi-grazie-a-voi-24-mila-hotspot-in-una-app-cambiare-tutto-si-puo/




Corviale: tentato furto al centro raccolta Ama di via Arturo Martini

Corviale: tentato furto al centro raccolta Ama di via Arturo Martini

Si è introdotto all’interno del deposito Ama di Corviale  dopo aver rotto una finestra assieme ad altri complici, scopo della visita? un  tentativo di furto. Intenzioni sventate dai carabinieri della Stazione Roma  Villa Bonelli che ieri sera hanno arrestato un cittadino romeno di 30  anni, senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, con  l’accusa di tentato furto aggravato in concorso. Lo straniero, assieme ad altri  complici, si è introdotto mediante l’effrazione di un cancello, all’interno del  deposito di via Arturo Martini. Quando i militari sono  intervenuti poiché lo avevano notato mentre stava caricando del materiale  ferroso all’interno di un’autovettura station wagon, ha tentato la fuga assieme  agli altri complici ma è stato bloccato ed ammanettato.

RITO DIRETTISSIMO – Dopo l’arresto il 30enne è stato  accompagnato in caserma e trattenuto a disposizione dell’Autorità  Giudiziaria in attesa del rito direttissimo mentre, tutto il materiale  rinvenuto nell’autovettura è stato riconsegnato all’avente diritto, l’auto   stata sequestrata. Il tentativo di furto ha provocato anche danneggiamenti alla  struttura, in particolare all’Ufficio accoglienza.

AMA – Il furto sventato ha trovato il ringraziamento da  parte del presidente di Ama Piergiorgio Benvenuti che questo  pomeriggio si è recato a salutare i dipendenti presenti nella struttura, “ancora una volta un nostro centro di raccolta riservato ai rifiuti  ingombranti, elettronici e speciali è stato oggetto di un tentato furto. Queste  strutture, purtroppo, vengono spesso prese di mira dalla microcriminalità per  trafugare i metalli contenuti prevalentemente nelle apparecchiature elettriche  ed elettroniche. Voglio ringraziare i Carabinieri perché, grazie alla loro  attività di vigilanza, è stato possibile assicurare alla giustizia i  responsabili di questa azione criminosa”.

romatoday




Il libro “Nessuna notte è infinita” di Maurizio Carletti

carlettiUn autore a me molto caro, Maurizio Carletti, grande amico della Biblioteca Renato Nicolini ci ha inviato in anteprima la sua ultima creazione letteraria in attesa di pubblicazione: “Nessuna notte è infinita”.
Si tratta di un romanzo dalla scrittura lineare, semplice e diretta.
“Pareva quasi godere nel separare le lenti, rese solidali tra loro attraverso un elaborato sistema di aggancio. Poi, et voilà!, ecco che gli occhiali ridotti allo stato di collana propiziatoria si ricreavano attraverso la mano rapidissima di un quasi prestigiatore che, compiuta l’azione, sembrava attendere l’applauso fissando il pubblico in ammirazione, quel  pubblico che in quella situazione io rappresentavo.”
Il personaggio principale attorno al quale si sviluppa la trama è Sergio Serpieri, un uomo sostanzialmente solo, ma padre affettuoso e manager sessantenne di grande successo.
Sergio, il nostro eroe, si trova ad affrontare inaspettatamente
uno dei temi più importanti della vita di un uomo.
Senza svelare troppo quello che possiamo dire è che Sergio segretamente cambia il suo modo di vivere da un giorno all’altro, alla ricerca di una esistenza più legata allo scorrere quotidiano del proprio tempo. In questa situazione il tempo si dilata e il giorno per giorno diventa la sua nuova dimensione.
“Poi come spesso succede accadde l’inatteso: tacemmo per ascoltare il rumore sommesso del mare. Io mi persi osservando il volo imprevedibile dei gabbiani intenti a disegnare le loro eterne geometrie…”.
In questa realtà così diversa dalla precedente Sergio incontra sentimenti nuovi e anche Lucilla, ma la vita è sempre in agguato e per scoprire il resto aspettiamo che il romanzo sia pubblicato per poterne parlare insieme.
Complimenti all’autore.

Sito: www.mauriziocarletti.com/Maurizio/

da: http://webappunti.blogspot.it/2013/03/nessuna-notte-e-infinita.html

 




Wi-Fi, il Governo lo liberalizza. Cosa cambia rispetto a prima

Il Wi-Fi diventa libero o, meglio, libero come in Italia non lo è mai stato prima. Da anni si parla del digital divide che ci vede inseguire altri Paesi nei quali l’alfabetizzazione al digitale è arrivata prima, con effetti benefici sull’economia e sulla vita quotidiana. In Italia la politica ha sempre fatto “cartello”, bloccando le iniziative per ampliare l’accessibilità al digitale. Ora però, con la modifica all’articolo 10 del Decreto del Fare, il wireless pubblico viene alleggerito delle zavorre burocratiche del passato per tutti quei negozianti, esercenti, albergatori e ristoratori che non hanno nel medesimo la principale fonte del loro business.

La modifica è una grande vittoria per i sostenitori di Internet libero. Il testo approvato alcune ore fa chiarisce che “l’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° gennaio 2003, n.259 e successive modificazioni, e l’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, e successive modificazioni”.  Un ulteriore passo in avanti dopo quello fatto nel 2011 con la scadenza di alcuni obblighi imposti dal Decreto Pisanu che nelle norme contro terrorismo e criminalità includeva l’identificazione degli utilizzatori degli hot spot pubblici.

Il cambiamento questa volta è radicale e riguarda tutti gli obblighi per gli esercenti che offrono il Wi-Fi, da quelli del codice delle comunicazioni a quelli sopravvissuti del Decreto Pisanu contro il terrorismo. Negozi, ristoranti, bar, alberghi e bed & breakfast, ma anche biblioteche ed edifici della pubblica amministrazione, possono attivare un hot spot e fornire il libero accesso ai loro clienti e/o visitatori, senza dover tracciare gli utenti e le loro connessioni e fornire account e password come avveniva prima. Un’apertura che rappresenta una sostanziale revisione della precedente versione del Decreto del Fare che avrebbe imposto agli esercenti la tracciatura dei codici del dispositivo (computer, tablet o smartphone) e la compilazione di un registro con gli indirizzi IP associati ai terminali utilizzati. Un obbligo che, oltre a far perdere parecchio tempo, avrebbe avuto un costo (stimato dal parlamentare di Scelta Civica Stefano Quintarelli) di circa 800-900 euro annui.

Una volta tanto ha prevalso il buonsenso. In Italia si parla spesso di  “semplificazione” e di cambiare il passo di una burocrazia che soffoca l’iniziativa: l’accesso libero a Internet nei luoghi pubblici è, in tal senso, un passo importantissimo. Un passo che non è ancora definitivo: perché la legge diventi realtà occorrerà attendere che si esaurisca l’iter del Decreto con l’approvazione alla Camera e al Senato.

Se decade l’obbligo di identificazione resta comunque “consigliabile” tenere traccia di chi utilizza gli hot spot visto che in caso di reati telematici chi fornisce la connessione può essere ritenuto corresponsabile. In Germania e nel Regno Unito, per esempio, ci sono stati casi in cui il Wi-Fi pubblico è stato utilizzato per lo scambio di file pirata o in violazione delle norme sul copyright.

In Francia il registro c’è e deve essere conservato per dodici mesi, in Italia l’accesso alle reti è sempre più sicuro e avviene tramite identificazione del cellulare. Se il Decreto del Fare nasce con l’intento di rilanciare il Paese, la digitalizzazione e il libero accesso alla Rete ne sono una parte imprescindibile. Un Wi-Fi pubblico libero e senza troppi vincoli è un buon punto di partenza.

yahoo.it




Crowdfunding il finanziamento arriva da Internet

crowdfunding

LA CONSOB REGOLAMENTA, PRIMO CASO IN EUROPA, LA RACCOLTA FONDI EFFETTUATA VIA WEB CHE ORMAI RIGUARDA NON PIÙ SOLO CAMPAGNE ELETTORALI O EVENTI CULTURALI, MA INIZIATIVE ECONOMICHE ANCHE DI LARGA SCALA: OBBLIGO DI TRASPARENZA

L’ Italia apre ai finanziamenti in Rete per le start-up. Dal 27 luglio entra in vigore il regolamento Consob per il crowdfunding, la raccolta di capitali attraverso portali online. Pratica nata negli ultimi anni – il primo utilizzo della parola risale al 2006 – e resa famosa a livello planetario dall’attuale presidente degli Usa Barack Obama che la utilizzò per finanziare la sua prima campagna nel 2008, il crowdfunding è sostanzialmente una colletta online, il cui obiettivo è raccogliere i capitali diffusi. L’idea è di usare una piattaforma web per chiedere a piccoli e piccolissimi investitori di finanziare un progetto, di qualsiasi tipo esso sia: un film, un libro, una causa umanitaria o sociale, addirittura prestiti personali. Ci sono tre tipi di crowdfunding: la donazione, il prestito personale (chiamato social lending) e il crowdfunding reward-based. Quest’ultimo prevede una ricompensa per i finanziatori del progetto: il più delle volte si tratta di una copia del film, del software o del prodotto su cui si è investito. E’ quanto accade sui portali web più noti del settore, come Eppela e KickStarter. Nel caso degli imprenditori che chiedono alla Rete di finanziare la loro idea in cambio di una partecipazione nella nuova azienda, si parla di equity crowdfunding: un processo che sostituisce o integra con il finanziamento diffuso la tradizionale raccolta di fondi tra i venture capitalist. Con il varo del regolamento Consob l’Italia si pone all’avanguardia

in quest’ultima categoria, almeno dal punto di vista normativo: siamo il primo Paese europeo ad adottare un pacchetto di regole per conferire alle start-up la possibilità di reperire capitali tramite la Rete, aumentando allo stesso tempo le protezioni per gli investitori. Tutto nasce introdotta dal decreto crescita 2.0 del ministro Passera per la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale. Lo scopo è favorire l’accesso al pubblico risparmio da parte di aziende innovative: un ambito in cui il crowdfunding eccelle, almeno a giudicare dall’aumento di popolarità dello strumento: le piattaforme dedicate alla raccolta di capitale nel 2012 erano 452, il 60% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2011 e nel 2012, il capitale raccolto è stato pari rispettivamente a 1,5 e 2,8 miliardi di dollari, mentre nel 2009 e nel 2010 era di 530 milioni e quasi 1 miliardo. E la crescita non è finita: secondo Deloitte, nel 2013 il valore raddoppierà a 6 miliardi di dollari. Un gettito importante, soprattutto in un momento così difficile per l’economia. Per questo l’arrivo di una regolamentazione in Italia ha riscosso l’attenzione di molti operatori web, che guardano all’Italia come possibile trampolino di lancio per la raccolta di capitale via web. L’intervento di Consob per ora è ristretto alle start-up a carattere innovativo: ma lo strumento giuridico è stato varato, ed è possibile che venga esteso ad altre tipologie. Il regolamento Consob introduce il registro dei portali Internet abilitati al crowdfunding, un albo a cui può iscriversi chi rispetta i requisiti di onorabilità e professionalità, dalla fedina penale intonsa a un background adeguato, richiesti dalla Commissione. Ci sono poi obblighi di trasparenza, diligenza e correttezza dei gestori dei portali, che devono informare con completezza gli utenti i quali godono comunque del diritto di recesso in sette giorni. Due sono le procedure: chi investe meno di 500 euro può fare tutto in rete, mentre chi vuole impegnare cifre maggiori dovrà passare per il controllo del gestore, che dovrà stabilire con l’aiuto della banca se il finanziamento non costituisce un azzardo per il cliente. Per ora l’equity crowdfunding è la tipologia meno popolare: sempre secondo Deloitte, nel 2013 dovrebbe generare circa 100 milioni di dollari. Un cifra decisamente inferiore ai 2 miliardi stimati per social lendinge donazioni e ai 700 milioni che verranno investiti in portali di crowdfunding reward-based. Ma l’equity crowdfunding potrebbe valere circa un miliardo di dollari in caso di adozioni di normative specifiche come quella italiana. In Italia, segnala Consob, sono attive già 27 piattaforme di crowdfunding, 17 reward-based mentre 10 utilizzano solo donazioni. Quelle riconducibili ai prestiti sociali (che prevedono il pagamento di un piccolo interesse) sono invece solo 3, mentre quelle assimilabili all’attività di equity crowdfunding sono 7. Il numero è destinato ad aumentare: vista la stretta creditizia, si prevede un futuro, massiccio ricorso da parte delle start-up allo strumento nei prossimi mesi. A fianco, la campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Barack Obama nel 2008 è stato il primo esempio mondiale di crowdfunding su larga scala; in alto Ouya, la console per videogame finanziata col crowdfunding

Valerio Maccari

Affari e Finanza




Wi-fi libero, l’Italia è ferma al Medioevo

wifi Un emendamento al Decreto del fare rende impossibile per baristi e negozianti offrire il servizio

Non c’è verso, dare ai clienti del proprio bar un servizio wi-fi gratuito in Italia è impossibile. Un emendamento al Decreto del Fare presentato ieri in Commissione trasporti e telecomunicazioni fa tornare l’Italia indietro al medioevo. Imponendo ai gestori di esercizi commerciali obblighi stringenti di tracciabilità degli utenti praticamente impossibili da affrontare come dice a Repubblica Stefano Quintarelli, parlamentare di Scelta Civica ed esperto di internet. Che implicano, ad esempio, server dedicati. Con tutte le spese del caso e con un expertise che di certo un barista, un ristoratore o un libraio non hanno.

A voler pensar male, i continui lacci e lacciuoli che impediscono lo sviluppo del wi-fi libero in Italia sembrano fatti apposta per difendere la pletora di società di installazione degli impianti, circa 1500 tutte sviluppatesi all’ombra della Telecom pubblica. Due anni fa ad esempio è scaduta la consultazione sulle misure predisposte dall’ex ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sul regolamento attuativo del decreto legislativo 198 dello scorso ottobre, che riguarda l’installazione, allacciamento e collaudo di «apparati di rete».

Una definizione che comprende telefoni, reti internet, digitale terrestre, digitale satellitare e qualsiasi aggeggio un po’ più complesso della semplice presa elettrica. I quali dovranno essere, d’ora in avanti, installati soltanto da «imprese titolari di autorizzazione generale per l’installazione e la fornitura di reti pubbliche di comunicazione elettronica per l’espletamento del servizio telefonico accessibile al pubblico (…)», regolarmente iscritti al nuovo albo «per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione». Occhio al fai da te, dunque: si rischia una multa che va dai 15 ai 150mila euro.

Questi professionisti dell’installazione, che arrivano in tre – un direttore dei lavori e due aiutanti – devono avere una comprovata esperienza nel settore (almeno tre anni in un’impresa abilitata, quattro anni in un’impresa del settore), oppure un «diploma di laurea in materia tecnica specifica», oppure ancora un diploma di specializzazione presso un istituto «legalmente riconosciuto» seguito da un periodo di inserimento di almeno due anni. Le imprese, invece, devono avere una dotazione tecnica minima che comprende un misuratore di tera, un misuratore dei parametri trasmissivi, un misuratore d’isolamento e un multimetro digitale.

Gli installatori ufficiali, a cui l’abilitazione viene concessa dall’ispettorato territoriale del ministero (che si riserva di compiere almeno un sopralluogo non annunciato nel corso del triennio di durata della licenza), una volta conclusi i lavori devono rilasciare un certificato di conformità dell’impianto appena montato, oltre a un rapporto di avvenuta “prova” che tutto l’impianto sia perfettamente funzionante. Un pezzo di carta da custodire gelosamente.

Eppure, la soluzione per risolvere il problema dell’identificazione dei cittadini che vogliono navigare via wi-fi e prevenire eventuali violazioni esiste già da quattro anni. Senza mettere in moto tecnici ed esperti di tre ministeri, infatti, basterebbe recuperare il parere fornito dal dicastero dell’Interno ad Assoprovider e Asstel il 27 novembre 2007. Un documento in cui si legge chiaramente che: «Per quanto concerne il punto realtivo all’identificazione dell’utente che si connette alle reti di comunicazione elettronica attraverso la tecnologia wireless, si reputa condizione sufficiente, per soddisfare i requisiti della normativa vigente, l’utilizzo del telefono mobile quale mezzo per attivare le procedure necessarie ad ottenere le credenziali di accesso alla rete stessa, in quanto consente l’identificazione, seppure indiretta, dell’utente stesso». In sostanza, basta registrarsi al servizio fornendo il proprio numero di cellulare, ricevere un sms con un codice per accedere al servizio e navigare in modo “tracciabile” dalla Polizia Postale, l’autorità che vigila sui crimini informatici.

linkiesta.it