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Documento della Conferenza delle Regioni: governance programmi della Cooperazione europea 2014-20

ueLa Conferenza delle Regioni e delle province autonome, nella riunione del 5 agosto ha adottato una posizione sulla governance dei programmi di  cooperazione territoriale europea 2014-2020.

Il documento (pubblicato sul sito www.regioni.it) è stato inviato dal Presidente Sergio Chiamparino al sottosegretario Graziano Delrio, auspicando l’apertura di un confronto politico sul tema.
Si riporta di seguito il testo integrale.
Posizione delle Regioni e delle Province autonome  sulla governance dei programmi di cooperazione territoriale europea 2014-2020
Le Regioni e Province autonome ribadiscono l’importanza di conservare un forte ruolo nella governance dei Programmi di cooperazione territoriale, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti nel periodo di programmazione 2007-2013.
Nel richiamare le posizioni già espresse nel “Documento di posizionamento e proposte operative delle Regioni e Province autonome sui temi prioritari della cooperazione territoriale 2014-2020”, le Regioni e le Province autonome manifestano la propria contrarietà rispetto ad alcune proposte, contenute nella Nota tecnica del 25 giugno 2014 relativa alla “Governance nazionale dell’attuazione e gestione dei Programmi di cooperazione territoriale europea 2014-2020”, che sintetizza le proposte del DPS, del MEF-IGRUE e dell’UVER, in quanto disallineate rispetto all’obiettivo del miglioramento della governance dei programmi di cooperazione territoriale.
Infatti, a fronte dell’affermato intendimento della conferma sostanziale del sistema di governance della programmazione 2007-2013, contraddistinto dal ruolo primario delle Regioni e delle Province autonome, i cambiamenti proposti con la Nota tecnica comportano l’accentramento in capo alle Amministrazioni centrali delle funzioni di indirizzo e sorveglianza dei programmi di cooperazione territoriale, riservando alle Regioni e Province autonome un ruolo sostanzialmente ancillare, e lo spostamento di compiti gestionali e amministrativi, attualmente in capo alle Amministrazioni centrali, alle Regioni e alle Province autonome, senza cenno, peraltro, ad un corrispondente trasferimento di risorse finanziarie e umane. Di seguito sono specificate le questioni problematiche sulle quali occorre trovare un punto di accordo tra Governo e Regioni.
COMITATI NAZIONALI – Le Regioni e Province autonome non condividono la proposta di affidare la presidenza dei Comitati Nazionali dei Programmi per i quali detto organo è previsto (Italia-Croazia, Adriatico-Ionico, Spazio Alpino, Europa Centrale, MED, Interreg Europe, Espon, Urbact, ENI-CBC Mediterranean Sea Basin) ad un’Amministrazione centrale (DPS-MAE-MIT).
Chiedono sia confermata l’assegnazione della Presidenza e Vice – Presidenza di detti Comitati alle Regioni e Province autonome, in quanto se, come sottolineato nella Nota tecnica del 25 giugno 2014, il sistema di governance 2007 – 2013 ha ben funzionato, la ragione è da ricercarsi nell’impegno congiunto delle Presidenze/Vice-Presidenze regionali, nei risultati ottenuti nell’assolvere detta funzione e nella sinergia sviluppata tra livello statale e regionale, anche assicurando un forte coinvolgimento di altri stakeholders del territorio.
Le Regioni e Province autonome evidenziano la debolezza delle argomentazioni poste dalle Amministrazioni centrali a supporto della propria proposta, argomentazioni che richiamano la necessità di garantire l’applicazione del “Codice di condotta sul partenariato nell’ambito dei fondi strutturali e d’investimento europei” e di garantire una posizione di terzietà rispetto agli attori dei territori.
In ordine al primo punto, già per il periodo di programmazione 2007 – 2013 sono componenti dei Comitati Nazionali – oltre alle Regioni – i soggetti del partenariato istituzionale e socioeconomico, come da Delibera CIPE 158 del 21 dicembre 2007 e i componenti dei Comitati (tutti) sono stati sistematicamente aggiornati con le informazioni disponibili e coinvolti nelle decisioni che le delegazioni italiane nei Comitati di sorveglianza hanno riportato. Per quanto concerne invece la necessità di assicurare una posizione di terzietà, non si condivide che detta esigenza possa essere garantita solo dal livello centrale. Si evidenzia, infatti, fra le varie circostanze elencabili, che chi siede nei Comitati nazionali in rappresentanza delle Regioni e Province autonome non è coinvolto direttamente nella realizzazione di progetti.
COMITATI DI SORVEGLIANZA – La Nota tecnica del 25 giugno 2014 conferma il ruolo di capo delegazione al DPS per tutti i programmi transnazionali, interregionali, per il programma transfrontaliero Italia-Croazia e per il Programma IPA-CBC Italia-Albania-Montenegro ed al MAE per i Programmi ENI-CBC (Italia-Tunisia ed ENI-CBC Mediterranean Sea Basin).
Le Regioni e Province autonome chiedono che la Delegazione italiana sia sempre composta da almeno due rappresentanti delle Regioni e Province autonome (con esclusione dei Programmi per i quali la delegazione di ogni Stato è unipersonale), in particolare, delle Regioni e Province autonome che hanno assunto la Presidenza e Vicepresidenza dei Comitati Nazionali, in coerenza con quanto sopra esposto.
La Delegazione italiana presente nei Comitati di Sorveglianza dovrà esprimere la posizione convenuta nell’ambito dei Comitati nazionali dei rispettivi Programmi.
CIRCUITO FINANZIARIO – Le Regioni e Province autonome, nel convenire sulle modalità di erogazione del cofinanziamento nazionale, già adottate nel periodo di programmazione 2007-2013 per i programmi transfrontalieri con Autorità di gestione italiana, modalità da estendere ai programmi transnazionali con Autorità di gestione nazionale, esprimono invece forte contrarietà rispetto al nuovo meccanismo proposto dal MEF-IGRUE per le procedure di erogazione del cofinanziamento ai beneficiari italiani in caso di programmi transnazionali e interregionali con Autorità di gestione estera.
Tale meccanismo, che prevede il trasferimento alle Regioni e Province autonome delle quote di cofinanziamento nazionale destinate ai beneficiari italiani delle singole operazioni, non rappresenta una semplificazione bensì un appesantimento procedurale e del monitoraggio, con ripercussioni negative per i beneficiari italiani; impatta negativamente sui vincoli del patto di stabilità delle singole Regioni e Province autonome; sposta sulle Regioni e Province autonome la responsabilità di eventuali oneri per il recupero di somme indebitamente versate; non garantisce alle Regioni e Province autonome certezza di risorse, creando un problema di anticipazione di risorse regionali; sposta sulle Regioni e Province autonome l’onere di assicurare un adeguato assetto organizzativo, anche in termini di risorse umane, sempre più scarse in tempi di revisioni della spesa e blocco delle assunzioni.
Le Regioni e Province autonome chiedono venga confermato il circuito finanziario operante per il periodo di programmazione 2007-2013, dimostratosi pienamente soddisfacente e funzionale, e propongono di porre in capo al DPS o alla neo-costituita Agenzia per la Coesione Territoriale l’erogazione della quota di co-finanziamento nazionale destinata ai beneficiari italiani dei Programmi transnazionali e interregionali con Autorità di gestione estera, circuito che pone direttamente in capo all’Amministrazione centrale l’erogazione della quota di cofinanziamento nazionale.
SISTEMA NAZIONALE DEI CONTROLLI – Le Regioni e Province autonome ribadiscono l’intenzione di ricorrere, sulla base di scelte diverse operate dai vari Programmi, o ad una organizzazione dei controlli di primo livello centralizzata nell’Autorità di gestione italiana, che potrà svolgerli direttamente, anche attraverso l’utilizzo di apposite liste di controllori esterni ancorché validata dalla stessa Autorità, o delegare alle Regioni partner i controlli di primo livello sul territorio italiano del Programma, oppure ad una organizzazione decentralizzata, con il coinvolgimento della Commissione mista Stato, Regioni e Province autonome.
Inoltre, le Regioni e Province autonome ribadiscono che deve essere chiaramente e tempestivamente individuato l’organo nazionale responsabile dei controlli di primo livello nel caso di Programmi per i quali viene attivata la predetta Commissione mista.
Evidenziano altresì che permane scarsa chiarezza sull’organo nazionale responsabile dei controlli di primo livello per i Programmi con Autorità di gestione estera, qualora detta responsabilità non sia ricondotta in capo all’Autorità di gestione medesima.
PERSONALE OPERATIVO DEI SEGRETARIATI TECNICI – Come già riportato nella scheda 9 “Personale operativo nel JST. Modalità di gestione contrattuale al fine di garantire continuità operativa” del Documento di posizionamento approvato dalla Conferenza dei Presidenti in data 11 luglio 2013, le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità siano adottati provvedimenti finalizzati a superare i vincoli temporali o di spesa imposti dalla normativa vigente per i contratti a tempo determinato e di collaborazioni, al fine di allinearne la durata al periodo di programmazione 2014-2020, fino alla chiusura dei programmi stessi.
RISORSE FINANZIARIE – Le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità sia assicurata dallo Stato adeguata copertura finanziaria, anche a valere sulle risorse del PON Governance, per le funzioni che le Regioni e Province autonome si impegnano con questo documento a svolgere.
Inoltre, posto che le risorse di assistenza tecnica dei Programmi non coprono la governance interna degli Stati partner e che non tutti i Programmi finanziano i contact points, le Regioni e Province autonome ribadiscono la necessità che detti costi, non coperti dalle risorse di assistenza tecnica dei programmi, siano finanziati a valere sul PON governance o su altri strumenti eventualmente individuati.
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Torpignattara. Ci vuole una regola per poter discutere e decidere

Tra stasera e mercoledì 17 settembre nel quartiere di Torpignattara si svolgeranno tre distinte assemblee per affrontare i problemi che creano disagio e malessere tra i cittadini. E’ probabile che i promotori non abbiano trovato un’intesa per organizzarne una sola. Tutte e tre vengono definite dai promotori “assemblea dei cittadini”. Ma per essere tali dovrebbero svolgersi con modalità condivise da tutti i partecipanti.

 

Mobilitazione del quartiere

Mobilitazione del quartiere

Pertanto, questa sera parteciperò alla prima di queste Assemblee pubbliche e proporrò all’inizio della riunione l’approvazione del seguente regolamento in modo tale che tutti i partecipanti abbiano consapevolezza dei diritti e dei doveri durante lo svolgimento dei lavori. Per alimentare la fiducia tra le persone che intendono confrontarsi e decidere insieme iniziative comuni bisogna partire dalla condivisione delle regole in base alle quali si discute e si decide. E queste regole devono essere formalmente deliberate e difese da tutti.

Regolamento per lo svolgimento dell’Assemblea dei cittadini

Art. 1
Costituzione dell’Assemblea

I cittadini residenti nel quartiere di Torpignattara che intendono partecipare all’Assemblea sono tenuti a registrarsi all’ingresso del luogo in cui questa si svolge, indicando i propri dati anagrafici, prima che la stessa abbia inizio.
Potranno chiedere la parola ed esercitare il diritto di voto esclusivamente i cittadini registrati.

Art. 2
Presidente dell’Assemblea

Chiunque si sia registrato può candidarsi a presiedere l’Assemblea. Verrà eletto Presidente dell’Assemblea il cittadino che riporterà più voti.

Art. 3
Predisposizione dell’ordine del giorno

Chiunque si sia registrato può proporre argomenti da trattare o può avanzare proposte di deliberazioni.

Art. 4
Svolgimento della discussione

Il Presidente mette ai voti l’ordine del giorno dell’Assemblea, l’ordine dei lavori e il tempo di durata degli interventi. Qualora fosse necessario per consentire a tutti di esprimere le proprie opinioni, il Presidente propone all’Assemblea di aggiornarsi a una data successiva.
Il Presidente concede la parola a coloro che si prenotano seguendo l’ordine cronologico di presentazione delle richieste. Non sono ammessi interventi non attinenti all’ordine del giorno e non è consentito interferire mentre gli altri espongono le loro opinioni.

Art. 5
Votazioni

Al termine del dibattito di ciascun punto all’ordine del giorno, il Presidente mette ai voti la relativa proposta di deliberazione che sarà approvata a maggioranza assoluta dei presenti al momento del voto. Qualora la proposta non dovesse ottenere il consenso della maggioranza assoluta dei cittadini presenti, si procederà alla seconda votazione in cui sarà sufficiente la maggioranza relativa per l’approvazione.
Le proposte possono essere riformulate o ritirate dai proponenti prima del voto.
Il voto è sempre palese.
Al termine della trattazione di ciascun punto all’ordine del giorno, il Presidente proclama l’esito delle votazione.

Art. 6
Scioglimento dell’Assemblea e verbalizzazione dell’esito dei lavori

Esauriti i punti all’ordine del giorno, il Presidente scioglie l’Assemblea e redige il verbale dei lavori dell’Assemblea, in cui deve essere riportato l’esito delle votazioni per ciascuna delle proposte di deliberazioni.
Entro ventiquattro ore dallo scioglimento dell’Assemblea, il verbale dovrà essere affisso in luoghi aperti al pubblico e diffuso attraverso i social network.




Torpignattara, laboratorio della nuova cupola romana

Una delle cause principali del degrado in cui viviamo a Roma è l’intreccio tra economie criminali e fenomeni di corruzione che, negli ultimi tempi, ha trasformato la nostra città in un vero e proprio laboratorio di una nuova tipologia di mafia con forti risvolti xenofobi e populistici. Traffico di cocaina e di diamanti, riciclaggio di denaro sporco in attività finanziarie e immobiliari, usura, apertura di sale scommesse in ogni angolo di strada sono i puzzle di un’organizzazione reticolare e ramificata nei nostri quartieri. Ne ha parlato in modo persuasivo Lirio Abbate in un recente articolo apparso su “L’Espresso”.

Torpignattara è uno dei territori prescelti da questa nuova cupola per gestire le attività criminali. È, infatti, un quartiere multietnico dove si vive un disagio profondo, ulteriormente accresciuto dalle pesanti ripercussioni causate dalla crisi economica e dalla mancanza di politiche adeguate per integrare le comunità di immigrati nel tessuto sociale. Il modo burocratico e superficiale con cui, in questi giorni, l’Amministrazione comunale ha risposto alla mobilitazione dei cittadini è segno inequivocabile di sciatteria e sottovalutazione dei pubblici poteri.

Mobilitazione del quartiere

Mobilitazione del quartiere

I registi del nuovo intreccio di business e crimine hanno deciso di strumentalizzare il diffuso e snervante malessere dei cittadini mediante una presenza politica che serve ad alimentare ideologie xenofobe capaci di amalgamare i diversi interessi. Lo smarrimento di riferimenti etici e valoriali e la mancanza di anticorpi civili e culturali fanno sì che soprattutto i giovani si lascino conquistare dal fascino perverso del modello apparentemente vincente del crimine e dell’illegalità e cerchino di idealizzarlo, coltivando pulsioni razziste e una malintesa tutela delle proprie radici.  I segnali sono evidenti dando uno sguardo ai social network e ai giornali periodici di quartiere.

È questo il salto di qualità che si è compiuto, la nuova modalità non più oppressiva ma populistica che sostituisce la pratica odiosa del pizzo precedentemente imposta a imprenditori e commercianti. Una modalità che si presenta in nuove forme protettive volte a creare consenso diffuso intorno alle attività economiche criminali.

Per fronteggiare questa nuova situazione la risposta più adeguata è quella innanzitutto di chiamare il fenomeno con il suo vero nome: sistema criminale di stampo mafioso. Non dobbiamo avere paura a farlo perché gli indizi ci sono tutti. Avremmo bisogno di svolgere una ricerca-azione socio-psico-antropologica  – nelle stesse dimensioni di quella che fece Franco Ferrarotti negli anni Sessanta proprio nelle periferie romane – per venire a conoscenza di tutte le tipologie del fenomeno e delle connessioni nazionali e internazionali.

L’altra risposta indispensabile è quella di  promuovere la ricostituzione di legami comunitari con la consapevolezza, però, che la nuova cupola sta operando sullo stesso terreno. Ma è proprio lì che bisogna vincere la partita, affermando la cultura della democrazia e prendendo coscienza del ruolo fondamentale che giocano parole come “libertà”, “dignità”, ”legalità”, “fraternità”, “solidarietà”, “trasparenza”, “sviluppo”.

Non siamo più abituati ad agire su questo terreno perché ci vogliono doti che abbiamo smarrito: rispetto reciproco, capacità d’ascolto, disponibilità alla mediazione. I modelli del confronto e del dibattito pubblico sono quelli della comunicazione politica, dei social network e dei talk-show televisivi. Ma con quei modelli non si ricostituiscono comunità reali capaci di appropriarsi degli spazi vitali. Vi è dunque bisogno di rieducarci alla democrazia diretta mediante percorsi di autoapprendimento collettivo, sbagliando e riprovando continuamente. Perché non ci sarà mai un traguardo definitivo.

Nei prossimi giorni a Torpignattara sono convocate più assemblee in luoghi diversi per affrontare i problemi del quartiere. Bisogna partecipare ma anche pretendere che ci siano regole democraticamente condivise che permettano a tutti di esprimere la propria opinione e di pesare effettivamente nelle decisioni. È un esercizio a cui non dovremmo sottrarci per non lasciare il campo libero a chi vuole ridurre i nostri spazi non solo di democrazia ma di vita.




Agire, le agende digitali per la crescita: la proposta delle regioni

ueLa Conferenza delle regioni e province autonome, nella riunione dei presidenti del 5 agosto scorso, ha approvato un importante documento intitolato Agire le agende digitali per la crescita, nella programmazione 2014-2020.

Il documento è probabilmente passato inosservato per via del periodo di ferie, ma si tratta di un documento rilevante in cui l’attuazione delle agende digitali regionali è presentata come uno strumento per arrivare ad un vero cambiamento strutturale del Paese nel quadro di una strategia unitaria, “usando il digitale per riprogettare la Repubblica“.

Ci troviamo in un momento importante rispetto ai fondi strutturali: a luglio si è completata la fase di costruzione partecipata dei Programmi Operativi regionali (POR) che declinano la programmazione 2014-2020. Essi comprendono anche gli interventi legati all’agenda digitale ed alla specializzazione intelligente (ricerca&innovazione). Restano da definire alcuni Programmi Operativi nazionali (PON), sperabilmente in una strategia complessiva che sia coerente e riconosca il ruolo di AgID.

I Programmi Operativi delle regioni dovranno ancora attraversare una fase di confronto e perfezionamento con la Commissione europea, e lo stesso Accordo di partenariato di livello nazionale non è ancora chiuso. Ma il quadro delle risorse e delle priorità è ormai chiaro, ed è necessario pensare in breve tempo a come rendere effettiva la fase di esecuzione.

Le politiche per il digitale devono concorrere a creare un quadro normativo ed un  ecosistema digitale favorevole alla crescita economica, alla volontà di investire ed  innovare, allo sviluppo delle reti tecnologiche (infrastrutture), delle reti sociali tra le persone, delle reti tra istituzioni e tra le imprese.

Considerando le possibilità d’azione sul lato delle Pubbliche Amministrazioni e quelle per la “Crescita digitale”, le principali priorità si possono sintetizzare nella figura seguente:

priorita-agende-digitali-regionali

A fine di rendere efficaci gli investimenti che saranno portati avanti in uno spettro d’intervento così ampio come quello sopra raffigurato, le Regioni individuano nel documento quattro azioni “leader” da portare avanti con una piena  collaborazione inter-regionale per rendere sostenibile la loro realizzazione ed il loro completo dispiegamento sui territorio, da sviluppare in rapida successione:

4-azioni-agende-digitali-regionali

Tali azioni sono abilitanti a tutti gli interventi della programmazione 2014-2020 e sono in stretta sinergia sia con l’Agenda Digitale europea e nazionale, in particolare con le azioni  leader nazionali su fatturazione elettronica, ANPR e SPID, sia con le azioni dell’Agenda  Urbana e delle Aree interne nell’ottica dei processi continui delle “smart city&communities” (comunità intelligenti).

Tali azioni sono abilitanti non solo per gli interventi delle regioni, in quanto le regioni si propongono come asse infrastrutturale portante per una coerente strategia nazionale che abbia un duraturo effetto strutturale e di sistema.

Proprio per questo le azioni leader proposte dalle regioni sono pensate in stretta connessione al percorso del disegno di legge delega sulla riorganizzazione delle PA da poco presentato dal Governo e con l’Alleanza istituzionale per una “Italia Semplice” approvato in Conferenza unificata.

La proposta è quindi di attivare le azioni prima di arrivare ai decreti legislativi, in modo che i  decreti legislativi non siano solo un “inizio” ma facciano parte di un percorso progettuale esecutivo già in atto per la riprogettazione della Repubblica con il digitale.

Le quattro azioni sono sintetizzate nel modo seguente:

1) Community cloud & cybersecurity

Vision: Dare al cittadino servizi pubblici digitali sicuri ed efficaci, basati sullo sfruttamento pieno del paradigma cloud, con servizi infrastrutturali (identità, interoperabilità, ecc) gestiti a livello regionale al massimo livello di sicurezza dell’informazione e nell’ottica dell’economia di scala e di scopo, abilitando al tempo stesso la concorrenza tra i privati nello sviluppare servizi applicativi in cloud in un ecosistema digitale che sia driver della crescita con il digitale anche del settore privato non-ICT.

Lo sviluppo dell’amministrazione digitale e dell’economia digitale non può prescindere da  una effettiva garanzia della sicurezza delle reti e dell’informazione e quindi la fiducia da  parte dei cittadini verso i servizi on-line.

La riprogettazione della Repubblica deve avere solide e sicure fondamenta digitali.

Bisogna evitare di replicare la prima fase dell’egov italico, con una serie di progetti isolati, sconnessi da veri cambi organizzativi negli uffici, senza economie di scala, senza vere logiche “open”.

Il documento afferma un importante principio: le PA non possono continuare a sviluppare software in una logica ormai superata dall’evoluzione tecnologica ed insostenibile nel tempo sia per complessità che  per costi di mantenimento.

Il “riuso di software” ha ormai dimostrato abbondantemente i suoi limiti e va anch’esso superato.

Viene delineato per le regioni il ruolo di “cloud service broker” per il livello locale, ma non solo, in una logica di specializzazione dei sistemi di cloud che in rete fra loro erogano servizi a più territori e a più livelli di PA (locale, regionale e nazionale), rimuovendo gli ostacoli allo sviluppo di un ecosistema di servizi applicativi erogati dai privati in cloud.

Non è più possibile, infatti, fermarsi oggi al “solo” consolidamento dei data center pubblici, operazione comunque da portare a termine quanto prima, ma occorre puntare veramente sul cloud.

2) Centri inter-regionali sulle competenze digitali

Vision: Realizzare un sistema inter-regionale di centri di competenza digitale, ricercando la specializzazione di gruppi di regioni su singole tematiche in modo da avere personale pubblico in grado di fornire supporto a tutte le Amministrazioni territoriali e centrali.

Avere nelle PA capacità organizzative stabili per la gestione di programmi & progetti (programme&project management) e strutturare funzioni associate per gli uffici ICT dei comuni e reti scolastiche per la gestione associata dell’innovazione didattica e digitale.

Il documento prevede l’attuazione di  trasformazioni organizzative per arrivare a servizi pubblici integrati ed interoperabili (joined-up public services), ovvero servizi delle PA erogati attraverso una integrazione dei processi tra le diverse amministrazioni coinvolte ed una completa interoperabilità nello scambio dei dati tra di esse che vada anche oltre la semplice dematerializzazione dei documenti.

3) Una PA con servizi digitali che superino la logica dei procedimenti

Vision: Rendere noti e riorganizzare i servizi delle PA per erogarli attraverso un ecosistema di servizi digitali sviluppati in collaborazione tra pubblico e privato, con le amministrazioni che lavorano “senza carta” (digital by default) e “scambiando dati e non documenti” superando quindi la logica dei procedimenti a favore di quella centrata sui servizi multicanale. Avere nelle PA le capacità organizzative stabili per valorizzare il patrimonio informativo pubblico liberandone le possibilità di sfruttamento per la crescita economica, sia come dati aperti (open data) che come servizi avanzati in sussidiarietà (ad es. le PA espongono i servizi ed i privati fanno i portali per fruirne).

Il documento si  propone di partire dal sistema di cooperazione SPCoop/ICAR già in uso in tutte le regioni (visto anche il rilancio della “cooperazione applicativa” dettato dall’art. 24-quinquies del recente d.l. n. 90/2014 convertito dalla legge n. 114/2014) e dal progetto di interoperabilità “e015” legato ad Expo2015 come piattaforma “collante” di tutte le numerose iniziative pubbliche e private legate ai temi di open data, big data, open gov, smart city & communities, cultural heritage digitale, ecc.

4) Fascicolo digitale del cittadino

Vision: Dare al cittadino accesso unitario a tutte le informazioni che lo riguardano, ovvero “i suoi dati”, che sono in possesso delle PA e dare al cittadino la possibilità di condividere tali dati con servizi pubblici e privati quando serve.

Il documento sottolinea che occorre sfruttare il grande investimento (già in corso, ma il cui finanziamento è da completare con risorse che vanno oltre i fondi strutturali) per la realizzazione del “Fascicolo sanitario elettronico” anche come driver per digitalizzare tutti servizi delle PA, sfruttando gli standard di interoperabilità ed il modello funzionale già sviluppato per la sanità per usarlo come contenitore di tutte le informazioni delle PA che riguardano un cittadino, invece di continuare a produrre decine di fascicoli settoriali (fascicolo elettronico dello studente, fascicolo delle pratiche edilizie, fascicolo previdenziale, cartella sociale informatizzata, fascicolo del dipendente, ecc).

Le quattro azioni sono sì di natura abilitante ed infrastrutturale, ma prevedono come risultato, da qui al 2017, anche l’erogazione di servizi concreti e direttamente fruibili dal cittadino su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con il livello nazionale e locale ed attraverso una declinazione delle quattro azioni su ogni singolo territorio regionale.

Abbiamo bisogno di tradurre l’agenda digitale in fatti, ed il documento delinea un percorso di “execution” fattibile anche se sfidante: speriamo possa trovare la massima condivisione a tutti i livelli istituzionali perché… è tempo di “agire”!




Programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020: approvazione della proposta di accordo di partenariato.

 ueCOMITATO INTERMINISTERIALE PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA
DELIBERA 18 aprile 2014 

Programmazione  dei  Fondi  strutturali  e  di  investimento  europei
2014-2020: approvazione della proposta di  accordo  di  partenariato.
(Delibera n. 18/2014). (14A06886)

(GU n.209 del 9-9-2014)

 

                    IL COMITATO INTERMINISTERIALE 
                   PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA 

  Visto il Regolamento (UE) n. 1311/2013 del Consiglio europeo del  2
dicembre 2013 concernente il quadro finanziario  pluriennale  per  il
periodo 2014-2020; 
  Visto il  Regolamento  (UE)  n.  1303/2013  del  Parlamento  e  del
Consiglio europeo del 17 dicembre 2013, recante  disposizioni  comuni
sul Fondo europeo di sviluppo regionale  (FESR),  sul  Fondo  sociale
europeo (FSE) , sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per
lo sviluppo rurale  (FEASR)  e  sul  Fondo  europeo  per  gli  affari
marittimi e la  pesca  (FEAMP)  e  disposizioni  generali  sul  Fondo
europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul  Fondo
di coesione, che abroga altresi' il Regolamento (CE) n. 1083/2006 del
Consiglio e visti in particolare gli articoli  14  e  successivi  che
prevedono l'adozione, da parte degli Stati  membri,  dell'Accordo  di
Partenariato quale strumento di programmazione  dei  suddetti  Fondi,
stabilendone i relativi contenuti; 
  Visto il Regolamento (UE) n. 1301/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del  17  dicembre  2013,  relativo  al  Fondo  europeo  di
sviluppo regionale (FESR) e  a  disposizioni  specifiche  concernenti
l'obiettivo «Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione»
e che abroga il Regolamento (CE) n. 1080/2006; 
  Visto il Regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 17 dicembre 2013, relativo al Fondo sociale europeo  e
che abroga il Regolamento (CE) n. 1081/2006 del Consiglio; 
  Visto  il  Regolamento  di  esecuzione  (UE)  n.   288/2014   della
Commissione europea  del  25  febbraio  2014,  recante  modalita'  di
applicazione  del  richiamato  Regolamento  (UE)  n.  1303/2013   del
Parlamento europeo e del Consiglio, concernente  il  modello  per  la
redazione dei Programmi operativi; 
  Viste le conclusioni del Consiglio europeo  EUCO  13/10  CO  EUR  9
CONCL 2 del 17 giugno 2010 concernenti  l'adozione  della  «Strategia
Europa  2020  per  la  crescita  sostenibile  e  l'occupazione»,  che
individua i cinque  obiettivi  (occupazione,  istruzione,  ricerca  e
innovazione, inclusione sociale e riduzione della poverta', clima  ed
energia) e le sette  iniziative  prioritarie  (innovazione,  economia
digitale, occupazione, giovani, politica industriale, poverta' e  uso
efficiente delle risorse) da realizzare entro la fine del decennio; 
  Vista  la  raccomandazione  specifica  Paese  2013/C   217/11   del
Consiglio europeo del 9  luglio  2013,  sul  Programma  nazionale  di
riforma 2013 (PNR) dell'Italia e che formula un parere sul  Programma
di stabilita' dell'Italia 2012-2017; 
  Visto il documento «Position Paper» dei servizi  della  Commissione
sulla preparazione dell'«Accordo di partenariato e dei  programmi  in
Italia per il periodo 2014-2020»  Rif.  Ares  (2012)  1326063  del  9
novembre 2012 che ha declinato, per l'Italia, gli obiettivi  tematici
e le priorita' di finanziamento necessarie per superare le criticita'
individuate nell'analisi di contesto; 
  Vista la legge 16 aprile 1987, n. 183, che, agli articoli  2  e  3,
specifica le competenze del  CIPE  in  tema  di  coordinamento  delle
politiche comunitarie, demandando, tra l'altro, al  Comitato  stesso,
nell'ambito degli indirizzi fissati dal Governo, l'elaborazione degli
indirizzi  generali  da  adottare  per  l'azione  italiana  in   sede
comunitaria   per   il   coordinamento   delle    iniziative    delle
amministrazioni a essa interessate e l'adozione di direttive generali
per il proficuo utilizzo dei flussi finanziari, sia  comunitari,  sia
nazionali; 
  Visti inoltre gli articoli 5 e seguenti  della  predetta  legge  n.
183/1987 che istituiscono il Fondo di  rotazione  e  disciplinano  le
relative erogazioni e l'informazione finanziaria; 
  Visto l'art. 1, comma 2, della legge 17 luglio  2006,  n.  233,  di
conversione del decreto-legge 8 maggio 2006, n. 181, che  trasferisce
al  Ministero  dello  sviluppo  economico  il  Dipartimento  per   le
politiche di sviluppo e di  coesione  (DPS)  e  le  funzioni  di  cui
all'art. 24, comma 1, lettera c) del decreto  legislativo  30  luglio
1999, n. 300, in materia di programmazione economica  e  finanziaria,
coordinamento e verifica degli interventi per lo  sviluppo  economico
territoriale e settoriale e delle politiche di coesione; 
  Visto l'art. 7, commi 26 e 27, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.
78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n.  122,
che attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri le  funzioni
di cui al richiamato art.  24,  comma  1,  lettera  c),  del  decreto
legislativo n. 300/1999, ivi inclusa la gestione  del  Fondo  per  le
aree sottoutilizzate (ora Fondo per lo sviluppo e la coesione), fatta
eccezione per le funzioni di programmazione economica  e  finanziaria
non ricomprese nelle politiche di sviluppo e coesione; 
  Vista la legge 7 aprile 2011, n. 39 recante modifiche alla legge 31
dicembre 2009, n. 196 in materia di contabilita' e finanza  pubblica,
in conseguenza alle nuove  regole  adottate  dall'Unione  europea  in
materia di  coordinamento  delle  politiche  economiche  degli  Stati
membri; 
  Visto il decreto legislativo 31 maggio  2011,  n.  88,  emanato  in
attuazione dell'art. 16 della legge 5 maggio  2009,  n.  42,  recante
disposizioni in materia di risorse aggiuntive e  interventi  speciali
per la rimozione di squilibri economici  e  sociali,  organizzati  in
piani organici finanziati con  risorse  pluriennali  vincolate  nella
destinazione; 
  Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri  del  27
maggio 2013, con il quale il Ministro per  la  coesione  territoriale
viene delegato, tra l'altro,  all'esercizio  delle  funzioni  di  cui
all'art. 7, commi 26,  27  e  28,  del  richiamato  decreto-legge  n.
78/2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122/2010 e visto
in particolare l'art. 1, comma 3, dello stesso decreto del Presidente
del  Consiglio  dei  ministri  il  quale   prevede   che,   ai   fini
dell'esercizio delle predette funzioni, il Ministro per  la  coesione
territoriale si  avvalga  del  Dipartimento  per  lo  sviluppo  e  la
coesione economica del Ministero dello sviluppo economico; 
  Visto il decreto-legge 31  agosto  2013,  n.  101,  convertito  con
modificazioni  nella  legge  30  ottobre  2013,   n.   125,   recante
disposizioni  urgenti  per   il   perseguimento   di   obiettivi   di
razionalizzazione  nelle  pubbliche  amministrazioni   e   visto   in
particolare l'art. 10, comma 1, dello stesso decreto legge,  che,  al
fine di assicurare il perseguimento delle finalita' di  cui  all'art.
119, quinto  comma,  della  Costituzione  e  rafforzare  l'azione  di
programmazione, coordinamento, sorveglianza e sostegno della politica
di coesione, prevede tra l'altro l'istituzione  dell'Agenzia  per  la
coesione territoriale, da sottoporre alla  vigilanza  del  Presidente
del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato; 
  Considerato  altresi'  che  l'art.  10,   comma   5,   del   citato
decreto-legge n. 101/2013 prevede che con decreto del Presidente  del
Consiglio dei ministri  -  su  proposta  del  Ministro  delegato,  di
concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo
economico e per la pubblica amministrazione - siano  trasferite  alla
Presidenza del Consiglio dei ministri e all'Agenzia, sulla base delle
funzioni rispettivamente attribuite, le  risorse  umane,  nonche'  le
risorse finanziarie e strumentali del Dipartimento per lo sviluppo  e
la coesione economica (DPS) del Ministero dello  sviluppo  economico,
ad  eccezione  di  quelle  afferenti  alla  Direzione  generale   per
l'incentivazione delle attivita' imprenditoriali; 
  Vista la legge 27 dicembre 2013, n. 147 (Legge  di  stabilita'  per
l'anno 2014), recante disposizioni per  la  formazione  del  bilancio
annuale e pluriennale dello Stato; 
  Visto in particolare l'art. 1, comma 240, della richiamata legge n.
147/2013 il quale stabilisce che, alla copertura degli oneri relativi
alla  quota  di  cofinanziamento  nazionale  pubblica  relativa  agli
interventi  cofinanziati  dall'Unione  europea  per  il  periodo   di
programmazione 2014-2020 a valere sulle risorse dei Fondi strutturali
e di investimento europei, concorre il Fondo di rotazione di cui alla
richiamata legge 16 aprile 1987, n. 183, nella misura massima del  70
per cento degli importi previsti nei  piani  finanziari  dei  singoli
programmi regionali, mentre la restante quota del 30 per cento  e'  a
carico dei bilanci delle regioni e delle province  autonome,  nonche'
degli eventuali altri organismi pubblici partecipanti ai programmi  e
visto altresi' il successivo comma 241 del medesimo art. 1  il  quale
prevede che il detto Fondo di rotazione  concorra  integralmente  per
gli interventi a titolarita'  delle  amministrazioni  centrali  dello
Stato; 
  Considerato che lo schema di Accordo di partenariato  corredato  di
una relazione che illustra le scelte  strategiche  da  perseguire  e'
stato trasmesso alle Camere, ai sensi del comma  246  del  richiamato
art. 1 della legge n. 147/2013, per l'espressione del parere da parte
delle Commissioni parlamentari competenti  per  materia  nel  termine
previsto dalla norma; 
  Considerato che il documento di  economia  e  finanza  (DEF)  2013,
approvato dal  Consiglio  dei  ministri  il  10  aprile  2013  e  dal
Parlamento il  7  maggio  2013  e  successiva  integrazione,  in  una
prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli  impegni  di  finanza
pubblica e gli indirizzi delle politiche pubbliche nel  rispetto  del
Patto di stabilita' e crescita europeo  per  il  conseguimento  degli
obiettivi di  crescita  intelligente,  sostenibile  e  solidale  come
definiti nella Strategia «Europa 2020»; 
  Considerato che il Ministro per la coesione territoriale,  d'intesa
con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e delle politiche
agricole,  alimentari  e  forestali,  ha  predisposto  un   documento
concernente «Metodi  e  obiettivi  per  un  uso  efficace  dei  Fondi
comunitari 2014-2020», reso oggetto di informativa nella  seduta  del
Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2012; 
  Tenuto conto di  quanto  previsto  dal  «Quadro  strategico  comune
2014-2020: proposta di percorso di programmazione» della politica  di
coesione  per  il  settennio  2014-2020,  definito  a  partire  dalle
risultanze  del   negoziato   istituzionale   comunitario   e   dagli
orientamenti assunti in  sede  nazionale  recependo  le  osservazioni
della Conferenza Stato-regioni trasmesse  con  nota  del  25  gennaio
2013, nonche' le risultanze del confronto  sul  documento  «Metodi  e
obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020»; 
  Considerato che, con la nota del Ministro per la coesione n. 1436 P
del 19 dicembre 2013 inviata al  Presidente  della  Conferenza  delle
regioni  e  delle  province  autonome,  si  da'   atto   dell'accordo
intervenuto tra le regioni piu' sviluppate sul riparto delle  risorse
a valere sui Fondi Strutturali (FESR e FSE); 
  Considerato che, nella seduta della Conferenza Stato-regioni del 16
gennaio 2014, e' stata  raggiunta  l'intesa  sul  riparto  dei  fondi
relativi allo sviluppo rurale (FEASR); 
  Considerato  che,  nella  nota  della  Direzione  generale  per  la
politica regionale e urbana della CE Rif. Ares (2013) 3779289 del  20
dicembre  2013  e  in  particolare  nelle   tavole   allegate,   sono
individuate  le  allocazioni  finanziarie   nell'ambito   dei   Fondi
strutturali e di investimento europei tra  le  categorie  di  regioni
secondo  la  classificazione  prevista  all'art.  90  del  richiamato
Regolamento generale (UE) n. 1303/2013; 
  Considerato che con la nota della  Commissione  europea,  Direzione
generale della politica regionale urbana, Ref. Ares (2014) 969811 del
28 marzo 2014, concernente i Piani  di  rafforzamento  amministrativo
nell'ambito della programmazione  per  il  periodo  2014-2020,  viene
chiesta  la  definizione,  nell'Accordo  di  partenariato,   di   una
procedura di  verifica  delle  competenze  e  delle  capacita'  delle
autorita' di gestione e degli organismi intermedi; 
  Considerato che l'Accordo di  partenariato  recepisce  gli  impegni
assunti dalle parti intervenute a livello nazionale e  regionale  nel
percorso di dialogo avviato nel dicembre 2012  con  la  presentazione
del documento «Metodi ed obiettivi per  un  uso  efficace  dei  fondi
comunitari 2014-2020» e con riferimento  al  «Position  Paper»  della
Commissione europea che ha declinato per l'Italia le  aree  tematiche
su cui intervenire; 
  Considerato che il detto Accordo individua un  approccio  integrato
allo sviluppo territoriale da sostenere attraverso l'impiego di tutti
i Fondi strutturali  e  di  investimento  europei  (Fondi  SIE),  per
concorrere  agli  obiettivi  della  Strategia  Europa  2020  per  una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, secondo gli indirizzi
definiti nel Programma nazionale di riforma 2013 tenendo conto  delle
relative raccomandazioni specifiche formulate dal Consiglio europeo; 
  Considerato che  l'Accordo  prevede  una  significativa  azione  di
rafforzamento delle strutture amministrative e tecniche  responsabili
per il coordinamento, l'attuazione, il monitoraggio e la  valutazione
dei programmi quale pre-requisito per l'efficace impiego dei fondi; 
  Tenuto conto dell'esame dell'argomento svolto ai sensi del  vigente
regolamento di questo Comitato (art. 3 della delibera 30 aprile 2012,
n. 62) sulla base della documentazione trasmessa per le vie brevi dal
DPS al Dipartimento per la programmazione e  il  coordinamento  della
politica economica (DIPE) in data 8 aprile  2014  e  da  quest'ultimo
diramata a tutte le amministrazioni interessate; 
  Vista l'intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 aprile
2014, ai sensi dell'art. 8, comma 6, della legge n.  131/2003,  sulla
proposta di Accordo di partenariato, con le richieste delle regioni e
delle province autonome, dell'ANCI e dell'UPI di cui alle premesse  e
agli allegati della medesima intesa; 
  Visto il testo finale della proposta di  Accordo  di  partenariato,
acquisito agli atti della odierna seduta, al quale  sono  allegati  i
documenti  concernenti  i  risultati   attesi   e   le   azioni,   le
condizionalita' ex ante, gli  elementi  salienti  della  proposta  di
SI.GE.CO 2014-2020  e  la  tabella  di  correlazione  tra  le  azioni
previste dall'Accordo e quelle  previste  dalle  Strategie  EUSAIR  e
EUSALP; 
  Vista la odierna nota n.  1874-P,  predisposta  congiuntamente  dal
Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della  politica
economica della Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero
dell'economia e  delle  finanze,  contenente  le  osservazioni  e  le
prescrizioni da recepire nella presente delibera; 
  Udita  l'illustrazione  della  proposta  svolta   in   seduta   dal
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei  ministri,
Segretario del Consiglio dei ministri; 

                              Delibera: 

  1. E' approvata la proposta di Accordo di partenariato - di cui  al
Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento e del Consiglio  europeo
del 17 dicembre 2013 - nel testo acquisito agli  atti  della  odierna
seduta di questo Comitato concernente  la  programmazione  dei  Fondi
strutturali e di investimento europei  (Fondi  SIE)  per  il  periodo
2014-2020. 
  Il Sottosegretario di  Stato  alla  Presidenza  del  Consiglio  dei
ministri, Segretario del Consiglio dei  ministri,  e'  autorizzato  a
trasmettere alla Commissione europea, entro il termine del 22  aprile
2014 previsto dal citato Regolamento n. 1303/2013, il detto documento
per l'avvio del negoziato formale. 
  2. L'Accordo di partenariato, dopo  la  conclusione  del  negoziato
formale e l'approvazione da parte della  Commissione  europea,  sara'
sottoposto all'esame di questo Comitato per la relativa presa d'atto. 
  3. I contenuti salienti dell'Accordo  di  partenariato  all'odierno
esame di questo Comitato sono indicati nei punti seguenti. 
  3.1 L'Accordo di partenariato stabilisce la  strategia  di  impiego
dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi  SIE)  per  il
periodo  di  programmazione  2014-2020  indicando  le  priorita'   di
investimento declinate nei seguenti undici  obiettivi  tematici  (OT)
previsti dal richiamato Regolamento (UE) di  disposizioni  comuni  n.
1303/2013: 
  OT1:   rafforzare   la   ricerca,   lo   sviluppo   tecnologico   e
l'innovazione; 
  OT2: migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, nonche' l'impiego e la qualita' delle medesime; 
  OT3: promuovere la competitivita' delle piccole e medie imprese, il
settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacultura; 
  OT4: sostenere la transizione verso un'economia a  basse  emissioni
di carbonio in tutti i settori; 
  OT5:  promuovere  l'adattamento  al   cambiamento   climatico,   la
prevenzione e la gestione dei rischi; 
  OT6:  tutelare  l'ambiente  e  promuovere  l'uso  efficiente  delle
risorse; 
  OT7: promuovere sistemi di trasporto sostenibili  ed  eliminare  le
strozzature nelle principali infrastrutture di rete; 
  OT8: promuovere l'occupazione sostenibile e di qualita' e sostenere
la mobilita' dei lavoratori; 
  OT9: promuovere l'inclusione sociale, combattere la poverta' e ogni
forma di discriminazione; 
  OT10:   investire   nell'istruzione,   formazione   e    formazione
professionale, per le competenze e l'apprendimento permanente; 
  OT11: rafforzare la capacita'  delle  amministrazioni  pubbliche  e
degli   stakeholders   e   promuovere   un'Amministrazione   pubblica
efficiente. 
  3.2 Nell'Accordo sono indicati, per ciascun obiettivo  tematico,  i
risultati attesi, il quadro motivazionale  delle  priorita'  e  delle
azioni  correlate  e  i  metodi  di  intervento,  sulla  base   degli
orientamenti individuati nell'ambito  del  Quadro  strategico  comune
richiamato in premessa. 
  4. La proposta di Accordo di partenariato prevede una  ripartizione
indicativa,  tra  gli  11  obiettivi  tematici,  delle   risorse   UE
complessivamente assegnate all'Italia  per  il  periodo  2014-2020  a
valere sui Fondi strutturali e di investimento europei  FESR,  FSE  e
FEASR,  nonche'  sul  FEAMP  per   il   quale   si   e'   in   attesa
dell'approvazione del relativo regolamento comunitario anche ai  fini
della definitiva quantificazione delle relative risorse. 
  4.1 L'importo complessivo  di  tali  risorse  a  valere  sui  Fondi
strutturali e di investimento europei FESR, FSE e FEASR, al netto del
FEAMP, e' pari a 41.548,4 milioni di euro per il periodo 2014-2020. 
  4.2 L'allocazione prevista  a  favore  di  ogni  singolo  obiettivo
tematico a valere  su  ciascun  Fondo  e'  indicata  nella  tavola  1
allegata, che costituisce parte integrante della presente delibera. 
  4.3 Nelle tavole 2, 3 e 4 allegate alla presente delibera,  di  cui
costituiscono parte integrante,  viene  dettagliata  la  ripartizione
gia' disponibile del FESR e del  FSE,  pari  a  complessivi  31.118,7
milioni di euro, articolata per obiettivo tematico rispettivamente  a
favore delle regioni piu' sviluppate, delle regioni in transizione  e
delle regioni meno sviluppate. 
  5. L'entita' del cofinanziamento  nazionale  a  favore  di  ciascun
Programma operativo, da porre a carico del Fondo di rotazione di  cui
agli articoli 5 e seguenti della richiamata legge n. 183/1987,  sara'
stabilito in occasione della definizione dei Programmi operativi, nel
rispetto di quanto previsto dal richiamato 1, commi 240 e successivi,
della legge n. 147/2013. 
  6. L'Accordo di partenariato prevede la realizzazione dei Programmi
nazionali/multiregionali da finanziare a carico del FESR  e  del  FSE
indicati nella allegata tabella 5, che costituisce  parte  integrante
della presente delibera, articolati  per  obiettivo  tematico  e  per
categorie di regioni. 
  7. L'Accordo prevede altresi' la  realizzazione  di  due  Programmi
nazionali, da finanziare a carico  del  FEASR  concernenti  la  «Rete
rurale nazionale» e  la  «Gestione  del  rischio,  le  infrastrutture
irrigue e la biodiversita' animale» e di un  Programma  nazionale  da
finanziare a valere sulle risorse del FEAMP. 
  8. L'Accordo prevede infine la realizzazione, in tutte le regioni e
province autonome, di Programmi regionali da finanziare a valere  sul
FESR e sul FSE e di Programmi di sviluppo rurale (PSR) a valere sulle
risorse del FEASR. 
  9. Nelle successive fasi di negoziazione formale con la Commissione
europea e di attuazione dell'Accordo di partenariato si dovra' tenere
conto delle  seguenti  esigenze  emerse  nel  corso  dell'istruttoria
svolta nell'ambito delle riunioni preparatorie di questo Comitato: 
  recepimento delle puntualizzazioni e/o integrazioni  relative  alla
definizione di alcuni degli obiettivi tematici; 
  coerenza  e  integrazione  tra   i   Programmi   operativi   e   le
programmazioni/strategie nazionali di settore, fra cui in particolare
la  «Strategia  nazionale  di  specializzazione   intelligente»   con
riferimento al settore della ricerca; 
  recepimento, nella fase di predisposizione dei  singoli  Programmi,
delle indicazioni volte a garantire  la  efficace  realizzazione  dei
Programmi stessi, nel rispetto del principio della proficua  gestione
delle risorse; 
  coinvolgimento del Ministero  dell'ambiente  nelle  fasi  attuative
dell'Accordo, a presidio delle politiche ambientali; 
  individuazione di  adeguate  soluzioni  per  garantire  correntezza
nella spesa delle risorse di cofinanziamento nazionale; 
  adozione e realizzazione, da parte delle  Amministrazioni  titolari
dei Programmi operativi, di «Piani di  rafforzamento  amministrativo»
(PRA)   comprendenti   le    misure    (normative,    amministrative,
organizzative  e  relativi  cronoprogrammi  di  attuazione)  volte  a
garantire una gestione efficiente degli stessi Programmi, nonche'  la
qualita' della regolazione, la semplificazione e la  riduzione  degli
oneri regolatori. 
  10. Nella successiva fase di programmazione delle risorse del Fondo
per lo sviluppo e la coesione (FSC) per il  periodo  2014-2020,  alla
luce di quanto altresi' emerso nel corso della richiamata istruttoria
svolta nell'ambito delle riunioni preparatorie di questo Comitato, si
dovra' tenere conto: 
    dell'esigenza di riequilibrare il finanziamento  a  favore  delle
regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna); 
    dell'esigenza di assicurare integrazione e  complementarieta'  di
strategie  e  obiettivi,  rispetto  alla  programmazione  comunitaria
2014-2020, con specifico riferimento al rafforzamento  di  azioni  di
interesse nazionale in materia  ambientale  (dissesto  idrogeologico,
bonifiche e infrastrutture idriche e ambientali strategiche). 
    Roma, 18 aprile 2014 

                                                        Il Presidente 
                                                            Renzi     

Il segretario del CIPE 
        Martina 

Registrato alla Corte dei conti il 1° settembre 2014 
Ufficio controllo atti Ministero economia e finanze Reg.ne  Prev.  n.
2749





Gli architetti scrivono a Renzi

periferia da Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

“Rimettere mano alle città, a partire dalle sue periferie, non solo risponde all’ esigenza
dei cittadini che vorrebbero vivere in luoghi sicuri, sani e più belli, ma crea anche le condizioni per riavviare il commercio, promuovere le iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali, richiamare gli investimenti.
(…)
Lo Sblocca Italia poteva e doveva porre le basi per far ripartire l’economia lanciando un progetto di Riuso delle città, con adeguati investimenti e norme adatte; mettendo a sistema, ed al servizio del progetto, le politiche importanti già varate o annunciate sul consumo del suolo, sui consumi energetici e la sicurezza degli edifici, sulle periferie, sulle scuole e gli asili nido, sui beni demaniali, sull’urbanistica e sui lavori pubblici, sulla tutela dei beni culturali.
(…)
· Un programma nazionale di rigenerazione urbana sostenibile, da cui dedurre azioni, investimenti e norme, con una regia unica;
· Lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato (a differenza di ferrovie e autostrade) che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città ne attrae 4 dal mercato privato: in un quartiere rigenerato torna la vita, i negozi, i giovani imprenditori, la cultura, la ricerca;
· Norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e abusivismo (…)”

 lettera degli architetti a Renzi




Via libera al Collegato Ambiente. “Nasce la prima legge italiana per la green economy”

green-economy-150x150da casaeclima.com

Fondo di investimento da 1 miliardo per la green economy, nuove regole sul fine vita degli impianti fotovoltaici, stretta sull’abusivismo edilizio, fracking vietato su tutto il territorio nazionale.

Via libera dalla VIII commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera al disegno di legge – collegato alla legge di stabilità 2014 – recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.

“Con la conclusione dell’esame in commissione, oggi di fatto nasce la prima legge italiana per la green economy. Abbiamo lavorato intensamente sia con il governo che con le forze politiche di maggioranza e di opposizione e il risultato consente di consegnare all’esame dell’Aula un testo innovativo e interessante, che allinea l’Italia tra i paesi di testa dello sviluppo sostenibile”. Lo ha dichiarato Enrico Borghi, capogruppo del Pd in commissione Ambiente e co-relatore del provvedimento insieme ad Alessandro Bratti (Pd).

FONDO DI INVESTIMENTO DA 1 MILIARDO PER LA GREEN ECONOMY. Tra le novità introdotte, un emendamento dei relatori approvato dalla VIII commissione prevede la creazione di un Fondo italiano investimenti Green Communities, finanziato per 1 miliardo di euro di cui almeno il 51% garantito dalla Cassa depositi e prestiti, almeno il 20% dal ministero dell’Economia e delle Finanze – sulla base delle risorse della programmazione Ue 2014/2020 – e il resto allocato sul mercato. Il Fondo è istituito dal Mef attraverso la Cdp.

PIANO PER LA QUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEI PRODOTTI DEI SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI. La commissione ha approvato anche un emendamento (Chiara Braga del Pd prima firmataria) che prevede un Piano per la qualificazione ambientale dei prodotti dei sistemi produttivi locali, i distretti industriali e le filiere che caratterizzano il sistema produttivo nazionale, con l’obiettivo di definire le azioni e le indicazioni tecniche ed operative volte a migliorare le capacità competitive delle imprese per rispondere alla crescente domanda di prodotti sostenibili da parte dei consumatori finali e dei clienti intermedi di molti settori produttivi.

Tra le finalità delle azioni previste dal Piano quella di promuovere, con la collaborazione dei soggetti interessati, l’adozione di tecnologie e disciplinari di produzione innovativi, in grado di garantire il miglioramento prestazionale dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti ambientali che i prodotti hanno durante il loro ciclo di vita.

Il Piano sarà adottato con decreto del ministro dell’Ambiente di concerto con il ministro dello Sviluppo economico, sentiti i ministri dell’Economia e delle finanze e delle Politiche agricole e forestali, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della presente legge.

IMPIANTI FOTOVOLTAICI, NUOVE REGOLE SUL FINE VITA. Un altro emendamento presentato dai relatori prevede nuove regole sul fine vita degli impianti fotovoltaici. Per i pannelli fotovoltaici immessi a consumo successivamente all’entrata in vigore del presente decreto, sia come comparto domestico che professionale, al fine di una corretta gestione del loro fine vita, i sistemi individuali e collettivi, per ciascun nuovo modulo immesso a consumo, adottano un sistema di garanzia finanziaria ed un sistema di geo-localizzazione.

Il sistema di garanzia finanziaria e il sistema di geo-localizzazione dovranno rispondere alle tipologie individuate dal Gse nel Disciplinare Tecnico del dicembre 2012 in attuazione delle Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti.

Nel Collegato ambientale “vi sono misure interessanti e del tutto inedite”, sottolinea il co-relatore Borghi. “Penso al divieto di fracking che diventa legge per la prima volta, o alla delega al governo per il pagamento dei sistemi ecosistemici e ambientali. Oppure alle logiche incentivanti per la premialità della raccolta differenziata che sostengono i comuni virtuosi e gli consentendo di diminuire le tasse ai cittadini. Oppure, ancora, l’avvio di iniziative sperimentali come il vuoto a perdere negli esercizi pubblici, per diminuire l’uso della plastica, o delle aree “oil free zone” nelle quali incentivare l’autosufficienza energetica senza uso di fonti fossili. Di rilievo anche gli incentivi per gli appalti verdi e per l’utilizzo dei materiali derivanti da riciclo e riuso nelle pubbliche amministrazioni, nonché le misure sulla riorganizzazione delle autorità di bacino e l’avvio della strategia nazionale per le green communities”.

Secondo Borghi si tratta di un provvedimento “organico e adeguato, in grado anche di innescare la nascita di nuove filiere produttive nel campo della sostenibilità e della tutela ambientale, che ora speriamo possa passare rapidamente all’esame dell’Aula anche in forza del positivo clima di collaborazione tra le forze politiche riscontrato in sede di comitato ristretto e di commissione”.

IMBALLAGGI. La commissione ha tra l’altro approvato sette articoli fortemente sostenuti dal Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda gli imballaggi, entro sei mesi il governo dovrà predisporre la sperimentazione per il vuoto a rendere per il vetro (acque minerali e birra) negli esercizi commerciali pubblici.

VALUTAZIONE DI IMPATTO SANITARIA PER I NUOVI IMPIANTI. Per i nuovi impianti viene introdotta la Valutazione di impatto sanitaria, con la previsione anche dell’analisi dell’impatto sulla salute dei cittadini per ogni nuova autorizzazione richiesta. La salute avrà diritto di cittadinanza nella progettazione di ogni nuova opera.

STRETTA SULL’ABUSIVISMO EDILIZIO. Giro di vite sull’abusivismo edilizio: le amministrazioni dovranno pretendere il pagamento delle sanzioni in caso di abusi, e, in caso di inadempienza saranno gli stessi amministratori ad assumersene le responsabilità, anche con decurtazioni degli stipendi.

FRACKING VIETATO SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE. Vietato, ufficialmente e per legge, il fracking su tutto il territorio nazionale. L’azienda che dovesse averlo praticato dovrà rendicontare le proprie azioni – ed eventuali conseguenze – al Governo.

NUOVE REGOLE PER I REFLUI OLEARI. I rifiuti oleosi potranno essere sversati nell’impianto fognario solo dopo trattamento e solo se le olive in questione hanno provenienza regionale.

INCENERITORI. Stralciata la norma per cui se un inceneritore non ha più rifiuti poteva riceverne da fuori regione. Stop, quindi, ai viaggi di rifiuti urbani sul territorio italiano.

CASE MOBILI, NECESSARIA L’AUTORIZZAZIONE NEI LUOGHI DI PREGIO E TURISTICI. Nuova stretta, infine, per le case mobili, che spesso diventavano veri e propri villaggi non autorizzati: in luoghi di pregio e turistici avranno bisogno anch’esse di autorizzazione.

“Grazie a un lavoro intenso portato avanti insieme a tutti i gruppi politici e durante il quale il ministro Galletti è stato sempre presente, il Collegato Ambientale esce dalla Commissione Ambiente molto cambiato e rafforzato”, sottolinea Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera.

APPALTI VERDI E RILANCIO DEI PROGRAMMI DI INVESTIMENTO PER LA MANUTENZIONE E LO SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE IDRICHE. “Dal Collegato – spiega Realacci – è stata eliminata qualsiasi ipotesi di riduzione degli obiettivi di raccolta differenziata e sono state rafforzate invece le misure per il recupero e il riciclo delle materie prime seconde, per la riduzione della quantità di rifiuti prodotti e molte altre disposizioni come quelle in sostegno della mobilità sostenibile. Vengono inoltre introdotti un fondo di investimento per la green economy e agevolazioni sulle tasse sui rifiuti per i comuni virtuosi. Tra i molti temi su cui interviene il Collegato anche gli appalti verdi e il rilancio dei programmi di investimento per la manutenzione e lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Tutte norme – conclude Realacci – che possono indirizzare l’economia e la società italiane verso soluzioni in cui l’ambiente e la green economy sono chiavi per lo sviluppo”.

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Tutto casa e robot in 600 invenzioni: il futuro possibile secondo i giovani

Dal 27 settembre al 5 ottobre, al Parco della Musica, la seconda edizione della Maker Faire Rome. Tra i nuovi oggetti anche Fonie, il phon per farsi dei selfie mentre ci si asciuga i capelli

Il futuro? Sarà a Roma, per una settimana, dal 27 settembre al 5 ottobre, per la seconda edizione della Maker Faire Rome, ovvero, come dicono gli organizzatori, “la celebrazione del futuro possibile”, quello realizzato già oggi dai “makers”, giovani di ogni angolo del mondo che, in barba alla crisi, al pessimismo, all’oscurità che avanza, provano a immaginare il futuro, usando tutte le nuove tecnologie che hanno a disposizione per dar vita a invenzioni che potrebbero, possono, cambiare la nostra vita in meglio.
Al Parco della Musica, per dieci giorni prenderà vita un villaggio di 70 mila metri quadrati, nel quale verranno presentate circa 600 invenzioni da tutto il mondo mentre nelle sale si alterneranno conferenze e seminari con centinaia di speaker. Il tutto, nel weekend che precede l’Innovation Week, sarà aperto da un’anteprima al Maxxi, con un hackaton, ovvero una maratona di trecento sviluppatori chiamati a cimentarsi sul futuro della casa.

Ad avere il posto d’onore nella grande manifestazione romana saranno, come è giusto, i giovani makers italiani, non solo attraverso le loro invenzioni, i progetti, le idee che verranno presentate nella manifestazione. Ma anche, a 50 anni dall’invenzione del primo personal computer della storia, la Programma 101 di Olivetti, la Fondazione Make in Italy in collaborazione con il Miur chiederà ai giovani delle scuole di inventare una nuova P101. E ancora: gli studenti saranno protagonisti assoluti anche nel secondo giorno di Maker Faire, il 3 ottobre, quando sul palco e in platea tutti, speaker e pubblico, saranno rigorosamente under 20.

La Maker Faire sarà una festa a misura di famiglie con bambini, ma, tengono a sottolineare gli organizzatori, “con un forte messaggio politico. L’innovazione raccontata dall’Innovation Week e Maker Faire è un’innovazione che nasce dalla voglia di sperimentare e di condividere. È un’innovazione che riconosce il valore della ricerca scientifica senza dimenticare che, senza la voglia di sporcarsi le mani, è difficile vedere risultati concreti. Innovation Week/ Maker Faire vuole essere una festa e una celebrazione dell’impegno di chi “ci prova”, perché un Paese che vuole uscire dalla crisi deve pensare che l’innovazione è prima di tutto un grande sforzo collettivo di sperimentazione e di costruzione del futuro”.

Makers Faire, dopo il successo dello scorso anno, punta ancora più in alto: gli speaker di fama internazionale, tra Innovation Week e Maker Faire, saranno oltre 100 e si alterneranno nelle varie conferenze previste in programma. Personalità come lo scrittore e attivista Cory Doctorow, l’astronauta Samantha Cristoforetti, l’artista Neil Harbisson, il chirurgo Glenn Green e molti altri ancora. Ci sarà anche modo di divertirsi, vedendo in azione Adam, il robot maggiordomo, o provando Fonie, il phon per farsi dei selfie mentre ti asciughi i capelli, o M. e. s. s. i., nome non casuale di un software che monitora le prestazioni di una squadra di calcio e ne analizza le tecniche di gioco.

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