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Periferie, immigrazione, emigrazione, innovazione

Di Vico-k78D-U31101790782392swC-656x492@Corriere-Web-SezioniSi parla di nuovo di perdita di posti di lavoro a causa dei robot. È un tema carsico che periodicamente riciccia sui media. Ma il tema vero è facile da identificare. Il sistema più immediato per vedere come sarà il nostro futuro è guardare come sono gli Stati Uniti. Lì il lavoro è in maggior parte nei servizi che si dividono tra quelli ad alto e quelli a basso valore. I primi sono coperti da alta scolarizzazione, i secondi da bassa e in genere da immigrati. La particolarità italiana però è che noi formiamo poca alta scolarizzazione che serve al nostro mercato del lavoro per cui buona parte emigra come ci racconta il risultato dell’indagine raffigurata. Ciò provoca, in particolare, un’impoverimento demografico delle nostre periferie che, invecchiate, temono maggiormente “l’invasione” di migranti giovani che vanno a coprire i servizi a basso valore rifiutati dai nostri giovani scolarizzati. Questo è il cul de sac economico ma anche socio/percettivo in cui siamo rinchiusi. Spendiamo risorse per formare professionalità che non ci servono e che disperdiamo all’estero. Importiamo mano d’opera per lavori di basso valore, manodopera che crea percezione d’insicurezza nelle nostre periferie democraficamente impoverite.




Il pianto dei coccodrilli

maura

A pochi giorni dalla bocciatura da parte del governo della Commissione sulle periferie, le periferie dimenticate si sono, a Torre Maura, riprese il palcoscenico.

In questi territori dove vivono 15 milioni di italiani, molti di loro ultimi e penultimi, il tema sicurezza reale e percepita esiste e cresce per mancanza di una proposta nazionale e coordinata che metta al centro i problemi, le paure, il disagio, l’emarginazione sociale ed economica di molti che ci vivono.

Interventi episodici e non pianificati, anche meritori come i 708 nuovi alloggi dell’Ater di Roma, lasciano in trincea gli amministratori locali senza una strategia politica sull’edilizia popolare che ormai, a Roma come nell’intero Paese, manca da almeno vent’anni.

A Roma, poi, ormai diventata un’emergenza nazionale, continuano a non parlarsi il Comune e la Regione.

Occorre un piano nazionale d’investimenti sulle periferie partendo dalle unanimi conclusioni della Commissione sulle periferie della scorsa legislatura per la cui riproposizione noi continueremo a batterci.

 




Villaold vs Barbarians De Noantri

rugby 23




Tutti possono avvicinarsi al rugby

rugby




Esploracconto per Roma

ESPLORACCONTO per ROMA - Panunzi - MACRO ASILO - sabato 2 Feb - ore 18-20Un milione di albe e di tramonti

potremo alzarci in volo su Roma, la città che rigenera l’architettura

con Stefano Panunzi

Sabato 2 febbraio 2019 ore 18 al Macro Asilo  – sala Rome – in via Nizza, 138 – Roma

ingresso gratuito




La vicenda del CARA di Castelnuovo di Porto

eiTutta la vicenda del CARA di Castelnuovo di Porto si inserisce in confronto aspro e ideologico che l’attuale conduzione del Viminale ha portato ad una voluta esasperazione. Come definito nella Carta della Buona Accoglienza del 2017 promosso da ANCI e Centrali della Cooperazione Sociale – AGCI Solidarietà, Confcooperative/ Federsolidarieta’, Legacoopsociale, e sottoscritto con il Ministero degli Interni, la “ buona accoglienza “ si genera nei piccoli numeri e nella diffusione sul territorio tramite , come ad esempio nei Centri SPRAR, un difficile e complesso lavoro di comprensione degli immigrati e una progressiva assimilazione di una cultura dei diritti e dei doveri spesso lontana dai contesti di provenienza. Ritenendo quindi i CARA strumenti legati alla emergenza più che ai processi di inclusione e quindi superabili da un sistema integrato di servizi di “buona accoglienza “ è impossibile non notare l’indifferenza dimostrata dalle disposizioni del Viminale , sia per le persone ospitanti , sia per il lavoro svolto in una contesto difficile dalla Coop Sociale Auxilium, dagli Operatori Sociali, dal Comune di Castelnuovo di Porto per produrre ambienti e relazioni dignitose e equanimi. L’espulsione immediata e non programmata ha provocato una frattura sociale nelle comunità che tanto avevano scommesso sul miglioramento delle reciproche differenze e resi vani tutti gli sforzi prodotti dalla Scuola e dagli Enti Locali e dai Servizi Sociali Territoriali di acccopagnamento verso delle integrazioni e delle autonomie che avrebbero progressivamente svuotato il contenitore emergenziale del CARA. Non si è cercata una evoluzione del processo in essere, come testimoniato da più parti , provocando dolore ed incertezza. Il ravvedimento parziale sulla condizione dei minori che hanno in essere percorsi scolastici non dichiara se non l’imbarazzo di sostenere una posizione irrispettosa dei principi umani di accoglienza, dei dettati costituzionali, dei trattati internazionali. Deprechiamo quindi comportamenti irrituali nei riguardi della Coop Soc Auxilium, dei lavoratori impegnati presso il CARA, della comunità degli accolti e della Comunità accogliente. Ringraziamo il Sindaco Travaglini per la generosità dimostrata nel rappresentare la propria Comunità, auspichiamo un ripensamento attuativo rispettoso delle fragilità degli immigrati ospitati. 




Il terzo settore alla prova della riforma con il progetto Capacit’Azione

capacitazione

200 moduli didattici per offrire un’interpretazione condivisa delle nuove regole previste dalla legislazione. Capofila dell’iniziativa, il Forum Terzo Settore Lazio in collaborazione con Forum nazionale del Terzo Settore e CSVnet, con il sostegno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Coinvolti oltre 1300 esperti. Primo modulo formativo giovedì 17 gennaio a Milano 

Il terzo settore italiano prende in mano la “sua” riforma con un progetto di formazione che nel corso del 2019 interesserà tutto il territorio nazionale. Si chiama Capacit’Azione e prevede oltre 200 incontri formativi. L’obiettivo è di offrire una chiave di lettura comune sulla legge 106 del 2016 e l’insieme di atti legislativi che riorganizzano il funzionamento e la struttura delle principali espressioni dell’impegno sociale senza scopo di lucro.

Capofila del progetto, il Forum Terzo Settore Lazio in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo Settore e CSVnet e con la partnership di Anpas, Anteas, Arci, Auser e CdO-Opere sociali. Collaboratori di sistema sono Acli, Anci Lazio, Anffas, Associazione Pro Bono, Coordinamento periferie, Legambiente, Leganet e Legautonomie. Capacit’Azione è realizzato con i fondi del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali in seguito all’Avviso per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale ai sensi dell’articolo 72 del Codice del terzo settore (decreto legislativo 117/2017).

Un’iniziativa unica nel suo genere rivolta a oltre 1.300 operatori che sui territori già si occupano di non profit, e che a loro volta formeranno gli enti di terzo settore (Ets) sulle novità previste dalla riforma, in continuo aggiornamento. Coinvolti anche più di 130 funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione, figure strategiche per la corretta attuazione della normativa, grazie alla collaborazione dell’Anci, Leganet e Legautonomie. Un meccanismo a cascata per raggiungere tutti soggetti interessati agli adeguamenti previsti dalla nuova legge – circa il 70% del totale e in particolare i circa 100 mila coinvolti nelle modifiche statutarie. La riforma, infatti, apre a nuove opportunità per un sistema che, come dimostrano i dati dell’ultimo censimento Istat dedicato al non profit in Italia, è in continua evoluzione: tra il 2011 e il 2016 le istituzioni non profit sono aumentate del 12,2 per cento, passando da 301 mila a 343 mila, di cui più di tre quarti con volontari al loro interno (+9,9 per cento) e con un aumento del 16,2 per cento del numero di dipendenti (da 680 mila a 812 mila).

Dalla gestione fiscale e amministrativa degli Ets al tema della sussidiarietà, dai beni comuni alla finanza sociale, dalle forme di convenzionamento alla trasparenza, dalle regole di funzionamento della vita associativa al ruolo dei centri di servizio per il volontariato: in programma otto unità didattiche, macro aree funzionali e strategiche per la vita e lo sviluppo degli Ets su cui la riforma interviene radicalmente. Una formazione di qualità, quella prevista da Capacit’Azione, grazie al lavoro di decine di docenti e uno staff di oltre 40 persone, garantita da un’équipe scientifica di alto livello. 

Il primo appuntamento formativo con il modulo introduttivo su “Contesto, senso e obiettivi generali della riforma” è in programma a Milano per giovedì 17 gennaio alle ore 9 presso la sede delle Acli in via Luini 5. All’incontro interverranno Valeria Negrini, portavoce Forum terzo settore Lombardia, Attilio Rossato, presidente CSVnet Lombardia, Francesca Danese, portavoce Forum terzo settore Lazio, Claudia Fiaschi, portavoce Forum nazionale del terzo Settore, Giorgio Casagranda, consigliere CSVnet, Emanuele Rossi, della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e Donata Lenzi, già relatrice in Parlamento della Riforma del Terzo settore. Seguiranno gli incontri in tutte le altre regioni di Italia, secondo un calendario consultabile qui.

Alla formazione si aggiunge la sfida di un progetto di informazione destinato a tutti coloro che sono interessati a comprendere le novità previste dalla nuova legislazione e seguirne passo dopo passo il percorso per renderla funzionante. Si tratta del sito web www.cantiereterzosettore.it, che diventerà presto un contenitore di approfondimenti, sintesi e aggiornamenti sulla riforma del terzo settore, per il cui completo funzionamento mancano ancora oltre 40 decreti attuativi.

Forum Terzo Settore LazioForum nazionale del Terzo SettoreCSVnet

Info: www.cantiereterzosettore.it

Segreteria: segreteria@capacitazione.it – 346/5167078

Ufficio stampa: capacitazione@cantiereterzosettore.it – 349/6333886




“Roma è lontana”

214431999-21abe7ae-253e-44e4-9e45-c4515002859b-300x183Questa la risposta che gli alunni di Tor Bella Monaca, Borghesiana, Torre Maura, Torre Spaccata danno al loro professore Marco Lodoli quando li invita ad andare in centro.

Lo racconta lui oggi sulle pagine della Repubblica di Roma a proposito delle chiusura delle tre stazioni centrali della metro A.

Noi facciamo proprio questo grido d’allarme e di dolore dei ragazzi delle nostre periferie.

Perché non è possibile che in un momento che dovrebbe essere di festa e di gioia come il prossimo Natale non è possibile andare in centro nella capitale d’Italia.

Da ieri mattina, infatti, risultano chiuse, oltre la fermata Repubblica per i noti motivi, tutte e 2 le principali fermate del centro storico: Barberini e Spagna.
Inoltre a Flaminio, l’unica utilizzabile per il centro, è ferma la scala mobile.
La cittadinanza è lasciata senza nessuna informazione sui motivi per tali gravi disservizi.
Il risultato è che, in prossimità del Natale, il centro è ancora più inaccessibile alle periferie.
Il cahier des doléances nei confronti di questa Amministrazione comunale diventa sempre più smisurato tra incendi di autobus e dell’impianto di trattamento dei rifiuti.
La cittadinanza è decisamente preoccupata e stanca.
Noi continueremo a fare la nostra parte di denuncia e proposta in quanto cittadini attivi per una Roma finalmente degna del ruolo di capitale.




Ministro Salvini voglia bene alle Periferie

Oggi il ministro Salvini ha sgomberato la ex-Penicillina sulla Tiburtina. In questo fatiscente e ripugnante luogo di documentato  degrado, ci vivevano, diciamo a peso, 500 fra migranti e anche italiani. In quel luogo  si spacciava, ci si drogava, si nascondeva roba rubata…di tutto e di più rimandandoci alla memoria i Miserabili di Victor Hugo.  Il “condominio” stava lì da tempo. Era ben conosciuto.

Vogliamo dire con franchezza che quel luogo infame rispondeva a due funzionalità. La prima è che quei 500  non vagavano a vuoto di giorno e di notte. Sapevano dove andare. Nel “condominio” c’era una sorta di “autogestione al meglio” anche di transitanti, quindi non pesavano sui servizi sociali dell’Amministrazione. La seconda, di cui il caso Desirè è esempio lampante, era che l’hotel ex-Penicillina era conosciuto e giustamente monitorato dalle forze dell’ordine che andavano a “botta sicura” per avere informazioni e indicazioni precise e preziose  per risolvere problemi securitari. Un tacito scambio.

Ministro Salvini il suo ” ragazzi si chiude” avrà come risultato di aggravare i problemi alla città, ai servizi sociali e a quelle periferie che Lei tante volte richiama e a cui quindi “non vuole bene”.  Abbiamo apprezzato l’ordine del giorno votato dall’Assemblea Capitolina in cui si chiedono risposte conseguenti agli sgomberi, in cui il sostantivo  accoglienza si traduce  in strutture dignitose dove dormire, lavarsi, cibarsi e in cui fare le dovute verifiche.

Ministro Salvini, ora che la vediamo più ragionevole, non crei altre preoccupazioni a Roma. Essendo Lei Il Capitano della Lega e influente Vice-Ministro ci permettiamo di suggerirLe di fare un emendamento alla prossima legge del Bilancio che approda al Senato.

Nel consueto emendamentone che verrà proposto ci inserisca fondi per creare, come a Milano, quelle strutture che mancano a Roma per dare risposte su dove accogliere i 500 della ex- Penicillina.

“Ci voglia bene” Ministro Salvini

 




Decreto Salvini: Campidoglio, un voto oltre le appartenenze

L’approvazione, quasi unanime, in Campidoglio di una mozione sul decreto sicurezza ci conforta su quello che diciamo e pratichiamo da anni nei territori più difficili di Roma.

Condividiamo totalmente questa battaglia di civiltà e siamo, come sempre, disposti a collaborare nella sua attuazione pratica.

Mozione n. 117 del 4 dicembre 2018

(ex art. 109 del Regolamento del Consiglio Comunale)

___________

PREMESSO CHE

  • il dato relativo ai migranti sbarcati è stato nel 2016 di 144.574, nel 2017 di 108.538 e nel 2018 (al 12 ottobre) di 21.426, confermando un trend in calo che dunque non evidenzia la necessità di misure straordinarie;
  • nel Lazio risulterebbero accolte 3295 persone nei Centri SPRAR 12382 nei CAS, di cui molte sarebbero prive del titolo previsto dal Decreto Legge e dunque a rischio legalità con conseguenti ricadute nei centri urbani;
  • a Roma oltre 2325 (dato 2017) MSNA rischiano al compimento del 18° anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada o alternativamente, di richiedere il prosieguo amministrativo con rette (tra i 35 e i 60 Euro giornalieri) a totale carico della Città, fino al compimento del 21° anno di età;
  • l’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei Comuni, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale di cui una buona parte a carico dei Comuni, inclusa Roma Capitale;CONSIDERATO CHE
  • il Decreto Legge in oggetto:
  • elimina la possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare;
  • mira a prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni;
  • elimina gli sportelli comunali che forniscono attività informative, di supporto e di assistenza agli stranieri che intendano accedere ai programmi di rimpatrio volontario-assistito;
  • riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e MSNA escludendo di fatto i richiedenti asilo;
  • esclude la possibilità ai detentori di permesso di soggiorno per richiesta di asilo l’iscrizione all’anagrafe dei residenti;TUTTO CIÒ CONSIDERATO
  • si ritiene vengano vanificati gli sforzi fatti anche della Città di Roma volti ad un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio. Il provvedimento favorirà quindi le grandi concentrazioni di persone nei grandi Centri di Accoglienza Straordinaria, di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per i cittadini. Inoltre, i mancati percorsi di integrazione anche in città più piccole, porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite;
  • si rischia l’aumento delle persone presenti nei Centri di permanenza per rimpatri, compreso quello di Roma. Le difficoltà di mettere in atto rimpatri, viste anche le scarse risorse stanziate per i rimpatri volontari e l’assenza di ulteriori accordi con i paesi di origine, al termine dei 180 giorni, potranno aumentare la presenza di stranieri irregolari favorendo marginalità estreme, occupazioni e illegalità;
  • si favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria di cui abbiamo registrato criticità in questi anni smantellando quella parte finalizzata a dare risposte strutturate, controllate e non emergenziali come i centri di accoglienza (SPRAR) gestiti dai Comuni con percorsi di integrazione in piccole accoglienze.

L’ASSEMBLEA CAPITOLINA IMPEGNA LA SINDACA E LA GIUNTA CAPITOLINA

  • a chiedere al Ministro dell’Interno ed al Governo di aprire un confronto istituzionale con Roma e le Città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori e di approntare tutti gli atti necessari a mitigarne gli effetti in termini di diritti sia per i cittadini che per le persone accolte;
  • ad incrementare le politiche di accoglienza ed inclusione sociale realizzate da Roma Capitale, con particolare attenzione alle fragilità.