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Corviale: il sogno di un singolo diventa un’opera d’arte collettiva

15350679_1330251293703733_3788251395413348270_nNel cuore di Corviale, nella periferia romana, dal 2007 c’è uno spazio dedicato all’arte e alla comunità, al servizio dell’individuo e della sua Evoluzione. Il Mitreo-Iside è un’opera d’arte in continua evoluzione dove gli elementi creativi sono le persone con i loro sogni e desideri.

Che cosa è un’opera d’arte? Che cosa significa trasformare la propria vita in un’opera d’arte? Mi accade spesso di confrontarmi con questi quesiti, sentendoli profondamente connessi alla missione di Italia che Cambia e alla mia vita. Di fronte ai grandi problemi di questo periodo storico e alle difficoltà che la vita presenta, c’è il rischio di considerare l’arte come un bene superfluo. E invece abbiamo bisogno di artisti, di creativi, perché essere un creativo significa anche saper cogliere delle potenzialità diverse nella realtà che ci circonda, qualità essenziale per il cambiamento, e saperle concretizzare, renderle opera, appunto, superando le difficoltà con creatività.

Siamo a Corviale, nella periferia romana, è qui che l’artista Monica Melani è cresciuta. Viveva qui quando ancora il Nuovo Corviale, il così detto “Serpentone”, complesso residenziale lungo quasi un chilometro costruito a partire dagli anni ’70, non c’era ancora. All’ombra di questo imponente manufatto architettonico ispirato a Le Courbusier, Monica ha iniziato a portare avanti la sua personale ricerca sentendo che l’arte si era allontanata dalla sua vera funzione. Quella di ricordarci che siamo tutti co-creatori della realtà, che, come oggi ci dice anche la fisica quantistica, quando poniamo la nostra attenzione su qualcosa creiamo una possibilità che poi diventa la nostra realtà.

Una ricerca che ha portato Monica alla creazione della pittura energetica, ma sopratutto a considerare il luogo in cui abita, fatto di luoghi, persone, dinamiche sociali, la tela sulla quale creare la propria opera d’arte.

«Sentivo la necessità di rimettere al centro del territorio il valore dell’arte e degli artisti. Come molti artisti della mia età, mi sentivo un po’ emarginata, non coinvolta nella riqualificazione del territorio e della qualità della vita. Quindi ho pensato di fare qualcosa, partendo dal territorio che abitavo. Quando era stato costruito il Nuovo Corviale erano state predisposte una serie di strutture per i servizi che però poi non erano state ultimate. Tra queste c’era un luogo abbandonato da più di 20 anni, che si trova attualmente sotto la sala del Consiglio del Municipio XI, dove ci sono gli uffici tecnici, i vigili urbani. Di fronte c’è una scuola e una biblioteca, un luogo ideale per ospitare un centro per i servizi alla comunità di questo grande quartiere. Quando sono entrata in questo grande spazio seminterrato (oltre 800 metri quadri), sono rimasta folgorata dalla sua struttura inconsueta, con soffitti alti fino a otto metri e una parte centrale circolare tipo anfiteatro. Ho iniziato ad immaginarmelo già finito, ma ovviamente non avevo i soldi per poterlo risistemare», racconta Monica.

È nata così l’idea de Il Mitreo, spazio polifunzionale dedicato all’arte e alla comunità. Un progetto che il Municipio XI ha subito apprezzato. «Chiaramente anche loro non avevano i soldi necessari, così ho iniziato a cercare bandi che mi permettessero di realizzarlo e nel 2004 ho individuato un bando dell’assessorato alle periferie del Comune di Roma, che ho vinto nel febbraio 2005. Ho dovuto creare un’impresa, una srl, perché il bando prevedeva un soggetto giuridico di questo tipo che ho chiamato Iside, Impresa al Servizio dell’Individuo e Della sua Evoluzione, e così ho ottenuto dal Municipio la convenzione per attuare il progetto. I lavori sono iniziati nel 2005 e lo abbiamo inaugurato ufficialmente nel maggio del 2007 questo spazio».

Certo ci sono state tante difficoltà lungo il percorso ormai decennale, a partire dalla iniziali difficoltà finanziarie. Infatti, «il bando prevedeva un contributo di 98.000€, ma ne dovevano spendere almeno 200 per averli e nessuna banca era disposta ha fare credito ad una nuova impresa. Però alla fine sono sempre riuscita a trovare delle soluzioni. In questo caso, ho posto il problema al Comune di Roma che ha deciso di fare da garante presso alcune banche. Per ottenere l’autorizzazione al pubblico spettacolo ci sono voluti due anni e mezzo, perché l’ambiente polifunzionale che abbiamo creato, uno spazio ideato per trasformarsi e stimolare la creatività grazie a pareti mobili, non rientrava in nessuna casistica normativa. Ma alla fine siamo stati i primi nel comune di Roma ad avere l’autorizzazione triplice, per rappresentazioni teatrali, concerti, serate danzanti.

Una delle battaglie più impegnative è stata portare qui le persone. Abbiamo iniziato a fare serate con ospiti internazionali, ma quando arrivano a Termini nessun tassista voleva portarli a Corviale di sera. C’è voluto tempo per farci conoscere e superare questi problemi. E non è stato semplice neanche portare qui le persone del quartiere, erano disilluse dalle tante promesse tradite in passato e ci guardavano con sospetto. Abbiamo iniziato a fare attività specifiche per loro, attirando prima gli anziani che vivono di più il territorio, con incontri di movimento corporeo ed anche una giornata a settimana dedicata al burraco, con i tavoli in mezzo alle opere d’arte».

Oggi il Mitreo è frequentato da tantissime famiglie, anche dei quartieri limitrofi, che vogliono stare insieme in un modo creativo. All’interno sono ospitate numerose associazioni, insieme all’associazione “Mitreo-Iside” fondata nel 2011, che offrono quotidianamente corsi e laboratori sui vari linguaggi dell’arte per bambini e adulti dai 3 ai 90 anni (arti visive, danza classica, contemporanea, popolare, teatro, artiterapie, canto, ecc. e migliaia di ore offerte gratuitamente a soggetti svantaggiati affinché abbiano pari opportunità). Un luogo-opera in continuo divenire, dove si incontrano artisti di vari linguaggi, istituzioni, enti pubblici, associazioni, imprese private e pubblico, coniugando cultura, impegno sociale e sviluppo economico. Un luogo divenuto negli anni un importante punto di aggregazione e riferimento culturale che ha saputo anche avvicinare le persone all’arte.

«Per me il Mitreo è un’opera d’arte perché è calzante con quello che ho sempre pensato rispetto al valore dell’arte: qualcosa a servizio dell’essere umano e che lo aiuta a conoscersi meglio, a conoscere le dinamiche anche quelle invisibili. È vero che è nato da me, ma è un progetto collettivo. Un’opera in cui gli elementi non sono più il colore, la figura che metti in uno spazio per creare un quadro, ma sono le persone, con i loro sogni, con i loro bisogni, con i loro caratteri, personalità e quello che c’è da fare è armonizzare il tutto, come avviene su una tela. Cambia solo la dimensione, cambia la complessità, ma la dinamica del processo creativo è la medesima. Devi osservare, capire l’altro chi è, come quando hai un colore in mano, che ha le sue caratteristiche, il suo modo di porsi su una tela. Devi comprendere come raggiungere il massimo risultato, cioè la massima armonia con gli elementi che hai a disposizione».

Quest’anno il Mitreo ha vinto il Premio Cultura di Gestione per la rigenerazione urbana di Federculture, e si è formata una rete tra le imprese locali grazie al progetto Co&Ca. Ma è arrivata anche l’imprevista comunicazione che alla scadenza della convenzione, a dicembre 2020, la nuova giunta ha intenzione di non rinnovarla e mettere a bando la gestione dello spazio in base alla delibera 140 del Comune di Roma che prevede il riordino delle concessioni degli immobili e proprietà del Comune. Una decisione a cui tutta la comunità si oppone.

da italiachecambia




Sindaca Raggi la scuola Mazzacurati c’è…mancano solo i bambini

La scuola Mazzacurati ha una lunga storia:  già nel lontano 2004 l’Amministrazione comunale ne riconosceva l’utilità.

Essa rappresenta un’opera essenziale per un quartiere che ha subito una forte espansione residenziale negli ultimi 10 anni.
E’ utile riportare le dichiarazioni rese dall’Ex dirigente scolastico del plesso scolastico Placido Martini Fratelli Cervi Dott. Rinzivillo e dal Vicepreside attuale Dott. Ciancaglini nella
commissione dell’8 giugno scorso (prot.n.95614), in cui veniva ribadito che l’apertura della scuola non era solamente necessaria da un punto di vista generale per il quartiere di
Corviale, ma rappresentava un’esigenza cogente: nella sede di Ponte Galeria (succursale della Placido Martini) non sono più disponibili nuove aule e quindi eventuali nuove iscrizioni
dovrebbero essere dirottate nei comuni limitrofi di Fiumicino e Maccarese.
Stando alla nostra ricostruzione dei fatti il bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 gennaio 2018 (link) prevedeva la costituzione e convocazione della commissione valutante
le offerte economiche in prima convocazione il 7 febbraio 2018.
L’8 Febbraio si è tenuta la prima seduta pubblica di gara per l’apertura dei plichi ed è stato contestualmente nominato il seggio di gara che si occupa dell’analisi dei documenti
amministrativi nelle persone dei sig Cunto, Guardabascio e Ferrari. ( link )
Il 5 giugno con det. dirigenziale n.787 viene nominata la Commissione giudicatrice nelle persone dei sig. Domizi/Bucci/Giammusso e il 6 agosto il dott Bucci viene sostituito dal dott.
Colapicchioni.
A distanza di 9 mesi dalla presentazione delle offerte e a più di 3 mesi dall’insediamento della Commissione con piene funzioni non è stata ancora convocata la seduta pubblica per
l’apertura delle offerte tecnica, determinando, così, un fermo inspiegabile al completamento della ristrutturazione dell’edificio scolastico.

Stando al cronoprogramma indicato nel bando diventa improbabile riuscire a garantire l’apertura entro l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021.
Ci chiediamo quindi come possa un’opera così importante essere lasciata vittima di tali lungaggini.
A tal proposito vorremmo porvi due quesiti:
1) la seduta pubblica per l’apertura delle offerte tecniche e, quindi, per consentire l’avvio dei lavori del secondo stralcio non si è mai riunita e mai è stata convocata ufficialmente.
Perché?
2) come è stato sottolineato nelle Commissioni svoltesi, potrebbe sorgere a breve un problema di sorveglianza della struttura, in quanto i precedenti lavori del primo stralcio sono
terminati da molto tempo.

Se la scuola rimarrà senza sorveglianza, sarà esposta a rischio vandalizzazione. Chi sarà responsabile di eventuali danni? Avrebbe un peso, non aver convocato la commissione?

Si potrebbe figurare un danno erariale?
Facciamo notare, come per la struttura, siano già stati spesi, circa 2.800.000 euro di lavori per il completamento del primo stralcio e, quindi, il danno sarebbe cospicuo non solo in
termini di mancato servizio ma anche dal punto di vista economico.

 

 




Incontro al Mitreo con Maurizio Fiasco: come gestire il rischio d’insicurezza personale e dei propri beni

Lunedì 8 luglio dalle 20 alle 22 ci sarà al Mitreo in via Marino Mazzacurati, 61 l’incontro previsto dal “Progetto Rete d’imprese Co&Ca” (Spesa finanziata dalla Regione Lazio Determinazione n. G04816 del 09/05/2016 – Programma approvato con determinazione n. G07999 del 07/06/2017) – Macroarea 4 – sicurezza, legalità e azioni complementari alle politiche di contrasto dell’abusivismo commerciale, durante il quale il Dott. Maurizio Fiasco terrà un workshop gratuito, aperto a tutti su “Come gestire il rischio dell’insicurezza personale e dei propri beni: controllo emotivo in caso di rapina e attivazione dei servizi delle forze dell’ordine”.



PalaCorviale, adesso ricominciamo insieme

index La risposta dell’assessore Frongia ci rende certi che ora, dopo 21 anni, sarà possibile “costruire insieme” il PalaCorviale.

Insieme vuol dire con il contributo della comunità territoriale e degli ex amministratori con cui abbiamo condiviso questa scelta che recupera, con un percorso comune, una situazione complicata.

Questa richiesta, che formalizzeremo, crediamo avvierà quella collaborazione che ci consentirà di tagliare l’avvio dei lavori insieme.

La risposta dell’assessore Frongia:

“Relativamente all’articolo sul Palazzetto di Corviale (clicca qui per leggerlo) mi preme fare alcune precisazioni per rappresentare al meglio la realtà dei fatti.
Come palese dalla lettera di risposta del Coni pubblicata sul vostro sito, risulta ben chiaro che la nota da me inviata non sia di “non accoglienza degli indirizzi del Municipio e della comunità” e non è affatto vero che si “contraddice sulle motivazioni ribadendo che il Palacorviale deve essere per gli sport rotellistici”.
Un mero refuso nella nota riporta la frase “sport rotellistici”, è vero, ma poi si chiarisce che la volontà è di ripristinare il “progetto originario”, quindi con la realizzazione di un palazzetto polivalente per il quale è stata altresì allegata anche la stessa mozione del Municipio.
Il Coni, infatti, risponde così: “Il Comune di Roma con nota dell’Assessore allo Sport del 19 marzo 2019 ha trasmesso la delibera del Municipio in cui si richiede di tornare alla realizzazione di un palazzetto polivalente in via Maroi, secondo il progetto iniziale”, esplicitando, quindi, la corretta comprensione della nota da me inviata.
Nella successiva riunione si sono valutate tutte le possibili alternative per far sì di poter realizzare in tempi contenuti un palazzetto, ma la situazione del periodo, di forte incertezza e crisi politica nel Municipio culminata con la caduta del Presidente e l’arrivo di un commissario, oltre che di forti riforme all’interno del Coni stesso con la successiva istituzione di Sport e Salute, hanno comportato un rallentamento dell’iter.
Iter che però non si è bloccato, l’Amministrazione centrale sta facendo, e ha fatto in passato nonostante le variazioni più volte proposte dal Municipio e sempre accolte, tutto quanto in suo potere per venire incontro alle esigenze della cittadinanza e realizzare il Palacorviale, nelle prossime settimane è infatti previsto un nuovo incontro, con tutti i soggetti interessati, al fine di proseguire con il progetto di realizzazione del palazzetto.”




Le periferie vogliono legalità e sicurezza

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Per questo motivo plaudiamo all’iniziativa del prefetto d’incontrare le periferie romane.

Ci rendiamo disponibili a mettere a disposizione tutte le nostre inchieste e progetti di sicurezza partecipata.
Siamo da sempre convinti che solo con la partecipazione dei cittadini sia possibile una convivenza civile e rispettosa dei diritti e dei doveri di tutti.
Tutti dobbiamo fare la propria parte nel rispetto dei ruoli e delle competenze.
Auspichiamo che questa meritoria iniziativa del prefetto, in continuità con quanto già a suo tempo realizzato dall’allora prefetto Gabrielli, riprenda quella riallocazione delle forze dell’ordine da Gabrielli progettata tra il centro e la periferia della città.




Roma abbandonata, le periferie soffrono: MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO IL 7 GIUGNO

 

ricominciamoRoma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di sicurezza. L’allora prefetto Gabrielli aveva progettato un rispiegamento delle forze dell’ordine tra il centro e le periferie. La Raggi non ha il peso politico per imporne l’attuazione al ministro dell’interno Salvini.

Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di trasporti pubblici. La Raggi, per sostituire gli autobus che vanno in fiamme, ha preso pulman non a norma che non possono circolare. (Che aspetta la Corte dei Conti a valutarne il danno erariale? O s’indagano soloi dirigenti che rispettano una delibera mai abrogata che permette alle Associazioni di fornire servizi sociali?)

Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di asili nido che la Raggi ha tentato di diminuire colpendo gli asili convenzionati che riempiono le mancanze di quelli comunali. Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per mancanza di pulizia che la Raggi non riesce ad assicurare. Roma abbandonata significa che le periferie soffrono per le buche che rendono le sue strade pericolose di cui la Raggi non è capace di appaltarne i lavori.

Potremmo continuare a lungo, ma il concetto è chiaro!

Per tutto questo IN PIAZZA IL 7 GIUGNO IN CAMPIDOGLIO




La qualità sociale di Roma

3ECDC2FD-8DF3-4711-BB39-0EBF12BEC903La qualità sociale presente a Roma viene fotografata dall’Alleanza contro la Povertà in un periodo in cui tanti, forse troppi, vorrebbero abolirla senza conoscerla. Di fatto nei più recenti studi si evidenzia che oltre la metà della povertà dipende dalla mancanza di una casa o dal suo costo. Dal 2007 al 2017 il peso dei costi abitativi per i nuclei poveri è aumentato del 6,3 % e pesa il 36,8% sul reddito familiare. L’incidenza sui nuclei poveri interessati al “sovraccarico dei costi abitativi”sale al 32,9% (+ 25,6%).
Gli sfratti sono aumentati e nel 2016 arrivano a 61.000 di cui 55.000 per morosità, di questi solo 8.500 sono collocati nel Lazio. È evidente che il Fondo sociale creato per la “morosità incolpevole” non è riuscito a diventare una misura concreta. A Roma ci sono 12.000 famiglie in lista d’attesa per una casa pubblica, 10.000 occupanti abusivi e 5.000 assegnatari scaduti. A questi si sommano gli “invisibili”.
In questo scenario sull’abitare, nella completa paralisi delle rigenerazioni urbane e dei fondi stanziati per Roma dal bando della Presidenza del Consiglio, fare impresa – contrastando attraverso un ciclo economico il degrado – diventa una scommessa.
Aggiungiamo coloro a cui lo stato di salute di un familiare può far precipitare una famiglia in uno stato di indigenza; gli 80.000 disabili inscritti ai Centri dell’Impiego, privi di qualsiasi indirizzo; i malati cronici; una povertà educativa diffusa; la mancanza di una rigenerazione delle scuole e degli spazi collettivi: otteniamo così la fotografia della condizione di abbandono in cui versa la Capitale abbandonata.
Energie, competenze e organizzazioni non mancherebbero se potessero trovare una regia istituzionale che programmi e definisca gli spazi di sviluppo possibile con davanti almeno dieci anni di investimenti pubblici/privati. Per ora questa regia la svolgono il volontariato, il Terzo Settore, le Fondazioni intervenendo come possono con una azione risarcitoria e riparativa senza uscire in maniera trasversale dalle singole categorie (anziani, giovani, disabili) mettendo così a frutto l’immenso patrimonio pubblico anche attraverso una riduzione dei passaggi burocratici tramite una semplificazione e una digitalizzazione dei processi. La stessa politica culturale, con il suo portato comunicativo, arranca in un insieme di iniziative scollegate e dovute sempre più spesso al protagonismo dei singoli invece che ad una visione generale elaborata e condivisa.
Restano nel loro limbo le periferie con i suoi 1.200.000 di abitanti lungo il GRA, un tessuto composto in un territorio privo di servizi dalla popolazione più giovane e dinamica ma disincantata rispetto ad un’involuzione della Città, con mobilità impazzita, carenza strutturale di collegamenti e un centro vetrina sottoposto ad uno sfruttamento intensivo e spesso banale.
E’ questo l’approssimato mondo urbano che non riesce a scollarsi dalle spalle l’improvvisazione come strumento dominante.    Roma sette colli due stati cento città




Corviale e Scampia insieme nella rinascita: demolizione Vela Verde e avvio nuova fase Reimpianto Urbano Scampia




Le periferie per un “nuovo abitare”

9BCC9B8A-D8B8-4482-B883-774DB3DA5909Quando affrontiamo il tema delle PERIFERIE dobbiamo avere uno sguardo medio/lungo, almeno paragonabile al tempo trascorso nell’abbandono, senza che si producessero politiche specifiche sulla casa e sull’edilizia pubblica né, tanto meno politiche territoriali di riqualificazione e risanamento compatibile.
Solo una prospettiva temporale di almeno venti anni, agita con coerenza, potrebbe interpretare i bisogni urgenti di 15 milioni di cittadini residenti nelle periferie o nelle aree marginali.
Un trattamento specifico che non può che partire che da una conoscenza dettagliata del territorio, da una azione partecipata nelle scelte dei residenti, dalla attuazione di cronoprogrammi che rendono certi, contemporanei e visibili gli interventi, una proposta complessiva di collegamento e sviluppo di queste aree. Solo nella concomitanza di questi elementi possiamo identificare una RIGENERAZIONE.
Uno dei concetti principali che occupano le scelte politiche della “Rigenerazione” è la presa d’atto della necessità di intervenire sull’economia di mercato che tende ad esaltare le disuguaglianze attraverso scelte che valorizzino i “beni pubblici” utilizzandoli quale volano per attivare una “economia circolare” quale strumento per intercettare i bisogni profondi e le speranze dei cittadini, colmando il divario delle disuguaglianze contrastando la povertà educativa, lavorativa, culturale.
Siamo quindi davanti ad una complessità di scelte che vanno molto oltre la manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
La qualità progettuale è chiamata a cambiare il “clima” dell’abitare non lasciandosi trasportare da un disperato scetticismo e mettendo al centro dell’agire politico ed istituzionale la “sicurezza e il “rispetto delle regole”.
In questa nuova accezione, i presidi civici assumono una importanza strategica, quindi Scuola, Sport,Cultura, sono le riserve imbattibili per sconfiggere cinismo e degrado ed attivare i le qualità dei beni comuni attraverso una rinascita che si contrappone all’isolamento e all’abbandono.
Come?
Attraverso azioni di defiscalizzazione: resistere in una periferia può essere un eroismo per una attività commerciale, per un artigiano; dotando Scuole ed Insegnanti di strumenti di strumenti e mezzi, curando i luoghi collettivi: i Municipi, le piazze, moltiplicando le biblioteche e i centri culturali, supportando gli eventi, pianificando la cura del verde e le attività agricole nelle aree periurbane e sostenendo le attività di autogestione del territorio e dei beni pubblici ove si esprimono, e promuovendole dove mancano.
Abbiamo bisogno di esempi di adulti consapevoli che non si nascondono dietro la formalità o il lamento.
L’innovazione e lo sviluppo compatibile rappresentano una grande leva per intercettare le energie presenti in abbondanza nelle fasce giovanili.

Molte azioni descritte sono di fatto presenti nella Riforma del Terzo Settore, strumenti preziosi come la co-programmazione e la co-progettazione trasformando gli abitanti in “Cittadini Consapevoli” , veicolando una nuova programmazione territoriale.
SICUREZZA E RISPETTO DELLE REGOLE
CULTURA SCUOLA SPORT
INNOVAZIONE E COMPATIBILITA’
STRUMENTI PER LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI.
Le PERIFERIE hanno le ricchezze delle proprie culture e diversità per risorgere in un “nuovo abitare”.




Non c’è rigenerazione senza legalità e sicurezza

59AC875A-3ED5-4A41-8F29-60F20A015B75Virginia Raggi ha ragione e ha fatto bene a Casal Bruciato a schierarsi per la legalità.

E da tempo che a Corviale e col Coordinamento delle periferie diciamo che “non c’è rigenerazione senza legalità e sicurezza”.

È ormai chiaro che le periferie sono il centro politico del paese. È qui che si vincono o si perdono le elezioni. È qui che si riconquista o si perde per sempre la fiducia dei cittadini esasperati. È qui che le istituzioni e la politica ritrovano o perdono per sempre la loro dignità istituzionale, politica, sociale, etica.

Ma questa dignità non si riconquista con un gesto sia pure forte e necessario. Serve una pratica amministrativa e politica che ogni giorno lavori ad ascoltare, dare risposte concrete, pianificare soluzioni ai mille stratificati problemi che affliggono la città e le sue periferie.

Questo è il cambiamento che ci aspettiamo ed auspichiamo.

Da anni a Corviale studiamo problemi e soluzioni, organizziamo Forum in cui ne discutiamo. Ora pretendiamo, oltre i gesti e le parole, I FATTI!

Domani apriamo a Corviale con il Coordinamento delle periferie il FORUM DEI FATTI E DELLE PROPOSTE, il Forum “Corviale rigenera con il futuro”.

Sindaca Raggi venga al Forum del futuro delle periferie.

Sarebbe un altro segno forte e necessario ai suoi cittadini.