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Laurentino: sempre più incerto il futuro del Centro Culturale Elsa Morante

Il Municipio ancora non ha sciolto i nodi legati alla gestione del Centro Culturale del Laurentino, ma il Consiglio di Quartiere è sereno: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul prossimo passaggio di consegne”. C’è però chi chiede sia gestito direttamente dal territorio.
Non ci sono notizie confortanti sul futuro del Centro Culturale Elsa Morante. Le certezze che qualche settimana fa aveva esibito l’ormai ex Vicesindaco Nieri, sembrano molto meno granitiche di quanto si volesse far intendere. L’annunciato accordo tra il Dipartimento capitolino alle Periferie ed il Presidente Santoro, circa il temporaneo affidamento della struttura al Municipio, potrebbe infatti diventare un boomerang per l’ente di prossimità.
GLI ONERI DEL MUNICIPIO – La soluzione dovrebbe arrivare dalla realizzazione di un bando pubblico di cui, ad oggi, non v’è traccia. “Il Municipio garantirà fino al 31 dicembre 2015 le attività e i servizi offerti dall’Elsa Morante, senza soluzione di continuità – aveva dichiarato fiducioso il Vicesindaco, aggiungendo che – nei prossimi mesi, ad esempio, è già prevista un’arena estiva”. Il processo potrebbe essere più complicato di così. Intanto non c’è alcuna certezza, ad oggi, sugli spettacoli cinematografici da far svolgere all’aperto. L’auspicio è che i problemi si risolvano, a partire dalla necessità di garantire la guardiania dell’area.
LA RICERCA DI UNA SOLUZIONE – Nel Municipio si lavora intanto a fari spenti, per risolvere un vicenda di complicata gestione. L’investimento emotivo e culturale che in questi anni si è fatto nei confronti della struttura, è notevole. E sarebbe sicuramente uno smacco sapere che l’Elsa Morante, aperto con il Sindaco Alemanno, sia costretto provvisoriamente a chiudere con Marino. Comprensibile dunque che, dalla Giunta, si resti concentrati sul pezzo e con le bocche cucite.
LE REAZIONI DEL QUARTIERE – Dal territorio invece, arrivano reazioni contrapposte. Il Consiglio di Quartiere è sereno.”Abbiamo ricevuto rassicurazioni che entro questa settimana ci sarà l’affidamento al Municipio, sino alla fine dell’anno” ci spiega lo storico portavoce Agostino Pergili. Meno ottimista è sembrata invece un’altra storica realtà del territorio: l’Associazione La Scintilla. ” Il Centro Culturale Elsa Morante rientrava nel progetto del Dipartimento Periferie di Roma Capitale di costituire una rete di centri culturali e polifunzionali nelle periferie romane. Nella realta’ dei fatti in questi anni il Centro e’ stato ‘un corpo estraneo’ nella vita sociale e culturale della Comunita’ del IX Municipio – leggiamo sulla pagina facebook dell’Associazione Culturale -Noi pensiamo che la gestione di Elsa Morante debba andare al Municipio IX il quale, attraverso le sue strutture amministrative e la sua rete di associazioni, rilanci il Centro principalmente come luogo di incontro e di socialità. Dopo ‘Mafia Capitale’ non crediamo molto alla trasparenza dei bandi – si legge infine nel post – mentre crediamo di piu’ al controllo del territorio da parte dei cittadini”.

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Lana e alghe: materiali per l’edilizia.

Un’azienda sarda sfrutta materie prime naturali e abbondanti nella regione per produrre materiali isolanti destinati alla bioedilizia e all’agricoltura, con innumerevoli vantaggi per l’ambiente e l’economia tradizionale dell’isola.

Far corrispondere le esigenze di profitto dell’imprenditoria industriale con quelle di tutela della sostenibilità ambientale, non solo è auspicabile e possibile, ma già in atto per molte realtà produttive nel nostro paese.

Un esempio viene dalla Sardegna, dove un’azienda di materiali edili e forniture agricole sfrutta una risorsa naturale del mare e la più tradizionale delle attività agricole sarde per realizzare prodotti ecosostenibili in due campi, quelli dell’edilizia e dell’agricoltura, tra i più invasivi dell’ambiente naturale.
Si tratta di una delle storie di riscatto e recupero socio economico dei territori rurarli e montani che Earth Day Italia ha inserito nel progetto “Tra campagne intelligenti e montagne all’avanguardia – Le comunità rurali e montane insegnano come mangiare tutti e mangiare bene”, realizzato da Earth Day Italia Onlus con il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e presentato recentemente all’EXPO 2015.

A Gùspini nella provincia sarda del Medio Campidano l’azienda EdiLana utilizza, come materie prime, la pura lana vergine di pecora sarda e la posidonia, un’alga mediterranea che arriva naturalmente a spiaggiarsi sulle coste.
La lana ovina ha ottime proprietà isolanti, sia dal punto di vista termico che da quello acustico; isola anche dalle onde elettro-magnetiche, neutralizza i gas nocivi e i metalli pesanti. Per queste caratteristiche si rivela preziosa sia per l’isolamento delle abitazioni che per edifici adibiti ad altri usi. Altro utilizzo della lana sarda riguarda l’agricoltura e i terreni in generale: si producono pacciamanti (ovvero teli) per i campi o per i terrapieni alternativi a quelli sintetici. Questi teli servono a proteggere le coltivazioni da erbe infestanti, e a regolarne temperatura e umidità; rispetto a quelli derivati dal petrolio, i pacciamanti di lana sono biologici, non immettono plastiche e derivati del petrolio nel suolo, restituiscono fertilità al terreno e permettono un risparmio del 50% dell’acqua necessaria all’irrigazione.

Ulteriori vantaggi per l’ambiente dipendono dalle modalità di produzione di questo isolante: non derivando da idrocarburi o da coltivazioni, come altri materiali isolanti, ha un impatto nettamente minore sull’ambiente e sulle risorse idriche, ed inoltre la produzione ha bisogno di molta meno energia. La lana di pecora inoltre è una risorsa naturale rinnovabile e incruenta (gli animali vengono tosati una volta all’anno e senza ricavarne danno) e considerando che il 60% della lana italiana proviene dalla Sardegna, in questo caso l’approvvigionamento della “materia prima” avviene praticamente a chilometri zero, con un deciso risparmio di risorse per i trasporti. Va infine precisato che la produzione di questo isolante non implica un aumento delle greggi o una deviazione di quantità di materale dalla filiera dell’industria laniera (moda, accessori ecc.) a quella degli isolanti: si utilizza infatti l’eccedenza della pura lana vergine, quella scartata per motivi di qualità dalla produzione di maglieria che, dunque, comporterebbe anche dei costi di smaltimento.

Anche la Posidonia oceanica (questo il nome scientifico dell’alga mediterranea) è un prodotto naturale eccedente: quando le piante spiaggiate superano la quantità che l’ecosistema costiero può naturalmente integrare, diventano un “rifiuto” da rimuovere e dunque smaltire. Questo costo è trasformato in risorsa al pari della lana: anche la posidonia viene utilizzata come materiale isolante naturale dalla bioedilizia, o come materia prima per produrre carta. Effetto collaterale di questa produzione alternativa è il risparmio di 400 mila litri d’acqua e del 50% di energia elettrica per ogni tonnellata di carta da alghe.
Va infine sottolineato che questa sinergia tra agricoltura, pesca, edilizia, agricoltura ed industria ha avuto origine dalla collaborazione e dallo scambio di idee ed esperienze all’interno della comunità locale: i contadini, i coltivatori, gli imprenditori di Gùspini hanno messo in comune saperi ed esperienze di generazioni per dar vita a un’impresa che migliora l’integrazione tra produzione e ambiente, restando nel solco delle tradizioni più ancestrali della Sardegna, quelle che originano dal mare e dalla pastorizia. “Lana”, “alghe”, “pecore”, sono parole che non è comune associare all’edilizia ma, come ha mirabilmente riassunto la sig.ra Daniela Ducato, rappresentante di Edilana, in una recente intervista radiofonica (ascolta), con queste soluzioni è possibile oggi “Restituire all’architettura gli stessi vocaboli della Natura”.

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La frutta che nasce in città

Meglio del supermercato. Progetto per chi ha bisogno.
L’idea è dell’associazione Linaria, che ha deciso di mappare i frutteti delle città e di utilizzarne i prodotti per progetti sociali. La frutta raccolta va al banco alimentare e alle mense, mentre nella trasformazione in marmellate o biscotti lavorano disabili e anziani. “Sono prodotti sicuri” .
La frutta che cresce in città nei parchi, ma anche lungo le strade, non è inquinata. A differenza di quella comprata dalla grande distribuzione è biologica, genuina, a chilometro zero. E gratuita. Non va, dunque, sprecata ma raccolta e distribuita a chi ne ha più bisogno. Parte da questo presupposto il progetto Frutta urbana, realizzato dall’associazione Linaria. L’obiettivo è quello di usufruire del grande frutteto a cielo a aperto che sorge negli agglomerati urbani, raccogliendone i frutti e distribuendoli alle fasce meno abbienti della popolazione. Il progetto è nato da poco, e per ora è focalizzato su Roma, ma l’idea è di replicarlo su tutto il territorio nazionale, a partire da Milano.

“L’idea è nata da una costatazione semplice – spiega Michela Pasquali, architetto del paesaggio e responsabile del progetto -. Quando mi sono trasferita a Roma, ormai tre anni fa, ho visto che vicino casa mia c’erano diversi alberi di limoni, di nespole e di noci. La frutta, che non veniva mai raccolta cadeva a terra, finendo solo per sporcare il suolo pubblico. Mi sono chiesta, allora, se non si poteva farne un utilizzo diverso. Anche perché poi quegli stessi prodotti la gente li andava a comprare nei supermercati, ma in quel caso le nespole arrivano dalla Spagna, le noci dall’Argentina e i limoni da chissà dove. Ho analizzato quindi i diversi progetti che ci sono nel mondo anglosassone, dai community garden agli orti urbani fino a programmi per il riutilizzo della frutta che nasce in città. Così ho pensato che fosse il caso di farlo anche da noi.”

Il primo step è stata un’attenta mappatura della produzione frutticola cittadina a Roma, ma anche in altre zone. “Innanzitutto siamo partiti da una fase di conoscenza del territorio: creando una mappa dettagliata degli alberi che sorgono sul suolo pubblico, lungo strade, nei giardini – continua Pasquali – siamo partiti da Roma, da qualche mese c’è un gruppo milanese ma l’idea è che ognuno possa dare il suo contributo e mappare gli alberi da frutto ovunque”. La scoperta è stata un’enorme varietà di frutta autoprodotta a Roma: non solo limoni e arance ma anche nespole, avocado, melograni. Cosa farne dunque? ” Il primo pensiero è stato di farne un progetto sociale – spiega Pasquali – cioè fare in modo che questi prodotti non solo arrivassero a chi ne ha bisogno, ma anche coinvolgere le categorie più svantaggiate nella produzione. Grazie all’associazione Roma altruista, che mette in contatto oltre diecimila volontari in città, siamo riusciti a organizzare la raccolta, e a metterci in contatto con altre associazioni non profit”. La frutta raccolta viene quindi distribuita al banco alimentare o alle mense delle diverse associazioni. Nel caso di frutti non direttamente commestibili, come le arance amare, sono stati organizzati dei laboratori per la trasformazione in marmellate, biscotti e tisane. “ In questa fase abbiamo coinvolto i ragazzi disabili della Comunità di Capodarco di Roma, ma anche alcuni anziani delle case di risposo – aggiunge l’architetta -. Per i ragazzi, che fanno un corso di formazione sulla cucina, è stato un modo per approfondire l’aspetto di trasformazione degli alimenti. Per gli anziani, un modo per rendersi utili”. Sono state coinvolte anche alcune donne pakistane: “per loro è anche una fonte di reddito, perché hanno iniziato a vendere le marmellate nei mercatini”.

Ma la frutta raccolta in città è davvero buona? Secondo Michela Pasquali non ci sono dubbi: è più genuina di quella che si compra al supermercato. “In Inghilterra dove questo tipo di progetti è più diffuso, sono state fatte diverse analisi – spiega -. Tutte hanno rilevato che l’inquinamento urbano non supera mai i limiti di legge, inoltre di norma questi alberi non sono trattati con pesticidi, insetticidi o altro. Per cui i frutti sono più genuini, senza contare che è tutta produzione a chilometro zero, non c’è l’inquinamento del trasporto”. L’associazione ha analizzato anche alcuni frutteti della capitale, in particolare gli alberi che costeggiano via Ostiense, una delle più trafficate ( e inquinate) della città. “I risultati sono stati gli stessi. I metalli pesanti si depositano sulla buccia, non arrivano a intaccare il frutto, basta quindi lavarli bene. In ogni caso questa frutta è migliore di quella prodotta industrialmente: non è trattata, è biologica e si matura naturalmente”.

Ora la fase successiva del progetto è incrementare la produzione di frutta in città: “I frutteti sono più facili da gestire degli orti urbani perché richiedono meno manutenzione – conclude Pasquali -. Sappiamo che a Roma c’è un progetto per trasformare la Tangenziale est in un’area verde, sarebbe bellissimo se lì sorgesse un frutteto. Intanto speriamo di riuscire ad ampliare l’offerta: perché questo fa aumentare la biodiversità in città ma anche gli spazi di condivisione”.

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Ex fiera di Roma, da approvazione delibera risorse per recupero nuova fiera

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Dopo un decennio di attesa oggi l’Assemblea Capitolina ha approvato la delibera grazie alla quale sarà possibile avviare il progetto di rigenerazione urbana dell’ex Fiera di Roma all’EUR. I 7,6 ettari di terreno interessato, pressoché abbandonati e totalmente degradati, saranno oggetto di un concorso internazionale per arrivare ad avere servizi pubblici in metà dell’area a fronte di 67.500 mq di edificato, una superficie ridotta di molto rispetto alla precedente delibera promossa dall’amministrazione Alemanno e soprattutto per poter dare una continuità di territorio e ricucire quella che dietro al muro esistente altro non è che una spaccatura all’interno della città.– Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.
 
All’opera di rigenerazione urbana si affianca anche la possibilità di avere risorse nuove da investire sulla nuova Fiera di Roma sulla Portuense e da mettere a disposizione della società coinvolti, Investimenti Spa e Fiera di Roma che oggi hanno un’opportunità in più. Su questa linea si era espresso anche il Consiglio del Municipio XI lo scorso 28 Maggio con una mozione approvata all’unanimità che chiedeva l’avvio di un piano industriale credibile fatto di politiche di rilancio concrete e realizzabili anche individuando nuove vocazioni e funzioni al fine di arrivare a garantire la sostenibilità economica della Nuova Fiera di Roma.

 




Senza europei non ci sarà mai un’Europa

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Se non si costruisce prima una società civile forgiata da comunità di cittadini e formazioni sociali che imparino a riconoscersi reciprocamente come europee e appartenenti ad una stessa comunità politica, al di là dei confini nazionali, e che svolgano attività d’interesse generale europeo, non potranno mai nascere istituzioni politiche europee di governo legittimate democraticamente. Ma al momento non c’è una sola associazione europea che svolga effettivamente un’attività di interesse generale sovranazionale.

Se non si costruisce prima un’opinione pubblica europea capace di creare un orizzonte culturale comune, non potranno mai nascere istituzioni politiche europee di governo legittimate democraticamente. Ma al momento non c’è nemmeno un quotidiano che contribuisca a formare un’opinione pubblica effettivamente europea orientata ad elaborare una cultura europea comune.

Se non si costruiscono prima partiti effettivamente europei in grado di elaborare proposte di politica estera e di politica economica di dimensione europea, non potranno mai nascere istituzioni politiche europee di governo legittimate democraticamente.

Siamo in molti ad auspicare la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Ma cosa facciamo concretamente e personalmente perché società civile, opinione pubblica e partiti politici evolvano effettivamente nella dimensione europea?

Siamo in molti ad avvertire l’esigenza di una nuova classe dirigente di rango europeo. Ma dobbiamo essere consapevoli che questa si forma inizialmente nella società civile. Non potrà mai nascere né nei partiti, né nelle istituzioni. Allora cosa facciamo concretamente e personalmente per contribuire a formarla?

La costruzione degli Stati Uniti d’Europa non ha nulla a che vedere con la costruzione di un super-Stato a cui trasferire la sovranità degli Stati nazionali. L’esasperata conflittualità che la vicenda greca ha fatto esplodere  è il sintomo più evidente che il percorso federativo dell’ideale europeo è stato tradito.  È  illusorio pensare di evitare i conflitti fra Leviatani (gli Stati nazionali europei) costruendo una sorta di super-Leviatano europeo. Rimarremmo dentro la stessa logica hobbesiana che concepisce la società partendo dal presupposto homo homini lupus. Se non ci liberiamo di questo pregiudizio non faremo nessun passo avanti.

La crisi dell’Unione Europea è l’esito di un’insofferenza delle popolazioni nei confronti di un potere, quello dei burocrati di Bruxelles, che cercano di integrare l’Europa costruendo una sorta di super-Stato, anziché cercare di realizzare una federazione di Stati che lasci il massimo delle libertà a ciascuno di essi e unifichi solo gli interessi comuni.

Quali sono questi interessi comuni da unificare? Innanzitutto l’interesse a relazionarsi insieme verso il resto del mondo per promuovere lo sviluppo delle aree da cui provengono le migrazioni. L’altro interesse comune è la pace interna ed esterna, attraverso una maggiore solidarietà e cooperazione interna e la costruzione di partnership con altri Stati o organismi sovranazionali. Gli Stati Uniti d’Europa devono avere in comune due grandi politiche: la politica estera e la politica economica.

Per realizzare una siffatta unità europea, un criterio di governance globale non può che essere la sussidiarietà. Questo significa che ciascuno deve agire in modo da aiutare l’altro a fare ciò che l’altro deve fare. Non sostituirlo, ma capacitarlo.

L’Europa potrà diventare Unione politica se sarà una rete di reti di relazioni fra soggetti di società civile che creano una cittadinanza europea dal basso e sono sostenuti da un sistema politico (l’Unione) che agisce in modo sussidiario verso di essi. Non si può non vedere che oggi avviene del tutto il contrario.

Pochi sanno che l’UE non ha mai voluto riconoscere le associazioni europee, perché teme le formazioni sociali intermedie. L’attuale UE vuole controllare tutto e tutti attraverso un potere economico e politico invasivo. C’è un intento non detto nell’idea di super-Stato con una moneta unica che attraversa trasversalmente le culture politiche di tutti i raggruppamenti: in un super-Stato si applicherebbe esclusivamente la norma del voto democratico; cioè la regola secondo la quale il più forte imporrebbe la sua volontà.

Una federazione fondata, invece, anche sul principio di sussidiarietà tutelerebbe le singole comunità politiche. Le quali creano beni relazionali per sé, ma li rendono disponibili e fruibili per altri, a patto che essi accettino le regole del rispetto reciproco e della responsabilità verso la socialità che costituisce il tessuto di quella comunità. Si tratta di abbandonare l’idea di integrazione livellatrice e omologante e realizzare quella di interazione tra le culture fondata sulla reciprocità e il mutuo aiuto. Se gli europei non si riconosceranno prima come europei non ci sarà mai un’Europa.

 

Fonte : afonsopascale.it apri l’articolo originale



Il testo dell’accordo sulla Grecia

testo dell_accordo UE-Grecia




Narciso marketing

“Cogliamo…il riflesso di qualcuno…per renderci conto…che stiamo guardando il nostro riflesso” (1)
“Scegliete un personaggio e noi vi forniremo gli accessori . Datevi un ruolo, noi ci occuperemo di scene e costumi” (2)
“perché in quest’epoca 2.0 il futuro di ogni forma di business, culturale e non, passa per l’elaborazione di una strategia di racconto di sé (e nel futuro sarà sempre più così); ma anche perché solo lo storytelling può contribuire a quella battaglia per l’attenzione diventata cruciale, nell’epoca delle infinite, dispersive sollecitazioni che ci giungono da tutti i dispositivi che utilizziamo…Per organizzare in una forma accettabile la massa di fatti, conoscenze, informazioni che qualsiasi realtà complessa – un’istituzione, un’azienda, un giornale – contiene e accumula. Una battaglia per l’esistenza, oltre che per il successo…si tratta di raccontare…una visione del mondo” (3)

(1) Douglas Coupland, Generazione selfie
(2) Christian Salmon, Per vendere prodotti non basta il marchio ci vogliono storie
(3) Maurizio Ferraris, Storytelling Spa




L’intervento di Maurizio Fiasco prima della relazione del prefetto Gabrielli su Mafia Capitale e il commento di Eugenio De Crescenzo dopo




Roma sta perdendo la partita del turismo

Barcellona (terza meta turistica dopo Londra e Parigi) non ne può più dei turisti e non vuole diventare vittima di alcool, rumore e party selvaggi.
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Roma è già diventata vittima di questo luna park del turismo e non riesce a decollare come città turistica anche per le polemiche che accompagnano ogni progetto di valorizzazione del suo grande patrimonio artistico.
Il rialzo da terra (dove subiscono maggiore deterioramento secondo il responsabile dei Beni culturali comunali e anche secondo la logica della maggiore superficie esposta agli agenti atmosferici) di sette colonne del Foro romano è diventato oggetto di furiosi attacchi con l’accusa, ad esempio, di forare i blocchi di granito per sostenere le strutture quando la stessa procedura viene utilizzata per sostenere le statue antiche.
Ma il problema principale è la totale mancanza di una visione della città da offrire ai turisti (come anche ai suoi cittadini) mancanza che impedisce qualsiasi politica di marketing territoriale in un settore che tanto potrebbe dare alla capitale.




Bando aperto a km 0

BANDO APERTO

“ARTE A KM 0”

II^ edizione

LUNEDI’ 7 SETTEMBRE 2015 sarà l’ultimo giorno per

presentare la domanda di partecipazione alla mostra/evento

a TEMA LIBERO: “Arte a Km 0 – II^ edizione”

La positiva selezione delle opere produrra’ una o più esposizioni al Mitreo-ArteContemporaneanel periodo 18 settembre – 14 ottobre 2015

Gli Artisti concorrenti potranno inviare, entro la scadenza prevista, un massimo di n.10 foto delle opere con le quali intendono partecipare, rispettando quanto richiesto dal REGOLAMENTO.

REGOLAMENTO E DOMANDA DI PARTECIPAZIONE IN ALLEGATO

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