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Video > Roma Teatro Ospedale Forlanini

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“Lo spettacolo… fuori di sè, festival delle eccellenze nel sociale” da ven 13 a Dom 15 dicembre

La prima edizione si pone come occasione di “messa in scena” di opere e attività rientranti nel progetto di ricerca SACD, ovvero forme di arte che affrontano il disagio attraverso differenti prospettive, e con il coinvolgimento, diretto ed indiretto, delle persone che vivono questa dimensione esistenziale. Proposte artistiche molto variegate, ricondotte “ad unità” nell’architettura del progetto di ricerca.

Il cartellone del Festival propone, senza alcuna pretesa di rappresentatività, un primo florilegio di ambiti spettacolari: teatro, musica, danza, performance, crossmedialità… Le compagnie e gli artisti sono stati scelti a mo’ di esempi di esperienze eccellenti.

http://www.festivaleccellenzenelsociale.it/programma/

Chiara Crupi intervistata da Michele Sciancalepore (Tv2000)

 




Il Mitreo al Quirinale

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Consegnato ieri a Monica Melani, direttore artistico e titolare del Mitreo, un altro grande riconoscimento per Corviale: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha infatti destinato, alla cerimonia di chiusura dell’esposizione di Arte contemporanea “The Making Of”, presso Il Mitreo – Arte Contemporanea, la Medaglia di Rappresentanza, prestigioso Premio che manifesta il consenso del Capo dello Stato alle finalità perseguite da iniziative particolarmente meritevoli.

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Durante l’evento del 15 Dicembre p.v., sarà possibile vedere video ed opere di Ennio Calabria, Cristina Crespo, Michele De Luca, Antonio Fraddosio, Licia Galizia e Michelangelo Lupone, Giorgio Galli, Omar Galliani, Patrizia Guerresi Maimouna, Piero Mascetti, Mimmo Paladino, Antonio Passa, Agnese Purgatorio, Pietro Ruffo, Savino e Filinceri e Sten e Lex.

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Lamostra, a cura di Maria Paola Orlandini e Raffaele Simongini, inaugurata il 22 novembre u.s., sul rapporto tra arte e televisione, frutto del lavoro svolto dalla trasmissione Art News per la Rai, è promossa dalla Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanea del MIBACT.

Un evento che ben si colloca nel gigantesco making of che a Corviale sta coinvolgendo e coinvolgerà abitanti, istituzioni pubbliche e private e associazioni, producendo quel modello di sviluppo intelligente, sostenibile ed inclusivo che noi tutti auspichiamo.

Ivan Selloni




Open Data ed energia: come monitorare i consumi energetici del territorio

open_dataLa più grande sfida di una Smart City è creare un ambiente sostenibile, per esempio ottenendo la riduzione dei consumi di energia; proprio per questo l’Unione Europea ha promosso il Patto dei Sindaci per il risparmio energetico – PAES, attraverso cui dovrà essere fatta una pianificazione dei consumi energetici sul territorio, incentivando la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.

Presupposto della pianificazione di qualsiasi azione è conoscere la situazione di partenza, cioè i dati dei consumi del territorio (utenze domestiche e produttive); così come per monitorare l’efficacia delle azioni previste nel piano e’ necessario verificare le variazioni dei medesimi dati, in modo da misurarne gli scostamenti e vedere se le azioni previste hanno avuto risultati positivi o meno.

Proprio per questo è essenziale partire dai dati del consumo energetico del territorio, tanto che è stato coniato lo slogan “Raw data energy now”: ma come può fare un Comune ad entrare in possesso di questi dati? Si possono ottenere dai gestori che si occupano di energia? E soprattutto, come contattare i gestori, ora che il mercato non è più in condizione di monopolio e siamo in regime di libera concorrenza?

In realtà, i dati dei consumi delle utenze di energia elettrica e gas sono già da tempo in possesso degli Enti Locali: infatti, a partire dalla Legge Finanziaria del 2005 (art. 1 commi 332, 333 e 334 della legge n. 311 del 31 dicembre 2004), l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei Comuni questi dati attraverso il SIATEL, al fine di effettuare verifiche tributarie.

I dati dei consumi sono annuali e sono riferiti ai soggetti residenti in un dato immobile, identificato con i dati catastali; purtroppo questi dati hanno un formato poco leggibile, e quindi siamo partiti con l’idea di inserirli nel Sistema Informativo Territoriale, con l’obiettivo di visualizzarli sulla mappa del territorio, utilizzando i dati degli immobili e dei residenti come chiavi di ricerca.

Proprio a questo punto ci siamo resi conto che se questi dati vengono opportunamente elaborati con un algoritmo che compara i consumi totali di un edificio con la superficie dell’immobile, si può arrivare alla classificazione energetica delle abitazioni del territorio…. Ed ecco, il gioco è fatto! Dal mash up di 3 diverse banche dati (catasto immobili, anagrafe, consumi energetici) si crea un possibile sistema di monitoraggio dei consumi energetici del territorio.

Ultimo passo, ma non il meno importante, è rendere a disposizione i dati in formato Open: per cui abbiamo scelto il .kml, perché immediatamente visibile e rappresentabile con Google Earth, e il file è a disposizione di tutti sul portale Open Data della Regione Emilia-Romagna.
I dati così pubblicati non hanno alcun riferimento personale, perchè sono comunque riferiti all’immobile nel suo complesso, che vengono visualizzati con il colore corrispondente al livello di classificazione energetica attribuito.

I dati ovviamente andrebbero resi più precisi, mappando anche gli immobili che contengono impianti che producono energia da fonti rinnovabili: in questo caso chi possiede le informazioni è GSE, società pubblica che autorizza gli impianti di produzione di energia.

E inoltre occorre tenere presente che un immobile può avere un basso consumo energetico perché disabitato, e in questo caso è sufficiente verificare se ci siano soggetti residenti; ma tutto ciò rappresenta un ottimo punto di partenza per la rappresentazione della situazione del territorio, soprattutto per iniziare a condividere a vari livelli cosa vuol dire classificazione energetica, e come si rapporta rispetto ai consumi annui, su come si può risparmiare e che incidenza può avere questo risparmio sull’ambiente; in una parola, è utile per creare cultura e condivisione di un modello virtuoso.

Nel documento pubblicato a questo link sono riportati in modo più esaustivo i riferimenti normativi, alcuni accenni alla privacy, le modalità di accesso ai dati, i requisiti di sistema, l’unione delle banche dati, pubblicazione del file in formato aperto, possibili utilizzi dei dati.

A questo punto, l’esperimento può essere replicato su tante realtà, piccole e grandi: perchè non creare una mappa nazionale dei consumi energetici?

L’ambiente sostenibile e il risparmio sono un vantaggio per tutti, vediamo se riusciamo ad ottenere dei miglioramenti usando i dati che abbiamo! Una grande sfida per tutti.
Il Patto dei Sindaci
portale open data regione Emilia Romagna
riferimenti normativi




Rassegna stampa > Roma: il Corviale si riqualifica e diventa sostenibile

wise-society-people-for-the-future-logoA trent’anni dalla sua costruzione l’edificio della periferia di Roma esempio negativo di architettura popolare punta alla rinascita grazie ad un progetto condiviso

E’ possibile trasformare un esempio di architettura residenziale poco riuscita in uno spazio riqualificato dove pensare persino di sperimentare un nuovo modo di abitare la città? Sembra proprio di sì, secondo quanto emerso dal Forum dedicato alla rinascita di un edificio che in realtà, per dimensioni, costituisce da solo un quartiere della periferia ovest di Roma, il Corviale. Il titolo della kermesse, svoltasi a Roma tra il 21 e il 23 novembre scorso, Corviale 2020, intelligente sostenibile inclusivo, rispecchia la giusta ambizione degli abitanti che affiancati dalle istituzioni (Regione Lazio, Comune di Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Facoltà di architettura della Sapienza, Istituto case popolari) si stanno impegnando nel progetto diriqualificazione degli spazi del quartiere  attraverso un protocollo di intesa in cui l’obiettivo è di “promuovere e favorire tutte quelle attività volte a innalzare la qualità della vita e per il benessere della comunità, attraverso lo sviluppo di una cultura dell’abitare e del paesaggio”. L’idea è di creare un modello abitativo innovativo che preveda non solo il consumo ma anche la produzione di energia, di cibo, di innovazione. Insomma l’affermazione di un’economia che genera inclusione sociale e diminuzione della spesa del welfare.Ma cos’ è Corviale? Si tratta di un progetto di edilizia popolare nato alla fine degli anni ’60 in una situazione in cui il problema di dare una casa agli operai era centrale. A questo rispondeva l’idea, per molti versi utopistica, dell’architetto Mario Ferrandino. Ma Corviale divenne in breve l’emblema deldegrado urbano, di povertà e delinquenza. In una parte – l’intero quarto piano, che i progettisti avevano destinato a spazi comuni e commerciali – l’edificio fu occupato in modo abusivo da intere famiglie che oramai lì ci vivono da trent’anni. Una leggenda metropolitana è arrivata addirittura ad accusare Corviale di essere la causa della scomparsa del ponentino, il famoso vento romano… Insomma ciascuno si è fatto un’idea di quello che è anche chiamato il Serpentone, comprese le molte amministrazioni pubbliche succedutesi alla guida della città che hanno oscillato dalle ipotesi estreme di riqualificazione a quelle di abbattimento. Si è detto che Corviale sia troppo grande (e in effetti l’edificio principale è alto nove piani), troppo lungo (un chilometro, adagiato come un enorme grattacielo sul terreno), troppo isolato (qualcuno ha aggiunto, situato tra la fine della città e la campagna). Quello che è evidente è che versa in stato di degrado, avendo necessità, a trent’anni dalla sua costruzione, di manutenzione soprattutto delle parti esterne e di rifacimento degli impianti, alcuni mancanti come quelli antiincendio. E non è un luogo piacevole dove vivere per le oltre 8000 persone che occupano i 1300 appartamenti anche perché mancano spazi di aggregazione, previsti dal progetto ma mai costruiti.Ma negli ultimi anni, è accaduto qualcosa di diverso e di importante che rende Corviale una realtà molto più viva e complessa di come appare a una prima superficiale impressione. “Accanto alle criticità esistono – ha detto l’architetto Paolo Castenovi del Politecnico di Torino – anche potenzialità da sfruttare che rappresentano l’altra faccia della medaglia, per ripensare a un modo nuovo di abitare questi spazi”. Per esempio, proprio per la sua posizione periferica ma immersa nel sistema dei parchi più vasto della città costituito dalla Tenuta dei Massimi e dalla Valle dei Casali, Corviale può funzionare da cerniera tra città e campagna svolgendo un ruolo di integrazione con gli spazi rurali, peraltro molto belli dal punto di vista paesaggistico. Esiste inoltre una forte identitàrispetto a Corviale da parte dei suoi abitanti che può costituire un punto di forza. Infine, è vero che è isolato, ma proprio perché circondato da spazi vuoti, è facile intervenire per creare o migliorare le aeree comuni destinate a servizi e usi pubblici e dall’arrivo dei primi inquilini nel ‘82 sino a oggi, qualcosa è stato fatto. Sono stati costruiti impianti sportivi, uffici pubblici e una piscina comunale, sono attive associazioni come il Calcio Sociale e il Rugby, esiste una biblioteca. C’è un giornale on line, www.corviale.com in cui si svolge anche attività di formazione giornalistica. Da uno spazio abbandonato è nato il Mitreo, centro culturale e artistico di arte sede del comitato Corviale Domani e un mercato a km zero si svolge settimanalmente per le strade del quartiere e raccoglie i prodotti delle aziende agricole circostanti. I cittadini di Corviale, ora puntano a un salto di qualità per trasformare il Serpentone da “mostro” a esempio virtuoso. Per questo il sociologo Fabrizio Battistelli della Sapienza di Roma, ha parlato di “rigenerazione degli spazi”, da realizzare attraverso due strumenti: la partecipazione popolare e lo sviluppo economico sostenibile. Anche la cultura, in questo processo di crescita, “dev’essere integrazione sociale e rilancio” come ha sottolineato l’assessore alla cultura di Roma Flavia Barca – e “questa è una sfida nuova per il quartiere e la città intera che può diventare un modello da esportare anche all’estero”.

In termini concreti, è in attesa di essere messa a disposizione per gli interventi sul territorio una somma consistente già stanziata di quaranta milioni per partire con la riqualificazione degli spazi e la ristrutturazione degli edifici. Ed anche per realizzare quell’idea che sicuramente potrebbe rivelarsi il simbolo della rinascita di Corviale: il riuso del tetto “più grande del mondo”come luogo vitale di incontro e di aggregazione di persone, beni, informazioni che operano nelSerpentone. Il progetto prevede la creazione di uno spazio verde – costituito da serre idroponiche(tecnica di coltivazione fuori suolo), pergole fotovoltaiche, orti e verde pensile, laboratori artigianali e mini fab lab per servizi digitali personalizzati. – in stretto dialogo con il territorio circostante. In primo luogo con lo spazio che circonda gli edifici che dovrà contenere aree riconoscibili di aggregazione, come le piazze, che oggi non esistono, e poi piste ciclabili e un sistema di pedonalità diffusa. L’integrazione del sistema verde creato sul tetto di Corviale dovrà svilupparsi anche con l’ampia campagna e il bosco circostante per mettere le basi ad un’economia sostenibile, in grado di generare profitti ma anche di fornire migliore qualità di vita.

http://wisesociety.it/

http://wisesociety.it/architettura-e-design/roma-il-corviale-si-riqualifica-e-diventa-sostenibile/




Mannheimer: “Qualità della vita in periferia a Roma, netto peggioramento”

periferieIl presidente dell’organismo di verifica lancia l’allarme su trasporti, scuole e biblioteche
“QUALITÀ della vita in calo e servizi in molti casi inefficienti”. L’allarme è lanciato da Renato Mannheimer, lo studioso che dal luglio del 2012 è presidente dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici localidi Roma Capitale.

Presidente il calo della qualità della vita è molto elevato?
“Possiamo dire che rispetto al 2012 siamo passati da una valutazione di 6,27 su 10 ad una di 5,95. In sostanza, per i romani la qualità della loro vita non raggiunge la sufficienza”.

È un sentimento che riguarda tutti oppure viene vissuto diversamente nei vari quartieri della città?
“Il malessere riguarda tutti, ma alcuni più di altri. La zona dove la qualità della vita in generale è migliore è quella esterna verso i sobborghi “buoni”. Il complesso dei servizi pubblici migliora avvicinandosi al centro, viceversa in periferia sta peggiorando molto dal punto di vista dei trasporti, dell’accesso culturale per esempio alle biblioteche, della scuola pubblica”.

Dove risiedono le maggiori criticità?
“Le principali denunce dei residenti intervistati arrivano dalle periferie e si rivolgono soprattutto come dicevo all’accessibilità dei servizi legati al territorio come i trasporti. Insomma i servizi più problematici, come la pulizia delle strade e il trasporto pubblico di linea, non hanno registrato cenni di miglioramento. La maglia nera forse spetta all’igiene urbana, servizio erogatodall’Ama in virtù di un affidamento diretto che scadrà nel 2015 e regolato da un contratto di servizio ormai obsoleto e non rispondente alle prestazioni erogate dall’azienda”.

A che punto siamo con i piani della raccolta differenziata?
“L’ambiziosa tabella di marcia del Patto per Roma, che mette la raccolta differenziata alla base dell’uscita dall’emergenza (con obiettivi che vanno dal 30% nel 2012 al 65% nel 2016, con il banco di prova del 40% da realizzare nel 2013), trova nell’alto costo del servizio a carico degli utenti una difficoltà ulteriore,
che pone vincoli di sostenibilità economica per l’incremento delle differenziate e getta un grosso punto interrogativo sul futuro della raccolta nella Capitale”.

Chi ha ottenuto invece la promozione?
“Tra i servizi promossi ci sono l’acqua potabile e la cultura. Mediamente soddisfacente il settore del sociale (6,4) con le farmacie comunali che si sono meritate 6,8, gli asili nido che guadagnano un 6 e i servizi sociali municipali 6,3”.

di DANIELE AUTIERI

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Festival delle eccellenze nel sociale: lo spettacolo come terapia

Dal 13 al 15 dicembre si svolgerà a Roma il primo festival dentro un ospedale, il San Camillo Forlanini per promuovere le varie forme di spettacolo artistico come metodo terapeutico: cinema, teatro, danza e clown- terapia.

Si terrà a Roma, da venerdì 13 a domenica 15 dicembre, Lo Spettacolo Fuori di Sé – Festival delle Eccellenze nel Sociale, prima edizione di un originale festival multidisciplinare che intende promuovere tutte le forme di teatro, musica, danza, cinema ed ingenerale di spettacolo, utilizzate per combattere il disagio nei più diversi contesti (psichici, fisici, sociali…), dalle carceri alle comunità, agli ospedali, alle dimensioni della disabilità, dell’emarginazione,del malessere.

Il Festival rientra in un progetto di ricerca e promozione culturale sviluppato dall’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale. L’iniziativa ha caratteristiche d’avanguardia, infatti per la prima volta, un ospedale italiano, il San Camillo Forlanini di Roma, ospita un festival al proprio interno, proponendo gruppi ed artisti “diversi”, che propongono le loro esperienze in un contesto multidisciplinare.

Il cartellone della tre giorni propone un florilegio di esperienze di eccellenza, nei vari ambiti dello spettacolo. In prima romana, le ultime produzioni di compagnie teatrali formate anche da persone con disabilità, dal Teatro della Ribalta di Bolzano, di Antonio Viganò, al Laboratorio Teatrale Piero Gabrielli di Roma, per la regia di Roberto Gandini; in scena le persone detenute della compagnia teatrale della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova,dirette daMaria Cinzia Zanellato; dopo gli spettacoli, i concerti di gruppi come l’Orchestra di Piazza Vittorio, ensemble musicale multietnico attivo in tutto il mondo da oltre dieci anni; i Ladri di Carrozzelle, gruppo rock formato esclusivamente da persone con disabilità; i Presi per Caso, band costituita da detenuti ed ex detenuti. Leonardo Spina, della Federazione internazionale Ridere per Ridere, terrà una conferenza spettacolo sulla clownterapia.

Il Festival proporrà anche due convegni: il primo intitolato “La cultura per combattere il disagio”; il secondo vedrà l’incontro di una ventina di direttori artistici di festival e rassegne, che in tutta Italia,affrontano le tematiche del disagio da differenti punti di vista (disabilità,disagio psichico, carceri, ospedali…). Il Festival delle Eccellenze nel Sociale si pone anche come kermesse (tra spettacoli e dibattiti)di presentazione dei primi risultati di un progetto di ricerca e promozione culturale sviluppato dall’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale, sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo (Mibact) e dalla Società Italiana Autori Editori (Siae),denominato “Lo Spettacolo Antidoto Contro il Disagio” (da cui l’acronimo “Sacd”).

La ricerca è finalizzata a tracciare una prima “mappatura” delle attività che utilizzano lo spettacolo (inteso come arti del teatro, della musica,della danza, della cinematografia, della crossmedialità, clownterapia, arti circensi terapeutiche), quale strumento di prevenzione e contrasto del disagio. Il fine ultimo del progetto Sacd e del Festival delle Eccellenze nel Sociale è la promozione e la diffusione di strategie e pratiche volte a riabilitare, curare, reinserire ed includere i soggetti coinvolti. Il progetto promuove una sensibilizzazione sultema, a livello nazionale, con l’obiettivo di stimolare un dialogo tra istituzioni, imprese, artisti ed operatori impegnati nell’ideazione e produzione di contenuti artistici e culturali prestando, naturalmente, particolare attenzione all’inclusione sociale. A ciò si aggiunge, inoltre, la possibilità di stimolare nuovi strumenti normativi adeguati.

“Lo Spettacolo Fuori di Sé – Festival delle Eccellenze nel Sociale” verrà presentato venerdì 6 dicembre alle ore 11 alla Camera dei Deputati (Sala del Refettorio).

Il progetto Sacd nasce da un’idea di Lorenzo Scarpellini, sviluppata da Angelo Zaccone Teodosi perl’IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale. La direzione organizzativa del Festival è curata da Chiara Crupi per Artinconnessione. Da anni, il San Camillo Forlanini, una delle aziende ospedaliere più grandi d’Italia, sotto la direzione di Aldo Morrone, è impegnato in progetti che individuano la “cultura come cura”.

 

Programma
Venerdi 13 dicembre 2013   

Ore 15:30 _ Convegno “La cultura per combattere il disagio. Riflessioni intorno al progetto S.A.C.D.” Riflessioni multidisciplinari e suggestioni trasversali intorno al progetto “Sacd” 

Ore 19:00 _ Sezione dedicata alle opere cinematografiche ed audiovisive che affrontano il “disagio” PERFORMING MEDIA “Walk”(performance cross-mediale a cura di Carlo Infante)

Ore 21:00 _ Spettacolo teatrale_ Woyzeck_ regia di R. Gandini Laboratorio Teatrale Piero Gabrielli, compagnia formata in parte da persone con disabilità (Roma)

Ore 22:00 _ Concerto _ Orchestra di Piazza Vittorio _ensemble musicale multietnico (Roma)

Sabato 14 dicembre 2013    

Ore 15:30 _ Convegno “ I festival per la diversità e contro il disagio in Italia “ Confronto tra le esperienze di oltre venti direttori artistici di festival (da tutt’Italia)

Ore 19:00_ SEZIONE dedicata alle opere cinematografiche ed audiovisive che affrontano il “disagio” PERFORMING MEDIA “Walk”(performance cross-mediale a cura di Carlo Infante)

Ore 21:00 _ Spettacolo teatrale_ Experti _ regia di M. C. Zanellato Compagnia del Carcere Due Palazzi, persone detenute della Casa di Reclusione di Padova

Ore 22:00_ Concerto _ I Presi per Caso _ ensemble musicale composto da persone ex detenute (Roma)

Domenica 15 dicembre 2013    

Ore 11:30  Guarir dal Ridere _ Conferenza spettacolo a cura del Dottor Leonardo Spina

Ore 17:00 _ Spettacolo di teatro-danza_ Il Suono della Caduta _ regia di A. Viganò La Ribalta, compagnia formata anche da persone con disabilità (Bolzano)

Ore 18:30 _ Concerto _ I Ladri di Carrozzelle, ensemble musicale formato interamente da persone con disabilità (Roma)

 

Azienda ospedaliera San Camillo/Forlanini, Piazza Forlanini 1 _ ingresso da via B.Ramazzini, Roma

Info: + 39. 3382006735

Ingresso gratuito per tutti gli eventi 

 

Per ulteriori informazioni:

· IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale:

tel. 06.94538382 / cell. 338.2006735 (ChiaraCrupi – direzione organizzativa) / cell. 338.7235217 (Stefano Pierpaoli – relazioni esterne) / cell. 327.69 34 452 (Filippo Oriani -ricerche e comunicazione)

 

· Artinconnessione (ufficio stampa):
cell. 393.0255428 (Valeria Ranieri)
cell. 328.3019925  (Vera Michela Suprani)

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Come rendere verdi e pedonali le periferie urbane

seattleOggi più che mai è attuale il dibattito sullo stile di vita attivo, opposto come modello salutare a quello sedentario e dipendente dall’uso dell’automobile per qualsiasi minimo spostamento.
Si tratta di una questione particolarmente importante in un Paese come gli Stati Uniti, dove la conformazione delle cittadine provinciali e dei suburbs (le periferie urbane), costituite da abitazioni isolate, grandi centri commerciali sparsi e mega arterie stradali trafficate, favorirebbero l’uso smodato delle macchine, a discapito degli spostamenti a piedi. Il tutto con ricadute negative sulla salute dei residenti, a rischio obesità e attacchi cardiaci.
MODIFICARE I CENTRI URBANI E SUBURBANI A FAVORE DEI PEDONI E DEL VERDE. In molti urbanisti e architetti si stanno quindi interrogando su come invertire questa tendenza in positivo, modificando questi centri residenziali a favore dello stile di vita attivo. Un esempio ben riuscito in tal senso è rappresentato dal quartiere Northgate, a nord di Seattle, recentemente interessato da un profondo – e ragionato – intervento di retrofit, in chiave green.
PIÙ DENSO, PIÙ VERDE. Northgate è sempre stato “famoso” per essere sede di alcuni dei più antichi centri commerciali del paese, ma anche – negli ultimi tempi – per l’alto numero di malattie croniche associate a stili di vita sedentaria e per i numerosi decessi da incidenti stradali. Ragion per cui un team di progettisti è stato incaricato di riqualificare un’ampia porzione del quartiere, seguendo tre principali direttive: rendere interrati i parcheggi, riportare alla luce il torrente Thornton Creek, costretto sotto terra, e realizzare un vicinato denso, efficiente e verde, con spazi in comune, dove ritrovare il gusto dello stare all’aria aperta e muoversi a piedi.
CONDOMINI LEED SILVER E SPAZI COMUNI. Per Northgate i progettisti, insieme ad una squadra composita di urbanisti e paesaggisti, hanno stabilito un’infrastruttura civica di nuovi parchi, una nuova biblioteca pubblica, un centro comunitario e un grande parcheggio sotterraneo in comune. Tutt’attorno sono stati realizzati una serie di condomini certificati LEED Silver (di cui una parte con alloggi a prezzi agevolati), che incorporano un sistema di teleriscaldamento e che, in fase di cantiere, hanno riciclato il 90 per cento dei rifiuti da costruzione. Tutt’attorno è stato ripristinato l’habitat naturale del fiume Thornton Creek, che aiuta ad assorbire l’acqua piovana in eccesso e che nel giro di pochi mesi ha attirato una serie di specie vegetali e faunistiche andate disperse.
IN MOLTI RESIDENTI HANNO RINUNCIATO ALL’AUTO DI PROPRIETÀ. I risultati non si sono fatti attendere: in moltissimi residenti hanno scelto di rinunciare all’auto di proprietà, preferendo i mezzi pubblici e il car sharing, mentre biblioteca e centro di incontro hanno registrato subito un alto numero di iscritti.

L’auspicio è che ora altri suburbs – americani e non – possano seguire l’esempio.
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Celli e Tognon e la corte di Rozzol Melara a Trieste / Villa e Piazza

rozzolNon ne sappiamo mai abbastanza di questi grandi complessi che, come il Corviale, le Vele o lo Zen, hanno segnato gli anni settanta. Bisognerebbe renderli continui oggetti di conoscenza e di sapere, non smettere mai di indagarne le origini, le risorse e i drammi, non accontentarsi della retorica del “fallimento delle buone intenzioni”. Riccardo Villa si è inerpicato fino a vedere Trieste dall’alto, oltre la grande corte di Rozzol Melara.

“La presenza della dimensione pubblica accanto a quella privata, la densità di popolazione, la concentrazione di servizi, la presenza di spazi tipicamente urbani (la piazza, la strada pedonale), l’articolazione delle destinazioni d’uso, la plurifunzionalità, la varietà di situazioni interne ed esterne, costituiscono alcuni dei criteri fondamentali che hanno permesso di strutturare Rozzol Melara come parte di città, rifiutando quindi, finalmente, il ruolo di periferia degradata che è stato così spesso assegnato agli interventi popolari in Italia” (Carlo Celli)
Ci allontaniamo da Trieste, lasciandoci il mare alle spalle. La strada sale sempre più in alto; ora la città si sfrangia in un pulviscolo di villette mono o bi-familiari, esattamente quel “modello ideologico della tipologia suburbana” a cui lo stesso Celli cercava di trovare un alternativa. Quasi inaspettatamente, lo sprawl della periferia triestina si interrompe e la vegetazione collinare lascia il posto a un muro di cemento alto più di trenta metri. Siamo arrivati a Rozzol Melara.
Costruito tra il 69 e l’82 da un gruppo di architetti guidato da Carlo Celli su commissione dell’IACP, il complesso si compone di due corpi ad L, uno di altezza doppia rispetto all’altro – raddoppiamento demarcato da uno spazio di distribuzione mediano, ritmato da grandi oblò. All’interno del passo costante dato dai corpi di distribuzione “scivolano” – analogamente ai cassetti lecorbuseriani delle Unitè d’Habitation – le varie tipologie di appartamenti, la cui varietà contribuisce al disegno delle facciate senza mai comprometterne il rigore. Ideato per ospitare 2.500 abitanti, il quadrilatero di Rozzol Mealara ambisce a trascendere la condizione di edificio per diventare esso stesso una città. La forma scelta dai progettisti – il quadrato – evoca essa stessa la figura della città di fondazione, così come la croce di strade che ne solca l’interno – un cardo e decumano ai quali si legano i servizi comuni principali.
La coincidenza fra la dimensione architettonica e quella urbana è resa esplicita dalle parole degli stessi progettisti, che definiscono lo spazio centrale una «corte-piazza», sovrapponendo deliberatamente la scala dell’edificio a quella della città. Modelli formali adottati a prescindere dalle relazioni, dai rapporti, dalle proporzioni che storicamente li contraddistinguono, e che si lacerano sotto la tensione di dimensioni andate oltre ogni soglia critica. Distanze così grandi che, più che una corte o una piazza, quel che rimane ricorda piuttosto un terrain vague. La figura del quadrato si ripropone anche ad una scala inferiore: la griglia che innerva l’intero insediamento divide gli spazi, organizza i percorsi, gestisce la relazione fra spazio pubblico e privato, incasellando letteralmente ogni attività umana. Nelle intenzioni dei progettisti quest’aggregato di cellule, combinato agli spazi per la vita associata e alimentato dall’elevata densità di abitanti, avrebbe consentito di sviluppare «nel modo più conveniente» le relazioni sociali.
Tra un tracciato e l’altro della griglia cartesiana la gomma a bolli che riveste le solette da’ luogo – più che a degli spazi – a dei vuoti pneumatici, utilizzati dall’attività umana non tanto per una loro attrattività intrinseca quanto per un semplice principio di occupazione del vuoto. «Qua dentro possiamo fare di tutto, perché non c’è niente» afferma uno dei giovani di Rozzol Melara.
Atterrati su quell’altura quasi come un oggetto extra-terrestre proveniente da un qualche universo cartesiano, i possenti calcestruzzi del quadrilatero sono erosi ed incrostati dagli abitanti del nuovo insediamento; la scala titanica, oltre-umana di Rozzol Melara è oggi timidamente addomesticata quì da un murales, là da un campo da calcio, altrove da un altalena; gli spessi infissi metallici neri celati da tende. Il brutalismo schematico di questa città di fondazione viene questionato, ma mai veramente compromesso. Al pari di alcuni – forse più noti – edifici-città coevi, Rozzol Melara rimane una spaventosa quanto affascinante testimonianza costruita di un’idea assoluta, teatro delle complesse relazioni fra architettura e società.
Riferimenti

Casabella 437, giugno 1978

Testo Riccardo Villa, fotografie di Francesco Piazza

Riccardo Villa nato a Milano nel 1987. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 2012. Attualmente vive a Bruxelles, dove lavora come architetto. È inoltre membro del consiglio editoriale e redattore di vari articoli per la rivista on line gizmoweb.org. Ha recentemente contribuito alla redazione della Guida all’architettura di Milano, pubblicata a novembre 2013

Francesco Piazza nato a Novara nel 1986; Si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 2011 e attualmente lavora nel campo dell’architettura e della fotografia. Si forma in diversi ambiti che spaziano dal landscape alla fotografica, dal real estate alla grafica virtuale. Nel 2012 fonda, insieme ad un gruppo di freelance, ELGrupo, un’attività che sviluppa i diversi ambiti della comunicazione digitale.

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Il vademecum per le smart cities

smart-cityPer dare sostegno e supporto alle amministrazioni che vogliono intraprendere la strada dell’innovazione e del cambiamento, lo Smart Cities Council, in collaborazione con la business school ESADE di Barcellona, ha elaborato delle linee guida da seguire per trasformare qualsiasi città in una smarrì city.

Il vademecum, che prende il nome di “Smart Cities Readiness Guide”, contiene oltre 50 casi studio di città intelligenti che affrontano alcune delle problematiche più comuni legate al passaggio da “normale” città a smart city.

CONTENUTI. Nello specifico, le linee guida contengono informazioni su: energia, telecomunicazioni, trasporti, acqua e acque reflue, rifiuti, servizi sanitari e sociali, sicurezza ed aspetti economici. Tra le città studio troviamo invece Malta, Londra, Indiana City, Sino-Singapore Tianjin Eco-City, PlanIT (Portogallo e Barcellona e moltissimi altri.
guida per le smart city
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L’impresa 3.0 che favorisce la rilocalizzazione

3.0Parlare di rivoluzione e di Terza Rivoluzione Industriale è appena descrivere ciò che sta succedendo con l’arrivo delle stampanti 3D. Ciò che stanno introducendo nei processi produttivi dell’industria ha dell’incredibile: un oggetto che si forma, anzi che prende forma nello spazio, un sottilissimo strato alla volta. Cambierà tutto. Non solo perché per creare una pala di turbina o un intero blocco motore ci vorrà molto meno tempo perché non bisogna più fare stampi e colate, ma soprattutto perché con questo sistema non si getta più via l’80% del materiale. Vengono tagliati drasticamente i tempi dall’ordine di un prodotto alla sua consegna. Vengono tagliati gli spostamenti, stravolte le esigenze logistiche. Ridisegnata la mappa delle localizzazioni industriali. Un recente studio del Boston Consulting Group azzarda che in determinati settori come macchinari, computer, produzione di componenti metalliche una quota non indifferente di prodotti (tra il 10 e il 30%) che oggi gli Usa importano dalla Cina potrebbero invece essere di nuovo prodotti sul suolo americano entro il 2020. Roba da raddoppiare l’output industriale degli States. E’ una rivoluzione così grande che la si può provare a descrivere solo per approssimazioni successive. L’altro grande aspetto dell’industria 3.0 è la svolta ad U che compie rispetto alle due precedenti rivoluzioni. Sia la prima, quella del 18esimo secolo che meccanizzò la tessitura, sia quella
del fordismo agli inizi del secolo scorso, con l’introduzione della catena di montaggio, andavano infatti nella stessa direzione: quella di una produzione di massa. Entrambe hanno permesso di moltiplicare in quantità sempre crescenti le repliche di un unico prodotto: il paradigma è la Ford T, che all’epoca potè abbattere i prezzi a patto di averla di un solo colore, ossia nera. Oggi invece si va all’opposto: se non c’è più uno stampo che va progettato e poi a sua volta prodotto e che dà i suoi frutti quante più repliche dello stesso oggetto è in grado di sfornare, se tutto questo è ormai solo un software e una stampante 3D e un po’ di materia prima, allora si può tornare a variare un pezzo, la sua forma, le dimensioni, in pochi attimi, solo al pc. E il concetto di economia di scala andrà drasticamente riscritto. La nuova tecnologia abbatte in modo significativo i costi e i tempi di produzione
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