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Il Piano Città è morto, arriva la riqualificazione delle periferie: ecco come farla funzionare

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L’emendamento alla Legge di Stabilità dedicato allo Sviluppo e al Piano nazionale per la rigenerazione e riqualificazione delle periferie e delle aree urbane degradate ha il suo grosso limite negli obiettivi generici e nella mancanza di una visione. È quanto affermato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“L’emendamento del Governo alla Legge di Stabilità e Sviluppo che predispone un Piano nazionale per la rigenerazione e riqualificazione delle periferie e delle aree urbane degradate, con un investimento di 50 milioni per il 2015 e altri 150 per il 2016 e il 2017, sembrerebbe finalmente dare l’avvio a una seria politica di sviluppo delle città e rigenerazione delle periferie se, ancora una volta, non si volesse poi attuarla con i metodi bizantini propri della vecchia politica italiana. Il Piano nazionale sostituisce, infatti, il Piano Città del 2012, i cui limiti di visione e di organizzazione ne hanno decretato il sostanziale fallimento, riproducendone la carenza di progetto e un’assurda burocrazia nel processo di attuazione”.

Il limite dell’emendamento dedicato alla riqualificazione delle periferie è quello di definire  genericamente obiettivi e parametri di selezione dei progetti, senza una visione chiara e motivata della strategia e della sua stretta connessione con lo sviluppo sostenibile dell’Italia. In più, ripetendo l’errore fatto con il Comitato per le politiche urbane, istituisce un Nucleo di valutazione dei progetti interministeriale composto, se abbiamo fatto bene i conti, da almeno 15 persone a cui, dopo l’approvazione del bando (31 marzo 2015) i Comuni dovranno trasmettere i progetti “tempestivamente cantierabili” che saranno selezionati entro la fine di settembre per il finanziamento”.

Nel resto d’Europa, in effetti,  i Piani di rigenerazione urbana e riqualificazione delle periferie partono da una strategia precisa e condivisa, da cui discendono i principi di selezione per gli investimenti statali, gestiti da un Nucleo in cui un rappresentante del Governo, uno delle Regioni e uno dei Comuni sono affiancati da un gruppo ristretto di advisor (esperti di architettura e pianificazione, finanza di progetto, sociologia) con l’esperienza adatta per aiutare nella selezione delle priorità.

“Il Piano Città del 2012 è fallito esattamente perché non era chiara la strategia, e di conseguenza i criteri di selezione; il CEPU era troppo numeroso e composto solo di funzionari ministeriali; i progetti vecchi o allestiti senza soldi in poche settimane; i procedimenti burocratici faticosi. Così come progettato il Piano del Governo subirà la stessa sorte”.

“Chiediamo al Governo, al Senato e alla Camera di rimettere mano all’emendamento sulla riqualificazione delle periferie per non perdere l’ennesima occasione di avviare una’agenda urbana efficace”.

“Sulla base della strategia – conclude il Consiglio Nazionale –  serve poi  finanziare un parco progetti innovativi e sostenibili  che siano  seguiti da una Unità di missione o Agenzia leggera, competente ed efficiente sull’esempio delle Unità di Missione per le scuole e il rischio idrogeologico che stanno dando buona prova di sé. L’ultimo step è quello di  integrare questa politica con le azioni e i finanziamenti comunitari, così come gli architetti italiani predicano da anni.”

Con la Legge di Stabilità e il Piano nazionale per la rigenerazione e riqualificazione delle periferie e delle aree urbane degradate bisogna stabilire, in tre mesi, quale sia la strategia complessiva da attuare per i prossimi dieci anni, mettendo attorno al tavolo le intelligenze italiane con l’esperienza adatta, quelle che si occupano già di periferie.

Come maestro della riqualificazione delle periferie, gli Architetti propongono il Senatore a vita Renzo Piano.

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G124: un anno di ‘rammendo urbano’ per 6 giovani architetti

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Un bando che ogni anno sceglierà 6 giovani architetti affiancati da Piano e da un team di professionsiti

Si è concluso il lavoro del primo gruppo G124 fondato dal senatore Renzo Piano e che ha coinvolto 6 giovani architetti nella riprogettazione delle periferie urbane

Un anno di lavoro per trovare una soluzione al degrado che affligge le periferie italiane; un gruppo, il G124, composto dall’architetto Renzo Piano e da sei giovani architetti selezionati attraverso un bando anonimo che annualmente permetterà ad altrettanti giovani progettisti di dare il proprio contributo alla riqualificazione del nostro Paese.

 

L’idea è nata a pochi giorni di distanza dalla nomina a Senatore a vita dell’architetto Renzo Piano che decide di intraprendere un progetto unico nel suo genere, basato sulla formazione continua di un gruppo di giovani architetti, con l’obiettivo di formare una nuova classe di persone e professionisti responsabili ed attenti al proprio territorio. Soprannominato G124, indicando simbolicamente la stanza numero 24 al 1° piano del senatore Piano a palazzo Giustiniani, il gruppo si è dedicato al “rammendo”, per usare le parole dello stesso architetto, di tre periferie italiane: Torino, Roma e Catania.

Un’occasione decisamente unica nel suo genere che vorrebbe rappresentare un punto di partenza per dettare le regole e definire gli obiettivi urbanistici e territoriali delle periferie di oggi, definite da Piano le “città di domani”.

 

G124

 

Vista la precaria situazione lavorativa dei giovani architetti italiani, a stupire ancora di più è il fatto che per i sei di G124 non c’è solo la gloria, ma un contratto annuale con tanto di stipendio, interamente finanziato dai soldi percepiti per l’attività parlamentare del Senatore Renzo Piano che, per garantire la massima trasparenza, ha pubblicato un rendiconto completo delle spese sostenute dal progetto.

Ad affiancare i sei prescelti di quest’anno ovvero l’arch. Michele Bondanelli, arch. Roberto Giuliano Corbia, arch. Francesco Lorenzi, arch. Roberta Pastore, arch. Federica Ravazzi e arch. Eloisa Susanna, anche un gruppo eterogeneo di esperti in numerosi campi e tre tutor d’eccezione scelti da Piano, quali l’arch. Massimo Alvisi, l’arch. Mario Cucinella e l’ing. Maurizio Milan, che volontariamente e senza percepire alcuno stipendio, hanno seguito il lavoro dei giovani.

 

Tre periferie di oggi, le tre città di domani

 

Torino---Borgata-Vittoria-2

TORINO – “La città qui è fatta per lavorare, non per vivere” è la prima testimonianza raccolta, in un brano di città dove le “strade hanno dimensione di tangenziali e più che unire dividono”.

Il caso studio di Torino ha interessato il quartiere di Borgata Vittoria, un’area in prevalenza residenziale densamente popolata, che insieme a Madonna di Campagna e Parco Dora si incastra tra il degrado di Barriera di Milano, Rebaudengo e Basse di Stura, da un lato, e le problematiche di Lucento e della nuova immigrazione dall’altro. Qui, i due membri del gruppo G124 Michele Bondanelli e Federica Ravazzi coordinati dall’ingegnere Maurizio Milan, hanno dato voce al “vivace tessuto associativo del quartiere”, che grazie alla ricca attività partecipativa, ha facilitato l’ascolto dei desideri e delle esigenze della popolazione.

Partendo dalle due scuole elementari del quartiere, il rammendo torinese ha cercato di rianimare gli spazi del tempo libero per trasformare i due istituti non solo nel centro educativo, ma anche in spazi per la condivisione ed il ritrovo. Servendosi di un “parco senza nome”, ribattezzato Parco G124, il progetto ha fatto convergere in questo luogo le energie del quartiere, riqualificando lo spazio verde, migliorando l’arredo urbano, la mobilità lenta e le piste ciclabili.

 

Roma - Sotto il Viadotto dei Presidenti 1

ROMA – “Non è un mondo dismesso, ma un mondo che non è nato. Perciò non bastano gli spazzini, bisogna portarci la gente, i valori comuni, l’urbanità”, sono le parole con cui la Repubblica descriveva il Viadotto incompiuto.

A Roma l’iniziativa ha preso il nome di «Sotto il Viadotto» e ha coinvolto il territorio che si estende tra il fiume Aniene e la Riserva Naturale della Marcigliana, dove la riqualificazione ha interessato il Viadotto dei Presidenti per il tratto che avrebbe dovuto collegare le aree periferiche a nord-est del quartiere Montesacro, ma che oggi è invece diventata una notevole barriera fisica.

A lavorarci sono stati i giovani progettisti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, coordinati dall’architetto Massimo Alvisi che hanno trasformato il chilometro e 800 metri del viadotto in un parco lineare, senza ulteriore consumo di suolo, dove far nascere piste ciclabili, botteghe e laboratori di quartiere, officine per le biciclette, tutto rigorosamente costruito con materiali di recupero e autocostruzione, per mettere finalmente in contatto tra loro gli oltre 100mila abitanti che popolano i 2.500 ettari del quartiere.

 

 

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CATANIA – “Tra gli edifici degradati abbiamo trovato la bellezza nelle storie portate avanti dai volontari”. “Ecco tutti i problemi da ascoltare e da risolvere attraverso uno straordinario strumento: la creatività“.

Del quartiere Librino a Catania si sono occupati l’arch.Roberta Pastore e Roberto Giuliano Corbia con la supervisione dell’Arch. Mario Cucinella.

Perfetta sintesi delle periferie nate negli anni ’70, il quartiere Librino è una delle famose New Town, il sogno utopico di un periodo storico che vedeva nelle periferie il riscatto per un futuro migliore, ma che in realtà ha dato vita a spazi incompleti privi dei più elementari servizi pubblici.

Per Catania il gruppo G124 ha lavorato ad un rammendo invisibile, riqualificando prima di tutto il rapporto tra le persone che popolano un quartiere composto per la maggioranza da persone con meno di 33 anni. Un grande rammendo urbano e sociale che ha permesso di formare un percorso fisico, e non, che collega i punti nevralgici della vita del quartiere: la scuola, le strutture dello sport, gli orti sociali, i luoghi per il gioco, le piazze, il tutto collegato dal verde e da microinterventi sugli elementi urbani.

Venti punti per la riqualificazione

 

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Sin dalle prime battute del progetto G124, l’architetto Renzo Piano ha parlato di rammendo delle periferie “piccole scintille, che però potrebbero stimolare l’orgoglio di chi quei luoghi li vive”, innescando “la rigenerazione anche attraverso mestieri nuovi, microimprese, start up, cantieri leggeri e diffusi, creando così nuova occupazione”.

Per affrontare un tema tanto complesso quanto importante il Gruppo G124 è partito da 20 punti annotati a mano in ordine sparso dall’architetto Piano, venti domande alle quali trovare una risposta, approfondite poi nel corso dell’anno di lavoro, tematiche che vanno dall’adeguamento energetico, alla funzione del verde, dal trasporto pubblico, ai processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti.

 

  1. La crescita della città per implosione e non per esplosione. Basta alla crescita ormai insostenibile a “macchia d’olio”.
  2. Greenbelt: difesa del suolo agricolo attorno alla città.
  3. Greenbelt: difesa dei valori paesaggistici attorno alla città.
  4. Costruire sul costruito con un’opera di rammendo delle periferie.
  5. Trasformare i brownfield in greenfield. (e non l’opposto come si è fatto fino ad oggi).
  6. Trasformazione delle aree dismesse (industriali, ferroviarie, militari).
  7. Le aree costruite (abusivamente!) in zone a rischio.
  8. Trasporto pubblico nel rapporto centro/periferia/periferie: smettere di costruire parcheggi, favorire un uso dell’automobile intelligente attraverso i sistemi di car sharing e rendere sostenibile il trasporto pubblico.
  9. Consolidamento strutturale degli edifici a partire da quelli pubblici, come le scuole: sono 60mila le scuole a rischio sparse per l’Italia.
  10. Adeguamento energetico: si potrebbero ridurre in pochi anni i consumi energetici degli edifici del 70-80 per cento.
  11. L’autocostruzione. Promuovere cantieri leggeri e forme cooperative per il rammendo degli edifici.
  12. Il cambiamento delle periferie non può essere imposto dall’alto ma occorre prevedere processi partecipativi degli interessati.
  13. L’identità delle periferie: così spesso trascurate, dimenticate, trasformate in luoghi senza nessuna identità. In una stessa città ci sono periferie con identità differenti tra loro.
  14. Le procedure da seguire per la riuscita del progetto: l’attività di pianificazione.
  15. Il verde urbano dentro la cintura come verde agricolo/orti urbani.
  16. Il verde urbano dentro la cintura come sorgente di bellezza e di migliori condizioni climatiche.
  17. La microimpresa, i finanziamenti pubblici diffusi ed il regime fiscale dei progetti di rammendo.
  18. I finanziamenti Europei a cui non si accede per ignavia.
  19. I luoghi iconici della città, luoghi dell’urbanità: piazze, strade, ponti, parchi, fiumi che   mancano nelle periferie.
  20. Gli edifici iconici che fecondano la città, ma di rado le periferie. Scuole, università, musei, spazi musicali, biblioteche, ospedali, municipi, tribunali, carceri, etc.

Anche nel 2015 sarà attiva una nuova squadra G124 con nuovi partecipanti, nuovi tutor e nuovi obiettivi per continuare il percorso di rammendo urbano che, si spera, possa presto essere imitato da molte alte realtà urbane.

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Stadio della Roma. Ottima notizia per la città, meno per il Municipio XI‏

L’Assemblea capitolina ha dato il via libera definitivo alla delibera sulla dichiarazione di pubblico interesse dello Stadio della Roma concretizzando un percorso durato oltre sei mesi, importante per la città e per i tifosi, che attrae investimenti privati importanti che si tradurranno in un impiantistica all’avanguardia, in una serie di opere pubbliche strategiche per la città e nella rigenerazione di un’area degradata; per il Municipio XI il bicchiere è mezzo pieno in quanto non vengono recepite tutte le richieste fatte, in particolare il prolungamento della Metro B, oltre il Tevere sino alla fermata Muratella della FL1– Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

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Il prolungamento della Metro B avrebbe collegato il nostro Municipio alla linea metropolitana e posto le basi, in un’ottica di programmazione più ampia, per un collegamento con Corviale; per la città, avrebbe garantito l’accesso su ferro all’area di Tor di Valle non solo dal centro (com’è attualmente previsto) ma anche dalla periferia, dall’aeroporto di Fiumicino e dal Polo fieristico, con notevoli ricadute economiche e in termini di mobilità sostenibile.
Quello che invece viene recepito, a seguito delle richieste del Municipio XI, è la realizzazione del ponte pedonale che collegherà la Stazione FL1 Magliana con il Parco fluviale previsto nell’area di Tor Di Valle e l’ampliamento del sottovia ferroviario di via L. Dasti (Ospedale S. Giovanni Battista) e la viabilità circostante, anche questa opera da tempo attesa che speriamo possa essere finalmente realizzata, e lo svincolo di connessione con la Roma Fiumicino che avrà anch’esso ricadute nel nostro territorio.

 E’ di 319,4 milioni il valoro complessivo dell’investimento per lo Stadio della Roma, di cui 195 milioni in opere pubbliche: 93,7 milioni per la viabilità tra la Roma-Fiumicino e la via Ostiense/via del Mare, unite sino al GRA con un investimento di 38,6 milioni; altri 50 milioni per il prolungamento della Metro B da Magliana a Tor di Valle e 5 milioni per la mitigazione del rischio idrogeologico; 15 milioni per la realizzazione del nuovo Parco sul Tevere e per tutta l’area che sarà video sorvegliata ed illuminata per garantirne la sicurezza; infine la realizzazione in periferia di sei strutture sportive. Ora la palla, è veramente il caso di dire, passa al Consiglio Regionale del Lazio, che entro sei mesi dovrà dare il proprio parere. Al di là di tutto, questo rimane un successo del Sindaco che riesce a portare a Roma investimenti stranieri che, oltre a dotare la città di importanti opere pubbliche ed infrastrutture costituiranno anche uno dei volani per l’economia locale grazie agli oltre 3000 posti di lavoro che si creeranno con i cantieri, con l’indotto e con l’attività in esercizio dell’impianto.

 




Verso il Forum Corviale 2015

corviale2020-1024x482-300x83Verso il Forum 2015

 Giovedì 4 dicembre CESV via Liberiana 17 ore 9.30-18

Dalle linee guida ATER al concorso internazionale RIGENERARE CORVIALE

Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana.

Dal secchio della spazzatura al lavoro.

Reti consapevoli e infrastrutture al servizio delle comunità.

Centralità del patrimonio culturale per la coesione e l’integrazione sociale nelle periferie urbane.

Una giornata di confronto tra buone pratiche e realtà sociali per una progettazione partecipata per “comprendere e rispettare il passato, proporre il futuro”.

Comprendere i valori del passato, proporre le soluzioni per il futuroProsegue il cantiere di lavoro e il confronto sulle linee guida per il concorso internazionale di progettazione per la rigenerazione urbana del Quadrante Corviale promosso dall’ATER .

Giovedì 4 dicembre CESV
via Liberiana 17 ore 9.30-18

Dalle linee guida
“La rigenerazione rappresenta il punto di partenza per recuperare in termini attuali il carattere di avanguardia che lo ha caratterizzato… Il percorso di partecipazione deve essere previsto in tutte le fasi dalla stesura delle linee guida fino alla realizzazione del progetto per stralci funzionali secondo la metodologia del cantiere evento” (dalle linee guida per il concorso internazionale).

Introduzione
Lo sblocco dei fondi per “Rigenerare Corviale” e lo stanziamento di 517.000 euro per il concorso internazionale – presentato ad ottobre dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – fanno voltare pagina alla lunga vertenza iniziata nel 2008 con il silenzio della giunta Alemanno e la complicità della giunta regionale Polverini-Buontempo, che volevano demolire il Palazzo Ater noto come il Kilometro.
Guardando caparbiamente l’orizzonte abbiamo avviato inchieste, mappato il territorio, connesso relazioni, promosso lotte, incontri, manifestazioni ed eventi, che la comunità di Corviale ha “messo in bella”, trasformando il “profit, no-profit, volontariato, istituzioni”, che il territorio aveva autogenerato, in un progetto concreto di rigenerazione urbana.

Il frutto dei “lavori in corso” perseguito nel corso degli anni è patrimonio condiviso da parte di tutti i partner che hanno sottoscritto l’Atto di Intesa (allegato), arricchito dalla cooperazione, spesso volontaria, di coloro che hanno animato e sostenuto il progetto e consentito ad esso di arrivare fino a questo punto.
Un patrimonio che va allargato e arricchito con un processo di partecipazione di buone pratiche, non solo nella stesura del bando del concorso internazionale che Ater promulgherà entro i primi mesi del 2015, ma in tutte le fasi del processo di rigenerazione, per presentarlo all’Expò 2015 di Milano.
Il bando di progettazione, che si offrirà allo scenario internazionale, si baserà sulle “linee guida” che Ater ha predisposte e su cui ha attivato la condivisione nel il Tavolo di Concertazione Istituzionale promosso e coordinato dal Ministero Beni e Attività Culturali e del Turismo.

L’iniziativa del 4 dicembre presso la sede del Cesv, con i “tavoli di lavoro” sugli specifici temi che caratterizzano la multidisciplinarietà del progetto, ha l’obiettivo di allargare e far vivere la progettazione partecipata nella concretezza delle future attuazioni, valore aggiunto negli indirizzi della U.E, per un “Corviale 2020 intelligente inclusivo sostenibile”, su cui stiamo lavorando a partire dai Forum del 2012 e 2013.

I partecipanti ai tavoli di lavoro delle “Miniere” dovranno raccordarsi alle “linee guida” Ater per delineare il contributo da apportare alla efficacia del progetto, frutto di esperienze personali o collettive, per connettere il più possibile i contenuti del concorso internazionale ai fabbisogni condivisi.
Per ulteriori approfondimenti sulle “linee guida”, visitare il sito www.aterroma.it o www.corviale.com in cui è riportato il contributo della comunità di Corviale.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA DEL 4 DICEMBRE 2014

Mattina
Tavolo lavoro 1 sala 1
Ore 9.30 – 13.30

La Miniera della Qualità della Vita
“Senza legalità e sicurezza non si fa rigenerazione urbana”.

Dalle linee guida:
“Recuperare la vivibilità e la sicurezza spazi esterni ed interni è un dovere civile per non lasciare al degrado una eredità di creatività urbana, di qualità architettonica e infine una testimonianza di coraggio e di grande impegno costruttivo”

Interventi di prevenzione, rispetto delle regole, animazione e controllo sociale sono le condizioni per una rigenerazione consapevole e condivisa, sia da parte delle Istruzioni che della Comunità che vive all’interno, per il Palazzo ATER e per il territorio. Rigenerazione dell’edificio e del suo intorno vuol dire:
– interventi capaci di amplificare positivamente il potenziale di Comunità attraverso spazi adeguati a favorire relazioni sociali e a funzioni tradizionali (mercati, servizi di assistenza vari agli anziani, ai bambini, alle famiglie etc.);
– il potenziamento dell’offerta culturale, delle attività di animazione esistenti, per attività imprenditoriali di economia civile (esempi: concessioni di spazi per studi artista, piccoli artigiani, start-up per innovazioni tecnologiche, cooperative e imprese sociali, a servizi innovativi e formativi …);
– politiche attive sul lavoro, con particolare attenzione alle categorie svantaggiate e al disagio sociale. Il riferimento è in particolare al lavoro che presidia edificio e territorio, producendo identità e senso di appartenenza al vivere in comune (vedi appalti in autogestione di servizi, del ciclo dei rifiuti…);
– riorganizzazione ambientale e paesistica degli spazi verdi, dei percorsi e delle aree attrezzate esistenti intorno all’edificio stesso.

Coordinano:
Daniel Modigliani (ATER), Francesca Danese (CESV), Pino Galeota (Corviale Domani)
Report Alessandra Fraddosio (Magliana Solidale)
Partecipano:
Carla Bartolucci (CNCA), Fiammetta Mignella Calvosa (LUMSA) Luciano Castaldi (Regione Lazio), Roberto Crea (Cittadinanza attiva), Sergio Giovagnoli (Arci Solidarietà),) Giorgio Mirabelli (Amate l’Architettura), Bruno Monardo (la Sapienza), Gianni Palumbo (Forum Terzo Settore), Stefano Regio (Il cammino), Guendalina Salimei (architetto), Massimo Vallati (CalcioSociale), Maurizio Zucconi (Federculture), Miani Mimma (Municipio XI)Angelo Scamponi (CIC), Elio Bovati (Com. Arvalia), Marcello Paolozza, Alessandro Giangrande ( Roma Tre), Latella Roberto (Formazione sociale), Masimo Taddia (Social street), Paola&Daniele (ARCI Corviale), Paolo Gelsomini (Carte in Regola) , Paola Rossi ( architetto) Martini Mauro (architetto)

Tavolo di lavoro 2 sala 2

La Miniera dell’Ambiente e dell’Economia Verde
Ore 9.30 – 11.30

Dal “secchio della spazzatura al lavoro”.

Dalle linee guida:
“Corviale per la sua estensione e densità abitativa consente di sperimentare soluzioni spaziali e gestionali innovative per pratica la raccolta differenzia dei rifiuti (…) la previsione di attività di animazione sociale, artigianali e commerciali al servizio del quartiere al fine di recuperare quell’effetto città che a Corviale è sempre mancato, ma che il progetto originario prevedeva nel piano libero.”
– Rigenerazione delle reti impiantistiche finalizzate al riuso-riciclo-recupero locale e diretto.
– Rigenerazione delle coperture attraverso la creazione di orti, serre idroponiche fotovoltaiche, community gardens e mini labs e fablabs.
– Formazione per la consapevolezza della Comunità sull’importanza e sulle opportunità legate al nuovo modello dell’abitare.
– L’interazione con il sistema formativo, sia per la conoscenza che per le opportunità relative a sbocchi lavorativi per nuove figure professionali.
– Realizzare Centri di riparazione e riuso di beni e prodotti eccedenti non pericolosi, che avvii una filiera di recupero nel territorio di oggetti “ingombranti” e di comune uso personale, domestico e dell’abitare in grado di essere scambiati o riparati per essere re-immessi nel circuito del consumo privato.

Ore 11.45- 13.45

Coltiviamo insieme Corviale

Dalle linee guida:
“È necessario, inoltre, potenziare le connessioni con le attività produttive e gli spazi nelle aree agricole circostanti, come individuate dal piano di assetto delle Riserve Naturali di Roma Natura, e con le aree di verde pubblico interne ed esterne all’ambito stesso.”
– Valorizzare aree agricole e spazi naturali in una prospettiva multifunzionale integrata volta a sviluppare potenzialità inscritte nei parchi agricolo-naturalistici (Parchi Roma Natura Tenuta dei Massimi e Valle dei Casali), che delimitano il quadrante Corviale attraverso presidi agro-ambientali, prodotti a Km 0, mercati del contadino, agriturismi, agriasili, centri educazione ambientale, ecc.
– Favorire una politica e cultura della sana alimentazione, incentivare e promuovere artigianato alimentare e prodotti tipici. I Centri, luoghi di lavoro e cooperanti sui temi dell’educazione ambientale e alimentare (lotta agli sprechi e alla povertà crescente, all’obesità, agli acquisti compulsivi, cucina degli avanzf ecc.) connessi con attività di formazione, ludiche e culturali aperte a tutta la popolazione tesi ad avviare nuovi stili di vita.
– Importante ruolo del sistema scolastico per intervenire sull’intera filiera della Comunità.

Per entrambi i tavoli di lavoro, adottare strategie rivolte all’inclusione sociale e lavorativa per le categorie svantaggiate.

Coordinano:
Claudio Rosi (ATER) Maurizio Gubbiotti (Roma Natura) Eugenio De Crescenzo (AGCI) Alfonso Pascale (Reti Fattorie Sociali)
Report Rossella Ongaretto (Roma Natura)
Partecipano:
Giorgio Boldini (Verde pensile), Marotta Maurizio (Capodarco), Massimo Piras (Zero Waste) Andrea Ferraretto (Ass.to Ambiente) Lucilla Brignola (Amate l’architettura), Marco Fratoddi (Nuova Ecologia), Massimo Leone (ifoRD), Francesco Montillo ( la Sapienza), Teresa Bernardini (CD) , Adriano Zaccagnini (Camera dei Deputati), Antonio Alliva (3D Italy), Marina Galati (Cooperativa Ciarrapani), Roberto Leonardi (Consorzio Sociale)), Stefano Panunzi (Unimol), Augusto Pascucci (UNIAT), Gianni Russo (Keplero), Antonio Iannelli e Angelo Alesi (Corviale Domani) Vittorio Lovera (ATTAC Italia), Adolfo Riviello ( AMICA), Alessio Di Giacomo ( Imprenditore), Paolo Menichetti (Territorio Roma)

Pomeriggio

Tavolo lavoro 3

Ore 14.45-18.00 sala 1

La Miniera del Patrimonio Culturale.

Da “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Comitato delle Regioni. Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa. 22.7.2014″

Nei nuovi indirizzi della U.E. 2020 il patrimonio culturale, da intendersi come bene relazionale, assume un approccio integrato che permea la dimensione culturale, fisica, digitale, ambientale, umana e sociale, apportando un contributo alla crescita economica e alla coesione sociale.
Risposte ad uno stato sociale del ben-essere con positivi riscontri nelle persone, anche in condizioni di disabilità e di disagio sociale.
Il patrimonio culturale oltre che costituire un punto di riferimento imprescindibile per la storia del territorio offre opportunità e potenzialità capacità per incentivare l’integrazione sociale attraverso la condivisione di attività ludiche, ricreative, sportive, relazionali che contribuiscono alla riqualificazione di zone degradate, alla creazione di posti di lavoro radicati nei territori e la promozione di un’ idea condivisa e del senso di appartenenza ad una comunità.
L’offerta culturale deve essere sempre più parte integrante del territorio ( centri culturali, sportivi, del tempo libero…) e della comunità locale, dato che le strutture e i siti producono e distribuiscono capitale sociale e ambientale.
Possono dare riposte occupazionali diffuse, diventando motori dell’attività economica, centri di conoscenza, di ereatività, di interazione e integrazione della Comunità territoriale.
Generano innovazione e contribuiscono ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva in linea con gli obiettivi della strategia U.E. 2020.
E’ anche questo il tema da approfondire per valutare le ulteriori indicazioni che usciranno dalla Commissione europea a breve e che dovranno trovare, attraverso una mirata verifica di congmità, l’inserimento nelle linee guida per il concorso internazionale.

Coordinano:
Maria Grazia Bellisario (MIBACT), Claudio Bocci (Federculture), Umberto Croppi
Rapporteur Silvia D’Amico (Federculture)

Partecipano:
Antonio Trimarco (Biblioteche Roma), Concetta Di Spigno (Keplero), Simona Elmo (Fondazione IFEL), Roberto Ferrari (economista cultura), Pietro lacobone (CSV Matera ), Daniela Vaccher (Il Tempo Ritrovato), Monica Melani (Il Mitreo), Pino Galeota (Corviale Domani), Claudio Butera (Arvalia Nuoto) , Claudio Lombardi (Carte in Regola), ThemArt, Martini Stefano (Fedim), Tonino Tosto (Upter) Francesco Nucci ( Volume!)

Tavolo di lavoro 4

Ore 14.45-18 sala 2

La Miniera di infrastrutture e reti consapevoli.

Dalle linee guida:
Corviale non essendo un edificio ma una parte della città costituisce per la sua forma, la sua estensione e la densità abitativa un modello di sperimentazione di Smart Building

– Il Corviale come HUB di produzione e riproduzione, condensatore sociale, energetico, formativo e di comunicazione teso a favorire una migliore qualità del vivere in comunità.
– Il progetto di rigenerazione per essere efficace e duraturo deve essere soprattutto infiastrutturale e sistemieo a tutte le scale dimensionali. Dall’edificio, alle strutture esterne, al territorio, le infrastrutture devono corrispondere a reti, materiali e immateriali,
– consapevoli. Tutte le proposte, i progetti, le indicazioni e le future attività in campo economico, sociale, culturale e ambientale, nonché quelle relative all’ accessibilità urbana, devono tendere all’aumento del presidio e della sicurezza degli spazi aperti, delle reti e dei nodi, favorendo il movimento quotidiano dei cittadini con conseguente riduzione del traffico veicolare a favore del potenziamento del trasporto pubblico. L’obiettivo è di ridurre costi e consumi, aumentare il benessere, il confort e l’uso delle opportunità offerte da ogni tipo di rete sistemica nelle abitazioni, nelle attività sociali e produttive. –
– Rendere agevole gli spostamenti per l’accesso ai servizi adottando nuove tecnologie di comunicazione (leggi: servizi anagrafici, atti amministrativi, rilascio certificati ma anche visite mediche, biglietti per spettacoli, mostre, iscrizioni scolastiche).

Coordinano:
Lucina Caravaggi (Sapienza), e Stefano Panunzi (Unimol),
Report Costantino Carluccio (Unimol)

Partecipano:
Alessandro Fuschiotto (Agenzia Mobilità), Michele Lavizzari Alessandro Giangrande (Carte in Regola), Cristina Imbroglini (Sapienza), Francesco Pazienti ( Piattaforma Testaccio) Francesco Tupone ( Linus ) Alessandro Reali ( Undici Radio) Anna Lei ( Sapienza) Rodolfo Grimani (Rotetecnology), Federico Coppola (Expò 2015), Antonello Fratoddi (MediterRAId), Stefano Medori ( esperto reti)

Tavolo di lavoro 5 Saletta

Ore 14.30- 17.30

Le periferie. La partecipazione, il racconto, la comunicazione. Un nuovo mainstream?

Raccontare e far raccontare a chi le vive le periferie è un modo per ritrovare una nuova centralità delle persone che vivono e abitano le nostre città nel mainstream comunieativo. Corviale è una esperienza di frontiera che ha già sperimentato numerose forme di partecipazione e comunicazione che hanno la necessità di trovare nuove sintesi e nuovi percorsi per colonizzare gli altri spazi della città e degli immaginari contemporanei.

Coordinano:
Andrea Volterrani (Tor Vergata) e Tommaso Capezzone ( blogger )
Partecipano:
Anna Maria Bianchi (Carte in Regola) Salvatore De Mola (sceneggiatore) Giuseppe Manzo (Legacoopsociali) Gaia Peruzzi (Sapienza) Paola Springhetti (CESV), Federico Valerio (Undici radio), Alice Valle (social media blogger), Sandro Zioni (Informat srl), Elisa Longo (“Giornale Le periferie”), Ivan Selloni ( Corviale.com), Aldo Feroci (Fotografo)

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Stampante 3D per il calcestruzzo

3dIl processo di stampa 3D sviluppato presso la Loughborough University per produrre componenti per l’edilizia sfiora un grado di personalizzazione mai visto finora

Il colosso svedese del settore edile Skanska e la Loughborough University (Regno Unito) hanno firmato un accordo di collaborazione per sviluppare l’uso della stampa 3D nel settore costruzioni. Obiettivo dell’accordo è quello di consentire a Skanska di utilizzare la tecnologia di stampa 3D, sviluppata nei laboratori dell’Università già dal 2007, nel mondo delle costruzioni per poter realizzare la prima stampante 3D capace di produrre cemento.

“Il settore delle costruzioni – ha dichiarato Richard Buswell della Loughborough University – sta diventando sempre più esigente in termini di progettazione e costruzione. Abbiamo raggiunto un punto in cui sono necessari nuovi sviluppi per affrontare le nuove sfide. La nostra ricerca ha cercato di rispondere proprio a questa sfida. Siamo lieti dalla possibilità di sviluppare la prima stampante 3D capace di produrre cemento, ma prima di arrivare a questo è necessario che la tecnologia si adatti il prima possibile alle applicazioni reali in edilizia e architettura.”




Il rammendo delle periferie: il bilancio di un anno del gruppo di lavoro G124 guidato da Renzo Piano

periferie_magazineGrazie all’indennità di senatore, sei giovani architetti si sono occupati nell’ultimo anno di rendere più vivibili le periferie di Roma, Torino e Catania

Finalmente il tema dell’importanza del progetto e del ruolo dell’architettura, nel suo essere al servizio della società civile, torna ad essere di attualità, mostrando la sua fondamentale importanza”.
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in occasione della presentazione del primo rapporto annuale dedicato dalle “Periferie”, realizzato dal “Gruppo di lavoro G124” guidato dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano.

“Iniziative come questa dimostrano la funzione che l’architettura può svolgere nel nostro Paese, recuperando, attraverso progetti di rigenerazione, il rapporto con i bisogni dei cittadini, forse dimenticato dopo anni di architettura magniloquente, ed il confronto con le comunità”.
“Dimostrano anche -continua – nella giornata in cui i lavoratori delle costruzioni sono tornati nelle piazze per chiedere interventi incisivi contro la gravissima crisi del comparto, la direzione verso cui deve andare il settore per poter agganciare la ripresa.”
A proposito dei giovani progettisti coinvolti nel “Gruppo di lavoro G124”, Freyrie sottolinea che “l’attenzione e la sensibilità che il senatore Piano ha dimostrato e dimostra nei confronti dei giovani architetti deve essere di stimolo per far ripartire al più presto la proposta di legge sulla qualità dell’architettura che premia la realizzazione delle opere pubbliche attraverso concorsi di progettazione o di idee, aprendo in tal modo ai giovani la strada del mercato della progettazione dalla quale sono oggi esclusi”.
RENZO PIANO: LE PERIFERIE LA SFIDA URBANISTICA DEI PROSSIMI DECENNI. “Credoche il grande progetto del nostro Paese sia quello delle periferie: la città del futuro, la città che sarà, quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. Sono ricche di umanità, qui si trova l’energia e qui abitano i giovani carichi di speranze e voglia di cambiare. Ma le periferie sono sempre abbinate ad aggettivi denigranti. Renderli luoghi felici e fecondi è il disegno che ho in mente”, spiega Renzo Piano. “Questa è la sfida urbanistica dei prossimi decenni: diventeranno o no parte della città? Riusciremo o no a renderle urbane, che vuole anche dire civili? Al contrario dei nostri centri storici, già protetti e salvaguardati, esse rappresentano la bellezza che ancora non c’è”.
PROGETTO DI RAMMENDO. “Anche oggi i miei progetti più importanti – ricorda Piano – sono la riqualificazione di periferie urbane, dalla Columbia University ad Harlem, al nuovo palazzo di giustizia nella banlieue di Parigi al polo ospedaliero di Sesto San Giovanni che sorgerà dove un tempo c’era la Falck. Un’area che gli anglosassoni chiamano brownfield, ovvero un terreno industriale dismesso. Questo è un punto importante nel nostro progetto di rammendo. Oggi la crescita delle città anziché esplosiva deve essere implosiva, bisogna completare le ex aree abbandonate dalle fabbriche, dalle ferrovie e dalle caserme, c’è un sacco di spazio a disposizione. Si deve intensificare la città, costruire sul costruito, sanare le ferite aperte. Di certo non bisogna costruire nuove periferie oltre a quelle esistenti: devono diventare città ma senza espandersi a macchia d’olio, vanno ricucite e fertilizzate con strutture pubbliche. È necessario mettere un limite a questo tipo di crescita, non possiamo più permetterci altre periferie remote, anche per ragioni economiche. Diventa insostenibile portare i trasporti pubblici, realizzare le fogne, aprire nuove scuole e persino raccogliere la spazzatura sempre più lontano dal centro”.
CASI STUDIATI DAI SEI GIOVANI ARCHITETTI NELLE PERIFERIE DI TORINO, ROMA E CATANIA. “Per questo – spiega l’archistar – con il mio stipendio da parlamentare ho messo a bottega sei giovani architetti che si sono occupati nell’ultimo anno di rendere più vivibili lembi di città a Roma, Torino e Catania. E il prossimo anno saranno altri ragazzi a raccoglierne il testimone e a continuare. Mi piace parlare di giovani perché sono loro e non io il motore di questa grande opera di rammendo e sono loro il mio progetto. Le periferie e i giovani sono le mie stelle guida in questa avventura da senatore, e non solo. Mi piace anche il concetto di bottega che ha una nobile e antica origine, una sorta di scuola del fare che in questo caso significa fare per il nostro Paese. Anche perché i nostri ragazzi devono capire quanto sono stati fortunati a nascere in Italia. Siamo eredi di una storia unica in tutto il pianeta, siamo nani sulle spalle di un gigante che è la nostra cultura”.
“Qualcosa – conclude Renzo Piano – noi del G124 abbiamo fatto, come potete leggere in questa pubblicazione: si tratta di piccoli interventi di rammendo che possono innescare la rigenerazione anche attraverso mestieri nuovi, microimprese, start up, cantieri leggeri e diffusi, creando così nuova occupazione. Si tratta solo di scintille, che però stimolano l’orgoglio di chi ci vive. Perché come scriveva Italo Calvino “ci sono frammenti di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici”. Questi frammenti vanno scovati e valorizzati. Ci vuole l’amore, fosse pure sotto forma di rabbia, ci vuole l’identità, ci vuole l’orgoglio di essere periferia”.

PERIFERIE




359 tetti verdi a Chicago

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Scusate se esisto! Il film ispirato a Guendalina Salimei e al suo progetto (vero) per Corviale

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Arriva nelle sale la commedia brillante di Riccardo Milani con Paola Cortellesi e Raul Bova, il film è ispirato a un vero concorso di architettura e all’architetto che lo ha vinto

Una giovane appassionata di architettura (Paola Cortellesi) studia sodo, dopo la laurea va all’estero e accumula master. Alla fine diventa project manager di uno dei tanti interventi che stanno trasformando Londra. Ma c’è un problema. È sola, ha nostalgia dell’Italia e ci vuole tornare. Prende la sua decisione: rientrare nel suo Paese, che ama. Detto fatto. Sbarca a Roma, che l’accoglie a calci in bocca: chiede aiuto per strada e gli rubano il motorino; cerca lavoro come architetto e riesce solo a farsi assumere come cameriera (con curriculum); cerca un alloggio e si sistema in una soffitta alta un metro e mezzo; si innamora del suo datore di lavoro (Raul Bova) ma scopre che è gay.

Alla fine capita davanti a Corviale, l’immenso complesso di edilizia popolare in periferia, e ha suo colpo di fulmine: quella periferia romana popolata da giovani facce da galera e casalinghe pronte a prenderti a randellate – ma poi anche ad aprirti la porta di casa e darti da mangiare – la conquista. Ancora una volta prende la sua decisione: partecipa a un bando di architettura per riqualificare quel palazzone enorme e spersonalizzante. Alla fine lo vince.

Scusate se esito! il film immaginato da Riccardo Milani prende spunto da una storia vera, e da un architetto in carne e ossa. Quell’architetto è Guendalina Salimei: 50% passione e 50% tenacia. Con il suo T-studio ha vinto il vero bando di architettura per riqualificare il “famoso” quarto piano di Corviale, cioè il piano che, negli anni delle sbornie ideologiche, l’architetto Mario Fiorentino aveva immaginato come l’isola felice fatta di negozi, servizi pubblici, aree di socializzazione, divertimento… In realtà, dopo 10 anni, il vuoto del quarto piano è stato riempito dalle residenze autocostruite dagli intraprendenti inquilini.

Il progetto del chilometro verde, che attraversa l’intera gigantesca stecca del falansterio, cerca di dare ai residenti quel decoro, quella dignità e quella dotazione di spazi che gli era stata promessa e che renderebbe più umano abitare a Corviale. Ma il progetto va oltre, cercando anche di sperimentare forme di residenzialità condivisa e di soluzioni ecosostenibili. Un bel progetto, lanciato nel 2008, e finora – purtroppo come tanti altri concorsi di architettura – rimasto sulla carta (in questo caso, sullo schermo).

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il progetto a cui è ispirato il film