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La Rivoluzione artistica delle periferie

Nell’immaginario comune, la periferia è quella parte della città meno importante, che non merita attenzione.

Ed è proprio questo il motivo della “rivoluzione delle periferie”: crearsi un’identità, una buona fama, riqualificare il quartiere e i suoi spazi attirando l’attenzione di un vasto pubblico e specialmente dei suoi abitanti.

Infatti attorno a noi, le periferie stanno cambiando.

Siamo stati testimoni della rinascita del quartiere Tormarancia, grazie al progetto Big City Life, che ha trasformato i lotti in “musei a cielo aperto” chiamando artisti di tutto il mondo a realizzare le opere di Street Art che troviamo sulle facciate dei palazzi.

Progetto analogo è avvenuto al Trullo (tra via Portuense e la Magliana), dove però i finanziatori sono gli abitanti stessi del quartiere.

Quelli che una mattina si sono svegliati ignari e hanno trovato un’esplosione di colori aprendo la finestra.

Opera del gruppo dei Pittori Anonimi del Trullo, che con i loro mezzi, la notte dipingono e rallegrano gli spazi comuni del quartiere al grido di “Non cambiamo quartiere, cambiamo il quartiere!”.

Questo gruppo, coinvolgendo studenti, bambini e ragazzi, ha avuto subito un notevo successo e supporto dagli abitanti del quartiere che hanno istituito nel bar del mercato rionale un salvadanaio per raccogliere fondi destinati al materiale per dipingere: vernici, pennelli, pennarelli. Per informazioni sul loro operato: pagina Facebook “Pittori Anonimi der Trullo”.

I Pittori hanno subito trovato una collaborazione con i Poeti der Trullo (www.poetidertrullo.it), un gruppo di sette ragazzi in anonimato che manifesta le proprie riflessioni ed emozioni sulla vita e sulla città attraverso una poesia calata nell’ambiente: scritta in dialetto romano.

E così questi due gruppi (sostenuti anche da Poesie Pop Corn, Solo e il Municipio XI) hanno dato vita ad un evento che ha richiamato molta attenzione anche fuori dal Trullo: il Festival Internazionale di Poesia di Strada.

Sviluppatosi il 16, 17 e 18 Ottobre attorno via del Trullo e al CSO Ricomincio dal Faro (di cui si possono trovare gli eventi sulla sua pagina Facebook “Cso Ricomincio dal Faro”), l’evento aveva come tema “i Viandanti” e organizzava attorno a questo argomento installazioni, reading poetici e laboratori.

Era inoltre possibile vedere all’opera famosi Street Artist, accompagnati da poeti provenienti da tutta Italia, realizzare nel quartiere murales monumentali basati sulle poesie e sulla libertà di espressione.

L’emblema di quest’unione tra poesia e pittura è un coloratissimo murales realizzato da Solo: la Nina. E’ una ragazza che piange la scomparsa dell’arte dal Trullo. Accanto alla figura, una poesia: “Poeti e pittori non so stati vinti,

so vivi’n colori, frammenti, dipinti.”

E’ la dedica con cui i poeti consolano la Nina: l’arte non sparirà.

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Guida pratica all’orto sul balcone

Broccoli, broccoletti, cavoli, cavolfiori, cime di rapa, ma anche piselli, fave e finocchi. Siete pronti per l’orto invernale? In attesa di partecipare a qualche orto comunitario potete sempre cimentarvi con il vostro balcone. Ecco una guida rivolta a chiunque ha a disposizione un terrazzo, un balcone o anche solo un davanzale luminoso. È stata preparata da Daniele Previtali, insegnante-contadino, che ha scelto i sistemi dell’agricoltura sinergica per il suo orto nei Castelli Romani. Le meravigliose foto, invece, sono di Daniela Di Bartolo che da diversi anni (prima nel Cilento e ora in Abruzzo) si prende cura di orti (sinergici) e promuove laboratori di autoproduzione, ma la sua grande passione sono le erbe officinali. Una guida alla portata di tutti e tutte. Si tratta, in fondo, di rimediare un po’ di terriccio di campagna e dei semi bio, di affiancare il più possibile piante provenienti da famiglie diverse, di ricordarsi di non estirpare eventuali “erbacce” (sono utilissime). Un testo dunque da utilizzare nella vita di ogni giorno, lì dove fruttano i migliori cambiamenti, e da diffondere ovunque perchè una cosa è certa: l’autoproduzione resta un buon modo per girare le spalle al dominio dell’agricoltura industriale e a quello della mercificazione della vita. Buon orto (aspettiamo foto e notizie dai vostri balconi). Un grazie a Daniele e Daniela per aver messo in… Comune i loro saperi

1. A chi è rivolta questa guida?
2. Inizio dei lavori
Luce è vita: esposizione – I contenitori – Il terriccio – Semi e piantine
3. Piante da orto e loro esigenze
Leguminose – Solanacee – Cucurbitacee – Liliacee – Composite – Crocifere – Labiate – Ombrellifere
4. Realizziamo il nostro orto!
Orto estivo
Pomodori – Zucchine – Melanzane, peperoni – Insalate, cicorie, ravanelli, bieta – Aglio, cipolle – Carote – Fagioli, fagiolini, ceci – Basilico, prezzemolo, sedano – Erbe Officinali
Orto invernale
Cavoli, cavolfiori, broccoli, broccoletti, cime di rapa – Piselli, fave – Finocchi – Cardo
5. Rinnovo del terriccio, concimazione e trattamenti
Ringraziamenti
“Passate con attenzione attraverso questi campi. Libellule e farfalle che volano in un turbinio di vita. Api che ronzano di fiore in fiore. Scostate le foglie e vedrete insetti, ragni, rane, lucertole e molti altri piccoli animali… Questo è l’ecosistema del campo di riso in equilibrio… E adesso guardate un momento il campo del vicino. Le erbacce sono state spazzate via dai diserbanti e dalle lavorazioni. Gli animali e gli insetti del terreno sono stati tutti sterminati dai veleni… D’estate si vedono gli operai agricoli al lavoro nei campi con addosso maschere antigas e lunghi guanti di gomma. Questi campi di riso che furono coltivati continuamente per più di 1.500 anni sono stati ora resi sterili dalle pratiche agricole di rapina di una sola generazione”
Masanobu Fukuoka – La rivoluzione del filo di paglia

1. A chi è rivolta questa guida?

Quante volte, comprando la verdura al supermercato o a qualche banco ci siamo domandati: saranno genuini questi pomodori? Sarà stata trattata con pesticidi questa zucchina? E sarà buona o sarà la solita zucchina senza sapore? Possiamo fidarci di quello che ci dice il venditore ma la realtà è che non possiamo saperlo, e considerando che l’agricoltura, oggi, è un processo altamente industrializzato, è molto probabile che la verdura che acquistiamo sia stata prodotta utilizzando concimi e trattamenti di sintesi.

Purtroppo la deriva consumistica di questo periodo storico, ci ha portati a pensare che sia possibile avere tutto e sempre, ma naturalmente, senza l’impiego di ingenti risorse ambientali e sostanze di sintesi, ciò non sarebbe possibile. Avere i pomodori d’inverno significa usare delle serre riscaldate, oppure importarli da paesi più caldi, con conseguente decadimento del prodotto. Mangiare frutta tropicale significa che questa verrà raccolta con moltissimo anticipo per arrivare da noi, dopo un lungo viaggio, matura al punto giusto. Comprare verdure non naturalmente presenti in un territorio significa che queste saranno state importate (nella migliore delle ipotesi), oppure prodotte utilizzando concimi e pesticidi che le “forzino” a crescere dove non potrebbero.

Senza dilungarci troppo, è chiaro che la miglior soluzione per alimentarsi in modo sano è quella di prodursi il proprio cibo, mangiando così alimenti di stagione, a Km 0 e senza l’utilizzo di prodotti chimici. Questo corso è rivolto a chiunque possiede un balcone, un terrazzo, o magari anche un davanzale luminoso, intenzionato ad auto-prodursi parte del proprio cibo, riscoprendo così anche le soddisfazioni del saper fare e del buon cibo.

2. Inizio dei lavori

Luce è vita: esposizione

Partiamo chiaramente dalle basi. Ogni pianta per vivere e crescere utilizza la fotosintesi
clorofilliana, ovvero una reazione chimica che avviene nelle foglie, che trasforma l’anidride carbonica (biossido di carbonio) presente nell’aria e l’acqua assorbita dal terreno tramite le radici, in zuccheri semplici in grado di sostenere la vita, con rilascio di ossigeno nell’atmosfera. Tutto ciò però può avvenire solo in presenza di luce solare, ecco perché per realizzare un orto in cassetta abbiamo bisogno di un punto luminoso, preferibilmente esposto alla luce solare. Se non avete esposizione diretta ma solo luce del giorno, non disperate, perché potrete comunque coltivare alcune piante (ad esempio le aromatiche) che si adattano bene anche a scarsa illuminazione, e che ci daranno comunque grandi soddisfazioni. Chiaramente, se il balcone a nostra disposizione riceve pochissima luce (come ad esempio balconi che si affacciano sulla parte interna di un palazzo), si sconsiglia di realizzare un orto, in quanto i risultati saranno nulli o scadenti.

I contenitori

Il passo successivo è la ricerca o l’acquisto dei contenitori. Oltre ai vasi, che certamente utilizzeremo, un contenitore davvero utile e versatile è la classica cassetta di plastica che spesso vediamo ai banchi della frutta. Capita sovente che i commercianti si sbarazzino di questi contenitori, per cui sarà sufficiente chiederne alcuni. Una volta racimolate le cassette di plastica (si sconsigliano quelle di legno perché col tempo marciscono), si dovranno foderare con una busta di plastica abbastanza resistente (quelle nere dell’immondizia vanno benissimo), e bucherellare in fondo per permettere all’acqua di non
stagnare facendo marcire le radici delle nostre future piantine. A seconda dell’altezza e della larghezza della cassetta sarà possibile coltivare in esse diverse verdure in base alle loro esigenze (generalmente ortaggi di piccola taglia come insalate, cicorie, bieta, misticanza, carote, ravanelli). Nei vasi invece coltiveremo gli ortaggi più esigenti (generalmente di grossa taglia come zucchine, melanzane, pomodori, cavoli e broccoli). I vasi di terracotta permettono una migliore traspirazione del terriccio ma tengono meno l’umidità (cosa non gradita nei mesi molto caldi), mentre i vasi di plastica sono più leggeri (il peso complessivo dell’orto deve essere tenuto in considerazione in base al balcone
utilizzato in modo da non sforzarlo troppo), sono più economici, e soprattutto più resistenti.

Fiori di zucca (foto di Daniela Di Bartolo)
In sostituzione dei vasi si possono usare anche vecchi secchi (sia in plastica che in metallo) o bidoni, forati sul fondo. Una crescente moda è quella di usare bottiglie di plastica tagliate al centro ed appese al muro in modo da recuperare ulteriore spazio, in questo caso potremo piantare solo ortaggi di piccola taglia (ad esempio insalate). Un altro sistema interessante è l’utilizzo dei sacchi del terriccio che compriamo. Si possono aprire dalla parte alta e usare come se fossero dei grandi vasi. Si avrà l’accortezza di bucherellare tutto attorno e sotto al sacco con un chiodino per far defluire l’eventuale acqua in eccesso. Questi contenitori sono adatti per poter coltivare pomodori, zucchine, peperoni e melanzane. Chiaramente rimane poi la scelta estetica che è puramente personale.

Il terriccio

Il terriccio da utilizzare è molto importante in quanto ogni ortaggio ha le sue necessità o preferenze in fatto di sali minerali e sostanza organica presente, nonché di acidità del terreno. Se si ha la possibilità si può prendere della terra in campagna da conoscenti fidati (non su strada o da campi incolti in quanto potrebbero essere stati trattati con diserbanti) e integrarla con del terriccio universale (si trova in qualsiasi vivaio). Un rapporto metà/metà sarebbe ideale, altrimenti si può usare solo terriccio universale. In questa fase è molto utile, ma non indispensabile, integrare nel terriccio un po’ di stallatico (escrementi di galline o altri animali da allevamento). Se non si conosce qualcuno in grado di fornirlo lo si può comunque acquistare in un vivaio. Non eccedere con questo integratore, 4-5 cucchiai per ogni cassetta di dimensione media sono più che sufficienti, ed aiuteranno moltissimo la crescita delle piante. In sostituzione si possono integrare nel terriccio dei fondi di caffè (10-15 cucchiai per cassetta), che però non ha la stessa capacità fertilizzante dello stallatico, per questo lo possiamo usare per verdura di piccola taglia). Anche l’humus di lombrico o compost casalingo possono essere molto utili. Mescolare sempre bene il terriccio in un contenitore capiente.

Semi e piantine

Per realizzare il proprio orto l’ideale sarebbe partire dai semi, in modo di curare tutte le fasi delle nostre piante ed essere sicuri della provenienza, oltre che avere la soddisfazione di veder nascere la vita sul proprio balcone. In alcuni casi effettivamente partire dal seme è abbastanza conveniente e indicato (come ad esempio nel caso di misticanza, ravanelli, fagiolini, zucchine e pomodori) in quanto i semi sono molto facili da trovare e facili da far germinare. Alcune varietà invece sono più ostiche (ad esempio sedano, melanzane e peperoni), oppure molto lente a germinare come prezzemolo e basilico, per cui per cominciare conviene acquistare delle piantine in un vivaio. Per quanto riguarda i semi, molti si trovano biologici anche nei supermercati, oppure si può andare in qualsiasi vivaio, cercando di prendere sempre sementi biologiche in quanto si è così sicuri che i semi non siano stati trattati per aumentarne la conservazione (in alcuni casi si riconoscono dal colore del trattamento: fagioli, fagiolini e zucchine sono spesso trattati). In caso non si trovino sementi biologiche si possono seminare sementi classiche e riprodurre successivamente i semi per conto proprio in modo di non doverne più acquistare.

Per alcune varietà, come pomodori e leguminose, è molto semplice. Per i primi, basta far maturare bene un pomodoro, raccogliere i semi in un contenitore di plastica o vetro fino alla comparsa di una leggera muffa bianca. Sciacquarli, metterli ad asciugare, possibilmente non direttamente al sole e far asciugare per una decina di giorni su un piatto, lontano da correnti d’aria per evitare che possano volare via. Per le leguminose, far semplicemente seccare sulla pianta qualche baccello di fagiolo/fagiolino, dopodiché sbucciarli e prelevare i semi ben secchi. Riporre i semi, così prodotti, in un barattolo al buio in uno scaffale del balcone (in modo che subiscano l’influenza delle naturali temperature stagionali). È importante quando si acquistano semi controllare che non siano sementi Ogm o registrate (in caso c’è scritto sulle etichette), in modo da non alimentare quelle multinazionali che vorrebbero brevetti sui semi. Un’ultima doverosa precisazione riguarda gli ibridi, che sono piante altamente selezionate dall’uomo per avere prodotti di una certa qualità e precise carateristiche. Non sono dannosi alla salute e si riconoscono (quando si acquistano le piantine) per la dicitura F1, bisogna sapere che i semi eventualmente riprodotti a partire da ibridi F1 non avranno quasi certamente le caratteristiche della pianta madre e potrebbero non crescere e fruttificare in modo corretto. Moltissime delle verdure che mangiamo ogni giorno sono ibridi.

3. Piante da orto e loro esigenze

In questa sezione parleremo delle piante da orto suddividendole in famiglie, esaminandone caratteristiche e necessità comuni. Nella prossima sezione invece esamineremo le specie più importanti dal punto di vista stagionale, suddividendole quindi tra piante estive e piante invernali. Parliamo quindi, tranne dove specificato, di piante annuali, ovvero che richiedono ogni anno di essere ripiantate.

Leguminose

Sono tra le ortive più importanti in assoluto, in quanto non hanno particolari esigenze nutritive e di quantità di terra. Svolgono una funzione importantissima: tramite dei batteri che vivono sulle loro radici apportano azoto al terreno, elemento indispensabile alla crescita di qualsiasi pianta (in gergo si dice che le leguminose sono azoto-fissatrici), inoltre sono onnipresenti tutto l’anno e forniscono alimenti molto nutrienti, che in una sana alimentazione dovrebbero sostituirsi il più possibile a carne e derivati animali. In qualsiasi orto è utilissimo consociare una leguminosa in modo da apportare azoto che verrà utilizzato dalle altre piante in vaso. Molte leguminose sono rampicanti e richiedono sostegni, possiamo farli arrampicare anche direttamente su altre piante, ad esempio pomodori.

In questa famiglia rientrano: fagioli, fagiolini, ceci, fave, piselli, cicerchie, lupini, soia e lenticchie.

Solanacee

Sono per lo più piante estive e ricoprono grande importanza nell’alimentazione umana. Richiedono un terriccio nutriente, ben azotato (stallatico) e ricco di potassio (cenere). Sviluppano un apparato radicale profondo e ampio, per cui, tranne le varietà più piccole, richiedono vasi grandi e sostegni, in quanto crescono molto.

In questa famiglia rientrano: patate, pomodori, melanzane, peperoni e peperoncini.

Cucurbitacee

Anche in questa famiglia troviamo ortaggi di notevole rilevanza. Richiedono terricci molto ricchi di azoto (stallatico), molta acqua e vasi grandi, crescono solo d’estate e temono le basse temperature, si consociano molto bene alle leguminose. Le piante di questa famiglia tendono a crescere molto velocemente e subito dopo essere entrate in produzione hanno un picco molto alto per poi diminuire molto velocemente nel giro di poche settimane, per questo, se si ha spazio, è utile seminarle in modo scalare in modo da avere una migliore distribuzione della produzione. Di queste piante sono commestibili anche le foglie (cotte) ed i fiori (anche crudi). Alcune specie sono striscianti o rampicanti. I fiori femmina richiedono di essere impollinati con i fiori maschi quando si aprono, solo così il frutto potrà continuare a crescere, altrimenti appassirà. In genere ci pensano gli insetti, ma a volte può essere utile farlo manualmente per esserne sicuri. E’ sufficiente prendere un po’ di polline del maschio con un pennellino e spargerlo sul pistillo del fiore femmina.

In questa famiglia rientrano: zucchine, zucche, cetrioli, angurie, meloni, caroselli, luffa.

Liliacee

Anche questa famiglia contiene specie molto utili, si tratta per lo più di specie a bulbo, molte delle quali sono bellissime specie ornamentali. Il bulbo si sviluppa sotto terra, per cui è necessaria terra sufficiente al loro sviluppo. Sono molto utili in consociazione con altre piante per allontanare eventuali parassiti che non ne gradiscono l’odore.

In questa famiglia rientrano: aglio, cipolla, porro, scalogno, erba cipollina, asparago.

Composite

In questa famiglia rientrano specie di largo consumo, alcune molto facili da coltivare e facilmente consociabili.

In questa famiglia rientrano: lattughe, cicoria, girasoli, cardi, carciofi, tarassaco.

Crocifere

Si tratta per lo più di specie invernali, è una famiglia molto numerosa e presente nella dieta mediterranea. Richiedono un terreno azotato (stallatico) e nell’orto danno grandi soddisfazioni.

In questa famiglia rientrano: broccoli, cavoli, rape, ravanelli.

Labiate

Un vero tesoro della macchia mediterranea, facilmente coltivabili e resistenti ai climi più diversi. Non hanno grandi esigenze nutritive, amano il sole e non necessitano di tanta acqua. È una famiglia che contiene praticamente tutte le piante aromatiche che siamo abituati ad utilizzare, molte delle quali sono perenni.

In questa famiglia rientrano: basilico, rosmarino, timo, salvia, origano, maggiorana, menta, mentuccia, santoreggia, lavanda.

Ombrellifere

Queste piante possono essere sia perenni che biennali o annuali, dipende dalla varietà coltivata. La loro caratteristica è l’infiorescenza che assomiglia a quella degli ombrelli, da qui il nome. Sono facili da coltivare non hanno grandi necessità di apporti nutritivi e di acqua, basta preparare un terreno non troppo concimato, ben drenato e otterrete un buon raccolto.

In questa famiglia rientrano: carota, pastinaca, aneto, sedano, prezzemolo, cerfoglio, finocchio e cumino.

4. Realizziamo il nostro orto!

In questa sezione vedremo come realizzare il nostro primo orto sul balcone, usando le specie più importanti, ed esaminando le possibili consociazioni utili all’orto e che consentono di massimizzare la produzione a parità di spazio. Questo è un punto cruciale, in quanto visto il poco spazio, dobbiamo cercare di sfruttare al meglio vasi e terriccio a disposizione, nonché la parte aerea. Iniziamo con l’orto estivo e successivamente quello invernale. È bene sempre ragionare sulle linee guida sotto riportate prima di progettare il nostro orto, esse provengono in parte dai principi dell’agricoltura sinergica:

Considerare sempre quanto saranno grandi le vostre piante una volta cresciute. Bisogna evitare che queste si sottraggano a vicenda spazio vitale, sia aereo (luce) che radicale (vaso).

Consociare il più possibile piante provenienti da famiglie diverse. Questo crea sinergia e scambio di nutrienti, ma soprattutto permette di contenere eventuali infestazioni di parassiti.

Consociare specie che sfruttano livelli radicali diversi. In rete esiste molto materiale a riguardo ma in realtà, per capire che tipo di apparato radicale ha una specie, è sufficiente osservare la forma che avrà la pianta da adulta. Piante alte come pomodori e melanzane andranno molto in profondità, mentre lattughe ed insalate molto meno.

Se si vuole inserire nello stesso vaso due o più piante uguali o che sfruttano lo stesso apparato radicale, distanziarle in modo che quando saranno grandi si tocchino appena.

Sfruttare l’ombra delle piante più grandi per proteggere le specie più delicate, che non richiedono forte esposizione al sole. Per fare questo è importante osservare come “gira” il sole rispetto al balcone.

Se possibile, inserire sempre una o più leguminose, in modo da apportare azoto alle altre piante.

Non eccedere con le annaffiature, e gettare nei vasi eventuali scarti organici delle piante, nonché le stesse piante quando saranno secche. Il materiale organico prodotto è un tesoro in grado di nutrire le successive piantagioni.

Non estirpare eventuali “erbacce”. Sono utilissime a mantenere l’umidità della terra grazie appunto ad una copertura viva. Inoltre molte piante spontanee sono commestibili oltre che molto nutrienti, cosa che certamente darà grossi spunti di riflessione su una sana alimentazione a chi nel tempo vorrà approfondire questo aspetto. L’unica erba che dovrete necessariamente togliere (appena la individuate) è la gramigna, ovvero “l’erba a filo”, è un’infestante davvero tenace e soffoca le altre piante. Se la individuate, estirpatela, pulite bene le radici con le dita in modo da non gettare via anche prezioso terriccio prima di gettarla.

Pensare alle consociazioni come a dei suggerimenti e non come dogmi da seguire, per cui sperimentate tranquillamente consociazioni diverse da quelle di seguito specificate per ogni specie.

Condividete ciò che fate (ad esempio in rete con delle foto): consigli di ortolani più esperti vi saranno molto utili, così come saranno utili i vostri quando sarete diventati esperti anche voi.

NOTA: con vasi di profondità 25 cm si possono coltivare con successo quasi tutti gli ortaggi, per cui dove non specificato si intende questa dimensione minima.

Orto estivo

Tutte queste specie si seminano a fine inverno/inizio primavera, o a febbraio se in semenzaio coperto.

Pomodori

Ne esistono centinaia di varietà, di taglia grande, media e piccola. Quelli di taglia media (ad esempio il San Marzano) e grande (ad es. Cuore di Bue, Sorrento) necessitano di vasi molto grandi, almeno 35-40 cm di profondità e 30 cm di larghezza. Le varietà più piccole (ad es. Datterini, Ciliegini, Pachino, Principe Borghese) possono stare anche in vasi più piccoli, profondi comunque non meno di 30 cm. Il terriccio deve essere ben azotato (stallatico). La pianta di pomodoro può raggiungere altezze notevoli, per cui va considerata come pianta principale del vaso. I semi sono molto facili da far germogliare, ma all’inizio è consigliabile partire da piantine del vivaio, scegliendo la qualità che più piace.

Ogni varietà di pomodoro rientra comunque in una delle due grandi tipologie di piante: quelle a crescita determinata e quelle a crescita indeterminata. Le prime sono piante che non crescono oltre una certa altezza, ad un certo punto si arrestano e fruttificano. Le seconde continuano a crescere finché trovano nutrimento per farlo, da ogni nodo si svilupperà un cacchio che darà vita ad una nuova pianta, che a sua volta farà lo stesso una volta cresciuta. In pratica è come avere una sorta di pianta nella pianta. Questi cacchi (chiamati anche femminelle) vanno tagliati per non togliere nutrimento alla pianta principale. Se li si fa crescere fino a 15-20 cm è possibile ottenerne delle nuove piante mettendo il gambo in acqua per 3-4 giorni in posto luminoso ma non soleggiato, non appena uscite le radici li possiamo interrare con delicatezza in un nuovo vaso.

Consociazioni favorevoli: ravanelli, lattuga, cicoria, cipolle, prezzemolo, sedano, asparagi, carote, menta, calendula, basilico, nasturzio, mais.

Insalatona variopinta con fiori di calendula e borraggine (foro di Daniela Di Bartolo)
Zucchine

Sicuramente ha un numero di varietà inferiore al pomodoro, ma se ne possono trovare di diversi tipi, tutte con le stesse esigenze: terriccio ben azotato (con stallatico), vaso profondo almeno 30 cm e sufficientemente largo, esposizione ben soleggiata. La pianta di zucchina cresce molto in larghezza e può arrivare a coprire anche un metro quadrato di spazio, per questo non va consociata con piante basse o che coprono la luce. I famosi fiori (maschi) si possono mangiare sia crudi che cotti, ma è bene tenere a mente che essi servono ad impollinare i fiori femminili presenti sulle piccole zucchine, altrimenti queste appassiranno. Quindi può rendersi necessario (soprattutto se non ci sono molti insetti impollinatori in giro) prendere con un pennello un po’ di polline dal fiore maschio appena
aperto e spalmarlo delicatamente all’interno del fiore femmina. Nei vivai si trovano facilmente le sementi, che sono molto facili da far germinare, in genere se il clima è caldo bastano 5-6 giorni per vederle spuntare.

Consociazioni favorevoli: cipolle, nasturzio, fagioli e fagiolini rampicanti piantati tutti intorno.

Melanzane, peperoni

Si consiglia di acquistare piantine al vivaio in quanto produrle da seme non è molto facile. Le due specie hanno caratteristiche ed esigenze molto simili al pomodoro, per cui è necessario un terriccio ben azotato. Crescono in altezza ma mediamente meno rispetto ai pomodori, comunque vanno considerate come piante centrali, se si usa un vaso abbastanza largo si possono inserire anche 2-3 piante. Anche per melanzane e peperoni è necessario un vaso di almeno 30 cm di profondità per avere buoni risultati.

Consociazioni favorevoli: fagioli

Insalate, cicorie, ravanelli, bieta

Tutte queste specie non sono particolarmente esigenti e ne esistono tantissime varietà.

Sicuramente sono specie orticole che danno molta soddisfazione. Non richiedono vasi molto profondi: 20-25 cm sono più che sufficienti per insalate e cicorie; per misticanza e ravanelli sono sufficienti 10 cm di terriccio e crescono molto rapidamente. Per aumentare la produzione di insalate e cicorie conviene non tagliare completamente alla base ma staccare sempre le foglie più esterne in modo che ci sia sempre una parte verde in grado di far ricrescere velocemente le foglie. Anche con le cicorie “puntarelle” questa tecnica è davvero fruttuosa e poche piante permettono di avere fresche insalate più volte alla settimana. Queste specie comprendono varietà sia estive che invernali, per cui si possono
seminare a fine inverno oppure a fine estate.

Consociazioni favorevoli: cavoli, barbabietole, fagioli rampicanti, fagiolini nani, fragole, lattuga, piselli, pomodori, spinaci, prezzemolo, cetrioli.

Aglio, cipolle

Anche se si raccolgono a giugno luglio (quando la parte aerea diventa secca), queste specie si seminano a novembre, ma è possibile trapiantare a gennaio/febbraio piantine da vivaio. Non hanno particolari esigenze e si consiglia di piantarne una o più cassette intere. Le cipolle diventano più grandi e vanno distanziate 15 cm l’una dall’altra, l’aglio si può distanziare anche solo 10 cm. I bulbi crescono sotto terra, per cui almeno 20 cm di profondità sono necessari.ù

Consociazioni favorevoli: carote, cetrioli, zucchine, pomodori, lattuga, sedano.

Carote

Non richiedono particolari esigenze, se non la profondità del vaso che deve essere di 25 cm.

Si possono seminare tra gennaio e ottobre. La densità di carote nel vaso può anche essere molto alta (distanza minima 6-7 cm tra ogni pianta della stessa fila e 15 cm tra file diverse) in quanto la pianta rimane molto compatta e la carota si sviluppa in lunghezza sotto terra.

Consociazioni favorevoli: cipolle, ravanelli, piselli, lattuga, cicoria, porri, rosmarino, salvia, pomodori.

Fagioli, fagiolini, ceci

Come già detto, non hanno esigenze particolari e sono consociabili praticamente con tutto. Alcune varietà sono rampicanti, per cui richiedono un sostegno, altre sono varietà nane e quindi si deve far attenzione a non consociarle con piante basse che richiedono molta luce come zucche o zucchine. Per avere una buona produzione di fagioli occorrono molte piante, per questo si consiglia di coltivare fagiolini da mangiare freschi appena raccolti, che certamente rendono di più rispetto ad esempio a fagioli da far seccare. La pianta di ceci invece è molto bella e non supera i 30 cm, resiste molto bene a caldo e siccità, ma purtroppo ha rese molto basse, di conseguenza è impossibile avere una produzione utile in balcone.

Consociazioni favorevoli: Zucchine, ravanelli, cicoria, cavoli, cetrioli, sedano, granturco, santoreggia.

Basilico, prezzemolo, sedano

Si semina a fine inverno ma la germinazione è molto lenta, per questo all’inizio è preferibile comprare delle piantine in vivaio. Non hanno esigenze particolari e non amano troppa luce solare diretta. Prezzemolo e sedano sono piante biennale, per cui il secondo anno faranno fiori e semi e poi seccheranno. Per mantenere il basilico sempre verde e tenero è importante cimarlo non appena cominciano a spuntare le infiorescenze, le quali sono comunque commestibili al pari delle foglie. In questo modo un paio di piante sono più che sufficienti per tutta l’estate. Se si ha una sovrapproduzione, si possono congelare freschi per fare scorta invernale, mentre perdono l’aroma se fatti seccare.

Consociazioni favorevoli: ravanelli, pomodori.

Erbe Officinali (rosmarino, salvia, timo, origano, maggiorana, menta, mentuccia, santoreggia, lavanda, melissa)

Erbe aromatiche per eccellenza, producono pregiati oli essenziali e si mantengono molto bene se fatte seccare. Essendo piante perenni conviene acquistare direttamente le piantine. Si consociano molto bene tra loro (tranne rosmarino e salvia da non mettere mai nello stesso vaso) e con tutte le altre piante. Il rosmarino può diventare molto grande e necessita di un vaso adeguato man mano che la pianta cresce. Lo si può mettere direttamente in un vaso molto grande e profondo ed usare il restante spazio per consociare altre piante. Attenzione a menta, mentuccia e melissa che diventano infestanti!

Orto invernale

Cavoli, cavolfiori, broccoli, broccoletti, cime di rapa

Sono le tipiche verdure invernali, molto nutrienti e facili da coltivare. Si seminano a partire da fine agosto fino ad ottobre/novembre ed esistono varietà precoci e tardive. Alcune varietà di broccoli e cavoli diventano molto grandi, per cui necessitano di molto spazio. Pochi sanno che anche le foglie sono commestibili e (specialmente quelle più tenere) si possono usare per preparare gustose zuppe con pane secco ed olio d’oliva, dopo aver raccolto il “frutto” principale, cosa non da poco per una sola pianta! Broccoletti e cime di rapa sono piante un po’ meno ingombranti ed hanno il vantaggio di emettere continuamente nuovi getti, a patto che vengano sempre tagliati, altrimenti la pianta andrà in fiore e infine a seme smettendo di produrre. Tre o quattro piante ben curate permettono
di soddisfare tranquillamente le necessità di una famiglia.

Consociazioni favorevoli: piselli, fave, sedano, spinaci, fragole, lattuga, porro.

Fave appena raccolte (foto di Daniela Di Bartolo)
Piselli, fave

Sono le leguminose invernali per eccellenza. Entrambe si seminano direttamente in terra da fine agosto a dicembre, ma preferibilmente in ottobre/novembre. Non hanno grandi richieste ed è bene consociarle con altre piante in quanto sono ottime azoto-fissatrici, in particolare le fave, usate da sempre come fertilizzanti naturali con la tecnica del sovescio.

I frutti si raccolgono a primavera, lo sviluppo è inizialmente molto lento ed aumenta moltissimo con l’innalzamento delle temperature. I piselli sono rampicanti, per cui necessitano di sostegni a rete, mentre le fave non richiedono sostegni anche se la pianta arriva tranquillamente al metro di altezza. Quando arriva il caldo primaverile è bene tenere sempre umido il terriccio.

Consociazioni favorevoli: finocchi, carote, rape, ravanelli, cavoli, broccoli, broccoletti.

Finocchi

Anche i finocchi si seminano a fine agosto e vogliono un terreno abbastanza ricco di sostanza organica. Oltre al grumolo alla base, sono commestibili anche gambi e foglie, le quali hanno un aroma caratteristico usato generalmente per insaporire pietanze a base di legumi. Per far rimanere il grumolo bianco e tenero si usa coprirlo con terra man mano che questo si sviluppa.

Consociazioni favorevoli: cicoria, lattuga, piselli, salvia.

Finocchi e scarola (ma anche aceto di mela e marmellate). Foto di Daniela Di Bartolo
Cardo

È una pianta poco utilizzata, seppur molto diffusa. Praticamente identica al carciofo (sono parenti stretti), sia nelle foglie che nella grandezza, che nelle poche esigenze richieste in termini di terreno ed acqua, si mangiano i gambi teneri delle foglie, puliti, tagliati a pezzetti e lessati. Ha notevoli proprietà nutritive e depurative. Se si tagliano le foglie esterne invece che tutta la pianta, si riesce ad avere una produzione continuativa molto abbondante. Due piante ben tenute sono in grado di soddisfare tranquillamente il bisogno di una famiglia. Il cardo, al pari del carciofo, produce un rizoma sotto terra molto profondo, per cui è bene usare vasi di almeno 40-50 cm di profondità (se possibile con terra di campagna) e consociarlo con piante di piccola taglia. Le abbondanti foglie, se fatte a pezzetti, sono ottime per pacciamare altri vasi. Con pacciamatura s’intende il coprire la terra nuda di un vaso con paglia o altri scarti organici, in modo che l’umidità sia trattenuta meglio dal terriccio.

5. Rinnovo del terriccio, concimazione e trattamenti

Cosa fare quando una pianta ha smesso di produrre? O per aumentare la crescita e la produzione? Qui si aprono diversi approcci provenienti da diversi tipi di agricoltura. L’agricoltura industriale vede la terra come un contenitore di nutrienti necessari a massimizzare la produzione, appena terminata una coltura, la terra viene arata a fondo, concimata nuovamente e si riparte da capo. È chiaro che questo sistema sarà possibile solo finché ci sarà energia (ovvero petrolio) per far funzionare le macchine agricole, per sintetizzare e trasportare concimi e pesticidi chimici, energia per erogare i trattamenti.

L’agricoltura industriale distrugge il suolo e tutta la vita che c’è in esso, ogni volta che inizia una nuova coltura. Un sistema un po’ migliore è quello dell’agricoltura biologica, dove l’approccio è lo stesso ma quantomeno si cerca di non usare sostanze troppo dannose. Mentre un approccio totalmente inverso è quello dell’agricoltura naturale, in occidente chiamata sinergica, formalizzata dall’agronoma spagnola Emilia Hazelip negli anni ’70.

L’idea di partenza è che la Natura non ha bisogno dell’intervento dell’uomo per produrre frutti e prosperare, e questo lo si può vedere ad esempio in boschi e foreste, sempre rigogliose senza alcun intervento, concimazione, trattamento o aratura che sia. La parte organica delle piante morte fornisce nutrimento a quelle successive, così come sono le stesse radici ad “arare” il terreno ed a riportare in circolo i nutrienti. E quando le radici delle piante morte marciscono rendono il terreno ancora più fertile e morbido. Riprodurre questo ciclo naturale in vaso non è facile, per questo in questa guida ci si è volutamente orientati ad un approccio classico, ma comunque il più possibile naturale (ad esempio l’uso di stallatico, humus, compost o fondi di caffè come concime, al posto di concimi chimici), e questo sarà ben evidente quando sentirete il sapore dei vostri frutti. Altre tecniche invece derivano dall’agricoltura sinergica, come ad esempio le consociazioni tra piante, o l’uso di materiale organico di scarto come pacciamatura. Certamente l’obiettivo è anche quello di stimolare approfondimenti e sperimentare sistemi il più naturali possibili.

Il consiglio, quando un vaso non è più produttivo è quello di tagliare tutte le parti aeree delle piante e farle seccare, rimescolare poi il terriccio del vaso tagliando eventualmente a piccoli pezzi con le forbici le radici grandi e piccole presenti e aggiungendo rami e rametti delle piante precedentemente seccate, mentre le foglie si potranno usare come pacciamatura. In questo modo si restituiscono i sali minerali alla terra e si apporta nuova sostanza organica che consentirà non solo di riusare sempre lo stesso terriccio arricchendolo ogni volta, ma anche di avere un terriccio sempre più vivo e ricco di biodiversità, dai microorganismi ad eventuali ospiti ben graditi come i lombrichi (rendono la terra morbida e creano humus). Per questo è bene evitare inutili sterilizzazioni dei contenitori con prodotti nocivi come purtroppo spesso viene fatto, o di gettare il terreno e ricomprarlo ogni anno come molti purtroppo suggeriscono. Riguardo le concimazioni invece può essere molto utile, oltre allo stallatico e fondi di caffè, aggiungere un po’ di cenere al terriccio (1-2 pugni per ogni cassetta), la quale è ricca di potassio ed altri sali minerali (ma non di azoto). La cenere la si può aggiungere anche dopo l’inizio dell’orto, nel momento della fioritura e della fruttificazione delle nostre piante, spargendola direttamente sulla terra (particolarmente gradita a pomodori, melanzane e peperoni).

Cosa accade se le nostre piante vengono attaccate da parassiti e malattie? Questo è un argomento davvero molto complesso ed esistono rimedi naturali più o meno efficaci che però devono essere necessariamente esaminati di caso in caso (macerato di aglio, o di ortica, birra contro lumache e limacce…), un po’ come l’andare dal medico. Il primo suggerimento è quello di osservare ogni giorno la presenza di eventuali parassiti (in particolare gli afidi sono un terribile nemico) e non appena riconosciuti toglierli a mano in modo che l’infestazione venga fermata sul nascere e senza usare nulla. È bene comunque, riconoscere sempre prima l’eventuale insetto presente per capire se si tratta di un “amico” o di un “nemico” dell’orto (questa concezione è prettamente umana e non propria della Natura), e cercare sempre cure naturali, o a limite biologiche, informandosi il più possibile in rete (ormai in internet prosperano blog e gruppi sul tema) o con guide specializzate.

La raccomandazione importante è comunque quella di non andare nel panico appena vediamo qualche animaletto o insetto su piante e terra, innanzitutto perché è buon segno (significa che stiamo facendo un lavoro abbastanza naturale), secondo poi perché la Natura è questa, non esistono piante senza animali e viceversa, l’interconnessione è più vasta di quanto possiamo immaginare! Bisogna, come detto sopra, solo capire se si tratta di insetti potenzialmente dannosi per le piante e trovare rimedi il più naturali possibili. Si raccomanda di coltivare contemporaneamente anche piante da fiore, così da attirare insetti utili come le api e le farfalle per aiutare l’impollinazione delle nostre piante, o graditi ospiti come le coccinelle, formidabili guardie in grado di combattere molti insetti potenzialmente dannosi. Attenzione invece se vedete formiche sulle piante, in quanto è possibile che stiano creando un allevamento di acari. Le formiche si cibano delle loro secrezioni, usare rimedi per allontanarle in modo naturale.

Un ultima accortezza prima di cominciare questa nuova esperienza è quella di ricordarsi sempre di sciacquare in acqua e bicarbonato le verdure prima di mangiarle, in quanto con l’aria di città potrebbero depositarsi polveri di smog sulle superfici.

Buon Orto!

Erbe aromatiche essiccate e marmellate (foto di Daniela Di Bartolo)
Ringraziamenti

Un sincero ringraziamento a Roberta Rossini e Alessandra Pioltelli per la celere e precisa revisione di questa guida, nonché ad Ivana Tozzi che ha gentilmente concesso la foto di copertina. Spero che questo lavoro possa essere utile a tutte quelle persone che hanno deciso (consapevolmente o meno) di riavvicinarsi alla Natura, che ci lega tutti in un delicato e ineffabile equilibrio, al quale più ci avviciniamo, più recuperiamo la serenità e la felicità con cui nasciamo su questa Terra…

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Fotovoltaico, per alimentare l’Europa è sufficiente usare lo 0,6% del suo territorio

Secondo uno studio del Cnr una superficie inferiore allo 0.6% del territorio europeo sarebbe sufficiente per garantire con i pannelli fotovoltaici la copertura completa del fabbisogno elettrico dell’Unione Europea.
Il fotovoltaico gioca un ruolo importante all’interno della rivoluzione energetica mondiale. Ma a che punto siamo in termini di capacità produttiva, ritorno economico, affidabilità delle tecnologie e struttura dell’industria? E quali le conseguenze, sopratutto da un punto di vista di consumo di suol di una diffusione capillare degli impianti solari? E, infine, quali gli ostacoli ancora da superare?
Cerca di dare delle risposte a queste domande uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet-Cnr) e dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati (Ismn-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato da Energy Science & Engineering con il titolo “The Great Solar Boom: A Global Perspective into the Far Reaching Impact of an Unexpected Energy Revolution” (IN ALLEGATO).

Per coprire il fabbisogno elettrico europeo basta un consumo di suolo dello 0,6%
La capacità fotovoltaica installata globalmente vale 200 GigaWatt, pari al fabbisogno annuo dell’Italia e al 10% della potenza globale. Il fotovoltaico conviene perché, a seconda dei materiali utilizzati- spiega Francesco Meneguzzo dell’Ibimet-Cnr di Firenze – restituisce da 10 a 50 volte l’energia impiegata nella sua costruzione. Mentre le diffuse perplessità rispetto all’occupazione di territorio paiono superate dalla valutazione che una superficie inferiore allo 0.6% del territorio europeo sarebbe sufficiente per garantire con i pannelli fotovoltaici la copertura completa del fabbisogno elettrico dell’Unione Europea”.

Prezzi in forte calo
I vantaggi e i costi della tecnologia, evidenzia lo studio, sono chiari: l’elettricità fotovoltaica è venduta a prezzi inferiori a quella da fonti convenzionali, anche senza incentivazioni e non soltanto nei Paesi più soleggiati, ma persino in Francia che è il Paese con la maggiore penetrazione del nucleare a livello globale. La disponibilità crescente di elettricità ottenuta dalla luce solare durante le ore di punta ha fatto crollare il prezzo del kWh nei Paesi più solarizzati come Germania (dai 51 Euro/MWh del 2006 a 33 Euro/MWh del 2014) e Italia (dai 75 euro/MWh del 2006 ai 52 Euro/MWh del 2014), in cui la componente dovuta alla generazione fotovoltaica ha pesato molto più della crisi della domanda.

Ed è stata l’Italia, attraverso l’impianto installato nel 1984 nell’isola di Vulcano- sostiene Mario Pagliaro dell’Ismn-Cnr di Palermo- a mostrare al mondo come la tecnologia fotovoltaica per generazione elettrica fosse affidabile e robusta, con un modesto 6% di perdita di produzione registrato in oltre 30 anni di funzionamento.

L’ultima frontiera è quella dell’accumulo
L’ultima barriera per la sostituzione dei combustibili fossili tanto nel riscaldamento degli edifici, con le pompe di calore, quanto nel trasporto pubblico e privato delle persone attraverso tram, treni ed auto elettriche- concludono Pagliaro e Meneguzzo- è quella dell’accumulo necessario a rendere disponibile l’elettricità solare in inverno e durante la notte, in via di superamento grazie alle evoluzioni rapidissime della tecnologia e dell’industria delle batterie e delle celle a idrogeno che, in quanto a capacità e costi, ricalcano le orme dei recenti sviluppi della tecnologia e dell’industria fotovoltaica.

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Due rapper sul set: Fedez e J-Ax attori per Alemà al Serpentone di Corviale

Hip hop e una generazione «orfana» che sta «in mezzo alle cose come un errore», incorniciati in una Roma «che certo non è da cartolina»: sono gli ingredienti di «Zeta», il terzo film di Cosimo Alemà, che include la partecipazione di rapper di spicco tra i quali Fedez e J-Ax.
Nella pellicola «si parla di rap, la musica delle nuove generazioni, qualcosa di cui mi occupo da tantissimo tempo», dice Alemà in una pausa delle riprese sul set.
«Insieme ai produttori ci interrogavamo su come coniugare questo lavoro ventennale nella musica con il cinema», spiega il 45enne romano, mentre il suo aiuto regista, Marcello Calvesi (che ha collaborato con Claudio Caligari in «Non essere cattivo») mette a punto gli ultimi dettagli della scena.
Zeta «racconta il tentativo di un ragazzo molto giovane di sfondare nel mondo del rap venendo da una metropoli molto difficile che è Roma, anche se nel film non viene mai citata, e certo non è una Roma da cartolina».
Si gira al Serpentone di Corviale, il ‘manifesto’ dell’architettura Anni ’70 trasformatosi in una mini-città ghetto. Il Serpentone, «questo famoso blocco di cemento lungo un chilometro rappresenta ancora oggi a Roma ma forse anche in Italia un esempio unico, che rende l’idea che vogliamo raccontare nel film: un quartiere che nasce in mezzo alla campagna e inghiotte un pò tutto, compresi i protagonisti», dice il regista, che sottolinea il legame affettivo con Corviale, «andavo a scuola qui vicino». È una sorta di ‘richiamo della foresta’: la scuola è il Liceo Marcello Malpighi, lo stesso frequentato da Paola Cortellesi, che in «Scusate se esisto» di Riccardo Milani ha impersonato Guendalina Salimei, l’architetto che vinse il bando per la riqualificazione del «quarto piano» del Serpentone.
Ma non c’è solo Corviale: l’altra parte del film è ambientato a Tor Bella Monaca, «una vera e propria città completamente isolata dal resto».
«Zeta» non è una commedia, avverte il regista, ma i protagonisti Diego Germini (in arte Izi), Irene Vetere, Salvatore Esposito (il Genny Savastano in «Gomorra – la serie») e Jacopo Olmo Antinori («Io e Te» di Bernardo Bertolucci e «I Nostri Ragazzi» di Ivano De Matteo) incontreranno i loro ‘beniamini’, J-Ax, Fedez, Salmo, Baby K, Briga, Clementino, Ensi, Lowlow, Noyz Narcos, Rancore, Shade, Tormento oltre al famoso breaker Lilou del Red Bull BC One All Star Team.
I loro fan li potranno vedere alle prese «con un progetto cinematografico e non sempre, solo, con la musica e i video musicali», conclude Alemà.

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Un altro social possibile

Se per Freud il retaggio del passato costruisce incrostazioni falde e trabocchetti nell’inconscio, l’odierno tecno-inconscio collettivo si nutre della nostra libidine esibizionistica e voyeuristica.
Ma noi che sappiamo che il tecnico è politico vogliamo destrutturare un modello in cui moltitudini condividono pensieri foto video da cui ristrettissime élite estraggono valore tenendolo tutto per sé.
La teoria base del plusvalore c’insegna che bisogna costruire nuovi modelli di estrazione di valore perché i produttori di senso si riapproprino del frutto della propria creatività.
E’ come se qualcuno avesse messo a disposizione del genio di Van Gogh tele pennelli e colori e in cambio divenisse in automatico possessore e gestore delle sue opere.
Il cambio di paradigma necessita della riappropriazione dei mezzi di produzione da parte di utenti/produttori.
Ora che internet esce dalle nuvole ed entra nelle cose la produzione di informazioni produrrà direttamente oggetti d’uso.
Il salto sarà quindi da consumo ad uso: altro che condivisione.

stampante 3 D che costruisce case

stampante 3 D che costruisce case




Stazione Muratella, sgomberato insediamento abusivo

municipio XI

 

Continua con lo sgombero odierno dell’insediamento abusivo sito all’altezza della Stazione Muratella, all’interno della Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi, l’opera di ripristino della legalità portata avanti dal Tavolo per l’Ordine e la Sicurezza del Municipio XI. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI

Questa mattina, infatti, gli agenti e i funzionari della Polizia Locale di Roma Capitale sono intervenuti per sgomberare l’area dalla quale erano già state allontanate, nei giorni scorsi, le persone che lo abitavano; contestualmente, una azienda incaricata da AMA ha provveduto ad abbattere le circa 16 baracche costruite abusivamente con materiali di risulta ed gli altri moduli abitativi di fortuna nonchè a rispristinare il decoro dell’area dalla eliminando i rifiuti e le discariche presenti.

Un lavoro costante di attenzione al territorio che continua a portare avanti l’amministrazione municipale, anche grazie alle sollecitazioni dei cittadini e, in questo caso, dei tanti fruitori della prospicente stazione ferroviaria che, in attesa della realizzazione del parcheggio di scambio prevista con l’attuazione del Piano Casa Alitalia, potranno frequentare la zona con una maggiore tranquillità.




Programma della biblioteca Renato Nicolini

Lunedì 19 ottobre ore 17.00

PERCORSI DI MEMORIE . “Una donna protagonista” Incontri di un percorso di scrittura al femminile. A cura di Monica Maggi in collaborazione con l’associazione Libra

giovedì 22 ottobre ore 16.30

Libro parlato. La biblioteca Renato Nicolini in collaborazione con la Banca del Tempo è lieta di ospitare il dott. Sandro Vaggi responsabile dell’associazione per il Lazio che illustrerà le attività dell’associazione in generale e, in particolare, le modalità per diventare donatori di voce anche rispondendo a tutte le domande di chiarimento.

venerdì 23 ottobre 14.00 – 18. 30

“Pontili quadrante Corviale” laboratorio sperimentale di co-progettazioneper nuove connessioni verdi tra quartiere, servizi e reti di trasporto pubblico. A cura di Roma Capitale, Atac, Municipio XI , Sapienza (dipartimento di Architettura e progetto), Roma Natura

Sabato 24 ottobre ore 9.30-14.00

Communi-care Convegno in collaborazione CNAPP Onlus “Strategie per il supporto alla comunicazione nei Disturbi dello Spettro Autistico” La partecipazione all’evento è libera e gratuita. Dato il numero limitato di posti disponibili, è gradita la prenotazione.

Lunedì 26 ottobre ore 20.00 INVITO ALL’OPERA Serata inaugurale X^ edizione 2005 – 2015 Il barbiere di Siviglia di G. Rossini. A cura del dottor M. Laurenza

Vi ricordiamo inoltre che:

Tutti i venerdì dalle 15.30 alle 17.30 SPORTELLO di ASCOLTO AUTISMO e DSA” rivolto a insegnanti, genitori e alunni. Gli esperti, messi disposizione a titolo gratuito dalla “Cooperativa Sociale TGPT – Mirjac”, offriranno una consulenza gratuita sui problemi legati all’autismo, informeranno sui servizi pubblici del territorio e sulle attività della biblioteca correlate con lo stesso tema.

biblioteca




Trullo e la ‘Poesia di Strada’: tre giorni di parole, performance e street art

Dal 16 al 18 ottobre si riuniranno scrittori e artisti della scena romana.
Tre giorni di parole, arti, performance e street art. Si tratta del Festival Internazionale di Poesia di Strada, che dopo Milano (2013) e Genova (2014) arriva a Roma, nel quartiere del Trullo. L’iniziativa, in programma dal 16 al 18 ottobre, organizzata da Poeti der Trullo, Poesie Pop Corn, Solo e Pittori Anonimi del Trullo, con il sostegno dell’XI municipio, vedrà la partecipazione di alcuni dei più importanti poeti di strada provenienti da tutta Italia che, in collaborazione con street artist della scena romana e non, daranno vita a una serie di opere d’arte urbana in diversi punti del quartiere, riqualificando muri e serrande con la poesia e i murales.

Tema della manifestazione 2015, i Viandandi, con dedica “alle persone che credono in un’alternativa positiva – spiegano gli organizzatori – il Trullo diventerà, nei giorni del Festival, il luogo dove incontrarsi e parlare la stessa lingua: quella dei sentimenti, dell’arte, della poesia. E lo sarà grazie alla poesia di strada che incontra la street art, alle installazioni, ai reading e alla musica”. Dislocati in più punti del quartiere, si esibiranno poeti come Ivan, Poesia Viva Lecce, Factory Writing, Francesa Pels, Gio Evan, Mep, Mister Caos, Poesie Pop Corn, Poeta del Nulla, Poeti della Sera, Poeti der Trullo, Stre-Marta e street artist come Bol32, Diamond, Gomez, Grndr, Marco Tarascio Moby Dick, Marcy, Mr. Klevra, Piger, Solo, Sugar Kane e tanti altri.

“Questo festival è un’occasione importante per accendere i riflettori sul vivace fermento culturale che anima il quartiere – spiega Maurizio Veloccia, presidente dell’XI municipio – e va nella stessa direzione che noi, come municipio, stiamo seguendo l’approvazione del progetto di riqualificazione della ex Caserma Donato: rigenerare il territorio sia dal punto di vista urbanistico, che da quello sociale”.

Previste per il 16 e il 17 ottobre due serate di reading e musica presso il Cso Ricomincio dal Faro (via del Trullo 330): dopo le “Letture Viandanti” di Tempi diVersi alle ore 20.30, si esibiranno la Mildred Pierce Band, il Giulia Anania Trio e l’Emilio Stella Band. Il 17 alle ore 19 in piazza Cicetti, il poeta Alfonso Pierro realizzerà la sua performance di melting poetry: l’artista, seduto al tavolo, inventerà poesie usando 300 parole magnetiche contenute in un kit, partendo da una parola scelta da chi si fermerà al tavolo. Alle ore 22 è invece previsto un laboratorio di hip pop con special guest Colle der Fomento e Alessandro Pieravanti (Il Muro del Canto). Domenica 18 ottobre alle 18, l’associazione Ottavo Colle realizzerà un’incursione urbana alla scoperta delle origini e delle trasformazioni del quartiere. Così, a partire ancora da piazza Cicetti, si scoprirà un altro lato del Trullo, accompagnati dalle letture poetiche di Irene Ranaldi e Ludovica Valori dei Traindeville.

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Un profilo di “sindaco delle periferie”

Elezioni di primavera: identikit di un sindaco.
Su Ignazio Marino cala il sipario. Dopo le sue dimissioni verrà nominato un commissario dal quale si pretenderanno miracoli, visto che la città è chiamata a grandi sfide. Ma i miracoli non sono di questo mondo e anche il più volenteroso tra i servitori dello Stato non potrà fare granché. Sarà già tanto se riuscirà a tenere a galla la barca per evitare che affondi nello sconforto generale. Una sana gestione dell’ordinaria amministrazione sarebbe grasso che cola. Bisognerà attendere l’esito delle prossime elezioni comunali per comprendere come i romani intendano risollevarsi dal degrado in cui sono precipitati. Le profferte non mancano.

Un minuto dopo dell’annuncio delle dimissioni di Marino è partito il toto-nomi. A destra come a sinistra. I big della politica hanno provveduto, ciascuno, a tracciare il profilo del candidato ideale. Lo ha fatto Renzi, lo ha fatto Berlusconi, lo hanno fatto tutti gli altri. Non vale solo per Roma. Sono in gioco poltrone delicatissime: Milano, Napoli, Bologna, Torino. Sarebbe consigliabile una riflessione a largo spettro che non tenesse conto delle contingenze determinate dai duelli quotidiani, ormai tutti mediatici, tra i litigiosi capi e capetti di partito. Sarebbe meglio interrogarsi non su chi ma sul come debba essere il sindaco di una grande città del terzo millennio.

Dopo il tramonto degli “uomini della provvidenza” va facendosi strada, nel teatrino della politica, l’idea di evocare una nuova divinità pagana: il manager. Quando la si smetterà di scambiare il governo di una comunità con la gestione di un’impresa non sarà mai troppo tardi. Se si è stati bravi capi d’azienda non è detto che si sarà dei buoni sindaci, pur avendone tutte le intenzioni. Non esiste alcuna formula matematica che legittimi questa equazione. La complessità dell’organizzazione comunale non è in alcun modo paragonabile a quella di una fabbrica. Nel primo caso bisogna tenere conto degli stati d’animo, del “sentire” della popolazione, oltre che dei numeri di bilancio e dei mezzi idonei ad assicurare il funzionamento della “macchina”; nel secondo si è chiamati a governare processi mediante una pianificazione preordinata. Nel primo caso si persegue il benessere di una comunità; nel secondo si guarda alla profittabilità dell’impresa.

I sindaci che verranno potranno riuscire nel compito soltanto se sapranno interpretare i bisogni profondi dei cittadini amministrati, armonizzandone gli interessi disomogenei, talvolta confliggenti, nell’ambito di un’idea di sviluppo coerente dell’insieme. Se partecipassimo al gioco de “l’uomo giusto al posto giusto”, opteremmo per un profilo di “sindaco delle periferie” perché quei pezzi di territorio, stracolmi d’umanità separata, saranno il vero banco di prova per ogni aspirante al buon governo. Gli agglomerati che cingono i centri storici, nati con la rivoluzione industriale, sono qualcosa di più di luoghi fisici degradati, di quartieri dormitorio, di residenzialità massificata: sono luoghi dell’anima. Esiste una dimensione periferica dell’esistenza individuale e collettiva che si allontana, inesorabilmente, dai ritmi pulsanti del nucleo vitale della grande città. Gli agglomerati dell’extra moenia non godono di forza propria, ma sopravvivono per effetto della capacità di attrazione gravitazionale dei centri intorno ai quali ruotano. Quanto più è avvertita la forza centripeta dei nuclei, tanto migliore è la qualità di vita dei suoi corpi satellitari. La città che smette di attrarre abbandona le periferie al proprio destino. E gli effetti di questa perdita si trasformano nei disagi, nei disservizi, nelle inefficienze e nelle tristi storie di ordinaria miseria di cui la cronaca ci inonda.

Bisogna pur dirselo: il buio che avvolge le periferie italiane è il frutto avvelenato di quella insensata fuga dell’idea di “progresso” dallo spirito coinvolgente e partecipato della “civitas”. Un sindaco questo lo deve sapere.

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Così la burocrazia ha frenato il piano del governo sulle periferie

Equazioni, codicilli e bilancini.
Come possono, i Comuni, chiedere i fondi del progetto -sponsorizzato da Renzo Piano – contro il degrado delle periferie? Semplicissimo: basta risolvere formule da astrofisici, passare attraverso un comitato di valutazione costruito con criteri da equilibristi e sperare di finire nella «griglia» giusta.
Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini l’aveva salutata come «una svolta attesa da anni». E come non essere d’accordo con lui? Per la prima volta un governo italiano aveva deciso di investire qualche soldino nel «rammendo» delle periferie, secondo la definizione dell’architetto e senatore a vita Renzo Piano, che era stato il motore dell’iniziativa. Duecento milioni spalmati in tre anni non erano granché, ma almeno si poteva cominciare a ragionare sui massacri umani e ambientali che certi piani regolatori sconsiderati, alleati dell’abusivismo, hanno perpetrato in tutte le città italiane dal dopoguerra, trasformando il Paese della bellezza in un luogo dell’Orrore. Ma come sempre accade in Italia, le buone idee devono fare i conti con la burocrazia, capace di complicare la vita anche alle cose più elementari pur di giustificare la propria esistenza in vita. Ed eccone un fulgido esempio.
COMITATO DA MANUALE (CENCELLI)
La norma che aveva stanziato i soldi, approvata a dicembre dello scorso anno, già poteva far capire la piega che avrebbe preso la cosa. La valutazione dei progetti, infatti, sarebbe stata affidata a un comitato di tredici persone: scelti con la logica apparente di non far torto a nessuno. Due rappresentanti del Dipartimento Pari opportunità di palazzo Chigi, due del ministero delle Infrastrutture, due del Tesoro, due dei Beni culturali, uno degli Affari regionali, uno del Cipe, uno dell’Agenzia del Demanio. E potevano mancare un rappresentante della Conferenza delle regioni e uno dell’Associazione dei comuni, tanto per vigilare che ci fosse parità di trattamento fra le 20 Regioni e gli ottomila campanili? Già. Anche se la vera sorpresa è stata la decisione di affidare la presidenza di un comitato che deve valutare i progetti per le periferie urbane alle Pari opportunità.
LE EQUAZIONI PER STABILIRE IL DEGRADO
Il bello, però, è nel decreto della presidenza del Consiglio che dovrebbe far partire l’operazione, appena messo a punto. Per farlo sono stati necessari ben nove mesi. E il parto ha prodotto un autentico capolavoro: il bando per aggiudicarsi i primi milioni previsti per il prossimo anno. Pochi soldi, come detto. Anche se era difficile aspettarsi briciole così piccole: il limite massimo finanziabile per ciascun progetto è di due milioni. Ma è il modo in cui dovrebbero essere distribuite che lascia letteralmente sbalorditi. I soldi vanno alle aree urbane degradate? Bene, si tratta soltanto di stabilire quando un’area è degradata. E come si fa? Ma con una formula matematica, ovvio. Serve a ricavare un indice che se risulta pari o superiore a uno, allora è la conferma: il degrado sociale esiste. Eccola:

IDS ZFU=0,40X(DIS(i)-DISNAZ)+0,30X(OCCNAZ-OCC(i))+0,15X(GIOV(i)-GIOVNAZ)+0,15X(SCOLNAZ –SCOL(i))

Dove per DIS, OCC, GIOV e SCOL si intendono rispettivamente i tassi di disoccupazione, occupazione, concentrazione giovanile e scolarizzazione.
E il degrado ambientale? Niente paura, c’è una formula anche per calcolare l’indice di disagio edilizio: IDE= ((Erp+ERm)/Tot ER)/0,168 Dove ERp sono gli edifici in pessimo stato, ERm sono quelli mediocri e Tot ER sono tutti.
E ALLA FINE, UNA BELLA GRIGLIA
Verificato che anche questo indice sia uguale o superiore a uno, è fatta. Si può partecipare al bando, e per non incorrere in errori o favoritismi, il comitato ha a disposizione per valutare una griglia di punteggi per ogni aspetto del progetto nonché un’altra serie di formule matematiche per stabilire se l’intervento è tempestivo, adatto effettivamente a migliorare il decoro urbano e capace di attirare finanziamenti. Ma queste ve le risparmiamo. I commenti di Renzo Piano si possono solo immaginare.

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