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Mobilità green, firmato il decreto. Bando da 35 MLN

Saranno finanziati i progetti che favoriscono gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro con modalità di trasporto sostenibili.
Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha firmato il decreto per l’assegnazione, attraverso un bando pubblico rivolto agli Enti Locali, dei 35 milioni di euro previsti dal Collegato Ambientale per il Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile. L’obiettivo è favorire gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro con modalità di trasporto sostenibili, in linea con gli obiettivi nazionali ed europei di riduzione delle emissioni di gas serra e inquinanti derivanti dal settore dei trasporti.

Entriamo dunque nella fase attuativa – spiega il ministro Galletti – di una delle misure strategiche messe in campo per realizzare quella programmazione nel contrasto all’inquinamento delle città che è a lungo mancata. I soldi ci sono, ora mi aspetto che i Comuni colgano questa opportunità e mostrino una grande voglia di innovare la mobilità dei nostri centri urbani: ho convocato per mercoledì prossimo il tavolo sulla qualità dell’aria al ministero per fare il punto su questo decreto, come sullo stato di avanzamento delle altre azioni previste nel protocollo sottoscritto con Regioni e Comuni.

GLI INTERVENTI FINANZIABILI. Tra gli interventi finanziabili – come si legge nel decreto – ci sono i servizi e le infrastrutture di mobilità collettiva e condivisa a basse emissioni, come il car pooling, il car e bike sharing, ma anche ‘bike to work’, ‘bicibus’, ‘piedibus’ e infomobilità. Verranno poi valutati progetti per la realizzazione di percorsi protetti, tra cui le corsie ciclabili e le ‘zone 30’, come quelli che prevedono la riduzione del traffico, dell’inquinamento e della sosta in prossimità di istituti scolastici, università e sedi di lavoro. Spazio anche alle proposte di programmazione di uscite didattiche e spostamenti durante l’orario di lavoro per motivi di servizio con mezzi di trasporto a basse emissioni, ai progetti di formazione ed educazione di sicurezza stradale e di guida ecologica, cosi come quelli che prevedono la cessione a titolo gratuito di ‘buoni mobilità’ o agevolazioni per studenti e lavoratori che nei tragitti casa-scuola e casa-lavoro vogliano usare modalità di trasporto sostenibile.

Sono destinatari del Programma sperimentale uno o più Enti Locali che presentino progetti riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a centomila abitanti, ma a parità di valutazione saranno finanziati prioritariamente i progetti nei Comuni in cui si sia verificato nel 2015 un superamento dei limiti di legge di PM10 e NOx e in cui si sia adottato il Piano Urbano della Mobilità, cosi come per i Comuni che abbiano aderito ad accordi territoriali di contenimento dell’inquinamento atmosferico da fonti mobili. I punteggi saranno attribuiti secondo precisi criteri: la qualità dell’intervento, dunque innanzitutto la fattibilità e la copertura finanziaria, i benefici ambientali che è in grado di apportare, il livello di integrazione con altre azioni sul territorio, il grado di innovazione, la presenza di una pianificazione dei trasporti e di iniziative di mobility management all’interno dell’amministrazione. Ogni Ente potrà presentare il suo progetto entro novanta giorni dal giorno successivo alla pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale: seguirà entro 60 giorni un decreto del Ministro con l’indicazione degli Enti Locali beneficiari e la conseguente ripartizione delle risorse.

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I rischi del gioco d’azzardo

“L’incontro quotidiano con persone che soffrono di dipendenza patologica da gioco d’azzardo, i percorsi di riabilitazione che abbiamo accompagnato e la soddisfazione di aver assistito alla rinascita di molti sono la prima motivazione del nostro lavoro; a partire da queste esperienze abbiamo deciso di costruire la proposta progettuale di Rischi da giocare, perché esperienze così dolorose non si ripetano più o perché si sappia intervenire prima per non dovere farlo dopo”. Così Don Armando Zappolini nella Presentazione dello Year Book 2016 del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) dedicato al gioco d’azzardo che è in distribuzione a partire dalla giornata di oggi.

La pubblicazione nasce dal progetto “Rischi da giocare”, finanziato al CNCA nel 2015 dal Ministero del lavoro e politiche sociali con i fondi della legge 383/2000, la cui finalità è il contrasto del gioco d’azzardo con l’obiettivo di diminuire il numero di persone esposte al rischio di sviluppare comportamenti problematici e patologici attraverso un mix di strategie (comunicative e di sensibilizzazione, d’intervento psicosociale e di sviluppo di comunità) articolate su base territoriale nelle Federazioni regionali del CNCA.

Il lavoro rappresenta una prima presa di posizione del CNCA per aprire il confronto e la riflessione su un fenomeno complesso al quale non è semplice avvicinarsi per le diverse articolazioni degli approcci che vanno dalla totale cancellazione di tutti gli strumenti, le opportunità e le possibilità di gioco d’azzardo (No slot e divieto di qualsiasi gioco) alla possibilità di educazione al “gioco responsabile” ed alla regolazione dei tempi, dei luoghi e delle modalità di accesso ai giochi, nonché della presa in carico di chi perde questa capacità. A ciò si aggiunge la drammaticità dei problemi connessi all’azzardo che la Federazione si trova ad affrontare sui territori e che produce differenti gradi di dipendenza e/o difficoltà di gestione delle crisi familiari, rischi connessi di indebitamento, usura, fino al coinvolgimento della criminalità.

Lo Year Book 2016 (il 4° dopo la nuova serie inaugurata nel 2012 con il trentennale dell’Associazione, quello sulle Reti di famiglie accoglienti del 2014 e quello sull’Agricoltura sociale del 2015) contiene una serie di materiali elaborati da esperti con la partecipazione del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) frutto di un’indagine nazionale sul gioco d’azzardo.

Il volume presenta dei contributi ad ampio raggio che articolano un ragionamento complessivo sul fenomeno in questione fornendo dati, informazioni, e strumenti in grado di supportare interventi di prevenzione e implementazione di progetti in questo settore.

La pubblicazione, proprio per restituire la complessità del fenomeno, declina vari aspetti connessi al gioco d’azzardo e lo fa con un’attenzione speciale alle trasformazioni culturali che hanno interessato il gioco d’azzardo negli ultimi anni, offrendo un utile spaccato dei vari giochi disponibili sul mercato e mettendo in evidenza le differenze, le cifre e i rischi specifici. Una parte consistente è dedicata alla statistica, con dati nazionali che presentano un quadro generale del fenomeno, della sua diffusione, in particolare tra i giovani, delle differenze a livello regionale, della relazione tra dati epidemiologici e presenza di interventi da parte di associati al CNCA. Uguale attenzione è rivolta alla letteratura scientifica sul gioco d’azzardo, con l’analisi di studi e ricerche su caratteristiche dei giocatori, fattori di rischio associati allo sviluppo di comportamenti problematici e conseguenze che ne derivano. La legislazione europea, nazionale e regionale italiana e la maniera in cui il fenomeno è normato in diversi Stati della Unione europea è un altro importante contributo presente nello Year Book.

Oltre ai dati di scenario e di contesto generale la pubblicazione getta uno sguardo approfondito sui contesti locali, mediante un’indagine sulle organizzazioni associate al CNCA impegnate nella gestione di servizi e interventi di prevenzione e cura del gioco d’azzardo patologico, descrivendo caratteristiche organizzative e di funzionamento di 97 unità di offerta realizzate da 40 organizzazioni e presentando in modo esemplificativo 8 diverse esperienze di prevenzione realizzate dagli associati al CNCA e distribuite su tutto il territorio nazionale.

Nella parte conclusiva del volume trovano spazio un contributo sull’utilizzo dei media per realizzare interventi informativi e formativi e sul ruolo della valutazione nei progetti di prevenzione, con indicazioni sulle evidenze di efficacia nelle diverse strategie di prevenzione.

Completa il libro una consistente sezione di allegati, con tabelle riepilogative e quadri sinottici relativi ai vari capitoli, una rassegna dei principali network e Ong attivi in Europa per il contrasto del gioco d’azzardo patologico, un vademecum per operatori di banca e famiglie di giocatori d’azzardo patologici per contenere i rischi d’indebitamento, l’elenco con i recapiti di tutti gruppi associati al CNCA con evidenziati quelli che si occupano di prevenzione e cura di giocatori problematici e patologici.

Alcuni dati significativi contenuti nell’Year Book Rischi da Giocare

Lo studio campionario IPSAD®2013-2014 su stili di vita e comportamenti a rischio rileva che in Italia quasi 17 milioni di 15-64enni (equivalente ad una prevalenza del 42,9%) ha giocato d’azzardo almeno una volta e di questi oltre 5,5 milioni sono giovani adulti di 15-34 anni (pari al 42,7%).
Il test CPGI – Canadian Problem Gambling Index (Ferris & Wynne, 2001a; b), adattato e validato in Italia (Colasante et al., 2013), evidenzia che poco meno del 15% dei giocatori 15-64enni ha un comportamento di gioco definibile “a basso rischio”, il 4% è “a rischio moderato” e l’1,6% “problematico”, mostrando una percentuale superiore tra i giocatori di genere maschile (6% contro 4% delle donne).
Lo studio campionario ESPAD®Italia che si inserisce nel progetto europeo ESPAD – European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs e realizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) fin dal 1999 su un campione rappresentativo di studenti delle scuole secondarie di secondo grado, pubbliche e parificate, presenti sul territorio nazionale, coinvolgendo gli studenti dai 15 ai 19 anni realizzato nel 2015, ha evidenziato che poco meno della metà degli studenti di 15-19 anni (48,5%, pari a circa 1,2 milioni studenti) ha giocato d’azzardo almeno una volta nella vita e che il 41,7% (poco più di 1 milione) l’ha fatto nell’anno antecedente la rilevazione.
I Monopoli di Stato dicono che alle Slot sono stati persi 6.230 milioni di euro e alle VLT 2.779 milioni di euro; dividendo queste somme per il numero di apparecchi in Italia (380.000 slot e 50.000 VLT), vediamo che i soldi persi dai giocatori in una singola slot sono stati 16.394 euro, mentre i soldi persi in ogni Videolottery sono pari a 55.580 euro.
Nel solo 2014 in Italia sono stati venduti 1.902.937.618 tagliandi di Gratta e Vinci, pari a 60,3 biglietti per ogni secondo di ogni giorno e di ogni notte dell’anno, corrispondenti ad un totale di 5,2 milioni di Gratta e Vinci venduti in Italia ogni giorno.

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SECRET MILLIONAIRE / Armando Saggese protagonista: il web commosso dal programma

Ieri sera è andata in onda su Italia 1 la prima puntata di “Secret Milionaire”, il nuovo format in cui un imprenditore vive per 10 giorni nella periferia di una città in cerca di persone meritevoli del suo aiuto. Il protagonista della prima puntata è stato Armando Saggese, mentre l’imprenditore della seconda puntata in onda il 21 luglio sarà Fabrizio Rigolio. Il programma ha trovato larghi consensi sul web e su Twitter sono molti i commenti degli utenti che promuovono il reality: “#secretmillionaire ho visto la prima puntata. Commovente e influenzante!”, “Complimenti agli autori di #secretmillionaire. Dopo anni di miseria intellettuale in tv, finalmente un programma interessante” e “Beh, avete trasmesso un programma davvero speciale, complimenti! Sensazioni stupende!”. Non manca qualche critica: “#SecretMillionaire vorrei vede le reazioni senza telecamere ma con i soldi tutti si diventa gentili”.

SECRET MILLIONAIRE, COMMENTO PRIMA PUNTATA: LA VERA COMMOZIONE DI ARMANDO SAGGESE (OGGI, 15 LUGLIO 2016) – Ieri sera è andata in onda su Italia 1 la prima puntata di “Secret millionaire” che ha visto raccontata la storia di Armando Saggese. Egli è un grande imprenditore napoletano dalle poche rinunce, ma per 10 giorni si è messo alla prova in un paese vicino a Roma, Corviale. Questa puntata dà il via ad un nuovo format che si presenta ricco di spunti interessanti per tutti. Se dobbiamo analizzare i lati positivi di questo format, possiamo sicuramente evidenziare la sincerità palese dei protagonisti che si trovano ad avere a che fare con situazioni difficili e disagiate. I lati negativi potrebbero essere trovati nel fatto che probabilmente la presenza delle telecamere non porta la persona in questione a vivere veramente fino in fondo gli eventi quotidiani della vita in questi luoghi poveri in Italia. Nonostante questo, prevalgono i lati positivi di un format che sicuramente avrà colpito una grande parte degli spettatori e che vedrà un seguito nella prossima puntata del 21 luglio.

SECRET MILLIONAIRE, DIRETTA PRIMA PUNTATA DEL 14 LUGLIO 2016, ARMANDO SAGGESE: GLI ULTIMI RINGRAZIAMENTI – Si giunge alla fine di questa prima puntata di “Secret millionaire” dove, alla fine della sua esperienza a Corviale, Armando Saggese si reca alla mensa dei poveri per raccontare la verità al prete e alle donne volontarie. A loro, in mezzo alle molte lacrime, dona molti soldi e persino tanti suoi vestiti portati da Napoli. Alla donna, che gli ha raccontato la storia di suo figlio, egli fa un particolare dono. Armando giunge poi da Iliana, davanti alla quale è piuttosto teso dato che la donna è una persona molto diretta. Infine come segno di riconoscenza le dona scatoloni pieni di sacchi a pelo che potranno aiutare molto i senza tetto di cui Iliana si occupa. L’ultima tappa di Armando Saggese è a Corviale, presso le persone che gli sono state più a fianco. Per loro vi è un assegno che potrà aiutarli a realizzare il loro progetto. Commosso e riconoscente l’imprenditore napoletano torna a casa.

SECRET MILLIONAIRE, DIRETTA PRIMA PUNTATA DEL 14 LUGLIO 2016: IL CONCERTO DEI RAPPERS DI CORVIALE. ARMANDO SAGGESE E FABRIZIO RIGOLIO – Si procede su Italia 1 con “Secret millionaire” che vede la storia di Armando Saggese, uno stilista sotto copertura nel piccolo paese di Corviale nella periferia di Roma. Armando torna ancora a fare volontariato, ma questa volta presso la mensa dei poveri. Una delle volontarie gli racconta della tragedia di suo figlio morto all’età di 20 anni, di cui gli mostra delle foto che porta sempre con sè. Tornato a Corviale egli si reca assieme ai rappers ad un concerto a cui parteciperanno. Uno di questi ragazzi racconta ad Armando dello scopo dell’hip hop e del fatto che tutti questi artisti portano rispetto per gli altri. Alla mensa dei poveri l’imprenditore napoletano incontra un uomo distinto che gli racconta la sua vita: egli aveva una famiglia ed un lavoro ma poi ha iniziato a giocare e questo lo ha portato al declino. Questa storia gli fa capire una cosa fondamentale: chiunque potrebbe trovarsi in quella situazione. VOLONTARIATO ALLA STAZIONE DI TERMINI – L’avventura di Armando Saggese continua quando conosce una donna che lavora per la strada ad aiutare i barboni e gli immigrati, ma lui non è sicuro che avrà il coraggio di accompagnarla. Alessandro, uno dei partecipanti al progetto di Corviale, spiega lo scopo del suo lavoro in questo paese: vuole dare la possibilità alle persone che abitano qui di vivere in un modo migliore. Infine egli decide che alla sera seguirà Iliana alla stazione di Termini per aiutare i senza tetto. Nonostante la paura iniziale egli rimane colpito da questa esperienza. Con questa ultima sera finisce la sua esperienza a Corviale ma, prima di andare, rivelerà la sua identità a tutti coloro che ha incontrato. Ai rappers “luci soffuse” offre la possibilità di registrare in uno studio di registrazione.

SECRET MILLIONAIRE: DIRETTA PRIMA PUNTATA, PARTE ORA LA MISSIONE DI RIGOLIO E SAGGESE – Comincia proprio ora su Italia 1 la prima puntata del nuovo format “Secret millionaire” che vedrà due uomini dalla vita piuttosto agiata e piena di lussi abbandonare la propria vita per 10 giorni. In questo periodo si dovranno trasferire in zone poco ospitali dell’Italia e mettersi all’opera con lavori umili e a stretto contatto con gente molto povera e in difficoltà. Il loro scopo, oltre ovviamente a resistere per 10 giorni senza le comodità solite, sarà quello di trovare persone meritevoli e altruiste che si meriteranno di essere aiutate con donazioni e regali affinché possano realizzare i loro sogni. Questa sera i due grandi protagonisti saranno Fabrizio Rigolio e Armando Saggese, entrambi amministratori delegati in grandi aziende nel nostro Paese. I PRIMI INCONTRI DELL’IMPRENDITORE DI NAPOLI – Si inizia questa prima puntata di “Secret millionaire” con la presentazione della vita del napoletano Armando Saggese. Egli racconta come si svolge la sua giornata tipo: fa poche rinunce, a partire dagli orologi per cui ha una grande passione. Egli si traferirà per 10 giorni a Roma, precisamente nel paesino chiamato Corviale, soprannominato “il serpentone” dai romani. Arrivato a Roma si trova subito in difficoltà nella ricerca della sua nuova casa. Nel momento in cui Armando entra nel suo appartamento rimane scioccato dal palazzo e dal fatto che ci possa essere gente che viva così. Egli incontra nel cortile di fronte al palazzo due uomini che lo recano da un terzo uomo che gli racconta del suo progetto di ristrutturazione del serpentone. Dopo aver affrontato la prima notte a Corviale, il giorno seguente si reca alla mensa dei poveri. LA VITA DI CORVIALE. ARMANDO SAGGESE E FABRIZIO RIGOLIO – L’imprenditore napoletano Armando Saggese è il primo protagonista di “Secret millionaire” in onda su Italia 1. Dopo la prima giornata di volontariato con padre Alberto incontrato alla mensa dei poveri, Armando torna a casa e si sente molto solo, triste, ma soprattutto spaventato dalla situazione. Il giorno successivo egli incontra tre ragazzi che nel tempo libero scrivono canzoni rap. Sotto richiesta di Armando i ragazzi gli raccontano la loro vita: uno di loro per esempio afferma che non si potrebbe permettere nemmeno una ragazza, perchè non avrebbe soldi per comprarle neppure la pizza. Mentre Armando sta tornando nel suo appartamento a Corviale, incontra gli uomini che il primo giorno gli hanno raccontato del loro progetto, e così li aiuta a lavorare.

SECRET MILLIONAIRE, ANTICIPAZIONI PRIMA PUNTATA 14 LUGLIO 2016: IL FORMAT – Giovedì 14 luglio su Italia 1 avrà inizio “Secret Millionaire”, un nuovo programma che avrà come protagonista due milionari pronti a mettersi alla prova in condizioni mai sperimentate prima. I due imprenditori lasceranno il lusso e la ricchezza delle loro abitazioni per trasferirsi in periferia e vivere con pochi soldi e in una modestissima casa dove resteranno per 10 giorni sottocopertura.I due affronteranno i lavori più umili ed entreranno in contratto con persone umili ma anche discriminate o economicamente in difficoltà. La loro missione sarà quella di trovare persone meritevoli e altruiste che hanno fondi per realizzare le loro aspirazioni. Alla fine del viaggio potranno rivelare la loro vera identità e aiutarli, con donazioni in denaro o regali inaspettati a far sì che i loro progetti e desideri diventino realtà.

SECRET MILLIONAIRE, ANTICIPAZIONI PRIMA PUNTATA 14 LUGLIO 2016: I PROTAGONISTI – I protagonisti della prima puntata di “Secret Millionaire” saranno Fabrizio Rigolio e Armando Saggese. Fabrizio Rigolio, 41 anni di Gallarate, è l’amministratore delegato di un’azienda di accessori per le moto, che recentemente ha lanciato sul mercato una bicicletta di design in carbonio e alluminio. L’imprenditore si trasferirà per dieci giorni a Marcianise, nella terra dei fuochi. Armando Saggese, 44 anni di Napoli, è l’amministratore delegato e fondatore di un’azienda di abbigliamento. Maggese si trasferirà nella periferia di Roma precisamente a Corviale, il mostro architettonico soprannominato dai romani “Il serpentone”.

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Cultura, ripartire dalle periferie e da una cabina di regia museale

Virginia Raggi e la sua giunta hanno scelto di ampliare l’offerta culturale anche ai quartieri esclusi per anni da spettacoli e festival. Giusto anche ripensare all’Estate Romana spesso trasformata in divertificio commerciale.
Il contrasto è eloquentissimo. Ignazio Marino, Pd, insediandosi, puntò le sue carte mediatiche sulla pedonalizzazione dei Fori Imperiali parlando di archeologia e centro storico. Virginia Raggi e la sua giunta hanno scelto la rotta opposta: la partenza è dalle periferie, che hanno regalato al Movimento 5 Stelle la vittoria. La prima uscita pubblica è stata tra i topi e l’immondizia di Tor Bella Monaca (e qui si potrebbe aprire un dibattito sul fatto che, un tempo, un simile gesto sarebbe stato definito «di sinistra»). Virginia Raggi aveva parlato di periferie anche durante la conferenza stampa di presentazione del cartellone del teatro Stabile all’Argentina, chiedendo un’offerta anche per le «altre Rome» oltre il centro.

L’intervista che il neo assessore alla Cultura, Luca Bergamo, ha rilasciato a Paolo Fallai appare perfettamente su questa linea. Domanda: cosa serve subito alla cultura romana? Risposta: «Prima di tutto che la vita culturale torni a beneficio dei cittadini che la vivono in gran parte fuori dal centro storico: non solo come pubblico, ma partecipando in prima persona». Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Dunque il programma è chiaro e sarà interessante vedere come si declinerà e raggiungerà davvero le periferie, culturalmente abbandonate da troppi anni.

Altri elementi di interesse nell’intervista. L’aver detto ciò che quasi tutti pensano, cioè che l’Estate Romana è in troppi casi un divertimentificio commerciale assai lontano dalla cultura e dalle intenzioni nicoliniane: va ripensata con coraggio e lungimiranza. Giusto l’invito a Macro e Maxxi a parlarsi (nessuna Capitale al mondo ha due musei di arte contemporanea di tale prestigio anche architettonico, l’uso del denaro pubblico in entrambi i casi obbliga al raggiungimento del bene comune, cioè un’offerta coordinata e non competitiva).

Così come appare corretta l’analisi del sistema museale: da anni si chiacchiera (non si ragiona, magari così fosse) di una cabina di regia che coordini l’offerta e la politica delle mostre temporanee, ma egoismi e burocrazie hanno sempre affossato qualsiasi piano sensato. Meno chiara, invece, l’intenzione del neo assessore sulla Soprintendenza capitolina. Così come il giudizio sulle istituzioni: l’Opera, grazie a Carlo Fuortes, è diventata un’eccellenza internazionale e sarebbe bene dargliene pubblicamente atto. In quanto alle contrazioni di spesa sulla cultura, sarebbe bene non demonizzare il possibile contributo, anche in termini di sponsor, dei privati. Sarebbe un gesto antistorico e autolesionista.

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Infrastrutture, scuole e periferie: da Ance un piano da 30 miliardi di euro

All’Assemblea degli edili il Ministro Delrio annuncia un tavolo di confronto sulla fase transitoria del nuovo Codice Appalti.
Manutenzione delle infrastrutture, riqualificazione delle scuole, mitigazione del rischio idrogeologico, investimenti sui beni culturali e nel turismo e piano per il risanamento delle periferie. Sono i cinque capisaldi che secondo l’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) potrebbero mettere in campo 30 miliardi di euro in tre anni.

Le proposte sono state formalizzate durante l’assemblea nazionale dell’Ance che si è svolta giovedì scorso a Roma. Durante i lavori il presidente, Claudio De Albertis, ha chiesto una moratoria che fino al 31 dicembre 2016 consenta alle amministrazioni di bandire le gare già pronte basate su progetti definitivi anziché sui progetti esecutivi.

L’ipotesi di moratoria è stata scartata, ma il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha annunciato l’apertura di un tavolo di confronto sulla fase transitoria del nuovo Codice Appalti per monitorare l’andamento del mercato delle opere pubbliche con un occhio particolare all’edilizia che, riporta l’Ance, tra gennaio e giugno un aumento di 4 miliardi rispetto all’anno scorso.

Il piano da 30 miliardi dell’Ance
“Lo shock collettivo provocato dalla Brexit – ha esordito Claudio De Albertis – ha mostrato l’insostenibilità del regime di austerità promosso dall’Unione Europea, che impedisce investimenti per lo sviluppo e la crescita”. Una nota positiva è rappresentata dalla clausola di flessibilità per gli investimenti e dalla cancellazione del patto di stabilità interno. Grazie a queste novità, nel primo trimestre del 2016 sono aumentate le spese sostenute dai Comuni per la riqualificazione del territorio, la lotta al dissesto idrogeologico, la manutenzione e l’ammodernamento delle scuole.

“Quello che oggi serve – a detta di De Albertis – è un grande Piano di sviluppo industriale e infrastrutturale capace di rinnovare in profondità il Paese. Secondo le nostre valutazioni sarebbe possibile mettere in campo 30 miliardi di euro nei prossimi 3 anni, attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti e una rinnovata flessibilità per gli investimenti a livello europeo”.

Sono cinque le linee che l’Ance individua come prioritarie per la ripresa:
– La manutenzione e il miglioramento delle infrastrutture esistenti per garantire il mantenimento di adeguati livelli di servizio e di sicurezza.
– L’accelerazione e l’ampliamento del piano di riqualificazione degli edifici scolastici.
– L’assegnazione delle risorse necessarie alla realizzazione del piano pluriennale di riduzione del rischio idrogeologico annunciato a novembre 2014.
– L’investimento sui beni culturali e sul turismo, come risorse da utilizzare al meglio per avviare, soprattutto nel Mezzogiorno, nuovi progetti di crescita economica.
– Il recupero e il risanamento infrastrutturale e sociale delle periferie con un piano da almeno 5 miliardi di euro gestito da una cabina di regia governativa che individui non solo le aree a maggior rischio, ma anche le modalità di intervento da mettere in atto.

Gli effetti moltiplicativi di queste politiche sarebbero considerevoli. Basti pensare – ha sottolineato il presidente dell’Ance – che “una domanda aggiuntiva di un miliardo di euro nel settore genera una ricaduta complessiva nell’intero sistema economico di oltre 3 miliardi e mezzo di euro e quasi 16mila nuovi posti di lavoro”. Dal canto loro, ha chiesto De Albertis, le imprese chiedono solo di poter operare in un contesto di regole certe.

Codice Appalti, le richieste dell’Ance
L’ANCE ha chiesto che venga previsto il subappalto nel limite del 30% riferito alla categoria prevalente, e non all’importo complessivo dell’appalto, e del 100% nel caso delle categorie scorporabili, al netto delle superspecialistiche, e che sia eliminata la norma che prevede l’obbligo di nominare in gara la terna dei subappaltatori.

Sul fronte delle opere di urbanizzazione a scomputo secondarie, di importo inferiore alla soglia comunitaria, è stato domandato che venga recuperata la possibilità di svolgere la procedura negoziata senza bando

Per la qualificazione Soa, Anche ha chiesto di utilizzare l’ultimo decennio di attività (non quinquennio).

“La scelta di privilegiare l’offerta più vantaggiosa è condivisa dall’Ance – ha spiegato il presidente De Albertis – perché costringe le stazioni appaltanti e le imprese a ragionare sulle offerte e sulla scelta più qualificata. Ma dal nostro mondo viene espressa la preoccupazione che l’applicazione di questa normativa a stazioni appaltanti ben lontane dall’essere qualificate (si stanno ancora definendo le linee guida sul tema) e la mancanza sotto la soglia comunitaria dell’obbligo di sorteggiare nell’albo dell’Anac i commissari per la valutazione delle offerte, possa portare ad una fase di opacità o peggio a fenomeni di corruzione. Chiediamo al Ministro se, per il tempo necessario alla qualificazione delle stazioni appaltanti e al consolidamento dei meccanismi di scelta di commissari di gara al di sopra di ogni sospetto, si possa permettere alle stazioni appaltanti la possibilità di utilizzare il sistema della esclusione automatica delle offerte anomale con il metodo antiturbativa fino all’importo di 2,5 milioni”.

BIM, eonomia circolare e rigenerazione urbana
Il presidente De Albertis si è soffermato anche su altri aspetti utili al rilancio. Innanzitutto “Industria 4.0” per l’informatizzazione di tutti i processi produttivi, che in edilizia non può prescindere dal BIM, poi l’economia circolare per il recupero del 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione, obiettivo in Italia ancora lontano.

Fondamentale anche la leva fiscale per la riqualificazione degli edifici, che deve putnare sui prodotti di qualità, e la rigenerazione urbana attraverso la rottamazione degli edifici e dei quartieri obsoleti.

Alla fine del suo intervento il presidente De Albertis si è soffermato anche sul contratto di cantiere per favorire la sicurezza e la regolarità del lavoro e sull’importanza di accesso al credito per le imprese.

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Le opere di Le Corbusier sulla lista dell’UNESCO

Si tratta in particolare della Villa Le Lac a Corseaux (VD), e dello stabile Clarté a Ginevra.
L’opera architettonica di Le Corbusier è stata iscritta sulla lista del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. Lo rende noto oggi l’Ufficio federale della cultura.

L’iscrizione comprende 17 luoghi in sette Paesi (Francia, Svizzera, Belgio, Germania, Argentina, Giappone, India), volti a dimostrare la dimensione planetaria dell’opera di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, detto Le Corbusier, nato a La Chaux-de-Fonds (NE) nel 1887 e deceduto in Francia nel 1965.

Delle opere dell’architetto realizzate in Svizzera sono state iscritte Villa Le Lac in riva al lago Lemano (Corseaux, VD) e l’Immeuble Clarté (Ginevra, GE).

L’opera di Le Corbusier ha apportato un contributo fondamentale al Movimento Moderno, una corrente che tra il 1910 e il 1960 diede il via a un dibattito globale sulla funzione dell’architettura, creò un nuovo linguaggio architettonico e sviluppò le tecniche di costruzione cercando di rispondere alle esigenze della società moderna.

I lavori di Le Corbusier rappresentano un approccio innovativo in termini di spazi e progettazione che ha esercitato grande influsso sull’edilizia in molte parti del mondo. In occasione della sua 40a seduta, il Comitato del patrimonio mondiale ha riconosciuto lo straordinario valore universale della serie di opere scelte di Le Corbusier. I 17 oggetti ripartiti in sette Paesi incarnano soluzioni architettoniche e costruttive eccezionali per rispondere alle sfide della società del Novecento.

La candidatura dell’opera è stata presentata già due volte al Comitato del patrimonio mondiale, sotto l’egida della Francia. Sia nel 2009 che nel 2011 era tuttavia stata respinta con la richiesta di rielaborare il dossier presentato. Gli Stati interessati hanno pertanto ridefinito la serie riducendo tra l’altro il numero di oggetti.

Charles-Edouard Jeanneret nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds, importante centro dell’orologeria svizzera dell’epoca. Nel 1917 si trasferisce a Parigi dove lavora come architetto e dal 1920 assume lo pseudonimo di Le Corbusier. Muore il 27 agosto 1965 a Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra

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Ecomuseo Casilino: “Espropiare aree private con i fondi del bando delle periferie”

La richiesta dell’associazione Ecomuseo Casilino per scongiurare tentativi di speculazione edilizia sui terreni vincolati: “L’assenza di una pianificazione urbanistica sta mettendo a repentaglio l’area”.
Ecomuseo Casilino: “Espropiare aree private con i fondi del bando delle periferie”

Espropriare i terreni privati che ricadono nel Comprensorio archeologico casilino Ad Duas Lauros tramite i fondi previsti per il Comune di Roma nel Bando delle periferie del Consiglio dei Ministri. E’ la richiesta avanzata dall’associazione che da anni si sta battendo per l’istituzione di un ecomuseo negli spazi del Comprensorio che ricadono sul territorio del V municipio. La gara prevede uno stanziamento totale di cinquecento milioni di euro destinati a progetti di recupero, trasformazione virtuosa e contrasto alla marginalizzazione dei territori periferici urbani, con la Capitale che potrà beneficiare di decine di milioni di euro.

“Alla luce di questa disponibilità potenziale abbiamo deciso avanzare una richiesta tanto semplice quanto necessaria: utilizzare parte di quei fondi per l’acquisizione a patrimonio pubblico delle aree private del Comprensorio” scrivono in un comunicato stampa i membri dell’associazione. Parliamo di decine e decine di ettari che costituiscono un polmone verde per l’area compresa fra viale della Primavera, via Casilina, via Acqua Bullicante e via Prenestina, un paesaggio ricchissimo di storia, archeologia, antropologia, arte, da valorizzare come punto di partenza “per una riconfigurazione non solo urbanistica ma anche economica e sociale dell’area”.

Perché chiedere l’esproprio dei terreni privati? “L’assenza di una chiara pianificazione urbanistica e le manovre speculative (l’ultima in ordine di tempo quella che ha portato alla costruzione del LIDL) stanno mettendo a repentaglio l’area che, ricordiamo, è vincolata paesaggisticamente e inserita nel contesto del PTPR”. Per questo motivo “chiediamo al Muncipio Roma 5 e al Comune di Roma di farsi carico di una progettazione esecutiva nel contesto del bando delle periferie che preveda prima di tutto l’acquisizione delle aree del Comprensorio Casilino”. In particolare l’area verde compresa fra via Casilina, via Labico, via dei Gordiani e confinante col perimetro dell’attuale Villa De Sanctis, l’area verde compresa fra viale Telese, via Teano, via Prenestina, l’area verde compresa fra via Labico, via Acqua Bullicante, via Teano e via San Vito Romano, l’area verde attualmente privata del Parco Somaini.

Secondariamente, continua poi la nota, “chiediamo che vengano avviati: la bonifica e la messa in sicurezza di tutto il comparto ambientale e naturalistico (con particolare attenzione alle aree con cavità e conclamato dissesto idrogeologico), un piano di ricerca e studio negli ambiti culturali e ambientali del territorio attraverso la creazione di nuovi presidi di ricerca, interpretazione del territorio e il sostegno dei centri di documentazione e studio esistenti, un piano di riqualificazione, ristrutturazione e valorizzazione dei beni culturali e naturali esistenti”. E ancora “la progettazione di un piano complessivo di promozione dell’area dal punto di vista culturale e naturalistico”, insieme alla discussione della legge regionale sugli ecomusei già approvata in Commissione cultura.

“Ci facciamo portavoce dell’esigenza di una progettazione seria ed ambiziosa – concludono i membri dell’associazione – che archivi definitivamente una politica del suolo predatoria e un modello economico che non restituisce valore, ma anzi lo concentra in mano a pochi impoverendo il tessuto economica, sociale e culturale dell’area”.

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Realtà delle periferie romane: Colle Salario, “la piccola New York” in crisi

Ci sono periferie e periferie, come ci sono topi e topi: i topi di città e i topi di campagna della favola di Esopo e i topi di Tor Bella Monaca, dove Virginia Raggi è andata a vedere come i bambini imparano l’aritmetica non col pallottoliere ma contando i topi che razzolano nel pattume del degrado.

Si può discutere su quanto sia ormai improprio parlare di periferie, ora che le città si sono talmente allargate da formare un unicum con le appendici urbane più distanti dal centro storico. Parliamo di Colle Salario, quartiere dall’estrazione sociale più eterogenea, dove i problemi si presentano all’ordine del giorno come in ogni tessuto urbano, dove non mancano gli incapienti supportati dalla parrocchia, ma dove l’iniziativa dei privati cittadini riesce a mantenere una situazione quanto più decorosa dell’abitato interno ed esterno e far giocare i suoi bambini coi topi di peluche.

Qui il verde lussureggiante della vegetazione – dai pini ai salici piangenti, ai folti cespugli di oleandri che dal bianco esplodono nelle gradazioni più vivide del rosa e del rosso – mitiga il rigore verticale del cemento per l’ alto grado di umidità esalante dal Tevere di sotto che gli fa da corona e sentinella.

La piccola New York

Questo nucleo abitativo, sorto sopra Fidene da una trentina di anni, col suo skyline di grattacieli non può non attirare l’attenzione di chi si trova a circolare a nord est del raccordo. E, non a caso, l’orgoglio popolare dei suoi primi residenti volle denominarlo abbastanza pomposamente “la piccola New York”.

Oggi, il Colle è luogo di continuo smistamento del traffico proveniente dall’anulare verso i quartieri limitrofi del Nuovo Salario, Talenti, Nomentano, Monte Sacro, Prati Fiscali e, considerato lo sviluppo demografico registrato negli ultimi decenni, si è visto accrescere di numerose attività appartenenti ad ogni categoria commerciale nonché dei servizi sociali più strettamente necessari.

Tempo di crisi

Gli anni della crisi, però, si fanno sentire e ad oggi tante sono le saracinesche di negozi che si sono abbassate non potendo più sostenere l’onerosità dei canoni d’affitto. Ha chiuso già da alcuni anni per fallimento lo storico supermercato “Sidis” rimpiazzato dal mastodontico “Castoro” che, alla base del Colle, costringe gli abitanti più anziani senza automobile a un assai faticoso saliscendi dall’autobus (che passa ogni venti minuti se va bene) o ad inerpicarsi in salita con il carrello della spesa.

Fasti e nefasti dell’edilizia pubblica e privata

Il quartiere nacque per la maggior parte come monopolio immobiliare dell’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), poi trasformato in ATER (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale), con a fianco iniziative di Enti e Gruppi immobiliari privati che vanno a coprire l’ area soprastante di Via Monte Giberto fino al “Parco delle Sabine”, ampio territorio in mano ad una sfrenata speculazione edilizia pronta a cavalcare le necessità dei più giovani nuclei familiari in cerca di soluzioni abitative.
periferie
Veduta parziale del Parco delle Sabine

Va detto che l’ATER sta presentando negli ultimi anni tutte le sue criticità per una gestione non esattamente oculata, con il rischio sempre alle porte di fallimento per i miliardi di debiti contratti nei confronti del Comune. Attualmente l’Azienda è sotto commissariamento, laddove l’unica soluzione di salvataggio appare quella del taglio dei costi di gestione – già da anni ai minimi storici a nocumento degli inquilini regolarmente paganti – rivoluzionando altresì i sistemi di assegnazione degli alloggi in un “bando unico” onde contrastare il fenomeno ormai diffuso delle occupazioni abusive, effetto della endemica lentezza nelle assegnazioni.

Il Comune, da parte sua, ha lasciato i marciapiedi del quartiere pressoché impraticabili, pieni di crepe o avvallamenti causati dalle radici degli alberi, provocando in tal modo facili cadute con conseguenze anche gravi e continue cause legali a scopo risarcitorio.

Terreno fertile per la politica: pre-elezioni con panini e porchetta

Alle ultime consultazioni elettorali per la nomina della nuova giunta municipale, Colle Salario ha visto susseguirsi un andazzo di personaggi della politica, a cominciare – e ci sembra utile l’annotazione postuma – dall’entourage di Alfio Marchini. Il bell’Alfio (che non si è fatto ammirare di persona, né con l’utilitaria di lavoro e né, bontà sua, con la sua Ferrari grigia), si era premurato di disporre per gli abitanti del Colle una merenda a base di pane e porchetta. Ci risulta che in molti hanno… abboccato, ma il bel ferrarista non ce l’ha fatta.

Anche il giovane Paolo Marchionne (presidente uscente Pd del III Municipio- ex IV, cui appartengono Colle Salario-Fidene), si è dato da fare in vista della tornata elettorale del 5 giugno per l’apertura del cavalcavia ferroviario che da Fidene porta a Villa Spada e i cui lavori, iniziati nel 2013, erano rimasti bloccati per pastoie tecniche e burocratiche. Già prima dell’apertura del cavalcavia, venne effettuata la sua… inaugurazione nell’autunno 2015 alla presenza del ex sindaco Marino (sic!).

Ma anche Marchionne si è visto surclassare dall’avanzata dei Pentastellati nella persona della giovane Roberta Capoccioni, la quale già viene fatta bersaglio di critiche per una certa propensione al gusto della “parentopoli” nelle nomine della nuova Giunta. Ma se gli amici degli amici e i parenti dei parenti sono bravissimi, allora… “Fiat Giunta Tua”.

Non va sottaciuta una nuova e particolare presenza nel quartiere, quella di Casa Pound, insediata a Colle Salario ad inizio 2016 dopo aver vinto un bando di concorso Ater: blindato – ci dicono – il giorno dell’inaugurazione della nuova sede a un tiro di schioppo dalla palestra popolare, regno dell’occupazione “rossa”. Ma il forzato connubio pare non abbia destato problemi di sorta, secondo le dichiarazioni dei responsabili tartarugati di volersi mantenere come “alternativa politica”. Mutatis mutandis, la loro azione nel quartiere si sta muovendo nel campo sociale con l’offerta agli inquilini Ater di assistenza legale gratuita per la soluzione dei loro problemi. Pare che si siano anche adoperati come volontari muniti di ramazza per la pulizia dei giardini nel limitrofo Parco delle Sabine sopra citato. Considerati certi loro pregressi di esecrante estremismo politico, non si sa quanti proseliti riescano a fare sul Colle, ma sicuramente tutti coloro che non si sentono protetti nel decadimento di un patrimonio immobiliare pubblico, unica ricchezza popolare.

Ci si augura che il nuovo Sindaco di Roma riesca dal Campidoglio a mantenere un vigile e costante controllo sulle neo- governance municipali, finora affidate alle cricche di quanti hanno fatto il bello e il cattivo tempo.

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Vivere 10 giorni con 150 euro

Due imprenditori «diventano» poveri In «Secret Millionaire» due manager di successo traslocano per 10 giorni in quartieri disagiati e provano a vivere con un budget molto ristretto: Su Italia 1 dal 14 luglio.
Quando il tuo hobby è collezionare orologi o auto sportive, può capitare di non avere ben presente cosa significhi vivere in una situazione di disagio. Quando abiti in un bel appartamento del centro, succede che non sia sempre chiarissimo capire come possono essere quelli delle periferie più degradate. Quando si è abituati a mangiare in ristoranti stellati, non sempre ci si rende conto di cosa vuol dire mettersi in coda in una mensa per poveri o cercare qualcosa direttamente nei cassonetti. Eppure le esistenze di persone che appartengono a mondi tanto diversi si sfiorano ogni giorno, il più delle volte senza entrare mai veramente in contatto, senza andare mai oltre qualche sguardo di sfuggita, spesso carico di paure e pregiudizi. «Secret Millionaire», il nuovo programma in onda su Italia 1 a partire dal 14 luglio, ha cercato di azzerare questa distanza. Per farlo, ha scelto due imprenditori molto ricchi e li ha fatti vivere per dieci giorni come fossero persone in difficoltà: per loro soltanto un tetto fatiscente, e 150 euro in tutto, 15 al giorno.

Uno dei due imprenditori è Fabrizio Rigolio, 41enne di Gallarate, amministratore delegato di un’azienda di accessori per moto. L’altro è Armando Saggese, titolare di un’azienda di abbigliamento, ha un centinaio di negozi. Ha accettato di cambiare la sua identità per questa trasmissione «per vedere come potrei essere io in altre condizioni». Le altre condizioni si sono rivelate essere un appartamento con le sbarre alle finestre all’interno del Corviale, un ammasso di cemento, carcasse di auto bruciate e case occupate, simbolo del fallimento dell’edilizia popolare a Roma. Vedendo l’imprenditore entrare in quell’alloggio spoglio e degradato viene automatico pensare: è tutto finto. «Non è così — spiega —. È stata un’esperienza molto impegnativa dal punto di vista emotivo, mi ha segnato. Davo per scontata la mia normalità e rendermi conto di come possono vivere altre persone mi ha aperto gli occhi».

Non è stato semplice: «La prima notte in cui ho dovuto dormire, solo, in quell’appartamento, ho avuto paura. Tanta paura. Ho saputo che sarei dovuto stare per dieci giorni al Corviale solo quando ho aperto la busta durante il programma, quelli del programma non mi avevano preparato prima. E la notte nessuno è rimasto con me, assolutamente nessuno. Mi sono chiuso dentro con il lucchetto e ogni rumore mi spaventava». All’interno di quel contesto degradato, fingendosi un disoccupato, Saggese ha conosciuto diverse persone. «Gente che non ha nulla e che non si tira indietro se può offrirti un piatto di pasta. Non hanno quasi niente, ma quel poco lo condividono anche con uno sconosciuto». Sentimenti ben diversi rispetto a quelli a cui è più solito. «Più si ha e più si è invidiosi di quello che possiedono gli altri. Conoscere queste persone è stata una lezione».

Non se lo aspettava quando la tv lo ha cercato. «Mi avevano detto che stavano contattando degli imprenditori di successo e mi sono fatto incuriosire. Per fortuna». Perché attraverso il docu-reality ha incontrato non solo chi vive con poco o nulla, ma anche chi ha scelto di dedicare la sua vita agli altri. Fingendosi una persona con molto tempo libero a disposizione, ha dato così una mano a un parroco che aiuta i più poveri e alla titolare di un gruppo di volontariato. Ha poi parlato con chi non ha nulla, ha servito alle mense dove si rivolge chi non ha soldi per sfamarsi e ha distribuito vestiti e sacchi a pelo usati a chi ne aveva bisogno.

«La differenza tra me e chi ho conosciuto è solo l’occasione di potersi esprimere», racconta lui, che al termine della trasmissione ha aiutato economicamente molte delle persone che ha incontrato e con cui, a distanza di qualche mese, è ancora in contatto. «Se mettiamo tutto sulla bilancia, non so chi ha dato di più all’altro. Da questa esperienza, quello che ne esce davvero arricchito sono io».

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Corviale a Roma: l’utopia della città in un palazzo

Nato dall’idea socialista, per molti è un mostro, ma gli abitanti hanno imparato a volergli bene.
Completato nel 1982 e firmato dall’architetto Mario Fiorentino, a un anno dall’inaugurazione Corviale era già considerato un lager. Ma nonostante l’isolamento dalla città e il degrado, la gente del posto sta scoprendo un sentimento di orgoglio e porta avanti iniziative sociali e culturali.

“E ce vengheno pe’ fame da lontano perché Roma vole dì la capitale, ma in borgata, questa strada ch’è ‘n’imbuto, Roma vole dì sortanto: Sei fottuto. Sei fottuto, eppure tocca tirà avanti e li giorni te li fanno co lo stampo e la sera compri ‘n etto de castagne, te metti a sede e te ritrovi a piagne. Ma che razza de città, ma che razza de città!”.
Testo e musica di Gianni Nebbiosi, 1972

Corviale rappresentò, alla fine degli anni Settanta del Novecento, il più ambizioso progetto architettonico dell’Istituto Case popolari che con esso doveva dare forma, segno e sostanza all’utopia razionalista dell’architetto e urbanista svizzero Le Corbusier.

Dal progetto alla realizzazione passarono più di 10 anni e venne firmato dall’architetto Mario Fiorentino (1918-1982) noto per aver disegnato, sempre a Roma, tra gli altri progetti, il mausoleo dei martiri delle Fosse Ardeatine e per aver costruito insieme a Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi il quartiere INA Casa al Tiburtino.

Nel 1962 il Parlamento italiano aveva approvato la legge 167 per reperire terreni accessibili all’edilizia popolare; nello stesso anno il Comune di Roma varava il Piano Regolatore Generale. Una delle sue finalità era la riqualificazione delle aree degradate e il recupero degli insediamenti abusivi. All’interno di questo progetto si inseriscono i piani di edilizia economica e popolare, approvati nel 1964 sulla base della Legge 167/62. Le aree 167 sono stanziate all’interno o ai bordi della fascia periferica.

Fiorentino si ispira ad altri progetti: primo fra tutto il Karl Marx-Hof a Vienna, gli studi di Le Corbusier per Algeri, fino ad alcune realizzazioni di Bruno Taut.

Le prime assegnazioni degli appartamenti vennero effettuate nel 1982, ma, già un anno dopo, iniziarono le occupazioni abusive nei quarti piani non ancora completati e non destinati dal progetto originario ad abitazioni perché vi avrebbero dovuto trovare spazio circoli culturali e ricreativi, servizi per la cittadinanza, biblioteche ecc.

Ed è subito lager

Già nel 1983 esce il film Sfrattato cerca casa equo canone (diretto da Pier Francesco Pingitore) in cui l’attore Pippo Franco viene truffato da un impiegato dell’Istituto case popolari. Nel film già si parla di Corviale come lager e come luogo abbandonato: era passato appena un anno dall’inaugurazione.

Per molti anni Corviale è stato sinonimo di degrado e il segno architettonico lasciato da Fiorentino è stato paragonato dai media a un carcere, un lager e così via, tanto da attribuirgli due leggende metropolitane, una associata al palazzo, una all’architetto. La prima leggenda vede nella costruzione del Corviale la cessazione dello spirare della brezza proveniente dal mar Tirreno che rendeva fresche le sere d’estate a Roma: la mitica scomparsa del Ponentino, vento termico a regime di brezza che, a sera in primavera ed estate, spira da ovest sulle coste tirreniche dell’Italia Centrale.

La seconda leggenda, vede Mario Fiorentino suicida per i sensi di colpa dopo essersi reso conto di aver costruito tanta bruttezza. In realtà morì nel 1982 per arresto cardio-circolatorio durante una riunione carica di tensione sul progetto Corviale, con colleghi architetti e rappresentanti dell’amministrazione comunale.

Segno abitato

Sul degrado di Corviale, sulla sua rinascita, su fantomatiche proposte di abbattimento si sono versati fiumi di inchiostro ed il chilometro come spesso viene definito (attributo forse più appropriato dell’incomprensibile serpentone dato che l’edificio si staglia lungo una linea dritta che tutto fa pensare tranne che alle linee flessuose di un serpente) è stato, nel corso di trenta anni, passerella di politici e oggetto di studi internazionali in diverse discipline, dall’urbanistica all’architettura, alla sociologia fino a forme di interessante sperimentazione artistica.

Nonostante proposte di abbattimento e di abbellimento, Corviale è ancora lì, identico a come venne costruito ma trasformato nel tempo da segno architettonico a segno abitato, pulsante di vita e di istanze di partecipazione comunitaria. Ma allo stesso tempo Corviale è un monolite che non dialoga con la città, soprattutto perché i servizi che da progetto originario avrebbero dovuto trovare spazio nel complesso, sono invece fuori, te li devi andare a cercare e i mezzi pubblici, se pur notevolmente potenziati, nel fine settimana latitano.

Secondo alcune interpretazioni, esso rappresenta il fallimento dell’idea socialista, l’utopia del Falansterio, ovvero la materializzazione dell’idea del filosofo francese del XIX secolo Charles Fourier di creare una comunità egualitaria e autosufficiente come una città. Corviale oggi è un manufatto, per dirla in termini architettonici, o è un quartiere, in termini più sociologici che urbanistici? È un luogo oppure un oggetto poggiato come un enorme pezzo di Lego su una parte di quella campagna romana ritratta con romantica dovizia da Ettore Roesel Franz a metà Ottocento?

Gli abitanti, nel corso del tempo, hanno imparato a volere bene a Corviale, hanno acquisito sempre più una nuova coscienza e stanno scoprendo un sentimento di orgoglio.

Soprattutto, nel tempo si è iniziato a parlare di Quadrante Corviale perché il palazzo in fondo non è che uno degli elementi di un territorio molto vasto di circa 774 ettari, ricco di parchi, attrezzature sportive uniche a Roma (come la palestra di rugby), contenitori di arte contemporanea. Nel mese di novembre 2012, dopo trentacinque anni dalla costruzione, si è tenuto un convegno a Roma organizzato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e si è dato vita ad un partenariato di associazioni locali denominato Corviale Domani.

Monumentale mostro

Considerato da alcuni un “mostro” e da altri un monumento della Roma contemporanea, Corviale è un complesso di 958 metri di lunghezza, 200 metri di spessore, 30 metri di altezza divisi in nove piani il tutto per un totale di 750.000 metri cubi di cemento, su di un’area edificabile di circa 60 ettari; dentro quello che è uno dei più grandi parallelepipedi del mondo, ci sono 1.202 appartamenti dove vivono circa “8.500 vicini di casa”.

Quando conduco qui le incursioni urbane della mia associazione Ottavo Colle la prima cosa che si nota è l’estremo silenzio. Uno psichiatra della ASL locale, Antonello d’Elia, ha studiato questo silenzio correlandolo al senso di abbandono e all’assenza di una idea di città intesa come comunità, relazioni, strade e spazi.

Nessuno sa con esattezza quanti siano i residenti perché molti sono tutt’ora abusivi e l’ATER, che è proprietario dell’edificio, fatica a riscuotere gli affitti e a procedere al censimento. L’utopia di cui è stato vittima Corviale, realizzata dal team capitanato dall’architetto Fiorentini, ha in Le Corbusier e nella sua idea di città radiosa e città verticale la paternità. In questa città verticale la densità di popolazione sarebbe stata altissima, circa 3.000 abitanti per ettaro e questo avrebbe favorito l’instaurarsi di legami comunitari e solidaristici.

Nel 1972, nella relazione finale del progetto, Fiorentino scrive di essersi ispirato agli acquedotti romani per lo stagliarsi di questo enorme manufatto nella Valle dei Casali – si colloca infatti in una parte vasta di quello che resta della campagna romana: “Il progetto nacque da un’idea ispirata alla storia ed alle immagini di Roma e del suo territorio. Questo presentarsi dell’edificio, così perentorio, e solo nel paesaggio della campagna, su un costone emergente e questo suo proporsi nel paesaggio anche da grandi distanze alto sulla valle del Tevere e sulle colline, richiama alla memoria gli acquedotti e i grandi ruderi del paesaggio romano, un tempo soli e grandiosi, così come ci appaiono nei più ampi spazi delle incisioni della città e della campagna romana”.

Una volta era tutta campagna

Oggi, a dare vita a questo monumento al Novecento ci sono tante realtà associative che resistono. Come il Mitreo Iside, uno spazio polifunzionale che, solo grazie alla determinazione e al coraggio di Monica Melani, artista e promotrice culturale di questo luogo, è stato recuperato da uno dei tanti spazi comunali e dell’Ater rimasti vuoti e abbandonati per anni. L’artista Monica Melani, vera e propria pioniera in questo quartiere, così ricorda Corviale quando nel 1968 vi si trasferì con i genitori dal quartiere Marconi: “Una immensa area verde con pochi casali sparsi, boschi di eucaliptus, campi di grano, viali di ciliegi ed aree sterrate adibite a campetti da calcio animati da gruppi di bambini e ragazzi fino al tramonto. Una realtà, anche relazionale, più rurale che cittadina. Il muretto, dove da ragazzi ci riunivamo, era proprio all’angolo tra via Casetta Mattei e via di Poggio Verde, la strada/cantiere rimasta poi chiusa per circa un decennio durante la costruzione del chilometro, e che nei primi anni dell’occupazione era diventata, insieme a via Mazzacurati, dove è ora Il Mitreo, estremamente pericolosa, con insediamenti abusivi e criminalità diffusa, tanto che gli abitanti delle aree vicine, evitavano di passarci, condannando Corviale all’isolamento dal resto del territorio”.

Con l’isolamento venne quell’identità specifica che Corviale conserva ancora oggi: “Un periodo iniziale difficile – continua Monica Melani – generazioni decimate dall’eroina, come peraltro in tutta Italia, ma anche costellato dalle tante battaglie di cittadini che non si sono arresi, ed in virtù degli anticorpi sviluppati hanno chiesto con forza, ed in parte ottenuto, pari diritti e dignità, avviando un lento ma inesorabile, ed oggi potremmo dire inarrestabile e straordinario cambiamento. Un grido, uno strappo che in tanti abbiamo avvertito e a cui abbiamo risposto mettendoci il cuore, coltivando il sogno, con passione ed instancabile quotidiano impegno, di creare insieme una migliore e sostenibile qualità di vita per questo territorio così ricco di potenzialità e talenti”.

Moltiplicatore di cultura

Il Mitreo – Arte Contemporanea, coraggioso recupero e riuso di uno spazio pubblico di circa 800 metri quadrati, abbandonato da oltre vent’anni, nasce con questo intento e per contribuire a rimettere al centro della contemporaneità il valore sociale e propulsivo dell’arte.
Corviale

Uno degli spazi del Mitreo – Arte Contempranea

Attivo dal 2007, ha attratto competenze, energie, risorse, imprese, associazioni e singoli cittadini, fungendo da moltiplicatore di cultura, relazioni, scambio e condivisione, suggerendo collaborazioni, regalando fiducia, prendendosi cura di sogni e bisogni, facilitando contaminazioni virtuose e sviluppando reti di relazioni durevoli come il coordinamento Corviale Domani, un partenariato locale ispirato e reso possibile dall’instancabile Presidente dell’Associazione Pino Galeota, il cui progetto, riconosciuto nel 2012 di interesse Nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, attraverso un protocollo di intesa con i Municipi XI e XII e l’Università di Roma La Sapienza, ha dato il via ad una ricerca e confronto che ha coinvolto l’intera comunità fino alla realizzazione delle linee guida per il Concorso Internazionale di Architettura, indetto dalla Regione Lazio nel 2015, per la Rigenerazione di Corviale e del suo territorio.

“Sono anni che mi occupo come abitante, cittadino e poi amministratore, di Corviale – spiega Pino Galeota – Numerosi sono stati i laboratori, i seminari, gli incontri, le pubblicazioni, le collaborazioni e riconoscimenti che ne hanno segnato il cammino del progetto Rigenerare Corviale. Obiettivi strategici riguardano la realizzazione di interventi materiali e immateriali per promuovere beni relazionali e profitti sociali (cultura, sport, socialità) come veicolo di benessere, inclusione sociale e sviluppo economico accompagnato dal terzo settore e le imprese sociali”.
Vivaio d’arte

Negli ultimi mesi un gruppo di artisti, tra cui Mimmo Rubino e Angelo Sabatiello, sta portando avanti il progetto di arte pubblica L’albergo delle Piante: Tutto nasce circa un anno fa quando, sotto la supervisione della psicologa dell’ASL locale, Ester Stocco, alcuni ragazzi del Centro Di Aggregazione Giovanile iniziarono a portate delle piante in uno dei cinque spazi-cavea di Corviale, pensati inizialmente nel progetto come “spazi assembleari dei cittadini”, dove gli abitanti avrebbero dovuto riunirsi. Sono tutti abbandonati e non utilizzati, tranne questo dove, gradualmente, le persone stanno portando delle piante collocandole sui gradoni e prendendosene cura.

Rubino tiene a precisare che si tratta di un progetto artistico e che l’arte è nella relazione che si crea tra chi e da chi partecipa alla costruzione di questo vivaio urbano. La pianta diventa un medium per l’identità del luogo che volutamente gli artisti hanno lasciato come è, grigio e con tag qui e là sui muri. Né raccolgono gli inviti a pulire o a trasformare il luogo. Questi artisti non credono che Corviale debba trasformarsi in qualcosa d’altro per migliorare ma che possa trovare dentro di sé la capacità di affermarsi come comunità urbana.

Una radio nella notte

Un’altra realtà nata recentemente è Radio Impegno come diretta streaming notturna dal Campo dei Miracoli di Corviale. Il Campo dei Miracoli è la prima sede di Calciosociale in Italia. Il Calciosociale è una nuova tipologia di calcio: aperta a tutti e basata su regole fuori dalla logica comune e dallo straordinario impatto sociale. L’obiettivo è creare un modello di società più giusto e coeso trasformando i campi di calcio in palestre di vita dove l’integrazione avviene quando le persone disagiate entrano a diretto contatto con persone normodotate. Si distingue per essere un centro polifunzionale innovativo, ricostruito secondo le migliori soluzioni di Bioarchitettura ed è riconosciuto come il primo esperimento di Architettura Sociale in una periferia romana. La sua sede è a Corviale, nel Municipio XI.

Alcuni mesi fa è stato oggetto di incendio doloso. Radio Impegno è nata anche per dare spazio alla voce del quartiere e per mostrare che anche di notte c’è una presenza attiva. Gli obiettivi dei curatori sono quelli di custodire il Campo dei Miracoli, bene simbolo della rinascita di un quartiere, costruire una rete di tutti quei soggetti impegnati a diffondere la cultura della legalità, costruire una rete di associazioni e cittadini impegnati sui temi dell’ambiente, della cultura, dell’informazione, dei diritti civili e della povertà. Ma anche quello di denunciare le piccole e grandi prepotenze della criminalità e stimolare la partecipazione e l’impegno della gente comune alla vita sociale e politica della città. Un’altra realtà made in Corviale per questo quartiere/città ancora in attesa di aprire un dialogo con Roma. Ce la stanno mettendo tutta e i risultati arriveranno.

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