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#APPasseggio: le nuove passeggiate

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Roma, sabato 2 aprile 2016, dalle 10,00 alle 12,30
La storia del complesso ospedaliero Forlanini, San Camillo, Spallanzani
Accompagna: Priscilla Polidori

Terzo di cinque itinerari a piedi nel territorio del Municipio Roma XII per conoscere luoghi, personaggi e storie, in collaborazione con Associazione culturale Monteverde Attiva, Associazione Orti Fosso Bravetta, Comitato di quartiere Monteverde Nuovo, Comitato di quartiere Monteverde4Venti.
CON IL PATROCINO DEL MUNICIPIO ROMA XII.

Punto d’incontro: Piazza Forlanini (nel giardinetto)
Coordinate: 41.866693, 12.449576
Punto di arrivo: Ingresso Ospedale San Camillo
Lunghezza: circa 2,5 km
Info: appasseggio@gmail.com, 339-3585839
Costo: offerta libera

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/318/modulo-online-forlanini

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Roma, domenica 3 aprile 2016, dalle 10,00 alle 13,00
Il circuito delle Mura Aureliane
7. Da Piazza Trilussa a Porta del Popolo
Accompagna: Marco Gradozzi

Punto di partenza: Piazza Trilussa (accanto alla statua del poeta)
Coordinate: 41.891964, 12.469851
Punto di arrivo: Piazza del Popolo
Lunghezza: circa 2,5 km
Durata: 3 ore circa
Info: appasseggio@gmail.com, cell. 339-3585839
Costo: offerta libera

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/292/modulo-online-mura-aureliane

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Roma, sabato 9 aprile 2016, dalle 10,30 alle 12,30
APPasseggio nella storia: Roma 1943-1944
Il Mausoleo delle Fosse Ardeatine a 72 anni dalla strage
Accompagna: Stefania Ficacci

Punto di partenza: Via Ardeatina 174, Ingresso Mausoleo
Coordinate: 41.85718,12.510519
Lunghezza: circa 1,5 km
Come arrivare: bus 714
Info: appasseggio@gmail.com,  cell. 339-3585839
Costo: offerta libera (prenotazione obbligatoria)

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/183/modulo-online-fosse-ardeatine

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Roma, sabato 9 aprile 2016, dalle 10,00 alle 12,30
Dal Complesso del Buon Pastore agli Orti di Via della Consolata
Accompagnano: Chiara Morabito e Maria Teresa Natale

Quarto di cinque itinerari a piedi nel territorio del Municipio Roma XII per conoscere luoghi, personaggi e storie, in collaborazione con Associazione culturale Monteverde Attiva, Associazione Orti Fosso Bravetta, Comitato di quartiere Monteverde Nuovo, Comitato di quartiere Monteverde4Venti.
CON IL PATROCINO DEL MUNICIPIO ROMA XII.

Punto di partenza: Complesso del Buon Pastore, Via Silvestri 301
Coordinate: 41.876478, 12.426848
Come arrivare: linee ATAC H, 088, 786, 889, 98, 808
Lunghezza: Circa 2 km
Info: appasseggio@gmail.com,  cell. 339-3585839
Costo: offerta libera

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/319/modulo-online-buon-pastore-orti-consolata

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Roma, domenica 10 aprile 2016, dalle 10,30 alle 13,00
L’altra Roma. Le industrie romane oltre Porta Maggiore lungo le vie Casilina e Prenestina
Accompagna: Stefania Ficacci

Punto di partenza: Piazzale di Porta Maggiore 25, di fronte al Bar Maggiore
Coordinate: 41.891500, 12.513816
Punto di arrivo: Largo Preneste
Lunghezza: circa 3,5 km
Info: appasseggio@gmail.com,  cell. 339-3585839
Costo: offerta libera

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/209/modulo-online-prenestino-industriale

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Roma, domenica 10 aprile 2016, dalle 10,00 alle 12,30
Da Piazza Scotti ai Grattacieli di Donna Olimpia
Accompagna: Maria Teresa Natale

Ultimo itinerario a piedi nel territorio del Municipio Roma XII per conoscere luoghi, personaggi e storie, in collaborazione con Associazione culturale Monteverde Attiva, Associazione Orti Fosso Bravetta, Comitato di quartiere Monteverde Nuovo, Comitato di quartiere Monteverde4Venti.
CON IL PATROCINO DEL MUNICIPIO ROMA XII.

Punto di partenza: Piazza Scotti, al centro della piazza
Coordinate: 41.869696, 12.446010
Punto di arrivo:  Piazza di Donna Olimpia
Lunghezza: circa 1,5 km
Info: appasseggio@gmail.com,  cell. 339-3585839
Costo: offerta libera

INFO E CEDOLA DI PRENOTAZIONE: http://www.appasseggio.it/index.php?it/320/modulo-online-piazza-scotti-donna-olimpia

 




#Marconi: avanti il piano di efficientamento delle scuole

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MARCONI: VA AVANTI IL PIANO DI EFFICIENTAMENTO DELLE SCUOLE,  LAVORI FINITI ALL’ “EINSTEIN”

 

Una buona notizia per il quartiere Marconi e per i tanti alunni della Scuola Media Gherardi (ex A. Einstein) quella del completamento dei lavori di efficientamento energetico della struttura, ben 690mila euro investiti ed ottenuti grazie alla vincita del Bando della Regione Lazio Call for Proposal; un momento davvero importante per il territorio sancito anche dalla presenza del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

 

Questo intervento è uno dei tanti realizzati dentro una strategia promossa dalla Regione Lazio per l’adozione di un piano energetico e che il Municipio XI ha saputo cogliere, scegliendo di investire sull’ammodernamento degli edifici scolastici, allo scopo di realizzare ambienti sempre più accoglienti, sani e vivibili per i nostri figli e al contempo ecocompatibili.

 

Nello specifico, d’ora in poi un impianto fotovoltaico sul tetto coprirà il fabbisogno di energia elettrica mentre nuovi infissi, l’utilizzo di valvole termostatiche ai termosifoni, il ripristino dell’impianto solare termico per l’erogazione di acqua calda e la nuova impermeabilizzazione del tetto, garantiranno un maggior isolamento termico e una maggiore efficienza energetica della struttura: in termini economici questo significa, in un anno, un risparmio di 15 mila euro una riduzione di 22 tonnellate di Co2.

 




Le periferie dove nasce il jihadismo europeo

Da Saint Denis a Molenbeek, sono quartieri dove esiste un forte controllo del territorio. Come a Scampia o nelle Little Italy americane degli anni Venti. Per l’Italia, invece, il pericolo viene dalla provincia.

Molenbeek, Saint Denis. I francesi le chiamano “Zus”, Zone urbane sensibili. O banlieue. Gli inglesi preferiscono “no-go zone”, dove i poliziotti non possono entrare senza creare tensioni. Quartieri con una forte presenza musulmana, che hanno fatto da base operativa per gli ultimi attacchi terroristici all’Europa. Stati nello Stato, nati nelle periferie degradate delle città, tra alienazione sociale e disoccupazione.

Da Saint Denis, Parigi, venivano gli attentatori di Charlie Hebdo e gli stragisti del Bataclan. A Molenbeek, Bruxelles, Salah Abdeslam si è nascosto per quattro mesi. Quartieri che, negli anni, sono diventati gli incubatori del jihadismo di casa nostra. Mentre la coalizione internazionale era impegnata a colpire i terroristi in Medio Oriente e Nord Africa, nelle roccaforti europee il radicalismo islamico faceva proseliti. E se è vero che «la radicalizzazione franco-belga ha radici culturali e storiche diverse da quelle del resto dell’Europa, è anche vero che la combinazione del proselitismo dello Stato islamico e dell’alienazione socio-economica di una parte della popolazione musulmana potrebbe favorire la radicalizzazione anche altrove», dice Marco Di Liddo, analista del Centro studi internazionali (Cesi). Di potenziali Molenbeek e Saint Denis è piena l’Europa. Da Londra a Berlino. Italia compresa.

In queste aree si è creata una filiera jihadista con un forte controllo del territorio paragonabile ai quartieri italiani in mano alla camorra come Scampia o alle Little Italy americane degli anni Venti

Dall’ideologia marxista all’Isis

«Le banlieue parigine sono sacche in cui una popolazione diversa da quella francese, proveniente per lo più dalle vecchie colonie, ha trovato casa a prezzi più bassi, creando così le proprie comunità», spiega Di Liddo. La distanza dal centro, per questi quartieri, non è solo geografica ma anche sociale. Non è un caso che «le banlieue in passato erano le periferie rosse della protesta socialista». L’ideologia marxista, poi, è stata sostituita dal revival islamico della rivoluzione di Khomeini. «E così la popolazione franco-maghrebina ha iniziato a cercare il proprio riscatto attraverso la rivalutazione delle radici culturali e religiose, in uno Stato il cui modello di cittadinanza si basa invece sul laicismo e sull’assimilazione delle diversità». Le prime proteste nelle banlieue parigine sono montate negli anni Ottanta, e si sono ripetute nel 2005, quando Nicolas Sarkozy era ministro degli Interni. In questi anni, prima al Qaeda, poi l’Isis, «qui hanno saputo manipolare il malcontento sociale e i problemi legati alla disoccupazione», dice Di Liddo. Mentre l’Islam moderato non è riuscito a fare breccia. Solo in Francia, le Zus censite sono 750. Concentrate anche tra Marsiglia e Lione.

E in Belgio, il meccanismo è stato simile. «Con la differenza», spiega Di Liddo, «che non solo si sono creati quartieri ghetto come Molenbeek, ma anche sacche estremiste nei centri rurali». Come Verviers, dove nel gennaio 2015 è stata smantellata una cellula terroristica il cui capo proveniva proprio da Molenbeek.

Il problema per l’Italia potrebbe venire dai paesini della provincia spopolati che si stanno ripopolando con l’immigrazione. Accade per esempio nelle campagne venete e nelle zone prealpine, dove gli affitti delle case sono più sostenibili

Il controllo del territorio come quello camorristico

«In queste aree si è creata una filiera jihadista con un forte controllo del territorio paragonabile ai quartieri italiani in mano alla camorra come Scampia o alle Little Italy americane degli anni Venti», dice Di Liddo. «Salah a Molenbeek è stato protetto per quattro mesi. E lo stesso quartiere ospitava l’intera regia degli attacchi di Parigi, dalla fabbricazione di giubbotti esplosivi allo stoccaggio delle armi, fino al controllo delle operazioni. Simili attività sono possibili esclusivamente se la vigilanza dello Stato è debole e se c’è il controllo del territorio». Magari con l’omertà di alcuni, e la paura di ritorsioni di altri. Quando il 18 marzo la polizia è entrata a Molenbeek per arrestare Salah Abdeslam, alcuni abitanti del quartiere hanno protestato.

D’altronde Molenbeek non nasce oggi. Il quartiere ha fatto da base operativa per jihadisti del calibro di Abdessatar Dahmane, uno degli assassini di Ahmad Shah Massoud, combattente contro il regime talebano in Afganistan, e anche per Youssef e Mimoun Belhadj e Hassan el-Haski, i cervelli degli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004. E Amedy Coulibaly, tra gli attentatori di Parigi nel gennaio 2015, si è procurato armi ed equipaggiamento proprio dove Salah Abdeslam è stato catturato.

Eppure «anche Londra, Francoforte, Berlino hanno le proprie enclave a rischio», dice Di Liddo. Il Foglio le ha chiamate “le mille e una Molenbeek d’Europa”. In Gran Bretagna si parla di “Londonistan” per indicare città come Birmingham, Liverpool e Leeds. L’Olanda ha censito 40 “no-go zone”. Mentre a Berlino il quartiere sotto la lente dell’intelligence è Neukolln, a sud del centro. «Le periferie delle grandi città tedesche, danesi, olandesi, inglesi, svedesi e italiane potrebbero presentare analoghe problematiche», spiega Di Liddo.

Le periferie italiane

Con una differenza. «In Italia non abbiamo periferie paragonabili a quelle parigine. Ci sono quartieri più o meno problematici, ma non abbiamo le banlieue. Le nostre città sono più piccole e hanno conformazioni urbanistiche differenti». Il problema per l’Italia «potrebbe venire invece dai paesini della provincia spopolati che si stanno ripopolando con l’immigrazione». Accade per esempio nelle campagne venete e nelle zone prealpine, dove gli affitti delle case sono più sostenibili che nelle città. «Se su tremila abitanti, mille sono musulmani, l’identità del paese cambia», dice Di Liddo. «Ed è qui che potrebbe annidarsi il rischio di radicalizzazioni». Anche se, precisa, «la religione non c’entra. Non è uno scontro di civiltà, piuttosto uno scontro di classe su cui gli estremisti soffiano».

La Fondazione Leone Moressa nel 2015 ha realizzato una mappa delle città italiane a “rischio banlieue”, cioè le città in cui l’integrazione degli immigrati è più a rischio. Incrociando dati le differenze retributive tra italiani e immigrati, grado di integrazione, tasso di acquisizione della cittadinanza e disoccupazione, è venuto fuori che le città più “a rischio banlieue” sono Bologna, Trieste e Trento. A Nord, più che al Sud, si registra mediamente un divario socioeconomico maggiore tra italiani e stranieri, che aumenta il rischio di esclusione sociale. Solo a Bologna, ad esempio, gli immigrati guadagnano in media 3mila euro in meno degli italiani.

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Renzo Piano “Ricostruire le periferie per difenderci dalla barbarie”

L’atelier di Renzo Piano è a un passo dal Beaubourg, l’opera che quarant’anni fa lo impose al mondo. Cento ragazzi da 18 Paesi diversi lavorano a un ospedale in Uganda, alla biblioteca di Atene, al museo archeologico di Beirut, al campus della Columbia a Harlem, a un centro culturale alla periferia di Mumbai. Qui si pensano le nuove città contro la barbarie. E’ vuoto il tavolo di Raphael, tedesco ucciso al Peut Cambodge il 13 novembre scorso: era con altri otto colleghi, Emilie si è presa una pallottola nella spalla; nessuno è scappato, tutti si sono aiutati l’un l’altro. Un altro giovane di studio, americano, era al Bataclan, è sopravvissuto. Renzo Piano sulla scrivania tiene le bozze del libro in uscita per il Corriere della Sera.
Renzo Piano spinge sulla riqualificazione delle periferie come lotta al terrorismo

«Le periferie sono sempre associate ad aggettivi negativi. Sono considerate desolanti, alienanti, degradate, brutte. Proviamo invece a guardarle con occhio positivo, a cercare quel che c’è di sano. Le periferie sono ricchissime di una bellezza umana e spesso anche di una bellezza fisica, che è nascosta, che emerge qua e là. Come scrive Italo Calvino nella postfazione delle Città invisibili, anche le più drammatiche e le più infelici tra le città hanno sempre qualcosa di buono. Questo approccio alla periferia è come andare a caccia di perle, di scintille. Viene da lontano, dal mio essere genovese, uno che non butta via niente: Braudel l’aveva capito, Genova stretta tra il mare e la montagna è stata educata a non sprecare nulla. Così, quando Napolitano mi fece senatore a vita, mi è venuto naturale pensare che il mio impegno politico sarebbe stato far lavorare giovani architetti nelle periferie italiane. Quest’estate porteremo i progetti alla Biennale dell’architettura».
Renzo Piano vuole rammendare le periferie italiane

«L’idea della città che cresce diluendosi si è rivelata insostenibile. Come porti i bambini a scuola, come organizzi il trasporto pubblico, come medichi la solitudine? Le città sono luoghi di incontro, di scambio, in cui si sta insieme, si costruisce la tolleranza, l’idea che le diversità non sono per forza un problema, sono una ricchezza. La città ora cresce per implosione, riempiendo i buchi neri. Al Giambellino vivono 6 mila persone, 18 etnie. C’è la signora che d’estate invita la gente a scendere in cortile con la sedia e fa il cinema. L’elettricista egiziano che aggiusta gratis i citofoni rotti dai vandali. Abbiamo abbattuto il muro tra il parco e il mercato. Lavoriamo con la gente del quartiere per costruire una biblioteca».

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Riqualificazione delle periferie, nessuna traccia del bando

Secondo i tempi previsti dalla legge di Stabilità, i progetti dovevano essere presentati entro il 1° marzo 2016 ma ad oggi del bando non vi è alcuna traccia. Attesi anche i bandi relativi al PON, Por e PSR.
Ancora un bando tanto atteso ma in netto ritardo l’uscita. Entro il 31 gennaio si aspettava la pubblicazione del Bando da 500 milioni di euro destinato alla riqualificazione urbana e alla sicurezza delle periferie. Secondo i tempi previsti dalla legge di Stabilità, i progetti dovevano essere presentati entro il 1° marzo 2016 ma a tutt’oggi del bando non vi è alcuna traccia.

Il bando era previsto dalla Legge di Stabilità 2016 che aveva predisposto, per quest’anno, un “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. Gli obiettivi della misura erano: la realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate, l’accrescimento della sicurezza territoriale; il potenziamento della mobilità sostenibile; lo sviluppo di pratiche di inclusione sociale, l’adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali, culturali, educativi e didattici.

Ed i tanto attesi PON, Programma operativi nazionali 2014-2020, da quasi un anno, il ministro Stefania Giannini, aveva annunciato l’uscita del primo bando per il cablaggio delle scuole, anche quest’anno scolastico volge al termine e l’argomento Pon sembra essere caduto nel dimenticatoio. Ed i Por Calabria? A gennaio la regione sembrava aver avuto un accelerazione nell’uscita del bandi chiedendo contributi da integrare, attraverso la piattaforma Smart Specialization Strategy Calabria – S3 Calabria, contributi raccolti ma dei quali, da fine Gennaio, non si ha notizia.

Stesso discorso per i PSR, si declama tanto in riunioni e comitati di sorveglianza ma in concreto nulla. La sola nota positiva in questo desolante panorama di ritardi è l’accesso al credito d’imposta, dal 30 Giugno 2016 si potranno presentare le domande via telematica attraverso il software “creditoinvestimentisud”.

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Franceschini “20 percorsi nelle periferie urbane di Roma”

“Il 2016 é l’anno dei cammini e dei percorsi per scoprire l’Italia minore, valorizzarla tutta e mescolare le ragioni della storia, dell’arte, della cultura e della religione. Questi venti percorsi sono il cuore di questa iniziativa. Stiamo lavorando sul Catasto dei sentieri e dei cammini italiani. Vorrei che la prossima tappa di questo 2016 fossero, a Roma, altri venti percorsi nelle periferie urbane”. Lo ha detto il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, nel corso della conferenza stampa di presentazione del portale leviedelgiubileo.it. “Ci sono luoghi meno conosciuti ma altrettanto importanti non solo per l’archeologia, ma anche per l’arte contemporanea, che sono diventati luoghi di bellezza ma che occhi distratti non vedono – ha aggiunto -. Quindi i quartieri periferici che possano diventare straordinari attrattori dove avviene direttamente l’integrazione, dove possiamo valorizzare la storia, i talenti, la conoscenza reciproca e multireligioso”. “Questa sfida sulla multicultura si gioca nelle periferie urbane – ha concluso Franceschini -, anche per questo noi stiamo insistendo molto con le iniziative culturali nelle periferie. Abbiamo appena finito fi selezionare, tra oltre mille progetti del bando “Migrarti”, 42 progetti in tutta Italia che hanno vinto: sono attività culturali fatte insieme dalle amministrazioni locali con le comunità di migranti di questo Paese”.

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Ecobonus 65% condomìni, quota cedibile in 10 rate

Pubblicato il provvedimento delle Entrate.
I fornitori che ricevono il credito come pagamento possono utilizzarlo esclusivamente in compensazione in 10 rate annuali di pari importo, a partire dal 10 aprile 2017. Realacci: “Ora prorogare la misura”.
L’Agenzia delle Entrate ha finalmente pubblicato il provvedimento – IN ALLEGATO – che individua le modalità di cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante per le spese di riqualificazione energetica di parti condominiali, ai sensi dell’articolo 1, comma 74, della legge 28 dicembre 2015 n. 208.

I contribuenti che rientrano nella “no tax area”, che non versano quindi Irpef, non devono più rinunciare alla detrazione del 65% delle spese sostenute per la riqualificazione delle parti comuni degli edifici nel 2016, ma possono cederla agli stessi fornitori che hanno eseguito i lavori o le prestazioni come parte del pagamento dovuto. La scelta di cedere il credito deve risultare dalla delibera assembleare che approva gli interventi oppure può essere comunicata al condominio che la inoltra ai fornitori. I fornitori, a loro volta, devono comunicare al condominio l’avvenuta accettazione del credito a titolo di pagamento di parte del corrispettivo per i beni ceduti e le attività prestate.

INVIO COMUNICAZIONE ENTRO IL 31 MARZO 2017. Per rendere efficace tutta l’operazione, il condominio è tenuto a trasmettere entro il 31 marzo 2017 un’apposita comunicazione telematica all’Agenzia delle Entrate con il canale Entratel o Fisconline contenente: il totale della spesa sostenuta nel 2016 per lavori di riqualificazione energetica su parti comuni, l’elenco dei bonifici effettuati per il pagamento delle spese, il codice fiscale dei condòmini che hanno ceduto il credito e l’importo del credito ceduto da ciascuno, il codice fiscale dei fornitori cessionari del credito e l’importo totale del credito ceduto a ciascuno di essi. Il condominio, inoltre, è tenuto a comunicare ai fornitori l’avvenuto invio della comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

La disposizione, introdotta dalla legge di stabilità 2016, riguarda esclusivamente le spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica effettuati sulle parti comuni degli edifici, per le quali spetta la detrazione dall’imposta lorda del 65%. I contribuenti che ricadono nella “no tax area”, cioè i possessori di redditi esclusi dall’imposizione Irpef per espressa previsione o perché l’imposta lorda è assorbita dalle detrazioni per redditi previste dal Tuir, normalmente non possono fruire di tale agevolazione, che spetta solo fino a concorrenza dell’imposta lorda. Con la cessione del credito, invece, la detrazione per la riqualificazione energetica apre anche a questi contribuenti, che possono farla valere come parte del pagamento da loro dovuto in base alla tabella millesimale di ripartizione delle spese condominiali.

QUOTA CEDIBILE IN 10 RATE. I fornitori che ricevono il credito come pagamento possono utilizzarlo esclusivamente in compensazione in 10 rate annuali di pari importo, a partire dal 10 aprile 2017. La quota del credito non fruita nell’anno è utilizzabile negli anni successivi e non può essere chiesta a rimborso. Il modello F24 per la compensazione deve essere presentato tramite il servizio telematico Entratel o Fisconline. L’Agenzia, con apposita risoluzione, istituirà il codice tributo per l’uso del credito d’imposta da indicare nell’F24.

REALACCI: “ORA PROLUNGARE LA MISURA”. “Positivo – commenta il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci – che siano uscite, seppur in ritardo come avevo ricordato in una interrogazione al Mef presentata insieme ai colleghi Misiani e Braga, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate su come utilizzare l’ecobonus per i condomini e in particolare sulle modalità con cui i condòmini possono cedere il credito con il fisco all’impresa che realizza il lavoro. Una misura introdotta nella Legge di Stabilità nel passaggio alla Camera. Mi auguro che ora i condomini possano sfruttare questo nuovo strumento. È comunque già evidente che sarà necessario un suo prolungamento per renderlo efficace”.

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Repair Café: qui ci si incontra per dare seconda vita agli oggetti

C’è chi arriva con il computer rotto, chi con la bicicletta o con un vecchio mobiletto da aggiustare, chi con una giacca da cucire o con un elettrodomestico che non funziona più. Ci si incontra davanti ad una tazza di caffè, scambiandosi informazioni e riparando insieme, si ritorna a casa con gli oggetti come nuovi.

Qualcuno di voi conosce i Repair Café? Io fino a poco tempo fa non ne conoscevo l’esistenza, sino a quando ad Innsbruck, durante il Premio Ambiente Euregio, ho avuto il piacere di incontrare Michaela Brötz che insieme alla sua associazione ha fondato i repair café in Tirolo durante i quali sono stati riparati quasi cinquemila oggetti!

Ecco cosa mi ha raccontato Michaela Brötz dell’incredibile esperienza dei Repair Café in Tirolo:
Come è nato il vostro progetto Repair Café?

Ho sentito parlare del Repair Café da un amico di Germania e l’idea mi è piaciuta subito. E bevendo un caffé con mia amica Roswitha, che sa cucire molto bene, abbiamo deciso di trovare altri persone interessate.

Per mia sorpresa non era un problema di trovare elettricisti, esperti di computer, meccanici per bici. Molte persone cercano un impegno, attività alternative.

L’8 Marzo 2014 abbiamo organizzato nostro primo Repair Cafe nel paesino di Pill (vicino a Innsbruck). Avevamo previsto 30-50 persone ma ne sono arrivate più di 150. Un successo grandioso con una reportage nella Tiroler Tageszeitung.

Dopo questa esperienza ci hanno contattato altre persone interessate a fondare altri Repair Café in Tirolo. Per questa ragione abbiamo costituito una piccola organizzazione, la Tiroler Bildungsforum (associazione indipendente per l’educazione).

Quanti e quali oggetti avete riparato fin ora?

Dall’ 8 Marzo 2014 fino ad oggi abbiamo riparato quasi 4800 oggetti. Vestiti, bici, computer, elettrodomestici, mobili …. tutto quello che si può portare. Non mi viene in mente nulla che non abbiamo ancora riparato!

Certo ci sono riparazioni che mi ricordo molto bene:

Al primo Repair Café che abbiamo organizzato, ad esempio, è venuta una donna anziana con un videoregistratore. Aveva almeno 80 anni. Io lavoravo all’entrata e quando la signora ritornava dal laboratorio le ho chiesto: “tutto a posto?” “No, mancava un elastico” mi ha risposto lei.

La mia proposta allora è stata: “Signora, ritornate in maggio, è il nostro prossimo Repair Café, lo ripareremo insieme.” “No” – disse lei – “gli esperti mi hanno mostrato come farlo. Comprerò l’elastico e lo farò da sola.”

Questo significa che i Repair Cafe non sono punti di servizio, ma occasioni per lavorare insieme e momenti di incontro.
Quante persone sono coinvolte e come funziona in pratica?

In un Repair Cafe lavorano almeno 4 ellettrici, 1 esperto per computer, 1 esperto Allround (per bici, mobili i meccanica), 2 biancheristi, 2 persone nel café, 1 persona alla entrata e una persona per l’organizzazione nel café.

In questo modo abbiamo organizzato 35 repair café in varie città e paesini, offrendo un buon servizio in tutto il Tirolo.

Non abbiamo un Team ma lavoriamo con ospiti locali che cercano esperti locali. Aiutiamo con il “marketing”, con l’organizzazione, con il coordinamento delle iniziative.
Obiettivi raggiunti e progetti futuri?

Obiettivi raggiunti: esiste un Repair Cafe in ciascuno dei 9 dipartimenti del Tirolo, da Lienz al Est fino a Landeck al Ovest. C’è un Repair Café quasi ogni settimana in un angolo di Tirolo.

Abbiamo trovato 450 volontari, tra esperti e ospiti, una cifra grandiosa!

Certo abbiamo vinto il Umweltpreis 2015 e siamo stati in televisione 3 volte, un eco grandioso!

Ma sopratutto i tirolesi amano i Repair Cafe e vengono con piacere i con diversi oggetti da riparare.

Quest’anno voglio mobilitare i giovani. Hanno quasi dimenticato che cosa significhi ‘riparare’? Per questa ragione lavoriamo con scuole. Un proggetto é la ‘ErklärBAR‘ – una tavola dove giovani possono aiutare a spiegare i nuovi media (SMartphone, Digicam, Laptop …) a persone più vecchie. I giovani amano di aiutare e questo é una ottima possibilità.
Se i nostri lettori volessero organizzare un Repair Café, da dove consigli di iniziare?

È davvero semplice fondare un Repair Cafe. Avete bisogno di volontari e di una location adatta, con elettricità dove poterlo realizzare. Finora abbiamo organizzato i nostri Repair Cafe in alberghi, scuole, in un campo profughi, all’aria aperta, in centri d’incontro giovanile, in un teatro, in un FABLAB, in un negozio… ognuno di questi spazi va bene!

Esiste un sito web al quale ci si può registrare (www.repaircafe.org) e avere diverse informazioni. Ci sono già alcune esperienze di Repair Cafe in Italia (ad esempio a Merano e a Pavia) e posso rispondere ai vari dubbi di chi vuole organizzare il suo primo repair café (scrivete a repaircafe@tsn.at).

I primi Repair Café sono nati in Olanda dall’idea di una ex giornalista diventata mamma, Martine Postma, che ha fondato la Repair Café Foundation.

Dalla consapevolezza della quantità di cose che quotidianamente buttiamo anche se ancora recuperabili, nascono così questi luoghi di incontro tra chi ha le abilità di riparare oggetti di ogni tipo e piccoli elettrodomestici e chi preferisci aggiustarli che buttarli.

Si sorseggia un caffè e nel mentre qualcuno ti aiuta ad aggiustare la bici o il computer.

Inutile dirlo, questo è uno di quegli esempi virtuosi che nascono dal basso e sono in grado di portare un cambiamento positivo alla società che ci piacciono tanto e che amiamo raccontare. I

Repair Cafè stanno nascendo anche in Italia e in Europa si diffonde sempre di più uno stile di vita anti-spreco nel quale gli oggetti ottengono una seconda vita grazie alla valorizzazione dell’artigianalità in un contesto sociale di incontro e amicizia.

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Perchè Europa

C‘è un articolo di Francesco Merlo sulla Repubblica che, più di tutte le analisi, individua il nucleo della partita in atto: “Il terminal luogo simbolo della nostra laicità”:
“da Bruxelles, in un’ora o poco meno, arrivi a Londra e a Francoforte, a Milano e a Copenaghen, ad Amsterdam e a Vienna, a Parigi e a Zurigo. È appunto lo snodo non solo geografico di una rete che ha trasformato l’Europa in una Città-Continente, come aveva intuito la migliore architettura già negli anni Sessanta (Yona Friedman). Solo l’Europa realizza così la mescolanza. Gli altri Continenti sono fatti di megalopoli perse nella natura, spaventosi assembramenti urbani”
Come in Italia l’irrompere del terrorismo delle brigate rosse modificò gli schieramenti politici da “arco costituzionale”/”fuori dall’arco” a “linea della fermezza”/”partito della trattativa”, così la dichiarazione di guerra dell’Isis all’Europa modifica gli schieramenti in “difendersi come Europa”/”difendersi come stati”.
L’unico tratto comune tra i populismi di vario genere che attraversano il continente è, infatti, la ripulsa con più o meno generiche motivazioni della dimensione europea a favore di un rinchiudersi nei propri confini.
Questa netta divisione di campo dovrà essere ben presente a tutti quando ci saranno da fare scelte a cominciare da quelle elettorali.
Oggi, nel tempo in cui non c’è più spazio per le idee (dove i progetti come – cito a memoria – Mi-To, Gioia Tauro mediterranean tranship, sud come Costa Brava, Italia hub europeo del metano? l’unico odierno è il “rammendo delle periferie” di Renzo Piano), è necessario costruire un’egemonia delle forze dell’ “ottimismo della volontà ” a discapito delle formazioni a vario titolo rinunciatarie e disgregatrici.
La scelta di partire dalle periferie puntando sull’animazione sociale per la battaglia della legalità e della sicurezza è la strategia che ci permette di unire le forze di chi vuole vincere questa guerra senza perdere l’identità per cui si combatte.
Anche nella nostra città, quella immaginata capitale della pace mediterranea diventata nel frattempo front line della partita in atto, non si può consegnare il governo a chi pensa che le buche siano il primo problema o che l’Europa sia il nemico.
Questa la partita in atto per chi decide di giocarla e di non fare, come spesso e volentieri è capitato ma in tempi meno cruciali, solo testimonianza di frustrazione e velleitarismo.
“Perché Europa” non è quindi una domanda ma la risposta.




Renzi: “Contro il terrorismo diamo tanti soldi alla cultura”

Il premier alla riunione sulla sicurezza con i capigruppo «Al momento nessuna minaccia specifica all’Italia».
Cultura, cultura e ancora cultura: per contrastare l’emergenza terrorismo bisogna anche «mettere denari veri sulle aree urbane», parola del premier Matteo Renzi, che così ha voluto aprire la riunione sulla sicurezza con i capigruppo parlamentari a palazzo Chigi. «Serve un gigantesco investimento in cultura, sulle periferie urbane, un investimento sociale – ha sottolineato il premier – Continuo a pensare che l’aspetto educativo per sconfiggere minacce nate e cresciute in Europa sia fondamentale».

E ancora: «Abbiamo, come tutti i partner, messo in campo tutte le misure di sicurezza necessarie, anche se non risulta ad ora una minaccia specifica in Italia», è stata una lunga riunione, oltre due ore, ieri mattina a Palazzo Chigi con i capigruppo di maggioranza e opposizione sulla sicurezza interna del Paese, all’indomani degli attentati che hanno colpito aeroporto e metropolitana di Bruxelles.

«Occorre stringere sui meccanismi di intelligence fra i Paesi europei e non solo, valorizzare Europol, lavorare su una struttura condivisa. E mettere denari veri sulle aree urbane. Serve un gigantesco investimento in cultura, sulle periferie urbane, un investimento sociale. Continuo a pensare che l’aspetto educativo per sconfiggere minacce nate e cresciute in Europa sia fondamentale», ha specificato il premier.

Il presidente del Consiglio ha ribadito ancora la necessità di superare le «divisioni politiche e partitiche» per poter recuperare il «senso di comunità» necessario a fare fronte alla minaccia terroristica. Ecco, allora, la decisione di riconvocare il vertice che, in passato, è seguito alle giornate drammatiche di Parigi, ma che era stato convocato più volte per tenere aggiornati i gruppi Parlamentari sullo stato dell’arte per quel che riguarda la sicurezza.

Allo stesso tavolo, oltre ai capigruppo, sedevano il premier, i ministri Alfano e Gentiloni, il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti. Nella stessa riunione è stata data anche la notizia che ci sarebbe – il condizionale è d’obbligo a verifiche in corso – una vittima italiana tra quanti hanno perso la vita negli attentati. Si tratterebbe di una donna, che ha perso la vita nell’esplosione della metro di Molenbeek, risultata dispersa e il cui corpo è stato reso irriconoscibile dalla violenza della deflagrazione. I famigliari sono ora al consolato per avviare le procedure per il riconoscimento, ha riferito il presidente dei deputati Ncd, Maurizio Lupi.

«Ci hanno aggiornato sulle ultime notizie e una riunione riservata e compito nostro non divulgare informazioni delicate», ha tenuto a dire il capogruppo di FI al Senato, Paolo Romani: «Ci è stato fornito un aggiornamento efficace ed efficiente. Il ministro Alfano ci ha rassicurato su un’opera di prevenzione che viene fatta nel nostro Paese».

«Il problema è capire se l’attentato avvenuto ieri è stato in conseguenza dell’arresto di Salah o se fosse preordinato. Probabilmente c’era una progettualità già in campo che ha subito una accelerazione dall’arresto», è stata la risposta di Alfano. «Il fatto sorprendente è che Salah è rimasto lì a poche centinaia di metri da casa sua…».

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