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CORCIANO: CITTADINI ALL’OPERA

La delibera del C.C. di Corciano con la quale vengono previsti sconti sulla TASI fino ad un massimo del 50 % ad associazioni e cittadini impegnati nella riqualificazione degli spazi in cui vivono, attua quanto contenuto nell’art. 24 della legge 133 del 12.09.2014
che Cittadinanzattiva a livello nazionale ha fortemente sostenuto si promulgasse.
Da Corciano, non possiamo che esprimere soddisfazione per questo atto della A.C. in quanto ci siamo proposti e abbiamo sollecitato, ( in virtù di questo articolo di legge) di essere affidatari del tratto comunale di Chiugina,( strada etrusco-romana che collegava Perugia a Chiusi)che è stata di recente inclusa dalla Regione Umbria come parte integrante del collegamento ciclopedonale Perugia-lago Trasimeno.
Doppia soddisfazione che viene anche dalla delibera C.C. 23 la quale contribuisce significativamente a dare attuazione pratica
al ripristino funzionale della Chiugina e alla realizzazione, sul tratto ricadente nel nostro comune, della ciclopedonale sopracitata.
Negli anni scorsi, abbiamo pensato, progettato, proposto, lavorato alacremente,investendo anche le nostre magre disponibilità economiche, per riaprire il tratto San Mariano-Ponteforcione, della Chiugina.
Condiviso poi, insieme alle scuole di Magione e Corciano, portato i cittadini a riappropriarsi di questo bene comune, importante per il significato storico, ma anche per la sua attualità,in quanto la Regione Umbria, l’ha individuata come parte del collegamento ciclopedonale strategico regionale:
Asta del Tevere-Perugia-Lago Trasimeno.
Questi atti, non possono che essere motivo di soddisfazione per tutti i cittadiniattivi di Corciano e per quelli che lo diverranno, per aiutarci a completare i lavori e arricchire la collettività di questo importante bene comune!

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Lo yogurt dell’integrazione

Barikamà, un gruppo di 6 ragazzi di origine africana, ha creato a Roma una cooperativa di micro reddito grazie alla produzione alimentare.

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Sutka City Tv, la prima televisione rom

Punta al modello Cnn.
Trasmette da un bilocale a Parigi ed è stata creata da Andrijano Dzeladin, giovane rom di origini macedoni. Punta a infrangere i pregiudizi e diffondere la “cultura ricca” di una popolazione che supera i 15 milioni di persone, ma non ha una nazione.
«Nel 2010 stavo ascoltando alla radio un programma che raccontava dello sgombero di un campo rom. Parlavano di noi utilizzando i soliti luoghi comuni, allora ho preso il telefono e ho chiamato l’emittente radiofonica per spiegare che noi rom non siamo tutti mendicanti e ladri. Ero arrabbiato e quando mi hanno collegato con lo studio sono riuscito a dire solo: “Vi mostrerò il vero volto dei rom”. È stato allora che mi è venuta in mente l’idea un po’ folle di creare una tivù dedicata alla mia gente».
Adrijano Dzeladin

Due anni dopo quel suo goffo intervento radiofonico, Andrijano Dzeladin, trentatreenne rom di origini macedoni, realizza il suo sogno e fonda Sutka City Tv, la prima televisione rom al mondo, l’unica interamente in lingua romanì. Per spiegare a tutti chi sono veramente i rom. «L’ho chiamata Sutka, come il quartiere di Skopje in cui sono nato, l’unico al mondo in cui i rom sono la maggioranza», spiega Andrijano.
La sede di Sutka City Tv si trova nel diciannovesimo arrondissement di Parigi in un bilocale di una cinquantina di metri quadrati con la moquette blu e i cavi elettrici che corrono dappertutto. Una stanza con tre monitor e un mixer fa da regia e l’altra con le telecamere, i microfoni, una scrivania e due sedie messe davanti a una parete verde serve per le riprese televisive. La magia della televisione trasforma la parete verde nello sfondo di uno studio televisivo degno delle migliori emittenti francesi e su questo sfondo ogni giorno, dalle 19 alle 20.30, Andrijano conduce il suo programma culturale in romanì. I telespettatori chiamano da casa e si discutono insieme a lui degli argomenti più vari, discutono di questioni che riguardano la comunità, fanno dediche e chiedono di ascoltare canzoni zigane. Per il resto della giornata il canale trasmette programmi di cucina e tantissimi video musicali. «Nella cultura rom la musica è importantissima e negli ultimi anni la nostra musica viene sempre più apprezzata anche al di fuori delle comunità rom», dice Adrijano.
L’obiettivo di Andrijano è infrangere i tanti pregiudizi sulla cultura rom. «Al mondo ci sono più di 15 milioni di rom – spiega il fondatore di Sutka City Tv -, la maggior parte di questi vive in maniera sedentaria. La gente ci crede tutti fannulloni e furfanti, ma non è così. Ci sono rom attori, medici, ingegneri, pittori, insegnanti, giornalisti. La nostra è una cultura ricca: abbiamo la nostra lingua, la nostra bandiera, il nostro inno ma non abbiamo una nostra nazione».
Per il momento a Sutka City Tv ci lavorano solo in due, ma il sogno di Andrijano sarebbe quello di portare la sua piccola emittente televisiva in ogni nazione. «Vorrei creare una Cnn dei rom» dice, un po’ scherzando e un po’ credendoci davvero. Ma neanche le frequenze televisive sono immuni dai pregiudizi e la piccola tivù deve lottare ogni giorno per restare accesa.
«Facciamo fatica a trovare sponsor», racconta Andrijano. «Quando vedo che canali con un audience inferiore alla nostra riescono a prendere sponsor importanti, mi dico che Sutka non è trattata come le altre televisioni». Ma l’anchorman non si dà per vinto: «Noi rom abbiamo qualcosa che nessun altro possiede: sappiamo cavarcela anche nelle situazioni più difficili».

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Municipio XI, aula intitolata a Luigi Petroselli

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Municipio XI, aula intitolata a Luigi Petroselli sia esempio per amministratori

 

 

Oggi l’Assemblea del Municipio XI ha votato favorevolmente l’intitolazione dell’Aula consiliare alla memoria di Luigi Petroselli, già Sindaco della Capitale e prematuramente scomparso, sottolineando la sua caratura morale, la sua competenza amministrativa e la sua capacità di saper parlare a tutti gli strati della popolazione e da tutti questi essere amato e stimato. L’iniziativa di oggi non rappresenta solo il giusto tributo alla persona di Luigi Petroselli, ma dovrà essere per noi ispirazione quotidiana per la nostra azione di Governo ed esempio da seguire per riportare la politica più vicina ai cittadini. Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.




Regolamento sui droni

Potranno sorvolare i centri abitati ma non i cortei e le manifestazioni.
Divieto di portare a bordo videocamere professionali

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SOLARE TERMICO FAI DA TE, CON LE BOTTIGLIE DI PLASTICA. IL VIDEO

Realizzare un sistema solare termico fai da te con delle bottiglie di plastica non e’ difficile e sembra essere la giusta soluzione per riscaldare l’acqua per fare la doccia. Guarda il video.
E’ possibile costruire un sistema solare termico fai da te? Si, riciclando le bottiglie di plastica e i cartoni del latte. José Alano, un meccanico brasiliano in pensione, ha costruito, grazie all’arte del riciclo, un sistema di riscaldamento solare dell’acqua semplice ed economico. Il prototipo di Josè è in funzione dal 2002 e da allora lui cerca di divulgare l’idea in Brasile, con conferenze e laboratori. Oggi più di 7.000 persone sfruttano il pannello solare fai da te, realizzato o il riciclo delle bottiglie di plastica.

Realizzare un sistema di solare termico con le bottiglie di plastica non è difficile. Basta munirsi di numerose bottiglie di plastiche, di tubi di gomma e collettori. Chi ha realizzato l’impianto, in Italia, afferma che basta posizionare tante bottiglie di plastica una sull’altra, facendo passare al loro interno un tubo di gomma in cui passa l’acqua fredda prelevata dal rubinetto. All’estremità di questo impianto di deve allacciare un collettore per termosifoni a 4 entrate (entra acqua calda), un’entrata (entra l’acqua fredda tramite tubo da giardino) e un’uscita (acqua calda da utilizzare per la doccia) e un pompa che permette all’acqua di circolare. Il meccanismo sembra difficile, ma in realtà è semplice, basta farsi aiutare da chi ha dimestichezza con i tubi.

Chi vuole seguire, invece, il procedimento brasiliano per la costruzione di un sistema di solare con le bottiglie di plastica può affidarsi a questo video, in cui si spiega come poter dare vita al sistema:

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La geniale pubblicità di un paesino svizzero che fa impazzire il web

Un video ad alto tasso di viralità che mostra un approccio al marketing turistico originale, personalizzato e gentile. È quello realizzato per pubblicizzare Vrin (nell’immagine di copertina) , un piccolo paese svizzero con appena 275 abitanti nel cantone dei Grigioni (Graubünden) a 1.500 metri d’altezza sul livello del mare. Protagonista della pubblicità, una promozione sponsorizzata dall’ente turistico cantonale, è un allegro montanaro locale, che si piazza con il suo laptop su un prato e si collega con un pannello nella stazione di Zurigo, attraverso il quale interagisce con i viaggiatori. Viaggiatori ai quali propone di andarlo a trovare e ai quali stampa e offre il biglietto del treno se accettano. Una trovata semplice e low cost, ma di grande impatto, perché alla pubblicità ritagliata su misura per il piccolo paesino si è aggiunto il successo virale del video che la documenta e completa. Trovata inevitabilmente destinata a svalutarsi quando sarà abbracciata anche da altri e numerosi committenti, che potrebbe addirittura rivelarsi una trovata molesta se dovessimo ritrovarci le strade e i luoghi pubblici pieni di postazioni del genere e animate da venditori e postulanti molesti.

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Aree industriali dismesse

In Senato disegno di legge per incentivi alla riqualificazione
Prevede l’istituzione, presso il Ministero dello sviluppo economico, di un Fondo con dotazione pari a 150 milioni di euro complessivi nel triennio 2015-2017

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«Cambiamo tutto o i sindacati spariranno delle fabbriche»

Marco Bentivogli, Fim: «La nuova industria può interrompere il declino. Ma serve cambiare tutto. E i sindacalisti studino o non conteranno più nulla».
«Mi sembra di essere ovunque tranne che in un convegno sindacale». Le parole dell’imprenditore Gianluigi Viscardi, presidente del cluster “la fabbrica intelligente”, arrivano subito dopo che Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, i metalmeccanici della Cisl, ha finito il suo intervento. Siamo nel media center dell’Expo e la Fim è la padrona di casa, in un convegno chiamato “#sindacatofuturo in Industry 4.0”. L’industria 4.0, o interconnessa, è quella che si basa su macchinari in grado di dialogare tra loro, di essere riprogrammati a distanza e quindi di diventare più flessibili e adatti a produrre su lotti piccoli. Per capirci, è l’applicazione dell’Internet delle cose alla fabbrica. In Germania se ne discute da due anni, dopo che è stata istituita una commissione governativa che coinvolge grandi aziende e centri di ricerca. In Italia non se ne discute ma buona parte delle innovazioni sono già arrivate, almeno in una fabbrica su quattro, secondo i calcoli del professor Giorgio Barba Navaretti, uno dei tre professori che hanno parlato al convegno (gli altri sono Franco Mosconi e Luciano Pero). Ma se le cose cambiano, sul fronte della produzione, a una velocità elevatissima, sul fronte sindacale siamo all’anno zero.
Bentivogli: «L’Internet delle cose cancella la catena di montaggio. Non mettiamoci dieci anni a capirlo come avvenne con il “just in time”»
A denunciarlo è proprio il segretario del secondo sindacato italiano dei metalmeccanici, che ai colleghi riserva una bordata dopo l’altra. «L’Internet delle cose cancella la catena di montaggio. Con la produzione “sartoriale” dell’Industria 4.0 si va molto oltre il “just in time” degli anni Settanta. Allora i sindacati impiegarono più di dieci anni per capire che le cose erano cambiate. Oggi proviamo per una volta ad anticipare il cambiamento, a non giocare in difensiva, perché in difensiva al massimo si limitano i danni». Anche perché, aggiunge, «se il sindacato non si adeguerà, si avranno fabbriche senza sindacato, come già oggi avviene sempre più spesso. Ma il sindacato serve, perché senza democrazia partecipativa le parti non trovano un terreno di incontro». Per questo, aggiunge, «il bla bla bla sindacale, quello buono per tutte le stagioni, che parla di concertazione, di partecipazione, di maggiori investimenti da fare al Sud, in Fim è vietato. Dobbiamo studiare. È solo grazie alle competenze che il sindacato rientra nell’organizzazione del lavoro. Ci siamo messi ai margini. Ora è importante tornare, sapendo che i contatti in fabbrica non avverranno più solo con le risorse umane e i vertici, ma direttamente con i responsabili della produzione. Ma per farlo dobbiamo essere preparati».
Giocare d’anticipo significa, in pratica, demolire una serie di tabù. Il primo riguarda le mansioni e gli orari di lavoro. «Sta cambiando tutto, nelle mansioni serve più spazio alla creatività e le otto ore di lavoro rigido sono probabilmente indadeguate», dice il segretario generale dei metalmeccanici Cisl, che fa spesso riferimento a uno studio di Adapt, il centro studi fondato da Marco Biagi, sul tema. Il secondo riguarda la privacy e le preoccupazioni di un controllo sempre maggiore sui dipendenti. «Il problema si ribalterà, perché saranno i lavoratori a controllare la fabbrica, non il contrario». Il terzo riguarda le gerarchie: «Il lavoratore passa da essere operaio specializzato a co-decisore, che una responsabilità di gran lunga superiore al passato. La gerarchia diventa un rapporto molto più diffuso». Il tipo di operaio che, spiega il professor Barba Navaretti, è il «prototipo del lavoratore asindacalizzato. Quando hai forti competenze non hai bisogno di sindacati. Ed è compito dei sindacati capire come difendere questi lavoratori e chiedersi che senso abbia un contratto nazionale di collettivo».
L’ultimo tabù è quello di riconoscere che «l’automazione ha prodotto una diminuzione di posti di lavoro», ma che «i robot non sostituiranno le persone – continua Bentivogli -. Semplicemente, serviranno persone più qualificate e quindi sono necessari investimenti fortissimi sulla formazione. Il Jobs Act è un’occasione persa, perché non ha rilanciato l’apprendistato». E «il sistema formativo in Italia è scassato, per questo nel contratto collettivo chiederemo di aumentare il peso della formazione, oggi siamo fermi agli accordi degli anni Settanta».

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Viaggio nelle periferie con il City Sightseeing

Il bus rosso, quello dei turisti, dei monumenti, della Napoli da mostrare e da vedere arriva nelle periferie, a Soccavo e nel Rione Traiano. Il bus prende persone in un rione periferico e le porta in centro, esattamente come una fermata del bus. Una possibilità in più per unire le periferie al centro. E ovviamente se un turista vuole fare il percorso inverso ha, per la prima volta, la possibilità di farlo, di conoscere la periferia, quella che troppo spesso finisce solo nelle pagine di cronaca nera. Ma cosa c’è da vedere ai confini della città? “Il far west?” scrive qualcuno, cinico, su Facebook. “No, grazie a questo nuovo servizio- spiegano da City Sightseeing – il bus prende le persone al rione Traiano, arriva in centro e fa il tour al centro storico. In alternativa chi abita in periferia dovrebbe andare loro al centro per prendere il bus, avendo un trattamento diverso rispetto a chi abita al centro che ha il bus sotto casa. Il City Sightseeing vuole unire le periferie al centro. Quando tutti calano il sipario sui fatti di cronaca lasciando le periferie nel degrado in attesa del prossimo fatto di cronaca, noi cerchiamo di non mollare di un solo millimetro”.

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