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Economia “verde”, in Lombardia progetto per creare un “Green Know-How Cluster”

klusterUn distretto del “saper fare” ambientale con la partecipazione di imprese, professionisti e centri di ricerca
“La nostra proposta, da implementare all’interno dell’Accordo di Programma, è di creare un vero e proprio distretto del ‘saper fare’ ambientale, nel quale imprese, professionisti e centri di ricerca possano realizzare trasferimento tecnologico, stimolo e supporto all’attività di ricerca. È quello che si chiama ‘Green Know-How Cluster’, un distretto economico che ci permetta di valorizzare quanto abbiamo sul territorio”.
Lo ha annunciato l’assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, durante il suo intervento alla tavola rotonda sul tema ‘Le Regioni e i Comuni per un green new deal’, nell’ambito della seconda edizione de ‘Gli stati generali della green economy’, in programma alla Fiera di Rimini il 6 e 7 novembre.
Il “green” strumento anticrisi
“La protezione e la valorizzazione dell’ambientale possono divenire uno strumento per affrontare la crisi, contribuendo in modo significativo alla ripresa e garantendo le condizioni necessarie a promuovere la competitività della regione nel suo complesso”, ha sottolineato Terzi.
Accordo di programma
“In quest’ottica – ha proseguito l’assessore – Regione e Unioncamere Lombardia hanno sottoscritto un Accordo di Programma a partire dalla qualità ed efficienza ambientale e dall’ammodernamento dell’azione amministrativa interna alle Istituzioni medesime”. In campo ambientale la Regione Lombardia “sta lavorando per porre le basi del lavoro da qui al 2020. Gli atti di pianificazione, sollecitati dal mondo delle imprese, stanno prospettando interventi su settori strategici: rifiuti, energia, acque, aria. Tutta la pianificazione ambientale di Regione Lombardia poggia su un denominatore comune formato da tre fattori: l’efficienza, la semplificazione, la valorizzazione territoriale”.
Primato lombardo
“Milano e la Lombardia – ha detto la responsabile lombarda dell’Ambiente – vantano un assoluto primato nel ‘saper fare’ ambientale: Assolombarda ha già promosso un Green Economy Network. Buona parte dei dipartimenti universitari, dei centri di ricerca privati, delle imprese e dei consorzi di imprese che in Italia si occupano di ambiente e di temi connessi alla sostenibilità sono nella nostra regione, ma, finora, è mancata la capacità di strutturarsi”.

http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17390:economia-verde-in-lombardia-progetto-per-creare-un-green-know-how-cluster&catid=1:latest-news&Itemid=50




Smart Cities, insediato il Comitato per le Comunita’ Intelligenti dell’Agenzia per l’Italia Digitale

smart-citySi è insediato la settimana scorsa a Firenze, nell’ambito della XXX Assemblea annuale dell’ANCI, il Comitato per le Comunità Intelligenti, dove per “comunità intelligenti” – si legge nella nota dell’ANCI – si intende “quell’ampio insieme di iniziative poste in essere dalle comunità locali di qualsiasi scala (dai quartieri ai Comuni alle Regioni) finalizzate a migliorare la vita dei cittadini, anche con l’uso delle nuove tecnologie, sotto l’aspetto della mobilità, del risparmio energetico, dell’inclusione sociale, della tutela ambientale, dell’educazione, della fruizione culturale ed in generale di tutto io che può contribuire al benessere collettivo”.

La visione strategica di scala nazionale prenderà forma attraverso la redazione dello Statuto delle Comunità Intelligenti, promosso dal Comitato e adottato per decreto dal Consiglio dei Ministri, finalizzato a specificare i diritti minimi di cittadinanza intelligente sui quali i diversi livelli dell’amministrazione sono chiamati ad impegnarsi e che costituiranno la base per assicurare rendicontabilità sociale ai progetti di smart cities&communities. A questo scopo, il Comitato è chiamato a sviluppare un sistema di monitoraggio specifico del livello di benessere e di soddisfacimento dei bisogni raggiunto.

La Presidenza del Comitato è stata affidata a Mario Calderini, docente del Politecnico di Milano, già Consigliere del MIUR e membro della cabina di regia per l’Agenda Digitale istituita dal Governo Monti.

A margine della riunione di insediamento, Mario Calderini ha dichiarato:

L’istituzione del Comitato è un passaggio importante per la concreta realizzazione dell’Agenda Digitale. Il Comitato cercherà di interpretare al meglio il mandato di soft-governance e di indirizzo strategico attribuitogli dalla legge, cercando di valorizzare le numerose esperienze già avviate da molte pubbliche amministrazioni nei mesi scorsi e creando le migliori condizioni di contesto per lo sviluppo armonico delle comunità intelligenti nel nostro Paese. Credo che, tra gli altri compiti, il Comitato debba prestare particolare cura alla promozione della visione sociale che anima le comunità intelligenti, di nuovi modelli di imprenditorialità sociale e di strumenti finanziari di ingaggio pubblico-privato atti a consentire la realizzazione di progetti ambiziosi anche in questa difficile situazione di finanza pubblica.
I compiti del Comitato per le Comunità Intelligenti
Al Comitato, istituito dall’Agenzia per l’Italia Digitale spettano i compiti previsti dalle disposizioni contenute nel Decreto Crescita 2.0 adottato dal precedente Governo.

Al Comitato è affidata la regia dei progetti di smart cities&communites a livello nazionale, con l’obiettivo di creare le migliori condizioni per lo sviluppo di progetti di comunità intelligente a livello locale e per la loro sintesi in un disegno strategico di valenza nazionale.

Tra i compiti specifici previsti dalla legge, vi è la predisposizione del piano annuale delle comunità intelligenti e il rapporto annuale sullo stato di realizzazione del piano per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la predisposizione delle linee guida nazionali per la standardizzazione, l’interoperabilità e la replicabilità su scala nazionale delle soluzioni adottate in ambito locale e la realizzazione di una piattaforma di condivisione di applicazioni, servizi ed esperienze al servizio delle pubbliche amministrazioni.

Inoltre, è attribuito al Comitato il compito di promuovere e codificare nuovi strumenti finanziari atti a favorire il partenariato pubblico-privato per le comunità intelligenti.

Infine, per assicurare la rendicontabilità sociale ai progetti di smart cities&communities di cui sopra, il Comitato è chiamato a sviluppare un sistema di monitoraggio specifico del livello di benessere e di soddisfacimento dei bisogni raggiunto.

Maria Letizia Fabbri

http://www.pionero.it/2013/10/28/smart-cities-insediato-il-comitato-per-le-comunita-intelligenti-dellagenzia-per-litalia-digitale/




itopia Building the Public City. Theory and Practice in contemporary Italian Architecture

corvialeARCH 3308/6308 (ROME PROGRAM ONLY)
Professor: Alberto Iacovoni and Gabriele Mastrigli
Course Overview:
A desire for the construction of the public realm permeates the visions and the concrete experiences in
contemporary Italian architecture. This desire, deeply rooted in the past, from the roman basilicas to the piano
sistino, has generated various attempts to design and build the utopia of a public city: since the beginning of
the XX century architecture has been the tool to shape not only the space of the contemporary city, but also the
communities inhabiting it. As a mean to build the public city architecture has been therefore a public activity
in itself, strictly connected to the political and cultural context, in which it has found unique conditions to make
real some visions and theories about the contemporary city. This specific utopia of the public city rooted in the
Italian situation, that we call itopia, has generated all over Italy many experiments where ideas coming from
abroad has been mixed with original contributions related to the specific Italian context. Particularly Rome,
due to its peculiar political and social situation, has been an exceptional ground for these kind of realized
utopias.
The Architecture Theory course at Cornell will therefore focus on this main issue of Italian contemporary
architecture, opening the theory field to the confrontation with concrete experiences, and with the multiple
relationships that this kind of public architecture establishes with the cultural context. “Getting out” could be
the keyword of this program structured in three main sections of confrontations between theory and reality,
practice and society.
on site: four “open-air” lessons will give the opportunity to explore the city of Rome following some major
issues, and visiting some outstanding examples of realized utopias, from the garden city model of the
Garbatella, to the neorealismo of the Tuscolano, to the radical piece of Ville radieuse of Corviale. at work:
four meetings in some representative architecture offices in Rome will actualize these issues concerning the
construction of the public city in the actual practices and dynamics of transformation on the territory.
in context: four speakers will be invited to trace a profile of italian architecture seen from the intense
relationships established with the contemporary culture, each time focusing on the peculiar dialectics in
between architecture/politics, architecture/media, architecture/landscape, architecture/history.
These series of lessons will be introduced by a joint lecture to introduce the program and to put in perspective
all the following themes and subjects. As an optional integration to this program there could be some on site
and at work sessions to be held during the field trips all over Italy, in order to explore some contemporary
architectures and to meet some interesting architectural practices out of Rome.
SPRING 2009
Cornell AAP
department of architecture
vedi a pagina 12 : SPRING-09-Cornell AAP-department of architecture




Teresa Pollidori. Focus su Corviale

corvialeLe quaranta foto che l’artista presenta in mostra, tutte dello stesso formato quadrato 25X25, inquadrano particolari della struttura di Corviale: scorci prospettici, lunghe fughe architettoniche, molteplici punti di vista, esaltati dal chiaroscuro netto delle ombre intagliate dalla stampa in bianco e nero.
E un’altro Corviale questo, artisticamente appagante, bello nelle sue inquadrature, ricco degli echi culturali di certe foto utilizzate da Herbert Bayer per il catalogo della mostra Bauhaus 1919-1928, o di altre, bellissime, di Rodcenko, professore della scuola russa di design, il Vchutemas.
Si perde, in queste foto, si dissolve il senso di cattedrale dolorosa che percepiamo in certe fotografie a colori, dove le sinistre altezze in quota di certi ambienti rivelano affacci di finestre che non vedranno mai la luce.
Il bianco e nero, l’attenzione focalizzata sul taglio sapiente dell’inquadratura fotografica, il formato stesso dell’immagine, un modulo che si reitera nello spazio, ci inducono piuttosto ad osservare sul cemento armato delle forme dell’architettura di Corviale, le impronte lasciate delle casse-forma in legno, così simili nel risultato estetico alla superficie delle sculture in cemento armato di quegli anni di Giuseppe Uncini.
Le foto montate nello spazio espositivo come corpus installativo che tralascia intenzionalmente la visione sequenziale delle immagini a parete, si accompagna ad un video girato dall’artista insieme a Giulio Mizzoni in un montaggio che prevede l’alternarsi delle foto di Corviale a riprese girate espressamente sul luogo.

dal testo di Ivana D’Agostino

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Per la prima volta un museo italiano prende parte al progetto di Google per portare l’arte nelle case attraverso lezioni in Hangout in Diretta

maxxiHanno portato online curatori, direttori di musei, storici ed educatori del MoMA, della National Gallery di Londra e di Washington e ancora del Museum of Contemporary Art di Los Angeles, del Museo Nacional de Arte in Messico e del Museo di arte Islamica in Qatar; è Art Talks, una serie di incontri in Hangout in diretta (diretta streaming) sulla pagina Google+ di Google Art Project.

Hou Hanru, Direttore artistico del MAXXI, insieme all’artista Rossella Biscotti, Pelin Tan scrittrice e ricercatrice turca e Ou Ning attivista, artista e curatore cinese, discuteranno del ruolo dell’arte contemporanea nel processo di privatizzazione e progressiva modifica dell’identità degli spazi pubblici.

L’incontro chiarirà come la modifica degli spazi urbani e rurali dipenda anche dall’espansione di sistemi economici e politici che minacciano l’interesse delle classi medie e povere in tutto il mondo.
Questa espansione ha provocato la reazione di intellettuali, artisti, attivisti e privati di cui è emblematica la storia recente di Istanbul, ma che è comune a molti paesi, come la Cina che affrontano enormi boom urbani.

Come possono le istituzioni d’arte e di architettura, svolgere un ruolo critico attivo in questo contesto? Come si possono utilizzare internet e i social media per avviare discussioni più grandi sulla questione? A queste e alle domande di chi vorrà partecipare, proveranno a dare risposta i protagonisti del primo Art Talk italiano.

Chi non avesse la possibilità di seguire l’appuntamento in diretta, potrà comunque guardarlo in qualsiasi momento
suI canali YouTube di Google Art Project e del MAXXI www.youtube.com/user/GoogleArtProject
www.youtube.com/user/MuseoMAXXI

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La Cina a Corviale

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una troupe televisiva della tv cinese CCCTV NEWS ha visitato Corviale accompagnata da due rappresentati di CorvialeDomani per fare un servizio video sulla storia del quartiere.
Quando uscirà il video sarà al più presto caricato su questo sito così che tutti possano vederlo.

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Trasformazioni urbane, in Italia favorito il guadagno privato anziché il ritorno pubblico

inuSecondo uno studio INU in Italia gli oneri di urbanizzazione costano ai costruttori nettamente meno rispetto ad altri Paesi europei
“Le trasformazioni urbane, grandi operazioni di riqualificazione della città di cui dovrebbe essere innanzitutto il cittadino comune a beneficiare, in Italia si traducono sempre in vera e propria manna per il privato”.
Lo rivela l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) che ha reso noti i risultati di una ricerca commissionata dalla Provincia di Roma alla sezione Lazio dell’Inu, che l’ha condotta assieme all’Università di Tor Vergata e a Provinciattiva Spa. Il gruppo di lavoro, composto da Daniel Modigliani, Roberto Camagni, Andrea Dongarrà e Marco Tamburini, ha svolto un’indagine finalizzata a misurare, attraverso l’esame di alcuni casi, la rendita fondiaria e immobiliare a Roma e provincia dopo le trasformazioni urbanistiche.
ENORME RITORNO ECONOMICO PER I COSTRUTTORI. “Si prendano tre grandi operazioni condotte nel Comune di Roma a metà del decennio scorso: quella a nord della capitale che ha riguardato il quartiere della Bufalotta, dove è nata una gigantesca area commerciale; un’altra e est, nella zona di Lunghezza; infine quella sviluppatasi attorno al polo tecnologico sulla via Tiburtina. In tutti e tre i casi i costruttori hanno avuto un “ritorno” economico enorme: infatti il plusvalore a beneficio del privato è pari nei tre casi al 53 per cento (Bufalotta), al 55 per cento (Lunghezza) e al 57 per cento (Polo tecnologico) del valore finale del costruito. Non esiste nessun settore industriale che riesce a portare a casa un profitto simile”, osserva l’Istituto nazionale di urbanistica.
“E’ vero che la ricerca è condotta su dati e operazioni che risalgono al periodo che definirei delle vacche grasse in edilizia, ma la sostanza è attuale: il nostro sistema è incredibilmente sbilanciato sul guadagno privato piuttosto che sul ritorno pubblico”, sottolinea Daniel Modigliani, presidente di Inu Lazio.
Quello che Modigliani definisce “ritorno pubblico” dovrebbe essere la chiave della rigenerazione urbana in tempi di totale mancanza di risorse pubbliche. Il privato trae beneficio dalle operazioni immobiliari ma in cambio “cede” una parte di questo vantaggio al pubblico, che lo utilizza per la collettività realizzando infrastrutture e servizi. Anche in provincia di Roma il meccanismo è il medesimo: la ricerca ha analizzato casi di trasformazione nei Comuni di Frascati (centro storico), Monterotondo e Valmontone (nuova zona commerciale). Nel primo caso il guadagno del privato è pari al 70 per cento del valore finale del costruito, nel secondo del 50 e nel terzo del 42.
IN ITALIA GLI ONERI DI URBANIZZAZIONE SONO PIÙ BASSI. Non si pensi che questo sbilanciamento sia una malattia esclusiva dell’area di Roma e provincia. L’ampio profitto del privato nasce dall’esiguità del contributo che devono corrispondere al pubblico, gli oneri di urbanizzazione. Analizzando da questo versante la situazione di altri importanti centri italiani come Bologna, Milano e Firenze, si scopre che gli oneri di urbanizzazione costano ai costruttori nettamente meno rispetto ad altri Paesi europei. Se in Francia la tassa equivalente ai nostri oneri di urbanizzazione ammonta a 748 euro per metro quadrato all’interno dell’Ile-de_France e a 660 euro all’esterno, a Firenze ci si ferma a 480, a Milano a 244 e a Bologna a un misero 98. Se poi si intraprende un confronto in valori percentuali, scopriamo che a Milano gli oneri variano da una quota minima del 5 a una massima dell’8 per cento del valore del costruito e a Roma siamo tra il 3 e il 7. A Monaco di Baviera attorno al 30 per cento. “Da qui nasce una facile riflessione sulla qualità della rigenerazione urbana nelle città tedesche rispetto a quelle italiane”, osserva l’Inu.
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Studio Enel: con l’efficienza energetica +2% Pil e aumento degli occupati del 2%

efficienzaL’Italia potrebbe ridurre i consumi totali di energia tra il 12 e il 18%, risparmiando fino a 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020
È stato presentato oggi a Roma in una conferenza lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia”, realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Alla conferenza hanno preso parte il Presidente di Enel e Presidente del Comitato Scientifico Internazionale Fondazione Centro Studi Enel, Paolo Andrea Colombo; l’Amministratore Delegato, Direttore Generale del Gruppo e Presidente della Fondazione Centro Studi Enel, Fulvio Conti; il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari e il Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Bortoni.
I rappresentanti delle istituzioni e gli esperti del mondo accademico e dell’industria hanno evidenziato l’importanza dell’efficienza come strumento strategico di politica energetica e volano per la ripresa economica del Paese.
Secondo lo studio (CLICCA QUI), l’applicazione di strumenti e sistemi per l’efficienza energetica potrebbero generare un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL e un risparmio compreso tra 50 e 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020. A ciò si aggiungerebbe un aumento degli occupati fino al 2% a fronte di una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%.
I potenziali di risparmio nei due scenari
“Dall’analisi delle tecnologie e degli scenari al 2020 emerge – si legge nello studio – che il potenziale di risparmio legato alle applicazioni di tecnologie per l’efficienza energetica è notevole, con risparmi annui a regime sui consumi finali al 2020 di 288 TWh in uno scenario di sviluppo ottimo e di 195 TWh in uno scenario di sviluppo moderato e che gran parte del risparmio energetico annuo conseguibile al 2020 (il 95% circa) riguarda interventi nel patrimonio edilizio (residenziale, terziario e industriale), rispettivamente 273 TWh e 183 TWh per gli scenari di sviluppo ottimo e moderato”.
I benefici
Il Report fornisce uno sguardo d’insieme ai benefici per il Paese associabili a tali ipotesi di penetrazione al 2020, mostrando come “i vantaggi siano consistenti. Allo scenario di sviluppo ottimo, infatti, è associato un risparmio annuo a regime di emissioni di CO2, calcolato sulla base della riduzione dei consumi finali di energia, di 72 milioni di tonnellate (circa 50 milioni nello scenario di sviluppo moderato), a fronte di un volume d’affari complessivo di 512 miliardi di euro (circa 350 miliardi di euro nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in un volume di affari annuale di circa 64 miliardi di euro) e di una ricaduta sul sistema industriale complessiva pari a 3.726.637 Unità di Lavoro Annue – ULA (circa 2,5 milioni nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in circa 460.000 ULA all’anno). Inoltre, assumendo l’italianità dell’intera filiera, l’incidenza del volume d’affari annuo sul PIL sarebbe compresa tra il 2 e il 4% e gli operatori legati all’efficienza energetica coprirebbero annualmente una percentuale compresa tra l’1,2% e il 2% del totale occupati”.
Gli ostacoli
Le principali difficoltà nella realizzazione di politiche che aumentino l’efficienza energetica riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori. A questo si aggiunge la complessità regolatoria, in particolare nei casi di tecnologie legate all’utilizzo di energia elettrica, accompagnate dalla mancanza di un sistema Paese a supporto dell’efficienza energetica.
Sul fronte dei benefici, numerosi sono soprattutto quelli legati alla riduzione dei consumi energetici, sia in termini di decarbonizzazione di alcuni settori come quello dei trasporti e del riscaldamento, sia di diminuzione degli inquinanti, specie nelle città. Tuttavia, sottolinea lo studio, questi miglioramenti sono limitati da una serie di fattori economici e regolatori, tra cui la struttura della tariffa elettrica fortemente progressiva e le difficoltà di accesso a forme contrattuali diverse da quelle standard.
Il ruolo delle utility
Inoltre, lo studio riconosce alle utility un ruolo importante nell’abbattimento delle barriere che ostacolano la diffusione dell’efficienza energetica. Le aziende elettriche, infatti, possono agire come system integrator delle tecnologie su scala nazionale in un’ottica di lungo periodo che favorisca lo sviluppo di una filiera industriale integrata. Infine, unendo scala e capillarità, le utility possono fungere da hub per offrire un servizio “chiavi in mano” al cliente con caratteristiche di economicità, competenza tecnica, affidabilità, semplificazione e disponibilità finanziaria.
L’efficienza deve diventare un “pensare comune”
In conclusione, secondo il report “I numeri sembrano dimostrare che l’Italia abbia le carte in regola per puntare senza esitazioni sull’efficienza energetica, per garantirsi uno sviluppo sostenibile e ricadute economiche e occupazionali positive. L’efficienza energetica può inoltre rappresentare un trampolino per sviluppare e dare slancio, in un’ottica strategica di lungo periodo, a filiere industriali che possono rappresentare l’ossatura del Paese in un futuro a medio-lungo termine”. Tuttavia, l’Italia deve esercitare “uno sforzo congiunto, che parta dalle istituzioni – con il ruolo cruciale in tal senso del policy maker – e arrivi ai singoli cittadini, affinché l’efficienza energetica diventi un “pensar comune”, un tema di primaria importanza. Solo così sarà possibile sviluppare un approccio integrato al tema dell’efficienza energetica che potrà portare a effetti moltiplicativi sui benefici ottenibili”.

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Europa: chance o handicap?

ueE’ cominciata la partita delle elezioni europee e, soprattutto a destra, si delineano le strategie.
Segnali preoccupanti mettendo in fila due editoriali di Vittorio Feltri sul Giornale:
30/10/13: Paese stufo dell’euro: Berlusconi e Grillo nuova maggioranza: “Ci domandiamo perché Berlusconi e Grillo non si alleino (…) conducendo insieme una lotta finalizzata alla riconquista italiana della sovranità nazionale e del diritto di battere moneta”
31/10/13: L’Europa degli imbecilli che ci dà lezioni sul wc: “stabilire per decreto la quantità di acqua da erogarsi negli orinatoi (meno di mezzo litro) e nei water (cinque litri e non di più). (…) incomprensibili quasi come le quote latte.”
Dall’altra parte, rinchiusi nei propri recinti ombelicali, non s’ode battito di ciglia. Per fortuna soccorre, come sempre più accade, quella parte della società civile che Paul Ginsborg definì “ceto medio riflessivo” e che a mò più globalizzato potremmo riconoscere come “società della conoscenza”. Essa c’indica alcune linee di riflessione teoriche, economiche e – finalmente – operative:
nell’ordine:
– Alain Touraine propone un’interessante analisi sulla fine della società. Non parafrasando per niente la poco felice “fine della storia” di Fukuyama, propone alla riflessione il tema che il passaggio dal capitalismo produttivo al capitalismo finanziario genera un annichilamento del sociale. Si pone illuministicamente l’obiettivo di uscire da questa perdita con la proposta del passaggio dalla relazione con l’altro alla relazione con se stessi. Ritrova in questa scoperta la ragione della centralità dei diritti che, per Touraine, “stanno al di sopra delle leggi”. Il sociologo francese ricorda come esempio della sua analisi “la condizione femminile che è diventata uno degli elementi determinanti per valutare il grado di sviluppo di una società.”
– La Fondazione per le qualità italiane Symbola insieme a Unioncamere e alla Fondazione Edison presenta nel suo Manifesto “Oltre la crisi l’Italia deve fare l’Italia” un rapporto da cui evince che:
* la green economy ha tre milioni di occupati,
* 328 mila aziende hanno investito per risparmiare energia e limitare l’impatto ambientale,
* tali aziende nel 2013 hanno operato il 38% delle assunzioni,
* il 42% delle aziende che ha fatto eco-investimenti esporta.
– Il Ministero dei Beni Culturali sta lavorando per alleggerire il corpo centrale delle sue strutture rafforzando quelle periferiche che non riescono quasi, per personale carente e anziano (età media 55 anni), ad esercitare l’essenziale tutela del territorio e pianificazione paesaggistica riducendosi sempre più a sole funzioni burocratiche.
Se, impropriamente ma muniti del sempre più scarso “ottimismo della ragione”, uniamo queste tre “buone nuove” abbiamo già un primo scheletro di quello spirito di Europa 2020 che, ben aldilà di piccoli calcoli elettorali, dovrebbe pervadere il Paese.
Tommaso Capezzone
Italia oltre la crisi
Manifesto Italia oltre la Crisi
dati Italia oltre la crisi
schede Italia oltre la crisi




c’era una volta l’isola ecologica di Corviale

Da oltre un mese è chiusa l’isola ecologica a Corviale dopo l’incendio che l’ha devastata. L’isola era un importante centro di raccolta per rifiuti ingombranti che serviva l’intera cittadinanza di tutto il Municipio. Inoltre la gente poteva avere anche informazione dagli operatori ecologici su quali tipi di rifiuti gettare nei cassonetti normali e quali invece nell’isola.

Ancora non si conoscono le cause e gli autori dell’incendio, ma nonostante questo l’Ama aveva promesso che sarebbe stata riaperta in pochi giorni.

A più di un mese, ancora niente! Promesse vane; fino a quando dobbiamo aspettare?