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SEIEMEZZA. Le periferie dell’arte

Si apre giovedì 4 giugno 2015 alle ore 18.30 presso il Centro Culturale Elsa Morante al Laurentino, la mostra “SEIEMEZZA. Le periferie dell’Arte”.
Il progetto è promosso dall’Assessorato Cultura e Turismo di Roma con la collaborazione trasversale di Zètema Progetto Cultura e del Centro Culturale Elsa Morante e realizzato dalla Business School del Sole 24 Ore, per favorire la sinergia tra i giovani studenti che si aprono al mondo del lavoro e per valorizzare le aree periferiche della città all’interno di un processo di riqualificazione e rivitalizzazione di aree urbane. Seiemezza è l’orario dell’inizio della routine quotidiana, momento in cui si riempiono le strade, le persone si spostano, si sale sulla metro e la periferia si collega al centro. È un movimento continuo, in divenire, giorno dopo giorno, storia dopo storia. Il progetto affronterà la duplice peculiarità del tempo: come immobilità e come cambiamento. Il tempo in periferia sposa perfettamente lo spazio che lo ospita; spazio che sembra spesso essere stato dimenticato dall’uomo. Il cambiamento è il segno tangibile del tempo che scorre e che attraversa le storie raccontate dagli abitanti del quartiere.
5 giugno – 14 giugno 2015
Centro Culturale Elsa Morante
Piazza Eugenio Montale, Roma
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Usiamo il progetto partecipato per riaprire il Cinema Impero

CantiereImpero e 20 associazioni scrivono al Sindaco:
Oggi abbiamo inoltrato una lettera al Comune di Roma. All’attenzione del Sindaco, degli assessorati alla cultura, alle periferie e all’urbanistica, alla presidenza del Municipio Roma 5 e ad alcuni uffici tecnici municipali e comunali.

Chiediamo, come sempre, cose semplici.

I lavori in corso nel piano terra del cinema – foyer e biglietteria dell’ex cinema – sono regolarmente autorizzati? Se sì che tipo di progetto è in atto?
Ci sono progetti anche sul retro del cinema? Se sì di che tipo?

Infine la domanda delle domande, quella che abbiamo posto al Sindaco in video senza ottenere risposta

Il Comune di Roma vuole far suo il progetto del laboratorio partecipato? Vuole assumere finalmente un ruolo “politico” sulla vicenda della riapertura dell’ex Cinema Impero? Vuole assumersi la responsabilità di farsi promotore PUBBLICO di una rigenerazione urbana?

Nella lettera abbiamo ribadito che intendiamo andare oltre il Bando dei Cinema Chiusi che riteniamo ambiguo e insufficiente. La questione dei cinema chiusi ha bisogno di ben altri strumenti.

La lettera l’abbiamo firmato noi e altre 20 associazioni, comitati e imprese, ma l’hanno firmata anche i 1.000 i partecipanti al progetto partecipato e i 4.000 i cittadini che hanno sottoscritto la petizione per la riapertura del Cinema Impero

Vediamo se questa amministrazione saprà capire che questa è un’opportunità oppure continuerà a intendere le mobilitazioni dal basso solo come fastidiose seccature.

IL TESTO DELLA LETTERA

l laboratorio di progettazione partecipata Cantiere Impero – promosso dal CdQ Tor Pignattara – di concerto con i firmatari del presente documento, rappresentano le seguenti richieste

In merito ai lavori in atto presso l’ex Cinema Impero, si chiede di certificare la regolarità dei lavori in atto al piano terra al civico 123, 125, 127 e 129 che – a differenza dei piani primo, secondo, terzo, quarto e quinto che hanno accesso da Via Acqua Bullicante 121 – risulta essere parte integrante dell’ex sala cinematografica (foyer e biglietteria) e quindi – diversamente ai agli altri piani oggetto di ristrutturazione – vincolata nella destinazione d’uso.
In merito sempre ai succitati lavori si chiede se i vostri uffici hanno informazioni in merito ad eventuali progetti esecutivi per la trasformazione della parte posteriore dell’edificio – perimetrato da via della Marranella, Via Giovan Battista Riccioli, Via Visconte Maggiolo – che, costituendo il corpo dell’ex sala cinematografica, dovrebbe essere vincolato nella destinazione d’uso a cinema e teatro
Sia dato conto alla cittadinanza di piani, intenzioni, idee, programmi che il Comune di Roma ha per l’area urbana denominata Tor Pignattara in merito alla riapertura di uno spazio di fruizione/produzione culturale e cinematografica

Infine i firmatari – ribadendo l’insufficienza della delibera sui cinema chiusi promossa dal Comune di Roma – richiedono formalmente che il progetto partecipato ivi allegato sia acquisito come progetto ufficiale del Comune di Roma per la trasformazione dello Cinema Impero in Struttura Culturale Polifunzionale.

Tale progetto – frutto di un lavoro di progettazione partecipata condiviso con cittadini, municipio, comune e proprietà – si configura come un modello di rigenerazione urbana che al valore pubblico unisce la condivisione e sintesi degli interessi in campo (cittadinanza, proprietà, pubblica amministrazione) e come tale può costituire la pietra angolare per l’auspicata realizzazione di un contratto di rete Pubblico-Privato (secondo le fattispecie normative vigenti) che superi le ambiguità dell’attuale bando sui cinema chiusi (troppo orientato su dinamiche privatistiche e poco incline a riconoscere un ruolo fondante alla regia del pubblico e alla partecipazione civica) e dia soluzione al problema attraverso una progettazione realmente profilata sui bisogni territoriali.

Ci permettiamo di ricordare che l’allegato progetto

è sostenuto da oltre 4.000 firme
è il prodotto del lavoro di oltre 1.000 soggetti e decine di associazioni e piccole imprese
ha ricevuto il patrocinio dal Municipio Roma 5, dall’Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, dall’Assessorato alla Cultura, dalla Biennale dello Spazio Pubblico

In ultimo ricordiamo che il nostro lavoro è stato definito best practice nazionale da parte del corso di studi in Project Managment della facoltà di Architettura dell’Università la Sapienza e del Forum PA.

Crediamo che tutto ciò attesti un livello di consenso trasversale ad un progetto mai registrato prima. Non parliamo di simpatie e/o adesioni affettive ma della sintesi di interessi, visioni, prospettive dei diversi attori di questa partita. Il tutto all’interno di una progettualità pragmatica e lungimirante che non mira a creare interessi locali di questa o quella associazione ma punta alla riapertura di una struttura considerandola un bene privato a funzione pubblica per localizzazione, percezione sociale, dimensioni e funzione.

Questo progetto costituisce secondo noi un patrimonio sociale, intellettuale ed esperienziale unico nel panorama nazionale.

Un patrimonio che il Comune di Roma avrebbe già da tempo dovuto mettere a frutto riconoscendone il valore pubblico e facendolo proprio (cosa da noi fra l’altro sollecitata in lettere inviate lo scorso anno ai vari Assessorati).

Sicuri di un vostro cortese e sollecito riscontro

Porgiamo distinti saluti
Laboratorio Cantiere Impero
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Quando l’emittenza è di palazzo, nuova frontiera della comunicazione

Dopo l’esperienza di “Teletorre 19″ a Bologna, a Roma la tv condominiale è sbarcata a Corviale
Volete essere aggiornati sui fatti del condominio? Avete voglia di comunicare ai nuovi vicini il vostro arrivo a palazzo? Adesso si può fare anche via cavo. Basta collegare un videoregistratore all’antenna centralizzata: in tal modo, sfruttando un canale libero, potrete divulgare a circuito chiuso – dopo averle opportunamente filmate e montate – le news della vostra comunità.
L’esempio bolognese
Un esempio efficace in tal senso è quello di “Teletorre 19”, un’emittente televisiva condominiale nata in una delle quattro Torri del quartiere Pilastro di Bologna. Le Torri sono grattacieli di 18 piani con 72 appartamenti ciascuno, costruiti a metà degli anni ’70: in realtà più che grattacieli sono dei piccoli paesi avvitati intorno agli ascensori, perché tra gli abitanti è forte lo spirito comunitario, frutto anche di tante cose fatte assieme.
Teletorre 19 è in qualche modo figlia di questo spirito, e l’andare dentro le case con la telecamera è servito a cementare ulteriormente la comunità: ha fatto diventare i suoi abitanti in qualche modo dei protagonisti, dei personaggi pubblici all’interno del condominio.
Dai nuovi vicini con la telecamera
Tra le iniziative di Teletorre 19 c’è il coinvolgimento dei nuovi abitanti del condominio. Quando arrivano dei nuovi vicini, gli viene proposto di presentarsi agli altri condomini attraverso la televisione. E se sono d’accordo si va a casa loro con la telecamera per una piccola intervista di 3-4 minuti cercando di trasmettere ai nuovi arrivati il senso di appartenenza che anima la comunità, per far sì che non si chiudano dentro le proprie mura ignorando ciò che gli accade intorno. Teletorre possiede circa diciotto rubriche che si occupano degli avvenimenti del condominio. Con “Diciotto piani più tre” ci si occupa delle notizie dagli interni, poi c’è “Uso e manutenzione”, una rubrica di servizi di utilità che illustra, ad esempio, come funziona l’ascensore, come si usa il depuratore, oppure come vengono eseguite le piccole riparazioni.
Verifica dei problemi
“Tramite questa rubrica – spiega l’ideatore del progetto Gabriele Grandi – abbiamo avvisato gli abitanti del palazzo di un guasto all’impianto di riscaldamento e siamo anche riusciti ad addebitare ad alcuni condomini la rottura dei caloriferi. Inoltre, prima di ogni riunione condominiale, facciamo un’intervista all’amministratore per illustrare i problemi all’ordine del giorno, in modo che i condomini vadano alla riunione già preparati. E anche questo è un appuntamento fisso. Inoltre facciamo le dirette delle riunioni condominiali, così chi non può o non vuole partecipare viene informato del loro andamento rimanendo a casa. Esiste inoltre una rubrica dedicata all’autogestione, cioè il modo in cui il nostro condominio è organizzato. Poi ci sono le rubriche più generali come “La sicurezza” – quella più apprezzata dai condomini – che mette in luce i problemi del quartiere come ad esempio il livello di sicurezza stradale. In seguito a ciò abbiamo preso a cuore la questione e attraverso Teletorre abbiamo sensibilizzato gli abitanti su questo problema. I condomini hanno recepito il messaggio e insieme abbiamo deciso di fare una raccolta di firme (che dalla nostra Torre si è estesa alle Torri vicine) per chiedere al Comune un adeguamento delle misure di sicurezza stradale nel quartiere: un’illuminazione migliore, la riasfaltatura, ecc”. All’interno del condominio esistono varie salette condominiali e in una di queste è stato collocato l’impianto di trasmissione. In un’altra, un po’ più grande, si fanno le riprese per determinati servizi oppure la presentazione del notiziario. Per fare la programmazione dei film invece ci si trova a casa delle varie persone.
L’esperienza di Corviale tv
Ma quale è la situazione nella Capitale? A Roma, sempre in tema di televisioni di condominio, è nota l’esperienza di Corviale Tv: un progetto che prevedeva news dal condominio e non solo, nato per valorizzare questo chilometro di edificio grazie anche alla collaborazione del Comune di Roma e della Fondazione Olivetti. Si è trattato di un lavoro molto articolato che ha interrogato per esempio l’intera città su come appare dall’esterno la realtà di Corviale. Il piano ha inoltre coinvolto architetti e vari artisti in un vero e proprio laboratorio di ricerca. L’esperienza è però ad un certo punto terminata. Condominio a parte, esistono poi le televisioni di quartiere, quelle che raccontano la vita dei vari rioni: nella capitale trasmette ad esempio Monti Tv. Quest’ultima, per la messa in onda dei programmi relativi alla vita del Rione Monti, utilizza però il web e i palinsesti di altre televisioni come ad esempio Roma Uno.
Un buon apprendistato
Teletorre 19 rappresenta inoltre un vero apprendistato, e per alcuni potrebbe anche diventare una scelta professionale. In fondo saper tenere in mano una telecamera, un microfono, sapersi rapportare alla gente facendo domande intelligenti, è un buon inizio. Certamente, se non ci fosse stata questa realtà condominiale così particolare, la televisione non sarebbe nata. Insieme questi condomini hanno avuto la costanza di insistere e adesso hanno ottenuto persino una collaborazione con Rai 3 con un programma in cui vengono trasmessi dei pezzettini realizzati da Teletorre.
Nessuna autorizzazione
Prima di mettere in moto tutta la faccenda gli organizzatori hanno chiesto alla Siae se, ed eventualmente a quali costi, sarebbe stato possibile inserire nei programmi normali videocassette di film. Dopo alcuni tentennamenti la Siae di Bologna ha accettato di rilasciare una dichiarazione scritta in cui si afferma in sostanza che, trattandosi di trasmissioni a circuito chiuso limitato all’ambito condominiale per le quali non viene richiesto alcun canone di abbonamento e nelle quali non trovano posto inserimenti pubblicitari, tutta la faccenda si configura come “visione domestica”.
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Mercati Rionali: dalla difesa al rilancio di un patrimonio collettivo

27 maggio 2015 dalle 15 alle 19.30
Mercato Metronio in Via Magna Grecia a Roma
Partecipano
Marta Leonori Assessore Roma produttiva e Città Metropolitana Roma Capitale
Giovanni Caudo Assessore alla Trasformazione Urbana Roma Capitale
Francesca Biondo e Enrico Rumboldt dell’ Assessorato allo sviluppo economico Regione Lazio
Orlando Corsetti Presidente Commissione Commercio Roma Capitale
Sono invitati gli operatori dei mercati rionali di Roma, i Consiglieri di Roma Capitale e dei Municipi, i Presidenti e gli Assessori Municipali
per informazioni laboratoriocarteinregola@gmail.com
(A breve sarà pubblicato il programma)
E’ partita l’EXPO dedicata all’alimentazione, con slogan che disegnano uno scenario in cui la salute delle persone e dell’ambiente vengono collegate alla qualità della nutrizione e dalla sostenibilità dei sistemi di produzione. Sarebbe stata un’ottima occasione per avviare una riflessione e un rilancio dei mercati rionali, da sempre i terminali di una filiera che irradiandosi nei territori coniuga il concetto di cibo e di scambio con quello di comunità.
Invece l’occasione è stata persa, almeno a Roma, dove i mercati continuano a versare in una grande crisi, in particolare quelli coperti, da troppo tempo abbandonati dalla manutenzione dell’amministrazione e dalla progettualità della politica.
I mercati sono però uno dei pochi spazi pubblici rimasti in tutte le zone di Roma: se si escludono le chiese e le infrastrutture di servizio, sono di fatto gli unici luoghi “laici” aperti a tutti, di proprietà pubblica.
Spazi urbani che – per una serie di motivi che cercheremo di analizzare nel convegno – sono in buona parte sottoutilizzati e che potrebbero diventare, con la messa a punto di opportune strategie, un luogo di riferimento della vita sociale dei quartieri, dove organizzare iniziative diverse o dove incontrarsi.
E poiché questa amministrazione ha cominciato a occuparsi degli edifici pubblici, dismessi e non, e degli edifici privati con valenze pubbliche sociali e culturali, come i cinema, per avviare un recupero che tuteli gli spazi collettivi garantendone al contempo la sostenibilità economica, noi pensiamo che a maggior ragione dovrebbe essere avviato anche un percorso per elaborare delle linee guida da adottare per le strutture mercatali cittadine, insieme ai Municipi, ai comitati di quartiere, agli operatori e alle associazioni interessate.
Ma prima di tutto la sopravvivenza e il rilancio dei mercati rionali richiedono un lavoro di analisi di tutti gli aspetti in gioco, per trovare il necessario equilibrio tra la tutela della loro “anima” e la loro sostenibilità economica, tra la conservazione della tradizione e della memoria, di cui i mercati sono ancora pezzi importanti, e l’indispensabile rinnovamento per rispondere alle esigenze della vita delle persone di oggi. E’ quindi necessario ripensare gli orari, l’offerta merceologica, la qualità, la rete distributiva e soprattutto le nuove funzioni e i nuovi servizi da introdurre per rendere i mercati luoghi vivi, restituendo loro il ruolo di polo centrale dei quartieri.
Questo a nostro avviso è l’unico percorso virtuoso per la tutela e il rilancio di un bene comune, da opporre con fermezza ai tanti tentativi di trasformazione dei mercati in qualcos’altro, qualcosa che poco ha a che fare con l’interesse pubblico e molto con il profitto privato. La nostra esperienza di tenace (e vittoriosa) opposizione alla Delibera 129/2011, quella dello scambio immobiliare di tre mercati coperti (che ci ha portato a mettere in atto un presidio di 4 mesi in Campidoglio contro quella e altre delibere urbanistiche) e ai Project Financing dei mercati rionali previsti dalla precedente maggioranza, ci ha insegnato che esiste un fronte ampio e bipartisan che vede i mercati coperti soprattutto per il loro potenziale immobiliare e per le possibili speculazioni edilizie, in particolare per i mercati situati in zone di pregio. E se siamo consapevoli della penuria di risorse pubbliche che servirebbero per affrontare le condizioni non ottimali in cui versa la maggior parte degli edifici, e quindi non escludiamo aprioristicamente la possibilità di un intervento economico di privati per la ristrutturazione e la riorganizzazione dei mercati, desideriamo avere le più ampie rassicurazioni che, qualunque iniziativa venga intrapresa, sia garantita la totale regia pubblica, strettamente ancorata all’interesse pubblico, portata avanti attraverso la consultazione della cittadinanza e di tutti i soggetti interessati. E condotta all’insegna della trasparenza.
E vorremmo soprattutto un impegno preciso da parte dell’amministrazione a non prestarsi a operazioni speculative come quelle della Giunta Alemanno, che prevedevano l’abbattimento e la ricostruzione dei mercati coperti con la restituzione pubblica della sola area mercatale, “compressa” tra vari piani di parcheggi interrati privati e vari piani di uffici, locali commerciali e appartamenti, sempre privati, grazie a una variante urbanistica già “pronta”. E anche a non cedere a soggetti in parte o del tutto privati – come quelle Spa in cui insieme agli enti locali ci sono banche, associazioni di categoria, imprenditori etc – la proprietà e/o la gestione delle strutture.
Il nostro convegno non è un’iniziativa estemporanea, ma vuole essere l’inizio di un percorso di riflessione e di una serie di iniziative che continueranno nel tempo con lo scopo di mantenere una continua interlocuzione con le istituzioni e di sollecitare l’attenzione della cittadinanza per la difesa e il rilancio di questo patrimonio collettivo.
Nel corso del convegno saranno presentati i risultati di un questionario sottoposto dal gruppo di lavoro Difendiamo i Mercati Rionali ai presidenti di una trentina di mercati coperti di Roma, come sintetico aggiornamento dell’indagine del CNA del 2012. Nella sala del mercato sarà possibile esporre materiali e documentazione di progetti e espeirenze dei territori. Interventi del convegno, insieme ai vari materiali e ai contirbuti raccolti, saranno riuniti in una pubblicazione scaricabile dal sito di Carteinregola

LOCANDINA MERCATI copia




La Street Art nelle periferie di Roma e il caos della retorica

Al Pigneto, passeggiando, può capitare di incrociare lo sguardo extralage di Pier Paolo Pasolini, che fa capolino dalla grondaia di una palazzina a tre piani. Tra le tapparelle azzurre dei palazzi, sotto le piante curate dal pollice verde della signora del secondo piano, dalle archeologie industriali di Ostiense al museo a cielo aperto MURO del Quadraro, Roma sta vestendo, nell’ultimo anno, una vocazione underground inaspettata. La Street Art si sta arrampicando sui muri dei palazzi e sta entrando a gamba tesa nelle nostre vite, insinuando nell’immaginario collettivo la possibilità di un’Urbe diversa, non più esclusivamente rafferma in una scala cromatica che è quella delle rovine, bensì tela di una palètte eccentrica e straordinariamente viva. Lo dicono a gran voce i toni accesi del murales El renacer dell’artista Liqen in Via Maiolati, zona San Basilio, che potremmo eleggere manifesto della rinascita: un rastrello spazza via i detriti di una città in cui l’indifferenza al decoro e il gioco facile al degrado sono ormai morti, lasciando spazio a nuovi germogli. Da Roma Nord a Sud, a sbocciare è l’iniziativa di cittadini privati, enti pubblici, associazioni, progetti o realtà che producono cultura indipendente, organizzano e commissionano opere, all’unisono col nuovo ossigeno dei rinati Comitati di Quartiere. È dei mesi di gennaio e febbraio il progetto Roma Creativa, promosso dall’Assessorato alla Cultura allo scopo di “riqualificare spazi pubblici attraverso progetti di arte pubblica e street art”. Insomma, la capitale non gioca più a fare la bella addormentata e l’arte emerge come un toccasana nell’ottica di una riqualificazione di periferia a basso costo. Il pericolo, però, è di riempire le periferie romane di tante belle macerie colorate.
Perché sì, quel che deriva dall’invasione di Street Art è indubbiamente positivo – non può che essere meraviglioso che su Via dei Pisoni, a Porta Furba, spunti un nudo di Modigliani “a tutta facciata”- e sì, non c’è niente di più incantevole di una rivoluzione colorata che è nata “dal basso”, genuina e potente. Ma è proprio nelle rivoluzioni genuine, quelle che mettono tutti d’accordo, che si rischia lo scivolone nella retorica e nella malìa. La Street Art è oro per gli occhi di chi di arte se ne intende e ne guarda l’attestazione nelle altre capitali europee, ed è ben vista anche dalla suddetta signora del secondo piano, che magari di arte non è appassionata ma è felice di riempirsi gli occhi di colore dopo anni di abitudine al degrado di periferia. Il trend de “Il quartiere Tal dei Tali rinasce con la street art” riempie le prime pagine dei quotidiani da qualche mese, ma fino a che punto è così? Nessun cinismo, attenzione. Solo un po’ di perplessità nei confronti dell’enfasi con cui le istituzioni poco (pochissimo) presenti nei quartieri più disagiati di Roma calano l’asso nella manica, presentando la Street Art come riqualificazione, con un tono di retorica che suona quasi come ‘assoluzione’ da altro. Lungi dal voler cadere nel leitmotiv de “i problemi sò artri”, va detto che, ora, spetterebbe a chi di dovere regalare alla città un contorno adeguato a tante aspettative colorate. Riqualificazione è anche programmazione, pianificazione. Da che mondo è mondo prima del colore serve un disegno, e a Roma manca un progetto che accompagni all’enfasi artistica una realtà progettuale in senso più ampio. Manca che la Street Art non diventi occultare altri problemi, legati ad esempio alla manutenzione degli edifici, di biblioteche, di centri anziani, di impianti sportivi, di parchi, cioè di progettazione, architettura e di investimenti a lungo termine. Manca che mentre il Pigneto (per dirne uno) si riempie di meravigliose opere di Street Art, qualcuno pensi anche a proteggere la lotta di quei cittadini che nel quartiere si sono battuti per la nuova e sacrosanta Isola Pedonale, e poche settimane dopo si sono ritrovati 300 grammi di hashish nascosti tra le aiuole.

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Orti e giardini condivisi, spazi pubblici e agricoltura urbana

GREEN GOVERNANCE: Sabato 23 maggio 2015 ore 11 – 13
Gli orti, i giardini condivisi e le azioni civiche nel verde e nello spazio pubblico sono uno dei palcoscenici dove i cittadini attivi, ma anche innovatori, makers, agricoltori, creativi ed architetti, spingono la società, il mercato e le istituzioni verso nuove frontiere in cui l’individuo è protagonista e si coalizza diventando il fulcro dell’innovazione sociale.
Le iniziative collaborative che ne scaturiscono rendono le città più aperte, resilienti ed interattive rispondendo anche a grandi questioni come ad esempio il cambiamento climatico e la sovranità alimentare.

Gli spazi pubblici aperti, quelli abbandonati e le aree agricole, sono luoghi strategici dove avvengono questi processi che generano appartenenza ai luoghi e benefici sociali, educativi, economici, civici e solidaristici per la cittadinanza.

Queste esperienze che hanno introdotto nuovi scenari nelle società urbane come possono evolversi per costituire una vera green governance collaborativa?

PROGRAMMA

Introduzione Luca D’Eusebio (Zappata Romana)

Tavolo A – Presentazioni di casi di studio
Coordina: Andrea Ferraretto, economista e blogger

RELATORI:

Federico Aveni Cirino, Associazione Retake Roma

Federica Ravazzi e Eloisa Susanna, Gruppo Renzo Piano G124 / INSITI_opportunità urbane

Michela Pasquali, Progetto Frutta Urbana, Associazione no profit Linaria

Amalia Bevilacqua, Tint’Orto, Sapri

Pier Paolo Balbo, Spazi indennitari nell’Agro Romano, Università La Sapienza

Claudia Zanfi, Alveari urbani, Green Island

Alberto Modesti, Orti Tre Fontane, Roma

Luciano Di Vico, Volontari Parco Acquedotti

Benedetta Gillio, Laboratory for the Governance of Commons, #OrtoLuiss

Tavolo B – Riflessioni e confronto
Coordina: Silvia Cioli, Zappata Romana

DISCUSSANT:

Chiara Certomà, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Cecilia Sottilotta, Laboratory for the Governance of Commons, Università Luiss

Agostino Ritano, RURAL HUB

LINKS
https://www.facebook.com/events/354073054791808/
http://www.biennalespaziopubblico.it/




ASSEMBLEA REGIONALE di Zero Waste Lazio

ASSEMBLEA REGIONALE di Zero Waste Lazio e di tutti i soggetti che
hanno aderito all’attività su ROMA METROPOLITANA (Roma e Provincia),
prevista GIOVEDI 28 MAGGIO ore 17 – 20 presso la Sala Cittadina in via
BOEMONDO 7 –
> a 200 metri dalla Staz. Tiburtina (Metro A).
>
> Ordine del giorno:
>
> 1) Stato di attuazione del percorso degli Osservatori Rifiuti Zero Roma e relative proposte;
>
> 2) Piano Industriale di AMA , previsioni della Delibera 129/2014 e nostra iniziativa in merito;
>
> 3) Campagna per un nuovo Piano Regionale Rifiuti nel Lazio, proposta di lancio.




Pigneto città aperta

Workshop, live-painting e musica dal vivo, al via la quinta edizione di “Pigneto città aperta”.

Dal 21 al 24 maggio, il quartiere apre le porte ai romani, per una serie d’eventi totalmente gratuiti.

Dal 21 al 24 maggio al Pigneto giornate di mostre fotografiche e pittoriche, concerti e video-performance, live-painting e street art, tutto rigorosamente ad ingresso libero. Un successo annunciato per il festival Diy più grande della Capitale, che nell’arco del quinquennio è cresciuto esponenzialmente. “E pensare che all’inizio eravamo in poche centinaia”, ricorda Lorenzo del Trauma Studio, il collettivo che, in modo del tutto gratuito e “dal basso”, organizza e promuove l’evento. “Abbiamo creato una rete, quest’anno prevediamo più di 300 artisti e una partecipazione superiore alle 10mila persone”. Per l’occasione è stata creata una mappa interattiva con il percorso completo.

La prima giornata, in linea con la tradizione iniziata lo scorso anno, porterà il pubblico fuori dal Pigneto. Stavolta l’appuntamento sarà al Garage Zero al Quadraro, spazio culturale autogestito, che aprirà i battenti dalle ore 18:00, con una mostra fotografica e pittorica seguita da un incontro con la dott. ssa Irene Ranaldi, incentrato sul tema della gentrificazione, in un viaggio per immagini da Brooklyn al Pigneto. A seguire un’asta batterà e venderà al pubblico oggetti di uso quotidiano rivisitati da artisti, il cui ricavato andrà a sostenere la realizzazione di 5 nuove opere murarie al Pigneto che verranno realizzate nel corso della kermesse e che vedranno, tra gli altri, la mano degli street artist romani Alice e Solo.  A concludere la serata il concerto inaugurale del bolognese Dj Farrapo e la sua formazione electro-swing, con la partecipazione di Cico, Mc dei Negrita.

Da venerdì 22 maggio il quartiere Pigneto sarà il grande protagonista, con l’apertura di una miriade di mostre e gallerie, personali e collettive, tra librerie, centri culturali, associazioni, centri sociali. Alle 18:30 il coro polifonico giovanile Diapason (che ha preso parte al recente flash mob di lancio dell’evento), diretto dal Maestro Fabio de Angelis, si esibirà nel cortile della Biblioteca Comunale G. Mameli. In tutto l’arco della serata sarà possibile ascoltare decine di band impegnate in concerti per le strade e gli spazi del quartiere.

Sabato 23 maggio le attività saranno divise in due aree tematiche. ECOcentrico, una serie di workshop e incontri tesi a offrire uno spunto di riflessione rapporto tra uomo e natura. Dalla bioarchitettura all’alimentazione, fino all’attuazione di progetti concreti per la riqualifica del verde pubblico, senza dimenticare l’intrattenimento musicale, in questo caso rigorosamente acustico. TECHNOcentrico, al contrario, esplorerà il rapporto tra uomo e tecnologia. Workshop dedicati alla musica e arte digitale, un viaggio multimediale ed interattivo alla scoperta di software e nuove frontiere. Inevitabile l’omaggio alla musica elettronica con una line-up di 20 Dj.

Per chiudere in bellezza domenica 24 maggio, tra i tanti finissage, ci si potrà rilassare ascoltando stornelli romani, musica leggera anni ’60, cantautori italiani e ritmi tropicali, nell’ultima serata di concerti nel quartiere che più di tutti è simbolo della Roma che, forte della sua storia, guarda al futuro con entusiasmo. “Questo è Pigneto Città Aperta – conclude Lorenzo – il nostro auspicio è diventare un esempio positivo per i giovani. C’è chi fa il pittore e usa i colori, c’è chi fa il musicista e lavora con le note o chi fa lo scrittore e armeggia con le parole. Noi siamo promotori culturali e ci piace sperimentare con la produzione l’organizzazione di eventi… che sono giocattoli piuttosto articolati e complessi! Ma lo facciamo con quello stesso fuoco creativo e quella stessa innocente passione che hanno gli artisti di cui promuoviamo mostre, concerti o libri”.

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Due anni di vita “a spazzatura zero”

Trash is for Tossers, Lauren Singer racconta due anni di vita “a spazzatura zero”. Tra prodotti handmade e spazzolini di bambù .

“Non è tanto una questione di come vivi, ma di che scelte fai. Ci sono sempre delle alternative”. Lauren Singer ha 24 anni e vive senza produrre spazzatura. Newyorkese, laureata in Studi Ambientali, conduce una “Zero Waste Life” a Brooklyn. “Un mio compagno di università si portava tutti i giorni il pranzo da casa in un sacchetto di plastica, con un contenitore usa-e-getta accompagnato da una bottiglietta d’acqua monouso. Mi ha fatta riflettere: Noi dovremmo costruire il futuro del nostro pianeta, ed eccoci qui a incasinare tutto con la nostra spazzatura”.

Lauren è già diventata un punto di riferimento internazionale per la lotta agli sprechi, e sul suo blog Trash is for Tossers ha documentato il processo di cambiamento della sua vita, da eticamente indirizzata a praticamente etica. “Volevo vivere davvero seguendo i miei valori”, racconta. Perciò evita di comprare prodotti confezionati in contenitori non riciclabili o riutilizzabili, compra nei mercati alimentari, fa i cosmetici in casa (il cosiddetto “spignattare”), fa la differenziata e il compost dei rifiuti organici, mette solo vestiti di seconda mano.

La mattina, dopo colazione, si lava i denti con uno spazzolino in bambù riciclabile. “Prima pensavo di avere bisogno di mille prodotti diversi, ma quando ho iniziato a fabbricarmi saponi e creme in casa ho ridotto il numero al necessario: pochi, ma buoni”, racconta ad HuffPost. Per contenere cosmetici e alimenti usa tantissimi vasetti di vetro, come quelli per le conserve e le marmellate. “Quando sono fuori per i pasti o mi porto il pranzo da casa, oppure scelgo ristoranti che siano in linea con la mia etica: biologici, con contenitori biodegradabili… Non è un problema trovarne, anche in viaggio: al massimo vado a cercare ingredienti nei mercatini”.

Ovviamente c’è voluto tempo – spiega Lauren – per raggiungere questo livello assoluto di zero sprechi. Un processo sempre dinamico (si augura di imparare a cucirsi i vestiti da sola, un giorno), raccontato tra blog, video-tutorial Youtube e profili social: “Non cerco di imporre la mia scelta agli altri, ma voglio dare il buon esempio sperando di potere influenzare qualcuno. Dimostrando che non solo è possibile, ma semplice.”

Questa semplicità ha dato il nome alla sua ultima avventura: la creazione, a inizio 2015, di The Simply Co., un’azienda di prodotti naturali e fatti a mano. Il progetto è stato finanziato tramite crowdfunding su Kickstarter, con 820 donatori e un totale di 42mila dollari (in due giorni ne aveva già raccolti 10mila). Il “primo nato” è un sapone per la lavatrice fatto di tre soli ingredienti, bicarbonato, soda e sapone di Marsiglia, in due profumi, lavanda o neutro. “Il crowdfunding è un ottimo metodo di testare il mercato quando si lancia un nuovo progetto, perché ti permette di avere già alle spalle fin dalla partenza dei potenziali interessati – sottolinea Lauren – inoltre puoi trasmettere le tue idee a chiunque, nel mondo”.

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Where to develop innovation?

At the Social Innovation Factory!

The city is full of complex and persistent problems; some view these societal urban issues as wicked problems and some see them as tough questions. There are no simple solutions but do related to patterns and ways of thinking.

Social experimentation offers creative alternatives to approaching the interdependent and  multi-layered challenges. The goal of the Social Innovation Factory (SIF) is for innovators to come together to develop and improve concepts towards social change. They offers a range of perspectives and expertise with members including member from civil society, business and government. The Social Innovation Factory offer inspiration, feedback creativity and happiness as ingredients for innovation. They promote and support social entrepreneurship and innovation for tackling societal challenges. Their three basic values are:

  • Shared value
  • Social transformation
  • Impact passion

They work on the Flanders region and promote Flemish citizens to inquire, be inspired, think and activate participation, social innovation and entrepreneurship. It’s open to everyone who wants to act, think, learn, experiment or improve the civil society through social creativity. They support these citizen activities in aiding their realisations, from guidance and feasibility studies to financial support. It’s a way to strengthen concepts through a new lens, experience and knowledge.

SIF1

You can send in your ideas here. They offer online inspiration, practical examples, meet-ups,  training sessions and learning networks. The services are not completely free, it is based on an exchange. After a preliminary interview to evaluate the idea to see if it has potential for social impact, the relevant learning network (critical thinkers, innovators and experts) works together with the innovator to develop the concept. This strengthening session puts the user 8 SIF points in debt. The way to repay the debt points is to offer your knowledge in various ways:

  • Participating in a strengthening session (8 SIF points)
  • Giving a keynote lecture or workshop at a Social Innovation Factory event to inspire future innovators (8 SIF points)
  • Actively participating in a panel discussion organized by or in cooperation with the SIF (4 SIP points)
  • Write an online article on a SIF event, an interesting method or example (2 SIF points/page of 2000 characters)
  • Share your knowledge on a theme that social innovation can support or encourage (4 SIF points)

In addition to the strengthening session, the Social Innovation Factory offers information sessions and vision sessions. Information sessions delve in deeper into concepts to demonstrate how social entrepreneurship tackles social issues. Vision sessions are to move towards realizing bright ideas to make visions more concrete with methods and services to translate them into real social impact.

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