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Energia dagli scarti industriali

Dall’Uk il prototipo di un sistema compatto e trasportabile che, grazie alla pirolisi, ricava bioenergia da materiali finora inutilizzati.
Un sistema in grado di ricavare energia pulita da un’ampia gamma di materiali di scarto. E che lo fa in loco, perchè è compatto e trasportabile. Il prototipo, sviluppato dall’European Bioenegry Research Institutte (EBRI) dell’Università di Aston, in Gran Bretagna, in collaborazione con la società ingegneristica Dytecna Environmental e parte del progetto europeo BioenNW, si chiama Pyrofab. E, come il nome evoca, si basa su un processo di pirolisi messo a punto dai ricercatori (la ‘Pyroformer technology’) che riesce ad essere applicato a materiali finora considerati inutilizzabili in quanto biomassa. Si va da ogni tipo di rifiuto domestico ed agricolo fino a- questa forse la novità più importante- gran parte dei rifiuti industriali.
Rifiuti locali, per ridurre l’impatto del trasporto
Si tratta di un modulo prefabbricato, compatto e trasportabile e che può funzionare con qualsiasi sistema di generazione di energia esistente. Questo significa che i rifiuti possono essere di provenienza locale, riducendo l’impatto ambientale dettato dal trasporto e la dipendenza dalle importazioni estere di biomassa come il legno.
Il potenziale inesplorato del riuso
Il team di ricerca sta attualmente girando l’Europa nord-occidentale per mostrare il prototipo alle comunità locali.
Quando si pensa al nostro futuro in termini di sicurezza e sostenibilità ci sono una serie di risorse riutilizzabili a cui finora non si è data importanza. Il riuso è invece una delle risposte più importanti alla sfida energetica in corso in Europa. Il Pyrofab esplora tutto il pontenziale dei rifiuti e la conseguente produzione di bioenergia. E lo fa dando importanza anche a un altro aspetto, quello dei costi di gestione e di trasporto, che non possono non essere considerati in una visione sostenibile a 360°.

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Il wi-fi gratis viaggia più veloce in periferia

In Parlamento, dall’anno scorso è bloccata la proposta di legge per rendere obbligatorio il wi-fi libero in tutti i luoghi pubblici: negozi, sedi di associazioni, taxi e bus. La settimana scorsa il Senato ha fatto il primo passo concreto verso la copertura delle nostre città con l’Internet «free». Ha approvato il disegno di legge della riforma della pubblica amministrazione che lo impone negli uffici pubblici per tutti h 24. Ma come siamo messi a Torino? Bene, ma solo se si vive in Centro. E non si sposta lo sguardo altrove, come a Milano: sotto la Madonnina è più facile cercare un ristorante o l’orario dei pullman connettendosi alla rete gratuita del Comune. Ci sono ben quattrocento hotspot (punti di connessione): il quadruplo dei nostri.
Il caso di Barriera
E come al solito le ragioni sono economiche. Di città «on-line» se ne parla da anni, ma il servizio di web connessioni legate principalmente alla rete «Torino Facile», va avanti a piccoli passi. E se le casse sono vuote, ci si affida al buon cuore dei negozianti. L’esempio è Barriera di Milano, il quartiere che ha tanti problemi, ma un primato. È la periferia più connessa. Merito del progetto Urban. Wi-fi al parco Peccei, in piazza Crispi e Foroni e davanti 17 vetrine del borgo. «Installando una specie di router condividiamo la nostra rete a 120 metri di distanza: vogliamo rendere più bello e servito il nostro quartiere. Non serve ad aumentare i nostri affari», dice Pietro Ciavarella, 46 anni dietro il bancone della secolare ferramenta di corso Vercelli. «Per i bar, il wi-fi vuol dire anche più clienti – corregge il tiro il presidente dell’associazione Co.Ver., Fabrizio Alladio -. Peccato che spesso si fa fatica a connettersi. Andrebbe migliorato il sistema».
Funziona bene
Come funziona la rete wi-fi libera di Torino? Bene nelle grandi piazze e davanti le sedi del Comune, meno davanti i negozi. Poi, qualche problema è fisiologico. Davanti al Palazzaccio, il servizio è andato ko per alcuni giorni per un guasto. In più, dipende quante persone cercano di connettersi contemporaneamente agli access-point (le antenne) che fanno funzionare i singoli hotspot. Sulla mappa sono 91, ma aumenteranno. «Compatibilmente con le risorse – dice l’assessore allo Sport, Stefano Gallo -. Oltre alle piazze centrali, per minimizzare i costi, abbiamo illuminato i posti condividendo la rete dei nostri palazzi. Come abbiamo fatto per le sedi delle associazioni sportive».
Sport e edifici comunali
Un’intuizione interessante per le periferie. Così il wi-fi è arrivato alle Vallette davanti alla bocciofila di via delle Pervinche, in corso Taranto nei dintorni dell’Accademia Scherma Marchesa e al Campo del Centrocampo di via Petrella. Mentre per le piazze auliche e davanti le stazioni le strade sono state diverse. In piazza San Carlo, il Comune, non potendo contare su suoi uffici nelle vicinanze, ha montato una antenna ad hoc ed è stata costretta da accollarsi un nuovo contratto telefonico. Davanti a Porta Susa, in piazza XVIII dicembre, invece, ne ha montata una sul totem turistico che era già munito di connessione Internet.
Le richieste per le piscine
Il wi-fi libero rende più facile la vita. E gli apprezzamenti li troviamo nelle biblioteche. Fino a qualche anno fa, studiare in quelle del Comune voleva dire subire il blackout di Internet. Oggi non è più così. E sono felici anche i meno giovani. Con la connessione libera sono aumentati i partecipanti (e gli stessi corsi) alle serie di lezioni che insegnano agli anziani ad usare pc e tablet. «Non ci fermiamo, andremo avanti. Puntiamo a portare la rivoluzione del wi-fi nell’intera città», assicurano dal Comune. Per l’estate si potrebbe partire dalle piscine. Complice la bella stagione, è da bordo vasca che arrivano le richieste di allargamento della rete della Torino wi-fi.

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Roma prossima

Come cambia Roma. Scelte urbanistiche e scenari futuri.
91 delibere approvate, 25 milioni di metri cubi di cemento in variante al PRG cancellati, opere pubbliche a scomputo in corso per 150 milioni di euro, 190 milioni di investimenti privati per l’abitare sociale. Questi in sintesi i numeri di due anni di scelte urbanistiche della giunta Marino che hanno migliorato e salvaguardato Roma, riaffermando il “rispetto delle regole e orientando in modo inequivocabile il futuro della città verso il riuso dell’esistente, del già costruito, del già urbanizzato”. Così l’assessore capitolino Giovanni Caudo (Trasformazione Urbana) ha introdotto e illustrato in Campidoglio i risultati dei primi due anni di mandato, le scelte urbanistiche già compiute e gli scenari futuri.
“Grazie ad una forte regia pubblica”, soggetti importanti hanno scelto Roma per investire. A cominciare dagli oltre 100 milioni di Telecom per portare il quartier generale di TIM nelle Torri di Ligini, garantendo uffici e posti di lavoro nel quartiere dell’Eur. Oppure, i diversi protocolli d’intesa con CDP Investimenti sgr per il quartiere Città della Scienza, ma anche lo stadio di Tor di Valle, ora all’esame della Regione Lazio, il cui investimento, tutto privato, ammonterà a circa 1,2 miliardi di euro di cui 325 saranno di opere pubbliche.
Nei due anni sono state modificate le regole, come nel caso della nuova convenzione per i Piani di zona e il nuovo schema di convenzione urbanistica con i privati. È stato rifinanziato il progetto di piazza Augusto Imperatore con 12 milioni di euro, e aperti cantieri nell’ex Mattatoio per altri 12 milioni.
Oggi ai cantieri aperti per opere pubbliche a scomputo, con fondi privati, corrisponde un valore economico di circa 150 milioni di euro. Ed è prossima l’apertura di nuovi cantieri, come quelli previsti dalla delibera approvata su Tor Bella Monaca e Torre Angela che prevede lavori, soprattutto per i nuovi collegamenti stradali, per 50 milioni di euro. Ancora, è in corso di realizzazione la stazione ferroviaria a Ponte di Nona, è stata ultimata l’isola pedonale del Pigneto e sono state riavviate le opere pubbliche a Casal Bertone.
E poi c’è la Roma prossima, la Roma di domani, quella che si prepara a tre importanti iniziative: Roma 20-25 con 24 università nazionali e internazionali, Conferenze urbanistiche con la partecipazione di oltre 2mila cittadini nei 15 municipi, Roma Resiliente assieme ad altre 100 città nel mondo.
Senza dimenticare la grande opportunità del Giubileo della Misericordia. Un Giubileo oltre-Gra. Saranno 11 gli interventi realizzati nell’immediato che diventeranno il lascito che resterà alla città anche dopo l’Anno Santo della Misericordia. “Avevamo 29 progetti nel cassetto – ha spiegato Caudo – opere che devono essere realizzate in 10 diversi luoghi per un costo totale di 69 milioni di euro. Abbiamo individuato una lista ristretta di 11 interventi. Ad esempio verrà sistemata un’area archeologica a Tor Vergata e realizzata una pista ciclabile a Tor Bella Monaca”. Queste quindi le zone interessate: Ponte di Nona-Castelverde, Tor Bella Monaca, Tor Vergata, Primavalle, Fidene e San Basilio.

Due anni di scelte urbanistiche

Caudo Roma prossima




Biblioteca condominiale, più relazioni e meno conflitti

Via Rembrant 12, Milano. Suonare il campanello alla voce custode. Quindi prepararsi alla sorpresa. Perché in questa ex portineria di uno dei tanti e affollati condominii meneghini, scoprirete un’accogliente biblioteca gestita amorevolmente da Roberto Chiapella, che una volta in pensione ha deciso di creare uno spazio speciale dove accogliere libri e darli in prestito.
La biblioteca oggi ospita oltre cinquemila libri tutti ricevuti gratuitamente come del tutto gratuita è ogni attività che viene messa in atto in questi pochi – ma vitalissimi – metri quadrati.
Lettura, ma non solo. Perché attraverso le pagine, con la “scusa ” della lettura, nascono nuove relazioni tra vicini che fino a un momento prima neppure si conoscevano o che, peggio ancora, avevano rapporti conflittuali.
Una piccola biblioteca condominiale aperta al pubblico, la prima in Europa, diventa così un punto nevralgico di scambio e aggregazione: Un luogo dove incontrarsi, conoscersi, fare nuove amicizie, scambiare opinioni, riscoprire il gusto della conversazione.
Il desiderio di Roberto Chiapella e di tutti quelli che frequentano, entusiasti, la biblioteca di via Rembrandt 12, è che questa iniziativa possa estendersi ad altri quartieri e ad altre città per portare ogni volta nuovi semi di dialogo, di cultura e di conoscenza.

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Radici nel Cemento – Agricoltura in Città…

Prosegue l’impegno e l’affermazione di UNIMOL all’EXPO di Milano.
Il 29 giugno due studenti di ingegneria sono stati premiati al concorso nazionale EXPERIA (Politecnico di Milano, RAI EXPO e Padiglione Italia) ed hanno illustrato i loro progetti al Media Centre di EXPO Milano, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni organizzatrici, un gruppo di studenti UNIMOL dei Corsi di Progettazione Architettonica in viaggio di studio e di un folto pubblico.

Nell’ambito della premiazione è stato proiettato in anteprima uno dei documentari del regista Guido Morandini per RAI EXPO, della serie EXPERIA – VIAGGIO IN ITALIA NELL’ANNO DELL’EXPO, andato in onda il venerdì 24 Luglio su RAI 2 : Radici nel Cemento – Agricoltura in Citta’. http://www.expo.rai.it/radici-nel-cemento/)

Questo documentario ha visto l’attiva collaborazione di due docenti del Dipartimento di Bioscienze e Territorio – UNIMOL : i proff. Davide Marino e Stefano Panunzi.

Un viaggio tra utopia e realtà, tra Roma e Torino visti come comuni agricoli alla scoperta di fattorie urbane, orti sui tetti, architettura e cultura del cibo. Architetti e agricoltori affrontano il dilemma di un futuro metropolitano ancora senza una chiara risposta : da una parte l’agricoltura che entra nella città per salvare il suolo coltivabile confinante con le periferie, dall’altra le invenzioni necessarie per far attecchire le radici nel cemento, serre, orti e giardini pensili che timidamente occupano e bonificano coperture di cemento o si inerpicano sulle facciate delle abitazioni.

Una buona parte del metabolismo delle città passa attraverso i flussi con le aree agricole urbane e soprattutto periurbane. Non soltanto cibo, ma più in generale queste aree forniscono una serie di servizi ambientali, culturali e ricreativi, fondamentali per il benessere dei cittadini. L’agricoltura urbana è quindi divenuta centrale per le politiche delle metropoli grazie all’innovazione sociale, economica ed organizzativa promossa da una nuova generazione di agricoltori.

Questo documentario si presenta come un racconto alla ricerca di storie vere per lanciare, pur nella sua incompletezza, molti spunti ed un messaggio aperto: prima di costruire nuovi palazzi pensiamo al futuro di un patrimonio costruito e naturale che esiste nell’indifferenza e nell’abbandono. Monito per le semplificazioni ideologiche o tecnicistiche: per immaginare un mondo nuovo, trasformando quello che c’è, bisogna rimboccarsi le maniche e saper condividere coraggio e fantasia, prima delle soluzioni e delle fattibilità tecnologiche. Un piccolo grande contributo per riflettere sul consumo di suolo e sulla bonifica della crosta urbana che UNIMOL ha offerto all’Esposizione Universale di Milano.

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“Per l’Anno Santo così rilanceremo le nostre periferie

Da Ponte di Nona a Tor Vergata, anche le strade, le piazze, le parrocchie e i siti archeologici oltre il Raccordo vivranno il loro Giubileo grazie a una serie di opere lampo.
Un Giubileo bis, fuori dal Gra. Anche le strade, le piazze, le parrocchie e i siti archeologici oltre il Grande raccordo anulare vivranno il loro Anno Santo grazie a una serie di opere lampo. Interventi per venire incontro alle esigenze dei residenti e dei pellegrini che a partire da dicembre si spingeranno al di fuori dell’anello delle basiliche. Ad annunciare una batteria di 11 progetti, già presentati alla presidenza del Consiglio per avere finanziamenti e agevolazioni sui tempi di realizzazione, è stato l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo: “Un grande piano di piccoli interventi per 6 milioni di euro – ha spiegato ieri – perché vogliamo che il Giubileo lasci condizioni migliori di vita a chi ancora aspetta strade, piazze e spazi verdi. Avevamo 29 progetti nel cassetto, ma ora procederemo con questa lista”.

Nell’elenco rientrano la realizzazione del sagrato della chiesa di Santa Maria Josefa a Ponte di Nona, il recupero di una via dell’antica Roma a Tor Vergata e una ciclabile a Tor Bella Monaca. E ancora una cura green per San Basilio, Primavalle e Fidene-Val Melaina.

Interventi mirati che si sposano al progetto allestito dall’assessore Caudo e dalla giunta Marino: la rigenerazione dell’esistente al posto della cementificazione dell’agro romano. “In due anni – ha spiegato il delegato all’Urbanistica – abbiamo approvato 91 delibere, cancellato 25 milioni di metri cubi di cemento in variante al Prg, realizzato opere pubbliche a scomputo per 150 milioni e investito 190 milioni di privati per l’abitare sociale”. Poi, sullo stadio della Roma a Tor di Valle: “Il progetto andrà approvato dalla conferenza dei servizi con delibera regionale. Fino a quel momento può decadere il pubblico interesse. A oggi non c’è alcuna variante urbanistica e nessun obbligo. Abbiamo lavorato con rigore e abbiamo trasferito alla Regione il progetto con le nostre sottolineature”. In altre parole, vanno sciolti i nodi legati ai trasporti e vincoli ambientali.

Dal nuovo Colosseo al vecchio e trasandato stadio Flaminio. Per l’impianto in disuso sono arrivate le prime manifestazioni di interesse da parte di privati. Soggetti pronti a investire in una struttura da riallestire a tempio dello sport. Ma non solo. Nelle idee del Comune, lo stadio potrebbe ospitare concerti all’aperto, fiere ed esposizioni. Per ora massima riservatezza sui nomi dei possibili investitori -che dovrebbero rispettare il vincolo artistico che vige sull’impianto di Antonio Nervi – ma, fanno sapere dall’assessorato, qualcosa si muoverà in concreto da settembre. Tenendo bene a mente che il Parco della Musica è a pochi passi di distanza dallo stadio, un catino che completerebbe l’offerta dell’Auditorium.

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Assessore Rossi Doria: non è vero che a Roma è tutto un disastro

Ci sono risorse importanti da cui ripartire.
“Non è vero che a Roma è tutto un disastro, ci sono risorse importanti da cui ripartire. Sono preoccupato ma possiamo farcela. Non mi piace il termine periferia, zone lontane dal centro vanno potenziate. Governo ha grandi meriti sulla riforma della Scuola”. Lo ha detto Marco Rossi Doria, neo asessore alla scuola e periferie della Capitale su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“Roma è una città con tantissime risorse – ha affermato Rossi Doria -. Abbiamo un esercito civile già al lavoro su cui contare. Ma se noi guardiamo solo le grandi difficoltà, senza guardare le risorse in campo, abbiamo una prospettiva monca. Non è vero che è tutto un disastro e non ci sono forze per reagire. Le forze sono già in campo. Ci sono risorse importanti da cui ripartire, ad esempio gli insegnanti delle scuole, i nidi, le parrocchie, i centri sportivi. Ci sono i cittadini, i nostri ragazzi, c’è tanta gioventù. Bisogna ripartire dalla bellezza di Roma e dei suoi cittadini. Quando i cittadini sono in una condizione di esasperazione, come per quanto riguarda i trasporti, bisogna partire da lì”.
“Il problema c’è e bisogna affrontarlo a viso aperto. Sono preoccupato – ha aggiunto – ma so che possiamo farcela. Scuola e periferie nello stesso assessorato? Io lo chiamerei assessorato alla scuola e ai multicentri, non mi piace la parola periferia. Le grandi città che funzionano meglio sono città dove insieme al centro storico si sono sviluppate nel tempo delle attività in altre parti della città che, pur non essendo in centro, sono diventati punti di riferimento e di aggregazione. Sulla scuola bisogna capire quali sono le priorità parlando con le persone che hanno a che fare con la scuola tutti i giorni. Lavorerò in continuità con Paolo Masini che mi ha preceduto, che ha fatto buone cose. Decreto Buona Scuola? C’è un dato molto importante, cioè che si è stabilizzata una fetta importante di organico, questo farà tornare in breve tempo il nostro Paese all’ordinarietà. Questo è il grande merito del Governo. Ci sono state delle criticità che poi sono state corrette”.

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Strutture in cemento armato stampato 3D ‘made in Italy’

L’Università Federico II di Napoli lancia il progetto di una mega-stampante. Realizzata la prima trave da 3,5 metri.
Calcestruzzo stampato in 3D per costruire case, coperture e anche strutture complesse come i ponti. Dopo le prime esperienze fatte in Cina, l’Italia ha messo a punto una nuova tecnologia che permette di progettare e stampare tridimensionalmente elementi complessi e a un costo inferiore.
Le prime sperimentazioni sono frutto dell’attività di ricerca condotta presso il centro di servizi CeSMA dell’università di Napoli Federico II. Il gruppo è coordinato da Domenico Asprone, della Federico II, da Marco Iuorio, del Distretto Tecnologico Stress e da Ferdinando Auricchio, dell’università di Pavia.
La nuova tecnologia – rileva Asprone – promette di ottimizzare le forme e risparmiare materiale, alleggerendo quindi gli elementi in cemento armato e riducendo i costi e gli impatti ambientali. La possibilità di ottenere forme complesse, poi, apre la strada a nuovi utilizzi del cemento armato, diversi da quelli convenzionali, con proprietà estetiche e di design.
Una mega stampante
La tecnologia della stampa in 3D, spiega Iuorio, consente di realizzare elementi curvi, cavi o con caratteristiche particolari che normalmente richiederebbero complicati sistemi di forme in legno (casseri) per il getto di calcestruzzo fresco, con notevole incremento dei costi di realizzazione. Utilizzando una mega-stampante 3D, prototipo dell’azienda italiana Wasp, i ricercatori hanno sviluppato un sistema per stampare elementi di calcestruzzo che possono essere assemblati con barre d’acciaio e comporre travi o pilastri in cemento armato.
Realizzata la prima trave di 3,5 metri
La prima trave ottenuta ha la lunghezza di circa 3,5 metri, e sarà testata a breve nei laboratori del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura della Federico II.
In Italia e all’estero, osserva Iuorio, ”sono in atto molti processi di innovazione alimentati dal proliferare di start-up e altre iniziative, intercettando quest’energia e mutuandone alcuni aspetti si può puntare ad innovare anche un processo tradizionale come quello del costruire in calcestruzzo grazie alle tecnologie della stampa 3D”.

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Street art in 3d, la prima opera al mondo presentata ad Ostia

Le figure umane sembrano volteggiare nel vuoto, gli schizzi di pittura provano a colpire il passante distratto che, incuriosito, indossa gli appositi occhiali e resta a bocca aperta, per poi cercare qualcosa dietro il muro, una profondità che è solo illusione ottica. La street art conquista la terza dimensione nelle opere dell’artista Alice Pasquini e del fotografo Stefano Montesi, apparse nelle ultime ore sul Lungomare Paolo Toscanelli di Ostia (altezza civico 186), dove i bagnanti si sono già lasciati affascinare da “Under Layers”, il progetto che da qui ad ottobre vedrà altri tre interventi a Ostia e una grande opera in 3D sulla via Ostiense. “Per la prima volta delle opere murali sono fruibili in tre dimensioni”, spiega Pasquini, che ha scelto un soggetto ricorrente nella sua produzione: “Gli abitanti di un’ipotetica città volante, su cui le nicchie di questo muro sono delle finestre aperte per l’immaginazione dei passanti”. Quattro mesi di lavoro per realizzare un’idea del tutto inedita, in cui l’arte di Pasquini ha incontrato la tecnica di Montesi, da anni al lavoro sulla fotografia in tre dimensioni: “Alice ha dipinto lo stesso soggetto quattro volte – spiega il fotografo – su dei vetri di piccole dimensioni”. Fotografati da più punti, i vetri sovrapposti sono poi diventati i poster ora visibili sul lungomare, e in autunno i bozzetti saranno anche parte di una mostra al Teatro del Lido di Ostia, struttura adiacente all’intervento, dove sono disponibili gli occhialetti per fruire dell’opera. “Ostia riparte dalla bellezza, dalla cultura e dalla street art – commentano in una nota congiunta gli assessori Marinelli (Cultura) e Sabella (Legalità) – siamo convinti che anche attraverso l’arte e la bellezza si possa risanare un territorio dalla corruzione”. (di Stefano Petrella)

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3d




Le periferie come le banlieue parigine

Dopo gli agguati alle forze dell’ordine.
La mappa dei quartieri dove è pericoloso intervenire per eseguire arresti. Ci sono anche le zone della movida: oltre al Pigneto, preoccupano San Lorenzo, Testaccio e Trastevere.
Le periferie romane come le banlieues parigine. Un rischio concreto di un’escalation di violenza e tensioni, anche sociali, con aggressioni alle forze dell’ordine. Quanto successo al Pigneto e a Tor Bella Monaca negli ultimi giorni ha fatto scattare l’allarme criminalità per l’ennesima volta, in quest’occasione legato alle polemiche sul degrado della Capitale. Sebbene si tratti di episodi nei quali gruppi di spacciatori — italiani e stranieri — siano stati protagonisti da soli di reazioni violente nei confronti di carabinieri e poliziotti (e non ci siano stati, almeno nel primo caso, abitanti coinvolti se non, nel caso del Pigneto, per difendere I militari dell’Arma), hanno stupito gli stessi investigatori la rabbia e la determinazione mostrata nei loro confronti.
Nei rioni più violenti è bassa la percezione della sicurezza
Non è la prima volta ma adesso sembra avere tutto un altro significato. Per questo sono stati presi immediati provvedimenti con il potenziamento dei servizi di controllo e l’aumento di pattuglie sul territorio, specialmente in zone considerate pericolose, dove il livello di percezione della sicurezza è decisamente basso. E infatti nelle ultime ora la reazione non si è fatta attendere con quattro arresti di pusher e il sequestro di mezzo quintale di droga fra cocaina, hashish e marijuana. Ma le operazioni a questo punto saranno intensificate anche nei prossimi giorni.
Gli spacciatori contrattaccano per difendere il «loro» territorio
Il paragone con le periferie parigine potrebbe sembrare esagerato, visto l’alto tasso di violenza in alcune di esse dove la polizia non entra e dove i vigili del fuoco devono essere scortati nei loro interventi, ma le cronache degli ultimi tempi raccontano di quartieri da tenere sotto controllo. Il motivo è sempre lo stesso: lo spaccio di droga. Oltre al Pigneto, teatro dell’aggressione ai carabinieri da parte di una cinquantina di pusher africani, ci sono zone della movida notturna, come San Lorenzo e Testaccio, ma anche Trastevere, dove non sono mancati comportamenti violenti da parte di bande di spacciatori, che hanno dato vita a risse per difendere quello che loro considerano un territorio da difendere perché particolarmente redditizio.
Quattro bande si spartiscono San Basilio per vendere droga
Ma l’elenco dei luoghi da tenere sotto controllo è lungo. E la mappa della Capitale offre purtroppo diversi spunti. A cominciare dalle piazze storiche dello spaccio come San Basilio — dove solo tre giorni fa polizia e carabinieri hanno sgominato uno dei quattro clan che si spartiscono il rione — per poi passare a Tor Vergata, dove le bande di baby spacciatori si confrontano con le pistole per il possesso di strade e parcheggi e a Tor Bella Monaca. Ostia e Nuova Ostia rimangono osservate speciali per la loro lunga tradizione in questo senso — tanto più che le recenti polemiche politiche insieme con le indagini e I loro sviluppi su Mafia Capitale hanno alzato ulteriormente il velo su ciò che accade sul litorale, ma preoccupano sempre Torrevecchia, Trullo, Centocelle-Alessandrino, Bravetta-Casetta Mattei. E fuori Roma le zone di Frascati-Grottaferrata e Tivoli.

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