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I mega trend della progettazione del futuro? Resiliente, sostenibile e “attiva”

analisi-energetiche-edificiLo studio Perkins + Will ha stilato una graduatoria dei cinque principali trend che guideranno l’architettura del futuro
Per capire in quale direzione si sta muovendo l’architettura e a quali aspetti sta dando la priorità, lo studio Perkins + Will ha incaricato il suo staff (più di 1.500 professionisti) di fare un indagine sul campo. Il risultato della ricerca “ Design + Insights”, frutto di interviste ai più autorevoli progettisti e architetti a livello mondiale e di una sorta di “mappatura” delle opere in corso e in cantiere, ha evidenziato i 5 principali trend della progettazione del futuro. Con l’obiettivo non solo di tracciare un quadro del settore ma anche di “prendere coscienza” delle necessità più sentite dalla committenza e dagli occupanti.

Trend 1: Resilienza
Sarà che i disastri naturali spaventano enormemente e che una corretta progettazione è l’unico mezzo per limitare i danni inevitabili, fatto sta che la progettazione sta mettendo al primo posto la questione della resilienza. La maggiorparte delle opere che si stanno realizzando e che si realizzaranno nei prossimi anni punteranno su materiali e tecniche di progettazione in grado di resistere a terremoti, inondazioni, tornadi, e via dicendo. A confermarlo è anche Robin Guenther, progettista dell’American Institute of Architects Fellow (FAIA), secondo cui l’uragano Sandy ha segnato uno spartiacque, e da quel momento in poi la progettazione ha iniziato seriamente a riflettere sulla necessità di garantire l’assoluta incrollabilità degli edifici.

Trend 2: Sostenibilità
Da diversi anni a questa parte l’architettura mostra sempre più una vocazione green. E secondo il report non è una moda passeggera perché il risparmio energetico ed idrico e la sostenibilità degli edifici sono ormai diventati aspetti fondanti dai quali non sarà più possibile prescindere. Ma c’è un aspetto, secondo i progettisti, che caratterizzerà la progettazione del 2014 e oltre: la ricerca di materiali “salubri”. Per troppo tempo si sono utilizzati materiali edili nocivi (basti pensare all’amianto) ed è necessario un cambiamento per garantire il benessere degli occupanti e del pianeta in generale.

Trend 3: Active Design

In un’epoca, come quella attuale, in cui si vive perlopiù nelle grandi città, si lavora molto, ci si sposta poco a piedi (o in bici) e si mangia male, le malattie più diffuse sono proprio quelle legate all’obesità e al poco esercizio fisico. Ecco che la progettazione urbana deve assumere un ruolo principe in questo senso. Gli Usa- i più colpiti dai fenomeni di sovrappeso e alimentazione scorretta- hanno redatto, quasi quattro anni fa, le linee guida per l’”Active Design”, ma negli ultimi tempi un po’ ovunque si sta previlegiando una progettazione che stimoli il moto quotidiano: più scale negli edifici e più percorsi pedonabili o ciclabili nelle città. L’unico ostacolo alla “progettazione attiva”, come rivela Joan Blumenfeld dell’American Institute of Architects Fellow (FAIA), è “lo scetticismo da parte dei committenti perché, sebbene ci siano ormai tantissimi studi che confermano il legame tra salute e progettazione, sono ancora pochi quelli che si fidano ciecamente di un progettista che sconsiglia, ad esempio, la realizzazione di ascensori o scale mobili per percorrere brevi percorsi.”
Trend 4: Luoghi di lavoro “multigenerazionali”
I posti di lavoro dovrebbero incentivare le relazioni, gli scambi e il confronto fra colleghi. Il trend degli open space ha parlato (e continua a parlare) chiaro in questo senso. Ma c’è un aspetto su cui, secondo lo studio, si punterà nella progettazione di questi anni: la predilizione per luoghi in grado di accogliere persone di età, e quindi esperienza, diversi. Non più “capi” segregati nei propri uffici blindati, ma “mischiati” ai propri dipendenti.

Trend 5: Tecnologia

Ultimo trend, la tecnologia. Le possibilità che le innovazioni tecnologiche offrono a progettisti e architetti sono ormai enormi e sono ben pochi quelli che non se ne servono. Si va dalle analisi ambientali ed energetiche che molti dispositivi consentono di svolgere ai vari plus tecnologici per la realizzazione e gestione degli edifici, fino ad aspetti più semplici ma che incidono sul lavoro del progettista: l’utilizzo di tablet, smartphone e di applicazioni dedicate che da un lato semplificano il lavoro e dall’altro lo stanno cambiando, privilegiando velocità e condivisione.
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Open Data ed energia: come monitorare i consumi energetici del territorio

opendata_energiaLa più grande sfida di una Smart City è creare un ambiente sostenibile, per esempio ottenendo la riduzione dei consumi di energia; proprio per questo l’Unione Europea ha promosso il Patto dei Sindaci per il risparmio energetico – PAES, attraverso cui dovrà essere fatta una pianificazione dei consumi energetici sul territorio, incentivando la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.

Presupposto della pianificazione di qualsiasi azione è conoscere la situazione di partenza, cioè i dati dei consumi del territorio (utenze domestiche e produttive); così come per monitorare l’efficacia delle azioni previste nel piano e’ necessario verificare le variazioni dei medesimi dati, in modo da misurarne gli scostamenti e vedere se le azioni previste hanno avuto risultati positivi o meno.

Proprio per questo è essenziale partire dai dati del consumo energetico del territorio, tanto che è stato coniato lo slogan “Raw data energy now”: ma come può fare un Comune ad entrare in possesso di questi dati? Si possono ottenere dai gestori che si occupano di energia? E soprattutto, come contattare i gestori, ora che il mercato non è più in condizione di monopolio e siamo in regime di libera concorrenza?

In realtà, i dati dei consumi delle utenze di energia elettrica e gas sono già da tempo in possesso degli Enti Locali: infatti, a partire dalla Legge Finanziaria del 2005 (art. 1 commi 332, 333 e 334 della legge n. 311 del 31 dicembre 2004), l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei Comuni questi dati attraverso il SIATEL, al fine di effettuare verifiche tributarie.

I dati dei consumi sono annuali e sono riferiti ai soggetti residenti in un dato immobile, identificato con i dati catastali; purtroppo questi dati hanno un formato poco leggibile, e quindi siamo partiti con l’idea di inserirli nel Sistema Informativo Territoriale, con l’obiettivo di visualizzarli sulla mappa del territorio, utilizzando i dati degli immobili e dei residenti come chiavi di ricerca.

Proprio a questo punto ci siamo resi conto che se questi dati vengono opportunamente elaborati con un algoritmo che compara i consumi totali di un edificio con la superficie dell’immobile, si può arrivare alla classificazione energetica delle abitazioni del territorio…. Ed ecco, il gioco è fatto! Dal mash up di 3 diverse banche dati (catasto immobili, anagrafe, consumi energetici) si crea un possibile sistema di monitoraggio dei consumi energetici del territorio.

Ultimo passo, ma non il meno importante, è rendere a disposizione i dati in formato Open: per cui abbiamo scelto il .kml, perché immediatamente visibile e rappresentabile con Google Earth, e il file è a disposizione di tutti sul portale Open Data della Regione Emilia-Romagna.
I dati così pubblicati non hanno alcun riferimento personale, perchè sono comunque riferiti all’immobile nel suo complesso, che vengono visualizzati con il colore corrispondente al livello di classificazione energetica attribuito.

I dati ovviamente andrebbero resi più precisi, mappando anche gli immobili che contengono impianti che producono energia da fonti rinnovabili: in questo caso chi possiede le informazioni è GSE, società pubblica che autorizza gli impianti di produzione di energia.

E inoltre occorre tenere presente che un immobile può avere un basso consumo energetico perché disabitato, e in questo caso è sufficiente verificare se ci siano soggetti residenti; ma tutto ciò rappresenta un ottimo punto di partenza per la rappresentazione della situazione del territorio, soprattutto per iniziare a condividere a vari livelli cosa vuol dire classificazione energetica, e come si rapporta rispetto ai consumi annui, su come si può risparmiare e che incidenza può avere questo risparmio sull’ambiente; in una parola, è utile per creare cultura e condivisione di un modello virtuoso.

Nel documento pubblicato a questo link sono riportati in modo più esaustivo i riferimenti normativi, alcuni accenni alla privacy, le modalità di accesso ai dati, i requisiti di sistema, l’unione delle banche dati, pubblicazione del file in formato aperto, possibili utilizzi dei dati.

A questo punto, l’esperimento può essere replicato su tante realtà, piccole e grandi: perchè non creare una mappa nazionale dei consumi energetici?

L’ambiente sostenibile e il risparmio sono un vantaggio per tutti, vediamo se riusciamo ad ottenere dei miglioramenti usando i dati che abbiamo! Una grande sfida per tutti.
Patrizia Saggini
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Progettiamo insieme la piazza di Corviale

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è iniziato il processo partecipativo per progettare la piazza che sorgerà a Corviale nell’area verde vicino le palazzine di nuova costruzione su via di Poggio Verde.

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Infatti, il Municipio ha deciso che saranno tutti i cittadini ha collaborare con le istituzioni e gli architetti per definire meglio quale sarà tipo di progetto più consono alle caratteristiche del quartiere e soprattutto alle esigenze della cittadinanza.

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Nella biblioteca Renato Nicolini c’è stato il primo incontro al quale erano presenti il presidente del Municipio Maurizio Veloccia, l’architetto Mauro Martini, una delegazione di CorvialeDomani, varie associazioni che operano nel territorio, il progettista Zoppì, esponenti del Comune di Roma e numerosi cittadini che hanno seguito con interesse le varie proposte illustrate arricchendole con i loro suggerimenti per realizzare una piazza che non diventi uno spazio vuoto, dove passare le giornate semplicemente stando seduti, facilmente lasciato all’incuria e all’abbandono.

Uno spazio pubblico polifunzionale, che permetta a tutti, dai bambini ai più anziani, di svolgere attività artistiche e lavorative nell’interesse della cittadinanza: un luogo da vivere attivamente per evitare abbandono e degrado. Questa in sintesi l’idea dei cittadini che ha trovato d’accordo architetti e istituzioni.

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per info su altri incontri, contattare CorvialeDomani oppure il Muncipio.

Ivan Selloni




Corso nuovo per la Scuola di Arti Applicate Metodo Melajna

Corso Simboli e arte

Corso Simboli e arte




La stampante 3D per costruire una casa in meno di 24 ore

stampante per casaDagli States e dalla mente di un geniale inventore iracheno, la macchina per realizzare abitazioni (e non solo) in maniera automatizzata
Costruire una casa nell’arco di una giornata? Ora è possibile, grazie alla tecnica Contour Crafting e all’omonima macchina messa a punto dal geniale professor Behrokh Khoshnevis, prolifico inventore emigrato dall’Iran negli States nel ’74 e detentore di diversi brevetti in settori che vanno dall’ottica alla robotica.

IN FASE DI TEST PRESSO LA UNIVERSITY OF SOUTHERN CALIFORNIA. Ma vediamo meglio in cosa consiste questo progetto: attualmente la University of Southern California sta testando una gigantesca stampante 3D che, assicura Khoshnevis, “potrà essere utilizzata per realizzare una casa intera in meno di 24 ore”.

UNO SPECIALE UGELLO INIETTA IL CALCESTRUZZO LUNGO UNA TRACCIA PREDEFINITA. Questo enorme robot sostituisce operai e carpentieri con uno speciale ugello montato su un cavalletto, da cui viene iniettato il calcestruzzo e che, attenendosi a un modello computerizzato, consente di procedere in maniera del tutto automatica alle varie fasi di costruzione. Conosciuta come “Contour Crafting”, questa tecnologia potrebbe rivoluzionare il settore delle costruzioni, gli esperti del settore ne sono certi.
PER ALLOGGI “DI EMERGENZA”. Quali potrebbero essere gli sbocchi di un simile sistema di costruzione? Sicuramente la casa di proprietà potrebbe diventare una realtà “allargata” a prezzi accessibili. Inoltre, spiega il suo creatore, Contour Crafting potrebbe anche essere utilizzato in aree colpite da catastrofi naturali per costruire alloggi di emergenza e sostituire rapidamente le case distrutte. Ad esempio, dopo un evento come il tifone Haiyan nelle Filippine, che ha creato quasi 600.000 profughi, Contour Crafting potrebbe essere utilizzato per la costruzione di abitazioni di ricambio di qualità.

STRUTTURE PARTICOLARMENTE RESISTENTI. Si tratta, inoltre, di soluzioni abitative particolarmente resistenti, molto più che quelle realizzate con i “metodi di costruzione tradizionali”. Una parete realizzata con Contour Crafting ha infatti una resistenza tripla rispetto ad un muro “normale”. Secondo Khoshnevis è, sì, una novità, ma è anche uno sbocco tecnologico “nell’ordine delle cose. Se vi guardate intorno – spiega il professore – oggi praticamente tutto è fatto automaticamente, dalle scarpe, ai vestiti, dagli elettrodomestici, alla vostra auto. L’unica cosa che è ancora costruita manualmente sono, appunto, gli edifici “.

NECESSARI ANCORA GLI OPERATORI UMANI? Due sono le osservazioni che, subito, sono state poste al professor Khoshnevis: per prima cosa il fatto che – rendendo automatica la costruzione di una casa, si rende superfluo il lavoro di moltissimi operai oggi impiegati nel settore costruzioni. Secondo l’International Labour Organisation il settore costruzioni impiega quasi 110 milioni di persone nel mondo e “svolge un ruolo importante nella lotta contro gli alti livelli di disoccupazione e nell’assorbimento del surplus di lavoro proveniente dalle aree rurali.” Quali sarebbero, allora, le conseguenze di un sistema come Contour Crafting sul mercato? “C’è preoccupazione per le persone impiegate nel settore edile”, ammette Khoshnevis, “ma la realtà è con Contour Crafting si creerebbero moltissimi nuovi posti di lavoro, per la manutenzione e gestione della macchina ad esempio, ma anche per la realizzazione dei programmi computerizzati di costruzione”. Khoshnevis ricorda inoltre come nel 1900 quasi il 62% di tutti gli americani erano agricoltori, mentre oggi la percentuale si è ridotta all’1,5%.

RISCHIO DI CASE TUTTE IDENTICHE? Seconda osservazione posta al progetto è anche la paura di “case tutte uguali”, senza alcuna personalità o stile. Ma Khoshnevis risponde che “ogni edificio realizzato tramite “Contour Crafted” può essere differente e personalizzato: basta cambiare il programma per computer per ottenere una casa completamente diversa. Poiché gli edifici vengono stampati con un ugello, possono anche essere molto più “creative” delle costruzioni di oggi, ottenendo effetti particolari senza incorrere in costi supplementari.”
PROSSIMI PASSI. Il futuro del progetto è ancora da definirsi, una volta concluse le fasi di test ed osservazione presso la University of Southern California.
Intanto, però, Contour Crafting è stata nominata una delle 25 migliori invenzioni del 2006 dal National Inventors Hall of Fame. Presto i risultati del test e le possibili applicazioni.
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#TwitterFiction Festival 2014

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Submit your idea before February 5th for the chance to become a Featured Storyteller
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Si può partecipare in qualsiasi lingua




Intel stupisce il mondo con il suo minicomputer

intel-edisonIl gigante dei processori entra a gamba tesa nel mercato della wearable e dell’Internet delle Cose
Tutti ne parlano e è le possibili applicazioni sono potenzialmente infinite: Edison è un computer non più grande di una scheda SD con una CPU dualcore e 500MB di RAM su cui gira l’onnipresente Linux come sistema operativo. È stato presentato settimana scorsa al Consumer Electronics Show di Las Vegas dal CEO di Intel Brian Krzanich. Si tratta del primo dispositivo che utilizza la tecnologia Quark, un processore grosso un quinto della precedente serie Atom che utilla soltanto un decimo dell’energia. Il minicomputer si connette alla rete e ad altri dispositivi via wifi e bluetooth ed è il tentativo della storica azienda di microprocessori di mettere il piede nella porta del multimiliardario nascente mercato dell’Internet delle Cose.
Intel Edison è pensato per gli sviluppatori e sarà integrato in vari prodotti nella seconda metà del 2014 e nel 2015. Secondo l’azienda, troverà la sua naturale applicazione nei dispositivi di tecnologia indossabile. Un primo esempio dimostrativo è un body per neonati che, attraverso una piccola tasca che ospita il minicomputer, può tenere monitorati diversi parametri fisiologici nei neonati. La linea di prodotti si chiama Nursey 2.0 e comprende anche un dispositivo connesso per scaldare il latte che si attiva quando il bambino incomincia a piangere.
Quest’ultima device introdotta da Intel è un tangibile punto di svolta: i computer sono diventati così piccoli da poter essere inghiottiti nelle cuciture dei nostri vestiti. Si tratta di una tecnologia quasi invisibile, tanto discreta quanto potenzialmente rivoluzionaria. Non si sa ancora la data precisa i cui Edison sarà lanciato sul mercato, ma sembra che se ne riparlerà verso l’estate ed è gia stata annunciato un contest per sviluppatori dal nome Make It Wearable con un primo premio di 500.000$. I big stanno entrando nel mercato dell’Internet delle Cose, Intel ha le idee chiare e vuole tracciare la via: se le device della wearable e dell’IoT saranno dappertutto, i microprocessori dell’azienda voglio essere in tutti questi gadget: “La tecnologia indossabile non è ancora dappertutto poiché non risolve ancora problemi reali e non è integrata con il nostro stile di vita,” ha detto il CEO di Intel al CES. “Ora siamo concentrati a rispondere a questa sfida dell’innovazione. Il nostro obiettivo è il seguente: qualsiasi cosa che si connette, lo farà meglio con Intel al suo interno”.
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Carlo Peroni




Jean Nouvel e Patrick Blanc per il giardino verticale più grande del mondo

giardino_verticaleIl giardino di Patrick Blanc sarà installato sulle facciate del One Central Park di Sidney
Dovrebbe essere completato in questo mese l’One Central Park di Jean Nouvel, edificio situato a Sidney (Australia) e progettato per accogliere il giardino verticale più alto del mondo che toccherà i 166 metri d’altezza.
Realizzato dal botanico Patrick Blanc, il giardino ricoprirà oltre il 50% delle facciate delle due torri residenziali e sarà composto da 190 piante originarie dell’Australia e dal 160 specie esotiche. A completare l’opera un grande giardino pensile su una terrazza a sbalzo al ventottesimo piano, che ospiterà 450 specie di piante.
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