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Alla mensa della legalità di Corviale

Un progetto della non profit Calciosociale. Per ridare dignità al quartiere della periferia romana di cui è l’emblema il serpentone, grattacielo più lungo del mondo.
Il cuore pulsante è Corviale, quartiere della periferia romana famoso per il “Serpentone”, il grattacielo orizzontale più lungo del mondo (un chilometro per nove piani), prodotto dell’edilizia popolare e triste simbolo di degrado socio-urbano.
E’ qui, tra gli ottomila residenti che si barcamenano tra abbandono strutturale, abusivismo, alti tassi di analfabetizzazione e disoccupazione, che opera Calciosociale. Nata come società sportiva dilettantistica con la vocazione a riabilitare il calcio (secondo regole di democrazia, giustizia, legalità, benessere psico-fisico), questa realtà non profit è diventata best practice di inclusione sociale.
E oltre, a essere motore di cambiamento, sta modificando il profilo del paesaggio. Prima ha operato per la costruzione del centro sportivo Campo dei Miracoli, una macchia di rosso e legno nel panorama grigio del quartiere.
«La periferia ha bisogno di bellezza» sottolinea Massimo Vallati, fondatore e presidente di Calciosociale. «E’ un elemento fondamentale del cambiamento di prospettiva delle persone, una svolta verso il riscatto e il senso di appartenenza».
E, sulla base di questa esperienza di architettura sociale, ora l’associazione punta a un obiettivo ancora più ambizioso, recentemente presentato a Expo: una grande Mensa della Legalità e Social Market, realizzata secondo i principi della bioarchitettura e dell’autosufficienza energetica.
Il complesso sarà in grado di fornire centomila pasti all’anno, il 70 per cento gratuiti. «Distribuiti secondo una logica che non è più assistenziale» spiega Vallati. «La mensa sarà soprattutto un luogo di incontro, dove persone con esperienze diverse, per via dell’estrazione economico-sociale, delle abilità motorie, delle problematiche sociali o familiari, possono sedersi attorno allo stesso tavolo e dialogare. Un progetto per contrastare la povertà e per restituire dignità alle persone». Aperta sia a chi ha bisogno di un pasto o una spesa gratuita sia a chi può permettersi di pagare, e quindi contribuire al sistema, la mensa sarà economicamente sostenibile anche sfruttando la Rete spreco zero, che sta per essere sperimentata nella città di Roma per il recupero delle derrate alimentari in eccedenza o vicine alla data di scadenza.

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Da Mafia Capitale all’innovazione sociale

Di fronte al progressivo impoverimento generale, alle diseguaglianze economico-sociali, alle conseguenti tensioni di ordine pubblico, all’incapacità degli Stati di far fronte ai nuovi bisogni, oggi non basta ripensare le politiche sociali: serve, piuttosto, rivedere completamente il modello di sviluppo.
Lo hanno capito già Paesi come Gran Bretagna, Usa, Canada e Australia, che da alcuni anni hanno cominciato a introdurre il concetto di innovazione sociale alla base delle proprie scelte. Ciò ha significato ribaltare il concetto stesso di “politica sociale”, concepita non più come intervento settoriale e limitato a una parte minoritaria di cittadini, quelli colpiti da povertà e altri disagi: il sociale riguarda tutti, perché attiene allo sviluppo equilibrato di una intera comunità. La politica, infatti, non deve preoccuparsi solo di soccorrere gli ultimi, ma di fare in modo che ce ne siano sempre meno.
Come? Attraverso quelle politiche che vanno sotto il nome di social impact innovation, in cui il punto di vista è completamente rovesciato rispetto al passato. Lo Stato, infatti, non è più chiamato a risolvere ogni problema, né a farsi sostituire da soggetti privati e da no-profit, quanto, piuttosto, a diventare uno degli attori in gioco, insieme a investitori privati, intermediari finanziari, organizzazioni no-profit. Il risultato è uno Stato capace di spendere di meno, fare di più e meglio, creare benessere per tutti all’interno di una comunità.
Non si tratta di un’utopia, ma di una sperimentazione coraggiosa già avviata con il nome di Social Impact Investing: la finanza rapace comincia a diventare paziente e sostenibile, in quanto si pone come funzionale non più solo all’interesse privato ma anche a quello pubblico.
Naturalmente, questo non significa che gli investitori speculativi stanno diventando improvvisamente buoni, ma che si sono accorti di una doppia convenienza: scegliere il social impact investment, infatti, significa sia fare investimenti ad alto tasso di decorrelazione (meno soggetti al cosiddetto rischio Paese) e quindi meno volatili, sia guadagnare in termini di qualità della vita nella propria comunità.
L’innovazione a impatto sociale è una sfida per la cultura italiana, abituata a pensare la spesa sociale come un costo improduttivo, mentre, al contrario, può diventare generatore di benessere per la comunità e di crescita per l’economia, con un effetto moltiplicatore di posti di lavoro e, conseguentemente, di domanda interna.
Un esempio di investimento a impatto sociale sono le obbligazioni a impatto sociale, i cosiddetti social impact bond: nel Regno Unito è già stato sperimentato con successo nel settore carcerario già nel 2010. La nostra proposta è di seguire quell’esempio, magari coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti.
Del resto, anche la Commissione Europea ha cominciato a muovere i primi passi in questa direzione, istituendo una disciplina regolatoria e un sistema di certificazione e accreditamento per i fondi di Venture Capital sociali europei. Inoltre, ha deciso di istituire un fondo, denominato European Social Investment and Entrepreneurship Fund (ESIEF), con una dotazione di 90 milioni di euro.
Per quanto qualcosa si sia mosso anche in Italia, non si segnala ad oggi alcuna discontinuità significativa nella programmazione delle politiche sociali, improntate ancora allo schema tradizionale secondo cui è lo Stato a provvedere alla copertura della spesa sociale, mentre i privati investono altrove, salvo poi compensare con elargizioni filantropiche. Né può più essere considerata innovativa la delega in bianco che lo Stato consegna a soggetti no-profit per lo svolgimento di molti servizi.
Per questo abbiamo spinto affinché la nostra proposta, all’insegna dell’innovazione sociale, venisse recepita in una mozione parlamentare (1/00729), depositata alla Camera dei Deputati lo scorso febbraio.
Spazzare via corruzione e ruberie non passa certo dall’arruolamento di magistrati nei governi dei diversi livelli territoriali, quanto dal ripensamento del ruolo stesso del pubblico. Cosa dice il governo su questa che potrebbe diventare una riforma epocale del sistema di welfare?

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Inceneritori. Un NO scientificamente motivato

Il mantra mediatico-governativo presenta gli inceneritori come una soluzione perfetta, salutistica, quasi, per lo smaltimento dei rifiuti urbani. Chi si oppone, inevitabilmente, viene additato come un “signor no”, un Nimby, o più semplicemente un cretino contrario al progresso.
Poi un istituto pubblico fa il suo mestiere – nel caso dell’Arpa; rilevare gli effetti del funzionamento degli inceneritori già attivi . e scatta il silenzio totale sui dati statistici, ovvero scientifici perché “a consutivo”, ex post, non “stime” o “previsioni”. Fatti, non pugnette, diceva un comico del grido…
Sappiamo bene, naturalmente, che anche gli inceneritori sono “storicamente determinati”, e quindi sottoposti all’evoluzione tecnologica; che, quindi, quelli di ultima generazione produrranno probabilmente emissioni percentualmente meno pesanti, per tonnellata di rifiuti bruciati. Ma, appunto, “meno” non significa “nulla”. Anche perché, in genere, un impianto più efficiente può “lavorare” un tonnellaggio giornaliero superiore. Quindi il problema che si finge di buttar fuori dalla finestra rientra silenziosamente dalla porta.
Proponiamo il lavoro dell’Arpa Piemonte, pubblicato in giugno, ma di cui – anche noi – abbiamo appreso l’esistenza soltanto oggi. Da conservare come documentazione inoppugnabile, sbattendola in faccia ai “tranquillizzatori” professionali (perché stipendiati per farlo).

Concluso lo studio epidemiologico Arpa sull’inceneritore di Vercelli

Sono stati presentati ieri, in una conferenza stampa al comune di Vercelli, i risultati dello studio epidemiologico Arpa sulla popolazioneresidente nei pressi dell’inceneritore di Vercelli.
L’inceneritore, attivo dall’inizio degli anni ’70 e chiuso nel 2014, era di proprietà della società ATENA Patrimonio Spa, mentre la gestione era affidata alla ditta Veolia.
L’impianto era costituito da tre linee, aventi ciascuna una potenzialità termica di 7.140.000 kcal/h (8302 kW), autorizzate per smaltire ciascuna:
72.3 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani (R.S.U.) e speciali assimilabili agli urbani
2.7 tonnellate al giorno di rifiuti speciali ospedalieri (R.S.O).

Il calore sviluppato durante la combustione veniva utilizzato per generare vapore surriscaldato inviato successivamente a due turboalternatori per la produzione di energia elettrica.
Nel 2014 è iniziato uno studio epidemiologico sugli effetti sulla salute dell’inceneritore, reso possibile grazie ad un progetto CCM del Ministero della salute. Lo studio è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia e Salute ambientale dell’Arpa Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento Arpa di Vercelli, i Comuni di Vercelli ed Asigliano Vercellese e l’Asl di Vercelli (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica).
Lo studio epidemiologico aveva l’obiettivo di studiare i possibili effetti sulla salute, con particolare riferimento ai dati di mortalità e morbilità (ricoveri ospedalieri) per alcune cause correlabili alla residenza in prossimità dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, basato sulla storia residenziale della popolazione nei comuni di Vercelli e Asigliano con un follow-up di mortalità e morbilità dal 1.1.1997 fino al 31.12.2012 (15 anni). L’esposizione dei residenti nell’area interessata dalle emissioni dell’impianto è stata stimata attraverso modelli di dispersione, rafforzati da dati provenienti da campagne di campionamenti ad hoc.
La popolazione residente è stata divisa tra esposti (residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’inceneritore) e non esposti (residenti nei due comuni fuori dall’area di ricaduta).
È stato misurato il rischio di contrarre una patologia dei residenti nell’area di ricaduta verso l’area di non esposizione.
I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nellapopolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico- ostruttive negli uomini (+ 50%).
I risultati dell’analisi dei ricoveri ospedalieri sono stati utilizzati per calcolare l’incidenza di patologie correlate considerando solo il primo ricovero. Dall’analisi emergono dei risultati che confermano molti dei rischi emersi dall’analisi dei dati di mortalità: rischi aumentati per il tumore del colon-retto (+35%), depressione (+10%), ipertensione arteriosa (+20%). Anche per le bronco pneumopatie cronico- ostruttive i rischi sono aumentati nello stesso modo (+12%).
Alcuni risultati sono significativamente aumentati solo nelle analisi di morbilità: rischio più alto di ricovero per diabete (+10%), per le malattie degenerative del sistema nervoso centrale (con il 10-20% di aumento del rischio). Rischi aumentati sono stati trovati anche per le patologie epatiche croniche e cirrosi (+30%).
I risultati ottenuti sono simili ai risultati di altri studi epidemiologici condotti in passato su inceneritori di vecchia generazione, che avevano evidenziato eccessi di rischio per tutti i tumori, per tumore del colon retto, per il tumore del polmone, per i linfomi, per le malattie ischemiche cardiache, per le malattie respiratorie.
L’area in studio è critica da un punto di vista ambientale; i risultati soffrono di una povera caratterizzazione dell’esposizione occupazionale e di informazioni sui fattori di rischio individuali dei soggetti della coorte. Alcune patologie, come la depressione e le malattie degenerative del sistema nervoso centrale, potrebbero essere spiegate con l’esposizione a pesticidi utilizzati in agricoltura, ampiamente utilizzati nella stessa area di ricadute delle emissioni dell’inceneritore.

studio epidemiologico Vercelli

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“Roma non sarà mai dei criminali”

Ci uniamo con profonda convinzione a queste parole con cui Orfini ha invitato tutti i cittadini amanti della propria città a scendere in piazza il 3 settembre a piazza Don Bosco a Cinecittà contro il malaffare e la criminalità.
Da sempre sul nostro territorio e nelle nostre tante iniziative pratichiamo la linea politica che senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana.
Questo percorso di lotta e riflessione si è sempre più consolidato nella convinzione che non c’è ripristino della legalità nei nostri territori se non c’è animazione sociale e cioè iniziativa e partecipazione politica, sociale, culturale, economica.
Corviale, il nostro territorio, si è conquistato l’attenzione delle istituzioni e della politica lottando e fabbricando progetti reali di cambiamento.
Noi portiamo questo nostro contributo all’intera città, in particolare ai suoi territori più problematici e bisognosi di attenzione.
Che la politica ritrovi la sua alta funzione di servizio a cominciare dal 3 settembre.




Riqualificazione di aree urbane degradate

(200 milioni dalla legge di Stabilità), pronto lo schema di bando.
Il governo ha definito i criteri per selezionare i progetti di recupero sociale e immobiliare delle aree degradate, da inviare a palazzo Chigi entro fine novembre
Pronto il bando per selezionare i progetti di riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate. Lo schema è stato definito da Palazzo Chigi in attuazione della misura prevista dalla legge di Stabilità 2015 (articolo 1 commi 431-434). I fondi attualmente stanziati per attuare la misura (autorizzati dalla legge di Stabilità 2015) ammontano a 50 milioni per il 2015 più 75 milioni per ciascun anno del biennio 2016-2017. In tutto 200 milioni nel prossimo triennio.
Lo schema di Bando (con relativo Dpcm che lo approva) è stato definito da Palazzo Chigi e inviato a Regioni e Comuni per il previsto parere, e affronta ora una condivisione del testo a livello tecnico. Gli interventi di riqualificazione devono aggredire il degrado sociale e possono prevedere «interventi di ristrutturazione edilizia, riqualificazione e rigenerazione urbana». Qualche esempio. Possono essere finanziati: interventi per riqualificare beni, pubblici o privati, «che assolvono interesse pubblico» e che abbiano eventualmente valore storico o artistico; lavori su aree da destinare a verde; potenziamento di infrastrutture «per sostenere l’attrattività della scuola e l’orientamento formativo dei giovani»; interventi «finalizzati alla riqualificazione, potenziamento e adeguamento di beni pubblici o privati per assicurare protezione e accoglienza alle vittime della violenza, tratta, sfruttamento e abusi sessuali su minori e adulti».
Il bando precisa cosa si debba intendere per “area degradata”, qualificazione necessaria per ottenere il finanziamento. Vengono individuate otto caratteristiche. Quattro di queste possono essere misurabili in modo oggettivo. Si tratta di: disoccupazione, disoccupazione giovanile, reddito pro-capite e tasso di abbandono scolastico. In questo caso il “degrado” è attestato dal fatto che gli indici relativi a quell’area risultano peggiori della media nazionale (dato Istat).
Vengono anche indicate quattro caratteristiche non misurabili oggettivamente. Si tratta di: «presenza di persistenti fenomeni di devianza e criminalità anche giovanile, ivi compresi quelli relativi a sfruttamento, violenza di genere e abusi sessuali su minori e adulti»; «limitate opportunità culturali, formative e sociali»; «presenza di fenomeni massicci di immigrazione anche irregolare e clandestina»; «presenza di aree compromesse o degradate». Se l’area in questione possiede almeno quattro caratteristiche su otto, potrà concorrere alla selezione.
Le candidature vanno inviate a palazzo Chigi via posta certificata entro il 30 novembre, accompagnate da (tra le altre cose) una relazione descrittiva del progetto, una relazione tecnica, un «progetto definito almeno a livello definitivo» ai sensi del codice appalti.
Il bando fornisce anche la griglia di valutazione dei progetti, con relativo punteggio su base 100. I progetti maggiormente premiati (fino a 30 punti su 100 per ciascun elemento) sono quelli che hanno «capacità di coinvolgimento di soggetti e finanziamenti pubblici e privati e di attivazione di un effetto moltiplicatore del finanziamento pubblico nei confronti degli investimenti privati» e quelli realizzabili più rapidamente («tempestività degli interventi»). La «riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale» riceverà fino a 25 punti su 100. Infine, il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale (anche con interventi di ristrutturazione edilizia) sarà premiato con massimo 15 punti su 100.
A valutare i progetti sarà un apposito comitato con rappresentanti di palazzo Chigi, vari ministeri, regioni, comuni e Demanio.

SCHEMA_BANDO_DPCM

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Gli Scout in merito ai funerali Casamonica

Comunicato della Comunità Capi del gruppo Scout Agesci Roma 118 in merito ai funerali Casamonica.
La Comunità Capi del gruppo AGESCI RM118 sente la necessità, in quanto comunità di educatori e di cattolici, di prendere le distanze da quanto accaduto ieri sul sagrato della basilica di San Giovanni Bosco, sede del gruppo, che è stato la celebrazione di uno stile di vita che rifiutiamo categoricamente.
Siamo soci adulti di una delle Associazioni fondatrici di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, e già da tempo come Gruppo abbiamo, con diversi strumenti, rinnovato il nostro impegno nell’educare i nostri ragazzi alla legalità e alla buona cittadinanza.
Dall’anno 2000 prestiamo il nostro servizio accettando le sfide educative che questo territorio difficile, pieno di contraddizioni e di rischi, spesso ci impone; ciò è stato fatto con il sostegno delle famiglie, che ci hanno affidato i loro ragazzi proprio con lo scopo di renderli buoni cittadini e buoni cristiani, come auspicato dal nostro fondatore Baden Powell e dallo stesso Don Bosco.
Non possiamo che ribadire, prima di tutto a loro e poi a tutti coloro che ci sono intorno, il nostro sostegno a chi lotta contro le mafie e contro una mentalità mafiosa ed omertosa.
Per questo domenica 23 agosto alle 11 saremo a Messa in basilica in uniforme, ed invitiamo ad essere presenti tutti coloro, scout e non, che vogliono dare un segnale forte di presenza e di presidio, per dire a voce alta che questo territorio è nostro, e che nessuna carrozza e nessun elicottero ci faranno venir meno dall’impegno di educare i ragazzi ai valori associativi.

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Estate Romana… sta calando il sipario?

Durante questo mese di luglio abbiamo raccolto un po’ di sfoghi e lamentele (per usare un eufemismo) dei nostri Associati e non solo.

In tanti ci hanno raccontato di comunicazioni fatte all’ultimo minuto da parte dell’Amministrazione Capitolina (nello specifico del IV Dipartimento), quasi a ridosso dell’inizio delle attività che animano questa alquanto stanca Estate Romana.

Altri ci hanno raccontato di tagli sul finanziamento richiesto, ma al contempo la pretesa di mantenere integro il progetto e per tanto sono riusciti a svolgere le loro manifestazioni solo perché tutti i lavoratori ed i fornitori hanno deciso di percepire un compenso più basso.

Dopo aver ricevuto queste segnalazioni, ed altre ancora, sentiamo il dovere, rispetto alla nostra funzione, di porre all’attenzione della parte politica (Assessorato alla Cultura) e di quella tecnica/amministrativa (Direzione del IV Dipartimento) ciò che il mondo che rappresentiamo e che ci è vicino denuncia con forza e cioè:

1)Perché il bando dell’estate romana e di conseguenza le graduatorie definitive ogni anno vengono rese pubbliche sempre più tardi (quest’anno il 30 giugno)?

2) Perché non si può rimodulare un progetto che risulta vincitore se a quel progetto viene riconosciuta una cifra inferiore rispetto a quello che il soggetto attuatore aveva chiesto per la realizzazione del progetto stesso?

3) Come si fa ad applicare logiche uguali a soggetti differenti (es. chi opera in periferia ad ingresso gratuito con chi opera al centro con ingresso a pagamento)?

Alla luce di tutto questo viene da chiedere fino anche punto questa Amministrazione crede ancora nell’Estate Romana? Crede ancora negli operatori culturali? Le risposte sembrano già scritte se i comportamenti sono questi.

Non ci resta che continuare ad auspicare un confronto serio e costruttivo con l’Assessorato e con la Direzione del Dipartimento per cercare di risolvere insieme questioni affannose che ormai stancamente si trascinano da anni e che potrebbero portare ad un lento esaurirsi di qualsiasi volontà di fare… da parte di tutti!




La nostra salute non è in vendita

Ora serve un grande sforzo di tutti, nonostante ferragosto.
La nostra salute non è in vendita nè al governo nè alle multiutility che lucrano su rifiuti, acqua, energia.
No inceneritori – no discariche. si al riutilizzo – si al riciclo.
Petizione online contro il decreto attuativo dello Sblocca Italia di cui avrai letto anche il nostro comunicato che comunque ti rimando in allegato insieme al catastrofico decreto attuativo del ministro Galletti e di Renzi che arriva anche a commissariare le Regioni in caso di parere contrastante o negativo.
Questo è il link per firmare:

petizione