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Riappaesiamoci nell’utero della terra

La palma d’oro al Il regno d’inverno, Matera scelta come città della cultura, l’articolo di Alfonso Appaesarci in un mondo mobile e in fuga, la scelta del tema le nuove forme dell’abitare per il prossimo forum Corviale 2015, quattro frammenti di uno stesso tema: la casa. La ricerca di un nuovo senso nella nostra vita quotidiana non più all’esterno di noi ma dentro la nostra sfera più intima.”Casa…casa…” non a caso implorava E.T.sperso nell’immensità e nell’inconoscibilità di un mondo alieno.

Potrebbe superficialmente sembrare una regressione ma qui appunto casca il punto di svolta delle “nuove forme dell’abitare”: quale migliore rappresentazione del cohousing delle splendide unità monofamiliari dell’albergo diffuso nelle grotte della Cappadocia de Il regno d’inverno?

Una famiglia allargata (uomo, moglie, sorella, ospiti, lavoranti) ognuno con una propria unità monofamiliare scavata nella roccia interconnesse tra di loro e con lo spazio d’incontro della hall-sala da pranzo.

Ma Alfonso con “appaesarci” non ci parla solo di “nuove forme dell’abitare” bensì di “nuove forme di vita” di una nuova consapevolezza del proprio essere nel mondo che, solo, può essere alla base di un nuovo contratto sociale di comunità (quello che sinteticamente e poco empaticamente chiamiamo smart comunity).

E allora ricordo il duro lavoro di critica e autocritica che i protagonisti de Il regno d’inverno svolgono per tutta il film in una scarnificazione impietosa del protagonista sino al suo abbandono di un ingombrante bagaglio culturale che gli impedisce i rapporti con gli altri.

E ricordo il sogno che nella notte successiva alla visione del film ha rafforzato la mia decisione di liberarmi dei troppi miei libri: una decisione che incontra “le nuove forme dell’abitare” in case più piccole ma con molto più spazio per la totale mancanza di tv, libri, dischi, film, quadri, fotografie tutti sostituiti da un semplice tablet di ultima generazione con annesso proiettore sulle nude pareti di immagini e filmati dal mondo: la smart comunity appunto.




App, film, giochi i libri del futuro saranno “totali”

appSE Manzoni vivesse oggi, l’uscita in libreria dei Promessi sposi verrebbe anticipata da un video che annuncia il ritrovamento di un anonimo manoscritto del Seicento. L’innominato e la monaca di Monza avrebbero un profilo Facebook, Lucia darebbe alle stampe il suo diario segreto e Renzo sarebbe il protagonista di un videogioco. La storia della colonna infame non uscirebbe in appendice, ma in digitale e le illustrazioni di Francesco Gonin diventerebbero un fumetto di culto. Non ci sarebbe neppure bisogno di una risciacquatura dei panni in Arno.

Piuttosto di un gigantesco Sudoku letterario. Fantaletteratura, ma neanche troppo visto che la trasformazione del libro in evento mediatico è già cominciata. L’editoria in crisi gioca la carta delle coproduzioni: lo scrittore mette l’idea e una squadra di specialisti lo affianca per tradurla in più linguaggi: dai film ai videogiochi, dai fumetti alla musica. Una sorta di cooperativa dei bestseller che decide a tavolino come raccontare una storia, quali informazioni muovere da un terreno all’altro, come diluirle nel tempo e come trasformare il pubblico in tanti fan.

Da poco nelle librerie di 27 paesi è uscito Endgame – The calling, primo romanzo di una trilogia sul genere apocalisse: la terra è in pericolo, dodici prescelti hanno ricevuto un messaggio in codice che, se decifrato, permetterà di salvare l’umanità. Harper Collins ha venduto i diritti pressoché ovunque (in Italia alla casa editrice Nord), la 20th Century Fox ha incaricato Wyck Godfrey e Marty Bowen, già produttori di Twilight e Colpa delle stelle , di portare nelle sale un film ad alto budget, Google e la controllata Niantic Labs hanno realizzato un’app che metterà in contatto i lettori perché si scambino informazioni utili a risolvere gli enigmi disseminati da un team di crittografi nel libro, in Internet e nel mondo reale. In contemporanea con l’uscita del primo titolo, è scattata una caccia al tesoro che si concluderà a Las Vegas, in una delle tremila lussuose stanze del Caesars Palace, di fronte a una teca di vetro che custodisce 500mila dollari in monete d’oro.

A tirare le fila di tutto il progetto c’è James Frey, scrittore che ha già dimostrato notevole disinvoltura con i concetti di verità e finzione. Il suo primo libro – In un milione di piccoli pezzi – era stato presentato come racconto autobiografico: memoriale del suo passato da tossicodipendente. Peccato che nel salotto di Oprah Winfrey sia stato fatto a pezzi: la fantasia aveva di gran lunga superato la realtà. Scaricato dal suo agente, diventato un paria della letteratura, Frey si è rialzato fondando una casa editrice che pubblica romanzi young adult in serie: lui mette l’idea, altri scrivono. Adesso, in collaborazione con Nils Johnson-Shelton, è arrivato Endgame .

Una impresa ambiziosa, ma non unica. In Italia da un anno si sta lavorando al lancio de Il ragazzo invisibile , film, fumetto e romanzo. La storia di Michele, tredicenne che un giorno guardandosi allo specchio si scopre invisibile, è stata scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. Come già accaduto con Braccialetti rossi di Albert Espinosa, gli autori del romanzo che uscirà per Salani a metà novembre sono anche gli sceneggiatori del film di Gabriele Salvatores. Quest’ultimo, nelle sale da dicembre, è quello che in gergo tecnico si chiama “la tana del coniglio”, principale porta d’ingresso a un universo narrativo in continua espansione. Sia in radio che in edicola. Per scegliere la colonna sonora è stato indetto un concorso su Radio Deejay e, dato che di un personaggio invisibile si parla, ecco scendere in campo la Panini Comics: Michele diventerà un supereroe, protagonista di tre albi a fumetti sceneggiati da Diego Cajelli, disegnati da Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera e Alessandro Vitti, con le copertine di Sara Pichelli. E non è detto che la storia di Michele si concluda qua. Quelle ben congegnate, come sanno i fan di Star Wars, vivono di vita propria. Uno sceneggiatore di Hollywood, intervistato da Henry Jenkins nel saggio Cultura convergente (Apogeo education), spiega quale sia il meccanismo alla base dei nuovi modelli di narrazione: «Quando ho iniziato il mio lavoro, bisognava creare una storia perché senza una buona narrazione non ci sarebbe stato nessun film. Poi con la diffusione dei sequel, divenne importante inventare un buon personaggio che potesse reggere più storie. Oggi in- vece si inventano mondi che possano ospitare molti personaggi e molte storie su più media». Lo hanno fatto i fratelli Wachowski con Matrix, Chris Pike per la serie tv Dawson’s Creek, ma anche produzioni indipendenti come The Blair Witch Project .

Adesso tocca all’editoria. Si sperimentano nuovi format, si corteggiano lettori giovani, abituati al linguaggio delle serie tv e con un immaginario plasmato sul web. La Rizzoli ci ha provato per la prima volta quando si è trovata in lettura Under, romanzo distopico di una giovane blogger bolognese, Giulia Gubellini. Quelle pagine ricordavano Hunger Games e Divergent , ma parlavano di una Italia stremata dalla crisi economica e privata di ogni libertà. Meritavano un investimento originale: così questa estate in contemporanea alla pubblicazione del romanzo è uscita una web serie in dieci puntate con Gianmarco Tognazzi e Chiara Iezzi, diretta da Ivan Silvestrini. L’abbraccio tra società Anele, Rcs e Trilud per un esperimento narrativo dal budget limitato sfata anche un luogo comune molto diffuso: le coproduzioni non devono essere necessariamente colossali e rumorose. A volte possono essere piccoli passi in avanti nel marketing librario. Sperling & Kupfer ha deciso che per creare attesa in un lettore il modo migliore sia quello di fargli assaggiare il libro: non un’anteprima o un riassunto, ma un testo originale che serva da antipasto. Un esempio? Breve storia di uno starter , che introduce al mondo post-apocalittico del romanzo Starters di Lissa Price.

Anche se non tutto viene fatto per soldi, anche se quello che si insegue è un nuovo modello estetico, dietro l’angolo c’è sempre il rischio di intrappolare l’autore, di costringerlo a rimescolare contenuti come fossero caramelle. Nella progettazione di Endgame si avverte la riproposizione di mondi già sperimentati: il titolo del primo libro è un chiaro riferimento a Magic: The Gathering , gioco di carte pubblicato dalla Wizards of the Coast nel 1993, che ha coinvolto più di sei milioni di persone in 50 paesi. La caccia al tesoro è un omaggio a Masquerade, libro per bambini scritto nel 1979 da Kit Williams che scatenò la ricerca di una lepre d’oro per tutta l’Inghilterra; il gioco interattivo online che ricrea il mondo immaginario della trilogia ricorda Potterworld di JK Rowling e l’utilizzo di luoghi ed enigmi reali disseminati nel mondo ha una ricca tradizione in cui si inserisce Il Codice Da Vinci.

Sarà veramente questo il futuro del libro? John Walsh dell’ Independent si chiede se Martin Amis pubblicherà una versione online del suo nuovo romanzo sull’Olocausto The Zone of Interest, offrendo indizi per la scoperta di cimeli nazisti nella sua Brooklyn. E se David Mitchell stia per invitare i lettori di The Bone Clocks a scovare il luogo segreto dove qualcuno ha nascosto un orologio a pendolo incrostato di gioielli. Ecco la sua risposta: «Probabilmente no perché sia Martin Amis che David Mitchell sono scrittori veri in grado di distinguere la verità dalla finzione e di vedere la pubblicazione dei libri come qualcosa in più di uno sfruttamento dell’immaginazione altrui».

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Appaesarci in un mondo mobile e in fuga

Agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, fu molto in voga una canzone, che ebbe grande successo al Festival di Sanremo, interpretata dal gruppo I ricchi e poveri e dal cantante ispano-americano Josè Feliciano. Il testo del brano, Che sarà (Migliacci-Fontana),  ben racconta la durezza della vita lontano da casa e il senso di doloroso abbandono provato dal protagonista nel lasciare il proprio paese e la sua comunità di vita:

“Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato. La noia, l’abbandono sono la tua malattia, Paese mio, ti lascio vado via”

E ancora:

“Gli amici miei son quasi tutti via e gli altri partiranno dopo me, peccato perché stavo bene in loro compagnia, ma tutto passa, tutto se ne va. Che sarà, che sarà, che sarà”

Intorno ad altre atmosfere, quelle disegnate da Cesare Pavese ne La luna e i falò, si svolge invece il ricamo di Mario Pogliotti, amplificato dalla straordinaria interpretazione di Giovanna Marini, che, in Ricordo di Pavese, fa esordire il brano musicale con queste parole:

“Un paese vuol dire non essere soli, avere gli amici del vino, un caffè…”.

Ma leggiamo direttamente una pagina de La luna e i falò:

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”

E’ importante notare che, nei due testi, emergono più che i luoghi fisici che caratterizzano l’habitat paese – la chiesa, la piazza, il campanile – i luoghi dello spirito – gli amici, la lontananza, la nostalgia – che si collegano a immagini profonde della vita.

Oggi siamo nella fase della post-metropoli. E le città-territorio in cui viviamo sono fatte di spazi indefiniti in cui gli eventi accadono sulla base di logiche che non corrispondono più a un disegno unitario d’insieme.

Tutto questo ha creato uno spaesamento sia nei piccoli comuni interni che nelle aree urbane. Uno sradicamento che è innanzitutto dentro di noi. Per appaesarci di nuovo, in un mondo mobile e in fuga, è necessario dare un nuovo senso all’abitare, all’essere nei luoghi, fotografandoli per quelli che sono. Malinconia, nostalgia, memoria, non guardano al passato ma ad un futuro da costruire, anche riconsiderando scarti, frammenti, schegge, saperi di altri universi, immaginando altri percorsi.

Non servono slogan, ma nuovi sguardi e nuovi stili di vita. Cogliere le trasformazioni, i mutamenti, le novità, le incurie, le bellezze, i margini, le devastazioni. Bisogna essere disponibili alla sorpresa e allo stupore, allo spavento e all’incanto. Rimettersi in cammino, guardare e vedere, osservare, condividere, accogliere.

 

I ricchi e poveri




Dall’area cani al parco sotto casa: ora si adottano gli spazi pubblici

parchi

Il Comune istituzionalizza il faidate contro il degrado delle zone verdi. E i giardini diventano orti urbani

Anziché adottare un cane, specie se ce l’avete già, da oggi in poi potrete adottare un’intera “area cani”. Sì, avete capito bene: quelle spianate solitamente recintate, situate all’interno dei parchi, che servono per portare a spasso, far correre e defecare i vostri amici a quattro zampe. Se però non avete un cane ma il pollice verde sì, non disperate: potete sempre chiedere in affidamento uno dei tanti giardini di proprietà comunale, ormai quasi tutti in stato di abbandono, per trasformarli in orti urbani coltivati a zucchine e pomodori, o in oasi lussureggianti di gerbere e rose.

È l’ultima frontiera tracciata dal Campidoglio per coniugare la tutela del verde pubblico con le ristrettezze di un bilancio che a stento riesce a garantire i servizi essenziali: visto che sempre più spesso sono i cittadini a farsi carico, in modo del tutto spontaneo, della pulizia dei prati sotto casa, perché non istituzionalizzare il faidate? Ed ecco che l’assessore all’Ambiente Estella Marino ha messo a punto due diverse delibere, che verranno esaminate oggi in giunta. La prima detta le linee guida per l’adozione di una delle 150 “aree cani” distribuite sul territorio romano. Nobili le motivazioni, sebbene scritte in perfetto burocratese: “Detti spazi, ove non adeguatamente mantenuti, contribuiscono significativamente alla dequotazione degli standard qualitativi, anche solo “percepiti”, con riferimento alla manutenzione del verde cittadino da parte della cittadinanza”. Ancora: “Nel corso degli ultimi esercizi finanziari, le risorse economiche stanziate in bilancio per la cura e la manutenzione del verde hanno subito una cospicua contrazione”.

Da qui l’idea di incentivare il “partenariato sociale pubblico-privato”, dando seguito “alla più volte manifestata volontà dei cittadini di affiancare Roma Capitale in iniziative” di questo tipo. Semplice lo schema individuato: il soggetto che adotta (persona fisica, organismi, enti, associazioni o comitati) si impegna mediante un apposito atto a manutenere e/o eventualmente custodire un’area cani cittadina “per un periodo di tempo determinato” e secondo precisi standard “fissati unilateralmente” dall’amministrazione, “senza oneri finanziari a carico” di quest’ultima. Chi lo fa dovrà perciò garantire “la pulizia, il decoro e gli arredi nel rispetto delle vigenti norme igienicosanitarie”.

Più o meno la stessa ratio che sottende l’innovativo Regolamento per l’affidamento in comodato d’uso gratuito delle aree verdi comunali “compatibili con la destinazione a orti/giardini urbani”. Tredici articoli con tanto di “disciplinare di conduzione e manutenzione” per trasformare gli spazi abbandonati in prati coltivati a ortaggi, fiori e frutta. A prenderli in carico potranno essere associazioni e gruppi no profit, oppure persone singole (il cui lotto non potrà però superare i 60 metri quadrati) a patto di produrre solo quanto serve a se stessi e ai propri collaboratori. Ma ci saranno anche gli orti condivisi (coltivati collettivamente a scopo sociale) e quelli didattici (da destinare alle scuole). Tanti gli obblighi da rispettare, elencati nella convenzione da firmare, e un divieto grande così: escludere l’utilizzo di sementi ogm, cioè geneticamente modificat




Guida Erasmus 2015

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La Commissione Europea ha pubblicato la Guida 2015 del programma Erasmus+ e l’Invito per la presentazione delle proposte. La Guida al momento è disponibile solo in inglese, la versione tradotta in tutte le lingue dell’UE è prevista per la fine di Ottobre.
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PA e social network: cinque favole di assonanza impossibile

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Le Pubbliche Amministrazioni tendono ad usare i social in modo “aggiuntivo” rispetto ai tradizionali media. In realtà, poiché i social (meglio i cittadini) esigono bidirezionalità e reciprocità nelle relazioni, un uso efficace del social networking esige cambiamenti profondi e regole inusuali per la PA.

Quindi, caro Sindaco, se vuoi adottare nel tuo Comune l’uso dei social network come strumenti di comunicazione devi davvero cambiare molto.

I Storia

L’Ingegnere Capo del Comune di Pieve di Sotto adopera in modo compulsivo WhatsApp. L’ingegnere Capo ha due figli adolescenti. Ogni sabato sera l’Ingegnere Capo, usando WhatsApp, “segue” i due figli fino alle soglie della discoteca.

WhatsApp è lo strumento che lui usa per fugare tutti i suoi dubbi sulla sicurezza dei figli. “Bene”, dice l’Ingegnere Capo, “i miei figli sono arrivati sani e salvi in discoteca”. Ho chiesto all’Ingegnere Capo, utilizzando WhatsApp, un appuntamento per sottoporgli un problema viabilistico della strada in cui abito.

L’Ingegnere Capo non si è degnato di rispondermi. Per incontrare l’Ingegnere Capo assieme ad una delegazione di altri cittadini, ho dovuto sollecitare un Assessore, un Consigliere Comunale, prendere un appuntamento con la Segretaria utilizzando il telefono, confermare la richiesta di incontro con  una mail.

Se l’Ingegnere Capo per parlare  con i figli usa WhatsApp, come d’altronde fanno milioni di persone nel mondo, perché io per parlare con lui devo utilizzare “la politica”, la segretaria, il telefono, la mail? Vi posso garantire che non esiste alcuna legge dello Stato che vieti l’uso di WhatsApp nella Pubblica Amministrazione.

Caro Sindaco, devi convincere il tuo Ingegnere Capo ad abbandonare l’AUTOREFERENZIALITÀ che da sempre accompagna la sua vita lavorativa. Twitter e Facebook serviranno molto poco alla tua Amministrazione se non rimuoverai la cultura dell’AUTOREFERENZIALITÀ.

II Storia

Qualche giorno fa si sono presentati in Comune dei ragazzi titolari di una startup. Hanno proposto al Sindaco l’adozione della app “Rendiamo democratica la nostra città”.

La app costa 2 lire. La app consente ai cittadini di segnalare al Sindaco tutto ciò che non va in città. Dalle “disfunzioni semaforiche”, alle buche per strada, “Rendiamo democratica la nostra città” consente ai cittadini di essere davvero i protagonisti. Il Sindaco é rimasto colpito dalla app (il costo di 2 lire ha incentivato questo entusiasmo), la ha immediatamente adottata.

Il Sindaco ha convocato una conferenza stampa (alla quale si è presentato con l’IPAD versione Smart 2715) dove ha annunciato l’adozione di questo straordinario strumento. Naturalmente i cittadini di tutte le classi di età hanno iniziato ad utilizzare la app.

La Segretaria del Sindaco e il suo ufficio stampa sono stati intasati da centinaia di segnalazioni le più diversa tra di loro. Dalla scarsa pulizia di alcune strade, alla ricerca dei posti di lavoro, tutto é arrivato sul tavolo del Sindaco. Naturalmente il Sindaco (meglio la sua Segretaria) non é stato in grado di rispondere alla montagna di segnalazioni dei cittadini.

Spesso, per difendersi, é stata utilizzata la fantomatica frase “non é di mia competenza”. Dopo pochi giorni il Sindaco ha annunciato che la “app é in manutenzione”…. servizio sospeso a tempo indeterminato. In quei giorni, tuttavia, si é creato un forte malumore tra i cittadini e nei partiti.

Caro Sindaco se adotti soluzioni I.T. che consentono ai cittadini di “dire la loro” su un qualsivoglia argomento devi PRELIMINARMENTE imporre (si…imporre) modifiche organizzative che consentano che le richieste dei cittadini -meglio della comunità – siano soddisfatte.

A volte basta una semplice risposta, anche negativa ma UNA RISPOSTA. Anche in questo caso il nemico da battere è l’AUTOREFERENZIALITÀ dell’Amministrazione. Soprattutto spiega ai tuoi collaboratori che non si usa mai la frase “NON È DI MIA COMPETENZA”.

III Storia

Sono arrivati due stagisti all’ufficio stampa. In realtà sono stati mandati dalla super fantaguru agenzia di comunicazione “WEBSPAZIALIONLINE” che deve curare l’immagine dell’Amministrazione. I due stagisti, in realtà, hanno frequentato tutti i più importanti master in “Tecnologie Social SUPERSpaziali”, ma non hanno la più pallida idea delle attività istituzionali di un Comune.

Immediatamente hanno proposto (proposta accolta) che il Comune si doti di un account su Twitter. D’altronde é risaputo, se non hai un account su Twitter non sei nessuno. Un account lo ha anche Obama. È stata predisposta una campagna per acquisire nuovi follower.

Quotidianamente su quell’account vengono postate tutte le informazioni, tutte le inaugurazioni, tutte le fiere paesane nonché gli orati delle scuole materne. In quel calderone bolle un bel minestrone.

È cambiata in meglio la comunicazione -meglio, le relazioni con i cittadini con l’Amministrazione dopo l’avvento di Twitter? Assolutamente NO. 1102 follower (303 sono di altri comuni) su 103815 censiti come residenti all’anagrafe cittadina di Pieve di Sotto non é un grande risultato.

Caro Sindaco, se vuoi utilizzare Twitter sappi che tu non sei Lady Gaga (oltre 40 milioni di follower). Soprattutto in un Comune Twitter va adottato non come uno strumento di comunicazione, ma come una piattaforme che favorisce INTERAZIONI bidirezionali. Twitter é bello e utile perché consente una forte flessibilità nell’uso.

Soprattutto, non fidarti dell’Agenzia “WEBSPAZIALIONLINE” anche se ha curato tutti i tour europei di Madonna. Caro Sindaco, tu rappresenti un comune, impara ad ascoltare i cittadini. Nel tuo caso, l’indice di successo (il ROI) é avere più following da ascoltare -fare engagement democratico.

Anche in questo caso il nemico da battere é l’AUTOREFERENZIALITÀ e, consentimi, abbandona un pò di narcisismo che ti é insorto durante le primarie.

IV Storia

L’Amministrazione comunale di Pieve di Sotto si sta dotando di nuovi strumenti urbanistici. Siamo nella fase in cui il progetto di Piano viene presentato per consentire ai cittadini e agli stakeholders di avanzare proposte e osservazioni (le deduzioni in “linguaggio tecnico”).

A questa fase seguiranno le “controdeduzioni” ecc.ecc…Nonostante Twitter, la presentazione del nuovo Piano Urbanistico segue canali molto tradizionali. Sono convocate le assemblee di circoscrizione, gli incontri con il Sindacato e gli stakeholders, il Consiglio Comunale.

Si susseguono in Comune (e non solo) gli incontri con i diversi portatori di interessi. Naturalmente questo processo “partecipativo” frammentato fa perdere ogni visione d’assieme della città. La pianificazione urbanistica si riduce ad essere una somma di interessi spesso non coerenti tra di loro. Si perde il senso del bene comune.

Diciamo addio al sogno di gloria di trasformare Pieve di Sotto in una moderna metropoli smart. Si é scatenata la sindrome NIMBI anche nella pianificazione urbanistica. il figlio dell’Architetto Capo ha scoperto l’esistenza di Minecraft.

La Preside della sua scuola (una insegnate illuminata) ha scoperto che in Danimarca Minecraft viene utilizzato come strumento didattico. I ragazzi immaginano in questo modo (vision) l’evoluzione del territorio.

Tra l’Architetto Capo e il figlio si é aperto uno scontro generazionale/culturale. Il figlio ha proposto al padre di usare Minecraft  come strumento di partecipazione per l’evoluzione del territorio. Vecchio e nuovo, norma e sostanza hanno combattuto la loro epica sfida.

Caro Sindaco se vuoi costruire la smart city, come hai annunciato nel tuo programma di mandato, devi adottare inediti strumenti partecipativi.

Lego, Minecraft, SimCity sono lì a tua disposizione. Chiedi agli hacker e ai visionari, chiedi ai coworker e ai makers, chiedi alla Preside, chiedi agli studenti di darti una mano a far decollare una esperienza inedita.

Fai recuperare una visione d’assieme del territorio. L’Architetto Capo conosce bene la normativa. In gioventù peraltro sognava di diventare come Renzo Piano, ma si é fermato a Pieve di Sotto.

Anche in questo caso i nemici da battere sono l’AUTOREFERENZIALITÀ e la CONSUETUDINE.

V Storia

Finalmente l’Amministrazione è sbarcata sui social network e a deciso di utilizzarli come strumento di customer, di dialogo, di reciprocità. Siamo giunti a superare le evidenti autoreferenzialità espresse da molta parte della macchina organizzativa.

I canali social sono stati attivati con successo. Anzi sono stati integrati a molti software gestionali. “BINGO!!!” direte voi. “Non é detto”, rispondo io.

Qui entrano in campo alcune regole. Prima di tutto la cultura della partecipazione e la regole del recinto di sabbia…Pensando di difendere il Sindaco, anzi mettendo una immagine del Sindaco su Facebook, l’ufficio stampa (chi? perché lui o lei?) insulta tutti coloro che criticano l’Amministrazione.

Non solo, ogni commento non viene ripreso, non è ritwittato, non merita almeno un “grazie”. Questo atteggiamento, compresa una gestione conflittuale del rapporto con i cittadini durante la settimanale sessione di #sindacorisponde tra generando tensioni evidenti.

Caro Sindaco, hai superato brillantemente la prima fase della tua missione. Una corretta gestione dei social, per essere tale, necessita di regole precise, di responsabilità ben definite, di un obbligo alla risposta. Anche il messaggio critico merita una risposta. Anzi, i critici vanno monitorati. Forse hanno ragione loro.

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Foto > Corviale, la giornata del riuso

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In collaborazione con Comitato inquilini Corviale e Comitato Quartiere Arvalia-Magliana

    Ridiamogli nuova vita, non buttiamoli. Pentolame giocattoli oggettistica piccolo mobilio  sedie poltrone libri…

                   Parte in XI Municipio il progetto “Roma Riusa”

Domenica 12 ottobre h. 9/12 parcheggio della Biblioteca Comunale

                          Renato Nicolini  Via M. Mazzacurati 76

Con il patrocinio dell’assessorato all’Ambiente Roma Capitale la nostra

cittadinanza attivaComunità partecipa al progetto “ Roma Riusa”  per scambiare, donare o prendere gratuitamente gli oggetti in buono stato e ancora utilizzabili prima  che vengano trasformati  in rifiuti. Oltre all’abbattimento dei costi in discarica e ad un minore inquinamento l’oggetto che non  soddisfa più le esigenze del detentore può “ritornare a  nuova vita” per soddisfare esigenze e necessità di altri cittadini.

Due le possibilità per conferirli:

– si può venire   direttamente al parcheggio della Biblioteca Comunale.

– per quelli che hanno diversità di materiali passare prima per l’isola ecologica di Via Martini, dove troveranno nostri collaboratori, che individueranno gli oggetti che si ritengono ancora utilizzabili da  portare al nostro Gazebo che si trova nel parcheggio della Biblioteca Comunale.zero waste

“Roma riusa” è un progetto su base volontaria, gratuito, finalizzato alla socialità, alla consapevolezza del valore delle nostre cose e alla salvaguardia del nostro ambiente.

Info:  Iannelli Antonio cell. 334.6204629  mail  anto50nelli@gmail.com,  Alesi Angelo 335.6103992, Elio Bovati  368.7308493,  Angelo Scamponi  340.5431962




Perché corviale.com

Il Corviale giornale delle periferie,  è un quotidiano on-line, con sede a Roma, nato per iniziativa dei militanti di Corviale domani, con il contributo di  Informat, un piccolo editore indipendente. Il nome è stato scelto in omaggio al grande edificio progettato negli anni ’80 dall’architetto Mario Fiorentino. La redazione nasce durante il corso di giornalismo, organizzato dai fondatori, presso la biblioteca “Renato Nicolini” nella primavera del 2013.

Attraverso la comunità multidisciplinare del partenariato allargato, il distretto Corviale inaugura un modello dimostrativo ripetibile per una nuova stagione dell’abitare. Il processo di rigenerazione architettonica e urbana può scomporre le articolazioni monofunzionali degli spazi e le dislocazioni dei residenti per categorie sociali. I luoghi della residenza possono riattualizzare valenze storiche perdute riattivando localmente reti produttive di valore, riuso, innovazione, formazione sociale, rigenerazione energetica e alimentare.

Corviale è il paradigma delle periferie e ha un valore storico-culturale di primaria grandezza che adesso gli abitanti intendono difendere, riqualificando e adattando le sue funzioni ai nuovi tempi, nel quadro di una progettualità condivisa. Il suo territorio rappresenta un palcoscenico privilegiato per la sua straordinaria unicità che è stata al contempo la fonte della sua discriminazione. La sua ambizione è quella di diventare un distretto evoluto legato al corretto sviluppo della città del nuovo millennio.

La redazione di Corviale.com ha come scopo il sostegno delle lotte degli abitanti delle periferie urbane per una migliore qualità della vita e crede nella progettualità di riqualificazione urbana, voluta dal cittadino pixel (picture element) per uno sviluppo HD (alta definizione) del territorio.

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