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An architet returns to Italy

The architect Renzo Piano has offices in Genoa, where he grew up; in Paris, where he currently lives; and in New York, where he is perhaps best known for having designed the Times Building, on Eighth Avenue. Piano spends a lot of time in New York—among his current projects is the new Columbia University campus that’s going up in West Harlem— and he was in the city when he got a call, a year and a half ago, from Italy’s President, Giorgio Napolitano. Napolitano wanted to appoint Piano a “senator for life.” The job comes with a salary and a vote in the Italian Senate, and since it’s “for life” there are no pesky reëlection campaigns. Was Piano interested? He was taken aback.
“For some funny reason, you don’t understand that you are aging,” Piano said the other day, in Rome. “So when President Napolitano called me, I said, ‘But I’m too young!’ And he laughed over the phone, and he said, ‘No, you are not too young.’ ”
Piano, who is seventy-seven, was sitting in his Senate office in the Palazzo Giustiniani, around the corner from the Pantheon. The room is almost entirely taken up by a large round table, and its walls are covered with drawings and plans. As soon as Piano became a senator, he handed over the office, along with his government salary, to six much younger architects and asked them to come up with ways to improve the periferie—the often run-down neighborhoods that ring Rome and Italy’s other major cities. The six were about to present their first year’s worth of work to the public, which was why Piano was in the capital.
“In the nineteen-sixties and seventies, the big challenge—in Europe certainly, but everywhere—was to establish as a principle that historic centers have to be preserved,” he went on. “But in the twothousands—probably for the next three, four, five decades—the real challenge is to transform the periphery. If we fail in doing this, it will be a real tragedy.”
Much as recent immigrants in France are shunted to the banlieues, in Italy they are pushed into the periferie. As immigration to Europe has soared, so, too, have tensions; in November, riot police were dispatched to Tor Sapienza, a neighborhood on the eastern edge of Rome, after residents attacked an immigrant center there. “The periphery is always accompanied by an adjective that is negative,” Piano said. “But the truth is the energy is there; the desire for change is there. There is always, even in the most difficult periphery, something good, and that is what you have to find, to bring up.”
In the early nineteen-seventies, Piano and his partner at the time, Richard Rogers, designed the Centre Georges Pompidou, in Paris. The building, with its inside-out construction, has been called “one of the most radical” of the twentieth century, and it transformed ideas about what a museum could be. Piano believes in the power of museums and libraries and concert halls. “They become places where people share values, where they stay together,” he said. “And this is what I call the civic role of architecture.”
Rome is full of what might be called un-civic architecture: projects that were started but not completed, like a halffinished sports complex that resembles a giant spinnaker; or completed and then abandoned, like the bicycle-sharing stations that dot the sidewalks but have no bikes. One of the projects Piano’s team came up with would use the space under an empty viaduct. The viaduct was supposed to improve tram service to the northeastern rim of the city, but the trams never arrived. Piano shrugged: “Typical.” Two of his young architects had drawn up plans to convert the viaduct into a sort of upside-down High Line, with a park running beneath. Only a tiny part of the project had been completed, but “in one year it’s not bad,” Piano said. He recalled his own years studying architecture, in the early-nineteen-sixties in Milan. He and his fellow-students were occupying the university, “so that was my job in the night,” he said. “And in the day I was working in a nice office.”
“The real point for students like me was to change the world,” he said. “It was a kind of mad, insane, but great utopia. And I think it’s good to grow up like this, because you grow with this idea that never leaves you, so when you are seventy-seven you still feel like a kid and this is what you want to do.”

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Spazi vuoti rianimati dalle startup sociali

Erano le ciminiere a delineare, nell’Ottocento, il profilo delle città. Oggi sono i palazzi e i capannoni, simboli del mix tra terziario e manifatturiero. Nell’economia della conoscenza quali saranno i luoghi che disegneranno il profilo del futuro? Per scoprirlo basta seguire le tracce dei luoghi dell’innovazione e della creatività, come i fablab, i coworking, gli incubatori, i luoghi culturali come le esposizioni d’arte, co-housing, nuove residenze d’artista, luoghi di nuovo welfare. Queste attività stanno trovando una nuova casa nei tanti luoghi abbandonati disseminati per l’Italia. All’insegna della sostenibilità.

Il paese dispone di un patrimonio di oltre sei milioni di beni inutilizzati o sottoutilizzati (significa più di due volte la città di Roma) tra abitazioni ed altri immobili pubblici, parapubblici e privati, come ex fabbriche e capannoni industriali dismessi, ex-scuole, asili, oratori e opere ecclesiastiche chiuse, cinema e teatri dismessi, monasteri abbandonati, spazi di proprietà delle società di Mutuo Soccorso e delle Cooperative Case del Popolo, Cantine Sociali, colonie, spazi comunali chiusi (sedi di quartiere ed altri spazi di proprietà quali lasciti), beni confiscati alla mafia, “paesi fantasma”. E la lista dell’Italia lasciata andare a se stessa è lunghissima.

È proprio in questi luoghi marginali, in questi residui della storia che si stanno scrivendo pezzetti di futuro, fatto di innovazioni, micro-impresa e talenti creativi, accompagnata sempre dall’entusiasmo delle comunità. «Non è la grande industria, l’infrastruttura che in altre epoche cambiava i destini di un paese. Si tratta di nuove nicchie di mercato, magari piccole e locali, ma che funzionano» spiega Giovanni Campagnoli, che ha raccolto le migliori best practice sul sito www.riusiamolitalia.it. Ne emerge un’Italia in fermento, con luoghi marginali che tornano a rinascere grazie soprattutto alla spinta di giovani. Non si tratta solo di presidi sociali sul territorio ma di vere e proprie attività economiche nell’ambito del welfare, dell’educazione, del turismo, della green economy. «I giovani mettono in campo piani di sostenibilità economica con startup sociali e culturali – aggiunge Campagnoli, autore del libro Riusiamo l’Italia (edito da Il Sole 24 Ore) –. Puntano alla diversificazione delle entrate, dipendono sempre meno da enti pubblici e sono più autonomi, grazie alla raccolta fondi, alle fondazioni ex bancarie, alla partecipazione a bandi». Così ad esempio a Rovereto lo spazio giovani Smart Lab, gestito da un’associazione di promozione sociale, nei primi sei mesi di avvio ha oltre 3.200 soci, l’80% under 35, occupandosi di programmazione musicale, artistica, incubatore di imprese, spazi co-working, sale prove, culture giovanili (generando un fatturato previsto, per questo primo anno, di circa 250mila euro).

«Questi spazi sono veri e propri “beni comuni” – scrive Campagnoli nel libro – che possono rappresentare una piccola, ma significativa misura “anticiclica”, perché producono occupazione giovanile, risorse economiche, socialità, cultura, aggregazione, sviluppo locale». Campagnoli, che lavora da anni nel sociale ed è di formazione bocconiana, ha anche calcolato l’impatto sull’occupazione: l’intervento anche solo sull’1 per mille degli immobili indurrebbe la creazione di 73mila posti di lavoro, con un contributo al calo dell’occupazione del 4,8 per cento. La stima potrebbe certamente crescere laddove il pubblico agisca da facilitatore. E proprio con questa consapevolezza il Comune di Bologna ha approvato a febbraio di quest’anno il «Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani». Altri 15 Comuni lo hanno adottato e un’altra cinquantina ci stanno lavorando. Perché il problema maggiore è come risolvere alcuni ostacoli, anche burocratici, come per esempio l’assunzione di responsabilità.

Cosa succede se qualche genitore si fa male mentre sistema la scuola del figlio il sabato? Il regolamento scioglie questo e altri nodi riuscendo così a dare applicazione concreta al principio di sussidiarietà. «Di fatto il regolamento libera risorse – spiega Gregorio Arena, docente di Diritto amministrativo all’Università di Trento e presidente di Labsus, che ha lavorato due anni col Comune per il regolamento –. E permette un salto culturale per cui agli occhi dello Stato i cittadini diventano portatori di capacità, di risorse, non più oggetto di bisogni da soddisfare». E a Bologna da due anni il Comune offre gratis gli spazi abbandonati nei quartieri. Sono un centinaio di palazzi e 1.200 aree di edilizia pubblica concessi a costo zero o a bassi canoni per far ripartire l’aggregazione e l’economia.

Anche lo Stato, a livello centrale, si muove. L’anno scorso il ministero della Difesa ha annunciato la concessione gratuita di 700 tra caserme, depositi, fortificazioni, bunker, terreni e rifugi alpini. La formula prescelta dovrebbe essere la valorizzazione d’onore con una concessione gratuita per dieci anni a chi presenterà un adeguato progetto. Il ministero conferma l’intenzione di dare seguito all’annuncio, con iniziative nei primi mesi del 2015.

 

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Funivia sul Tevere: municipio spettatore, più compattezza per il bene della Magliana

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Ieri, il Municipio XI, ha perso un’occasione per essere parte del cambiamento e della rigenerazione che la Magliana attende da anni quando il Consiglio municipale ha bocciato l’atto che chiedeva di sostenere il progetto di Roma Metropolitane per realizzare un collegamento tramite funivia leggera sul Tevere fra la stazione della Metro B “Eur Magliana” e quartiere Magliana: un’opera importante per la mobilità cittadina, un’occasione per riqualificare l’area dell’ex scuola “8 Marzo” in via dell’Impruneta. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI.

Il progetto, il cui costo di realizzazione stimato è di 22 milioni di euro da finanziarsi con capitali pubblici o sponsor privati, sarà comunque portato avanti dal Campidoglio poichè il Municipio non ha competenza diretta; lascia stupiti, però, pensare come l’Istituzione di prossimità, che dovrebbe essere più vicina ai cittadini e quindi conoscere l’estremo degrado di quella zona e dell’edificio dell’ex scuola “8 Marzo” e nonostante si sia più volte espressa per la sua riqualificazione, davanti all’unico progetto concreto in campo, manchi di visione e prospettiva restando appunto, spettatrice.

L’atto in questione, sottoscritto da me e dai colleghi del PD Cellamare, Coltorti, Fadda, Pascucci e Vastola ha trovato in Aula il sostegno del Movimento 5 Stelle, mentre, purtroppo, è mancata una parte della Maggioranza, che invece di esser compatta a sostegno dell’opera, si è persa in personalismi di cui stento a riconoscere e comprendere le ragioni politiche, considerato inoltre che l’atto in questione è stato depositato quasi un anno fa e che ampio spazio per la discussione poteva esserci. Difficile quindi per me spiegare come la Lista Civica non abbia sostenuto un atto che nella versione approvata all’unanimità in Campidoglio porta come primo firmatario proprio il Capogruppo capitolino e le ragioni che abbiano condotto alcuni colleghi del Partito Democratico ad astenersi o addirittura a votare contro, ponendo loro stessi in contrasto con quanto espresso dal PD in Campidoglio, con quanto previsto dalle Linee programmatiche del Presidente Veloccia, ma soprattutto con quanto deliberato durante l’esame del provvedimento in Commissione, dove il Gruppo del PD ha dato parere favorevole.

Oggi più che mai sono necessarie responsabilità e compattezza per affrontare le sfide che la città ci pone. Una maggioranza compatta e coesa non presterebbe così il fianco ad una Opposizione che, dopo cinque anni di totale immobilismo sul tema, continua “coerentemente” a volere il degrado della Magliana, un pò come SEL che, come nella passata consiliatura si oppose al progetto di riqualificazione dell’ex fabbrica Buffetti aprendo poi la strada, grazie alla Legge sul Piano Casa, ad un maggior numero di appartamenti in luogo di importanti servizi previsti per il quartiere e oggi dimostra di non aver imparato la lezione, continuando a porre veti ideologici, dei quali i cittadini della Magliana sono ormai stanchi.

La Magliana merita di più e la politica deve saper cogliere le occasioni di sviluppo che si presentano come in questo caso dove, un luogo da anni abbandonato, pericolante e con uno stabile illegalmente occupato, potrebbe essere recuperato ospitando una delle stazioni dell’impianto e dotando la zona di servizi per il quartiere ed aree verdi. Al contempo la Città di Roma si doterebbe di un’infrastuttura in grado di trasportare 2200 persone ogni ora, una soluzione ecologica, rapida e di facile implementazione che in 14 mesi, da progetto, potrebbe essere realizzata, ed integrata nel sistema di trasporto esistente; una scelta importante anche in relazione al nuovo Stadio della Roma che si realizzerà nella vicina area di Tor di Valle e dall’importante valore turistico in vista della candidatura della città alle Olimpiadi del 2024.




Acqua potabile ed elettricità dai rifiuti organici umani, il progetto riuscito della fondazione di Bill Gates

Progetto Omniprocessor è stato finanziato dal magnate americano Bill Gates

Acqua potabile dai rifiuti umani. E’ questo l’ultimo progetto finanziato da Bill Gates attraverso la sua fondazione, la Bill & Melinda Gates Foundation.

Il progetto, che prende il nome di Omniprocessor, è stato sviluppato dalla società di Seattle Janicki Bioenergy per trasformare i rifiuti umani in energia rinnovabile e acqua potabile.

E lo dimostra lo stesso Gates sorseggiando un bicchiere d’acqua e dichiarando:

Un bicchiere di deliziosa acqua potabile. Come quella di una bottiglia.

Il progetto Omniprocessor è stato creato principalmente per affrontare sia il problema della scarsa igiene che la frequente mancanza di acqua potabile ed energia elettrica nei Paesi in via di sviluppo.

COME FUNZIONA. Al momento l’impianto di prova si trova a Seattle, ma presto ne sarà realizzato uno in Senegal, nella città di Dakar, dove entrerà in funzione a pieno regime per la sperimentazione a fine 2015. Grazie ad un motore a vapore questo macchinario è in grado di trasformare i rifiuti organici in elettricità e acqua potabile producendo esclusivamente cenere come rifiuto da smaltire. Il macchinario impiega solamente cinque minuti per trasformare rifiuti organici solidi in acqua potabile ed è in grado di produrre fino a 86.000 litri di acqua al giorno e 250 kW di energia elettrica con i rifiuti organici di circa 100.000 persone.

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APPasseggio: appuntamenti 2015 di passeggiate culturali

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Buon 2015 cari Gowalkers!

Ben ritrovati e benvenuti ai nuovi iscritti.

Finite le feste, riprendiamo le nostre salutari (e disintossicanti) abitudini.

Già da questo fine settimana abbiamo una prima novità: il progetto che la nostra Associazione ha avviato insieme all’Associazione Festina Lente – Arte e Archeologia, dal titolo “EcologicaMente: passeggiate, pedalate e walkshops nell’VIII Municipio“.
A partire dall’11 gennaio, infatti, avremo dodici domeniche consecutive all’insegna della cultura, dell’ecosostenibilità e della creatività nel territorio del Municipio Roma VIII.
Abbiamo già pubblicato sul nostro sito il programma completo dell’iniziativa ma daremo opportuna informazione sui singoli eventi nelle prossime newsletter settimanali.

Ed ecco il dettaglio delle passeggiate del weekend:

Roma, sabato 10 gennaio 2015, dalle 10,15 alle 13,00
Il Tevere: storie di un fiume che prima era navigabile
Accompagna: Antonella Sciancalepore

APPasseggio propone un itinerario lungo il fiume da Piazza dell’Emporio sino a Piazza del Porto di Ripetta.
Dall’antico porto fluviale, l’Emporium, ci trasferiremo all’Arsenale pontificio fatto costruire da papa Clemente XI per i navigli commerciali. Cercheremo poi di immaginare i traffici del vecchio Porto di Ripa Grande a Trastevere e del Portus Tiberinus nell’area antistante la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, a poca distanza dalla Cloaca Maxima, “la fogna più grande” di Roma. E poi l’Isola Tiberina con i suoi edifici, Via Giulia, zona di banchieri e mercanti, il Lungoitevere della Farnesina con la splendida villa, il Porto dei Travertini oltre il Santo Spirito, per finire al porto Clementino, meglio noto come Ripetta, dove si localizzava l’idrometro. L’itinerario sarà occasione per conoscere storie di barche, navigazione e commerci dall’antichità alla fine dell’Ottocento.

Punto di incontro: Piazzale dell’Emporio, sul marciapiede all’angolo con Lungotevere Testaccio
Lunghezza: circa 4,5 km
Info: 339-3585839
Max 25 persone
Costo: offerta libera

CEDOLA DI PRENOTAZIONE

Domenica 11 gennaio 2015, dalle 10,30 alle 13,00
Roma, Londra e città utopiche: curiosità e molto altro camminando nel quartiere Flaminio
Accompagna: Chiara Morabito

Il nostro itinerario vuole riscoprire l’aspetto inedito e meno noto della zona che da piazza del Popolo giunge al Ponte della Musica, costeggiando la via Flaminia: l’affascinante casa-museo dello scultore Hendrik C. Andersen e la sua la città “visionaria”, la street pseudo-londinese della “Piccola Londra”, la magia di silenziose piazzette nascoste a due passi dal Lungotevere delle Navi, i vecchi circoli sportivi, gli edifici in stile razionalista di importanti architetti, che “chi l’avrebbe mai detto!”…

Punto di incontro: Piazzale Flaminio, di fronte alla Banca Intesa San Paolo
Coordinate: 41.911908, 12.475200
Punto di arrivo: Ponte della Musica, piazza Gentile da Fabriano
Lunghezza: circa 4 km
Info: 339-3585839
Max 20 persone
Costo: offerta libera

CEDOLA DI REGISTRAZIONE

Domenica 11 gennaio 2015, dalle 10,00 alle 13,00
Walkshop ecologico: La terra che cura, le cure della terra.
Gli orti urbani della Casa delle Autonomie
a cura delle Associazioni culturali GoTellGo e Festina Lente

Walkshop ecologico tra progetti didattici, orti urbani e sogni in costruzione. Presso l’istituto agrario G. Garibaldi si visiteranno il Museo della macchine agricole, il caseificio, la serra e la stalla; si proseguirà verso gli orti urbani della Cooperativa sociale integrata e agricola Giuseppe Garibaldi che illustrerà il progetto di inclusione sociale e lavorativa di adolescenti e giovani adulti con autismo basato sul motto ‘La terra che cura, le cure della terra’. L’incontro si concluderà con la proiezione del documentario ‘Agricoltori da slegare’ (Italia 2011, 31′) di Raffaella Bullo e un piccolo rinfresco offerto ai partecipanti dalla Trattoria Garibaldi.

Punto d’incontro: Via Ardeatina 524, ingresso Istituto Agrario (ITAS) G. Garibaldi
Coordinate: 41.829412, 12.517968
N. max partecipanti: 40
Info: 3335934734
Costo: gratuito

CEDOLA DI PRENOTAZIONE

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Altre informazioni

Per chi è del quartiere Monteverde o limitrofi, informiamo che a partire da fine gennaio partiranno a nostra cura, presso la sede di Monteverde Living Lab in via Busiri Vici 10, dei gruppi di conversazione libera in inglese e francese per chi intendesse migliorare divertendosi il proprio inglese e/o francese.

Ogni incontro, della durata di un’ora e mezza, si svolgerà sotto la guida di un tutor madrelingua o bilingue che orienterà la conversazione su temi che varieranno di volta in volta: cinema, letteratura, musica, arte, moda, viaggi, cibo…
Sono previsti tra gli 8 e i 12 partecipanti per ogni gruppo.
Il costo di ogni incontro è di 10 euro.
Possibilità di scegliere carnet da 5 incontri (45 euro) o 10 incontri (80 euro)
da consumarsi quando si vuole entro tre mesi.

Per maggiori informazioni e possibilità di prenotarsi clicca qui




Sfratti, Milano con Roma e Napoli «Il Governo proroghi il blocco»

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Nel capoluogo lombardo sono 4 mila le sentenze di sfratto dal 2008 al 2013. In Lombardia un quinto dei procedimenti eseguiti

È allarme sfratti nelle grandi città: tra queste, anche il capoluogo lombardo. A lanciarlo sono Francesca Danese, Daniela Benelli e Alessandro Fucito, assessori alle Politiche abitative di Roma, Milano e Napoli, le tre aree metropolitane più grandi d’Italia, che chiedono al governo di prorogare il blocco degli sfratti e scongiurare una situazione altrimenti ingestibile da un punto di vista sociale e da quello dell’ordine pubblico. Fra le 30 e le 50 mila famiglie, in tutta Italia, rischiano di finire in strada per la mancata proroga degli sfratti di fine locazione. Dall’inizio della crisi, sotto la Madonnina sono state 4 mila le sentenze di sfratto a Milano tra il 2008 al 2013. In Italia, il 70% delle famiglie avrebbe i requisiti di reddito e sociali (anziani, minori, portatori di handicap) previsti dalla legge per la proroga. «E comunque, lo stesso Viminale ammette l’incompletezza dei suoi dati — sottolineano Francesca Danese, Daniela Benelli e Alessandro Fucito — . Oltre 70 mila le sentenze di sfratto in Italia alla fine dello scorso anno, più di 30 mila quelli eseguiti, il 90% dei quali per morosità, spesso incolpevole. Il presupposto delle proroghe consisteva nell’impegno del governo di sostenere con adeguati piani i comuni ma questi piani non si sono ancora visti».

Le richieste di intervento della forza pubblica da parte degli ufficiali giudiziari sono state oltre 120 mila. Ogni giorno sono 140 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica. Non esistono statistiche su quelli che avvengono senza la polizia e, più in generale, le cifre ufficiali sono largamente sottostimate. Una sentenza di sfratto colpisce, secondo le statistiche, una ogni 353 famiglie. Ma, escludendo le famiglie proprietarie di case e gli assegnatari di alloggi pubblici, significa che ogni anno in Italia una sentenza di sfratto, quasi sempre per morosità incolpevole, tocca una famiglia su quattro. Quasi un quinto degli sfratti sono stati eseguiti in Lombardia, il 15% nel Lazio e l’8% in Campania. «Ecco perché torniamo a chiedere con forza la proroga del blocco degli sfratti e politiche abitative strutturali che ci consentano di uscire dalla logica dell’emergenza. Su questo sollecitiamo una urgente riunione della consulta casa dell’Anci perché sia ben chiaro il grido di dolore proveniente dalle città metropolitane dove forte è il disagio».

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La carovana delle periferie riparte da Tor Sapienza

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#romaripartedatorsapienza l’hastag scelto da Asia Usb per la mobilitazione in programma sabato 10 gennaio in viale Morandi. “È ora di mandare un avviso di garanzia a chi governa la città”

“È da Tor Sapienza che parte l’atto d’accusa delle periferie della capitale al sistema affaristico, malavitoso e parassitario che sta affamando gli abitanti della città”. Lo afferma il Sindacato Asia Usb il quale, dopo le battaglie contro la vendita all’asta delle case popolari, ha annunciato una nuova ondata di mobilitazioni che partirà proprio da Tor Sapienza sabato 10 gennaio.

PROCESSO AL GOVERNO DELLA CITTA’ – L’incontro promosso dal Sindacato si terrà in viale Giorgio Morandi, presso il Centro Culturale situato nell’area centrale all’interno dei palazzi popolari “Vogliamo partire da Tor Sapienza – scrive sul proprio sito l’associazione inquilini e abitanti – Cominciare da lì la carovana e il processo. La carovana delle periferie ed il processo al governo della città.

“Questo movimento deve unire i quartieri e le persone, deve rompere l’isolamento ed accumulare forza. Deve mettere in moto un’onda impetuosa destinata ad abbattersi su un sistema ormai senza alcuna credibilità. Il processo deve servire a raccogliere tutti gli atti d’accusa che ogni territorio scriverà contro chi governa ed ha governato Roma”.

PERCHE’ TOR SAPIENZA – #romaripartedatorsapienza l’hastag scelto per la manifestazione. Perché Tor Sapienza? “Tor Sapienza – spiega l’associazione – vanta un’origine di centro culturale, costruito da lavoratori e cresciuto sui valori dell’antifascismo. Nelle scorse settimane invece è stato descritto come un quartiere razzista che dà la caccia all’immigrato e sostiene le esibizioni odiose della destra xenofoba.

“I media hanno partecipato alla costruzione di questo stereotipo e la politica si è preoccupata di spostare il centro di accoglienza, tornando a dimenticare il quartiere per le sue tante sofferenze. Poi l’inchiesta giudiziaria su Mafia Capitale ha messo in luce come il sistema degli affari sui centri di accoglienza fosse collegato agli stessi attori che promuovevano le proteste, in un circolo infernale che favorisce la guerra tra poveri e lascia le periferie abbandonate a sé stesse”.

CASE IN VENDITA – Non mancano critiche al Piano Casa del governo Renzi. “In questa città spremuta, sfruttata e nello stesso tempo abbandonata si cala poi la paradossale scelta del governo Renzi di mettere in vendita tutto il patrimonio di case popolari. Piove sul bagnato, non solo non intervengono a combattere disagi ed esclusione sociale, ma ci cacciano di casa. La misura è colma, la periferia non può rimanere a guardare. È ora di mandare un avviso di garanzia a chi governa la città, una notifica formale che gli abitanti delle periferie stanno indagando su di loro”.

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Casa, approvato in Giunta il piano operativo triennale

“Con il varo della delibera sul Piano operativo triennale per l’assistenza alloggiativa riusciremo, grazie allo strumento del buono casa, ad avere sempre meno famiglie nei residence”, lo dichiara in una nota l’assessore alle Politiche Sociali e alla Casa, Francesca Danese, a margine della Giunta che ha approvato l’atto sul Piano operativo per l’assistenza alloggiativa temporanea per il triennio 2015/2016/2017.

“La delibera darà piena attuazione, con azioni innovative, alle linee guida sull’assistenza abitativa temporanea e al piano di intervento per il sostegno abitativo e servirà a garantire più trasparenza e legalità, un servizio migliore e l’accoglienza per chi non può essere destinatario di un buono casa.

Oggi sono 1900 i nuclei familiari in assistenza abitativa – spiega l’assessore Danese – e già 194 di questi possono accedere subito al buono, che consente di trovare un alloggio, a canone concordato, a carico del Comune. La delibera riapre inoltre i termini per le manifestazioni di interesse, permettendo anche a chi ha rifiutato questo percorso di ripresentare domanda. A breve – conclude l’assessore – istituiremo un tavolo di confronto con la Prefettura, i sindacati e i movimenti per il diritto all’abitare che saranno coinvolti, appena possibile, in una conferenza cittadina sulla casa, esperienza pressoché inedita per la Capitale”.

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Una Befana, cento Befane

befanaUn esercito di Befane scende su Roma, la città che più ama l’Epifania e ne fa la festa dei bambini per eccellenza. Oppure è sempre lei, la Befana, che il 6 gennaio si fa in cento per soddisfare tutti i desideri di romani e turisti. E stavolta il carbone può restare in deposito alla stazione di partenza delle scope…

Cosa c’è, dunque, nella calza della Befana romana 2015? C’è ovviamente Piazza Navona e ci mancherebbe: è la sua patria… Ma poi c’è musica d’ogni genere, da quella corale del Choir Winter Fest (tra Santa Maria in Trivio, la Sala Baldini e San Lorenzo in Panisperna) alle calde suggestioni di Musicometa alla Chiesa Luterana di via Toscana 7, dal contemporary delle “proiezioni sonore” ai Mercati di Traiano ai ritmi di danza (e alle coreografie) di Shall we dance in via Aventina.

Ci sono gli artisti di strada con un vero e proprio festival dedicato (Buskers in town) tra piazza del Popolo, via del Corso, Fori Imperiali e rione Monti. Ci sono gli automi meccanici, a tema “epifanico”, che i bambini possono costruire partecipando ad appositi laboratori. C’è il teatro stanziale e itinerante, i burattini che viaggiano in autobus, il Pinocchio dei detenuti di Regina Coeli che – già “imprigionato” – per la Befana diventa “liberato”. E non manca, ovviamente, il “village”, stavolta alla Città dell’Altra Economia.

Tradizione allo stato puro o rivisitato, piaceri (per l’occhio, per l’orecchio, per il palato), momenti di serena riflessione e partecipazione in tutta semplicità: la Befana, che a Roma è di casa, a Roma non si risparmia, portando via tutte le feste (come recita l’antico adagio) con la festa più ricca.

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Assemblea Generale Zero Waste Lazio

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Sabato prossimo 10 gennaio h 10 – PRESSO UNA SALA NEI PRESSI DELLA METRO A CHE SARA’ COMUNICATA A BREVE GIRO per la convocazione della ASSEMBLEA GENERALE ZERO WASTE LAZIO in relazione ai recentissimi ed importanti passi avanti fatti il 16 dicembre in Campidoglio con l’approvazione della Delibera “Roma verso Rifiuti Zero”, di cui invio il testo ufficiale in allegato, che comporterà per il 2015 un grosso lavoro di costruzione del PERCORSO PARTECIPATO CITTADINO …..

– con la costruzione insieme alle associazioni territoriali ed alle istituzioni dei 15 OSSERVATORI RIFIUTI ZERO MUNICIPALI, e dell’OSSERVATORIO CENTRALE RIFIUTI ZERO,

– con la predisposizione della relazione per il progetto RomaRiusa 2014 in vista del nuovo ciclo di appuntamenti per il 2015 in TUTTI I MUNICIPI, collegato ai nuovi progetti di ECO-PARCHI in vari Municipi di Roma,

– con la previsione di nuovi SEMINARI di formazione, ASSEMBLEE di quartiere e di Municipio,

Per realizzare questo imponente lavoro abbiamo ora bisogno della DISPONIBILITA’ DI VOI TUTTI A COSTRUIRE IL FUTURO DI ROMA , partendo ovviamente dalla necessità che Zero Waste Lazio si dia una STRUTTURA OPERATIVA ADEGUATA ai vari progetti di cui ognuno di voi potrà dedicare parte del proprio tempo.

L’Ordine del giorno è riassumibile quindi nei seguenti punti:

1) Delibera “Roma verso Rifiuti Zero”: prospettive di lavoro per il 2015 e rapporto con il Movimento Legge Rifiuti Zero

2) Approvazione della relazione da inviare all’ass.re Estella Marino sul progetto RomaRiusa 2014, valutazioni sul progetto 2015 e sulla costituzione di Zero Waste Lazio in ONLUS ai fini della gestione di vari progetti

3) Informazione sul percorso del Progetto Europeo – Horizon 2020 in fase di definizione con Enea – Università – RomaCapitale e tanti altri soggetti in Italia ed in altri paesi europei

4) Rinnovo cariche sociali del Consiglio Direttivo e del presidente – segretario – tesoriere (scadute dal 6 dicembre 2014)

4) Varie ed eventuali