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Linee Guida per il concorso internazionale di progettazione per la rigenerazione di corviale

palazzone

rigenerare Corviale

Il concorso internazionale di progettazione “Rigenerare Corviale” ha per obiettivo la riqualificazione del complesso residenziale di Corviale, di proprietà pubblica, realizzato negli anni tra il 1980 ed il 1984, nel Piano per l’Edilizia Residenziale Pubblica n.61.

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Osservazioni di Corviale Domani alle linee guida ATER

1) Per la riqualificazione del Palazzo Ater di Corviale queste le priorità e modalità individuate:

LEGALITÁ — Ristabilire la legalità è priorità assoluta, per farlo, si suggerisce di:

– verificare il nominativo dell’assegnatario con  l’attuale possessore dell’alloggio;

– fare contratto di locazione a  coloro che ne hanno diritto, verificando la situazione familiare ed eventuali sanatorie presentate nei termini di legge;

– verificare le condizioni socio-economiche dei soggetti per la chiusura dei contenziosi;

– prevedere in fase contrattuale l’assegnazione con patto di futura vendita.

SICUREZZA — Strettamente collegata a quanto sopra indicato ai fini di ristabilire la legalità. Inoltre i progetti di connessione orizzontale e verticale, trancio H compreso, dovranno tenere in considerazione:

– la criticità di spazi troppo vasti che da sempre favoriscono vandalismi, furti ed uso impropri;

– recupero ed assegnazione ai titolari degli alloggi dei posti auto e cantine ad oggi occupate abusivamente per farci depositi di materiali vari ed attività sociali e artigianali (carrozzieri, meccanici, falegnami ecc.) le quali dovranno trovare sistemazione legale ed adeguata nel progetto di riqualificazione, previa disponibilità degli stessi e indagine in merito. Attualmente tali attività risultano prive di autorizzazioni quali CPI (certificati prevenzione incendi) ed altro ai fini della sicurezza;

–  sistemazione degli ascensori, peraltro non adeguati ai portatori di Handicap, per vano ascensore e porte inadatte all’introduzione di carrozzine;

–  trasferimento dei contatori di energia elettrica dai sottoscala ai singoli alloggi, al fine di impedire gli allacci abusivi per il prelevamento di corrente elettrica;

– prevedere strumenti necessari per la messa in sicurezza quali impianti di videosorveglianza (videocitofoni, telecamere, ecc..) o guardiania.

-Riscaldamenti e uso acqua  diamo per scontato che con i lavori previsti questi servizi essenziali saranno messi a norma con contatori nelle singole abitazioni o  nei locali assegnati per attività socio-culturali e produttive.

COSTRUZIONE DEGLI ALLOGGI QUARTI E QUINTI PIANI — Dopo la realizzazione dei nuovi alloggi, già previsti nei progetti: –  assegnarli con i requisiti previsti agli aventi diritto previa identificazione e verifica di idoneità  anche per gli occupanti delle sale condominiali e delle torrette.

SVOLGIMENTO LAVORI — I lavori dovranno rispettare quanto previsto dai piani di riqualificazione, nel rispetto delle normative vigenti e dei tempi di attuazione.

Queste le priorità individuate:

– coibentare totalmente il Palazzo, utilizzando la bioarchitettura, soprattutto se si vuole che gli interventi ai fini del risparmio energetico siano efficaci;

–  intervenire e/o sostituire gli infissi degli alloggi;

–  intervenire al rifacimento o la risistemazione dei tetti di tutto lo stabile compreso il Corpo Basso e trancio H;

–  ricostruzione delle fognature esistenti e di servizio al Palazzo, al trancio H e a tutte le strutture collegate (vedi gli stabili che ospitano il consiglio municipale, vigili e mitreo, il mercato, la scuola, ecc..),  in gran parte ostruite o insufficienti e causa di  continui allagamenti e fuoriuscita di liquami con necessario continuo intervento di auto spurgo dai costi elevatissimi e che causano danni alle strutture e alle attività esistenti. Costi aggiuntivi per le casse regionali e comunali

– Anche qui diamo per scontato che  i 9 piani esistenti vengono collegati con ascensori e scale dirette.

2) Ristrutturazione del piano terra: obiettivi e strategie — Il Progetto di rigenerazione funzionale, ambientale e sociale dell’edificio Corviale  dovrà occuparsi anche del  sistema di servizi e degli spazi aperti ad esso connessi (Distretto evoluto d’arte, cultura, sport e ambiente), migliorando così le prestazioni dell’edificio  inteso come condensatore sociale, energetico e di comunicazione. In questo senso appare molto importante creare spazi idonei a supportare le nuove relazioni tra edifico e contesto, attraverso la rigenerazione di parti del basamento con eventuali demolizioni e creazioni di spazi liberi trasversali  in cui realizzare  percorsi e aree attrezzate e in generale spazi della socialità, tenendo in conto  sicurezza e gestibilità. Il sistema di attraversamenti dell’edifico dovrà essere in stretto rapporto con il progetto di  riorganizzazione ambientale e paesistica degli spazi verdi sui due lati opposti dell’edificio (verso il calcio sociale, il municipio, il mercato, il mitreo, la biblioteca, la scuola, i campi sportivi rugby, piscina, ecc) da un lato e verso la campagna (orti urbani, passeggiate, ecc.)  dall’altro.

3) “Colorare il Corviale” — Gli interventi di ristrutturazione dovranno tenere in considerazione la volontà  più volte espressa con inchieste e incontri da parte della Comunità e non solo, circa la necessità di “colorare il Corviale” anche attraverso elementi identitari.

4) Connettività di Corviale con il resto della città e sviluppo produttivo — Una attenzione particolare merita il tema mobilità e connettività da e verso la città che, per quanto riguarda il servizio pubblico verso le due stazioni Termini e Tiburtina, attualmente necessita di due o tre mezzi (bus + metro), penalizzando lo sviluppo economico delle attività già presenti sul territorio. Tale tematica va inquadrata anche in previsione della costruzione del nuovo stadio della A.S. Roma e dell’ipotesi di prolungare la Metro B da Laurentina a Muratella che suggerisce la realizzazione di un rapido e diretto collegamento con il Corviale e il suo quadrante tramite navette e funivia. Ciò risulta essere una priorità anche in relazione all’idea di sviluppo produttivo che il progetto nel suo insieme rappresenta. Aree specifiche, oggi spazi occupati o vandalizzati saranno infatti destinati ad attività legate al riuso e riciclo dei rifiuti, al recupero artigianale ma anche allo sviluppo turistico e culturale legato alla storia del Corviale da attuare di concerto con le strutture già esistenti sul territorio. Al proposito andranno individuati, per favorirne lo sviluppo produttivo tenendo in conto il Terzo Settore,  requisiti e parametri per l’affidamento degli spazi  pubblici a soggetti attivi a favore  della collettivita’ e che, insieme a forme di tutoraggio, andranno  verificati con indirizzi, scelte e  risultati ottenuti.

5) Attività innovative/creative connesse — La rigenerazione sociale dell’edificio Corviale  dovrà passare attraverso lo sviluppo di progetti che rendano i suoi abitanti protagonisti della loro storia. Tali attività potranno essere gestite dalle strutture socio-culturali esistenti, in collaborazione con le scuole, che hanno contribuito in questi anni a generare una fitta rete di relazioni, dando voce ai cittadini e richiamando, in più occasioni, l’attenzione dei media e delle istituzioni. Scelta questa che si coniuga con consapevolezza, competenze e partecipazione come hanno dimostrato nel corso di questi anni eventi, manifestazioni, proposte ed i Forum “La forza nel segno”, tanto per citare, che insistono  sulla necessità di intervenire nella riqualificazione e nel completamento del Progetto Corviale. Vanno in questa direzione le linee guida dell’ATER,  arricchendolo di spunti di riflessione e progettualità innovative ed avveniristiche, il Corviale nel terzo millennio,   in cui si ineriscono, fra l’altro, la nascita del 1° Distretto dell’arte, cultura, sport ed ambiente di Roma e la sottoscrizione di un partenariato interistituzionale che vedrà il Corviale e il suo territorio presente nel  prossimo autunno alla Biennale Internazionale dell’Architettura di Venezia quale prima  vetrina del nostro contributo all’Expo’ 2015 su cui tutti i soggetti interessati stanno lavorando.

6) la ricchezza verde — I parchi urbani – Tenuta dei Massimi e Valle dei Casali 1350 ettari – che definiscono i limiti territoriali del quadrante Corviale e altre aree verdi complementari sono parte centrale del progetto con l’obiettivo di progettare il territorio oltre l’urbano e agricolo per migliorare  la qualità paesaggistica, l’efficienza energetica e la sua capacità di ripristinare  la condizione di equilibrio dell’ecosistema.  Questa ricchezza   dovrà parlare sempre di più la lingua della multifunzionalità e dell’interdisciplinarietà dell’agricoltura, della tutela attiva dei territori, uno sviluppo locale partecipato, un’interazione dell’urbano rurale che rispondano ad una domanda di servizi e di spazi pubblici. Progettare il territorio oltre l’urbano e l’agricolo per migliorare la qualità paesaggistica, l’efficienza energetica e la sua capacità di riequilibrare l’ecosistema territoriale sono  resi possibili se accompagnati da un percorso partecipativo a cui la Comunità allargata sta lavorando. Multifunzionalità e interdisciplinarietà dell’agricoltura, la tutela attiva dei territori, uno sviluppo locale consapevole, un’interazione dell’urbano rurale che  risponda ad una domanda di servizi  che i cittadini e le nuove economie verdi richiedono. Nella traduzione del fare significano orti urbani; agri club; chilometro zero; agricoltura sociale; tetti da costo a ricavi; energie rinnovabili; risposte all’inquinamento; economie dei rifiuti urbani; spazi pubblici collegati, formazione,  conoscenza,  forma collaborative di organizzazione e produzione.

7) Corviale 2020  intelligente sostenibile inclusivo — Un capitolo a parte merita Corviale 2020/ fondi europei su cui il progetto ATER e le sue linee guide sul Palazzo Corviale avranno un rilievo importante in quanto  strettamente connesse con il suo territorio e con il modello di rigenerazione urbana proposto. Nel  contempo  sono in corso d’opera incontri promossi dal MIBACT con tutti i firmatari del partenariato interistituzionale, come da Forum 2013, per definire la proposta quadro degli interventi da presentare in modo pubblico a fine giugno su questo tema.

Si segnalano al proposito alcune possibili iniziative di partecipazione diretta:

Laboratorio inclusivo di scrittura, realizzazione e comunicazione di uno spettacolo sulla storia di Corviale dagli anni ’70 ai giorni nostri. Al centro del laboratorio saranno le persone con il supporto degli operatori specializzati sul territorio e delle diverse realtà del partenariato ognuna delle quali metterà a disposizione idee, progetti, competenze, tecnologie, ecc..ma soprattutto la sua storia legata al Corviale.

Realizzazione di uno  spazio/laboratorio sul tetto del Mitreo, con la costruzione di una sorta di Casa di Vetro, in cui lavorare ed essere visibili dall’edificio e dal territorio.

Condividiamo:

– L’opportunità di valutare, di concerto con Roma Natura, l’implementazione del numero degli orti urbani ( valorizzando quelli esistenti) e lo sviluppo della prevista vocazione agricola e  di progetti/strutture/attrezzature per rendere gli spazi aperti  intorno al Palazzo, piazza di Corviale compresa, funzionali all’idea che il progetto complessivo rappresenta (fattorie sociali, ippovie, ecc..).

– la valorizzazione del bene Corviale anche attraverso:

il recupero di risorse aggiuntive per interventi di manutenzione ordinaria e gestione con operazioni di marketing quali:

– quella sul tetto del Palazzo (visibile da Google Map), come suggerito durante la riunione   del 12 marzo scorso, in attesa dell’avvio della sua rigenerazione come da modello di sviluppo del prof. Panunzi. Al proposito si condivide l’opportunità che il tetto divenga l’elemento orizzontale    unificante, ricordando che la Comunità ha favorito l’accordo fra l’università del Molise e  l’Ater per la sperimentazione dei primi 500mq;

– il facilitare le richieste da parte di registi, artisti, ecc. di utilizzo degli spazi del Corviale come location per film, performance, istallazioni, ed altro;

la diffusione di opere d’arte sul territorio del Quadrante e la continuazione dell’iniziativa avviata durante il Forum e che sta coinvolgendo le persone che a vario titolo si stanno impegnando per la rigenerazione del territorio.

la formazione come elemento qualificante di conoscenza e di competenze per la riuscita  degli interventi previsti nel progetto di riqualificazione  (vedi smart community, riuso e riciclo, spazi interni per attività produttive e artigianali. agricoltura sociale…)

la gestione come requisito determinante su cui investire risorse, competenze e coinvolgimento diretto degli abitanti nelle attività che verranno attivate e negli spazi pubblici da affidare.  Che sia in filo diretto con la sicurezza e il mantenimento curato del bene Corviale.

La registrazione del marchio Corviale  per evitarne usi distorti e valorizzazioni improprie.

– di intervenire, come suggerito dal Presidente Veloccia, sulle carenze dei locali che

ospitano realtà  già attive ed a rischio e che hanno coinvolto fin qui finanziamenti pubblici

e privati ( vedi Centro N. Campanella, struttura che ospita il Consiglio del Municipio,

l’ufficio Tecnico, i vigili, il Mitreo, i centri sportivi…) .

– l’opportunità di costruire gli interventi individuando un preliminare complessivo e poi, a seconda delle priorità, da individuare in modo condiviso, da programmare le scelte in base  alle risorse esistenti e a quelle prossime venture.

Scuola Collodi 7




Crescita digitale 2.0

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Giovedì mattina si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro di presentazione del Piano per la crescita digitale da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Del Rio e dalla direttrice dell’Agenzia Digitale italiana, Alessandra Poggiani.

Il Piano è sinergico alla Strategia per la banda ultralarga presentato pochi giorni prima dal Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar e di cui rappresenta la logica continuità riferita alla offerta/domanda di servizi.

In parole povere stiamo parlando di un pezzo consistente di quell’Agenda Digitale che stenta a decollare e, soprattutto, a mostrare i suoi effetti benefici per lo sviluppo e il benessere del paese.

I destinatari della presentazione di giovedì erano le Regioni italiane. Gran parte del budget su cui il Governo punta per investire nella crescita digitale, infatti, è riferito proprio ai fondi del POR-FESR 2014-2020 e in particolare a quelli previsti per il raggiungimento dell’Obbiettivo Tematico 2 denominato appunto Agenda Digitale.

Al netto di tutti questi tecnicismi, la proposta prevede di mettere assieme 1,8 miliardi di euro gestiti dalle regioni e 2 miliardi di euro gestiti dallo stato.

Questo tipo di collaborazione, o meglio di co-progettazione (parole della direttrice Poggiani), rappresenta l’unica possibilità per il raggiungimento di obbiettivi ambiziosi e di larga scala.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza e a interpretare meglio la presentazione di giovedì che, comunque, verrà a breve pubblicata sul sito di Agid assieme al documento di dettaglio del Piano, che verrà poi aperto alla consultazione pubblica.

Temi:

I destinatari del piano (direi FINALMENTE) sono i cittadini e le imprese, e non la PA. Questo al sottoscritto era chiarissimo sin da quando l’allora Ministro alla coesione Barca pubblicò il documento metodi e obbiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari. Purtroppo molte amministrazioni centrali e regionali hanno sin qui provato ad eludere questa indicazione, cercando di negoziare finanziamenti per il GOV2GOV invece di seguire il documento Barca e i successivi Accordi di Partenariato che ben indicavano come obbiettivo esclusivo delle azioni derivanti dall’uso dei fondi UE, ovvero quello del GOV2BIZ.

Insomma, il digitale deve servire alla crescita del paese e non alla Pubblica Amministrazioni per rifarsi il trucco. La PA è il mezzo, non il fine della crescita digitale.

Certo, in mezzo a tutto ciò c’è lo switch-off della PA (servizi erogati SOLO in modalità digitale) ma per questo obbiettivo non servono fondi europei, serve il buon senso.

Su tutto ciò si innestano le grandi azioni già concluse o in fase di completamento (identità digitale SPID, Sistema Pubblico di connettività SPC, Riduzione dei Data Center pubblici e passaggio al Cloud PA, Sistema dei pagamenti, Anagrafe Nazionale della Popolazione, Open Data, ecc.) che rappresentano l’infrastruttura sulla quale costruire in modalità collaborativa (co-progettazione) i nuovi servizi digitali ospitati da Italia Login.

Cosa sarà Italia Login non è ancora del tutto chiaro ma, dalla presentazione, si immagina un contenitore di dati, servizi e sistemi pubblici che espone API (Application Program Interface) attraverso l’interrogazione delle quali costruire servizi locali e/o collaborativi.

Governance:

Veniamo al punto dolente. Nonostante lo sforzo di semplificazione comunicativa rimangono grossi dubbi sulla frammentazione dei ruoli e delle competenze.

La slide presentata semplifica sin troppo quella che è un matassa intricata e che forse potrebbe rappresentare un ostacolo alla realizzazione dell’intero impianto dell’Agenda Digitale.

I soggetti protagonisti di nomina governativa sono molteplici e vado a memoria nell’elencarli, sicuro di dimenticarne molti:

  • Paolo Barberis – Consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio
  • Riccardo Luna – Digital Champion per l’Italia presso la UE
  • Paolo Coppola – Presidente Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana presso Presidenza del Consiglio dei Ministri
  • Alessandra Poggiani – Direttore Agenzia per l’Italia Digitale
  • Stefano Quintarelli – Presidente del Comitato di indirizzo AGID
  • Raffaele Tiscar -Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi con delega alla Banda Larga e ultra larga

poi ci sono le organizzazioni/istituzioni (ne elenco alcune che hanno competenze specifiche o Piani Operativi in materia di Digitale):

  • Agenzia per la Coesione – Fondi strutturali UE
  • Ministero per la Salute – Fascicolo sanitario elettronico, Tessera sanitaria (TS), Centro unificato di prenotazione (CUP), Ricetta elettronica, ecc.
  • Ministero Università e Ricerca – Smart Cities, Competenze digitali, Scuola digitale, ecc.
  • Ministero Sviluppo Economico – Banda Larga, Start-Up, ecc.
  • Ministero della Giustizia – Processo telematico, ecc.
  • Conferenza Stato Regioni/Cisis – Coordina le politiche regionali in ambito Digitale
  • ANCI
  • Sistema Camerale
  • ecc.

Inoltre, durante al riunione di giovedì il sottosegretario Del Rio ha proposto alle regioni di entrare al più presto nella ‘Cabina di regia‘ che, a questo punto, mi piacerebbe conoscere meglio da chi è formata e che competenze di indirizzo ha.

Ovviamente dimentico altri soggetti decisori strategici e/o stakeholder di primaria importanza come ad esempio Confindustria e il mondo delle Associazionismo/ONLUS, ecc.

Tanta gente, forse troppa. Qui rivedo le mie riflessioni di qualche mese fa e mi convinco sempre di più che ci vorrebbe un Ministero ad hoc sul digitale con ampia disponibilità di portafoglio ma soprattutto con SUPERPOTERI!

Risorse:

Qui la situazione è più chiara. In primis ovviamente i Fondi Strutturali 2014-2020 per le componenti nazionali PON e regionali POR. Poi molte aspettative sul Fondo Sviluppo e Coesione al quale tutti guardano con grande attenzione e speranza.

L’ammontare per la parte crescita, e dunque servizi per cittadini e imprese (quindi senza considerare sanità, giustizia, banda larga, ecc.) viene stimato in 4,5 di Euro, cui 3,8 miliardi di Fondi UE e 0,7 miliardi che, molto probabilmente, dovranno essere reperiti da qualche capitolo statale.

Poco, tanto? Non lo so. Sinceramente gli unici indicatori quantitativi che abbiamo sono quelli sul da farsi (Digital Agenda Scoreboard), mentre disponiamo di pochi e chiari e documentati sul ciò che è stato fatto e su quanto è stato speso. Anche se la situazione di ritardo digitale ci fa capire per approssimazione che sinora si è speso troppo e male.

Considerazioni:

Il vero problema ora è far presto, stabilire un rapporto collaborativo Stato – Regioni per accelerare quelli che molto probabilmente verranno configurati come Accordi di Programma per l’attuazione dell’Agenda Digitale.

Accordi snelli, basati sugli obbiettivi comuni e non sulla governance. Sarebbe un errore creare sovrastrutture di gestione anche se l’esperienza dei vecchi CRC potrebbe essere un esempio da rispolverare.

Di cosa ha bisogno il paese lo sappiamo tutti, speriamo solo che dopo questa presentazione non ci si perda in liturgie infinite per affidare a soggetti individuali, strutture ad hoc o peggio ancora forme consorziate, la governance di singoli progetti.

Non abbiamo bisogno di protagonisti, abbiamo bisogno di fatti.

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Interesse generale e riforma del Terzo Settore, interesse pubblico, interesse privato, tre poli per un nuovo assetto

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Riflettendo sulle Linee guida per la riforma del Terzo Settore, quali sono le condizioni per un assetto tripolare della società?

Nelle linee guida per la riforma del Terzo Settore il Governo afferma che “Per superare le vecchie dicotomie tra pubblico/privato e Stato/mercato e passare da un ordine civile bipolare a un assetto ‘tripolare’, dobbiamo definire in modo compiuto e riconoscere i soggetti privati sotto il profilo della veste giuridica, ma pubblici per le finalità di utilità e promozione sociale che perseguono. Abbiamo inoltre bisogno di delimitare in modo più chiaro l’identità, non solo giuridica, del Terzo Settore, specificando meglio i confini tra volontariato e cooperazione sociale, tra associazionismo di promozione sociale e impresa sociale, meglio inquadrando la miriade di soggetti assai diversi fra loro che nel loro insieme rappresentano il prodotto della libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire  il bene comune”. l’approccio è ineccepibile: per passare da un assetto bipolare (Stato-mercato) ad uno tripolare (Stato-mercato-Terzo Settore) è necessario definire in modo più chiaro l’identità del terzo soggetto.

L’identità dei due poli tradizionali, lo Stato e il mercato, non soltanto è infatti ben chiara, ma è anche molto forte. Se, come il Governo (ma non solo il Governo) ritiene, è giunto il momento per la società italiana di passare da un assetto bipolare ad uno tripolare, è necessario che anche il terzo polo abbia un’identità il più possibile chiara e autorevole.

Confrontare gli interessi

Come spesso accade, il modo migliore per definire un’identità è per contrasto. E’ vero che in questo caso la definizione per contrasto sembrerebbe particolarmente difficile, perchéda un lato abbiamo lo Stato e il mercato e dall’altro una “miriade di soggetti assai diversi fra loro”. Ma tutto diventa più semplice se il confronto lo facciamo non fra i soggetti, bensì fra gli interessi che a questi soggetti fanno capo.

Del resto anche quello che chiamiamo “Stato”, se lo consideriamo nel suo complesso è composto da una “miriade di soggetti assai diversi fra loro” per funzioni, ambiti di intervento, dimensioni, etc.. Fra il comune di Borgo Valsugana in Trentino e il ministero dell’Economia c’è la stessa differenza che può esserci fra un colibrì e un condor, eppure rientrano entrambi nel polo che chiamiamo “Stato”. E lo stesso vale ovviamente anche per la “miriade di soggetti assai diversi fra loro” che compongono il polo che chiamiamo “mercato”.

Tre interessi per un assetto tripolare

Per delimitare in modo più chiaro l’identità del Terzo Settore il confronto va dunque istituito fra gli interessi che a ciascun polo fanno capo, perché è intorno agli interessi che i soggetti si aggregano e si riconoscono come appartenenti allo stesso campo (e quindi, per contrasto, non appartenenti agli altri due campi). Le Linee guida stesse ci aiutano in tal senso quando definiscono il Terzo Settore come “la miriade di soggetti assai diversi fra loro che nel loro insieme rappresentano il prodotto della libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire  il bene comune”.
E’ vero che bene comune e interesse generale non sono concetti del tutto sovrapponibili, ma in questo contesto possiamo considerarli come equivalenti, pur preferendo il concetto di interesse generale, usato dalla Costituzione all’art. 118 ultimo comma.

E dunque, se consideriamo il Terzo Settore come l’insieme dei cittadini associati in vista del perseguimento dell’interesse generale, il nuovo assetto della società italiana non dovrebbe più essere fondato soltanto sulla bipolarità fra interesse pubblico e interesse privato, bensì dovrebbe trovare un assetto più equilibrato basato su tre grandi sfere di interessi, quella dell’interesse pubblico, quella dell’interesse privato e quella dell’interesse generale costituzionalizzato nel 2001 insieme con il principio di sussidiarietà.

Chi viene prima?

Ma se si elencano gli interessi anziché i soggetti balza agli occhi l’incongruità per cui, accettando il bipolarismo Stato-mercato come naturale ed inevitabile assetto di partenza va a finire che la sfera dell’interesse generale, anziché essere la prima, è l’ultima.
L’incongruità è duplice. In primo luogo perché l’interesse generale è una categoria più ampia sia dell’interesse pubblico sia di quello privato e dunque non può “aggiungersi” alle altre due. Ma soprattutto perché mentre l’interesse generale non tollera frammentazioni (non possono esistere, per definizione, molteplici “interessi generali” all’interno della stessa nazione) possono invece esistere (e di fatto esistono) tanti interessi pubblici e privati quanti sono i soggetti pubblici e privati.

La “società responsabile”

Il nuovo assetto tripolare dovrebbe dunque fondarsi sulla preminenza logica e politica dell’interesse generale (e quindi del Terzo Settore), cui dovrebbero poi seguire gli interessi pubblici e quelli privati.
Questo non significa pretendere che il Terzo Settore diventi di colpo il primo polo di riferimento nel nuovo assetto tripolare della nostra società. Più semplicemente, significa attendersi che la riforma governativa disciplini il Terzo Settore in modo da farne uno dei principali protagonisti dellaSeconda ricostruzioneitaliana, in quanto espressione non tanto della cosiddetta “società civile”, quanto della ben più impegnativa ed impegnata “società responsabile”.

Distinguere anche all’interno

Ai fini dell’identità del Terzo Settore riconoscerlo come il polo dell’interesse generale aiuta a distinguere non soltanto nei confronti dello Stato e del mercato, ma anche al suo interno, fra la “miriade di soggetti assai diversi fra loro”. Quelli per cui il perseguimento dell’interesse generale non è l’obiettivo preminente della propria attività probabilmente non appartengono al Terzo Settore, ma ad uno degli altri due poli. 

Obiettivo preminente, si è detto, in quanto iI discrimine è la prevalenza dell’interesse generale su altri interessi, non il suo perseguimento esclusivo. E’ infatti indispensabile prendere atto che nel variegato mondo dei soggetti che appartengono al Terzo Settore possono esserci modi diversi di operare nell’interesse generale, tutti ugualmente validi e utili.

 17 giugno 2014 | Il punto di Labsus Notizie    articolo collegato, clicca e leggi

 




INVITO > CULTURA, LETTURA E GASTRONOMIA in Biblioteca Renato Nicolini di Corviale

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OTTOBRE 2014 LA PRIMA VENDEMMIA

20141004_141713Un ringraziamento a Noi tutti

Ottobre è stato il mese della prima  vendemmia dopo quasi sei anni di caparbio e consapevole lavoro  da parte della nostra larga Comunità  per rigenerare il Quadrante di Corviale.  Un progetto partecipato che dovrà continuare ad includere e ad essere luogo di sperimentazione per chi crede che insieme si possono trasformare in meglio territori e qualità della vita.

I fatti:

– il presiedente della Regione Lazio Zingaretti sblocca  i fondi destinati ai lavori del palazzo ATER per 24 milioni di Euro i cui lavori partiranno entro la metà del 2015 e mette a bilancio 517.000 euro per il “concorso internazionale  Rigenerare Corviale” il cui bando verrà emanato  nei primi  mesi del 2015.  Un bando che interesserà il Quadrante di Corviale come indicato dalle Linee Guida dell’Ater a cui ha contribuito sia la nostra Comunità che  le diverse  Istituzioni che hanno sottoscritto il partenariato per Rigenerare Corviale.

– 3 ottobre Biennale Internazione di Architettura di Venezia Palazzo Ducale

presentazione del progetto “Corviale 2020 intelligente sostenibile inclusivo “  riconosciuto dal  Ministro Cultura e Turismo  Franceschini  che ha inserito nel suo programma “il recupero delle periferie  urbane  dove vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione delle nostre  metropoli, deve essere un segno primario dell’azione di governo” (Vedi lettera allegata) .

– 22 Ottobre  Bologna – Il Roof Top Lab di Corviale (preconvenzione ATER Roma-UNIMOL)  è stato selezionato a Smart City Exhibition 2014 a Bologna . Una proposta selezionata fra molte, in una cornice di ospiti internazionali, come sfida concreta legata prima di ogni altra cosa al lavoro. E’ sembrata la risposta innovativa concreta a quella domanda di nuovo lavoro per connettere e condividere vecchi e nuovi lavori basati sulla straordinaria capacità artigianale e creativa del saper fare italiano.

–  23 ottobre RavelloLab  colloqui internazionali   in cui si discute  la  comunicazione della Commissione Europea  del 22.7.2014 al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni dal titolo esemplificativo su cui abbiamo costruito giorno dopo giorno il nostro progetto:“ Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa”  in cui  i territori diventano luoghi per la crescita economica, l’innovazione e la coesione sociale.  Un’opportunità da cogliere.

–  5 novembre Rimini  Stati Generali della Green Economy dove abbiamo partecipato all’incontro “ Rigenerare Riqualificare nella Città Sostenibile” la cui  folta platea era  composta da tecnici appartenenti a diverse categorie del settore.

 

“Il nessun dorma”… Salva la data. Il 4 dicembre p.v. “La Miniera di Corviale e del suo Territorio” avrà un altro step per mettere altri mattoni insieme.

lettera ministro franceschini




Messaggio del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini

franceschini
Corviale 2020
Venezia, 3 ottobre 2014
 
 
 
Impegni istituzionali non mi permettono di partecipare alla presentazione del progetto Corviale 2020, promosso dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e le Arti Contemporanee tra le iniziative istituzionali  del MiBACT alla 14. Mostra di Architettura della Biennale di Venezia.
 
Il recupero delle periferie urbane, dove vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione delle nostre metropoli, deve essere un segno primario dell’azione di governo. È per questo che la riforma del MiBACT prevede l’istituzione di una nuova direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane, che dovrà dare nuovo impulso alle azioni di rilancio e decoro di queste importanti realtà urbanistiche.
 
Augurando ogni successo a questa giornata di riflessione su uno dei luoghi simbolo dell’utopia architettonica nella periferia della capitale, autentico laboratorio che sta conoscendo un rinnovato interesse delle istituzioni, porgo a tutti voi un caloroso saluto a nome del Governo.
 
 
Carlo Zasio
Ufficio Stampa MiBACT
via del Collegio Romano, 27
00186 ROMA



Valutazione della qualità economica dei progetti di trasformazione urbana

condominio

Il documento definisce una linea guida all’applicazione della UNI/TS 11453 sull’iter di finanziamento delle costruzioni, indirizzata alla specifica dei contenuti e delle modalità di sviluppo del piano economico-finanziario di un progetto di trasformazione urbana.

 

prassi di riferimento