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Orti e coltivi, il Comune ‘regala’ dieci ettari di terreni collinari

ortiPronti al lancio i bandi del progetto ‘Campagna urbana’. Federici: “Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la difesa e la valorizzazione del territorio”.
Il ritorno alla campagna non è solamente una aspirazione per chi non ne può più dello stressante trantran lavorativo, ma è soprattutto una questione che ha dimostrato tutta la sua valenza e attualità con i disastri causati dalle piogge autunnali degli ultimi anni.
Proprio per questo l’amministrazione comunale della Spezia ha deciso di avviare un percorso di recupero delle aree collinari attraverso il progetto ‘Campagna urbana’, che si inserisce in un più ampio contesto di iniziative. Un programma che passerà per l’assegnazione ad aziende agricole o a semplici cittadini dal pollice verde di aree comunali e demaniali e che vorrebbe presto coinvolgere anche i privati che non sono in grado di prendersi cura degli appezzamenti che possiedono.
Questa mattina la giunta ha approvato il testo dei bandi con i quali il Comune mette a disposizione in maniera quasi gratuita (sarà richiesto un canone simbolico, per questioni burocratiche connesse alla possibilità di ricevere eventuali contributi Ue) dieci ettari di terre disseminate sulla fascia collinare che circonda la città, da San Venerio al Montale di Marola, da Sarbia al Favaro, da Guarsedo a Fabiano.

I bandi sono stati presentati questa mattina dal sindaco, Massimo Federici, dall’assessore alla Sostenibilità ambientale, Davide Natale, e dal vice sindaco, Cristiano Ruggia, affiancati dall’architetto Daniele Virgilio.
Si tratta, nello specifico, del Bando per l’assegnazione in conduzione diretta di terreni in aree collinari di potenziale uso agricolo e il Bando per l’assegnazione in concessione di aree per gli orti collinari. I due documenti, cui sarà possibile aderire sino a febbraio 2014, si rivolgono in pratica a due categorie differenti: le aziende e gli hobbysti, ai quali si prevede di concedere terreni di dimensioni più ridotte.

“Il lancio di questi bandi – ha detto l’assessore Natale – dà il segno di quale sia la filosofia che vogliamo perseguire, in termini di riappropriazione della cultura agricola e di tutela del territorio. Lo faremo mettendo a disposizione terreni del Comune, ma è nostra volontà anche mettere in sinergia anche la domanda e l’offerta di zone boschive o rurali dei privati”.
Il progetto ‘Campagna urbana’ è un tassello di un disegno più complessivo di rigenerazione del territorio collinare che passa anche per la variante al Puc, con la quale è stata ridotta l’edificazione collinare, ma anche ‘L’arco e le frecce’, l’iniziativa tesa a valorizzare la rete di sentieri che collega il centro urbano con l’Alta via del golfo.
“Dal punto di vista urbanistico – ha commentato Ruggia – questa è una scommessa per migliorare il mantenimento del territorio collinare”.
“Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la valorizzazione e la manutenzione del territorio – ha aggiunto il sindaco Federici – ma l’attenzione di chi si occupa dei temi ambientali sembra essere tutta per i pini di Piazza Verdi. Presentiamo un progetto unico tra le città liguri, perché vogliamo riattivare un rapporto virtuoso tra città e campagna per favorire il recupero del patrimonio territoriale, del paesaggio culturale e degli equilibri ambientali, riattivando pratiche di uso agricolo del territorio integrate da funzioni sociali, culturali, educative, dell’ambiente e del paesaggio. Il progetto di recupero degli Orti del castello San Giorgio, ad esempio, è staccato da questi bandi, ma potrà rappresentare il cuore di un sistema, il punto centrale che alimenta questa manovra culturale. E allo sviluppo di questa iniziativa potrebbero presto aggiungersi le novità portate dal federalismo demaniale”.

Finalità dei bandi
Gli Uffici tecnici del Comune hanno provveduto quindi ad individuare le aree di proprietà comunale da assegnare sulla base dei bandi quest’oggi deliberati. In base all’estensione e allo stato di consistenza delle aree così individuate, sono state suddivise in aree collinari di potenziale uso agricolo e aree per gli orti collinari. Le aree collinari di potenziale uso agricolo sono state valutate idonee per l’assegnazione in conduzione diretta in favore di coltivatori diretti, imprenditori agricoli o aziende agricole, in quanto destinate ad un utilizzo agricolo di tipo imprenditoriale. Le aree per gli orti collinari sono state valutate idonee per l’assegnazione in concessione in favore di singoli cittadini, gruppi o associazioni, in quanto destinate ad un utilizzo hobbistico e di tipo socio-culturale.
Il Comune della Spezia ha redatto due bandi, condivisi con le associazioni di categoria (CIA, Confagricoltura, Coldiretti, Slow Food, Coop. Sociale CIS, Coop. Lindberg, Coop. COCEA, Coop. Sociale CILS, Camera di Commercio, GAS “L’aquilone”, GAS “Noialtri liberi apuani”, GAS “Progetto uomo”, GAS “Hourlupe”, GAS “Amici terra inquieta”, GAS “Magazzino operativo risorgimento” e GAS “Grano, acqua e sale”), l’Ispettorato Agrario della Regione Liguria ed i principali stakeholders.

Lo scopo di “Progetto Campagna Urbana” è quello di promuovere attività locali a carattere imprenditoriale che siano in grado di produrre un forte valore aggiunto territoriale attraverso pratiche di manutenzione del suolo, del territorio e del paesaggio locale (terrazzamenti, colture tradizionali, sentieri, corsi d’acqua, aree boscate), l’adozione di modalità di coltivazione ambientalmente avanzate (biologico), la costante attività di prevenzione dei rischi attraverso la manutenzione del regime idrogeologico dei suoli, integrando tale attività con l’espletamento di funzioni socio-educative, quali la disponibilità a sviluppare attività didattiche (orti e fattorie didattiche). Altra finalità è legata allo sviluppo di iniziative di agricoltura sociale autorganizzata, in cui più evidenti siano le ragioni dell’autoconsumo, dell’hobbismo e della socializzazione. Con “Progetto Campagna Urbana” sarà possibile realizzare, in periferia, orti sociali analoghi a quelli già diffusamente attuati in molte città italiane. Ultimo aspetto che sta alla base della Campagna è la creazione di aree di trasformazione e di ricomposizione urbana nelle zone marginali della città in cui sono previste aree di cessione al Comune per le quali non è sempre immediata l’individuazione di un’univoca destinazione d’uso e nelle quali sono già inclusi frammenti di campagna che, oltre a costituire un’evidente risorsa ecologica, possono essere ricondotti alle finalità del progetto.
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Piano generale del traffico urbano di Roma Capitale: al via la discussione con municipi, cittadini e associazioni

PGTU_d0Migliorare la sicurezza stradale e la qualità dell’aria e della vita delle persone; incentivare l’uso dei mezzi pubblici grazie a un sistema di trasporto efficiente e competitivo; aumentare le opportunità di scelta degli spostamenti per i cittadini all’insegna di una mobilità sostenibile e rendere più facile e conveniente muoversi a piedi o in bicicletta.
Sono alcuni degli obiettivi contenuti nel nuovo Piano Generale del Traffico Urbano di Roma Capitale (PGTU) inviato ai 15 Municipi di Roma per una prima valutazione, prima di essere approvato dalla Giunta il prossimo 31 gennaio. Un percorso di partecipazione che vedrà coinvolti anche cittadini, associazioni e stakeholder prima di passare a commissioni e Consiglio Comunale per un’approvazione definitiva.
L’ultimo documento simile risale al 1999 e riguardava il solo centro abitato di Roma all’interno del Gra. Da allora si è passati dal 18% al 26% della popolazione che risiede fuori dal Gra, con un pendolarismo dalla provincia verso la città aumentato del 60% dal 2004 al 2012.
Tante le novità in programma, per un’area che viene divisa in sei zone, a partire dalle Mura Aureliane, passando poi all’anello ferroviario, al GRA e oltre, fino al confine di Ostia e Acilia. Tra gli impegni del nuovo PGTU quello di portare la percentuale di chi usa la bici dallo 0,6% attuale al 4% entro 5; raddoppiare le corsie preferenziali; aumentare del 20% gli utenti del tpl; realizzare un’isola ambientale (dove le auto non hanno accesso) in ogni municipio e Zone 30; introdurre zone in cui il traffico privato entra a pagamento. E ancora: eliminazione delle tariffe per le strisce blu agevolate, affidamento agli ausiliari del controllo delle zone per il carico e scarico merci, espansione del servizio di car sharing in altri 8 municipi con oltre 100 postazioni e diffusione del bike sharing con una dotazione di 1.000 bici.
L’assessore alla Mobilità di Roma Capitale Guido Improta ha spiegato: “vogliamo che questo percorso non si caratterizzi solo per gli aspetti amministrativi che determinerà, ma contribuisca a descrivere la Roma dei prossimi anni”.

Flavia Bagni

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piano generale del traffico urbano




Fondi europei 2014-2020, la tutela dell’ambiente ai primi posti nella programmazione

soldiTra gli obiettivi dell’accordo di partenariato la transizione verso un’economia a basse emissioni e la prevenzione dei rischi ambientali

C’è molta attenzione alla tutela dell’ambiente e del territorio nella bozza di accordo di partenariato per la nuova programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, presentata il 10 dicembre scorso alla stampa dal ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia.

La bozza di accordo di partenariato è stata inviata alla Commissione europea per le osservazioni, a cui si aggiungeranno anche quelle delle amministrazioni centrali e regionali, delle rappresentanze dei Comuni e del partenariato.

All’Italia fondi Ue per 32 miliardi di euro

L’Italia beneficerà di un totale di risorse comunitarie pari a 32.268 milioni di euro (incluse le risorse destinate alla cooperazione territoriale per 1.137 milioni di euro e al fondo per gli indigenti per 659 milioni di euro), di cui 7.695 milioni di euro per le regioni più sviluppate, 1.102 milioni di euro per le regioni in transizione, e 22.334 milioni di euro per le regioni meno sviluppate (prezzi correnti).

Alla quota comunitaria si aggiungerà il cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, preventivato nel d.d.l. per la formazione del bilancio annuale (Legge di Stabilità per il 2014) nella misura di 24 miliardi di euro, nonché la quota di cofinanziamento di fonte regionale da destinare ai POR (quantificabile in una cifra pari al 30 per cento del cofinanziamento complessivo del programma). Il cofinanziamento consentirà, quindi, di raddoppiare il volume di risorse assegnato dalla Commissione Europea.

In totale 100 miliardi per la coesione territoriale

A queste risorse si aggiungeranno anche quelle del Fondo Sviluppo e Coesione, il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nel disegno di legge di Stabilità per il 2014 per un importo complessivo nel settennio di programmazione di circa 55 miliardi di euro. Una parte rilevante di queste risorse dovrebbe essere destinata, secondo la proposta del ministro per la Coesione Territoriale, alle amministrazioni centrali nella proporzione del 60% (nel ciclo in corso la proporzione è del 50%). Inoltre, il Fondo opererà per investimenti pubblici destinando l’80% delle risorse alle regioni del Centro-Sud e il 20% al Centro-Nord. Nel complesso il volume di risorse per la Coesione Territoriale nel prossimo ciclo 2014-2020 supererà i 100 miliardi di euro.
Green economy e tutela dell’ambiente

In chiave antirecessiva e per sostenere la domanda e l’occupazione, la nuova programmazione dei Fondi Ue pone come obiettivi strategici di tipo strutturale l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, l’innovazione, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la qualità dell’istruzione e del capitale umano, la lotta alla povertà. Tra gli obiettivi dei regolamenti 2014-2020 troviamo il sostegno alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; la promozione dell’adattamento al cambiamento climatico e della prevenzione e gestione dei rischi; la tutela dell’ambiente e la promozione dell’uso efficiente delle risorse; lo sviluppo dei sistemi di trasporto sostenibili e l’eliminazione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete; la promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità e il sostegno alla mobilità dei lavoratori.
http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17863:fondi-europei-2014-2020-la-tutela-dellambiente-ai-primi-posti-nella-programmazione&catid=1:latest-news&Itemid=50




Green jobs nelle costruzioni, definiti i profili professionali per la certificazione europea

fotovoltaicoSi è concluso a fine novembre il programma europeo Leonardo (Lifelong Learning Programme) EdilMap, iniziato nel 2011, cui Icmq (Istituto di certificazione e marchio qualità per prodotti e servizi per le costruzioni) ha partecipato insieme ad altri partner italiani e europei: Smile, Sistemi e metodologie innovativi per il lavoro e l’educazione (capofila), il Dipartimento di linguistica dell’Università della Calabria, Itc-Cnr, Reflective Learning-Italy, Stiftung Ecap Schweiz e Technische Universität Dortmund.

Edilmap aveva la finalità di “mappare” il settore dell’edilizia relativo alle attività pertinenti la sostenibilità ambientale (green jobs), tenendo conto dell’esigenza di valorizzare gli artigiani edili che operano con tecnologie nuove e che intendono differenziarsi attraverso la certificazione, garantendo al mercato preparazione tecnica e abilità pratiche.

Individuati quattro profili professionali

L’attività di scouting – effettuata nelle Marche, in Lombardia e nel Canton Ticino – ha consentito di definire quattro profili professionali in ascesa in termini di occupabilità, ma non ancora validati a livello regionale: installatore e manutentore di impianti fotovoltaici; posatore di serramenti; installatore di sistemi “a cappotto”; capocantiere “green”.

Ogni profilo è stato descritto in termini di conoscenze e competenze e messo in coerenza rispetto al quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (Eqf, European Qualification Framework). Sono stati quindi sviluppati curricula formativi e sono stati sperimentati percorsi di certificazione delle competenze acquisite, con check list mirate a portare alla luce le competenze tacite, quelle cioè apprese con la pratica lavorativa e che esulano da percorsi di formazione e istruzione formali.

Esami di certificazione

Gli esami di certificazione si sono svolti presso l’Ecfop di Vimercate (Mb) e l’Itc-Cnr di San Giuliano Milanese (Mi). Ai candidati installatori di sistemi fotovoltaici è stato chiesto di assemblare un piccolo impianto composto da quattro pannelli, mentre i candidati serramentisti hanno dovuto posare i serramenti in vani precedentemente realizzati, seguendo tutte le fasi di posa. Conclusa la loro prova, i successivi candidati hanno realizzato il sistema a cappotto sulla stessa parete utilizzata per la posa dei serramenti. Per la figura del capocantiere le competenze sono state verificate con un esame teorico basato su tre casi da affrontare e discutere: gestione del cantiere, inclusi i requisiti di sicurezza; gestione delle risorse; gestione ecocompatibile del cantiere (requisiti green). In totale sono stati certificati 19 candidati.

Nel corso dell’evento di chiusura, che si è tenuto il 29 novembre a Roma presso la sede nazionale della Cgil, Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) ha auspicato che il progetto venga recepito a livello regionale e Fillea Cgil ha espresso la necessità di promuoverlo al Formedil nazionale.

http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17869:green-jobs-concluso-il-programma-leonardo-edilmap-per-la-certificazione-europea&catid=1:latest-news&Itemid=50




Consumo del suolo, via libera definitivo al DDL per il riuso del suolo edificato

consumo_suoloispraLegambiente e Consiglio nazionale degli architetti plaudono ma chiedono anche un iter rapido e l’accelerazione sulla rigenerazione urbana
Contenimento del consumo di suolo, valorizzazione del suolo non edificato, promozione dell’attività agricola che sullo stesso si svolge o potrebbe svolgersi, valorizzazione del suolo come risorsa da tutelare anche ai fini di mitigazione prevenzione del rischio idrogeologico.
Questo l’obiettivo del disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato, approvato oggi in via definitiva dal Consiglio dei ministri su proposta dei Ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Nunzia De Girolamo, per i Beni e le Attività Culturali e Turismo, Massimo Bray, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Andrea Orlando, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
Rigenerazione edilizia senza consumare nuovo suolo
Il ddl, che ha nei giorni scorsi ricevuto il parere favorevole della Conferenza unificata, ha tra i suoi punti prioritari la previsione del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato rispetto all’ulteriore consumo di suolo. L’obiettivo è impedire che il suolo venga eccessivamente “eroso” e “consumato” dall’urbanizzazione e al contempo promuovere e sostenere il riuso e la rigenerazione di aree già interessate da processi di edificazione. Ciò alla luce dei dati statistici acquisiti, dai quali risulta la progressiva «cementificazione» della superficie agricola nazionale, e che impongono un deciso intervento per la salvaguardia della destinazione agricola dei suoli e la conservazione della relativa vocazione naturalistica.
Architetti: bene il ddl, ora accelerare sulla rigenerazione urbana sostenibile
“Ribadiamo la nostra soddisfazione per l’iniziativa legislativa del Governo volta a limitare il consumo dei suoli agricoli che traccia la strada per un intervento di contenimento nell’uso dei suoli liberi, da tempo invocata dagli architetti italiani. Quello che auspichiamo è che ora si acceleri sulle politiche di rigenerazione urbana sostenibile”, commenta in una nota il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc).
“Serve, infatti incentivare con maggior forza il riuso dei terreni già urbanizzati e delle costruzioni esistenti all’insegna dei processi di rigenerazione urbana sostenibile così come, al tempo stesso, è indispensabile semplificare il quadro di riferimento normativo esistente per consentire di realizzare in modo sicuro e tempestivo gli indispensabili interventi di sistemazione delle aree più degradate delle città italiane”, osserva il Cnappc, secondo cui “la strada da perseguire per valorizzare i territori, mettere in atto politiche urbane all’insegna della sostenibilità, agganciare lo sviluppo attraverso la ripresa dell’edilizia non può prescindere dalla realizzazione di un Programma nazionale di rigenerazione urbana sostenibile, come quello proposto dagli architetti italiani – insieme ad Ance e a Legambiente – che prevede una strategia di valorizzazione del territorio unitaria e complessa”.
“A tal proposito è significativo che l’architetto Renzo Piano si stia adoperando, in qualità di Senatore della Repubblica per costituire un gruppo di lavoro di giovani architetti, al quale destinare il duo stipendio da parlamentare, che affronti il tema delle periferie urbane che costituisce il vero futuro delle città e, soprattutto, l’eredità che lasceremo ai nostri figli”. “Iniziativa questa alla quale il Consiglio Nazionale degli Architetti è pronto a dare pieno sostegno, così come a tutte quelle che le forze politiche e i parlamentari presenteranno al fine di perseguire la riqualificazione fisica e sociale delle nostre città”.
Legambiente: buona notizia, ora iter rapido e tempistica precisa
Per il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Ddl sul consumo di suolo “è una buona notizia. Speriamo questa sia la volte buona e che Governo e Parlamento decidano di lavorare insieme e speditamente per raggiungere l’obiettivo di una rapida conversione in Legge dello Stato. Ci auguriamo anche che la si smetta con atteggiamenti schizofrenici, per cui mentre si approva un testo contro il consumo di suolo, contemporaneamente nella legge di bilancio si avallano nuove speculazioni attraverso l’emendamento stadi alla legge di stabilità o la proroga per l’utilizzo da parte dei Comuni degli oneri di urbanizzazione per le spese ordinarie come approvato a giugno”.
“Affinché l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050 possa essere perseguito – continua Cogliati Dezza – chiediamo a Governo e Parlamento di avviare una procedura rapida che sia regolata da una precisa tempistica che stabilisca obiettivi precisi e improrogabili a più breve termine. Non possiamo infatti puntare concretamente al risultato finale nel 2050 senza prevedere percentuali precise di riduzione del consumo di suolo tra cinque, dieci e venti anni”.
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Disegno-legge-consumo-del-suolo




Il sogno americano di Vincenzo: “Come ho conquistato Amazon”

amazonDi Nicola, giovane ingegnere abruzzese, ha venduto la sua startup a Bezos per una cifra top secret. Ma adesso dice: “Credo che tornerò in Italia e ricomincerò daccapo, la mia casa è lì”
Per il mondo dell’innovazione, e quindi per chi ancora crede nel futuro dell’Italia, è stato il botto di fine anno. Qualche giorno fa Vincenzo Di Nicola, 34 anni, ingegnere informatico, abruzzese, ha venduto la sua startup ad Amazon, ovvero a Jeff Bezos, 49 anni, il 19esimo miliardario del pianeta ma soprattutto il più grande venditore di tutti tempi. Apparentemente è come vendere un frigorifero agli eschimesi, più che una impresa parrebbe un miracolo; ma in realtà i colossi del web comprano ogni anno decine e decine di imprese innovative. È il modo migliore per comprare l’innovazione là dove si palesa: dove i ragazzi inventano il futuro. E in questo campo gli italiani se la cavano piuttosto bene. Lo scorso anno era accaduto almeno altre due volte: al giovanissimo Andrea Vaccari, “comprato” da Facebook con la sua app di geolocalizzazione, Glancee; e ad Andrea Gozzi da Correggio che durante i giorni del terremoto in Emilia aveva venduto la Redmatica nientemeno che ad Apple.

Ora tocca a GoPago, la startup di pagamenti mobile che Vincenzo Di Nicola racconta di aver inventato perché una volta, nel 2009, era allo stadio, l’AT&T Park a New York, per un incontro dei San Francisco Giants, e il suo amico si è perso il record di homerun segnati nella storia del baseball americano (firmato nientemeno che dal grande Barry Ponds) perché si era alzato a prendere una birra e ci aveva messo troppo a pagare… Solo che l’amico, come Vincenzo, è una specie di genio dell’informatica: si chiama Leo Rocco, è nato in America da genitori siciliani ed ha un curriculum con nomi pesanti come Boeing, Ferrari, Nasa e Ibm. E visto che quel giorno i due si erano resi conti che mancava una app per prenotare un bene o un servizio, pagarlo con un clic e ritirarlo senza fare la fila, hanno deciso di svilupparla.

La storia di GoPago è davvero bella come una fiaba. Anche perché inizia in un borgo minuscolo che sembra un presepe in questi giorni di Natale. Si chiama Sant’Atto, trecento abitanti più o meno, in provincia di Teramo. È da qui che l’omonimo nonno di Vincenzo partì nel 1922 per andare in America. Emigrante, minatore sui Monti Appalachi. Ci restò dieci anni esatti, e poi tornò a casa. A Villa Turri di Sant’Atto. E qui nel 1979 nacque il futuro startupper che conquisterà una parte (piccola, per carità) del portafoglio di Jeff Bezos (la cifra dell’affare non è stata rivelata ed anzi, per un paio di mesi almeno a Vincenzo è stato chiesto di non dire nulla sui dettagli dell’affare). Ma torniamo indietro: liceo scientifico Albert Einstein a Teramo e da qui il salto; ingegneria informatica a Bologna e poi gli Stati Uniti, prima ancora di laurearsi. Lo stesso viaggio del nonno, insomma, ma tutto molto, molto diverso. In America Vincenzo si rende conto subito di una cosa fondamentale: “Fino a quel momento in Italia avevo studiato in maniera astratta. Troppa teoria”. Prima Stanford, poi Microsoft e Yahoo!, il curriculum di Vincenzo è costellato di riconoscimenti come miglior studente e ricercatore. Poi GoPago che va online alla fine di luglio del 2011. Un sistema di pagamento mobile lanciato in un momento in cui sul settore di sfidano degli autentici colossi. Ma la app di Di Nicola e Rocco sembra avere una marcia in più. Nell’agosto del 2012, in occasione del lancio in tutti gli Stati Uniti, il blog Business Insider celebra questo “meraviglioso servizio” che riesce a fare cose che nemmeno Square (fondata dall’ex creatore di Twitter Jack Dorsey) e la catena di caffé Starbucks riescono a fare: “Nessun altro ti fa ordinare e pagare un latte a casa e ritirarlo senza fila al bar”.

Da lì in poi il successo è stato inarrestabile: grazie a un investimento della banca JP Morgan, GoPago è arrivata in un baleno a 70 dipendenti e più di mille installazioni mentre le star delle squadre di baseball e football di San Francisco sono diventate i testimonial del servizio. Insomma, la exit (così si chiama l’acquisto di una startup da parte di un grande gruppo) era nell’aria ed è arrivato: lo staff e la tecnologia di GoPago passano ad Amazon, Vincenzo Di Nicola no. Proprio il giorno dopo la conclusione dell’affare ha sostenuto il colloquio per ottenere la cittadinanza americana, ma pensa di tornare in Italia, esattamente come accadde al nonno: “È lì la mia casa” ha detto a chi glielo ha chiesto, “anche Garibaldi emigrò in America ma quando l’Italia ebbe bisogno di lui, non ci pensò due volte”. Non sono parole vuote: se andate sulla pagina del liceo scientifico Einstein, scoprirete che dai sei anni Vincenzo sponsorizza una piccola borsa di studio “perché sento un forte debito di riconoscenza per quegli anni del liceo e nella logica del give back americano ho deciso di istituire questo premio”.

di RICCARDO LUNA

http://www.repubblica.it/rubriche/startup-stories/2013/12/16/news/sogno_americano_vincenzo_di_nicola_amazon-73709099/




Roma vince bando per un milione di dollari per le città resilienti

resilienza“Congratulazioni al Comune di Roma che è risultato tra le 33 città del mondo vincitrici del bando internazionale indetto dalla Rockefeller Foundation nell’ambito del progetto 100 Cities Resilienti”. E’ quanto dichiara Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia e delegato Anci alla Protezione civile, apprendendo la notizia che vede Roma assegnataria di un premio consistente nel supporto economico e di consulenza in materia di resilienza urbana: la città riceverà un milione di dollari e l’assistenza di un esperto. L’inserimento di Roma tra le 100 città vincitrici del bando è stato annunciato lo scorso 4 dicembre dall’assessore capitolino all’Urbanistica, Giovanni Caudo.
“Congratulazioni al sindaco Ignazio Marino, che ora ha la possibilità di rendere Roma una delle Città italiane di riferimento in materia di resilienza, tema sul quale proprio in occasione dell’ultima Assemblea annuale dell’Anci abbiamo lanciato una campagna di comunicazione per far conoscere a tutti i sindaci la check list in 10 punti proposta dalle Nazioni Unite”.
La resilienza è la capacità di un materiale di resistere alle sollecitazioni dinamiche. Con riferimento alle città è usato per indicare la loro capacità di adattarsi alle trasformazioni fisiche e sociali, con particolare riferimento ai cambiamenti climatici e alle calamità naturali.
“Come sindaco e delegato Anci alla Protezione civile ritengo si possa partire dal concetto di resilienza per costruire una nuova protezione civile che parta dalle comunità locali e promuovere un nuovo coinvolgimento dei cittadini sul tema più ampio della pianificazione territoriale. Sono sicuro che il sindaco Ignazio Marino – conclude Boccali – saprà promuovere la più ampia partecipazione degli attori locali a questo progetto di rigenerazione urbana”.
http://www.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=818269&IdDett=45282




Smart cities – Protocollo Anci-Assoknowledge per attrarre investitori privati

smart-cityLe smart cities come locomotiva per la crescita e il rilancio dell’economia italiana: è l’ambizioso obiettivo di Anci, Armesi e Assoknowledge, che oggi hanno firmato un protocollo d’intesa finalizzato a “rinnovare le città italiane attraverso l’implementazione di tecnologie altamente innovative, utilizzando in via prevalente capitali privati”.
In virtù di questo accordo, verrà redatto un “Catalogo” di tutti i sistemi innovativi fruibili da parte delle città italiane, tenendo conto delle diverse caratteristiche dei Comuni per dimensione, livello di innovazione e capacità finanziarie. Il Catalogo sarà corredato da un manuale di procedura con la descrizione di tutti i passaggi e gli atti amministrativi necessari per realizzare gli interventi.
“Con questo protocollo – spiega il presidente dell’Anci Piero Fassino – avviamo una collaborazione per promuovere l’implementazione di programmi e progetti di smart cities e le moderne tecnologie digitali nella vita e nelle scelte amministrative dei Comuni. Conosciamo tutti le straordinarie capacità delle moderne tecnologie in ogni campo, dal risparmio energetico alla qualità ambientale, dalla sicurezza dei cittadini all’erogazione di servizi di welfare. Grazie all’utilizzo di sistemi innovativi puntiamo innanzitutto all’innalzamento significativo della qualità dei servizi e della vita dei cittadini. Ma per realizzare tutto questo è necessaria una forte integrazione tra le pubbliche amministrazioni e i soggetti imprenditoriali: il protocollo sottoscritto oggi va proprio in questa direzione”.
Ma le nuove tecnologie applicate ai contesti urbani “possono essere anche – sostiene Laura Deitinger, presidente di Assoknolodge – vetrina per la diffusione e la vendita di sistemi integrati in tutto il mondo, e quindi motore di sviluppo per il mondo imprenditoriale. Ne è un esempio il progetto ‘Grande Melo’ sulla mobilità sostenibile, da noi già promosso e realizzato, che ha già trovato grande interesse da parte degli investitori”.

http://www.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=818269&IdDett=45289




Brevetti green, l’Italia cresce in Europa

brevettiNegli ultimi cinque anni le invenzioni a tecnologia verde salgono del 5,4%, quelle nelle nuove «Ket» dell’1,1%
Crescono in Europa i brevetti italiani «green». Nelle difficoltà della crisi in cui si trova a lottare ormai da tempo, il Belpaese sta dando buona prova di sé e della sua fama di nazione di inventori. Negli ultimi cinque anni i brevetti a tecnologia «verde» registrati a livello europeo mostrano una crescita del 5,4% e quelli nelle Ket (dall’inglese Key Enabling Technologies) dell’1,1%: un andamento che vale più di quel che appare, visto che le cosiddette «tecnologie abilitanti» sono ritenute capaci di innescare processi di innovazione accelerata in modo trasversale in più settori produttivi.
A DIRLO sono i numeri dell’Osservatorio brevetti di Unioncamere: evidenziano, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2012, le oltre 14 mila domande italiane pubblicate dall’Ufficio Europeo dei Brevetti riconducibili alle Ket, pari al 27,9% di tutta l’attività brevettuale nazionale rivolta al mercato continentale. La distribuzione di queste tecnologie evidenzia una forte specializzazione nella manifattura avanzata (69,5% delle domande di brevetto), a cui seguono i materiali avanzati (10,2%), la fotonica (7,4%), le biotecnologie (6,8%), la micro e nanoelettronica (5,7%) e le nanotecnologie (0,4%). Sempre nello stesso periodo, una quota pari al 5,5% delle richieste rientra nei settori della green economy, da più parti considerati ambiti con forti opportunità di sviluppo e di investimento e ormai parte integrante del modello di crescita delle imprese italiane più dinamiche sui mercati internazionali.
NONOSTANTE la generale contrazione nel numero di domande italiane di registrazione presentate agli uffici europei (passate dalle 4.423 del 2008 alle 3.819 del 2012, con una riduzione media annua del 3,6% nel quinquennio), in questi ultimi anni il Paese mostra un incremento dello sviluppo tecnologico su settori applicativi che la Commissione Europea reputa a forte valenza strategica, con ricadute positive sia per quanto riguarda la competitività delle imprese sia sulla capacità in prospettiva di attrarre capitali in cerca di idee e progetti imprenditoriali con previsioni a lungo termine. Un dato ancora più significativo se si considera il periodo difficile cui si riferisce e che in tutti i settori, meno l’edilizia, le aziende che innovano lo fanno nell’organizzazione, nel marketing, nel design. Una conferma dell’orientamento sempre più marcato del nostro sistema produttivo verso la cosiddetta «soft innovation», l’innovazione non solo tecnologica industriale ma anche e soprattutto nelle componenti intangibili della competitività.
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Video > La moderna Agorà del Web 2.0

 

Moderna Agorà

L’ art. 21 della costituzione recita:

« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. »

Con l’avvento della rete e della possibilità di pubblicare da soli questo diritto si è espanso in modo esponenziale, si è passati, volendo utilizzare delle similitudini, dal mondo contadino a quello industriale, dal traino umano o animale al motore a scoppio.

In più oggi con web 2 la pubblicazione on line di una rivista fatta da un gruppo di cittadini uniti da un interesse sociale, politico, culturale o altro e’ diventato quasi un gioco da ragazzi.

Così mentre io pubblico questo articolo un altro del gruppo ne sta pensando e scrivendo un altro, libertà di stampa senza mediazione e con regole condivise inizialmente in gruppo.
Libertà di poter dire la propria sul proprio quartiere, sull’ultimo atto del governo centrale o locale, libertà di poter condividere la propria opinione su un film, una mostra, un artista, un evento che mi è piaciuto o no.

Libertà, popolo, diritto di parola che tanti altri possono leggere e commentare con un clic. Ecco che così una rivista popolare può divenire, se sarà attraente, competitor dei professionisti della libertà d’informazione.

Ritengo che questo strumento sia ancora sottoutilizzato dalla gran parte delle persone e penso che quando le giovani generazioni se ne impadroniranno più e meglio di ora la potenza di questa possibilità diventerà fondamentale.

Non a caso, puntualmente il potere, nei paesi autoritari, ma anche quello dei paesi democratici cerca ogni tanto di provare a limitare queste possibilità.

Ma come non perdersi in questa grande marea di informazione che cresce, dove certo si può trovare  disinformazione costruita anche ad arte,  intanto la scuola può giocare un grande ruolo creando persone in grado di saper navigare nel mare della vita come in quello di internet.

E poi l’etica individuale che deve tornare ad essere presa in carico da tutti noi con maggior attenzione, chi è responsabile, perchè decide di aprire questo gioco sapendolo giocare, deve saper aprire e chiudere i flussi dell’informazione e della regolazione dell’accesso a questo strumento che oggi può essere gestito in modo collettivo.

Io scrivo per Corviale.com, dove mi state leggendo ora, che è un tentativo, un gioco di questo genere e credo che lo sviluppo di riviste come queste sia una bella opportunità intergenerazionale e di sviluppo di una democrazia di pensiero dal basso che avvicini e riporti i cittadini a credere nella democrazia dell’Agorà.

Infine saranno i lettori a decidere se ciò che offriamo è interessante e utile.

Antonio Trimarco

Video di repertorio (2012): una storia realmente accaduta alla biblioteca Renato Nicolini? 

Regia di Enzo Berardi sceneggiatura collettiva, con Marco Mosca, Leonardo Agostini, Silvia Pino, Antonio Trimarco e i Lettori Felici . Un ragazzo entra in biblioteca e ruba un libro… scoprirà così la lettura e anche l’amore.. e che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Una narrazione video ironica e leggera sullo sfondo di una biblioteca comunale di periferia a Roma.