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Presentato a Salerno il progetto Corviale

invito-cultura-day-960Venerdì 19 dicembre a Salerno nel secondo Forum della cultura è stato presentato il progetto di Corviale Domani come esempio di utilizzo delle risorse culturali per il rilancio economico di un quartiere.

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G124: un anno di ‘rammendo urbano’ per 6 giovani architetti

periferie

Un bando che ogni anno sceglierà 6 giovani architetti affiancati da Piano e da un team di professionsiti

Si è concluso il lavoro del primo gruppo G124 fondato dal senatore Renzo Piano e che ha coinvolto 6 giovani architetti nella riprogettazione delle periferie urbane

Un anno di lavoro per trovare una soluzione al degrado che affligge le periferie italiane; un gruppo, il G124, composto dall’architetto Renzo Piano e da sei giovani architetti selezionati attraverso un bando anonimo che annualmente permetterà ad altrettanti giovani progettisti di dare il proprio contributo alla riqualificazione del nostro Paese.

 

L’idea è nata a pochi giorni di distanza dalla nomina a Senatore a vita dell’architetto Renzo Piano che decide di intraprendere un progetto unico nel suo genere, basato sulla formazione continua di un gruppo di giovani architetti, con l’obiettivo di formare una nuova classe di persone e professionisti responsabili ed attenti al proprio territorio. Soprannominato G124, indicando simbolicamente la stanza numero 24 al 1° piano del senatore Piano a palazzo Giustiniani, il gruppo si è dedicato al “rammendo”, per usare le parole dello stesso architetto, di tre periferie italiane: Torino, Roma e Catania.

Un’occasione decisamente unica nel suo genere che vorrebbe rappresentare un punto di partenza per dettare le regole e definire gli obiettivi urbanistici e territoriali delle periferie di oggi, definite da Piano le “città di domani”.

 

G124

 

Vista la precaria situazione lavorativa dei giovani architetti italiani, a stupire ancora di più è il fatto che per i sei di G124 non c’è solo la gloria, ma un contratto annuale con tanto di stipendio, interamente finanziato dai soldi percepiti per l’attività parlamentare del Senatore Renzo Piano che, per garantire la massima trasparenza, ha pubblicato un rendiconto completo delle spese sostenute dal progetto.

Ad affiancare i sei prescelti di quest’anno ovvero l’arch. Michele Bondanelli, arch. Roberto Giuliano Corbia, arch. Francesco Lorenzi, arch. Roberta Pastore, arch. Federica Ravazzi e arch. Eloisa Susanna, anche un gruppo eterogeneo di esperti in numerosi campi e tre tutor d’eccezione scelti da Piano, quali l’arch. Massimo Alvisi, l’arch. Mario Cucinella e l’ing. Maurizio Milan, che volontariamente e senza percepire alcuno stipendio, hanno seguito il lavoro dei giovani.

 

Tre periferie di oggi, le tre città di domani

 

Torino---Borgata-Vittoria-2

TORINO – “La città qui è fatta per lavorare, non per vivere” è la prima testimonianza raccolta, in un brano di città dove le “strade hanno dimensione di tangenziali e più che unire dividono”.

Il caso studio di Torino ha interessato il quartiere di Borgata Vittoria, un’area in prevalenza residenziale densamente popolata, che insieme a Madonna di Campagna e Parco Dora si incastra tra il degrado di Barriera di Milano, Rebaudengo e Basse di Stura, da un lato, e le problematiche di Lucento e della nuova immigrazione dall’altro. Qui, i due membri del gruppo G124 Michele Bondanelli e Federica Ravazzi coordinati dall’ingegnere Maurizio Milan, hanno dato voce al “vivace tessuto associativo del quartiere”, che grazie alla ricca attività partecipativa, ha facilitato l’ascolto dei desideri e delle esigenze della popolazione.

Partendo dalle due scuole elementari del quartiere, il rammendo torinese ha cercato di rianimare gli spazi del tempo libero per trasformare i due istituti non solo nel centro educativo, ma anche in spazi per la condivisione ed il ritrovo. Servendosi di un “parco senza nome”, ribattezzato Parco G124, il progetto ha fatto convergere in questo luogo le energie del quartiere, riqualificando lo spazio verde, migliorando l’arredo urbano, la mobilità lenta e le piste ciclabili.

 

Roma - Sotto il Viadotto dei Presidenti 1

ROMA – “Non è un mondo dismesso, ma un mondo che non è nato. Perciò non bastano gli spazzini, bisogna portarci la gente, i valori comuni, l’urbanità”, sono le parole con cui la Repubblica descriveva il Viadotto incompiuto.

A Roma l’iniziativa ha preso il nome di «Sotto il Viadotto» e ha coinvolto il territorio che si estende tra il fiume Aniene e la Riserva Naturale della Marcigliana, dove la riqualificazione ha interessato il Viadotto dei Presidenti per il tratto che avrebbe dovuto collegare le aree periferiche a nord-est del quartiere Montesacro, ma che oggi è invece diventata una notevole barriera fisica.

A lavorarci sono stati i giovani progettisti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, coordinati dall’architetto Massimo Alvisi che hanno trasformato il chilometro e 800 metri del viadotto in un parco lineare, senza ulteriore consumo di suolo, dove far nascere piste ciclabili, botteghe e laboratori di quartiere, officine per le biciclette, tutto rigorosamente costruito con materiali di recupero e autocostruzione, per mettere finalmente in contatto tra loro gli oltre 100mila abitanti che popolano i 2.500 ettari del quartiere.

 

 

Catania--quartiere-Librino-2

CATANIA – “Tra gli edifici degradati abbiamo trovato la bellezza nelle storie portate avanti dai volontari”. “Ecco tutti i problemi da ascoltare e da risolvere attraverso uno straordinario strumento: la creatività“.

Del quartiere Librino a Catania si sono occupati l’arch.Roberta Pastore e Roberto Giuliano Corbia con la supervisione dell’Arch. Mario Cucinella.

Perfetta sintesi delle periferie nate negli anni ’70, il quartiere Librino è una delle famose New Town, il sogno utopico di un periodo storico che vedeva nelle periferie il riscatto per un futuro migliore, ma che in realtà ha dato vita a spazi incompleti privi dei più elementari servizi pubblici.

Per Catania il gruppo G124 ha lavorato ad un rammendo invisibile, riqualificando prima di tutto il rapporto tra le persone che popolano un quartiere composto per la maggioranza da persone con meno di 33 anni. Un grande rammendo urbano e sociale che ha permesso di formare un percorso fisico, e non, che collega i punti nevralgici della vita del quartiere: la scuola, le strutture dello sport, gli orti sociali, i luoghi per il gioco, le piazze, il tutto collegato dal verde e da microinterventi sugli elementi urbani.

Venti punti per la riqualificazione

 

G124-Renzo-Piano-nella-stanza-24-a-Palazzo-Giustiniani

 

Sin dalle prime battute del progetto G124, l’architetto Renzo Piano ha parlato di rammendo delle periferie “piccole scintille, che però potrebbero stimolare l’orgoglio di chi quei luoghi li vive”, innescando “la rigenerazione anche attraverso mestieri nuovi, microimprese, start up, cantieri leggeri e diffusi, creando così nuova occupazione”.

Per affrontare un tema tanto complesso quanto importante il Gruppo G124 è partito da 20 punti annotati a mano in ordine sparso dall’architetto Piano, venti domande alle quali trovare una risposta, approfondite poi nel corso dell’anno di lavoro, tematiche che vanno dall’adeguamento energetico, alla funzione del verde, dal trasporto pubblico, ai processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti.

 

  1. La crescita della città per implosione e non per esplosione. Basta alla crescita ormai insostenibile a “macchia d’olio”.
  2. Greenbelt: difesa del suolo agricolo attorno alla città.
  3. Greenbelt: difesa dei valori paesaggistici attorno alla città.
  4. Costruire sul costruito con un’opera di rammendo delle periferie.
  5. Trasformare i brownfield in greenfield. (e non l’opposto come si è fatto fino ad oggi).
  6. Trasformazione delle aree dismesse (industriali, ferroviarie, militari).
  7. Le aree costruite (abusivamente!) in zone a rischio.
  8. Trasporto pubblico nel rapporto centro/periferia/periferie: smettere di costruire parcheggi, favorire un uso dell’automobile intelligente attraverso i sistemi di car sharing e rendere sostenibile il trasporto pubblico.
  9. Consolidamento strutturale degli edifici a partire da quelli pubblici, come le scuole: sono 60mila le scuole a rischio sparse per l’Italia.
  10. Adeguamento energetico: si potrebbero ridurre in pochi anni i consumi energetici degli edifici del 70-80 per cento.
  11. L’autocostruzione. Promuovere cantieri leggeri e forme cooperative per il rammendo degli edifici.
  12. Il cambiamento delle periferie non può essere imposto dall’alto ma occorre prevedere processi partecipativi degli interessati.
  13. L’identità delle periferie: così spesso trascurate, dimenticate, trasformate in luoghi senza nessuna identità. In una stessa città ci sono periferie con identità differenti tra loro.
  14. Le procedure da seguire per la riuscita del progetto: l’attività di pianificazione.
  15. Il verde urbano dentro la cintura come verde agricolo/orti urbani.
  16. Il verde urbano dentro la cintura come sorgente di bellezza e di migliori condizioni climatiche.
  17. La microimpresa, i finanziamenti pubblici diffusi ed il regime fiscale dei progetti di rammendo.
  18. I finanziamenti Europei a cui non si accede per ignavia.
  19. I luoghi iconici della città, luoghi dell’urbanità: piazze, strade, ponti, parchi, fiumi che   mancano nelle periferie.
  20. Gli edifici iconici che fecondano la città, ma di rado le periferie. Scuole, università, musei, spazi musicali, biblioteche, ospedali, municipi, tribunali, carceri, etc.

Anche nel 2015 sarà attiva una nuova squadra G124 con nuovi partecipanti, nuovi tutor e nuovi obiettivi per continuare il percorso di rammendo urbano che, si spera, possa presto essere imitato da molte alte realtà urbane.

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Tetti verdi per produrre energia

L’energia prodotta dalle radici delle piante potrebbe essere utilizzata per l’alimentazione una batteria organica

Se, oltre a produrre cibo e ad aggiungere un tocco di colore agli skyline cittadini, i green roof possono essere utilizzati per raffreddare gli edifici, perché in futuro non potrebbero anche generare elettricità?

Questa l’idea di Marjolein Helder e della start-up olandese di cui fa parte Plant-e. che hanno individuato nelle piante delle vere e proprie fonti di energia tramite lo sviluppo di un sistema modulare che genera energia della radici.

Solitamente, le piante durante il processo di fotosintesi, ovvero quando trasformano la luce solare in energia, producono sostanze organiche generate dalla combinazione di anidride carbonica, acqua e luce solare. Il meccanismo pensato dal team consentirebbe di sfruttare ciò che viene espulso dalla pianta nel terreno e di posizionare in prossimità delle radici alcuni elettrodi, in modo tale da sfruttare l’energia prodotta dalla differenza di potenziale e trasformarla in elettricità.

Attualmente la start-up ha realizzato due sistemi di 100 mq ciascuno sui tetti adiacenti la propria sede centrale, ma a entro la prossimo primavera vorrebbe costruire una vera e propria “centrale” in una zona umida e meno controllata, con la speranza di poter commercializzare il sistema sul mercato già nel 2017.

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A Muratella opere ferme, ripartano al più presto

Negli ultimi mesi sembra che una serie di interventi che il quartiere aspetta da anni abbiano subito un stop, in particolare la realizzazione della scuola di via Pensuti, il completamento delle opere di urbanizzazione del Piano di Zona e l’acquisizione a patrimonio pubblico di via Colonnello Tommaso Masala: su queste opere ho inviato stamane una serie di richieste agli Uffici e agli Organi politici competenti in modo da comprendere nel dettaglio gli eventuali ostacoli e prospettare le soluzioni. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

Il cantiere per la realizzazione della scuola di via Pensuti è stato bloccato per anni a causa del fallimento dell’impresa prima aggiudicataria, solo con l’individuazione della nuova impresa e la determinazione di questa amministrazione si è potuto ripartire ed aprire il nuovo cantiere nel Gennaio 2014. Le strutture realizzate del precedente appalto hanno mostrato segni evidenti di degrado e hanno richiesto analisi strutturali e di stabilità (i cui esiti ad oggi non sono noti); si sono quindi dilatati i tempi di realizzazione ed il progetto dovrà subire delle variazioni per l’aumento dei costi inizialmente non previsti. Ad oggi non siamo nelle condizioni di definire una data di consegna per l’opera ne tantomeno prevedere quale sarà il progetto finale dal momento che questo è condizionato dalle analisi strutturali che si stanno prolungando oltre quanto previsto, ed è su questo che ho chiesto ulteriori delucidazioni.

I lavori per completare le opere di urbanizzazione del Piano di Zona di Muratella dovevano partire il 24 febbraio e concludersi dopo otto settimane, secondo un cronoprogramma sottoscritto da Municipio, Dipartimento capitolino e soggetto attuatore. Le opere in questione prevedono la sistemazione del manto stradale e delle aree verdi (percorsi pedonali e aree giochi, oltre al ripristino dei danni causati dalle piogge di fine Gennaio) la verifica degli inbocchi in fogna (e la relativa separazione delle “acque”) e l’allargamento e sistemazione dell’area cani esistente: di questo ho chiesto conto perché ad oggi, sopo mesi, le opere non sono ancora terminate, il collaudo non può essere svolto e l’Amministrazione non può provvedere alla loro cura e manutenzione, con situazione di degrado per il quartiere.

Infine ho chiesto chiarimenti su via Masala, per la quale il Collaudo è stata effettuato ma che non è ancora stata acquisita a Patrimonio dal Dipartimento, il che non permette né il ripristino dell’illuminazione da parte di ACEA nè la pulizia della sede stradale e lo sfalcio delle aree verdi (poiché il Comune non può pagare ne intervenire direttamente per opere che sono svolte su aree non di sua proprietà).

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Farmer’s Market: a Corviale situazione opaca, si chiarisca e si rilanci il servizio

Il Farmer’s Market di Corviale, attivo in fase sperimentale da tre anni, permette ai residenti di poter acquistare prodotti agroalimentari a chilometro zero dai produttori locali: un’iniziativa che sta riscuotendo successo ma che ha un futuro incerto, da un lato per la mancanza di indicazioni chiare sulla gestione, sulla modalità di accesso degli operatori e su come l’iniziativa vuole essere portata avanti e dall’altro sul rispetto delle condizioni di legalità all’interno della struttura stessa. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio Roma XI.
Ad oggi, Roma Capitale non ha approvato un regolamento che disciplini l’attività dei Farmer’s Market né ha comunicato come si sia conclusa la sperimentazione e quali siano le intenzioni per il proseguo di questo importante servizio. A questo si aggiunge che in un sopralluogo svolto dalla Polizia di Roma Capitale nel Novembre 2012 erano, in molti casi, una serie di irregolarità: non era stato possibile esercitare i riscontri da parte dell’autorità di controllo perché in loco gli operatori non possedevano la documentazione; i prezzi e le tipologie merceologiche non erano pubblicizzate in maniera adeguata e trasparente; il personale presente non era quello a cui era stata rilasciata la licenza così come le postazioni non erano assegnate in maniera univoca. A questo si aggiungeva la segnalazione pervenuta dal Municipio nella passata consiliatura che riferiva di “lamentele informali di alcuni operatori circa l’ingerenza/arroganza di talune persone che millanterebbero una qualsiasi titolarità nella assegnazione degli spazi”.
Riportare quindi l’attenzione su questa vicenda deve essere la nostra priorità: ecco perchè ho domandato chiarimenti al Dipartimento e all’Assessore capitolino competente in merito alla situazione e alle loro intenzioni e chiesto di interagire con il Municipio perché un servizio importante come questo continui ad operare con la massima trasparenza, a tutela dei cittadini e delle attività economiche locali che vi operano.

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Government, venture capital and the growth of European

Using a new European Union-sponsored firm-level longitudinal dataset, we assess the impact of government-managed (GVC) and independent venture capital (IVC) funds on the sales and employee growth of European high-tech entrepreneurial firms. Our results show that the main statistically robust and economically relevant positive effect is exerted by IVC investors on firm sales growth. Conversely, the impact of GVC alone appears to be negligible. We also find a positive and statistically significant impact of syndicated investments by both types of investors on firm sales growth, but only when led by IVC investors. Our results remain stable after controlling for endogeneity, survivorship bias, reverse causality, anticipation effects, legal and institutional differences across countries and over time and are stable with respect to potential non-linear patterns in the growth dynamics of entrepreneurial firms. Overall, our analysis casts doubt on the ability of governments to support high-tech entrepreneurial firms through a direct and active involvement in VC markets

Government, venture capital and the growth of European high-tech entrepreneurial firms

 




Ricerca, innovazione e competitività in Italia

Dire che l’economia italiana non è competitiva perché facciamo poca ricerca e innovazione è ormai diventato un luogo comune. Come dire che non c’è più la mezza stagione.

I luoghi comuni sono pericolosi. Mettono d’accordo tutti facilmente, ma spesso alimentano opinioni fuorvianti, basate su piccoli e grandi equivoci. Nel nostro paese, oggi, prevale l’opinione che i nemici dell’innovazione e della competitività siano la scarsità di risorse pubbliche e l’incertezza.

Le statistiche internazionali sulla ricerca e l’innovazione, praticamente da sempre, raffigurano l’Italia come fanalino di coda dei paesi avanzati (vedi per esempio l’ultimo “Science, Technology and Industry Outlook” dell’OCSE pubblicato a metà novembre). Spendiamo poco in ricerca e la nostra economia impiega poco capitale umano.

Si pensa subito alle risorse pubbliche per la ricerca che scarseggiano sempre di più a causa dell’austerity. A molti brillanti ricercatori italiani che sono costretti ad andarsene all’estero a causa dell’incertezza sul futuro lavorativo. E questo spinge a puntare il dito contro i tagli al bilancio pubblico e la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Ma fa dimenticare altre importanti criticità.

Spesso si dimentica che la capacità innovativa e la competitività del tessuto produttivo non sono un semplice by-product dei risultati della ricerca. Il trasferimento della ricerca “dall’accademia all’industria” non è un fatto scontato e indolore. È un cammino a sé, complesso e difficile. Non esiste una ricetta in grado di assicurare il successo di un progetto imprenditoriale innovativo. Anche se nasce da risultati brillanti e di acclarato valore scientifico.

L’innovazione imprenditoriale è un processo che non può prescindere dalla selezione del mercato. Una idea innovativa non si trasformerà mai in un progetto d’impresa e poi, eventualmente, in una azienda di successo, se manca qualcuno che ha la passione e il coraggio di assumerne il rischio imprenditoriale, e se manca chi ha le capacità di assumerne il rischio finanziario.

In poche parole, non nascono imprese innovative e non si genera vera innovazione – quella dirompente, intendo, quella che crea discontinuità – se non c’è nessuno disposto a sobbarcarsi il rischio di fallire, professionalmente e finanziariamente.

La selezione delle start-up innovative è un processo crudele. Nel gergo imprenditoriale, la fase che separa l’avvio della start-up dalla sua stabile affermazione sul mercato viene chiamata “la valle della morte” – la metafora dovrebbe essere sufficiente a rendere l’idea.

Una start-up innovativa è un progetto ad elevatissimo rischio di fallimento. Un rischio molto più elevato di un normale progetto di impresa. Le banche di credito ordinario non finanziano la creazione di imprese innovative. Inutile illudersi sull’efficacia della stampa indiscriminata di moneta. Generalmente se ne occupano fondi specializzati di private equity e di venture capital. E gli investimenti di questi fondi si configurano a tutti gli effetti come vere e proprie operazioni speculative.

Sarà pure paradossale, ma un fondo di venture capital si comporta quasi come un giocatore di azzardo. Gioca in perdita nella speranza che ogni tanto gli capiti una grossa vincita in grado di ripagargli tutto.

La probabilità di successo delle start-up innovative è bassa, e la variabilità dei rendimenti elevata. E ciò anche se la selezione dei progetti è molto rigida e basata sulle qualità e le reali potenzialità dell’iniziativa imprenditoriale. Perciò il venture capitalist riuscirà a “pescare” la gallina dalle uova d’oro solo a fronte di un altissimo numero di progetti falliti o con rendimenti appena sufficienti.

Quella “gallina dalle uova d’oro”, per i benpensanti del politicamente corretto, è solo un guadagno speculativo. In realtà, tuttavia, andrebbe vista come un guadagno per l’intera economia, in termini di innovazione e competitività.

In un certo senso è un po’ il contrario di quello che voleva dire Keynes, quando affermava che “lo sviluppo del capitale di un paese diventa il sottoprodotto delle attività di un casinò da gioco”. Il famoso economista sottolineava questo fatto in modo negativo, come a voler deprecare un aspetto dannoso dell’economia di mercato. Noi potremmo quasi parafrasarlo dicendo che “lo sviluppo dell’innovazione è il co-prodotto delle attività di un casinò da gioco”. Ma per sottolineare questo fatto in modo positivo, e non negativo.

I fondi pubblici per il finanziamento delle start-up innovative, a volte copiati dal modello del venture capital privato, non hanno mai dato risultati soddisfacenti o comunque comparabili con quelli dei fondi privati. Il venture capital di stato non funziona: una ricerca recente del Politecnico di Milano, “Government, Venture Capital and the Growth of European High-Tech Entrepreneurial Firms”, evidenzia questo punto in modo efficace.

Un fondo alimentato con risorse pubbliche, generalmente non gestito con l’obiettivo di fare profitto e che potenzialmente ammette anche la gestione in perdita, ha solo un obbligo formale ma nessun incentivo a selezionare i progetti in funzione del potenziale valore e delle possibilità di riuscita. Anche qui, è inutile farsi illusioni.

Un fondo pubblico per l’innovazione non seleziona le proposte come farebbe un fondo privato. Avrà sempre la tentazione di erogare denaro in favore di una determinata iniziativa perché è stata segnalata dall’amico politico. Molti fondi pubblici, nati per finanziare l’innovazione, finiscono per trasformarsi in strumenti per l’acquisizione di consenso elettorale. E il denaro pubblico finisce per finanziare i progetti degli amici.

Se si tiene a mente tutto questo, la mancanza di innovazione e competitività in Italia assume connotati un po’ diversi. Non è più (solo) un problema di scarse risorse pubbliche e di troppa incertezza. Perché sarà pur vero che la ricerca, quella di base soprattutto, ha bisogno di risorse pubbliche e di stabilità. Ma è altrettanto vero che per arrivare alla competitività si deve passare per l’innovazione. E, come abbiamo visto, l’innovazione ha bisogno di capitali privati, ed è sorella dell’attitudine al rischio e della speculazione, non della certezza e della tranquillità.

L’impalcatura dell’innovazione e della competitività, perciò, si regge su più pilastri. L’investimento pubblico in ricerca è importante, ma è soltanto uno dei pilastri. Non si può fare a meno dell’altro, rappresentato dal crudele processo di selezione delle innovazioni da parte del mercato.

La via maestra per tramutare la ricerca scientifica in innovazioni, poterle valorizzare economicamente e conseguire risultati utili anche in termini di competitività e occupazione è accettare il rischio della selezione sul mercato, e soprattutto dare la possibilità di assumere il rischio imprenditoriale e professionale a chi è disposto a farlo.

E invece, oggi, in Italia, chi è disposto ad assumere un rischio imprenditoriale e professionale non solo non è incentivato, ma è addirittura penalizzato dalle norme fiscali e da quelle sul lavoro. La capacità e la disponibilità ad assumersi il rischio non è vista come una cosa positiva, da valorizzare e da premiare. È vista, anzi, come il tentativo furbesco di aggirare le regole, di evadere il fisco, di bypassare le norme sul lavoro. Di sfruttare il lavoro dipendente.

In questo senso, è emblematica proprio la storia di Steve Jobs e Steve Wozniak, che crearono la loro start-up, la Apple, dentro un garage. Oggi, in Italia, questo sarebbe impossibile perché violerebbe chissà quante norme, gius-lavoristiche, amministrative, fiscali, sanitarie, e chi più ne ha più ne metta.

Mettiamo che sia possibile aumentare quanto vogliamo la spesa pubblica per la ricerca e formare tutti i cervelli che vogliamo nelle nostre università. Anche i migliori al mondo, in possesso di idee brillanti e ottimi risultati di ricerca.

Tuttavia, se la possibilità di fare innovazione imprenditoriale rimarrà preclusa, gran parte di loro potrà solo scegliere tra l’essere mortificato, accontentarsi di impieghi non all’altezza delle proprie aspettative e delle proprie potenzialità, oppure fuggire all’estero per provare a realizzare la propria idea o lavorare a fianco di chi l’ha potuta realizzare.

Quello di cui parliamo non ė soltanto un modo diverso di vedere l’economia. È in discussione il modo stesso di vedere la società e il contributo che gli individui potrebbero dare per migliorarla, se venisse, finalmente, restituita loro la libera iniziativa.

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Verso il Forum Corviale 2015

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 Giovedì 4 dicembre CESV via Liberiana 17 ore 9.30-18

Dalle linee guida ATER al concorso internazionale RIGENERARE CORVIALE

Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana.

Dal secchio della spazzatura al lavoro.

Reti consapevoli e infrastrutture al servizio delle comunità.

Centralità del patrimonio culturale per la coesione e l’integrazione sociale nelle periferie urbane.

Una giornata di confronto tra buone pratiche e realtà sociali per una progettazione partecipata per “comprendere e rispettare il passato, proporre il futuro”.

Comprendere i valori del passato, proporre le soluzioni per il futuroProsegue il cantiere di lavoro e il confronto sulle linee guida per il concorso internazionale di progettazione per la rigenerazione urbana del Quadrante Corviale promosso dall’ATER .

Giovedì 4 dicembre CESV
via Liberiana 17 ore 9.30-18

Dalle linee guida
“La rigenerazione rappresenta il punto di partenza per recuperare in termini attuali il carattere di avanguardia che lo ha caratterizzato… Il percorso di partecipazione deve essere previsto in tutte le fasi dalla stesura delle linee guida fino alla realizzazione del progetto per stralci funzionali secondo la metodologia del cantiere evento” (dalle linee guida per il concorso internazionale).

Introduzione
Lo sblocco dei fondi per “Rigenerare Corviale” e lo stanziamento di 517.000 euro per il concorso internazionale – presentato ad ottobre dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – fanno voltare pagina alla lunga vertenza iniziata nel 2008 con il silenzio della giunta Alemanno e la complicità della giunta regionale Polverini-Buontempo, che volevano demolire il Palazzo Ater noto come il Kilometro.
Guardando caparbiamente l’orizzonte abbiamo avviato inchieste, mappato il territorio, connesso relazioni, promosso lotte, incontri, manifestazioni ed eventi, che la comunità di Corviale ha “messo in bella”, trasformando il “profit, no-profit, volontariato, istituzioni”, che il territorio aveva autogenerato, in un progetto concreto di rigenerazione urbana.

Il frutto dei “lavori in corso” perseguito nel corso degli anni è patrimonio condiviso da parte di tutti i partner che hanno sottoscritto l’Atto di Intesa (allegato), arricchito dalla cooperazione, spesso volontaria, di coloro che hanno animato e sostenuto il progetto e consentito ad esso di arrivare fino a questo punto.
Un patrimonio che va allargato e arricchito con un processo di partecipazione di buone pratiche, non solo nella stesura del bando del concorso internazionale che Ater promulgherà entro i primi mesi del 2015, ma in tutte le fasi del processo di rigenerazione, per presentarlo all’Expò 2015 di Milano.
Il bando di progettazione, che si offrirà allo scenario internazionale, si baserà sulle “linee guida” che Ater ha predisposte e su cui ha attivato la condivisione nel il Tavolo di Concertazione Istituzionale promosso e coordinato dal Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo.

L’iniziativa del 4 dicembre presso la sede del Cesv, con i “tavoli di lavoro” sugli specifici temi che caratterizzano la multidisciplinarietà del progetto, ha l’obiettivo di allargare e far vivere la progettazione partecipata nella concretezza delle future attuazioni, valore aggiunto negli indirizzi della U.E, per un “Corviale 2020 intelligente inclusivo sostenibile”, su cui stiamo lavorando a partire dai Forum del 2012 e 2013.

I partecipanti ai tavoli di lavoro delle “Miniere” dovranno raccordarsi alle “linee guida” Ater per delineare il contributo da apportare alla efficacia del progetto, frutto di esperienze personali o collettive, per connettere il più possibile i contenuti del concorso internazionale ai fabbisogni condivisi.
Per ulteriori approfondimenti sulle “linee guida”, visitare il sito www.aterroma.it o www.corviale.com in cui è riportato il contributo della comunità di Corviale.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA DEL 4 DICEMBRE 2014

Mattina
Tavolo lavoro 1 sala 1
Ore 9.30 – 13.30

La Miniera della Qualità della Vita
“Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana”.

Dalle linee guida:
“Recuperare la vivibilità e la sicurezza spazi esterni ed interni è un dovere civile per non lasciare al degrado una eredità di creatività urbana, di qualità architettonica e infine una testimonianza di coraggio e di grande impegno costruttivo”

Interventi di prevenzione, rispetto delle regole, animazione e controllo sociale sono le condizioni per una rigenerazione consapevole e condivisa, sia da parte delle Istruzioni che della Comunità che vive all’interno, per il Palazzo ATER e per il territorio. Rigenerazione dell’edificio e del suo intorno vuol dire:
– interventi capaci di amplificare positivamente il potenziale di Comunità attraverso spazi adeguati a favorire relazioni sociali e a funzioni tradizionali (mercati, servizi di assistenza vari agli anziani, ai bambini, alle famiglie etc.);
– il potenziamento dell’offerta culturale, delle attività di animazione esistenti, per attività imprenditoriali di economia civile (esempi: concessioni di spazi per studi artista, piccoli artigiani, start-up per innovazioni tecnologiche, cooperative e imprese sociali, a servizi innovativi e formativi …);
– politiche attive sul lavoro, con particolare attenzione alle categorie svantaggiate e al disagio sociale. Il riferimento è in particolare al lavoro che presidia edificio e territorio, producendo identità e senso di appartenenza al vivere in comune (vedi appalti in autogestione di servizi, del ciclo dei rifiuti…);
– riorganizzazione ambientale e paesistica degli spazi verdi, dei percorsi e delle aree attrezzate esistenti intorno all’edificio stesso.

Coordinano:
Daniel Modigliani (ATER), Francesca Danese (CESV), Pino Galeota (Corviale Domani)
Report Alessandra Fraddosio (Magliana Solidale)
Partecipano:
Carla Bartolucci (CNCA), Fiammetta Mignella Calvosa (LUMSA) Luciano Castaldi (Regione Lazio), Roberto Crea (Cittadinanza attiva), Sergio Giovagnoli (Arci Solidarietà),) Giorgio Mirabelli (Amate l’Architettura), Bruno Monardo (la Sapienza), Gianni Palumbo (Forum Terzo Settore), Stefano Regio (Il cammino), Guendalina Salimei (architetto), Massimo Vallati (CalcioSociale), Maurizio Zucconi (Federculture), Miani Mimma (Municipio XI)Angelo Scamponi (CIC), Elio Bovati (Com. Arvalia), Marcello Paolozza, Alessandro Giangrande ( Roma Tre), Latella Roberto (Formazione sociale), Masimo Taddia (Social street), Paola&Daniele (ARCI Corviale), Paolo Gelsomini (Carte in Regola) , Paola Rossi ( architetto) Martini Mauro (architetto)

Tavolo di lavoro 2 sala 2

La Miniera dell’Ambiente e dell’Economia Verde
Ore 9.30 – 11.30

Dal “secchio della spazzatura al lavoro”.

Dalle linee guida:
“Corviale per la sua estensione e densità abitativa consente di sperimentare soluzioni spaziali e gestionali innovative per pratica la raccolta differenzia dei rifiuti (…) la previsione di attività di animazione sociale, artigianali e commerciali al servizio del quartiere al fine di recuperare quell’effetto città che a Corviale è sempre mancato, ma che il progetto originario prevedeva nel piano libero.”
– Rigenerazione delle reti impiantistiche finalizzate al riuso-riciclo-recupero locale e diretto.
– Rigenerazione delle coperture attraverso la creazione di orti, serre idroponiche fotovoltaiche, community gardens e mini labs e fablabs.
– Formazione per la consapevolezza della Comunità sull’importanza e sulle opportunità legate al nuovo modello dell’abitare.
– L’interazione con il sistema formativo, sia per la conoscenza che per le opportunità relative a sbocchi lavorativi per nuove figure professionali.
– Realizzare Centri di riparazione e riuso di beni e prodotti eccedenti non pericolosi, che avvii una filiera di recupero nel territorio di oggetti “ingombranti” e di comune uso personale, domestico e dell’abitare in grado di essere scambiati o riparati per essere re-immessi nel circuito del consumo privato.

Ore 11.45- 13.45

Coltiviamo insieme Corviale

Dalle linee guida:
“È necessario, inoltre, potenziare le connessioni con le attività produttive e gli spazi nelle aree agricole circostanti, come individuate dal piano di assetto delle Riserve Naturali di Roma Natura, e con le aree di verde pubblico interne ed esterne all’ambito stesso.”
– Valorizzare aree agricole e spazi naturali in una prospettiva multifunzionale integrata volta a sviluppare potenzialità inscritte nei parchi agricolo-naturalistici (Parchi Roma Natura Tenuta dei Massimi e Valle dei Casali), che delimitano il quadrante Corviale attraverso presidi agro-ambientali, prodotti a Km 0, mercati del contadino, agriturismi, agriasili, centri educazione ambientale, ecc.
– Favorire una politica e cultura della sana alimentazione, incentivare e promuovere artigianato alimentare e prodotti tipici. I Centri, luoghi di lavoro e cooperanti sui temi dell’educazione ambientale e alimentare (lotta agli sprechi e alla povertà crescente, all’obesità, agli acquisti compulsivi, cucina degli avanzf ecc.) connessi con attività di formazione, ludiche e culturali aperte a tutta la popolazione tesi ad avviare nuovi stili di vita.
– Importante ruolo del sistema scolastico per intervenire sull’intera filiera della Comunità.

Per entrambi i tavoli di lavoro, adottare strategie rivolte all’inclusione sociale e lavorativa per le categorie svantaggiate.

Coordinano:
Claudio Rosi (ATER) Maurizio Gubbiotti (Roma Natura) Eugenio De Crescenzo (AGCI) Alfonso Pascale (Reti Fattorie Sociali)
Report Rossella Ongaretto (Roma Natura)
Partecipano:
Giorgio Boldini (Verde pensile), Marotta Maurizio (Capodarco), Massimo Piras (Zero Waste) Andrea Ferraretto (Ass.to Ambiente) Lucilla Brignola (Amate l’architettura), Marco Fratoddi (Nuova Ecologia), Massimo Leone (ifoRD), Francesco Montillo ( la Sapienza), Teresa Bernardini (CD) , Adriano Zaccagnini (Camera dei Deputati), Antonio Alliva (3D Italy), Marina Galati (Cooperativa Ciarrapani), Roberto Leonardi (Consorzio Sociale)), Stefano Panunzi (Unimol), Augusto Pascucci (UNIAT), Gianni Russo (Keplero), Antonio Iannelli e Angelo Alesi (Corviale Domani) Vittorio Lovera (ATTAC Italia), Adolfo Riviello ( AMICA), Alessio Di Giacomo ( Imprenditore), Paolo Menichetti (Territorio Roma)

Pomeriggio

Tavolo lavoro 3

Ore 14.45-18.00 sala 1

La Miniera del Patrimonio Culturale.

Da “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Comitato delle Regioni. Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa. 22.7.2014″

Nei nuovi indirizzi della U.E. 2020 il patrimonio culturale, da intendersi come bene relazionale, assume un approccio integrato che permea la dimensione culturale, fisica, digitale, ambientale, umana e sociale, apportando un contributo alla crescita economica e alla coesione sociale.
Risposte ad uno stato sociale del ben-essere con positivi riscontri nelle persone, anche in condizioni di disabilità e di disagio sociale.
Il patrimonio culturale oltre che costituire un punto di riferimento imprescindibile per la storia del territorio offre opportunità e potenzialità capacità per incentivare l’integrazione sociale attraverso la condivisione di attività ludiche, ricreative, sportive, relazionali che contribuiscono alla riqualificazione di zone degradate, alla creazione di posti di lavoro radicati nei territori e la promozione di un’ idea condivisa e del senso di appartenenza ad una comunità.
L’offerta culturale deve essere sempre più parte integrante del territorio ( centri culturali, sportivi, del tempo libero…) e della comunità locale, dato che le strutture e i siti producono e distribuiscono capitale sociale e ambientale.
Possono dare riposte occupazionali diffuse, diventando motori dell’attività economica, centri di conoscenza, di ereatività, di interazione e integrazione della Comunità territoriale.
Generano innovazione e contribuiscono ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in linea con gli obiettivi della strategia U.E. 2020.
E’ anche questo il tema da approfondire per valutare le ulteriori indicazioni che usciranno dalla Commissione europea a breve e che dovranno trovare, attraverso una mirata verifica di congmità, l’inserimento nelle linee guida per il concorso internazionale.

Coordinano:
Maria Grazia Bellisario (MIBACT), Claudio Bocci (Federculture), Umberto Croppi
Rapporteur Silvia D’Amico (Federculture)

Partecipano:
Antonio Trimarco (Biblioteche Roma), Concetta Di Spigno (Keplero), Simona Elmo (Fondazione IFEL), Roberto Ferrari (economista cultura), Pietro lacobone (CSV Matera ), Daniela Vaccher (Il Tempo Ritrovato), Monica Melani (Il Mitreo), Pino Galeota (Corviale Domani), Claudio Butera (Arvalia Nuoto) , Claudio Lombardi (Carte in Regola), ThemArt, Martini Stefano (Fedim), Tonino Tosto (Upter) Francesco Nucci ( Volume!)

Tavolo di lavoro 4

Ore 14.45-18 sala 2

La Miniera di infrastrutture e reti consapevoli.

Dalle linee guida:
Corviale non essendo un edificio ma una parte della città costituisce per la sua forma, la sua estensione e la densità abitativa un modello di sperimentazione di Smart Building

– Il Corviale come HUB di produzione e riproduzione, condensatore sociale, energetico, formativo e di comunicazione teso a favorire una migliore qualità del vivere in comunità.
– Il progetto di rigenerazione per essere efficace e duraturo deve essere soprattutto infiastrutturale e sistemieo a tutte le scale dimensionali. Dall’edificio, alle strutture esterne, al territorio, le infrastrutture devono corrispondere a reti, materiali e immateriali,
– consapevoli. Tutte le proposte, i progetti, le indicazioni e le future attività in campo economico, sociale, culturale e ambientale, nonché quelle relative all’ accessibilità urbana, devono tendere all’aumento del presidio e della sicurezza degli spazi aperti, delle reti e dei nodi, favorendo il movimento quotidiano dei cittadini con conseguente riduzione del traffico veicolare a favore del potenziamento del trasporto pubblico. L’obiettivo è di ridurre costi e consumi, aumentare il benessere, il confort e l’uso delle opportunità offerte da ogni tipo di rete sistemica nelle abitazioni, nelle attività sociali e produttive. –
– Rendere agevole gli spostamenti per l’accesso ai servizi adottando nuove tecnologie di comunicazione (leggi: servizi anagrafici, atti amministrativi, rilascio certificati ma anche visite mediche, biglietti per spettacoli, mostre, iscrizioni scolastiche).

Coordinano:
Lucina Caravaggi (Sapienza), e Stefano Panunzi (Unimol),
Report Costantino Carluccio (Unimol)

Partecipano:
Alessandro Fuschiotto (Agenzia Mobilità), Michele Lavizzari Alessandro Giangrande (Carte in Regola), Cristina Imbroglini (Sapienza), Francesco Pazienti ( Piattaforma Testaccio) Francesco Tupone ( Linus ) Alessandro Reali ( Undici Radio) Anna Lei ( Sapienza) Rodolfo Grimani (Rotetecnology), Federico Coppola (Expò 2015), Antonello Fratoddi (MediterRAId), Stefano Medori ( esperto reti)

Tavolo di lavoro 5 Saletta

Ore 14.30- 17.30

Le periferie. La partecipazione, il racconto, la comunicazione. Un nuovo mainstream?

Raccontare e far raccontare a chi le vive le periferie è un modo per ritrovare una nuova centralità delle persone che vivono e abitano le nostre città nel mainstream comunieativo. Corviale è una esperienza di frontiera che ha già sperimentato numerose forme di partecipazione e comunicazione che hanno la necessità di trovare nuove sintesi e nuovi percorsi per colonizzare gli altri spazi della città e degli immaginari contemporanei.

Coordinano:
Andrea Volterrani (Tor Vergata) e Tommaso Capezzone ( blogger )
Partecipano:
Anna Maria Bianchi (Carte in Regola) Salvatore De Mola (sceneggiatore) Giuseppe Manzo (Legacoopsociali) Gaia Peruzzi (Sapienza) Paola Springhetti (CESV), Federico Valerio (Undici radio), Alice Valle (social media blogger), Sandro Zioni (Informat srl), Elisa Longo (“Giornale Le periferie”), Ivan Selloni ( Corviale.com), Aldo Feroci (Fotografo)

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