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Diritto al gioco

Il sindaco scrive agli amministratori di condominio: “I cortili siano a disposizione dei bambini”

Tutelare il diritto a giocare dei bambini e far sì che i cortili dei condomini diventino sempre più luogo di aggregazione, anche intergenerazionale.

E’ questo lo scopo della lettera che il sindaco Andrea Gnassi ha firmato questa mattina e che nei prossimi giorni sarà inviata agli amministratori di condominio di Rimini, a seguito della modifica del Regolamento di polizia urbana approvata dal consiglio comunale lo scorso 17 aprile. Tra le novità del regolamento infatti c’è anche l’introduzione di un articolo con il quale si garantisce il diritto dei bambini ad utilizzare spazi comuni per giocare. Nel dettaglio si stabilisce che “nei cortili, nei giardini e nelle aree scoperte delle abitazioni private deve essere consentito il gioco dei bambini, fatte salve le fasce orarie di tutela della quiete e del riposo stabilite dai regolamenti condominiali che, in tempo diurno, non possono avere durata superiore a ore quattro”. Da qui la necessità di sensibilizzare gli amministratori di condominio affinché “i cortili e gli altri spazi possano essere messi a disposizione dei bambini ma anche anziani – scrive il Sindaco nella lettera – liberandoli nel limite del possibile dalle auto e dotandoli di giochi e spazi verdi”.

“Nel 1991 il Parlamento italiano ha recepito la Convenzione internazionale sui diritti dell’Infanzia che da quel momento è diventata legge del nostro Stato – ricorda il sindaco  – Nell’articolo 31 la Convenzione afferma il diritto dei bambini al gioco. La nostra società deve quindi operare perché questo diritto venga difeso e garantito per tutti i bambini. Ho avuto modo purtroppo di rilevare che spesso, per decisioni prese anche in epoca lontana, i regolamenti dei condomìni limitano o addirittura proibiscono il gioco dei bambini, negandogli in questo modo un diritto inalienabile. Il gioco infatti rappresenta uno strumento fondamentale per crescere ed è compito di chi amministra porre sempre maggiore attenzione affinché i bisogni e le aspettative dei nostri bambini vengano soddisfatti”. Da qui l’invito agli amministratori di impegnarsi per rivedere i regolamenti di condominio, cancellando le prescrizioni che ostacolerebbero la possibilità dei bambini di giocare liberamente.

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ok sgombero Via Candoni: obiettivo chiusura campi rom

La battaglia per la legalità passa anche dalla lotta alle baraccopoli abusive sparse per Roma, come quella di via Candoni, che questa mattina è stata sgomberata nell’ambito del programma capitolino che vedrà accanto al contrasto ai campi sorti abusivamente, un recupero ed un ripristino di una piena vivibilità e legalità degli 11 campi nomadi regolari della città con un progressivo allontanamento di chiunque non abbia titolo per restare. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

Un’operazione complessa, quindi, che passa dal contrasto al fenomeno delle presenze irregolari per andare verso l’accoglienza di chi, al contrario, ha intenzione di volersi pienamente integrare e che mi auguro si concretizzi presto nell’obiettivo di chiusura definitiva dei campi così come stabilito dalla Commissione Europea nel 2012 ed alla creazione di modelli alternativi che, al contrario, garantiscano l’integrazione e la socializzazione.

Non quindi gli slogan urlati da chi, seguendo Salvini, cerca un consenso che cavalca l’esasperazione sociale ma un lavoro costante con obiettivi ambiziosi che dicono no a qualsivoglia violazione della legalità in un progetto che, al contrario, mira anche alla salvaguardia dei diritti degli abitanti di quelle periferie nelle quali i campi sono stati confinati.




Farmer’s market Corviale: dall’aula ok ma torni la legalità

Il Consiglio del Municipio XI ha approvato oggi un atto affinché il Farmer’s Market di Corviale continui ad operare ma in condizioni di legalità e sicurezza, continuando così a garantire un importante servizio per il territorio; inoltre, considerati gli imminenti lavori di ristrutturazione dello stabile, si è chiesto che le attività possano essere trasferite in un’area limitrofa e che gli operatori siano scelti attraverso un bando pubblico premiando chi nel tempo ha sempre operato nelle regole. – Lo dichiarano Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI e Gianluca Lanzi Capogruppo del Partito Democratico, primi firmatari dell’atto

Noi dobbiamo preservare lo spirito del Farmer’s Market, dei prodotti a chilometro zero e tutelare i piccoli agricoltori che lavorano nella legalità e gli acquirenti che devono aver garanzie rispetto alla filiera produttiva degli alimenti: ad oggi non ci sono queste condizioni, come è stato rilevato in diversi sopralluoghi della polizia municipale e della autorità competenti. Inoltre, per inerzia dell’Amministrazione Alemanno, oggi ereditiamo una struttura dove non esiste un soggetto titolato a gestirla, fatto che ha generato una situazione di promiscuità, di operatività al di fuori delle regole amministrative e di insicurezza, al cui si accompagna una non idoneità dei luoghi dal punto di vista strutturale e sanitario.

La risposta che arriva oggi dall’Aula segna uno stop a tutto questo, pone le basi perchè l’esperienza del Farmer’s Market, dopo i necessari lavori di ristrutturazione, non vada perduta ma venga rilanciata e, nel contempo, forte del successo riscosso tra i cittadini, individua nell’area poco distante, sede dell’attuale mercato infrasettimanale in via Mazzacurati, il luogo dove continuare temporaneamente a svolgere l’attività di mercato, con operatori selezionati attraverso un bando che premierà quelli, risultati idonei nel 2011, che abbiano garantito sinora una presenza continua.




Patrimonio, 20 immobili a bando per imprese giovanili e attività culturali

Il Campidoglio mette a bando 20 immobili di sua proprietà per le imprese giovanili e la cultura, attuando così la delibera di Giunta di luglio 2014 (n. 219) che definisce “bene comune” il patrimonio pubblico. 14 locali sono destinati a progetti innovativi d’impresa proposti da giovani, 6 ad attività culturali. Le domande si accettano fino al prossimo 12 giugno. L’obiettivo, nel solco della delibera citata, è “rivitalizzare il tessuto economico e culturale della città”.

Gli immobili verranno dati ai vincitori in concessione per 6 anni, rinnovabili per ulteriori 6. Due mesi il tempo per avanzare le richieste (come detto, la scadenza è il 12 giugno 2015, alle ore 12), che saranno poi vagliate da una commissione composta da dirigenti e funzionari dei Dipartimenti coinvolti. Per il bando attività culturali il canone potrà essere abbattuto fino all’80% rispetto al valore di mercato in funzione del rilievo delle attività proposte, anche valutando eventuali lavori di riqualificazione.

I due bandi – quello per le concessioni a imprese e quello per le attività culturali – sono nelle pagine del Dipartimento Patrimonio.

Il Campidoglio, commenta l’assessora al patrimonio Alessandra Cattoi, “conferma così la sua volontà di assegnare spazi con la massima trasparenza, attraverso percorsi chiari e secondo precisi criteri di valutazione”. Una prassi che consente di “valorizzare le esperienze migliori e la qualità dei progetti, favorire la diffusione culturale e dare impulso all’economia cittadina”.

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Rigenerazione urbana: tutti ne parlano, ma in Italia “non si muove nulla”

Da Vianello (Audis) le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

“Parlamento e governo sfornano proposte di legge a getto continuo, i convegni si sprecano, siamo sommersi da articoli ed appelli. Ma nel paese, eccetto Milano trainato dall’Expo, non si muove assolutamente nulla”.

Questo il quadro della rigenerazione urbana in Italia secondo Dionisio Vianello, presidente onorario di Audis (Associazione aree urbane dismesse) espressa in un fondo pubblicato sul sito dell’associazione. “Dalla crisi non ne usciamo se pubblico e privato non si decidono a lavorare insieme. Non è facile, soprattutto in Italia non è mai stato facile, ma non è impossibile”, sostiene Vianello, che suggerisce le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

LE LINEE FONDATIVE DEI NUOVI PIANI DELLA RIGENERAZIONE URBANA E CONSUMO DI SUOLO. “La prima sfida passare dalla ristrutturazione edilizia dei singoli edifici alla rigenerazione dei comparti, dall’immobile al quartiere. Ci sono avvisaglie che qualcosa si sta muovendo: le proposte di Romeo, i protocolli AUDIS e GBC”, osserva il presidente onorario di Audis.
“Seconda linea d’azione, le aree e gli immobili dismessi. Dove occorre sviluppare insieme un programma sperimentale per ricostituire le condizioni per l’intervento privato:
– gli interventi di rigenerazione urbana vanno classificati di interesse pubblico (già previsto nella bozza Lupi);
– nei piani si selezionano gli interventi strategici, – non più di tanti, per carità – sui quali si verifica la disponibilità dei privati (proprietari ma soprattutto investitori) e la sostenibilità dei costi di bonifica ed infrastrutturazione;
– schede urbanistiche semplificate: in linea di massima mantenimento dei volumi esistenti, destinazioni d’uso libere (da indicare solo quelle espressamente vietate), vincoli storico-ambientali (dove ci sono) precisati in modo inequivocabile;
– pacchetti di interventi su città pubblica e social housing; rispetto di protocolli di qualità e sostenibilità ambientale; prevedere nel business plan anche la gestione dei complessi una volta realizzati;
– procedura di approvazione mediante accordo di programma certificata in tempi prefissati”.
L’AIUTO PUBBLICO NON È INDISPENSABILE. Secondo Vianello “Un aiutino pubblico certo non guasterebbe, ma comunque non è indispensabile. L’impegno di tutti sta nel realizzare progetti di rilevante utilità pubblica e sociale, ma pur sempre in una logica di mercato”.

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Al via la seconda fase di ‘1000 cantieri per lo sport’

Dall’11 maggio le domande per mutui a tasso zero fino a 150.000 euro per realizzare 500 impianti sportivi di base.

Dall’11 maggio al 15 luglio 2015 sarà possibile presentare le domande per accedere a mutui a tasso zero fino a 150 mila euro per interventi volti a realizzare o ristrutturare impianti sportivi di base.

Così prende il via l’iniziativa “500 impianti sportivi di base”, nell’ambito del progetto “1000 cantieri per lo sport”, nato dalla collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS).

Grazie a questo piano associazioni e società sportive dilettantistiche, parrocchie ed enti religiosi, onlus, federazioni sportive, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, Comuni e Province, possono ottenere mutui a tasso zero per la ristrutturazione o la realizzazione di impianti sportivi di base.

Gli interventi previsti sono almeno 500 e saranno equamente distribuiti a livello territoriale; i beneficiari potranno ottenere mutui a tasso zero fino a 150 mila euro per una durata di 15 anni (enti Locali) o di 10 anni (altri beneficiari).

Per finanziare la parte di progetto eccedente la quota di 150 mila euro coperta dal mutuo a tasso zero si potrà ottenere un mutuo con un contributo negli interessi dell’1,20% per gli Enti Locali e dell’1,50% per gli altri soggetti beneficiari.

Tra gli interventi ammissibili, per progetti fino ad 1 milione di euro, sono individuate delle priorità costituite da interventi su impianti esistenti, totalmente o prevalentemente relativi a lavori di efficientamento energetico, abbattimento barriere architettoniche, adeguamento e messa a norma e bonifica dell’amianto o altre priorità individuate su base regionale.

Sono inoltre ammissibili interventi per ristrutturare, ammodernare, ampliare, completare, attrezzare, riconvertire, mettere a norma e in sicurezza, compresi gli interventi di bonifica dell’amianto, gli impianti sportivi di base esistenti o per realizzarne di nuovi.

Le domande si potranno presentare a partire dalle ore 10:00 dell’11 maggio 2015 mediante invio di PEC all’indirizzo impiantisportividibase@legalmail.it e fino alle ore 17 del 15 luglio 2015.

Clicca qui per prendere nota dei requisiti previsti per l’accesso alle agevolazioni, del regolamento e della modulistica per richiedere il contributo.

Successivamente sarà resa disponibile la documentazione necessaria per completare la richiesta di mutuo per coloro che saranno ammessi alla seconda fase.

Ricordiamo che la prima parte del progetto, che si è conclusa il 16 marzo 2015, aveva l’obiettivo di incentivare, attraverso mutui a tasso agevolato, la manutenzione, la ristrutturazione o la costruzione ex-novo di impianti sportivi scolastici su tutto il territorio nazionale.

Secondo i dati diffusi dall’ICS, sono stati stanziati 123 milioni di euro (circa 90 milioni a tasso zero e circa 32 allo 0,4%) agli enti locali accogliendo tutte le 729 richieste pervenute.

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ECC2014 e progettazione di reti ciclabili

Ora che abbiamo imparato a maneggiare i dati ECC2014 possiamo riprendere il discorso abbozzato in un post precedente sul disegno di una rete di Bike Lanes ed approcciare la materia in maniera meno frettolosa. Partiremo dai dati grezzi per tentare un’analisi interpretativa degli stessi che ci fornisca gli strumenti per immaginare una possibile strategia d’intervento complessiva sul territorio cittadino.

Il primo punto da considerare è che dell’intera rete stradale solo alcune direttrici presentano caratteristiche tali da farne corridoi preferenziali. I motivi che producono la scelta di una direttrice al posto di un’altra possono essere diversi, dalla continuità di percorso alle riconnessioni, al profilo altimetrico, all’integrazione col resto della rete.

Quindi, a meno di voler rimetter mano alla circolazione complessiva della rete stradale e dei flussi di traffico, la soluzione più semplice consiste nel prendere atto delle attuali preferenze ed intervenire dapprima individuandone le criticità, ed in successiva istanza studiando ed allestendo delle sistemazioni il più possibile in sicurezza.

In questa prima fase, data l’impossibilità in termini di tempi e costi di sviluppare sistemazioni in “sede propria”, ritengo che la priorità sia di riconoscere la presenza dei ciclisti sulle principali direttrici da essi frequentate e suggerire ai conducenti di veicoli a motore comportamenti compatibili con le esigenze di sicurezza.

Si tratterebbe quindi di una strategia prima di tutto comunicativa. L’automobilista romano non ha alcuna percezione delle dinamiche legate agli spostamenti in bicicletta, ed è fermamente convinto che i ciclisti dovrebbero muoversi lontano dalla “sua” strada. La prima esigenza è di convincerlo che la presenza di biciclette su quelle direttrici è dettata dalla necessità e non dal caso.

Tale strategia comunicativa dovrebbe muoversi, prima ancora che sul terreno delle infrastrutture e delle sistemazioni stradali, sul piano della visibilità dei ciclisti e dell’accettazione della loro presenza da parte dei conducenti di veicoli a motore, ed agire per mezzo di campagne pubblicitarie e segnaletica verticale ed orizzontale.

Ad esempio ho trovato molto efficaci le indicazioni utilizzate a Budapest, Montreal ed altre città, e collocate orizzontalmente sulla sede stradale. Non prevedono alcun tipo di separazione di carreggiata ma si limitano ad segnalare (e conseguentemente portare gli automobilisti ad accettare) la possibile presenza di ciclisti a margine della carreggiata.

Nel caso della foto qui sopra si porta l’automobilista a ragionare sul fatto che, sebbene si trovi sulla corsia di destra dedicata ai veicoli che svoltano, il ciclista potrebbe essere intenzionato a proseguire dritto.

L’impiego delle informazioni prodotte nel contest ECC2014 ci consente di capire quali strade avrebbero la priorità per questo tipo di interventi “leggeri”. Di seguito esporrò quanto ho desunto dall’analisi dei flussi di ciclisti disegnati dai dati del “Challenge”.

In questa illustrazione si evidenzia, in giallo, il principale corridoio di snodo ciclabile del centro storico, l’asse via del Corso – Fori Imperiali – via Labicana – Viale Manzoni. Questo corridoio assume una valenza privilegiata nel momento in cui il centro storico di Roma poggia sui famosi “Sette Colli”. Come già spiegato quest’asse si muove alla base dei colli e consente di collegarsi alle diverse destinazioni col minimo sforzo complessivo.

L’arco in giallo a sud è completato da un equivalente, pur se meno frequentato, arco bianco sul versante nord, creando una prima potenziale “circonvallazione” ciclabile. Immaginando un centro storico “inclinato”, con la parte in quota a nord e quella bassa a sud, non è difficile comprendere come le scelte dei percorsi di andata e ritorno verso una stessa destinazione possano sfruttare all’andata il corridoio nord ed al ritorno il sud.

Le tracce di attraversamento preferenziale del centro storico sono mostrate in arancio. I flussi reali sono in realtà abbastanza dispersi, ma una preferenza per queste direttrici appare chiara. Non è da escludersi che una volta messe in sicurezza alcune strade i flussi ciclistici dispersi finiscano per convergere su quelle.

Un’altra “macrostruttura” che si evidenzia dall’analisi dei dati ECC 2014 è rappresentata dai corridoi di adduzione al centro, che interessano in larga misura le vie consolari. I corridoi sono rappresentati in azzurro (ad esclusione di viale Cristoforo Colombo, in verde perché già fornita di pista ciclabile in sede propria).

A completare il quadro ecco la tracciatura dei principali corridoi “tangenziali”, meno affollati delle direttrici radiali ma anch’essi visibilmente più utilizzati della rimanente viabilità. Tracce in bianco, ad esclusione del Tevere dove è presente una pista ciclabile.

Rispetto a quest’ultima è interessante notare come una critica spesso mossa dai ciclisti riguarda la difficile raggiungibilità della stessa per la presenza di poche rampe e molte scalinate. La mappa mostra esattamente quali intersezioni sono interessate da un maggior flusso di ciclisti rispetto ad altre, limitando il numero di interventi necessari.

Da notare anche come l’area ad est del centro storico, caratterizzata da dislivelli minori e quartieri più popolosi, abbia un peso ben diverso quanto a numero di ciclisti urbani rispetto a quella ad ovest, dove l’orografia collinare e l’assenza di sistemazioni in sicurezza (soprattutto nei tratti in salita) funge da significativo disincentivo.

A questa valutazione di massima sui corridoi ciclabili da iniziare a segnalare va aggiunta un’indagine più di dettaglio sulle criticità localizzate. In particolare situazioni analoghe al tunnel di Santa Bibiana, più alcuni viadotti e “nodi” in cui il traffico veicolare e quello dei ciclisti si intersecano su traiettorie potenzialmente a rischio. La mappa che segue ne individua alcune.

Situazioni tipiche di questa tipologia sono le piazze funzionanti a “rotatoria” (Piazza della Repubblica, Porta Maggiore, Piazza dei Re di Roma e molte altre), dove a differenza degli incroci i flussi veicolari hanno caratteristiche di continuità, e l’assenza di stop semaforici porta le traiettorie dei veicoli in ingresso ed in uscita ad intersecare pericolosamente quelle dei ciclisti. Per tali criticità andranno individuate sistemazioni “ad hoc”.

Ricapitolando:

Bike lanes sulle strade indicate anche in assenza di separazione delle carreggiate (con annessa repressione della “sosta selvaggia”)
messa in sicurezza dei nodi di traffico con soluzioni mirate ed efficaci
In sostanza quella che ritengo una buona base di partenza per iniziare la sistemazione ciclabile della città (il file con la tracciatura in formato .kmz lo trovate qui).

P.s.: i dati ECC2014 rappresentano un campione non onnicomprensivo delle tipologie ciclistiche, in particolare non comprendono l’uso sportivo. Questo, pur essendo molto diffuso, ha caratteristiche diametralmente opposte all’uso quotidiano e tende a svolgersi prevalentemente sulle direttrici in uscita dalla città: strade pesantemente trafficate e con velocità veicolari elevate. Oltre a questo si tratta di una pratica temporalmente circoscritta ai weekend, pur coinvolgendo migliaia di ciclisti che tendono a muoversi in gruppi più o meno numerosi. Per questa tipologia di utenti e di reti viarie le soluzioni qui sopra descritte potrebbero non risultare altrettanto efficaci.

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Dai Millennials agli Zeta, a quale tribù appartieni?

LI HANNO chiamati “Zeta”, in mancanza di meglio. Camaleontici, inafferrabili, social, abitano l’universo dei videogiochi di “Minecraft”, adorano gli Youtubers e gran parte della loro vita è scandita dalla “i”, minuscola, di iPod, iPad, iPhone. Velocissimi, esperti, incredibili tecno-navigatori sono i nuovi bambini e i nuovi teenager della “Generazione Z”. Fratelli dei “Millennials”, primogeniti della “Generazione X”, nipoti dei “Baby Boomers”, sono nati quando il mondo era già un’unica connessione, e le loro ecografie prenatali filmate in 3D. I più vecchi, venuti al mondo nel 2000, hanno 15 anni, i più giovani sono cresciuti nel mix multietnico dell’Italia globale. Per battezzarli, negli States, “Usa Today” aveva lanciato nel 2012 un gigantesco sondaggio. “Wii-Gen”, “i-Gen”, “Post-Gen”, erano state le risposte, nessuna efficace però. Poi è arrivata la definizione: “Generazione Z”, firmata dal sociologo Neil Howe, già scopritore insieme a William Strauss dei “Millennials”. Zeta, come la fine di un ciclo, diviso tra il prima e il dopo l’11 settembre. Come Oskar, il ragazzino di 9 anni che attende invano il padre sepolto nelle Torri Gemelle, protagonista dello struggente romanzo di Jonathan Safran Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”.

L’ultima lettera dell’alfabeto, dunque, per descrivere ragazzini nati negli anni della grande crisi, incastrati nella fine delle certezze occidentali, e assai più poveri dei loro fratelli maggiori. Ipotecati da un debito di migliaia di euro sulle loro teste, i primi per cui la vita digitale non è diversa da quella reale, autonomi, ecologisti, spesso figli unici, abilissimi nell’imparare così come nel bruciare nuove tecnologie, ma ben coscienti già dall’infanzia di doversela cavare da soli. Dietro ci sono famiglie impoverite, reti di welfare disintegrate e la grande disillusione dei trentenni senza lavoro. Con tutte le incognite che ne conseguono, così sottolineava qualche giorno fa il «New York Times», in un preoccupato editoriale dal titolo: «Cercando una strada per la Generazione Z».

In Italia gli “Zeta” sono circa un milione e mezzo di bambini e adolescenti, ma è inutile cercare saggi e ricerche, le nostre indagini si sono fermate ai «Millennials». Di questi ultimi, diventati maggiorenni alla vigilia del nuovo secolo, il demografo Alessandro Rosina, è uno dei massimi esperti, e conferma che nel nostro paese le ricerche sui post, i ragazzini nati negli ultimi quindici anni, sono appena iniziate. «Di questa “Generazione Z” si sa ancora poco, ma alcuni tratti sono già evidenti. Sono i primi adolescenti ad avere genitori con competenze digitali, a poter comunicare con lo stesso linguaggio. Ad un “Millennial” non sarebbe capitato che la mamma mettesse le sue foto su Facebook. Genitori e figli oggi sono uniti, non divisi dalla Rete, anche se naturalmente i ragazzi cercano in tutti i modi di nascondersi ». Gli “Zeta”, poi, sono la prima generazione di bambini italiani a contatto, in tutto e per tutto, con coetanei immigrati di seconda generazione, oltre il 15% soltanto nella scuola primaria. «Li caratterizza una estrema velocità, la capacità di confrontarsi con altre culture, l’autoproduzione del sapere attraverso la Rete. Sono spinti precocemente a fare da soli, e faticano a riconoscere l’autorità. Con non pochi problemi, ad esempio, sul fronte scolastico». I figli della «Generazione X» insomma sarebbero in grado, fin da piccoli, di trovare la bussola nel mondo complesso che li circonda. Esponendosi però a rischi seri. La Tv, cattiva maestra dei “Millennials”, non era tanto pericolosa quanto può esserlo uno smartphone. «Perché la Tv — mette in guardia Rosina — può diffondere messaggi sbagliati, ma oltre lo smartphone c’è un ignoto ancor più rischioso».

In attesa delle ricerche italiane, bisogna attingere al libro «Generations » di Howe e Strauss (oggi scomparso) alla loro cronologia esistenziale, per raccontare miti e totem dei passaggi d’età, dal dopoguerra ad oggi. I «Baby Boomers », nati tra 1946 e il 1964, figli dell’esplosione demografica post bellica e del miracolo economico. La «Generazione X» (1965-1980) dal libro ormai classico di Douglas Coupland, i primi giovani a non conoscere guerre, a raggiungere in massa l’istruzione superiore, la rivoluzione del ‘68 e il femminismo. I “Millennias” (1981-2000), ragazzi dell’Erasmus di Schengen, liberi dalla leva obbligatoria, altamente preparati e disperatamente senza lavoro. Giovani che in Italia stabiliscono il record di denatalità, ed emigrano in massa, come i loro bisnonni.

Ora la lente d’ingrandimento si sposta sui fratelli più piccoli. Già catturati dalle ricerche di mercato, in cerca di nuovi consumatori. Eppure leggendo “I nuovi bambini”, saggio di Paolo Ferri, professore di Teoria e tecnica dei nuovi media all’università Bicocca di Milano, si capisce che la Generazione Z ha già una identità precisa. Dai loro cult, come il videogioco milionario “Minecraft”, che ricorda le “Città invisibili” di Italo Calvino, all’abitudine di filmare ogni momento della giornata. Dai loro miti pop, oggi Youtubers come Favij (Lorenzo Ostuni) ma anche Jovanotti, i precocissimi ragazzini Zeta sembrano consapevoli di dover riscrivere le regole del gioco.

“I nuovi bambini” è una guida, pensata da un padre (Ferri) immigrante digitale, per genitori spaventati dalla seconda pelle virtuale dei loro figli. «Gli “Zeta” sono ragazzini con il digitale nel Dna, così li ha abilmente definiti la “Jwt”, grande agenzia di pubblicità. Del resto sono figli di madri che hanno messo online le ecografie di quando li aspettavano, e fin da piccolissimi hanno visto i genitori con in mano un iPhone. Bambini che rappresentano una rivoluzione antropologica, una variante dell’ homo sapiens , ce ne dobbiamo fare una ragione». Il problema è la tecnofobia dei grandi. I quali però sono i primi a fare un uso malsano di Internet. Spiega Ferri: «Cosa potrà imparare teenager che vede i genitori navigare in Rete, ma solo per chattare su Facebook? Pensiamo sempre che siano i più piccoli a dover cambiare i loro comportamenti, qui invece la rivoluzione è alla rovescia e inizia dai grandi».

Ed è (anche) questo che racconta Giorgio Ghiotti, giovanissimo scrittore, classe 1994, dunque “Millennial”, nel suo libro “Dio giocava a pallone” (Nottetempo). Storie di primi amori e di prime trasgressioni dei teenager della “Generazione Z”. «Quando vado nelle scuole, a parlare di libri, vedo adolescenti affamati di emozioni, esattamente come eravamo noi alla loro età. Ascoltano, ma non vogliono indicazioni né strade già tracciate. La generazione Zeta cammina con regole proprie e gli adulti non possono che adeguarsi».

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Tecnologia: a Madrid la “fantasmagorica” protesta con il corteo in ologrammi

La tecnologia non ha più limiti e si presta anche per la difesa del diritto di libera espressione a Madrid, dove centinaia di manifestanti in formato “ologrammi” sono scesi in piazza per manifestare contro il Parlamento.

Nella notte fra sabato e domenica, nel centro di Madrid, proprio davanti al palazzo del Parlamento, si è svolta una protesta per la libertà di espressione. Fin qui nulla di sorprendente, se non fosse che il corteo di manifestanti non era in carne ed ossa ma la piazze era gremita di centinaia di ologrammi, l’immagine “fantasmagorica” delle persone che da tutte le parti del mondo hanno voluto essere presenti a questa protesta in modo virtuale ed a dir poco inquietante. Hanno sfilato per un’ora circa i 17.857 manifestanti formato virtuale di ogni parte del mondo, al motto di “Libertà di espressione”. La protesta è stata organizzata per manifestare contro la legge “di sicurezza cittadina” del governo Rajoy, in vigore dal prossimo luglio, che riduce il diritto di manifestazione poiché prevederà multe fino a 30 mila euro per chi marcia in carne ed ossa sotto il Parlamento. Ed ecco che dunque, per i manifestanti, la tecnologia è stata utilissima poichè ha permesso loro di realizzare comunque il loro corteo di protesta anche se non in carne ed ossa. L’evento è stato sicuramente uno degli atti provocatori più spettacolari mai visti prima. Per realizzarla è bastato prestare la propria faccia a una telecamera attraverso il web (ed eventualmente anche la voce con gli slogan a piacere) per una scannerizzazione la cui elaborazione avrebbe marciato nel corteo libertario, da come si legge su La Repubblica.

Questa è stata la prima manifestazione tecnologica di una protesta politica per mettere in luce e sottolineare che neanche una legge può limitare il diritto di manifestazione e di protesta di un popolo. La realtà si veste di ologrammi dunque. Che sembrano ormai impazzare in ogni dove. Un ologramma di Virgilio e uno di Teodolinda faranno da guida ai visitatori del padiglione della Lombardia all’ Expo, ologrammi del feto stanno per sostituire l’ecografia nelle gravidanze e l’uomo anticiperà lo sbarco su Marte attraverso un ologramma. Che sia questo il futuro della politica fra proteste e dibattiti in piazza in cui parteciperanno le figure virtuali dei politici?

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Il Giubileo delle periferie: pronto il piano per 38 opere oltre il Gra

Il Giubileo come occasione per ricucire le periferie più estreme della città, che si estendono anche oltre il Grande raccordo anulare, al tessuto urbano di Roma. Per far arrivare opere e servizi lì dove spesso ci sono solo case.

Il Giubileo come occasione per ricucire le periferie più estreme della città, che si estendono anche oltre il Grande raccordo anulare, al tessuto urbano di Roma. Per far arrivare opere e servizi lì dove spesso ci sono solo case. Quartieri sorti dove prima si estendeva solo l’agro romano. Questa è l’idea per l’Anno Santo straordinario dell’amministrazione Marino, almeno per quanto riguarda le opere urbanistiche.

“Il programma per il Giubileo presentato dall’assessorato è orientato tutto sui luoghi dell’oltre GRA, nei quartieri popolari dove ci sono le case e mancano talvolta anche le strade. – ha spiegato oggi l’assessore alle Trasformazioni Urbane di Roma Capitale Giovanni Caudo – Abbiamo selezionato 38 opere in dieci luoghi in cui sarà possibile organizzare momenti significativi del Giubileo. Si potrebbe addirittura pensare di aprire una porta dell’Anno Santo anche in qualcuna delle chiese presenti sul territorio dell’oltre Gra”. L’idea di un intervento per le periferie con l’occasione del Giubileo era già stato annunciato dal Campidoglio nelle scorse settimane, con l’assessore Alessandra Cattoi che aveva parlato “di un evento diffuso in tutta la città”.

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