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Housing sociale, nel Lazio cambiano le regole

Novità sulle modalità e sui criteri per l’alienazione degli alloggi. Prevista la creazione di una anagrafe presso gli uffici comunali e l’introduzione di sanzioni pecuniarie per i proprietari che non rispettano gli obblighi previsti dal nuovo regolamento.

Dopo l’approvazione della legge che ha modificato il Piano Casa da parte del Consiglio Regionale, avvenuta lo scorso mese di novembre, la Giunta Zingaretti ha adottato le modifiche al Regolamento per la gestione degli alloggi per l’housing sociale.

Il testo, per concludere l’iter di approvazione, è stato trasmesso alla commissione consiliare competente che potrà apportare ulteriori modifiche.
Lo ha reso noto la Regione Lazio sottolineando che sono stati rispettati i tempi previsti dalla legge per adeguare il testo del regolamento alle nuove norme.

PROCEDURE PIÙ SNELLE. Il regolamento introduce importanti novità, regole nuove e più chiare che i proprietari degli immobili dovranno rispettare nella gestione degli alloggi a canone calmierato. Sono state snellite le procedure per l’individuazione dei soggetti a cui saranno affittati gli appartamenti. Ridefiniti, migliorandoli, i criteri per la determinazione dei canoni d’affitto tenendo in considerazione gli indirizzi della normativa nazionale sulla riforma delle locazioni.
CAMBIANO LE MODALITÀ E I CRITERI PER L’ALIENAZIONE DEGLI ALLOGGI. Altre novità riguardano le modifiche relative alle modalità e ai criteri per l’alienazione degli alloggi, riferendo i prezzi di vendita alle quotazioni medie dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare. Si tratta di una scelta che tiene conto della sostenibilità economico finanziaria degli interventi, che incentiva fortemente la realizzazione di nuove case con affitti a canone calmierato, che è orientata verso il rinnovo e la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente e risponde in parte al più generale problema dell’emergenza abitativa. Per questo motivo è stata prevista la possibilità, per chi già ha realizzato gli alloggi per l’housing sociale, di adeguarsi per la gestione degli stessi ai criteri e agli indirizzi del nuovo Regolamento.
ANAGRAFE DEDICATA ALL’HOUSING SOCIALE. Con il nuovo regolamento si restituisce un ruolo centrale alle amministrazioni comunali nelle attività di controllo. Si prevede, infatti, che sia istituito presso gli uffici comunali una specifica anagrafe dedicata all’housing sociale, finalizzata al monitoraggio dei nuovi alloggi da destinare a canone calmierato. Inoltre, viene mantenuto l’obbligo da parte dei proprietari di trasmettere ai Comuni i contratti di affitto sottoscritti con i conduttori.
SANZIONI PECUNIARIE. Altra importante novità è quella relativa all’introduzione di sanzioni pecuniarie per i proprietari che non rispettano gli obblighi previsti dal regolamento.

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Consumo di suolo, INU: incentivi fiscali alla rigenerazione urbana

Dagli urbanisti 11 proposte di modifica al disegno di legge all’esame del Parlamento

Incentivi fiscali e contributivi di livello locale che stimolino la rigenerazione urbana; moratoria sulle nuove edificazioni valida quantomeno fino alle disposizioni regionali; eliminazione della possibilità di consumare, tre anni dopo l’approvazione della legge, una quantità di suolo pari al 50% di quello consumato nei 5 anni precedenti.

Sono alcuni degli emendamenti al disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo e sul riuso del suolo edificato, proposti dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).

I tempi sono maturi “per adottare provvedimenti incisivi a livello nazionale – spiega l’INU. È ormai generale infatti la presa di coscienza, anche da parte dell’opinione pubblica, della centralità di temi come il contenimento del consumo di suolo e l’incentivazione alle pratiche di rigenerazione urbana per un innalzamento della qualità della vita e per una maggiore prevenzione dai danni provocati da eventi meteorologici estremi”.

L’Inu avrebbe preferito che i temi citati fossero affrontati in un organico provvedimento di riforma della disciplina di governo del territorio, e non in un testo che rischia di essere parziale e non risolutivo. Tuttavia intende collaborare nel merito della stesura del provvedimento, e offre al legislatore undici emendamenti per il suo miglioramento.

Le proposte di modifica traducono le perplessità dell’INU sul testo e propongono la via per “rafforzare” alcuni punti deboli. Gli urbanisti propongono 11 emendamenti, tra cui:

– una definizione più univoca e condivisa di “consumo di suolo”, sostituendola o almeno integrandola con il concetto di “suolo urbanizzato”, evitando il concetto di permeabilità/impermeabilità, che rischia di essere troppo specialistico e di difficile applicazione;

– strumenti, nel testo nazionale, che diano la possibilità di mettere a punto a livello locale misure di incentivazione di tipo fiscale e contributiva che stimolino le pratiche di rigenerazione urbana;

– la predisposizione di un “Catasto degli usi e della qualità del suolo”, finalizzato a quantificare e localizzare, oltre alle superfici agricole o comunque con suolo naturale, anche quelle passibili di miglior utilizzo o riuso, in quanto sottoutilizzate o dismesse, tra le aree comunque urbanizzate. La realizzazione di questo catasto secondo criteri omogenei sul territorio nazionale renderebbe disponibile una base dati costantemente aggiornata a disposizione delle regioni e del governo, fondamentale per il monitoraggio dell’efficacia della legge, che altrimenti rischia di essere una dichiarazione di principi senza apprezzabili effetti pratici;

– la modifica della disciplina della moratoria: essa dovrebbe essere valida quantomeno fino alle disposizioni regionali, che di fatto inaugurano il corso della nuova disciplina, e non ha senso stabilire come limiti in prima battuta l’approvazione del decreto sul consumo di suolo (che per essere efficace deve comunque attendere le misure regionali) e in seconda battuta l’arco temporale di tre anni. Va prevista inoltre un’esclusione dalla moratoria delle sole opere pubbliche già programmate;

– l’eliminazione della norma che stabilisce che, trascorsi i tre anni dall’approvazione della legge, sia ammesso il consumo di una quantità di suolo pari al 50% di quello già consumato nei cinque anni precedenti. In tal modo infatti si tornerebbe ad ammettere senza alcuna regolazione nuovi consumi di suolo ma soprattutto si andrebbero a premiare i comuni meno virtuosi;

– l’eliminazione della parte della legge che disciplina caratteri e modi del recupero degli insediamenti rurali dismessi. Si tratta di disposizioni che dovrebbero essere inserite in una norma dedicata al recupero dell’edilizia rurale e che sarebbero troppo puntuali, forse, anche per un testo di legge regionale. Il livello di dettaglio stride inoltre con la genericità con cui vengono invece definiti e disciplinati gli interventi di rigenerazione urbana.

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Regione Lazio si aggiudica 1,8 miliardi fondi europei

Zingaretti: “Rilanciamo sviluppo e lavoro”

“Vittoria! Il Lazio nel primo gruppo di Regioni con programma fondi Fse e Fesr approvati dall’Europa. 1,8 miliardi per sviluppo e lavoro”, così su Twitter il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha espresso la sua soddisfazione per l’obiettivo raggiunto dalla sua amministrazione nell’aggiudicarsi i fondi dell’Unione Europea.
Buone notizie da Bruxelles infatti per la Regione Lazio, oggi la Commissione Europea ha infatti approvato il piano di finanziamenti per il periodo 2014-2020, e la Regione Lazio di è aggiudicata 913,2 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai 902,7 milioni di euro previsti dal POR Fse (Fondo sociale europeo) 2014-2020 approvato dalla Commissione Europea nel dicembre scorso. A queste importanti risorse, sulle quali la Regione Lazio conta per rilanciare produzione e occupazione, si potranno aggiungere ulteriori fondi per 780,7 milioni provenienti da altri programmi comunitari. Le principali voci d’intervento per le risorse stanziate dal Fondo sociale europeo riguardano i settori della Scuola, la Formazione, il Lavoro, il Contrasto alla povertà, l’Inclusione sociale ed il sostegno al reddito. Per quanto riguarda il Por Fesr gli interventi riguarderanno lo Sviluppo economico, la Cultura, l’Ambiente Energia e Territorio, i Trasporti e la Mobilità e l’Agenda digitale.

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Renzo Piano: “Non dobbiamo fare cosmesi”




Festival internazionale di installazioni luminose case popolari di roma

Nel XII Municipio di Roma, nella stessa via, di fronte a Ponte Testaccio hanno la loro sede Nero Magazine (lungotevere degli Artigiani 8) e Teatroinscatola (lungotevere degli Artigiani 12). La diffusione dell’arte contemporanea e l’attenzione agli aspetti qualitativi della proposta artistico culturale è il denominatore comune delle due realtà Il progetto “A Roma, l’architettura moderna c’è ma non si vede”. Giulio Carlo Argan Festival Internazionale di Installazioni Luminose in occasione dell’Anno Internazionale della Luce 2015 dal 26 al 29 Marzo 2015 h 19/24 Quattro artisti di fama internazionale illuminano quattro unità abitative di Edilizia Popolare (Ater ex I.A.C.P. di Roma, Istituto Autonomo Case Popolari) In collaborazione con l’Arch. Isabella Vitali, l’architetto Oscar Santilli, la partnership con A.T.E.R. Nei primi anni del Novecento l’edilizia popolare per merito dei progettisti e del clima culturale non era ancora concepita per nude unità statistiche, differenziate solo per numero di letti e di astratte tipologie standard. Il progetto prevede un’illuminazione artistica di alcuni significativi esempi di architettura di edilizia popolare nelle aree semicentrali e periferiche di Roma, per contribuire alla riqualificazione e rigenerazione dell’esistente, soprattutto di ciò che qualitativamente è valido, ma spesso poco conosciuto o poco valorizzato. Il festivale è un progetto di valorizzazione del patrimonio architettonico della città di Roma, che vuole restituire al pubblico spazi e luoghi poco valorizzati. Prevede che alcuni esempi di architettura del periodo che va dal primo modernismo italiano ai giorni nostri diventino oggetto di particolari interventi di “illuminazione d’artista” più vicini al mondo dell’arte contemporanea che a quello dell’illuminotecnica. Attraverso il medium della luce artificiale, artisti di fama internazionale verranno chiamati a “riscoprire” architetture nascoste nel tessuto urbano della Capitale e a creare nuovi ed inusuali itinerari culturali, attivando l’interesse e la partecipazione di nuove fasce di pubblico. Secondo Piero Ostilio Rossi infatti “l’architettura moderna resta uno degli argomenti meno familiari al grande pubblico che, d’abitudine, tende ad identificarla o con la crescita distorta della periferia urbana o con quelle soluzioni che (…) restano inevitabilmente “brutte” se confrontate con gli esempi del passato”. Questo vale tanto più per Roma, città dall’immenso patrimonio storico archeologico, che in era moderna si è sviluppata in maniera disordinata e secondo logiche spesso clientelari rispondenti alla più bieca speculazione edilizia. È un’architettura, per utilizzare le parole di Giorgio Muratore, “spesso nascosta, che non si concede facilmente, ma che va rincorsa attraverso le pieghe infinite che ne nascondono i piccoli come i più grandi tesori Il progetto intende rappresentare un primo passo in questo senso, avvalendosi di uno sguardo nuovo e creativo come quello degli artisti visivi, che si cimenteranno nel confronto con la città e i suoi spazi. I luoghi scelti: – Borgata Primavalle, Architetto Giorgio Guidi, 1938-1940/1953-1954, Quartiere Primavalle, Municipio Roma XIV – Borgata San Basilio, Architetto Tancredi, 1953-1954, Quartiere San Basilio, Municipio Roma IV – Quartiere Costanzo Ciano (Borgo del Trullo), Architetto Roberto Nicolini, 1942, Quartiere Trullo, Municipio Roma XI – Borgata Quarticciolo, Architetto Roberto Nicolini, 1940 e 1954, Municipio Roma V Cosa chiediamo Chiediamo il vostro aiuto per la realizzazione del Festival attraverso donazioni e diffusione della nostra raccolta fondi. Perchè chiediamo il vostro aiuto Siamo un’associazione culturale costituita nell’aprile 2004. Non abbiamo mai avuto nessun tipo di sostegno continuativo da enti pubblici Da dieci anni proponiamo eventi culturali molti dei quali ad ingresso gratuito, presso la nostra sede (per la quale paghiamo l’affitto ad un privato di circa 2.000 euro al mese, che invece ci piacerebbe dare al Comune di Roma se ci concedesse uno spazio)

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Podemos snobba le banche: finanzia la politica con il crowdfunding

Il partito spagnolo guidato da Pablo Iglesias sceglie un metodo alternativo per raccogliere fondi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: dalle amministratie alle politiche di novembre. Ai sottoscrittori la promesse di rimborsare tutto una volta ricevuti i finanziamenti pubblici.

L’hashtag è esplicito: #SinBancosSePuede. Nessun ricorso ai prestiti bancari per finanziare le campagne elettorali. E’ la scelta strategica di Podemos, la formazione emergente del panorama politico spagnolo che, oltre a proporre un modo alternativo di governare la cosa pubblica, vuole lanciare un segnale anche dal punto di vista della gestione interna. Il partito guidato da Pablo Iglesias sceglie il metodo del “crowdfunding” in vista dei prossimi appuntamenti con le amministrative e, probabilmente, anche per le politiche in programma a novembre. Appello ai simpatizzanti perché sostengano i candidati con il microcredito. A cambio, la semplice promessa di restituire i fondi una volta ricevuto il finanziamento pubblico che arriverà solo a urne chiuse e quando il partito avrà una presenza stabile nelle istituzioni.

L’esperimento è già stato realizzato con successo in Andalusia, dove si voterà per le regionali il 22 marzo in seguito allo scioglimento anticipato dell’assemblea locale da parte della presidente Susana Díaz (il voto nazionale per le amministrative – municipi e comunità autonome – sarà due mesi più tardi). La candidata di Podemos al governo di Siviglia, Teresa Rodríguez, ha lanciato un appello che è stato subito raccolto dai simpatizzanti del partito: chiedeva 100mila euro, che sono arrivati nel giro di ventiquattr’ore sotto forma di piccoli versamenti attraverso la piattaforma Fiare Banca Ética.

“Il 22 marzo ti restituiamo l’Andalusia. Aiutaci a finanziare la campagna elettorale sottoscrivendo un microcredito Podemos. Quando ci bonificheranno la sovvenzione elettorale, ti restituiremo la cifra versata”. Un patto sulla fiducia. Lo stesso metodo di finanziamento era stato adottato in occasione delle Europee dello scorso 25 maggio, che segnarono l’esordio (sorprendente) di Podemos sulla scena politica spagnola. Con la differenza che, in quell’occasione, il partito non si impegnava alla restituzione del prestito.

Secondo la legge elettorale attualmente in vigore, ogni partito riceve, dopo il voto, una sovvenzione calcolata in funzione dei risultati ottenuti e delle spese sostenute. Per non avere difficoltà nella restituzione del prestito, Podemos tende a fare una stima al ribasso delle proprie necessità per l’organizzazione della campagna. Ma si tratta sempre di stime basate su sondaggi che in questo momento danno il partito in forte ascesa e che solo il responso delle urne potrà confermare o smentire.

Fino ad ora, non esiste in Spagna una regolamentazione precisa del “crowdfunding”. Tuttavia, i siti web che si occupano di prestiti fra privati sono soliti pretendere una garanzia ipotecaria dalla persona che sollecita il prestito. Condizione alla quale sfuggono i responsabili di Podemos. La Corte dei conti, proprio dopo le ultime Europee, ha rilevato una serie di incongruenze nel rapporto presentato dal partito di Iglesias, senza tuttavia riscontrare nulla di illegale. L’organo di controllo ha però messo in allerta il Parlamento sulla necessità di colmare il vuoto legislativo e regolamentare in modo preciso il “crowdfunding” politico.

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Vita da freelance

The economist non ha dubbi: il 2015 è l’anno dei freelance, dei consulenti o dei professionisti che lavorano per le imprese in proprio, senza rapporti di dipendenza diretta, senza legami stabili e duraturi con le aziende per le quali svolgono una prestazione. I freelance sarebbero la vera risorsa della economia on-demand, ovvero il sistema per cui le persone sono impiegate e pagate per il solo tempo necessario. E sempre secondo l’Economist il sistema on-demand è destinato ad una affermazione molto rapida, perché risponde alle esigenze della tecnologia e delle abitudini sociali.

I rischi connessi a queste dinamiche ci sono e implicano una azione di governo sulle previdenze e sulla fiscalità. In sintesi, per l’autorevole periodico londinese, dal momento che sta cambiando il mondo del lavoro ed il modo di lavorare, occorre cambiare anche i sistemi di tassazione e di tutela di chi lavora sulla base delle nuove dinamiche. Ma se in Inghilterra ,o negli States, i freelance sono una risorse, in Italia restano un soggetto incompreso, confinato in un limbo fiscale e previdenziale decisamente dispendioso al quale corrispondono zero tutele. Esistono anche da noi i freelance, e sono meglio noti come il popolo delle partite Iva. Fanno le stesse cose dei loro colleghi inglesi o americani, ma sono individui di cui ancora oggi non si comprendono le modalità di lavoro, le aspirazioni, le ambizioni e gli stili di vita.

Per capire meglio come funziona questo universo sociale affascinante e sconosciuto bisogna per forza farsi un giro in un CoWorking, oppure intercettare una delle rare occasioni in cui i liberi professionisti si ritrovano per confrontarsi e scambiarsi informazioni.

Nel Coworking, che oggi va di moda almeno tanto quanto l’incubatore di imprese, altro sconosciuto soggetto che sforna partite IVA nuove di zecca, i freelance lavorano fianco a fianco, ognuno nella loro postazione, e fanno rete, condividono e contaminano competenze, cioè scambiano quello che è il loro vero valore, le competenze appunto. Il Coworking è il regno del freelance che sfugge alla domestication, cioè a quel percorso di abbruttimento personale che lo porta a lavorare con il suo pc portatile sul tavolo della cucina in ciabatte ed in pigiama, perennemente connesso con il mondo e con le aziende per cui lavora. Il freelance, individualista più per necessità che per vocazione, quando riesce a fare rete diventa fortissimo, perché interpreta in maniera ottimale quello che è il vero valore nell’economia di oggi, la rete, la reputazione, la flesibilità totale, la competenza e la conoscenza di sistemi complessi ed interconnessi.

Ci sono poi gli altri, quelli che lavorano da casa e si concentrano sul cliente, o che lavorano nell’azienda affianco ai dipendenti. Per questi la Partita IVA è una necessità, nel senso che o partita IVA o niente lavoro. Nessuno può dire quanti siano le false Partite IVA in circolazione. Ed è ancora più difficile ragionare su come definire il perimetro entro cui la partita IVA è una forma di subordinazione mascherata. Sicuramente sul tema va fatta la necessaria chiarezza: la questione non riguarda solo le Partite Iva, ma il sistema nel suo complesso: se si punta sul contratto a tutele crescenti allora è evidente che occorre razionalizzare il mercato del lavoro in Italia, la cui complessità rasenta il paradosso.

Il 2015 in Italia potrebbe non essere l’anno del freelance, anzi. Il Governo alle prese con un complicato ed impegnativo progetto di riordino del mercato del lavoro, molto flessibile in entrata e decisamente rigido in uscita, ed alle prese con i noti complessi problemi di bilancio e di gestione delle casse della previdenza pubblica, ha previsto un innalzamento della aliquota della gestione separata dell’INPS, ovvero la cassa dei freelance, che non hanno albo e non sono considerati ditte o aziende individuali.

Il provvedimento ha suscitato proteste ed imbarazzi, oltre alle promesse da parte del Governo di porre rimedio in tempi rapidi. E al di là del merito, ovvero dell’aumento dei contributi e del prelievo fiscale, il provvedimento ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora dentro cui ci sono tutte le contraddizioni e le arretratezze del sistema di welfare in Italia. Per limitarsi ad un solo esempio basta dire che le partite IVA pagano l’INPS ma non hanno diritto praticamente a nulla, e che l’aumento dell’aliquota da versare andrà a coprire, almeno in parte, il NASPI, l’assicurazione per l’impiego da cui le Partite IVA sono totalmente escluse. In sintesi il welfare è pensato e tagliato per il mondo dei subordinati, ma il mercato del lavoro in Italia va verso una direzione diversa, molto più complessa di quello che si vorrebbe. E per semplificare probabilmente non basta rendere meno conveniente dal punto di vista fiscale una forma giuridica o un contratto di lavoro, ma bisogna realmente ripensare un sistema di welfare che segmenta e fraziona ulteriormente un mercato del lavoro già duale e poco equo dalle origini.

Il tema dei freelance inoltre non dovrebbe interessare solo i freelance, ma tutto il sistema Italia: i freelance sono tendenzialmente giovani, con tasso di istruzione alto, fanno lavori innovativi e hanno grande capacità di aggiornarsi. Sono insomma i cervelli su cui si è investito in istruzione e formazione. Sono i rappresentanti di una società liquida in un mondo fluido, ma che si vuole bloccato dentro schemi probabilmente superati. E probabilmente non basta incoraggiare le aziende ad assumere per assorbire entro schemi più “ordinati” un milione e mezzo di partite IVA, dal momento che le consulenze sono per definizione esternalizzate dalle aziende.

Nel frattempo i freelance, per la prima volta anche in Italia, hanno iniziato il 2015 da un lato senza sapere come fatturare le prestazioni svolte, in attesa di capire quanto dovranno versare all’Inps o al fisco, ma dall’altra cercando di organizzare una protesta ed alcune richieste al governo. Hanno ovviamente scelto come teatro della loro protesta il web ed i social media, terreno che conoscono ed in cui si muovono molto bene, tanto per ricordare al Governo Renzi che cambiare verso nel mercato del lavoro si può solo se si accetta di aggiornare le analisi e di uscire da schemi e matrici che oggi non fotografano più il mondo nelle sue dinamiche di cambiamento reale. Quindi niente scioperi o manifestazioni, ma tweet bombing e flash mob per un tema, quello dei freelance vale di più dell’aumento dell’aliquota dell’inps e parla di un sistema di tutele che va esteso e reso efficiente. Promuovere e sostenere i freelance significa renderli professionisti veri e più forti rispetto alle committenze. Pensare che tutti i freelance si facciano assumere dalle aziende per cui svolgono una prestazione è pura fantasia. Per ragionare sui freelance serve un cambio di prospettiva ed una cultura del lavoro finalmente al passo con i tempi, che sono quelli dell’on-demand, praticamente a tutti i livelli, altrimenti è come pensare di mettere il famoso gettone nell’IPhone. E se anche i freelance e il popolo delle Partite IVA, per definizione individualisti e incapaci di pensarsi come gruppo sociale, incomincia ad organizzarsi e a farsi sentire forse c’è da porsi qualche domanda e da pensare seriamente su quali contropartite dare a chi finora non ha praticamente ricevuto nulla.

http://www.qdrmagazine.it/2015/02/28/6r_castagno.aspx

 




Orti, bici e libri: così nasce la rete sociale delle periferie

Critical MAS è il progetto che mette insieme associazioni cittadine, Comune e gruppi spontanei per aumentare la coesione sociale in tre quartieri intorno alla città. Rinascono spazi e spuntano nuove iniziative.

C’è chi coltiva la verdura all’ombra dei palazzi di periferia e chi “accompagna” i nuovi residenti delle case popolari a inserirsi nel quartiere, ci sono gli incontri con i sapori della cucina nordafricana e quelli con i formaggi artigianali dei Gruppi d’Acquisto Solidali. E ancora – in cantiere – una biblioteca di quartiere e una ciclofficina popolare. Nella periferia di Gallarate cresce la rete solidale e comunitaria, il progetto si chiama Critical MAS, con una sigla che fa riferimento alle iniziali dei tre dalle quartieri interessati: partendo da un consistente finanziamento di Fondazione Cariplo, da un anno e mezzo le associazioni locali hanno avviato le diverse iniziative di coesione sociale in tre rioni intorno al centro di Gallarate.

Arnate è un quartiere cresciuto negli anni intorno ad una frazione dalla forte identità, è il rione dove per certi versi più facile è individuare spazi da condividere, luoghi dove fare socialità (la rete comprende anche l’associazione arnatese Buon Vicinato). La villa comunale di via Marco Polo da ex sede di Circoscrizione comunale è divenuto uno degli spazi più frizzanti animati da Critical MAS. In via Marco Polo si ritrova da due anni e mezzo Gaspensa, il gruppo di acquisto solidale che ogni due settimane vede i partecipanti “smistare” in cassette di legno la frutta e la verdura biologica che arrivano da produttori locali e d’Italia. La rete ha consentito di aiutare a crescere l’esperienza anche in altre zone della città: «Gaspensa ha accompagnato la nascita di GasAuser, che oggi ha una ventina di famiglie aderenti» spiega Cristina Rizzelli di Aislo (una delle realtà che promuovono Critical MAS). «I due gruppi fanno anche acquisti insieme, ad esempio quelli di olio e formaggi».

Ad Arnate la Fondazione Exodus sta seguendo l’utilizzo del campo di via Forze Armate, spazio comunale che è frequentato spontaneamente dai residenti della zona (anche dai bambini) e dai ragazzi del gruppo Ultimi Mohicani. Le associazioni di Critical MAS hanno anche promosso l’evento al canile cittadino lo scorso 13 settembre, in collaborazione con l’associazione Apar: i ragazzi della cooperativa Naturart hanno realizzato un murale per ravvivare questo spazio in estrema periferia e il gruppo spontaneo Gallarate Pedala – nato nell’ultimo anno – ha promosso una ” gita di scoperta” dal centro di Gallarate.

«La rete tra le associazioni sta funzionando bene, si sta ampliando e dà maggior valore a tutte le forze presenti in città e aumentando le occasioni di socialità» commenta Cinzia Colombo, assessore alla partecipazione. «I numeri sono in crescita, sono attività che servono a valorizzare forze che già erano presenti. E abbiamo in cantiere anche nuove iniziative frutto anche di suggerimenti da cittadini e associazioni coinvolte». Non solo un progetto “chiuso”, ma un insieme di attività in evoluzione: così nella villa di via Marco Polo stanno germogliando altre due esperienze. È quasi ai nastri di partenza la “biblioteca di quartiere”: «Non si tratta di una vera biblioteca, quanto di uno spazio per la promozione della lettura, che sarà animato da volontari». I primi incontri hanno portato a formare una prima dotazione di libri, mentre dentro al festival Filosofarti 2015 sarà promosso un incontro. L’altro progetto è quello della Ciclofficina Popolare, un’esperienza che un gruppo di ciclisti ha iniziato ad avviare e che troverà “casa” appunto in via Marco Polo, animando gli spazi in altri momenti della settimana (l’edificio era già usato ad esempio dalla Corale Arnatese, realtà associativa molto legata al rione).

Nel quartiere di Madonna in Campagna Critical MAS è soprattutto orti urbani: qualche decina di “coltivatori”, «un gruppo forte e molto unito» dice Stefania Vanetti referente per Fondazione Exodus. Nel gruppo ci sono molti anziani e pensionati del quartiere, ma anche giovani famiglie e alcuni dei “gasisti”, cioè dei partecipanti ai Gruppi d’Acquisto Solidale. «La funzione di coesione sociale – spiega ancora Rizzelli di Aislo – in questo caso sta funzionando davvero bene, il 28 di settembre c’è stata la festa Verde Salvia, organizzata dagli stessi ortisti, ha partecipato anche l’agronomo Antonio Mazzarella che ha fornito consigli per l’orticoltura anche per altre persone interessate, ad esempio per chi vuole fare gli “orti in balcone”». Gli orti urbani sono stati anche al centro di polemiche politiche e di qualche attrito con i “vicini di casa” che abitano i palazzi vicini: situazioni viste anche in altre realtà con orti urbani che si tenta di superare man mano con attenzione ad alcuni nodi problematici, come la gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata.

La zona di Madonna in Campagna ha anche una grande concentrazione di case popolari ed è qui che Fondazione Exodus – capofila del progetto Critical MAS – ha attivato uno sportello di mediazione sociale, aperto al giovedì in via Allende (nel mezzo di una zona di case popolari e in cooperativa. «Uno spazio che è anche in rete con servizi sociali, punto di raccolta di informazioni e bisogni che vengono trasmessi ad associazioni o Comune» spiega ancora Stefania Vanetti. Exodus sta avviando anche un servizio di accompagnamento per i nuovi assegnatari di alloggio popolari, che aiuta a districarsi tra documenti e burocrazia ma che passa anche dall’introduzione tra i vicini di casa e dalle eventuale mediazione linguistica, per stranieri. Alcune associazioni di stranieri hanno promosso (negli spazi dell’oratorio) feste solidali, dove la condivisione parte dai piatti cucinati secondo le tante tradizioni diverse. Il quartiere ha visto anche una festa multietnica solidale, promossa dall’associazione Yad Fi Yad, e la riapertura di una sede locale Auser.

Più lenta è la crescita degli interventi di Critical MAS a Sciarè, quartiere che ancora oggi è povero di spazi comuni di aggregazione e ritrovo. Exodus ha promosso l’uso dello spazio Girandola in via Olona-Vigorelli, aperto alle associazioni di rione ma anche al Summer Camp Exodus. C’è poi il parchetto di via Bergamo: uno spazio comunale mai pienamente recuperato, che lo scorso 25 ottobre ha ospitato una castagnata. Stefania Vanetti non nasconde qualche difficoltà: «Da molti via Bergamo è considerata solo un luogo di passaggio, più che una zona da frequentare. In primavera partiremo con la riqualificazione del verde e riallaccio dell’acqua». È la nuova sfida di Critical Mas per il 2015, tra spazi comuni da far rivivere e socialità.

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L’importanza dei “contenuti” nei Piani Urbanistici Generali delle città di Puglia

Tutti i comuni devono aspirare ad essere una città-comunità, perché i caratteri dei “centri urbani” sono accentuati dal modo in cui si intendono i caratteri delle “periferie”.

È necessario e fondamentale, oggi più che mai, impiantare il tema delle proposte concrete e dei “contenuti” nei Piani Urbanistici Generali da ideare e attuare, nonché degli “strumenti” che creano la possibilità di dotarli di un’idea di città-comunità, cogliendo l’opportunità di alcuni aspetti operativi e assoggettandoli a criteri metodologici e funzionali.

Guardare alle periferie – I Piani Urbanistici Generali devono proporre, in modo evidente, una unitarietà di intenti delle città, ma coordinati nella loro natura di Piani, comprendendo anche le palesi imprecisioni che la scala del disegno impone, e farli in termini generali e quantitativi, nella giusta dimensione e localizzazione delle aree, servizi, spazi, infrastrutture, con una corretta distribuzione della “densità” abitativa. Contemporaneamente bisogna dare i “contenuti” a questa unitarietà, formulando innanzitutto il modo di intendere i centri urbani e le periferie che aprono alla campagna circostante: entrambi vanno considerati come categorie fondamentali della struttura urbana e fortemente correlati tra loro, perché i caratteri dei “centri urbani” sono accentuati dal modo in cui si intendono i caratteri delle “periferie”: non è un caso che queste risultano sempre voltare le spalle alla campagna circostante, guardando ai centri, senza essere “qualitativamente periferia”. Per questo è essenziale che i Piani Urbanistici Generali considerino importante i centri urbani altamente qualitativi e le periferie che a corona completano le città e il rapporto con il territorio agricolo circostante, sperimentando progettualmente una unitarietà urbana non solo sotto l’aspetto quantitativo, ma soprattutto in termini qualitativi.
Taranto

Per una città-comunità – Tutti i comuni devono aspirare ad essere una città-comunità, nonostante differenze significative sia funzionali che strutturali che si evincono con chiarezza vivendo le città; ma questa idea dell’equilibrio qualitativo deve essere visivamente percepibile e deve trasmettere la sensazione di equipotenzialità tra i centri e le periferie con tutti i suoi aspetti le differenze significative individuabili con chiarezza nella stessa storia urbana. Anche i modi costruttivi, i modi di vivere i luoghi urbani costituiscono, essi stessi, i valori della stratificazione storica degli edifici a cui va riconosciuta la dignità del periodo in cui sono nati e costruiti senza alterare i dettagli visivi e architettonici. Diversamente si altererebbe la storia urbana che, nel bene e nel male, ha costituito e costruito le città nel tempo, intuendone i valori, i caratteri architettonici, i caratteri e le risposte sociali a cui molti edifici hanno dato risposte, i modi in cui le città si sono ampliate.

Attraverso questi elementi strutturanti si può percepire una storia, una vera storia urbana, che va compresa, restaurata, completata degli elementi mancanti, dando dignità agli edifici, agli abitanti, alle aree urbane, senza alterarne i valori con sovrapposizioni formali che sottendono ad altri periodi storici o alludono a livelli sociali falsi. Va evitata l’alterazione visiva della storia urbana attraverso l’alterazione segnica dei dettagli architettonici non corrispondenti al tempo in cui vengono realizzati.

Tutto ciò va sintetizzato nelle scelte e nei “contenuti” che i Piani Urbanistici Generali devono esprimere ed è solo attraverso questa metodologia operativa che si possono realizzare fisicamente le città-comunità in relazione tra loro non solo per contingenze geografiche ma anche e soprattutto per contestualità culturali, antropologiche, artistiche, storiche e infrastrutturali, caratterizzando così i “contenuti” dei Piani Urbanistici Generali delle città-comunità di Puglia.

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Canili comunali di Roma e Mafia Capitale: AVCCP risponde con le adozioni e la professionalità

Simona Novi: “Anche nel mese di gennaio 2015,  i professionisti AVCPP su 137 cani entrati hanno dato una casa a 148 cani”

 

Accertata l’ombra di Mafia Capitale sui canili comunali

E intanto AVCPP

continua a far uscire dalle gabbie più cani di quanti ne entrano

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ROMA, 11 febbraio 2015 – Nel mese di gennaio 2015 sono entrati nel canile di ingresso di Roma, Muratella, 137 cani. Ma ne sono usciti tra adozioni, affidi e ricongiungimenti con le famiglie che li avevano smarriti, 148. Confermando il consuntivo 2014, con più animali usciti di quanti entrati.

 “Le cooperative legate a Mafia Capitale hanno partecipato alla gara per la gestione dei canili comunali di Roma, certo non per dare benessere agli animali e servizi ai cittadini  – afferma Simona Novi, presidente AVCPP – I professionisti della nostra associazione, invece, persone che guadagnano una media di 1200 euro al mese per gestire 30.000 telefonate l’anno, accogliere in canile 20.000 cittadini l’anno, gestire migliaia di cani e gatti in entrata ogni anno – nel 2013 sono entrati 2620 cani e gatti, mentre nel 2014 ne sono entrati 2060 ma solo perché c’è stato il blocco estivo agli ingressi – stabilizzare centinaia di animali presenti ogni giorno nelle gabbie e continuare, come da 20 anni, ad essere efficaci per il benessere degli animali ed efficienti per il committente, Roma Capitale”.

 Nel 2014 sono entrati nel canile di ingresso di Roma Muratella 2060 animali di cui 1313 cani. Di questi 1313 cani, 1207 sono usciti tra adozioni, affidi (cani ancora non sterilizzati) e ricongiungimenti con le famiglie che li avevano smarriti. Se a questi 1207 cani usciti si sommano anche i 138 decessi che purtroppo si sono registrati (a causa delle condizioni critiche in entrata, di malattie terminali o in ragione della tarda età: un dato costante negli anni) si evince che su base annua sono stati 1345 i cani che non hanno occupato le gabbie dei canili comunali di Roma, superando di ben 32 unità il punto di pareggio tra le entrate e le uscite di animali.

 “Da 20 anni accogliamo migliaia di cani e di gatti ogni anno che arrivano in condizioni assai critiche perché malati, feriti, morsicatori, maltrattati, sequestrati, terrorizzati e smarriti, e li inseriamo in gabbie occupate da altri cani, li stabilizziamo e li facciamo nuovamente uscire, ricongiungendoli alle vecchie famiglie o trovando per loro una nuova casa. Aspettiamo, noi che gestiamo perché abbiamo vinto 2 licitazioni private e partecipato alle 3 gare che dal 2008 sono state promulgate senza – e non certo per nostra responsabilità – andare a buon fine, la quarta gara. Che, ci auguriamo, preveda l’unico criterio sensato: la capacità di fare adozioni, tracciate e certificate” conclude Simona Novi, Presidente dell’Associazione Volontari Canile di Porta Portese, la onlus no profit che gestisce dal 1997 i canili comunali Muratella, Rifugio Ponte Marconi ex Cinodromo e Rifugio Vitinia ex Poverello e svolge attività di adozioni e volontariato a titolo gratuito per Roma Capitale in un canile privato convenzionato romano. “I canili privati convenzionati con il Comune di Roma, che gestiscono ogni giorno migliaia di animali, hanno un grave deficit di adozioni. Con spreco di denaro pubblico e nessuna speranza per il futuro per animali che rimangono a vita chiusi in una gabbia. A dimostrazione che il modello pubblico di accoglienza degli animali vaganti non può essere messo in discussione”.